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[Nonviolenza] Telegrammi. 5538
- Subject: [Nonviolenza] Telegrammi. 5538
- From: Centro di ricerca per la pace Centro di ricerca per la pace <centropacevt at gmail.com>
- Date: Wed, 16 Apr 2025 18:55:08 +0200
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5538 del 17 aprile 2025
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXVI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Sommario di questo numero:
1. Una preghiera alle persone che hanno conosciuto e voluto bene ad Alfio Pannega
2. Prossime iniziative a Viterbo in cui sara' commemorato Alfio Pannega, di cui ricorre il centenario della nascita
3. Ripetiamo ancora una volta...
4. Segnalazioni librarie
5. La "Carta" del Movimento Nonviolento
6. Per saperne di piu'
1. L'ORA. UNA PREGHIERA ALLE PERSONE CHE HANNO CONOSCIUTO E VOLUTO BENE AD ALFIO PANNEGA
Una preghiera alle persone che hanno conosciuto e voluto bene ad Alfio, ed in particolare a quelle che con lui hanno preso parte all'esperienza del "centro sociale occupato autogestito Valle Faul"
Carissime e carissimi,
il 27 aprile al cimitero di Viterbo, e l'8 maggio all'emporio solidale (la mattina) e all'adiacente spazio giovani (il pomeriggio) in piazzale Porsenna nel quartiere di Santa Barbara, vi saranno due importanti commemorazioni pubbliche di Alfio.
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Come sapete
Come sapete, abbiamo chiesto a tutte le persone amiche di Alfio di partecipare e di offrire un proprio ricordo del nostro indimenticabile amico e compagno di lotte nonviolente per la pace, i diritti umani di tutti gli esseri umani, la difesa dell'intero mondo vivente.
Alcune persone tra noi, che difficilmente potranno essere presenti il 27 aprile e l'8 maggio, hanno gia' scritto i loro ricordi che verranno letti in quelle occasioni.
Ovviamente anche chi sara' presente parlera' piu' facilmente se prima di allora avra' messo per iscritto i suoi ricordi di Alfio per aiutare la propria memoria.
*
In primo luogo
E quindi con questa lettera in primo luogo prego tutte e tutti di scrivere i loro ricordi, indipendentemente dal fatto che li inviino per iscritto affinche' il 27 aprile e l'8 maggio li leggano altri per loro, o che saranno presenti e quindi parleranno di persona, ovvero che inviino attraverso internet una registrazione audio o video da ascoltare o vedere.
*
In secondo luogo
In secondo luogo, se per qualcuno vi fosse l'ostacolo della timidezza a scrivere o a parlare in pubblico, mi permetto di inviarvi tre schede che utilizzammo oltre trent'anni fa nei primi tempi del centro sociale - e poi anche altre volte nel corso degli anni - nei nostri incontri di formazione nonviolenta affinche' tutte le persone sapessero tenere un discorso pubblico senza soffrire, sapessero scrivere un comunicato-stampa facendosi capire, e sapessero esprimersi, ascoltare, discutere, prendere decisioni ed agire insieme senza menzogne e senza sopraffazioni.
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Ovviamente
Ovviamente un discorso commemorativo non e' il caso piu' tipico di discorso pubblico, un ricordo non e' un comunicato-stampa, e il 27 aprile e l'8 maggio non si tratta di un dibattito; ma credo che almeno alcuni dei suggerimenti contenuti in quelle schede possano essere utili per sbloccare la mano che scrive e la voce che parla.
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Ringraziandovi fin d'ora
Sarei grato a tutte e tutti se mi inviaste al piu' presto i vostri ricordi scritti (le registrazioni audio e video invece inviatele a Paolo Arena - all'indirizzo e-mail: oloap.anera at gmail.com - e ad Antonella Litta - all'indirizzo e-mail: antonella.litta at gmail.com - che sono tecnologicamente piu' attrezzati di me, che non ho un telefonino e non utilizzo ne' WhatsApp ne' altri "social") cosi' da poterli far circolare tra noi come gia' le bozze di quelli di Antonietta, Giselle, Lucia, Luciano, Marco - che ringrazio ancora una volta di tutto cuore -, ricordi che ad ogni buon conto allego di nuovo in fondo a questa lettera (ricordando anche ancora una volta che si tratta di abbozzi, e non di stesure definitive).
Pregherei anche Rita in particolare di ricavare dal suo appassionante libro di memorie del centro sociale (e non solo) un estratto di poche pagine da leggere il 27 aprile e l'8 maggio.
Aggiungo anche il testo dell'orazione funebre tenuta al cimitero il primo maggio 2010, ed infine la consueta scheda biobibliografica sintetica gia' piu' volte diffusa.
*
E ancora una volta, nel ricordo e alla scuola di Alfio...
Nel ricordo e alla scuola di Alfio Pannega proseguiamo nell'azione nonviolenta contro la guerra, contro la militarizzazione, contro il riarmo.
Nel ricordo e alla scuola di Alfio Pannega proseguiamo nell'azione nonviolenta per soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Nel ricordo e alla scuola di Alfio Pannega proseguiamo nell'azione nonviolenta in difesa di ogni essere vivente e dell'intero mondo vivente.
Nel ricordo e alla scuola di Alfio Pannega proseguiamo nell'azione nonviolenta per la salvezza, la liberazione, il bene comune dell'umanita' intera.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Prendersi cura tutte e tutti di quest'unico mondo vivente, casa comune dell'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Un abbraccio a tutte e tutti,
Peppe
Vetralla, 16 aprile 2025
Mittente: e-mail: centropacevt at gmail.com, crpviterbo at yahoo.it
* * *
Allegato primo: una scheda su "come si parla in pubblico senza farsi del male"
1. Parlare e ascoltare e' l'attivita' delle persone che si incontrano e si riconoscono reciprocamente la dignita' di esseri umani, quindi:
- piu' parli tu e meno possono parlare gli altri: parla poco, ascolta molto;
- concentrati sull'essenziale: di' solo le cose di cui sei sicuro e che ti sembrano importanti sia per te che per chi ti ascolta;
- rispetta gli altri, se tu rispetti gli altri, e' piu' probabile che gli altri rispetteranno te;
- quando c'e' un'incomprensione:
a) non dire "Non hai capito", di' "Forse non mi sono espresso bene";
b) non dire "Non si capisce niente di quello che dici", di' "Forse non ho capito bene";
c) non dire "Tu dici solo sciocchezze", di' "Credo di non essere d'accordo su alcune cose che hai detto".
2. La comunicazione e' un'attivita' umana, che coinvolge tutta la persona:
- la parola
- l'intonazione
- il volto
- il corpo e la sua postura
- i gesti
3. La comunicazione e' un'azione complessa, composta da molti elementi:
- il messaggio
- l'emittente
- il ricevente
- il canale
- il codice
- il feedback
4. Un messaggio si compone sempre di tre elementi:
- il contenuto
- la forma
- la relazione
5. Parlare lentamente (si ha piu' tempo per pensare e si da' a chi ascolta piu' tempo per capire)
6. Respirare regolarmente (favorisce il controllo delle emozioni)
7. guardare negli occhi la persona o le persone alle quali si parla (e' l'unico modo per accorgersi se quello che si dice e' comprensibile)
8. Ricordarsi che la voce e' uno strumento musicale: occorre suonarlo bene
9. Le tecniche della retorica classica
- inventio = trovare, ideare le cose da dire (bisogna avere qualcosa da dire)
- dispositio = la disposizione, l'architettura del discorso (un discorso deve avere un inizio, uno svolgimento e una fine)
- elocutio = l'abbellimento del discorso (se un discorso e' brutto e noioso, sembra anche sbagliato)
- memoria = ricordarsi le cose (occorre ricordare cosa si vuol dire; la memoria va tenuta in allenamento)
- actio = agire, ovvero recitare il discorso (un discorso in pubblico e' una "rappresentazione", ovvero richiede una "esecuzione" come se si fosse degli artisti della voce e del movimento del corpo, ovvero dei cantanti e degli attori)
10. Rispettare chi ci ascolta, adeguare il nostro modo di parlare affinche' sia comprensibile, e soprattutto non alzare la voce e non dare ordini, non interrompere mai chi sta parlando, non dire mai parolacce, non offendere mai le persone: chi ci ascolta permette che le nostre parole entrino nelle sue orecchie, quindi stiamo attenti a non insozzarle con il turpiloquio e con le offese.
* * *
Allegato secondo: una scheda su "come scrivere un comunicato-stampa che abbia qualche possibilita' di essere letto"
1. Abbi qualcosa di importante da dire
2. Parla di una cosa sola per volta (un comunicato deve avere un unico argomento)
3. Sii comprensibile
- scrivi frasi brevi;
- scrivi in modo semplice;
- usa parole che tutti capiscono;
- usa frasi chiare;
- non offendere mai le persone;
- di ci di cui parli ricordati di scrivere: chi, che cosa, quando, dove, perche'.
4. Un comunicato deve contenere:
- un titolo breve che indichi precisamente l'argomento (per esempio: lungo da due a sette parole)
- eventualmente un sottotitolo un po' piu' lungo che riassuma il contenuto (per esempio: lungo da cinque a quindici parole)
- un testo essenziale (per esempio: tre-quattro frasi di non piu' di due-cinque righe per frase)
- la firma precisa e per esteso
- la data del giorno in cui viene diffuso
- il recapito postale, telefonico ed e-mail (ed eventualmente anche il sito web) del mittente
5. Il comunicato va inviato per posta elettronica sia ai mezzi d'informazione, sia alle persone (e anche alle associazioni, istituzioni, etc.) che si ritiene possano essere interessate a leggerlo.
6. Prima di diffondere il comunicato deve essere riletto almeno tre volte (possibilmente farlo leggere anche da una o due persone diverse da chi lo ha scritto). Piu' volte si rilegge e si corregge, piu' migliora.
* * *
Allegato terzo: una scheda su "una questione di democrazia, ovvero di giustizia e liberta'"
1. Non mentire: chi mente offende e umilia le persone in cio' che e' piu' proprio di un essere umano: la capacita' di capire.
2. Il segreto e' incompatibile con la democrazia.
3. Almeno tra noi che vogliamo lottare per il bene comune e i diritti umani di tutti gli esseri umani adottiamo dei comportamenti di rispetto, di ascolto e di aiuto reciproco.
4. Quando una persona parla, le altre ascoltano.
5. Chi e' piu' timido, va ascoltato di piu'.
6. Non dobbiamo avere paura di dire che ci sono cose che non sappiamo. Chi fa una domanda, fa del bene a tutti.
7. "Si puo' sempre dire un si' o un no" (Hannah Arendt)
8. Prendiamo le decisioni col metodo del consenso: ovvero facciamo solo le cose su cui tutte le persone presenti sono d'accordo.
9. Chi sa, ascolti.
10. Chi sa fare una cosa, aiuti le altre persone ad imparare a farla anche loro.
11. Giustizia e liberta' cominciano dalla condivisione.
* * *
Allegato quarto: cinque ricordi di Alfio
Antonietta ricorda Alfio
Non so se ci saro' a commemorare Alfio, per motivi lavorativi; pero' di certo ricordo tantissime cose.
Ricordo l'ospitalita' nella sua casetta appena fuori il centro sociale: eravamo diventati una famiglia. Sia lui per noi che noi per lui.
La mattina facevamo colazione insieme poi lui usciva per il centro storico, faceva spesa e al ritorno si cucinava e si stava a mangiare tutti insieme.
All'epoca avevo 25 anni con una bambina di 4.
Facevamo tanti scherzi al grande Alfio che se ci ripenso ancora rido
Sono contenta di averlo conosciuto, mi ha insegnato belle cose della vita.
La cosa piu' bella che ricordo, e che tuttora ho nel cuore, e' che i valori della vita li ho appresi da lui, e l'umilta' e' stata la cosa che piu' ho apprezzato.
