[Nonviolenza] Telegrammi. 5423



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5423 del 23 dicembre 2024
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Pasquale Pugliese: "E' ora di passare alla mentalita' di guerra"? No, e' tempo della disobbedienza culturale dei buoni maestri
2. "Tavolo per la pace" di Viterbo: Annunci ufficiali di guerra mondiale
3. Israele, Italia, Palestina: Dichiarazione congiunta di obiezione alla guerra di tre movimenti pacifisti e nonviolenti
4. Movimento Nonviolento: Obiezione alla guerra, scriviamolo su tutti i muri
5. Un incontro a Viterbo per la liberazione di Leonard Peltier
6. Una lettera "ad adiuvandum" alla "United States Parole Commission" (giugno 2024)
7. Segnalazioni librarie
8. La "Carta" del Movimento Nonviolento
9. Per saperne di piu'

1. RIFLESSIONE. PASQUALE PUGLIESE: "E' ORA DI PASSARE ALLA MENTALITA'DI GUERRA"? NO, E' TEMPO DELLA DISOBBEDIENZA CULTURALE DEI BUONI MAESTRI
[Riceviamo e diffondiamo il seguente articolo gia' apparso su I blog del Fatto Quotidiano]

Quando alcuni giorni fa dicevo agli insegnati partecipanti al Seminario organizzato da Libera-Roma e FLC-CGIL Lazio sulla "violenza giovanile" che la domanda fondamentale da porsi di questi tempi e' se sia possibile, e come, formare i piu' giovani a relazioni nonviolente, in un contesto storico permeato non solo dalle guerre ma dal bellicismo, ossia l'ideologia di guerra, dilagante (mostrando anche i dati dell'aumento stratosferico delle spese militari negli ultimi dieci anni, specie in rapporto agli investimenti per l'istruzione) non potevo immaginare che appena qualche giorno dopo il neosegretario generale della Nato, Mark Rutte, avrebbe confermato clamorosamente le mie parole.
Giovedi' 12 dicembre, alla Fondazione Carnagie Europe di Bruxelles, Rutte diceva che ormai "e' ora di passare a una mentalita' di guerra”, aggiungendo che non e' sufficiente l'obiettivo del 2% del PIL da dedicare alle spese militari dei Paesi membri della Nato, ma e' necessario aumentarlo ulteriormente - nonostante essi coprano gia' il 55% della spesa militare globale (a fronte del 12% della Cina e del 4% della Russia, dati SIPRI) - recuperando ulteriori risorse a questo scopo "dalle pensioni, dalla sanita' e dalla previdenza sociale". Rutte non e' nuovo a queste dichiarazioni, se possibile piu' violentemente oltranziste di quelle del suo predecessore Stoltenberg: gia' ad inizio dicembre aveva intimato ai ministri degli esteri dei paesi Nato di avere, rispetto alla guerra in Ucraina, "meno idee su come organizzare il processo di pace" e dare "piu' aiuti militari".
Un'ossessione bellicista da "cattivo maestro" indirizzata a modificare la "mentalita'" pacifista dei popoli europei, particolarmente radicata nel nostro Paese grazie ad una importante tradizione di educatori di pace - da Maria Montessori ad Aldo Capitini, da don Lorenzo Milani a Danilo Dolci, da Alex Langer a Gianni Rodari - ed all'implicita pedagogia pacifista svolta dall'articolo 11 della Costituzione, che nel "ripudio della guerra come mezzo di risoluzione della controversie internazionali" ha indicato a generazioni di italiani la strada della ricerca e della costruzione di mezzi alternativi e nonviolenti per affrontare i conflitti. Ne sono conferma sia il Rapporto del Censis 2024, secondo il quale circa il 70% degli italiani e' contrario all'aumento delle spese militari e il 66,3% ritiene i paesi occidentali (USA in testa) come "principali responsabili delle guerre in corso in Ucraina e in Medio Oriente", che la recente ricerca Demopolis per la Caritas, secondo la quale l'80% degli italiani considera le guerre "avvenimenti evitabili" nei quali la "Comunita' internazionale" dovrebbe "intervenire con la mediazione politica senza l'uso della forza".
Quanto poi le spese militari siano gia' impattanti sull'economia e la societa' italiane lo certifica anche la nuova Controfinanziaria del Rapporto Sbilanciamoci che, appoggiandosi alla metodologia dell'Osservatorio sulle spese militari italiane Milex, ne denuncia un aumento nel 2024 del 5,5% rispetto al 2023, assestandosi a 28,1 miliardi di euro, indicando la strada virtuosa della loro sensibile riduzione, con tagli - a cominciare da quelli ai nuovi sistemi d'arma e ai programmi militari del Ministero delle Imprese e del Made in Italy (!) - e risparmi che garantirebbero maggiori entrate per circa sette miliardi e mezzo di euro, da destinare subito ai programmi di sicurezza sociale dei cittadini. Invece, come indica Rutte, la strada gia' intrapresa e' quella di una gigantesca riconversione militare delle risorse civili, all'interno della progressiva ristrutturazione di una economia di guerra che fa esplodere gli extraprofitti dell'industria bellica.
Ma affinche' questo sia politicamente accettabile e' necessario, dunque - secondo i vertici Nato - lavorare al cambiamento radicale di mentalita' dei popoli europei, rendendo non la pace, ma la guerra e la sua preparazione legittime e auspicabili. Il meccanismo propagandistico utile allo scopo, che da tempo e' in atto anche nel nostro Paese, non e' certo nuovo ma e' stato codificato anche dal gerarca nazista Hermann Goering nel colloquio nel carcere di Norimberga con lo psicologo statunitense Gustave Gilbert (Norimberg Diary, 1947): "Ovviamente, la gente comune non vuole la guerra: ne' in Russia, ne' in Inghilterra e neanche in Germania. E' scontato. Ma, dopo tutto, sono i capi che decidono la politica dei vari Stati e, sia che si tratti di democrazie, di dittature fasciste, di parlamenti o di dittature comuniste, e' sempre facile trascinarsi dietro il popolo. Che abbia voce o no, il popolo puo' essere sempre assoggettato al volere dei potenti. E' facile. Basta dirgli che sta per essere attaccato e accusare i pacifisti di essere privi di spirito patriottico e di voler esporre il proprio paese al pericolo. Funziona sempre, in qualsiasi paese".
Ecco, il compito dei pacifisti oggi - gia' ampiamente sottoposti da governi e media alle accuse di Goering - e' organizzare l'obiezione di coscienza e la disobbedienza culturale, prima ancora che civile, rispetto a questa nuova offensiva bellicista, affinche' stavolta essa non funzioni. Ed essere buoni maestri fino in fondo: esempi credibili, anche per i piu' giovani.

