[Nonviolenza] Telegrammi. 5380



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5380 del 10 novembre 2024
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Un incontro su due libri per conoscere l'orrore della "scuole residenziali indiane" negli Stati Uniti e in Canada. Le persone partecipanti scrivono e chiedono di scrivere al Presidente statunitense Biden per chiedere la grazia per Leonard Peltier
2. Cosa possiamo (e dobbiamo) realmente fare contro la guerra in corso in Europa? (aprile 2023)
3. "Costituente Terra": Lettera agli Ebrei della Diaspora
4. Ripetiamo ancora una volta…
5. Segnalazioni librarie
6. La "Carta" del Movimento Nonviolento
7. Per saperne di piu'

1. INCONTRI. UN INCONTRO SU DUE LIBRI PER CONOSCERE L'ORRORE DELLE "SCUOLE RESIDENZIALI INDIANE" NEGLI STATI UNITI E IN CANADA. LE PERSONE PARTECIPANTI SCRIVONO E CHIEDONO DI SCRIVERE AL PRESIDENTE STATUNITENSE BIDEN PER CHIEDERE LA GRAZIA PER LEONARD PELTIER

La mattina di venerdi' 8 novembre 2024 a Cura di Vetralla (Viterbo), per iniziativa del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera", si e' tenuto un incontro di studio su due libri per conoscere l'orrore della "scuole residenziali indiane".
Nel corso dell'incontro sono state illustrate (leggendone e commentandone ampi brani) le seguenti opere:
- Ward Churchill, Kill the Indian, save the Man. The Genocidal Impact of American Indian Residential Schools, City Light Books, San Francisco 2004, pp. LII + 160.
- Raffaella Milandri, Le scuole residenziali indiane. Le tombe senza nome e le scuse di Papa Francesco, Mauna Kea edizioni, San Benedetto del Tronto 2023, pp. 256.
*
Come e' noto, dopo il governo del Canada (che nel 2007 ha anche sostenuto la creazione di una specifica "Commissione per la verita' e la riconciliazione"), e dopo il pontefice cattolico (che nel 2022 ha anche compiuto un "viaggio penitenziale" in Canada incontrando rappresentanze dei popoli nativi americani - in Canada chiamati "Prime Nazioni"), finalmente sul finire dell'ottobre 2024 anche il Presidente statunitense Biden ha chiesto perdono ai popoli nativi nordamericani per 150 anni di violenza etnocida commessa attraverso le sciagurate "scuole residenziali indiane" concepite per distruggere le culture native, rapendo i bambini indiani alle loro famiglie e sottoponendoli a violenze indicibili.
Le "scuole residenziali indiane" hanno costituito un flagrante crimine contro l'umanita'.
Tra le vittime delle "scuole residenziali indiane" vi e' stato anche Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 48 anni prigioniero innocente.
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Al termine dell'incontro e' stato approvato il testo di una lettera successivamente inviata al Presidente statunitense Biden per chiedere la grazia per Leonard Peltier.
E' stato anche approvato e diffuso un appello alle persone di volonta' buona, ai movimenti per i diritti umani ed alle istituzioni democratiche a scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedergli di concedere la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Di seguito il testo della lettera e il testo dell'appello.
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Lettera al Presidente statunitense Biden
Egregio Presidente degli Stati Uniti d'America,
abbiamo apprezzato la sua dichiarazione di scuse ai popoli nativi americani per l'orrore di 150 anni di "scuole residenziali indiane", un abominevole crimine contro l'umanita' commesso dal governo degli Stati Uniti d'America.
Le scriviamo per chiederle di dare un primo concreto seguito a tale dichiarazione concedendo la grazia presidenziale a Leonard Peltier, che delle "scuole residenziali indiane" e' stato una delle vittime.
Come lei sa, Leonard Peltier e' un illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente che ha gia' subito 48 anni di carcere per un delitto che non ha commesso.
E' vecchio, e' gravemente malato, le sue patologie non possono essere adeguatamente curate in carcere.
La sua liberazione e' stata chiesta da Nelson Mandela, da madre Teresa di Calcutta, dal Dalai Lama, da papa Francesco, da Amnesty International, dal Parlamento Europeo, dall'Onu, da milioni di persone di tutto il mondo.
Egregio Presidente degli Stati Uniti d'America,
conceda la grazia a Leonard Peltier.
Restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Distinti saluti,
Le persone partecipanti all'incontro di studio su due libri per conoscere l'orrore della "scuole residenziali indiane" svoltosi a Cura di Vetralla (Viterbo) l'8 novembre 2024
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Appello a scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America
Care amiche e cari amici,
vi proponiamo di scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America chiedendogli che conceda la grazia a Leonard Peltier.
E' prerogativa del Presidente degli Stati Uniti concedere la grazia ad alcuni detenuti, ed e' consuetudine che lo faccia approssimandosi il termine del mandato.
Per scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America e' sufficiente collegarsi al sito della Casa Bianca alla pagina web: https://www.whitehouse.gov/contact/
Compilare quindi gli item successivi:
- alla voce MESSAGE TYPE: scegliere Contact the President
- alla voce PREFIX: scegliere il titolo corrispondente alla propria identita'
- alla voce FIRST NAME: scrivere il proprio nome
- alla voce SECOND NAME: si puo' omettere la compilazione
- alla voce LAST NAME: scrivere il proprio cognome