* * *
Giselle ricorda Alfio
Quando mia madre Antonietta, mio padre Claudio ed io arrivammo al centro sociale di Valle Faul era il 1994 ed io avevo tre anni. Data l'eta' i miei ricordi sono frammentati, sono fatti principalmente di immagini legate ad alcuni momenti ed emozioni.
Alfio abitava nella casetta attaccata alle mura di Porta Faul. Noi cercavamo un posto dove stare e lui ci ha subito accolto e dato ospitalita'. Era un uomo pronto ad aiutare e condividere con gli altri quel poco che aveva.
Nella casa c'era solo un letto, una piccola cucina e un piccolo bagno. Fecero dei lavori di ristrutturazione, costruirono una cucina a muro, ristrutturarono il bagno, montarono una stufa a legna in ghisa e sostituirono la ripida scala di ferro per accedere al piano superiore con una scala a chiocciola.
Abbiamo vissuto insieme per sette anni e si e' creata una famiglia.
Io andavo alle elementari e mi ricordo che i miei compagni erano sorpresi quando gli dicevo che vivevo con Alfio perche' era un personaggio conosciuto, magari lo avevano sentito dai loro genitori.
Ogni mattina Alfio andava a Viterbo a fare la sua passeggiata e tornava sempre con qualcosa che aveva comprato o trovato. Me lo ricordo arrivare da via Faul sempre con delle buste pesanti.
Gli piaceva ascoltare le partite della Lazio seduto sul letto con la radiolina a tutto volume. Spesso la accendeva anche di notte svegliando tutti, ma lui era abituato cosi', aveva sempre vissuto da solo. Alfio era sempre stato della Lazio ma se non sbaglio divento' romanista perche' tutti gli continuavano a dire che i tifosi laziali erano fascisti e lui fieramente si converti'.
Gli piacevano molto le zuppe e quando mia mamma le preparava lui apprezzava sempre. Quando mangiava la zuppa con il cucchiaio faceva rumore con la bocca e mi ricordo accese discussioni a tavola al riguardo che oggi mi fanno pensare anche a quanto e' stato prezioso condividere questi anni con persone cosi' diverse tra loro, allenandosi a trovare un equilibrio capendo i reciproci limiti. Credo che per tutti, anche se in modo diverso, sia stata una interessante scuola di vita.
Gli piaceva raccogliere le erbe di campo, conosceva le piante, i fiori. Disegnava spesso i fiori. Al centro sociale avevamo alcune piante da frutto ed anche un orto dove Alfio passava molto tempo. Sapeva come lavorare la terra, quando e come coltivare. Anche avanzando con l'eta' zappava, rastrellava, al punto che dovevano dirgli di andare a riposarsi. Gli dicevano di non usare piu' la scala per raccogliere le more ma a lui non importava fino a che non e' caduto e non ci e' piu' salito. Abbiamo avuto anche le galline e ogni giorno andavamo a raccogliere le uova fresche. Per qualche tempo mi ricordo anche un'oca aggirarsi per il centro sociale.
Mi ricordo Alfio recitare poesie in rima e cantare allegramente intorno al tavolo.
Era sempre accogliente.
La casa era spesso frequentata da molte persone, a volte ci si facevano le assemblee del centro sociale e si stava a cena tutti insieme. Mi ricordo quando con Peppe Sini organizzavano degli incontri culturali come la lettura della Divina Commedia ed Alfio vi prendeva parte recitandone parti a memoria.
Quel periodo, sulla porta di ferro di casa ci era attaccata la poesia di Primo Levi "Shema'" .
Ogni anno a Natale Alfio scriveva una poesia che poi veniva stampata e distribuita per la citta' e quando per lui divento' difficile scrivere ebbi l'onore di scriverle io, sotto dettatura, intorno all'eta' di dieci anni.
Mi ricordo che a Viterbo molti aspettavano con gioia la poesia di Alfio ormai diventata tradizione.
Sempre a Natale c'era un'altra tradizione a cui Alfio teneva molto ed era quella di rompere il salvadanaio con le monete che aveva messo via per me durante l'anno. Quando si avvicinava Natale mi diceva "Ao' Giselli' ce semo quasi eh", genuinamente contento di poter fare qualcosa per me.
E io Alfio me lo ricordo cosi', felice di vedere le persone felici, felice di condividere le sue giornate con la gente, felice di poter aiutare la gente, entusiasta di spiegare quello che sapeva e di raccontare le storie che conosceva. Me lo ricordo piangere di felicita' quando c'era qualcosa che lo emozionava.
* * *
Lucia ricorda Alfio
Ricordiamo con profondo piacere il tempo che abbiamo trascorso con lui.
Giuseppe ha molti bei ricordi del periodo passato con Alfio a raccogliere il finocchio, la pastinaca, oppure la sera quando andava a letto e lo accompagnavamo.
Io ho imparato molto dai suoi insegnamenti, la sua sincerita', il suo altruismo.
Alfio e' nei nostri cuori.
* * *
Luciano ricorda Alfio
Oggi ricorre un giorno che per me ha stravolto la mia vita.
Fu un giorno che mi rimarra' impresso per tutta la vita che mi resta: la sera prima eravamo andati a fargli vedere il cuore, ed il cardiologo disse: "tu vivrai cento anni". Andammo a festeggiare per la casa e per la salute; avevamo in mattinata versato sul suo conto dodicimila euro per comprare il suo sogno: la casa, realizzata con la raccolta di fondi con il suo libro.
Ma porcaccia miseria il destino crudele me lo fece trovare morto in quel container che lui amava perche' cosi' poteva vivere con i suoi compagni ed amici.
Benche' gia' impegnato nella politica extraparlamentare a cercare quel riscatto della salvezza della biosfera e di una umanita' giusta, nessuno come Alfietto mi ha dimostrato e illuminato, su questa via della lotta sociale, cosa significasse lavorare e faticare per la dignita' di ogni persona, il rapporto con tutti i diversi e la solidarieta' per essi, per tutte gli esseri viventi e la natura che lo attraeva e sapientemente lo circondava.
Non conobbi Alfio al centro sociale Valle Faul, ma essendo amico del cavaliere Socrate Sensi, il padrone dell'iconico "Okay", e dei proprietari del negozio piu' famoso del corso, "Gaetano Labellarte", in diverse ricorrenze ci siamo incontrati fin da bambino: e con quel cappotto lungo discorreva con mia madre che gia' lei mi diceva: "Luciano, questo signore e' Alfio e ricordati di portargli il massimo rispetto perché e' molto importante per questa citta' e tutti gli vogliono bene".
Cosi' sono cresciuto con il mito di Alfio, il figlio di Caterina Pannega, altra figura iconica della citta' di Viterbo, che in realta' si chiamava Giovanna; vivevano fuori porta Faul in una grotta vicino al mio grande amico Gigi che pochi sanno che senza di lui non ci sarebbero stati i mitici anni '90 che hanno trasformato una citta' occulta come Viterbo in una rivoluzione impensabile dove in tutta Italia fioriscono esperienze autogestite con okkupazioni che restituiscono locali abbandonati alla citta' creando un'alternativa alla mercificazione del divertimento e alle logiche di aggregazione volute esclusive dalle politiche istituzionali dei governi e dagli organi di controllo repressivi.
E' li', proprio vicino a dove abitava Alfio, in via Faul a ridosso della porta del Vignola e dove nacque uno dei primi siti industriali, il gazometro di Viterbo abbandonato poi per molti anni, che un gruppo di ragazzi viterbesi ed universitari okkuparono l'11 luglio 1993 il loro centro sociale.
Decine di studenti alla vista di Alfio che sbuco' alle prime ore dell'alba tra le alte sterpaie rimasero sbalorditi e intimoriti. Io ed altri del luogo li rassicurammo: "macche'. a rega', costui e' Alfietto", che rispose: "a rega' ma che cazzo state a fa' in mezzo a 'sto viperaio tra le fratte, porca miseriaccia cane", e noi: "stamo a taja' l'erba, qui ce famo un centro sociale okkupato e autogestito pe' fa' cultura"; e lui: "sente', io so fa' l'orto, so' poeta, so la divina commedia a memoria e se nun ve dispiace vengo pur'io".
Cosi' mi ritrovai ad essere tra i migliori amici dell'umanita' fatta persona, e subito dopo un altro grandissimo amico che ancora ragazzo cercavo perche' antimilitarista volevo informazioni per l'obiezione alle armi ed ai corpi militari, il mio amico e compagno Peppe Sini che ritrovo come Alfio in quella giornata speciale che mi tiro' fuori dal baratro per trent'anni.
Che anni straordinari fuori dal sistema e talmente appassionatamente rivoluzionari per sostenere l'unica via della pace e della salvaguardia complessa e multiforme dell'intero mondo vivente.
Troppi compagni uno dietro l'altro sono venuti a mancare tra sofferenze indicibili, ma non scordero' mai quella mattina che lo andai a svegliare: notai un volto che esprimeva una felicita' rasserenante che non avrei mai piu' svegliato per andare a fare colazione da Casantini, il nostro rito imprescindibile tra la Viterbo bene e i nostri diplomatici dessert.
Instancabile lavoratore: la pulizia del parcheggio dell'"Okay", delle giostre, le corse sui go-kart, la raccolta differenziata di cartone e di metalli come il rame, che lo rendeva fiero, e poi l'orto, la raccolta delle erbe selvatiche, la frittata con gli strigoli, l'amore incondizionato per tutti gli animali, il gatto sulle spalle, il vino e la poesia, la divina commedia, il conte Ugolino, la maremma, la poesia a braccio, l'ottava rima, gli stornelli, Pia dei Tolomei, l'irriverenza e la cosa forse piu' importante: lo scudo della trasparenza di fronte a coloro che lo ingiuriavano, lo derubavano, lo schernivano, e con chi la sera di Natale lo invitava ospite d'onore di casa Sensi, poi finalmente il suo libro di poesie, la lectio magistralis al comune, "si', la targa mo' me l'avete data, ma ndo' l'appicco si nun ci ho nemmeno la casa", le centinaia di bambini incantati ed io come il bimbo del ricordo di mia madre fra di loro.
Vorrei stare con voi ma non posso ritornare a Viterbo, una citta' a cui ho dato tutto me stesso ma che mi ha ferito indelebilmente, che portero' per sempre dentro di me; ma saluto tutti quelli che ci sono stati e in quegli anni hanno convissuto un'esperienza reale della quale non sapevamo dove ci avrebbe portato ma sicuramente ci ha forgiati per la lotta all'ingiustizia e nel cammino con gli ultimi.
Ho scritto a braccio come qualcuno mi ha insegnato, ho scritto per la pace come qualcuno mi ha formato, ho scritto come qualcuno mi ha salvato, vi abbraccio come qualcuno mi ha amato.
Grazie e ancora grazie che ancora ci sentiamo, e grazie ad Alfio, e che si faccia del tutto per non scordare quello che e' stato: vi amo tutti.
* * *
Marco ricorda Alfio
Ho un ricordo di Alfio abbastanza vivido, di persona buona, generosa, spontanea e sempre rivolta verso gli altri, disponibile ad aiutare. Conobbi Alfio gia' da bambino, quando mio padre Claudio me ne parlava, perche' lavorando per il Comune di Viterbo ed occupandosi di segnaletica stradale, avevano uno dei loro magazzini proprio di fronte la casa di Alfio.
Alfio a Viterbo era, ed e' stato, un personaggio che ha lasciato un vivido ricordo, tutti lo conoscevano, ed anche solo per sentito dire, da bambini, si veniva a conoscenza della figura di Alfio. Papa', credo fosse il 1997, mi spiego' che viveva a Valle Faul e che stava insieme a dei ragazzi che avevano occupato il vecchio gazometro, ma nella mia immaginazione di bambino, rimaneva una figura astratta, che sapevo essere conosciuta da tutti, ma non avevo idea di cosa fosse un centro sociale occupato, un gazometro, e tantomeno cosa rappresentasse Alfio per Viterbo.