2. RIFLESSIONE. "TAVOLO PER LA PACE" DI VITERBO: ANNUNCI UFFICIALI DI GUERRA MONDIALE
[Riceviamo e diffondiamo]

Il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, generale Carmine Masiello, ha tenuto un discorso in occasione della consegna dei gradi agli allievi del 25mo corso della Scuola sottufficiali di Viterbo. Come riportato da un notiziario locale il suo discorso ha ruotato intorno all'affermazione "Dobbiamo essere pronti alla guerra del terzo millennio". Una guerra - dice il generale - in cui "la tecnologia rappresenta la nostra arma", e' condotta da un esercito che "non nasce per fare burocrazia ma per prepararsi alla guerra che non vuole" e, per questo, deve affrontare "una sfida culturale non semplice" in cui "e' centrale guidare i giovani verso i loro sogni e formare comandanti con capacita' umane e decisionali adeguate".
Rileviamo innanzitutto alcune macroscopiche contraddizioni nelle sue parole.
Sviluppo tecnologico militare e cultura vengono erroneamente accomunate nel loro significato: lo sviluppo della tecnica militare da secoli persegue sempre gli stessi obiettivi, cioe' distruggere e uccidere, pertanto il pensiero e' rimasto lo stesso, espressione di una "cultura" bellica che non e' cambiata.
Se i giovani sono il futuro, perche' insegnar loro come uccidere e distruggere, sapendo che possono a loro volta essere uccisi? Quale futuro c'e' nell'uccidere altre persone? Altri giovani, in altre scuole di altri paesi apprendono le stesse cose con le medesime finalita': e' una spirale senza fine di violenza e di odio (si', perche' devi saper odiare per poter uccidere!).
La vera sfida culturale e' quella di spezzare questa spirale di violenza: innovazione e' creativita', e' costruire ponti tra i popoli, creare dialoghi (pensieri, parole, esempi, non armi e munizioni!) e insieme cercare soluzioni ai problemi.
Questo e' costruire una nuova Cultura, questo e' Progresso!
Se i giovani sono "la locomotiva del cambiamento" perche' addestrarli militarmente? Quale futuro prefigura un simile insegnamento se non sofferenze, lutti, macerie? Tolstoj diceva "se soffri sei vivo, se senti la sofferenza degli altri sei umano": quanta umanita' c'e' ancora in coloro i cui "sogni" dovrebbero essere quelli di uccidere e distruggere in modo sempre piu' efficace?
"Bisogna sviluppare il ragionamento e pensare fuori dagli schemi" - sostiene il generale - ma l'esercito e' uno schema, da secoli, una somma di schemi precisi, rigidi, e c'e' un solo modo per veramente progredire come umanita': sostituirlo con una Cultura della Pace, dell'ascolto e del rispetto reciproco.
Tutte queste contraddizioni nascondono quella piu' grande e apocalittica: la guerra del terzo millennio e' la coagulazione di quei pezzi (piu' volte citati da papa Francesco) che condurrebbero alla terza guerra mondiale, destinata a  impiegare armi nucleari che porterebbe alla distruzione dell'intero pianeta. La "dedizione e passione" che il generale fa intravedere ai nuovi comandanti, se finalizzate a tale insano progetto, diventano allora un inganno, una trappola per convincerci dell'ineluttabilita' della guerra, che calpesta il diritto costituzionale e quello internazionale, contro i desideri e gli interessi dei popoli (di cui fanno parte gli stessi militari e le loro famiglie), a solo vantaggio delle lobbies delle armi e della finanza transnazionale (sono queste a "volere" la guerra a ogni costo).
Denunciamo dunque parole, pensieri e azioni guerrafondaie, diciamo, con papa Francesco, che "non dobbiamo assuefarci alla guerra", ribadiamo il nostro sostegno agli obiettori di coscienza (siano essi russi, ucraini, israeliani o palestinesi) e sottolineiamo la necessita' e l'urgenza di sviluppare una Difesa Popolare Nonviolenta quale alternativa alla difesa armata.

3. REPETITA IUVANT. ISRAELE, ITALIA, PALESTINA: DICHIARAZIONE CONGIUNTA DI OBIEZIONE ALLA GUERRA DI TRE MOVIMENTI PACIFISTI E NONVIOLENTI
[Dal Movimento Nonviolento riceviamo e diffondiamo]