- alla voce SUFFIX, PRONOUNS: si puo' omettere la compilazione
- alla voce E-MAIL: scrivere il proprio indirizzo e-mail
- alla voce PHONE: scrivere il proprio numero di telefono seguendo lo schema 39xxxxxxxxxx
- alla voce COUNTRY/STATE/REGION: scegliere Italy
- alla voce STREET: scrivere il proprio indirizzo nella sequenza numero civico, via/piazza
- alla voce CITY: scrivere il nome della propria citta' e il relativo codice di avviamento postale
- alla voce WHAT WOULD YOU LIKE TO SAY? [Cosa vorresti dire?]: scrivere un breve testo (di seguito una traccia utilizzabile):
"Egregio Presidente degli Stati Uniti d'America,
abbiamo apprezzato la sua dichiarazione di scuse ai popoli nativi americani per l'orrore di 150 anni di "scuole residenziali indiane", un abominevole crimine contro l'umanita' commesso dal governo degli Stati Uniti d'America.
Le scriviamo per chiederle di dare un primo concreto seguito a tale dichiarazione concedendo la grazia presidenziale a Leonard Peltier, che delle "scuole residenziali indiane" e' stato una delle vittime.
Come lei sa, Leonard Peltier e' un illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente che ha gia' subito 48 anni di carcere per un delitto che non ha commesso.
E' vecchio, e' gravemente malato, le sue patologie non possono essere adeguatamente curate in carcere.
La sua liberazione e' stata chiesta da Nelson Mandela, da madre Teresa di Calcutta, dal Dalai Lama, da papa Francesco, da Amnesty International, dal Parlamento Europeo, dall'Onu, da milioni di persone di tutto il mondo.
Egregio Presidente degli Stati Uniti d'America,
conceda la grazia a Leonard Peltier.
Restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Distinti saluti".
Care amiche e cari amici,
vi preghiamo di scrivere al piu' presto, e comunque prima del 20 gennaio 2025 (quando l'attuale Presidente Biden lascera' la carica e subentrera' il nuovo Presidente Trump), e vi preghiamo anche di diffondere ulteriormente questo appello.
Free Leonard Peltier.
Mitakuye Oyasin.
Le persone partecipanti all'incontro di studio su due libri per conoscere l'orrore della "scuole residenziali indiane" svoltosi a Cura di Vetralla (Viterbo) l'8 novembre 2024
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Allegato primo: Per saperne un po' di piu' su Leonard Peltier, da 48 anni prigioniero innocente
Leonard Peltier e' un illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 48 anni prigioniero innocente.
Segnaliamo alcuni materiali di documentazione in lingua italiana disponibili nella rete telematica:
https://sites.google.com/view/viterboperleonardpeltier/home-page
https://sites.google.com/view/vetralla-per-peltier-2021/home-page
https://sites.google.com/view/vetrallaperpeltier2022/home-page
https://sites.google.com/view/vetrallaperleonardpeltier2023/home-page
https://sites.google.com/view/vetralla-per-peltier-2024/home-page
Segnaliamo anche alcune pubblicazioni a stampa in italiano e in inglese particolarmente utili:
- Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Pomezia (Roma) 1996 (ora Roberto Massari Editore, Bolsena Vt).
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002.
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
Segnaliamo inoltre che nella rete telematica e' disponibile una notizia sintetica in italiano dal titolo "Alcune parole per Leonard Peltier":
https://lists.peacelink.it/nonviolenza/2022/03/msg00001.html
Sempre nella rete telematica e' disponibile anche una piu' ampia ed approfondita bibliografia ragionata dal titolo "Dieci libri piu' uno che sarebbe bene aver letto per conoscere la vicenda di Leonard Peltier (e qualche altro minimo suggerimento bibliografico)":
https://lists.peacelink.it/nonviolenza/2022/09/msg00064.html
Ancora nella rete telematica segnaliamo una lettera "ad adiuvandum" alla "United States Parole Commission" del 22 giugno 2024:
https://lists.peacelink.it/nonviolenza/2024/06/msg00055.html
Segnaliamo anche che in queste settimane il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo pubblica un notiziario telematico quotidiano con la testata "Non muoia in carcere Leonard Peltier" che propone iniziative e materiali.
Segnaliamo infine l'attuale sito ufficiale del Comitato di solidarieta' con Leonard Peltier, il "Free Leonard Peltier Ad Hoc Committee": www.freeleonardpeltiernow.org
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Allegato secondo. Alcuni ulteriori contatti utili per informazioni dirette sulle iniziative attualmente in corso in Italia e in Europa per Leonard Peltier
Per informazioni sulle principali iniziative italiane contattare Andrea De Lotto, tel. 3490931155, e-mail: bigoni.gastone at gmail.com
Vi e' anche un gruppo su facebook: Free Leonard Peltier Italy: https://www.facebook.com/groups/1051622359691101
Un sito che fornisce preziose informazioni aggiornate sulle iniziative in Europa (in tedesco e in inglese) e' www.leonardpeltier.de
Un riferimento fondamentale in Italia e' anche l'ottima rivista "Tepee" e la storica associazione Soconas-Incomindios: per contatti scrivere o telefonare alla professoressa Naila Clerici: cell. 3478207381, e-mail: naila.clerici at soconasincomindios.it, facebook: facebook.com/pages/Soconas-Incomindios/,  youtube: https://www.youtube.com/channel/UC1jno1fq2G_HnMd50IG0hww
Ricordiamo infine ancora una volta che il sito ufficiale (in inglese) del Comitato di solidarieta' con Leonard Peltier, il "Free Leonard Peltier Ad Hoc Committee", e' www.freeleonardpeltiernow.org