Crescendo, il personaggio di "Alfietto", come tutti i ragazzi della mia eta' lo chiamavano, capii che viveva ai "margini della societa'", era apprezzato da tutti in citta' perche' si occupava spesso di lavori umili, come aiutare i giostrai a Valle Faul durante il periodo di Santa Rosa, o raccogliere cartone ed altri prodotti, passando negozio per negozio nel centro di Viterbo, per poi portarli al riciclo e guadagnare qualcosa. Era davvero benvoluto da tutti.
Successivamente, credo fosse il 2007/2008, incontrai durante un corso di informatica un mio amico, Alessio, con il quale decidemmo di recarci al centro sociale per proporre li' un corso di informatica dal basso, rivolto a tutti. Fu quella la prima volta che incontrai Alfio di persona, ed ebbi il piacere di presentarmi. Eravamo al capannone ex Cogema, a Castel d'Asso, la nuova sede del centro sociale dopo che il Comune si accordo' con gli occupanti per lasciare Valle Faul.
Da quel giorno iniziai a frequentare il centro sociale assiduamente. Ho avuto la fortuna di conoscere tante belle persone, di partecipare ad iniziative, concerti, incontri incentrati sui principi nonviolenti, incontri che ci spinsero a seguire un percorso universitario, ed ovviamente di passare il tempo con Alfio, infatti spesso il pomeriggio quando non avevo lezioni o non lavoravo, passavo il tempo con lui e gli altri ragazzi del centro all'ex Cogema.
Ma voglio concentrarmi in particolare su due aneddoti che mi stanno particolarmente a cuore. Ossia la volta che tentammo di aggiungere alcune piante nell'orto, e quella volta che per le feste di Natale andammo insieme al centro di Viterbo per salutare i negozianti e distribuire una delle sue poesie natalizie.
Non ricordo con esattezza la data, ma ci fu una manifestazione a Bologna alla quale partecipo' anche una rappresentanza del CSOA Valle Faul. Io, ed alcune altre persone rimanemmo a Viterbo, e con noi anche Alfio. Ricordo che eravamo soli quel pomeriggio, e la primavera era imminente, quindi Luciano, Alessio ed altri amici, avevano acquistato dei vegetali da piantare nell'orticello all'ingresso del centro. Cosi' Alfio, girando per l'orto mi disse, "ao', perche' non m'aiuti a pianta' 'ste du' piante, che io da solo nun ce la fo a zappa'? Almeno famo qualcosa". Ovviamente risposi di si', sapendo anche che Alfio era un vero appassionato di botanica, quindi quale migliore esperienza se non quella di aiutarlo a piantare delle verdure. Iniziai a fare delle buche, sotto l'occhio attento di Alfio, e ci rendemmo conto che in effetti le piante erano tante, e lo spazio poco. Ma decidemmo comunque di piantarle tutte. Al ritorno dei ragazzi da Bologna, il giorno dopo, chi si occupava dell'orto si accorse del nostro "piccolo segreto", far entrare comunque tutte quelle piante in uno spazio piccolo, e tutti si misero a ridere, perche' delle piante di zucchine (credo fossero zucchine) non potevano stare cosi' vicine. Anche Alfio si mise a ridere e disse: "a rega', secondo me potevano cresce pure in quel modo, l'importante e' l'acqua". Alla fine decidemmo insieme di spostarle e dargli piu' spazio, e queste crebbero allegramente durante la stagione.
Un altro aneddoto, di cui non ricordo precisamente l'anno, ma era vicino le festivita' di Natale, fu quando andai con Alfio, d'accordo con gli altri ragazzi del centro, a distribuire le sue poesie per i negozi di Corso Italia, dove aveva tanti amici. Ricordo che portai la sua poesia scritta a mano a fotocopiare ed andammo insieme, in macchina, a piazza del Teatro. Da li' partimmo negozio per negozio a distribuire la poesia. Ad ogni negozio era una festa, perche' alcune persone non vedevano Alfio da tempo, essendosi spostato a Castel d'Asso, e quindi chiedevano tante informazioni, si preoccupavano per lui e lo coccolavano. Molti davano dei piccoli regali, chi un panettone, chi una mancetta, e chi addirittura un cappotto invernale. Ricordo infatti che arrivati all'altezza del negozio di Gaetano Labellarte, Alfio mi disse che erano grandi amici, e questi dopo avergli offerto da sedere e qualcosa da bere, ed aver scambiato delle chiacchiere, gli regalo' un giacchetto nuovo, bello foderato con tessuto di pecora. Ricordo che Alfio fu contentissimo. Durante quella giornata ci divertimmo molto ed al ritorno lui fu contento di aver potuto rivedere e salutare molti dei vecchi amici negozianti, cosi' come quando da giovane passava porta a porta per ritirare cartoni e quant'altro. Aveva la felicita' negli occhi, e mostrava a tutti quanto gli avessero regalato.
Per concludere, sono davvero contento che oggi siete tutti insieme per ricordare Alfio, purtroppo vivendo all'estero non mi e' stato possibile, ne' a me, ne' alla mia compagna Paola (anche lei amica di Alfio), di partecipare, ma siamo comunque con voi, nel ricordo di Alfio. Concludo con la speranza che le iniziative proposte spingano il Comune di Viterbo a dedicare un luogo per preservare la memoria di Alfio, per i viterbesi del futuro, per i ragazzini che come me son cresciuti conoscendolo, questo in modo che possano tutti sapere dove la generosita', la bonta' d'animo hanno vissuto, ed il ricordo che hanno lasciato nell'immaginario comune.
Un abbraccio a tutti voi,
Marco e Paola
* * *
Allegato quinto: alcune parole per Alfio Pannega dette dinanzi al feretro il primo maggio 2010
[Ricostruite a memoria - e frettolosamente poi scritte - questo sono, se non le esatte parole, alcune delle cose dette il primo maggio al cimitero di Viterbo dinanzi al feretro di Alfio Pannega]
Questo uomo aveva la bonta' e l'ira dei profeti, di coloro che sanno dire la verita' in faccia alle persone e al mondo: con la virtu' della misericordia verso tutte le creature sofferenti, e con la virtu' dell'indignazione contro ogni ingiustizia.
Aveva la pazienza di Giobbe: fedele sempre al vero e al giusto, senza mai un cedimento al male, senza mai una meschinita', senza mai una vilta'.
Recava la verita' di Qohelet: sapeva che tutto e' vanita' di vanita' e fame di vento, e che proprio per questo e' dovere di ciascuno recare aiuto a tutti, giacche' e' meglio essere in due che uno solo, poiche' chi e' solo, se lungo il cammino della vita inciampa, allora cade e non si risolleva, ma se ha compagni essi lo sosterranno, reciprocamente si sosterranno.
*
Era un poeta, educato alla lingua e alla musica e alla tempra di Dante del cui capolavoro sapeva declamare a memoria interi canti, e cresciuto alla scuola dei poeti a braccio, per i quali la poesia e il pane, il lavoro quotidiano e l'estro armonico, la cruda realta' e la sublime bellezza sono una stessa cosa.
Ed era un testimone, e non di una generica viterbesita', formula astratta e vuota, ma di quella Viterbo popolare, civile, resistente, antifascista, che fu anche quella di Achille Poleggi e di Sauro Sorbini.
Ed era un esempio della sublime e luminosa dignita' e generosita' dei poveri: tutto cio' che era suo era di tutti, tutti accoglieva ed aiutava; all'ora della consumazione in comune dei pasti prima accudiva gli animali, poi gli ospiti e solo alla fine mangiava anche lui.
Era un educatore alla solidarieta' con tutti i viventi: e le persone che hanno condiviso con lui un tratto di strada, un'ora del giorno, da lui hanno imparato questo dovere nativo, sorgivo, elementare: di essere con gli altri e per gli altri.
Ed e' stato un dono, un dono grande, per chi ha avuto la fortuna, la grande fortuna, di averlo piu' intimamente conosciuto.
E che quest'uomo sia vissuto tra noi resta un'alta ragione di orgoglio per questa citta', che oggi gli rende omaggio.
*
Ma detto questo ancora non e' detto tutto, e forse non e' detto ancora l'essenziale.
Gia' anziano, sofferente dei malanni di una travagliata vita di vicissitudini e fatiche, e dimorante allora in umana solitudine in una zona abbandonata della citta', 17 anni fa Alfio ebbe una seconda nascita, una seconda vita, partecipando fin dal primo giorno all'occupazione dell'ex-gazometro e alla nascita quindi del centro sociale occupato autogestito "Valle Faul", e del centro sociale e' stato simbolo e anima, il cuore pulsante, e il centro sociale si e' riconosciuto in lui: in questi 17 anni lui e' stato il centro sociale e il centro sociale e' stato lui; e questi 17 anni da quell'estate del 1993 sono stati gli anni di un amore reciproco cosi' appassionato che ieri vedendo nella camera ardente, presso il centro sociale allestita, sgambettare e giocare ai piedi del feretro, o dalle braccia dei giovani genitori guardarlo e salutarlo, bambini di pochi anni e di non molti mesi, e insieme vedendo Giselle che venne al centro sociale bambina ed ora e' una meravigliosa giovane donna, tu vedevi che grande fioritura di vita e di bellezza Alfio ha saputo coltivare con l'esempio amorevole ed autorevole della sua dignita', della sua generosita'. E che grande eredita' lascia di umanita' fraterna e sororale, di persone sensibili e solidali, che alla scuola del suo esempio sono cresciute splendide.
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E ci sono questi ultimi anni, dalla fine del 2007 a oggi, caratterizzati soprattutto dalla sua lotta per il diritto alla casa: Alfio getto ' il suo cuore e la sua vita stessa nella lotta per il diritto di ogni essere umano ad avere un tetto, per il diritto sociale alla casa, per il diritto umano alla casa. Ed e' un dolore grande per noi che restiamo che sia deceduto senza che quel diritto almeno lui abbia potuto vederlo riconosciuto. Un dolore che non potremo dimenticare.
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E poi ci sono questi ultimi mesi, questi ultimi felici mesi, mesi che per Alfio sono stati forse i piu' gioiosi della sua vita da tanto tempo a questa parte.
La realizzazione del libro delle sue poesie, arricchito di un'ampia intervista ed impreziosito da tante stupende fotografie; un ringraziamento grande va a tutte le persone che hanno reso possibile questa pubblicazione, adempiendo quello che era da molti anni un suo profondo desiderio e una promessa solenne che i compagni del centro sociale a lui e a se stessi avevano fatto.
E con il libro, le sue presentazioni pubbliche con immensa e commossa partecipazione popolare, e la mostra fotografica sulla sua vita, e la lectio magistralis che tenne alla Sala Regia del Comune conclusa, dopo aver esortato ancora una volta i piu' giovani al sapere e alla generosita', con quel gesto sublime del rifiuto di un'onorificenza finche' non fosse stato riconosciuto un diritto, il diritto alla casa.
Con quel discorso e con quel gesto la grande cultura, la vera civilta', e l'autentica dignita' umana facevano irruzione nelle stanze del palazzo, divenivano ora di verita', sfida all'ipocrisia, alla menzogna e all'ingiustizia.
E poi ancora i manifesti col suo volto a segnalare l'emergenza casa, e la sottoscrizione pubblica promossa in suo nome cui lui magnanimamente acconsenti' ancora una volta mettendo tutto se stesso nella lotta per un diritto di tutti.
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Ma anche detto questo forse non e' ancora detto cio' che e' decisivo: per molti di noi, e mi perdonerete se qui il discorso si fa piu' intimo, Alfio e' stato un maestro e un compagno, di vita e di lotte. Un maestro e un compagno di vita: nella piena condivisione del pane, e di tutto. E un compagno di lotte, contro la guerra, contro razzismo, discriminazione, sfruttamento. Sempre dalla parte degli ultimi, degli umiliati e offesi, degli oppressi, dell'umanita in lotta per la liberazione.