Israele, Palestina e Italia, uniti contro la guerra. Mesarvot, Community Peacemaker Teams e Movimento Nonviolento. E' scritta in arabo, ebraico, italiano, la Dichiarazione congiunta dei tre movimenti pacifisti che lavorano come "gruppo misto" di obiezione alla guerra. Il documento, che a livello internazionale viene diffuso in inglese, non e' il solito appello, ma un'assunzione di responsabilita' e impegno a sostenere azioni concrete nei prossimi mesi in Italia, in Israele e Palestina, chiedendo il sostegno (morale, economico, operativo) di tutti coloro che vogliono favorire un processo di pace. Il testo e' uno dei frutti del lavoro di solidarieta' internazionale che un recente tour in Italia di obiettori israeliani e resistenti nonviolenti palestinesi, sostenuto dalla Campagna di Obiezione alla Guerra e promosso dal Movimento Nonviolento con le associazioni israelo-palestinesi Mesarvot e Community Peacemaker Teams, ha generato. L'obiezione di coscienza, con il rifiuto del servizio militare, della violenza terroristica e di stato, e' il cuore della scelta nonviolenta per trovare una via d'uscita dalla guerra.
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Israele, Italia, Palestina: Dichiarazione congiunta per un comune lavoro di pace a partire dall'obiezione alla guerra
La violenza genera violenza, il sangue chiama altro sangue, e noi siamo determinati a spezzare questo ciclo che altrimenti conduce alla morte e alla distruzione reciproca di tutti. Siamo obiettori di coscienza e resistenti nonviolenti che hanno scelto la nonviolenza, convinti che sia per noi la forma migliore di resistenza al male, a difesa della vita, della giustizia e dei diritti di tutti.
Attraverso l'obiezione di coscienza e la resistenza nonviolenta, lavoriamo per ripristinare la giustizia per tutti, dalla quale puo' sorgere la pace. E la pace, a sua volta, promuovera' la giustizia e il rispetto del diritto. "Giustizia e pace si baceranno", e' scritto nei testi sacri per ebrei, cristiani e musulmani.
Gia' lavoriamo insieme - israeliani, palestinesi, italiani - per difendere il diritto umano fondamentale all'obiezione di coscienza e il diritto di tutti a vivere in pace e liberta'. Le armi e le voci dell'odio devono tacere per lasciare spazio alla verita' e alla riconciliazione. Chiediamo un immediato cessate il fuoco, che noi stessi abbiamo gia' attuato, lavorando insieme come gruppi misti per dimostrare che la collaborazione, anche in mezzo a una radicata oppressione, puo' piantare i semi di un futuro piu' giusto e pacifico.
Conosciamo la forza della nonviolenza come stile di vita e come potenza capace di contrastare l'ingiustizia, la violenza e la guerra. Lavoriamo sia per resistere nonviolentemente alla guerra sia per favorire trasformazioni sociali, promuovendo una cultura di pace. Crediamo nella liberta', nella democrazia e nei diritti umani, e ci impegniamo per un rispetto reciproco tra i nostri popoli.
La coscienza individuale e' una difesa contro la propaganda di guerra e puo' proteggere i civili dal coinvolgimento in guerre di conquista e oppressione. Faremo tutto cio' che e' in nostro potere per proteggere il diritto umano all'obiezione di coscienza al servizio militare nelle nostre comunita'.
L'occupazione militare israeliana della terra destinata al popolo palestinese e' da lungo tempo fonte di oppressione, una violazione del diritto internazionale e dei diritti fondamentali dei palestinesi: il diritto di esistere come persone libere e sovrane. Questa occupazione, che ha causato profonde ingiustizie e sofferenze insostenibili, e' aggravata da altre forme di violenza contro civili inermi, a cui si risponde con la brutalita' delle stragi di civili innocenti a Gaza, alimentando la spirale di odio e vendetta: finche' esiste l'oppressione, la resistenza persistera'. Per interrompere questo ciclo vizioso, e' necessario abolire il sistema di occupazione e apartheid che lo genera.
Tutto questo deve finire. Ci sentiamo uniti e siamo solidali con chi soffre per qualsiasi guerra nel mondo oggi.
Community Peacemaker Teams – Palestine
Mesarvot – Israel
Movimento Nonviolento – Italia

4. REPETITA IUVANT. MOVIMENTO NONVIOLENTO: OBIEZIONE ALLA GUERRA, SCRIVIAMOLO SU TUTTI I MURI
[Riceviamo e diffondiamo]

La Campagna di Obiezione alla guerra presenta un nuovo strumento operativo: un poster diffuso a livello nazionale.
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La Campagna di Obiezione alla guerra presenta un nuovo strumento operativo:
un poster diffuso a livello nazionale con il simbolo del fucile spezzato e la scritta "Con la nonviolenza: per cessare il fuoco bisogna non sparare, per fermare la guerra bisogna non farla".
Il volantone, inviato a tutti gli iscritti e ai Centri del Movimento Nonviolento, agli abbonati alla rivista Azione nonviolenta e a tutti coloro che ne faranno richiesta, rilancia la Dichiarazione di obiezione di coscienza rivolta a chi rifiuta la chiamata alle armi e contiene tutte le informazioni su quanto realizzato finora a sostegno degli obiettori di coscienza di Russia, Ucraina, Bielorussia, Israele e Palestina, e i prossimi obiettivi che la Campagna vuole raggiungere.
Sono ormai centinaia di migliaia gli obiettori, disertori, renitenti alla leva che nei luoghi di guerra, rifiutano le armi e la divisa, negandosi al reclutamento militare, ripudiando il proprio esercito senza passare a quello avverso. Alcuni affrontano processo e carcere, altri espatriano, altri ancora scappano o si nascondono. Il Movimento Nonviolento ha scelto di stare dalla loro parte, di sostenerli concretamente, di difendere il loro diritto umano alla vita e alla pace, e di chiedere all'Unione Europea e al Governo italiano di riconoscere, per loro e per chi firma la Dichiarazione, lo "status" di obiettori di coscienza.
La Campagna si sviluppa su due direttrici:
- la raccolta fondi per sostenere nelle loro attivita' i movimenti nonviolenti di Russia, Bielorussia, Ucraina, Israele e Palestina, le spese legali per i processi che obiettori e nonviolenti di quei paesi subiscono, per aiutare chi espatria per non farsi arruolare, per gli strumenti di informazione necessari a diffondere la scelta dell'obiezione;
- la diffusione della Dichiarazione di Obiezione di coscienza alla guerra e alla sua preparazione, il rifiuto della chiamata alle armi e fin da ora della futura mobilitazione militare. La procedura e' semplice: si compila e si sottoscrive la Dichiarazione (per tutti, giovani o adulti, donne e uomini ) rivolta ai Presidenti della Repubblica e del Consiglio.
Sul sito del Movimento Nonviolento azionenonviolenta.it alla voce Obiezione alla guerra si trovano tutti gli aggiornamenti e la possibilita' di adesione e contribuzione.
Movimento Nonviolento
Settembre 2024
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Movimento Nonviolento
via Spagna, 8, 37123 Verona
Tel 045 8009803
Cell. 348 2863190
www.nonviolenti.org
www.azionenonviolenta.it
per sostegno e donazioni
Iban IT35 U 07601 11700 0000 18745455