2. REPETITA IUVANT. COSA POSSIAMO (E DOBBIAMO) REALMENTE FARE CONTRO LA GUERRA IN CORSO IN EUROPA? (APRILE 2023)

Certo, continuare a soccorrere, accogliere, assistere tutte le vittime.
Certo, continuare a recare aiuti umanitari a tutte le vittime.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia di chi la guerra ha scatenato.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia dei governi che, invece di adoperarsi per far cessare la guerra e le stragi di cui essa consiste, alimentano l'una e quindi le altre.
Certo, continuare a denunciare il pericolo estremo e immediato che la guerra divenga mondiale e nucleare e distrugga l'intera umana famiglia riducendo a un deserto l'intero mondo vivente.
Certo, continuare a denunciare che la guerra sempre e solo uccide gli esseri umani,  sempre e solo uccide gli esseri umani,  sempre e solo uccide gli esseri umani.
Certo, continuare ad esortare chi nella guerra e' attivamente coinvolto a cessare di uccidere, a deporre le armi, a disertare gli eserciti, a obiettare a comandi scellerati, a rifiutarsi di diventare un assassino.
Certo, continuare a ricordare che salvare le vite e' il primo dovere di tutti gli esseri umani e di tutti gli umani istituti.
*
Tutto cio' e' buono e giusto, ma non basta.
Occorre fare anche altre cose che solo noi qui in Europa occidentale possiamo e dobbiamo fare.
E le cose che possiamo e dobbiamo fare sono queste:
1. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale contrastare anche qui la macchina bellica, l'industria armiera, i mercanti di morte, la follia militarista, i governanti stragisti: paralizzare i poteri assassini occorre.
2. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di mettere il veto ad ogni iniziativa della Nato, l'organizzazione terrorista e stragista di cui i nostri paesi tragicamente fanno parte: paralizzare immediatamente i criminali della Nato occorre, e successivamente procedere allo scioglimento della scellerata organizzazione.
3. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di cessare di armare ed alimentare la guerra e sostenere invece l'impegno per l'immediato cessate il fuoco ed immediate trattative di pace.
4. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di restituire all'Onu la funzione e il potere di abolire il flagello della guerra.
5. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei la pace, il disarmo, la smilitarizzazione.
6. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica della sicurezza comune dell'umanita' intera fondata sulla Difesa popolare nonviolenta, sui Corpi civili di pace, sulle concrete pratiche che inverino l'affermazione del diritto alla vita, alla dignita' e alla solidarieta' di tutti i popoli e di tutte le persone.
7. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica comune di attiva difesa dell'intero mondo vivente prima che la catastrofe ambientale in corso sia irreversibile.
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E' questa la nostra opinione fin dall'inizio della tragedia in corso.
Ci sembra che senza queste azioni nonviolente la guerra, le stragi e le devastazioni non saranno fermate.
Troppi esseri umani sono gia' stati uccisi per la criminale follia dei governanti.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi per la salvezza comune dell'umanita' intera.
Sia massima universalmente condivisa la regola aurea che afferma: agisci nei confronti delle altre persone cosi' come vorresti che le altre persone agissero verso di te.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