E in lotta per l'ambiente casa comune, per la difesa qui a Viterbo del Bulicame, il Bulicame cantato da Dante e a un tiro di sasso dal centro sociale; e resta indimenticabile per chi lo visse quel suo meraviglioso discorso tenuto al Bulicame in quella notte in cui proprio dinanzi alle sorgenti e alle pozze di acqua sulfurea manifestammo in molti per salvare quel prezioso bene ambientale e culturale dalla devastazione cui lo avrebbe condannato la realizzazione di un mega-aeroporto nocivo, distruttivo e fuorilegge.
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Alfio Pannega non e' mai stato riducibile a un'immaginetta pittoresca di una Viterbo che fu coi suoi antichi mestieri e le sue vetuste tradizioni che vanno scomparendo, non e' mai stato un personaggio museale, da mummificare e archiviare; al contrario: fino all'ultimo dei suoi giorni Alfio e' stato un vitale, ardente, consapevolissimo militante del movimento degli oppressi in lotta per i diritti umani di tutti gli esseri umani; per la difesa della natura che conosceva intimamente, essere vivente per essere vivente, animale per animale, pianta per pianta; per la liberazione dell'umanita' dallo sfruttamento e dall'oppressione, per l'uscita da questa preistoria verso il regno della liberta'.
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Oggi e' il primo maggio, e per il movimento dei lavoratori e delle lavoratrici, per il movimento delle oppresse e degli oppressi, e' il giorno della memoria e dell'impegno per la liberazione dell'umanita' dalla violenza dello sfruttamento; e vedete come sono strane e imprevedibili le coincidenze della vita: accingendoci proprio in questo giorno a recare l'estremo saluto ad Alfio, l'indomito combattente antifascista e il lavoratore che conosceva per averli sperimentati tutti i piu' faticosi mestieri - di pastore e di contadino, di artigiano e di operaio -, per noi da oggi il primo maggio lo sara' due volte quell'appello alla lotta solidale contro l'ingiustizia: nel ricordo dei martiri di Chicago uccisi nell'Ottocento dalla violenza del potere perche' lottavano per i diritti dei lavoratori, e nel ricordo di Alfio: e' la stessa memoria, e' la stessa lotta.
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Molti anni fa, commemorando Duilio Mainella, Sauro Sorbini concluse la sua orazione funebre col canto della Marsigliese, simbolo della lotta dell'umanita' contro la tirannide; vorrei oggi almeno ricordare le parole del refrain di quel canto composto un secolo dopo a rivendicare le ragioni dell'umanita' e della lotta per la sua liberazione proprio mentre la reazione persecutrice dilagava con la caccia all'uomo e le fucilazioni dei comunardi parigini, quel canto che e' l'Internazionale, che da quasi un secolo e mezzo e' il canto di quanti si levano a contrastare ogni oppressione: "Su', lottiam, l'ideale / nostro fine sara' / l'internazionale / futura umanita'".
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Ed ora che, con quelle indimenticabili parole di Paolo nella seconda lettera a Timoteo, di Alfio Pannega possiamo dire che ha concluso la sua corsa dopo aver combattuto la buona battaglia senza perdere la tenerezza, ora che Alfio ha compiuto la sua vita che e' stata fino all'ultima ora la vita di un giusto, ora sta a noi che restiamo di essere fedeli a quello che ci ha donato, che ci ha insegnato, e testimoniarlo a nostra volta, con le parole ed ancor piu' con gli atti, continuando la sua lotta, continuando a mettere in pratica i suoi insegnamenti; e se posso rivolgermi in particolare a tutti gli amici piu' vicini, a tutti i compagni che hanno condiviso e che proseguiranno, che proseguiremo insieme, l'esperienza del centro sociale occupato autogestito "Valle Faul" di Viterbo, ogni volta che accadra' che qualcuno vi chieda, ci chieda, "Chi era Alfio Pannega?", ebbene, che noi tutti che lo abbiamo conosciuto e che lo abbiamo avuto nostro compagno si possa essere degni di rispondere, testimoniandolo con ogni nostra azione: "Io sono Alfio Pannega, Viterbo e' Alfio Pannega, l'umanita' e' Alfio Pannega".
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Allegato sesto: Una minima notizia su Alfio Pannega
Alfio Pannega nacque a Viterbo il 21 settembre 1925, figlio della Caterina (ma il vero nome era Giovanna), epica figura di popolana di cui ancor oggi in citta' si narrano i motti e le vicende trasfigurate ormai in leggende omeriche, deceduta a ottantaquattro anni nel 1974. E dopo gli anni di studi in collegio, con la madre visse fino alla sua scomparsa, per molti anni abitando in una grotta nella Valle di Faul, un tratto di campagna a ridosso ed entro la cinta muraria cittadina. A scuola da bambino aveva incontrato Dante e l'Ariosto, ma fu lavorando "in mezzo ai butteri della Tolfa" che si appassiono' vieppiu' di poesia e fiori' come poeta a braccio, arguto e solenne declamatore di impeccabili e sorprendenti ottave di endecasillabi. Una vita travagliata fu la sua, di duro lavoro fin dalla primissima giovinezza. La raccontava lui stesso nell'intervista che costituisce la prima parte del libro che raccoglie le sue poesie che i suoi amici e compagni sono riusciti a pubblicare pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa (Alfio Pannega, Allora ero giovane pure io, Davide Ghaleb Editore, Vetralla 2010, a cura di Antonello Ricci e Alfonso Prota): tra innumerevoli altri umili e indispensabili lavori manuali in campagna e in citta', per decine di anni ha anche raccolto gli imballi e gli scarti delle attivita' artigiane e commerciali, recuperando il recuperabile e riciclandolo: consapevole maestro di ecologia pratica, quando la parola ecologia ancora non si usava. Nel 1993 la nascita del centro sociale occupato autogestito nell'ex gazometro abbandonato: ne diventa immediatamente protagonista, e lo sara' fino alla fine della vita. Sapeva di essere un monumento vivente della Viterbo popolare, della Viterbo migliore, e il popolo di Viterbo lo amava visceralmente. E' deceduto il 30 aprile 2010, non risvegliandosi dal sonno dei giusti.
Molte fotografie di Alfio scattate da Mario Onofri, artista visivo profondo e generoso compagno di lotte che gli fu amico e che anche lui ci ha lasciato anni fa, sono disperse tra vari amici di entrambi, ed altre ancora restano inedite nell'immenso, prezioso archivio fotografico di Mario, che tuttora attende curatela e pubblicazione.
Negli ultimi anni il regista ed attore Pietro Benedetti, che gli fu amico, ha sovente con forte empatia rappresentato - sulle scene teatrali, ma soprattutto nelle scuole e nelle piazze, nei luoghi di aggregazione sociale e di impegno politico, di memoria resistente all'ingiuria del tempo e alla violenza dei potenti - un monologo dal titolo "Allora ero giovane pure io" dalle memorie di Alfio ricavato, personalmente interpretandone e facendone cosi' rivivere drammaturgicamente la figura.
La proposta di costituire un "Archivio Alfio Pannega" per raccogliere, preservare e mettere a disposizione della collettivita' le tracce della sua vita e delle sue lotte, e' restata fin qui disattesa.
Alcuni testi commemorativi sono stati piu' volte pubblicati sul notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino", ad esempio negli "Archivi della nonviolenza in cammino" nn. 56, 57, 58, 60; cfr. anche il fascicolo monografico dei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 265 ed ancora i "Telegrammi della nonviolenza in cammino" nn. 907-909, 1172, 1260, 1261, 1272, 1401, 1622-1624, 1763, 1971, 2108-2113, 2115, 2329, 2331, 2334-2335, 2476-2477, 2479, 2694, 2833, 3049, 3051-3052, 3369-3373, 3448, 3453, 3515-3517, 3725, 4089-4091, 4235-4236, 4452, 4455-4458, 4599-4601, 4819-4821, 4962-4965, 5184-5187, 5328, 5331, 5470, 5477, 5485, 5487, 5489, 5501-5503, 5505, 5507, 5513-5514, 5516-5518, 5523, 5526, 5528, 5530-5531, 5534, i fascicoli di "Coi piedi per terra" n. 546 e 548-552, e "Voci e volti della nonviolenza" nn. 687-691, 754-755, 881, il fascicolo di "Ogni vittima ha il volto di Abele" n. 170, i fascicoli di "Una persona, un voto" nn. 88-90, 206, 209, i fascicoli de "La domenica della nonviolenza" nn. 420 e 511, i fascicoli de "La nonviolenza contro il razzismo" nn. 202-206, 213, 437-438, 445-446, i fascicoli de "La biblioteca di Zorobabele" nn. 430-433.
2. INCONTRI. PROSSIME INIZIATIVE A VITERBO IN CUI SARA' COMMEMORATO ALFIO PANNEGA, DI CUI RICORRE IL CENTENARIO DELLA NASCITA
Nelle prossime settimane si svolgeranno a Viterbo alcune iniziative in cui sara' commemorato Alfio Pannega, di cui ricorre quest'anno il centenario della nascita.
Segnaliamo qui di seguito le principali di cui abbiamo notizia.
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21 aprile
Lunedi' 21 aprile (lunedi' di pasqua) presso il "Centro sociale occupato autogestito Valle Faul" (nell'attuale sede nel capannone ex-Cogema a Castel d'Asso) si terra' un incontro conviviale, in cui verra' ricordato Alfio Pannega e si dara' notizia delle prossime iniziative commemorative.
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25 aprile
Il 25 aprile nella mattinata si terra' a Viterbo la consueta celebrazione della Resistenza e della Liberazione, con il corteo che da Porta Romana giungera' in piazza del Sacrario; dopo la parte istituzionale la celebrazione prosegue sempre per iniziativa dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia (Anpi), e negli interventi sara' anche ricordato Alfio Pannega.
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27 aprile
Domenica 27 aprile, con inizio alle ore 9,30, al cimitero di Viterbo si svolgera' una commemorazione pubblica di Alfio Pannega. Interverranno tra gli altri Pietro Benedetti, Sergio Insogna, Antonella Litta, Enrico Mezzetti, Antonello Ricci, i rappresentanti di varie associazioni culturali e d'impegno civile, amiche ad amici di Alfio che porteranno le loro testimonianze su lui e su sua madre Giovanna detta Caterina. Saranno anche letti messaggi scritti di altre amiche ed altri amici di Alfio Pannega impossibilitati ad essere presenti (tra gli altri, messaggi provenienti dall'Olanda e dalla Scozia). Si confida altresi' nella personale partecipazione di rappresentanti delle istituzioni democratiche cittadine e provinciali.
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5 maggio
Lunedi' 5 maggio per iniziativa del "Lions Club" presso la sala del teatro della parrocchia del Murialdo a Viterbo, con inizio alle ore 16,30, si svolgera' una rappresentazione dello spettacolo teatrale di Pietro Benedetti, "Allora ero giovane pure io", ad Alfio Pannega dedicato.
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8 maggio
Giovedi' 8 maggio in piazzale Porsenna nel quartiere di Santa Barbara a Viterbo per iniziativa di "Viterbo con amore" e con l'attiva partecipazione di varie associazioni e di varie amiche e vari amici di Alfio si terra' in mattinata l'intitolazione ad Alfio dell'"Emporio solidale", e nel pomeriggio con inizio alle ore 15,30 una successiva commemorazione presso lo "Spazio giovani" adiacente all'emporio; tra le persone partecipanti: Domenico Arruzzolo, Pietro Benedetti, Mauro Galeotti, Sergio Insogna, Antonella Litta, Enrico Mezzetti, Antonello Ricci.
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16 maggio
Il 16 maggio per iniziative del "Tavolo per la pace" si svolgera' a Viterbo un convegno nazionale per la pace con la partecipazione di autorevolissime personalita'; nel corso del convegno e' previsto un ricordo di Alfio Pannega a cura di Pietro Benedetti.
3. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...
... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
4. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Letture
5. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
6. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5538 del 17 aprile 2025
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXVI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Numero 5538 del 17 aprile 2025
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXVI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Sommario di questo numero:
1. Una preghiera alle persone che hanno conosciuto e voluto bene ad Alfio Pannega
2. Prossime iniziative a Viterbo in cui sara' commemorato Alfio Pannega, di cui ricorre il centenario della nascita
3. Ripetiamo ancora una volta...
4. Segnalazioni librarie
5. La "Carta" del Movimento Nonviolento
6. Per saperne di piu'
1. L'ORA. UNA PREGHIERA ALLE PERSONE CHE HANNO CONOSCIUTO E VOLUTO BENE AD ALFIO PANNEGA
Una preghiera alle persone che hanno conosciuto e voluto bene ad Alfio, ed in particolare a quelle che con lui hanno preso parte all'esperienza del "centro sociale occupato autogestito Valle Faul"
Carissime e carissimi,
il 27 aprile al cimitero di Viterbo, e l'8 maggio all'emporio solidale (la mattina) e all'adiacente spazio giovani (il pomeriggio) in piazzale Porsenna nel quartiere di Santa Barbara, vi saranno due importanti commemorazioni pubbliche di Alfio.
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Come sapete
Come sapete, abbiamo chiesto a tutte le persone amiche di Alfio di partecipare e di offrire un proprio ricordo del nostro indimenticabile amico e compagno di lotte nonviolente per la pace, i diritti umani di tutti gli esseri umani, la difesa dell'intero mondo vivente.
Alcune persone tra noi, che difficilmente potranno essere presenti il 27 aprile e l'8 maggio, hanno gia' scritto i loro ricordi che verranno letti in quelle occasioni.
Ovviamente anche chi sara' presente parlera' piu' facilmente se prima di allora avra' messo per iscritto i suoi ricordi di Alfio per aiutare la propria memoria.
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In primo luogo
E quindi con questa lettera in primo luogo prego tutte e tutti di scrivere i loro ricordi, indipendentemente dal fatto che li inviino per iscritto affinche' il 27 aprile e l'8 maggio li leggano altri per loro, o che saranno presenti e quindi parleranno di persona, ovvero che inviino attraverso internet una registrazione audio o video da ascoltare o vedere.
*
In secondo luogo
In secondo luogo, se per qualcuno vi fosse l'ostacolo della timidezza a scrivere o a parlare in pubblico, mi permetto di inviarvi tre schede che utilizzammo oltre trent'anni fa nei primi tempi del centro sociale - e poi anche altre volte nel corso degli anni - nei nostri incontri di formazione nonviolenta affinche' tutte le persone sapessero tenere un discorso pubblico senza soffrire, sapessero scrivere un comunicato-stampa facendosi capire, e sapessero esprimersi, ascoltare, discutere, prendere decisioni ed agire insieme senza menzogne e senza sopraffazioni.
*
Ovviamente
Ovviamente un discorso commemorativo non e' il caso piu' tipico di discorso pubblico, un ricordo non e' un comunicato-stampa, e il 27 aprile e l'8 maggio non si tratta di un dibattito; ma credo che almeno alcuni dei suggerimenti contenuti in quelle schede possano essere utili per sbloccare la mano che scrive e la voce che parla.
*
Ringraziandovi fin d'ora
Sarei grato a tutte e tutti se mi inviaste al piu' presto i vostri ricordi scritti (le registrazioni audio e video invece inviatele a Paolo Arena - all'indirizzo e-mail: oloap.anera at gmail.com - e ad Antonella Litta - all'indirizzo e-mail: antonella.litta at gmail.com - che sono tecnologicamente piu' attrezzati di me, che non ho un telefonino e non utilizzo ne' WhatsApp ne' altri "social") cosi' da poterli far circolare tra noi come gia' le bozze di quelli di Antonietta, Giselle, Lucia, Luciano, Marco - che ringrazio ancora una volta di tutto cuore -, ricordi che ad ogni buon conto allego di nuovo in fondo a questa lettera (ricordando anche ancora una volta che si tratta di abbozzi, e non di stesure definitive).
Pregherei anche Rita in particolare di ricavare dal suo appassionante libro di memorie del centro sociale (e non solo) un estratto di poche pagine da leggere il 27 aprile e l'8 maggio.
Aggiungo anche il testo dell'orazione funebre tenuta al cimitero il primo maggio 2010, ed infine la consueta scheda biobibliografica sintetica gia' piu' volte diffusa.
*
E ancora una volta, nel ricordo e alla scuola di Alfio...
Nel ricordo e alla scuola di Alfio Pannega proseguiamo nell'azione nonviolenta contro la guerra, contro la militarizzazione, contro il riarmo.
Nel ricordo e alla scuola di Alfio Pannega proseguiamo nell'azione nonviolenta per soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Nel ricordo e alla scuola di Alfio Pannega proseguiamo nell'azione nonviolenta in difesa di ogni essere vivente e dell'intero mondo vivente.
Nel ricordo e alla scuola di Alfio Pannega proseguiamo nell'azione nonviolenta per la salvezza, la liberazione, il bene comune dell'umanita' intera.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Prendersi cura tutte e tutti di quest'unico mondo vivente, casa comune dell'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Un abbraccio a tutte e tutti,
Peppe
Vetralla, 16 aprile 2025
Mittente: e-mail: centropacevt at gmail.com, crpviterbo at yahoo.it
* * *
Allegato primo: una scheda su "come si parla in pubblico senza farsi del male"
1. Parlare e ascoltare e' l'attivita' delle persone che si incontrano e si riconoscono reciprocamente la dignita' di esseri umani, quindi:
- piu' parli tu e meno possono parlare gli altri: parla poco, ascolta molto;
- concentrati sull'essenziale: di' solo le cose di cui sei sicuro e che ti sembrano importanti sia per te che per chi ti ascolta;
- rispetta gli altri, se tu rispetti gli altri, e' piu' probabile che gli altri rispetteranno te;
- quando c'e' un'incomprensione:
a) non dire "Non hai capito", di' "Forse non mi sono espresso bene";
b) non dire "Non si capisce niente di quello che dici", di' "Forse non ho capito bene";
c) non dire "Tu dici solo sciocchezze", di' "Credo di non essere d'accordo su alcune cose che hai detto".
2. La comunicazione e' un'attivita' umana, che coinvolge tutta la persona:
- la parola
- l'intonazione
- il volto
- il corpo e la sua postura
- i gesti
3. La comunicazione e' un'azione complessa, composta da molti elementi:
- il messaggio
- l'emittente
- il ricevente
- il canale
- il codice
- il feedback
4. Un messaggio si compone sempre di tre elementi:
- il contenuto
- la forma
- la relazione
5. Parlare lentamente (si ha piu' tempo per pensare e si da' a chi ascolta piu' tempo per capire)
6. Respirare regolarmente (favorisce il controllo delle emozioni)
7. guardare negli occhi la persona o le persone alle quali si parla (e' l'unico modo per accorgersi se quello che si dice e' comprensibile)
8. Ricordarsi che la voce e' uno strumento musicale: occorre suonarlo bene
9. Le tecniche della retorica classica
- inventio = trovare, ideare le cose da dire (bisogna avere qualcosa da dire)
- dispositio = la disposizione, l'architettura del discorso (un discorso deve avere un inizio, uno svolgimento e una fine)
- elocutio = l'abbellimento del discorso (se un discorso e' brutto e noioso, sembra anche sbagliato)
- memoria = ricordarsi le cose (occorre ricordare cosa si vuol dire; la memoria va tenuta in allenamento)
- actio = agire, ovvero recitare il discorso (un discorso in pubblico e' una "rappresentazione", ovvero richiede una "esecuzione" come se si fosse degli artisti della voce e del movimento del corpo, ovvero dei cantanti e degli attori)
10. Rispettare chi ci ascolta, adeguare il nostro modo di parlare affinche' sia comprensibile, e soprattutto non alzare la voce e non dare ordini, non interrompere mai chi sta parlando, non dire mai parolacce, non offendere mai le persone: chi ci ascolta permette che le nostre parole entrino nelle sue orecchie, quindi stiamo attenti a non insozzarle con il turpiloquio e con le offese.
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Allegato secondo: una scheda su "come scrivere un comunicato-stampa che abbia qualche possibilita' di essere letto"
1. Abbi qualcosa di importante da dire
2. Parla di una cosa sola per volta (un comunicato deve avere un unico argomento)
3. Sii comprensibile
- scrivi frasi brevi;
- scrivi in modo semplice;
- usa parole che tutti capiscono;
- usa frasi chiare;
- non offendere mai le persone;
- di ci di cui parli ricordati di scrivere: chi, che cosa, quando, dove, perche'.
4. Un comunicato deve contenere:
- un titolo breve che indichi precisamente l'argomento (per esempio: lungo da due a sette parole)
- eventualmente un sottotitolo un po' piu' lungo che riassuma il contenuto (per esempio: lungo da cinque a quindici parole)
- un testo essenziale (per esempio: tre-quattro frasi di non piu' di due-cinque righe per frase)
- la firma precisa e per esteso
- la data del giorno in cui viene diffuso
- il recapito postale, telefonico ed e-mail (ed eventualmente anche il sito web) del mittente
5. Il comunicato va inviato per posta elettronica sia ai mezzi d'informazione, sia alle persone (e anche alle associazioni, istituzioni, etc.) che si ritiene possano essere interessate a leggerlo.
6. Prima di diffondere il comunicato deve essere riletto almeno tre volte (possibilmente farlo leggere anche da una o due persone diverse da chi lo ha scritto). Piu' volte si rilegge e si corregge, piu' migliora.
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Allegato terzo: una scheda su "una questione di democrazia, ovvero di giustizia e liberta'"
1. Non mentire: chi mente offende e umilia le persone in cio' che e' piu' proprio di un essere umano: la capacita' di capire.
2. Il segreto e' incompatibile con la democrazia.
3. Almeno tra noi che vogliamo lottare per il bene comune e i diritti umani di tutti gli esseri umani adottiamo dei comportamenti di rispetto, di ascolto e di aiuto reciproco.
4. Quando una persona parla, le altre ascoltano.
5. Chi e' piu' timido, va ascoltato di piu'.
6. Non dobbiamo avere paura di dire che ci sono cose che non sappiamo. Chi fa una domanda, fa del bene a tutti.
7. "Si puo' sempre dire un si' o un no" (Hannah Arendt)
8. Prendiamo le decisioni col metodo del consenso: ovvero facciamo solo le cose su cui tutte le persone presenti sono d'accordo.
9. Chi sa, ascolti.
10. Chi sa fare una cosa, aiuti le altre persone ad imparare a farla anche loro.
11. Giustizia e liberta' cominciano dalla condivisione.
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Allegato quarto: cinque ricordi di Alfio
Antonietta ricorda Alfio
Non so se ci saro' a commemorare Alfio, per motivi lavorativi; pero' di certo ricordo tantissime cose.
Ricordo l'ospitalita' nella sua casetta appena fuori il centro sociale: eravamo diventati una famiglia. Sia lui per noi che noi per lui.
La mattina facevamo colazione insieme poi lui usciva per il centro storico, faceva spesa e al ritorno si cucinava e si stava a mangiare tutti insieme.
All'epoca avevo 25 anni con una bambina di 4.
Facevamo tanti scherzi al grande Alfio che se ci ripenso ancora rido
Sono contenta di averlo conosciuto, mi ha insegnato belle cose della vita.
La cosa piu' bella che ricordo, e che tuttora ho nel cuore, e' che i valori della vita li ho appresi da lui, e l'umilta' e' stata la cosa che piu' ho apprezzato.