5. INCONTRI. UN INCONTRO A VITERBO PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER

La mattina di venerdi' 20 dicembre 2024 a Viterbo, presso il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera", si e' tenuto un incontro di solidarieta' con Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 48 anni prigioniero innocente.
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Un appello per Leonard Peltier
E' stato rinnovato ancora una volta l'appello a scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedergli di concedere la grazia ("executive clemency") che restituisca la liberta' a Leonard Peltier, da 48 anni prigioniero innocente, ormai vecchio e gravemente malato.
Di seguito il testo dell'appello.
Chiediamo di scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America chiedendogli che conceda la grazia a Leonard Peltier.
E' prerogativa del Presidente degli Stati Uniti concedere la grazia ad alcuni detenuti, ed e' consuetudine che lo faccia approssimandosi il termine del mandato.
Non c'e' bisogno di aggiungere cio' che chiunque gia' sa.
Per scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America e' sufficiente collegarsi al sito della Casa Bianca alla pagina web: https://www.whitehouse.gov/contact/
Compilare quindi gli item successivi:
- alla voce MESSAGE TYPE: scegliere Contact the President
- alla voce PREFIX: scegliere il titolo corrispondente alla propria identita'
- alla voce FIRST NAME: scrivere il proprio nome
- alla voce SECOND NAME: si puo' omettere la compilazione
- alla voce LAST NAME: scrivere il proprio cognome
- alla voce SUFFIX, PRONOUNS: si puo' omettere la compilazione
- alla voce E-MAIL: scrivere il proprio indirizzo e-mail
- alla voce PHONE: scrivere il proprio numero di telefono seguendo lo schema 39xxxxxxxxxx
- alla voce COUNTRY/STATE/REGION: scegliere Italy
- alla voce STREET: scrivere il proprio indirizzo nella sequenza numero civico, via/piazza
- alla voce CITY: scrivere il nome della propria citta' e il relativo codice di avviamento postale
- alla voce WHAT WOULD YOU LIKE TO SAY? [Cosa vorresti dire?]: scrivere un breve testo (di seguito una traccia utilizzabile):
"Egregio Presidente degli Stati Uniti d'America,
le scriviamo per chiederle di concedere la grazia presidenziale a Leonard Peltier.
Come lei sa, Leonard Peltier ha gia' subito 48 anni di carcere per un delitto che non ha commesso.
E' vecchio, e' gravemente malato, le sue patologie non possono essere adeguatamente curate in carcere.
La sua liberazione e' stata chiesta da Nelson Mandela, da madre Teresa di Calcutta, dal Dalai Lama, da papa Francesco, da Amnesty International, dal Parlamento Europeo, dall'Onu, da milioni di persone di tutto il mondo.
Egregio Presidente degli Stati Uniti d'America,
conceda la grazia a Leonard Peltier.
Restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Distinti saluti".
Care amiche e cari amici,
vi preghiamo di scrivere al piu' presto, e vi preghiamo anche di diffondere ulteriormente questo appello.
Free Leonard Peltier.
Mitakuye Oyasin.
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Per saperne di piu' su Leonard Peltier
Leonard Peltier e' un illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 48 anni prigioniero innocente.
Segnaliamo alcuni materiali di documentazione in lingua italiana disponibili nella rete telematica:
https://sites.google.com/view/viterboperleonardpeltier/home-page
https://sites.google.com/view/vetralla-per-peltier-2021/home-page
https://sites.google.com/view/vetrallaperpeltier2022/home-page
https://sites.google.com/view/vetrallaperleonardpeltier2023/home-page
https://sites.google.com/view/vetralla-per-peltier-2024/home-page
Segnaliamo anche alcune pubblicazioni a stampa in italiano e in inglese particolarmente utili:
- Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Pomezia (Roma) 1996 (ora Roberto Massari Editore, Bolsena Vt).
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002.
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
Segnaliamo inoltre che nella rete telematica e' disponibile una notizia sintetica in italiano dal titolo "Alcune parole per Leonard Peltier":
https://lists.peacelink.it/nonviolenza/2022/03/msg00001.html
Sempre nella rete telematica e' disponibile anche una piu' ampia ed approfondita bibliografia ragionata dal titolo "Dieci libri piu' uno che sarebbe bene aver letto per conoscere la vicenda di Leonard Peltier (e qualche altro minimo suggerimento bibliografico)":
https://lists.peacelink.it/nonviolenza/2022/09/msg00064.html
Ancora nella rete telematica segnaliamo una lettera "ad adiuvandum" alla "United States Parole Commission" del 22 giugno 2024:
https://lists.peacelink.it/nonviolenza/2024/06/msg00055.html
Segnaliamo anche che in queste settimane il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo pubblica un notiziario telematico quotidiano con la testata "Non muoia in carcere Leonard Peltier" che propone iniziative e materiali.
Segnaliamo infine l'attuale sito ufficiale del Comitato di solidarieta' con Leonard Peltier, il "Free Leonard Peltier Ad Hoc Committee": www.freeleonardpeltiernow.org
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Alcuni ulteriori contatti utili per informazioni dirette sulle iniziative attualmente in corso in Italia e in Europa per Leonard Peltier
Per informazioni sulle principali iniziative italiane contattare Andrea De Lotto, tel. 3490931155, e-mail: bigoni.gastone at gmail.com
Vi e' anche un gruppo su facebook: Free Leonard Peltier Italy: https://www.facebook.com/groups/1051622359691101
Un sito che fornisce preziose informazioni aggiornate sulle iniziative in Europa (in tedesco e in inglese) e' www.leonardpeltier.de
Un riferimento fondamentale in Italia e' anche l'ottima rivista "Tepee" e la storica associazione Soconas-Incomindios: per contatti scrivere o telefonare alla professoressa Naila Clerici: cell. 3478207381, e-mail: naila.clerici at soconasincomindios.it, facebook: facebook.com/pages/Soconas-Incomindios/,  youtube: https://www.youtube.com/channel/UC1jno1fq2G_HnMd50IG0hww
Ricordiamo infine ancora una volta che il sito ufficiale (in inglese) del Comitato di solidarieta' con Leonard Peltier, il "Free Leonard Peltier Ad Hoc Committee", e' www.freeleonardpeltiernow.org

6. REPETITA IUVANT. UNA LETTERA "AD ADIUVANDUM" ALLA "UNITED STATES PAROLE COMMISSION" (GIUGNO 2024)

Alla United States Parole Commission
USParole.questions at usdoj.gov
e per opportuna conoscenza:
al Procuratore Generale degli Stati Uniti d'America (United States Attorney General)
https://www.justice.gov/doj/webform/your-message-department-justice
al Presidente degli Stati Uniti d'America
https://www.whitehouse.gov/contact/
ai legali che assistono il signor Leonard Peltier
ksharp at sanfordheisler.com
jenipherj at forthepeoplelegal.com
ai mezzi d'informazione
Oggetto: Una lettera "ad adiuvandum" alla "United States Parole Commission", a confutazione delle affermazioni non veritiere contenute in una lettera del 7 giugno 2024 del signor Christopher Wray, direttore dell'FBI, in danno del signor Leonard Peltier.
Gentilissime signore e gentilissimi signori della United States Parole Commission,
avendo letto la lettera inviatavi dal signor Christopher Wray, direttore dell'FBI, in data 7 giugno 2024, che in danno del signor Leonard Peltier contiene affermazioni non veritiere ed omissioni tali da configurare un palese tentativo di indurvi a commettere un sesquipedale errore di valutazione ed una clamorosa ingiustizia, mi sono determinato ad inviarvi questa lettera "pro veritate atque pro bono publico" a confutazione di quella del signor Wray.
*
1. La lettera del signor Wray del 7 giugno 2024
il signor Wray, direttore dell'FBI, ha inviato in data 7 giugno 2024 una lettera alla Presidente della "United States Parole Commission".
Il testo di tale lettera e' pubblicato nel sito dell'FBI (ww.fbi.gov).
Scopo della lettera del signor Wray e' esprimere la contrarieta' dell'FBI alla concessione della "liberta' sulla parola" al signor Peltier (come e' noto, la "United States Parole Commission" ha tenuto il 10 giugno 2024 una lungamente attesa udienza in merito, ed il definitivo pronunciamento e' previsto entro il primo luglio 2024).
Il signor Peltier e' un uomo ormai ottantenne, detenuto da 48 anni per un delitto che non ha commesso, gravemente malato, vittima di una conclamata persecuzione e di un clamoroso errore giudiziario, la cui liberazione e' stata richiesta da personalita' illustri come Nelson Mandela e madre Teresa di Calcutta, da prestigiosi movimenti umanitari come Amnesty International, da istituzioni internazionali come un'apposita Commissione dell'Onu e il Parlamento Europeo, da numerosi membri del Congresso degli Stati Uniti d'America.
La lettera del signor Wray e' cosi' strutturata:
a) un incipit che ne anticipa il contenuto e ne presenta la tesi e lo scopo: la tesi che il signor Peltier sia un omicida senza scrupoli e senza rimorsi, e lo scopo che al signor Peltier sia negata la "liberta' sulla parola";
b) una prima parte intesa a riproporre la tesi della colpevolezza del signor Peltier per la morte dei due agenti dell'Fbi Jack Coler e Ronald Williams il 26 giugno 1975 e a confermare la tesi della colpevolezza e pericolosita' del signor Peltier facendo riferimento alle vicende dei suoi tentativi di fuga nel 1975 e nel 1979;
c) una seconda parte intesa a ribadire la tesi che il signor Peltier sia un omicida senza rimorsi (poiche' ha continuato a dichiararsi innocente);
d) una terza parte intesa a ricordare come parenti e colleghi degli agenti Coler e Williams nutrano ancora un profondo cordoglio per la morte dei loro congiunti, colleghi ed amici, e un risentimento nei confronti del signor Peltier credendolo responsabile della loro morte;
e) un explicit che ne riassume il contenuto e nuovamente ne enuncia la tesi e lo scopo gia' esposti nell'incipit.
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2. Le affermazioni non veritiere del signor Wray e la loro confutazione
Il senso e il fine della lettera del signor Wray sono espressi con assoluta chiarezza nell'incipit e nell'explicit della stessa.
La lettera del signor Wry si apre con queste parole: "I write on behalf of the entire FBI family to express our adamant opposition to Leonard Peltier's latest application for parole. Peltier is a remorseless killer who brutally murdered two of our own before embarking on a violent flight from justice. His crimes also include a post-conviction escape from federal custody, during which he and his crew fired shots at prison employees. Throughout the years, Peltier has never accepted responsibility or shown remorse. He is wholly unfit for parole. To release Peltier now would significantly "depreciate the seriousness of his offense" and "promote disrespect for the law"".
E si conclude con queste parole: "Given the overwhelming and unassailable evidence of his guilt, the brutality of his crimes, and his persistent refusal to accept responsibility, I urge you in the strongest terms possible to deny Peltier's application for parole. To afford him release after what he did and how he has conducted himself since would most certainly "depreciate the seriousness of his offense [and] promote disrespect for the law". Peltier is right where he belongs, serving consecutive life sentences for his cold-blooded murder of Jack and Ron".
Orbene, il signor Wray non scrive il vero.
*
2.1. Non e' vero che la "colpevolezza" del signor Peltier sia stata provata ("the overwhelming and unassailable evidence of his guilt").
Non vi sono ne' testimonianze ne' prove che dimostrino la sua colpevolezza.
Ci sono state invece cosiddette "testimonianze" dimostratesi false (ed estorte con la manipolazione e la violenza a persona in condizioni di fragilita', disagio e paura) e cosiddette "prove" dimostratesi altrettanto false: e' grazie a queste falsita' che fu ottenuta l'iniqua condanna del signor Peltier.
E' del tutto evidente che se vi fossero state testimonianze vere e prove autentiche a carico del signor Peltier, l'Fbi non avrebbe dovuto "fabbricarne" di false.
La fabbricazione di "testimonianze" false e di "prove" false e' dunque essa stessa la dimostrazione ulteriore e definitiva dell'inesistenza di testimonianze e prove contro il signor Peltier.
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2.2. Non e' vero che il signor Peltier abbia dimostrato "brutalita'" commettendo "crimini" ("the brutality of his crimes").
Il signor Peltier semplicemente non ha commesso i crimini a lui falsamente attribuiti per cui e' stato ingiustamente condannato.