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Giselle ricorda Alfio
Quando mia madre Antonietta, mio padre Claudio ed io arrivammo al centro sociale di Valle Faul era il 1994 ed io avevo tre anni. Data l'eta' i miei ricordi sono frammentati, sono fatti principalmente di immagini legate ad alcuni momenti ed emozioni.
Alfio abitava nella casetta attaccata alle mura di Porta Faul. Noi cercavamo un posto dove stare e lui ci ha subito accolto e dato ospitalita'. Era un uomo pronto ad aiutare e condividere con gli altri quel poco che aveva.
Nella casa c'era solo un letto, una piccola cucina e un piccolo bagno. Fecero dei lavori di ristrutturazione, costruirono una cucina a muro, ristrutturarono il bagno, montarono una stufa a legna in ghisa e sostituirono la ripida scala di ferro per accedere al piano superiore con una scala a chiocciola.
Abbiamo vissuto insieme per sette anni e si e' creata una famiglia.
Io andavo alle elementari e mi ricordo che i miei compagni erano sorpresi quando gli dicevo che vivevo con Alfio perche' era un personaggio conosciuto, magari lo avevano sentito dai loro genitori.
Ogni mattina Alfio andava a Viterbo a fare la sua passeggiata e tornava sempre con qualcosa che aveva comprato o trovato. Me lo ricordo arrivare da via Faul sempre con delle buste pesanti.
Gli piaceva ascoltare le partite della Lazio seduto sul letto con la radiolina a tutto volume. Spesso la accendeva anche di notte svegliando tutti, ma lui era abituato cosi', aveva sempre vissuto da solo. Alfio era sempre stato della Lazio ma se non sbaglio divento' romanista perche' tutti gli continuavano a dire che i tifosi laziali erano fascisti e lui fieramente si converti'.
Gli piacevano molto le zuppe e quando mia mamma le preparava lui apprezzava sempre. Quando mangiava la zuppa con il cucchiaio faceva rumore con la bocca e mi ricordo accese discussioni a tavola al riguardo che oggi mi fanno pensare anche a quanto e' stato prezioso condividere questi anni con persone cosi' diverse tra loro, allenandosi a trovare un equilibrio capendo i reciproci limiti. Credo che per tutti, anche se in modo diverso, sia stata una interessante scuola di vita.
Gli piaceva raccogliere le erbe di campo, conosceva le piante, i fiori. Disegnava spesso i fiori. Al centro sociale avevamo alcune piante da frutto ed anche un orto dove Alfio passava molto tempo. Sapeva come lavorare la terra, quando e come coltivare. Anche avanzando con l'eta' zappava, rastrellava, al punto che dovevano dirgli di andare a riposarsi. Gli dicevano di non usare piu' la scala per raccogliere le more ma a lui non importava fino a che non e' caduto e non ci e' piu' salito. Abbiamo avuto anche le galline e ogni giorno andavamo a raccogliere le uova fresche. Per qualche tempo mi ricordo anche un'oca aggirarsi per il centro sociale.
Mi ricordo Alfio recitare poesie in rima e cantare allegramente intorno al tavolo.
Era sempre accogliente.
La casa era spesso frequentata da molte persone, a volte ci si facevano le assemblee del centro sociale e si stava a cena tutti insieme. Mi ricordo quando con Peppe Sini organizzavano degli incontri culturali come la lettura della Divina Commedia ed Alfio vi prendeva parte recitandone parti a memoria.
Quel periodo, sulla porta di ferro di casa ci era attaccata la poesia di Primo Levi "Shema'" .
Ogni anno a Natale Alfio scriveva una poesia che poi veniva stampata e distribuita per la citta' e quando per lui divento' difficile scrivere ebbi l'onore di scriverle io, sotto dettatura, intorno all'eta' di dieci anni.
Mi ricordo che a Viterbo molti aspettavano con gioia la poesia di Alfio ormai diventata tradizione.
Sempre a Natale c'era un'altra tradizione a cui Alfio teneva molto ed era quella di rompere il salvadanaio con le monete che aveva messo via per me durante l'anno. Quando si avvicinava Natale mi diceva "Ao' Giselli' ce semo quasi eh", genuinamente contento di poter fare qualcosa per me.
E io Alfio me lo ricordo cosi', felice di vedere le persone felici, felice di condividere le sue giornate con la gente, felice di poter aiutare la gente, entusiasta di spiegare quello che sapeva e di raccontare le storie che conosceva. Me lo ricordo piangere di felicita' quando c'era qualcosa che lo emozionava.
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Lucia ricorda Alfio
Ricordiamo con profondo piacere il tempo che abbiamo trascorso con lui.
Giuseppe ha molti bei ricordi del periodo passato con Alfio a raccogliere il finocchio, la pastinaca, oppure la sera quando andava a letto e lo accompagnavamo.
Io ho imparato molto dai suoi insegnamenti, la sua sincerita', il suo altruismo.
Alfio e' nei nostri cuori.
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Luciano ricorda Alfio
Oggi ricorre un giorno che per me ha stravolto la mia vita.
Fu un giorno che mi rimarra' impresso per tutta la vita che mi resta: la sera prima eravamo andati a fargli vedere il cuore, ed il cardiologo disse: "tu vivrai cento anni". Andammo a festeggiare per la casa e per la salute; avevamo in mattinata versato sul suo conto dodicimila euro per comprare il suo sogno: la casa, realizzata con la raccolta di fondi con il suo libro.
Ma porcaccia miseria il destino crudele me lo fece trovare morto in quel container che lui amava perche' cosi' poteva vivere con i suoi compagni ed amici.
Benche' gia' impegnato nella politica extraparlamentare a cercare quel riscatto della salvezza della biosfera e di una umanita' giusta, nessuno come Alfietto mi ha dimostrato e illuminato, su questa via della lotta sociale, cosa significasse lavorare e faticare per la dignita' di ogni persona, il rapporto con tutti i diversi e la solidarieta' per essi, per tutte gli esseri viventi e la natura che lo attraeva e sapientemente lo circondava.
Non conobbi Alfio al centro sociale Valle Faul, ma essendo amico del cavaliere Socrate Sensi, il padrone dell'iconico "Okay", e dei proprietari del negozio piu' famoso del corso, "Gaetano Labellarte", in diverse ricorrenze ci siamo incontrati fin da bambino: e con quel cappotto lungo discorreva con mia madre che gia' lei mi diceva: "Luciano, questo signore e' Alfio e ricordati di portargli il massimo rispetto perché e' molto importante per questa citta' e tutti gli vogliono bene".
Cosi' sono cresciuto con il mito di Alfio, il figlio di Caterina Pannega, altra figura iconica della citta' di Viterbo, che in realta' si chiamava Giovanna; vivevano fuori porta Faul in una grotta vicino al mio grande amico Gigi che pochi sanno che senza di lui non ci sarebbero stati i mitici anni '90 che hanno trasformato una citta' occulta come Viterbo in una rivoluzione impensabile dove in tutta Italia fioriscono esperienze autogestite con okkupazioni che restituiscono locali abbandonati alla citta' creando un'alternativa alla mercificazione del divertimento e alle logiche di aggregazione volute esclusive dalle politiche istituzionali dei governi e dagli organi di controllo repressivi.
E' li', proprio vicino a dove abitava Alfio, in via Faul a ridosso della porta del Vignola e dove nacque uno dei primi siti industriali, il gazometro di Viterbo abbandonato poi per molti anni, che un gruppo di ragazzi viterbesi ed universitari okkuparono l'11 luglio 1993 il loro centro sociale.
Decine di studenti alla vista di Alfio che sbuco' alle prime ore dell'alba tra le alte sterpaie rimasero sbalorditi e intimoriti. Io ed altri del luogo li rassicurammo: "macche'. a rega', costui e' Alfietto", che rispose: "a rega' ma che cazzo state a fa' in mezzo a 'sto viperaio tra le fratte, porca miseriaccia cane", e noi: "stamo a taja' l'erba, qui ce famo un centro sociale okkupato e autogestito pe' fa' cultura"; e lui: "sente', io so fa' l'orto, so' poeta, so la divina commedia a memoria e se nun ve dispiace vengo pur'io".
Cosi' mi ritrovai ad essere tra i migliori amici dell'umanita' fatta persona, e subito dopo un altro grandissimo amico che ancora ragazzo cercavo perche' antimilitarista volevo informazioni per l'obiezione alle armi ed ai corpi militari, il mio amico e compagno Peppe Sini che ritrovo come Alfio in quella giornata speciale che mi tiro' fuori dal baratro per trent'anni.
Che anni straordinari fuori dal sistema e talmente appassionatamente rivoluzionari per sostenere l'unica via della pace e della salvaguardia complessa e multiforme dell'intero mondo vivente.
Troppi compagni uno dietro l'altro sono venuti a mancare tra sofferenze indicibili, ma non scordero' mai quella mattina che lo andai a svegliare: notai un volto che esprimeva una felicita' rasserenante che non avrei mai piu' svegliato per andare a fare colazione da Casantini, il nostro rito imprescindibile tra la Viterbo bene e i nostri diplomatici dessert.
Instancabile lavoratore: la pulizia del parcheggio dell'"Okay", delle giostre, le corse sui go-kart, la raccolta differenziata di cartone e di metalli come il rame, che lo rendeva fiero, e poi l'orto, la raccolta delle erbe selvatiche, la frittata con gli strigoli, l'amore incondizionato per tutti gli animali, il gatto sulle spalle, il vino e la poesia, la divina commedia, il conte Ugolino, la maremma, la poesia a braccio, l'ottava rima, gli stornelli, Pia dei Tolomei, l'irriverenza e la cosa forse piu' importante: lo scudo della trasparenza di fronte a coloro che lo ingiuriavano, lo derubavano, lo schernivano, e con chi la sera di Natale lo invitava ospite d'onore di casa Sensi, poi finalmente il suo libro di poesie, la lectio magistralis al comune, "si', la targa mo' me l'avete data, ma ndo' l'appicco si nun ci ho nemmeno la casa", le centinaia di bambini incantati ed io come il bimbo del ricordo di mia madre fra di loro.
Vorrei stare con voi ma non posso ritornare a Viterbo, una citta' a cui ho dato tutto me stesso ma che mi ha ferito indelebilmente, che portero' per sempre dentro di me; ma saluto tutti quelli che ci sono stati e in quegli anni hanno convissuto un'esperienza reale della quale non sapevamo dove ci avrebbe portato ma sicuramente ci ha forgiati per la lotta all'ingiustizia e nel cammino con gli ultimi.
Ho scritto a braccio come qualcuno mi ha insegnato, ho scritto per la pace come qualcuno mi ha formato, ho scritto come qualcuno mi ha salvato, vi abbraccio come qualcuno mi ha amato.
Grazie e ancora grazie che ancora ci sentiamo, e grazie ad Alfio, e che si faccia del tutto per non scordare quello che e' stato: vi amo tutti.
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Marco ricorda Alfio
Ho un ricordo di Alfio abbastanza vivido, di persona buona, generosa, spontanea e sempre rivolta verso gli altri, disponibile ad aiutare. Conobbi Alfio gia' da bambino, quando mio padre Claudio me ne parlava, perche' lavorando per il Comune di Viterbo ed occupandosi di segnaletica stradale, avevano uno dei loro magazzini proprio di fronte la casa di Alfio.
Alfio a Viterbo era, ed e' stato, un personaggio che ha lasciato un vivido ricordo, tutti lo conoscevano, ed anche solo per sentito dire, da bambini, si veniva a conoscenza della figura di Alfio. Papa', credo fosse il 1997, mi spiego' che viveva a Valle Faul e che stava insieme a dei ragazzi che avevano occupato il vecchio gazometro, ma nella mia immaginazione di bambino, rimaneva una figura astratta, che sapevo essere conosciuta da tutti, ma non avevo idea di cosa fosse un centro sociale occupato, un gazometro, e tantomeno cosa rappresentasse Alfio per Viterbo.
Crescendo, il personaggio di "Alfietto", come tutti i ragazzi della mia eta' lo chiamavano, capii che viveva ai "margini della societa'", era apprezzato da tutti in citta' perche' si occupava spesso di lavori umili, come aiutare i giostrai a Valle Faul durante il periodo di Santa Rosa, o raccogliere cartone ed altri prodotti, passando negozio per negozio nel centro di Viterbo, per poi portarli al riciclo e guadagnare qualcosa. Era davvero benvoluto da tutti.
Successivamente, credo fosse il 2007/2008, incontrai durante un corso di informatica un mio amico, Alessio, con il quale decidemmo di recarci al centro sociale per proporre li' un corso di informatica dal basso, rivolto a tutti. Fu quella la prima volta che incontrai Alfio di persona, ed ebbi il piacere di presentarmi. Eravamo al capannone ex Cogema, a Castel d'Asso, la nuova sede del centro sociale dopo che il Comune si accordo' con gli occupanti per lasciare Valle Faul.
Da quel giorno iniziai a frequentare il centro sociale assiduamente. Ho avuto la fortuna di conoscere tante belle persone, di partecipare ad iniziative, concerti, incontri incentrati sui principi nonviolenti, incontri che ci spinsero a seguire un percorso universitario, ed ovviamente di passare il tempo con Alfio, infatti spesso il pomeriggio quando non avevo lezioni o non lavoravo, passavo il tempo con lui e gli altri ragazzi del centro all'ex Cogema.
Ma voglio concentrarmi in particolare su due aneddoti che mi stanno particolarmente a cuore. Ossia la volta che tentammo di aggiungere alcune piante nell'orto, e quella volta che per le feste di Natale andammo insieme al centro di Viterbo per salutare i negozianti e distribuire una delle sue poesie natalizie.
Non ricordo con esattezza la data, ma ci fu una manifestazione a Bologna alla quale partecipo' anche una rappresentanza del CSOA Valle Faul. Io, ed alcune altre persone rimanemmo a Viterbo, e con noi anche Alfio. Ricordo che eravamo soli quel pomeriggio, e la primavera era imminente, quindi Luciano, Alessio ed altri amici, avevano acquistato dei vegetali da piantare nell'orticello all'ingresso del centro. Cosi' Alfio, girando per l'orto mi disse, "ao', perche' non m'aiuti a pianta' 'ste du' piante, che io da solo nun ce la fo a zappa'? Almeno famo qualcosa". Ovviamente risposi di si', sapendo anche che Alfio era un vero appassionato di botanica, quindi quale migliore esperienza se non quella di aiutarlo a piantare delle verdure. Iniziai a fare delle buche, sotto l'occhio attento di Alfio, e ci rendemmo conto che in effetti le piante erano tante, e lo spazio poco. Ma decidemmo comunque di piantarle tutte. Al ritorno dei ragazzi da Bologna, il giorno dopo, chi si occupava dell'orto si accorse del nostro "piccolo segreto", far entrare comunque tutte quelle piante in uno spazio piccolo, e tutti si misero a ridere, perche' delle piante di zucchine (credo fossero zucchine) non potevano stare cosi' vicine. Anche Alfio si mise a ridere e disse: "a rega', secondo me potevano cresce pure in quel modo, l'importante e' l'acqua". Alla fine decidemmo insieme di spostarle e dargli piu' spazio, e queste crebbero allegramente durante la stagione.
Un altro aneddoto, di cui non ricordo precisamente l'anno, ma era vicino le festivita' di Natale, fu quando andai con Alfio, d'accordo con gli altri ragazzi del centro, a distribuire le sue poesie per i negozi di Corso Italia, dove aveva tanti amici. Ricordo che portai la sua poesia scritta a mano a fotocopiare ed andammo insieme, in macchina, a piazza del Teatro. Da li' partimmo negozio per negozio a distribuire la poesia. Ad ogni negozio era una festa, perche' alcune persone non vedevano Alfio da tempo, essendosi spostato a Castel d'Asso, e quindi chiedevano tante informazioni, si preoccupavano per lui e lo coccolavano. Molti davano dei piccoli regali, chi un panettone, chi una mancetta, e chi addirittura un cappotto invernale. Ricordo infatti che arrivati all'altezza del negozio di Gaetano Labellarte, Alfio mi disse che erano grandi amici, e questi dopo avergli offerto da sedere e qualcosa da bere, ed aver scambiato delle chiacchiere, gli regalo' un giacchetto nuovo, bello foderato con tessuto di pecora. Ricordo che Alfio fu contentissimo. Durante quella giornata ci divertimmo molto ed al ritorno lui fu contento di aver potuto rivedere e salutare molti dei vecchi amici negozianti, cosi' come quando da giovane passava porta a porta per ritirare cartoni e quant'altro. Aveva la felicita' negli occhi, e mostrava a tutti quanto gli avessero regalato.
Per concludere, sono davvero contento che oggi siete tutti insieme per ricordare Alfio, purtroppo vivendo all'estero non mi e' stato possibile, ne' a me, ne' alla mia compagna Paola (anche lei amica di Alfio), di partecipare, ma siamo comunque con voi, nel ricordo di Alfio. Concludo con la speranza che le iniziative proposte spingano il Comune di Viterbo a dedicare un luogo per preservare la memoria di Alfio, per i viterbesi del futuro, per i ragazzini che come me son cresciuti conoscendolo, questo in modo che possano tutti sapere dove la generosita', la bonta' d'animo hanno vissuto, ed il ricordo che hanno lasciato nell'immaginario comune.
Un abbraccio a tutti voi,
Marco e Paola
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Allegato quinto: alcune parole per Alfio Pannega dette dinanzi al feretro il primo maggio 2010
[Ricostruite a memoria - e frettolosamente poi scritte - questo sono, se non le esatte parole, alcune delle cose dette il primo maggio al cimitero di Viterbo dinanzi al feretro di Alfio Pannega]
Questo uomo aveva la bonta' e l'ira dei profeti, di coloro che sanno dire la verita' in faccia alle persone e al mondo: con la virtu' della misericordia verso tutte le creature sofferenti, e con la virtu' dell'indignazione contro ogni ingiustizia.
Aveva la pazienza di Giobbe: fedele sempre al vero e al giusto, senza mai un cedimento al male, senza mai una meschinita', senza mai una vilta'.
Recava la verita' di Qohelet: sapeva che tutto e' vanita' di vanita' e fame di vento, e che proprio per questo e' dovere di ciascuno recare aiuto a tutti, giacche' e' meglio essere in due che uno solo, poiche' chi e' solo, se lungo il cammino della vita inciampa, allora cade e non si risolleva, ma se ha compagni essi lo sosterranno, reciprocamente si sosterranno.
*
Era un poeta, educato alla lingua e alla musica e alla tempra di Dante del cui capolavoro sapeva declamare a memoria interi canti, e cresciuto alla scuola dei poeti a braccio, per i quali la poesia e il pane, il lavoro quotidiano e l'estro armonico, la cruda realta' e la sublime bellezza sono una stessa cosa.
Ed era un testimone, e non di una generica viterbesita', formula astratta e vuota, ma di quella Viterbo popolare, civile, resistente, antifascista, che fu anche quella di Achille Poleggi e di Sauro Sorbini.
Ed era un esempio della sublime e luminosa dignita' e generosita' dei poveri: tutto cio' che era suo era di tutti, tutti accoglieva ed aiutava; all'ora della consumazione in comune dei pasti prima accudiva gli animali, poi gli ospiti e solo alla fine mangiava anche lui.
Era un educatore alla solidarieta' con tutti i viventi: e le persone che hanno condiviso con lui un tratto di strada, un'ora del giorno, da lui hanno imparato questo dovere nativo, sorgivo, elementare: di essere con gli altri e per gli altri.
Ed e' stato un dono, un dono grande, per chi ha avuto la fortuna, la grande fortuna, di averlo piu' intimamente conosciuto.
E che quest'uomo sia vissuto tra noi resta un'alta ragione di orgoglio per questa citta', che oggi gli rende omaggio.
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Ma detto questo ancora non e' detto tutto, e forse non e' detto ancora l'essenziale.
Gia' anziano, sofferente dei malanni di una travagliata vita di vicissitudini e fatiche, e dimorante allora in umana solitudine in una zona abbandonata della citta', 17 anni fa Alfio ebbe una seconda nascita, una seconda vita, partecipando fin dal primo giorno all'occupazione dell'ex-gazometro e alla nascita quindi del centro sociale occupato autogestito "Valle Faul", e del centro sociale e' stato simbolo e anima, il cuore pulsante, e il centro sociale si e' riconosciuto in lui: in questi 17 anni lui e' stato il centro sociale e il centro sociale e' stato lui; e questi 17 anni da quell'estate del 1993 sono stati gli anni di un amore reciproco cosi' appassionato che ieri vedendo nella camera ardente, presso il centro sociale allestita, sgambettare e giocare ai piedi del feretro, o dalle braccia dei giovani genitori guardarlo e salutarlo, bambini di pochi anni e di non molti mesi, e insieme vedendo Giselle che venne al centro sociale bambina ed ora e' una meravigliosa giovane donna, tu vedevi che grande fioritura di vita e di bellezza Alfio ha saputo coltivare con l'esempio amorevole ed autorevole della sua dignita', della sua generosita'. E che grande eredita' lascia di umanita' fraterna e sororale, di persone sensibili e solidali, che alla scuola del suo esempio sono cresciute splendide.
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E ci sono questi ultimi anni, dalla fine del 2007 a oggi, caratterizzati soprattutto dalla sua lotta per il diritto alla casa: Alfio getto ' il suo cuore e la sua vita stessa nella lotta per il diritto di ogni essere umano ad avere un tetto, per il diritto sociale alla casa, per il diritto umano alla casa. Ed e' un dolore grande per noi che restiamo che sia deceduto senza che quel diritto almeno lui abbia potuto vederlo riconosciuto. Un dolore che non potremo dimenticare.
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E poi ci sono questi ultimi mesi, questi ultimi felici mesi, mesi che per Alfio sono stati forse i piu' gioiosi della sua vita da tanto tempo a questa parte.
La realizzazione del libro delle sue poesie, arricchito di un'ampia intervista ed impreziosito da tante stupende fotografie; un ringraziamento grande va a tutte le persone che hanno reso possibile questa pubblicazione, adempiendo quello che era da molti anni un suo profondo desiderio e una promessa solenne che i compagni del centro sociale a lui e a se stessi avevano fatto.
E con il libro, le sue presentazioni pubbliche con immensa e commossa partecipazione popolare, e la mostra fotografica sulla sua vita, e la lectio magistralis che tenne alla Sala Regia del Comune conclusa, dopo aver esortato ancora una volta i piu' giovani al sapere e alla generosita', con quel gesto sublime del rifiuto di un'onorificenza finche' non fosse stato riconosciuto un diritto, il diritto alla casa.
Con quel discorso e con quel gesto la grande cultura, la vera civilta', e l'autentica dignita' umana facevano irruzione nelle stanze del palazzo, divenivano ora di verita', sfida all'ipocrisia, alla menzogna e all'ingiustizia.
E poi ancora i manifesti col suo volto a segnalare l'emergenza casa, e la sottoscrizione pubblica promossa in suo nome cui lui magnanimamente acconsenti' ancora una volta mettendo tutto se stesso nella lotta per un diritto di tutti.
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Ma anche detto questo forse non e' ancora detto cio' che e' decisivo: per molti di noi, e mi perdonerete se qui il discorso si fa piu' intimo, Alfio e' stato un maestro e un compagno, di vita e di lotte. Un maestro e un compagno di vita: nella piena condivisione del pane, e di tutto. E un compagno di lotte, contro la guerra, contro razzismo, discriminazione, sfruttamento. Sempre dalla parte degli ultimi, degli umiliati e offesi, degli oppressi, dell'umanita in lotta per la liberazione.