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2.3. Non e' vero che il signor Peltier rifiuti di riconoscere le sue responsabilita' ("his persistent refusal to accept responsibility").
Il signor Peltier, essendo innocente, ha anzi rivendicato pienamente le sue autentiche responsabilita' di difensore del suo popolo vittima in quel lasso di tempo dei crimini degli squadroni della morte dei "Goons" e del famigerato programma Cointelpro (che si concretizzo' anche nella realizzazione da parte dell'Fbi di atti illegali e violenti, giungendo fino all'omicidio di difensori dei diritti dei neri e dei nativi).
Per le sue effettive responsabilita' il signor Peltier meritava non di essere perseguitato ed imprigionato, ma di essere encomiato ed onorato.
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2.4. Non e' vero che il signor Peltier "sminuisca la gravita' del suo reato" ("depreciate the seriousness of his offense").
Il signor Peltier semplicemente non ha commesso quel reato per cui e' stato ingiustamente condannato.
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2.5. Non e' vero che il signor Peltier "promuova l'inosservanza della legge" ("promote disrespect for the law").
E' vero piuttosto l'esatto contrario: sono i suoi persecutori che hanno promosso e promuovono il disprezzo e l'infrazione della legge.
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In conclusione: il signor Wray propala asserzioni non veritiere.
E con tali asserzioni non veritiere tenta di indurre la "United States Parole Commission" a commettere una patente ingiustizia in danno del signor Peltier, in danno della verita', in danno del diritto, e quindi altresi' in danno del bene pubblico.
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3. Le omissioni del signor Wray e la loro esplicitazione
Nella sua lettera il signor Wray esprime cordoglio per la morte degli agenti Coler e Williams, ma omette del tutto di ricordare che quel 26 giugno 1975 nella riserva di Pine Ridge, nel terreno di proprieta' della famiglia Jumping Bull che ospitava i militanti dell'American Indian Movement, fu ucciso nel corso dell'assalto da parte dell'FBI e delle truppe sue fiancheggiatrici anche un giovane militante dell'American Indian Movement, il signor Joe Stuntz: per la morte del signor Stuntz non vi fu alcun processo, ed il suo assassinio e' restato del tutto impunito, come restarono impuniti molti altri omicidi di nativi commessi in quel periodo.
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3.1. L'omissione del ricordo dell'uccisione del signor Stuntz nella lettera del signor Wray ha una funzione precisa: occultare il fatto che quel giorno vi fu un assalto armato dell'FBI nella proprieta' di una famiglia nativa tradizionalista che ospitava i militanti dell'American Indian Movement; che in tale assalto le truppe dell'FBI e fiancheggiatrici spararono innumerevoli colpi di arma da fuoco contro i nativi; e che i nativi si batterono per legittima difesa, per salvare le proprie vite che percepirono essere minacciate di morte, come prova l'uccisione del signor Stuntz.
L'omissione del ricordo dell'uccisione del signor Stuntz peraltro non e' l'unica omissione della lettera del signor Wray.
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3.2. Il signor Wray omette di ricordare che nella riserva di Pine Ridge all'epoca, e da anni, i veri e propri squadroni della morte denominati "Goons" avevano imposto un regime di terrore nei confronti dei nativi tradizionalisti: i "Goons" avevano ripetutamente ed impunemente assassinato molti nativi tradizionalisti.
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3.3. Il signor Wray omette di ricordare che nel 1975 i militanti dell'American Indian Movement erano li' proprio su richiesta della popolazione locale per difenderla dalla ferocia assassina dei "Goons".
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3.4. Il signor Wray omette di ricordare che l'FBI conduceva all'epoca una politica non solo di effettuale favoreggiamento ma anche di esecuzione diretta della violenza contro i nativi che difendevano la loro cultura e rivendicavano i loro diritti: in quel torno di tempo l'FBI era impegnata nel famigerato programma "Cointelpro" che consisteva nel colpire con la massima violenza - e finanche con omicidi mirati - i militanti dei movimenti che difendevano i diritti umani dei neri e dei nativi americani come il Black Panther Party e l'American Indian Movement.
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3.5. Il signor Wray omette di ricordare che gli agenti dell'FBI Coler e Williams il 26 giugno 1975 erano penetrati nella proprieta' della famiglia Jumping Bull armati e alla guida di auto senza segni di identificazione, scatenando il conflitto a fuoco.
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3.6. il signor Wray omette di ricordare che poco dopo l'inizio del conflitto a fuoco penetrarono nell'area innumerevoli altri uomini armati sia dell'FBI, sia di forze fiancheggiatrici, costringendo i nativi tradizionalisti e i militanti dell'American Indian Movement a una disperata resistenza e successivamente a una disperata fuga per poter restare in vita.
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3.7. Il signor Wray omette di ricordare che l'FBI in un primo momento attribui' l'uccisione degli agenti Coler e Williams a quattro nativi: i signori Dino Butler, Jimmy Eagle, Leonard Peltier e Bob Robideau; i signori Butler e Robideau furono arrestati e processati per primi (a Cedar Rapids, nello Iowa, nel giugno-luglio 1976) e furono assolti per aver agito per legittima difesa (ed e' evidente che il riconoscimento di aver agito per legittima difesa era da intendersi esteso a tutti i nativi che presero parte al conflitto); dopo questa sconfitta in tribunale l'Fbi rinuncio' a perseguire il signor Eagle e concentro' tutte le accuse sul solo signor Peltier, ed ottenutane nel dicembre 1976 l'estradizione dal Canada (dove il signor Peltier si era rifugiato) grazie ad affidavit scandalosamente menzogneri, il signor Peltier fu processato nel 1977 non a Cedar Rapids ma a Fargo, in North Dakota, in una citta' di forti tradizioni razziste, in un'atmosfera di pesante intimidazione e con una giuria di soli bianchi: il signor Peltier fu quindi condannato sulla base di cosiddette "testimonianze" dimostratesi false ed estorte con l'intimidazione, e di cosiddette "prove" dimostratesi altrettanto false.
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3.8. Il signor Wray omette di ricordare che l'estradizione del signor Peltier dal Canada negli USA fu ottenuta con affidavt menzogneri estorti alla signora Myrtle Poor Bear che dichiaro' il falso perche' intimidita dall'FBI.
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3.9. Il signor Wray omette di ricordare che la "prova" del cosiddetto "fucile di Peltier", che fu presentata come decisiva, era falsa.
Soltanto successivamente la difesa del signor Peltier grazie al "Freedom of Information Act" (FOIA) ebbe accesso ai documenti che l'FBI aveva tenuto segreti e scopri' infine la verita': che la "prova" era falsa, e che l'FBI ne era pienamente consapevole.
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3.10. Il signor Wray omette di ricordare che la fuga in Canada del signor Peltier fu determinata dal pericolo che la sua vita correva.
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3.11. Il signor Wray omette di ricordare che in carcere il signor Peltier seppe che vi era un piano per ucciderlo, e che questo motivo' la sua evasione di breve durata nel 1979, evasione che con tutta probabilita' gli salvo' la vita.
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3.12. Il signor Wray omette di ricordare che lungo quasi cinquanta anni di detenzione il signor Peltier non solo ha svolto una intensa attivita' in favore dei diritti dei detenuti - ad esempio quello alla liberta' religiosa -, ma ha anche costantemente espresso un importante sostegno alle lotte nonviolente in difesa dei popoli nativi, dei diritti umani e della natura; ha promosso e sostenuto iniziative educative e di assistenza sociale; e' sempre piu' divenuto una figura di riferimento a livello mondiale nell'impegno per i diritti dei popoli nativi, per i diritti umani di tutti gli esseri umani, per la difesa del mondo vivente.
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3.13. Il signor Wray omette di ricordare anche cio' che piu' conta in relazione alla concessione della "liberta' sulla parola": ovvero le gravi condizioni di salute del signor Peltier e il fatto che il regime carcerario non consente cure adeguate per le patologie da cui e' affetto.
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3.14. Ed infine il signor Wray, che scrive nel 2024, omette di ricordare il pronunciamento della Commissione giuridica ad hoc dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) che nel 2022 dopo una ricognizione dell'intera vicenda giudiziaria del signor Peltier ha concluso chiedendone la liberazione.
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In conclusione: perche' tutte queste omissioni?
E' fin troppo ovvio: perche' ricordare questi fatti avrebbe radicalmente smentito la distorta ricostruzione e le non veritiere tesi propugnate dal signor Wray.
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4. Alcuni artifici retorici del signor Wray
Nella sua lettera oltre alle citate affermazioni non veritiere e alle citate omissioni il signor Wray fa uso di alcuni artifici retorici di cui e' evidente la finalita' suggestiva e quindi ingannevole.
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4.1. Alcuni fatti vengono interpretati rovesciandone il significato: la fuga del signor Peltier in Canada per salvare la propria vita e' presentata dal signor Wray come una mera rocambolesca impresa criminale.
Ugualmente come una mera e insensata impresa criminale viene presentata l'evasione (di brevissima durata) nel 1979 del signor Peltier che aveva invece come motivazione la consapevolezza dell'esistenza di un piano per ucciderlo in carcere, e che quindi anch'essa verosimilmente ha salvato la vita del signor Peltier.
Il signor Wray non puo' ignorare che il diritto a salvare la propria vita prevale su ogni altro.
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4.2. Alcune citazioni frammentarie e decontestualizzate sono utilizzate al fine di far sembrare fondate su dati oggettivi tesi che invece in realta' sono state pienamente smentite.
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4.3. il dolore dei familiari e dei colleghi di Coler e Williams e' strumentalizzato a fini di ingiustizia.
Il dolore dei familiari, dei colleghi e degli amici delle vittime merita rispetto e condivisione; utilizzarlo per fomentare il risentimento nei confronti di un innocente non e' invece ammissibile; e peggio ancora strumentalizzarlo per cercare di indurre a commettere un'ingiustizia nei confronti di un innocente.
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5. Il dolore espresso dal signor Peltier per tutte le vittime
Un'ultima malevola illazione suggerita implicitamente dalla lettera del signor Wray occorre smentire: quella che pretende di descrivere il signor Peltier come un uomo insensibile che non prova alcun dolore per le vittime del conflitto a fuoco del 26 giugno 1975.
Ancora una volta e' vero l'esatto contrario.
Il signor Peltier nel suo libro autobiografico (che ha avuto grande diffusione ed e' stato tradotto anche in francese, italiano, spagnolo e tedesco) ha scritto nobili e luminose parole di cordoglio e di vicinanza ai familiari delle vittime.
Mi sia consentita un'integrale citazione.
Ha scritto il signor Peltier: "Non ho scuse da porgere, solo tristezza. Non posso scusarmi per quello che non ho fatto. Ma posso provare dolore, e lo faccio. Ogni giorno, ogni ora, soffro per quelli che sono morti nello scontro di Oglala del 1975 e per le loro famiglie - per le famiglie degli agenti dell'Fbi Jack Coler e Ronald Williams e, si', per la famiglia di Joe Killsright Stuntz, la cui morte per una pallottola a Oglala quello stesso giorno, cosi' come le morti di centinaia di altri indiani a Pine Ridge in quel terribile periodo, non e' mai stata oggetto di inchiesta. Mi piange il cuore nel ricordare la sofferenza e la paura nella quale molta della mia gente fu costretta a vivere a quel tempo, la stessa sofferenza e paura che quel giorno spinse me e gli altri a Oglala per difendere chi era indifeso.
Provo pena e tristezza anche per la perdita subita dalla mia famiglia perche', in qualche misura, quel giorno sono morto io stesso. Sono morto per la mia famiglia, per i miei bambini, per i miei nipoti, per me stesso. Sopravvivo alla mia morte da oltre due decenni.