E in lotta per l'ambiente casa comune, per la difesa qui a Viterbo del Bulicame, il Bulicame cantato da Dante e a un tiro di sasso dal centro sociale; e resta indimenticabile per chi lo visse quel suo meraviglioso discorso tenuto al Bulicame in quella notte in cui proprio dinanzi alle sorgenti e alle pozze di acqua sulfurea manifestammo in molti per salvare quel prezioso bene ambientale e culturale dalla devastazione cui lo avrebbe condannato la realizzazione di un mega-aeroporto nocivo, distruttivo e fuorilegge.
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Alfio Pannega non e' mai stato riducibile a un'immaginetta pittoresca di una Viterbo che fu coi suoi antichi mestieri e le sue vetuste tradizioni che vanno scomparendo, non e' mai stato un personaggio museale, da mummificare e archiviare; al contrario: fino all'ultimo dei suoi giorni Alfio e' stato un vitale, ardente, consapevolissimo militante del movimento degli oppressi in lotta per i diritti umani di tutti gli esseri umani; per la difesa della natura che conosceva intimamente, essere vivente per essere vivente, animale per animale, pianta per pianta; per la liberazione dell'umanita' dallo sfruttamento e dall'oppressione, per l'uscita da questa preistoria verso il regno della liberta'.
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Oggi e' il primo maggio, e per il movimento dei lavoratori e delle lavoratrici, per il movimento delle oppresse e degli oppressi, e' il giorno della memoria e dell'impegno per la liberazione dell'umanita' dalla violenza dello sfruttamento; e vedete come sono strane e imprevedibili le coincidenze della vita: accingendoci proprio in questo giorno a recare l'estremo saluto ad Alfio, l'indomito combattente antifascista e il lavoratore che conosceva per averli sperimentati tutti i piu' faticosi mestieri - di pastore e di contadino, di artigiano e di operaio -, per noi da oggi il primo maggio lo sara' due volte quell'appello alla lotta solidale contro l'ingiustizia: nel ricordo dei martiri di Chicago uccisi nell'Ottocento dalla violenza del potere perche' lottavano per i diritti dei lavoratori, e nel ricordo di Alfio: e' la stessa memoria, e' la stessa lotta.
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Molti anni fa, commemorando Duilio Mainella, Sauro Sorbini concluse la sua orazione funebre col canto della Marsigliese, simbolo della lotta dell'umanita' contro la tirannide; vorrei oggi almeno ricordare le parole del refrain di quel canto composto un secolo dopo a rivendicare le ragioni dell'umanita' e della lotta per la sua liberazione proprio mentre la reazione persecutrice dilagava con la caccia all'uomo e le fucilazioni dei comunardi parigini, quel canto che e' l'Internazionale, che da quasi un secolo e mezzo e' il canto di quanti si levano a contrastare ogni oppressione: "Su', lottiam, l'ideale / nostro fine sara' / l'internazionale / futura umanita'".
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Ed ora che, con quelle indimenticabili parole di Paolo nella seconda lettera a Timoteo, di Alfio Pannega possiamo dire che ha concluso la sua corsa dopo aver combattuto la buona battaglia senza perdere la tenerezza, ora che Alfio ha compiuto la sua vita che e' stata fino all'ultima ora la vita di un giusto, ora sta a noi che restiamo di essere fedeli a quello che ci ha donato, che ci ha insegnato, e testimoniarlo a nostra volta, con le parole ed ancor piu' con gli atti, continuando la sua lotta, continuando a mettere in pratica i suoi insegnamenti; e se posso rivolgermi in particolare a tutti gli amici piu' vicini, a tutti i compagni che hanno condiviso e che proseguiranno, che proseguiremo insieme, l'esperienza del centro sociale occupato autogestito "Valle Faul" di Viterbo, ogni volta che accadra' che qualcuno vi chieda, ci chieda, "Chi era Alfio Pannega?", ebbene, che noi tutti che lo abbiamo conosciuto e che lo abbiamo avuto nostro compagno si possa essere degni di rispondere, testimoniandolo con ogni nostra azione: "Io sono Alfio Pannega, Viterbo e' Alfio Pannega, l'umanita' e' Alfio Pannega".
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Allegato sesto: Una minima notizia su Alfio Pannega
Alfio Pannega nacque a Viterbo il 21 settembre 1925, figlio della Caterina (ma il vero nome era Giovanna), epica figura di popolana di cui ancor oggi in citta' si narrano i motti e le vicende trasfigurate ormai in leggende omeriche, deceduta a ottantaquattro anni nel 1974. E dopo gli anni di studi in collegio, con la madre visse fino alla sua scomparsa, per molti anni abitando in una grotta nella Valle di Faul, un tratto di campagna a ridosso ed entro la cinta muraria cittadina. A scuola da bambino aveva incontrato Dante e l'Ariosto, ma fu lavorando "in mezzo ai butteri della Tolfa" che si appassiono' vieppiu' di poesia e fiori' come poeta a braccio, arguto e solenne declamatore di impeccabili e sorprendenti ottave di endecasillabi. Una vita travagliata fu la sua, di duro lavoro fin dalla primissima giovinezza. La raccontava lui stesso nell'intervista che costituisce la prima parte del libro che raccoglie le sue poesie che i suoi amici e compagni sono riusciti a pubblicare pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa (Alfio Pannega, Allora ero giovane pure io, Davide Ghaleb Editore, Vetralla 2010, a cura di Antonello Ricci e Alfonso Prota): tra innumerevoli altri umili e indispensabili lavori manuali in campagna e in citta', per decine di anni ha anche raccolto gli imballi e gli scarti delle attivita' artigiane e commerciali, recuperando il recuperabile e riciclandolo: consapevole maestro di ecologia pratica, quando la parola ecologia ancora non si usava. Nel 1993 la nascita del centro sociale occupato autogestito nell'ex gazometro abbandonato: ne diventa immediatamente protagonista, e lo sara' fino alla fine della vita. Sapeva di essere un monumento vivente della Viterbo popolare, della Viterbo migliore, e il popolo di Viterbo lo amava visceralmente. E' deceduto il 30 aprile 2010, non risvegliandosi dal sonno dei giusti.
Molte fotografie di Alfio scattate da Mario Onofri, artista visivo profondo e generoso compagno di lotte che gli fu amico e che anche lui ci ha lasciato anni fa, sono disperse tra vari amici di entrambi, ed altre ancora restano inedite nell'immenso, prezioso archivio fotografico di Mario, che tuttora attende curatela e pubblicazione.
Negli ultimi anni il regista ed attore Pietro Benedetti, che gli fu amico, ha sovente con forte empatia rappresentato - sulle scene teatrali, ma soprattutto nelle scuole e nelle piazze, nei luoghi di aggregazione sociale e di impegno politico, di memoria resistente all'ingiuria del tempo e alla violenza dei potenti - un monologo dal titolo "Allora ero giovane pure io" dalle memorie di Alfio ricavato, personalmente interpretandone e facendone cosi' rivivere drammaturgicamente la figura.
La proposta di costituire un "Archivio Alfio Pannega" per raccogliere, preservare e mettere a disposizione della collettivita' le tracce della sua vita e delle sue lotte, e' restata fin qui disattesa.
Alcuni testi commemorativi sono stati piu' volte pubblicati sul notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino", ad esempio negli "Archivi della nonviolenza in cammino" nn. 56, 57, 58, 60; cfr. anche il fascicolo monografico dei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 265 ed ancora i "Telegrammi della nonviolenza in cammino" nn. 907-909, 1172, 1260, 1261, 1272, 1401, 1622-1624, 1763, 1971, 2108-2113, 2115, 2329, 2331, 2334-2335, 2476-2477, 2479, 2694, 2833, 3049, 3051-3052, 3369-3373, 3448, 3453, 3515-3517, 3725, 4089-4091, 4235-4236, 4452, 4455-4458, 4599-4601, 4819-4821, 4962-4965, 5184-5187, 5328, 5331, 5470, 5477, 5485, 5487, 5489, 5501-5503, 5505, 5507, 5513-5514, 5516-5518, 5523, 5526, 5528, 5530-5531, 5534, i fascicoli di "Coi piedi per terra" n. 546 e 548-552, e "Voci e volti della nonviolenza" nn. 687-691, 754-755, 881, il fascicolo di "Ogni vittima ha il volto di Abele" n. 170, i fascicoli di "Una persona, un voto" nn. 88-90, 206, 209, i fascicoli de "La domenica della nonviolenza" nn. 420 e 511, i fascicoli de "La nonviolenza contro il razzismo" nn. 202-206, 213, 437-438, 445-446, i fascicoli de "La biblioteca di Zorobabele" nn. 430-433.
2. INCONTRI. PROSSIME INIZIATIVE A VITERBO IN CUI SARA' COMMEMORATO ALFIO PANNEGA, DI CUI RICORRE IL CENTENARIO DELLA NASCITA
Nelle prossime settimane si svolgeranno a Viterbo alcune iniziative in cui sara' commemorato Alfio Pannega, di cui ricorre quest'anno il centenario della nascita.
Segnaliamo qui di seguito le principali di cui abbiamo notizia.
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21 aprile
Lunedi' 21 aprile (lunedi' di pasqua) presso il "Centro sociale occupato autogestito Valle Faul" (nell'attuale sede nel capannone ex-Cogema a Castel d'Asso) si terra' un incontro conviviale, in cui verra' ricordato Alfio Pannega e si dara' notizia delle prossime iniziative commemorative.
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25 aprile
Il 25 aprile nella mattinata si terra' a Viterbo la consueta celebrazione della Resistenza e della Liberazione, con il corteo che da Porta Romana giungera' in piazza del Sacrario; dopo la parte istituzionale la celebrazione prosegue sempre per iniziativa dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia (Anpi), e negli interventi sara' anche ricordato Alfio Pannega.
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27 aprile
Domenica 27 aprile, con inizio alle ore 9,30, al cimitero di Viterbo si svolgera' una commemorazione pubblica di Alfio Pannega. Interverranno tra gli altri Pietro Benedetti, Sergio Insogna, Antonella Litta, Enrico Mezzetti, Antonello Ricci, i rappresentanti di varie associazioni culturali e d'impegno civile, amiche ad amici di Alfio che porteranno le loro testimonianze su lui e su sua madre Giovanna detta Caterina. Saranno anche letti messaggi scritti di altre amiche ed altri amici di Alfio Pannega impossibilitati ad essere presenti (tra gli altri, messaggi provenienti dall'Olanda e dalla Scozia). Si confida altresi' nella personale partecipazione di rappresentanti delle istituzioni democratiche cittadine e provinciali.
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5 maggio
Lunedi' 5 maggio per iniziativa del "Lions Club" presso la sala del teatro della parrocchia del Murialdo a Viterbo, con inizio alle ore 16,30, si svolgera' una rappresentazione dello spettacolo teatrale di Pietro Benedetti, "Allora ero giovane pure io", ad Alfio Pannega dedicato.
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8 maggio
Giovedi' 8 maggio in piazzale Porsenna nel quartiere di Santa Barbara a Viterbo per iniziativa di "Viterbo con amore" e con l'attiva partecipazione di varie associazioni e di varie amiche e vari amici di Alfio si terra' in mattinata l'intitolazione ad Alfio dell'"Emporio solidale", e nel pomeriggio con inizio alle ore 15,30 una successiva commemorazione presso lo "Spazio giovani" adiacente all'emporio; tra le persone partecipanti: Domenico Arruzzolo, Pietro Benedetti, Mauro Galeotti, Sergio Insogna, Antonella Litta, Enrico Mezzetti, Antonello Ricci.
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16 maggio
Il 16 maggio per iniziative del "Tavolo per la pace" si svolgera' a Viterbo un convegno nazionale per la pace con la partecipazione di autorevolissime personalita'; nel corso del convegno e' previsto un ricordo di Alfio Pannega a cura di Pietro Benedetti.
3. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...
... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
4. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Letture
5. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
6. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5538 del 17 aprile 2025
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXVI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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