Quelli che mi hanno messo qui e che mi tengono qui sapendo della mia innocenza avranno una magra consolazione dalla loro indubbia rivincita, che esprime chi essi sono e cio' che sono. Ed e' la piu' terribile rivincita che potessi immaginare.
Io so chi sono e quello che sono. Sono un indiano, un indiano che ha osato lottare per difendere il suo popolo. Io sono un uomo innocente che non ha mai assassinato nessuno, ne' inteso farlo. E, si', sono uno che pratica la Danza del Sole. Anche questa e' la mia identita'. Se devo soffrire in quanto simbolo del mio popolo, allora soffro con orgoglio.
Non cedero' mai.
Se voi, parenti e amici degli agenti che morirono nella proprieta' degli Jumping Bull, ricaverete qualche tipo di soddisfazione dal mio essere qui, allora posso almeno darvi questo, nonostante non mi sia mai macchiato del loro sangue. Sento la vostra perdita come mia. Come voi soffro per quella perdita ogni giorno, ogni ora. E cosi' la mia famiglia. Anche noi conosciamo quella pena inconsolabile. Noi indiani siamo nati, viviamo, e moriamo con quell'inconsolabile dolore. Sono ventitre' anni oggi che condividiamo, le vostre famiglie e la mia, questo dolore; come possiamo essere nemici? Forse e' con voi e con noi che il processo di guarigione puo' iniziare. Voi, famiglie degli agenti, certamente non avevate colpa quel giorno del 1975, come non l'aveva la mia famiglia, eppure voi avete sofferto tanto quanto, anche piu' di chiunque era li'. Sembra sia sempre l'innocente a pagare il prezzo piu' alto dell'ingiustizia. E' sempre stato cosi' nella mia vita.
Alle famiglie di Coler e Williams che ancora soffrono mando le mie preghiere, se vorrete accettarle. Spero lo farete. Sono le preghiere di un intero popolo, non solo le mie. Abbiamo molti dei nostri morti per cui pregare e uniamo la nostra amarezza alla vostra. Possa il nostro comune dolore essere il nostro legame.
Lasciate che siano quelle preghiere il balsamo per la vostra pena, non la prolungata prigionia di un uomo innocente.
Vi assicuro che se avessi potuto evitare quello che avvenne quel giorno, la vostra gente non sarebbe morta. Avrei preferito morire piuttosto che permettere consapevolmente che accadesse cio' che accadde. E certamente non sono stato io a premere il grilletto che l'ha fatto accadere. Che il Creatore mi fulmini ora se sto mentendo. Io non riesco a vedere come il mio stare qui, separato dai miei nipoti, possa riparare alla vostra perdita.
Vi giuro, sono colpevole solo di essere un indiano. E' questo il motivo per cui sono qui" (Leonard Peltier, Prison Writings: My Life is my Sun Dance, St. Martin's Griffin, New York 1999, pp. 13-15).
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6. Una minima postilla bibliografica
A sostegno di quanto fin qui esposto e piu' in generale per approfondire la conoscenza e la comprensione della vicenda del signor Peltier segnalo come particolarmente utili (per motivi diversi, ovviamente) le seguenti pubblicazioni:
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, Agents of Repression: The FBI's Secret Wars Against the Black Panther Party and the American Indian Movement, South End Press, Boulder, Colorado, 1988, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, The COINTELPRO Papers: Documents from the FBI's Secret Wars Against Dissent in the United States, South End Press, Boulder, Colorado, 1990, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Roxanne Dunbar-Ortiz, An Indigenous Peoples' History of the United States, Beacon Press, Boston 2014.
- Steve Hendricks, The Unquiet Grave: The FBI and the Struggle for the Soul of Indian Country, Thunder's Mouth Press, New York 2006.
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002.
- Michael Koch e Michael Schiffmann, Ein leben fur Freiheit. Leonard Peltier und der indianische Widerstand, TraumFaenger Verlag, Hohenthann 2016.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison Writings: My Life is my Sun Dance, St. Martin's Griffin, New York 1999.
- Michael E. Tigar, Wade H. McCree, Leonard Peltier, Petitioner, v. United States. U.S. Supreme Court transcript of record with supporting pleading, Gale MOML U.S. Supreme Court Records, 1978 e successive ristampe.
- Joseph H. Trimbach e John M. Trimbach, American Indian Mafia: An FBI Agent's True Story About Wounded Knee, Leonard Peltier, and the American Indian Movement (AIM), Outskirts Press, Denver 2009.
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Gentilissime signore e gentilissimi signori della United States Parole Commission,
con questa lettera si e' voluto esplicitare:
a) che la lettera del signor Wray del 7 giugno 2024 contiene gravi affermazioni non veritiere in danno del signor Peltier;
b) che la stessa omette di riferire fatti di decisiva importanza per la corretta intellezione degli accadimenti e l'adeguata ricostruzione della verita' effettuale;
c) che pertanto essa non solo non e' un utile contributo ai vostri lavori, ma anzi un tentativo di indurvi in errore.
Inviandovi questa confutazione della lettera del signor Wray credo di far cosa doverosa e utile; spero che vi pervenga in tempo affinche' possiate e vogliate tenerne conto come di un contributo "ad adiuvandum".
Dixi, et salvavi animam meam.
Vogliate gradire distinti saluti e fervidi auguri di buon lavoro e di una saggia, giusta, benefica decisione,
Peppe Sini
responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo (Italia), 22 giugno 2024

7. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Letture
- AA. VV., L'ultimo giubileo, volume monografico di "Domino. Rivista sul mondo che cambia", n. 12, dicembre 2024, G.O.L., Milano 2024, pp. 144, euro 10.
*
Riletture
- Daniel Barenboim, Edward W. Said, Paralleli e paradossi. Pensieri sulla musica, la politica e la societa', Il Saggiatore, Milano 2004, 2015, pp. 160.
- Edward W. Said, Musica ai limiti, Feltrinelli, Milano 2010, pp. 428.
*
Riedizioni
- Sosuke Natsukawa, il gatto che voleva salvare i libri, Mondadori, Milano 2020, 2024, pp. 220, euro 8,90.

8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

9. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5423 del 23 dicembre 2024
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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