3. APPELLI. "COSTITUENTE TERRA": LETTERA AGLI EBREI DELLA DIASPORA
[Riceviamo e diffondiamo]

Cari amici di Costituente Terra,
vi accludo, d'accordo col prof. Ferrajoli, questa "Lettera agli Ebrei della Diaspora" che vorrebbe promuovere con loro (ma anche tra noi) un dialogo fecondo, non viziato da estremismi e preconcetti, sulla tragedia che sta vivendo il popolo palestinese a Gaza come in Cisgiordania in Libano e in Iran, e sul dramma che vive la stessa popolazione di Israele, una gran parte della quale vorrebbe sottrarsi alla complicita' con le politiche genocide del proprio governo. Lo stesso popolo ebreo della Diaspora e' coinvolto in una contraddizione che lo mette a rischio nel suo rapporto con le nazioni in cui vive.
Uno dei passaggi piu' delicati della lettera e' quello in cui si considera come ormai compromessa e impossibile per la questione palestinese la soluzione a "due Stati" e si sostiene invece una soluzione unitaria e pluralista nello stesso territorio per entrambi i popoli in lotta. Si obietta che cio' non e' realizzabile data l'inimicizia tra i due, ma una riconciliazione ancora piu' profonda e duratura ci vorrebbe per fare due Stati limitrofi, indiziati l'uno di voler combattere l'altro. Se questa tragedia lasciasse dietro di se' due popoli irrimediabilmente nemici, la cui spinta vitale fosse la distruzione l'uno dell'altro, ogni altro popolo potrebbe cadere nella stessa sindrome di annientamento reciproco, in modo tale che l'unita' della famiglia umana sarebbe rotta e il mondo non potrebbe sussistere.
Anche lo Stato palestinese del resto dovrebbe accogliere insieme Israeliani e Palestinesi, perche' ci sono 700.000 Ebrei ormai stabilmente insediati in quella che essi chiamano Giudea e Samaria, su cui essi manterrebbero comunque un controllo, costringendo i Palestinesi, con una indipendenza solo apparente, a vivere tra checkpoints e fili spinati, come accade ora, cioe' sostanzialmente in bantustan e forme di apartheid. In positivo, la costruzione di un solo Stato, democratico e pluralista, per Ebrei e Palestinesi, dovrebbe passare attraverso un profondo rinnovamento della forma di Stato quale e' oggi concepito, in una interazione molto piu' avanzata con la comunita' mondiale, in una prospettiva che vale anche per noi.
Vi allego pertanto il testo della lettera (con le firme pervenute finora), non solo per conoscenza, ma anche perchr' chi la condivida e voglia firmarla associandosi ai mittenti risponda a questa e-mail, indicando nome e qualifica. La risposta sara' instradata all'indirizzo ranierolavalle at gmail.com
Con i piu' cordiali saluti,
Raniero La Valle
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LETTERA AI NOSTRI CONTEMPORANEI DEL POPOLO EBRAICO DELLA DIASPORA
Carissimi Ebrei della Diaspora,
vi scriviamo per parteciparvi una duplice angoscia che cresce in noi a partire da quel 7 ottobre del 2023, quando un'efferata azione dei palestinesi di Hamas fece scempio di un gran numero di ebrei di Israele e di molti non israeliani sui bordi della "striscia" di Gaza.
Insieme al dolore per le vittime e alla esecrazione per la brutalita' dell'aggressione, la prima di tali angosce ha tratto origine dalla percezione che le conseguenze di quella azione, con tutto il male che portava con se', sarebbero ricadute sulla intera popolazione di Gaza e sul popolo palestinese in quanto tale, ovunque situato, nei territori colonizzati della Cisgiordania come nei Paesi vicini.
L'altra angoscia e' sorta, ed e' cresciuta nel tempo, dalla considerazione che le conseguenze della spietata ritorsione intrapresa dagli Ebrei delle Israel Defence Forces, con tutto il male che porta con se', ricadranno sull'intero popolo ebraico, sia privando di ogni sicurezza, ad onta di ogni possibile difesa, i cittadini dello Stato di Israele, sia mettendo a repentaglio, con risultati imprevedibili, il popolo ebraico della Diaspora in quanto tale.
A questa duplice angoscia si aggiunge quella per cio' che puo' accadere a causa dell'allargamento del conflitto al Libano e all'Iran, e per le conseguenze che ne possono derivare per tutto il Medio Oriente e la residua pace del mondo. Cio' che ci accomuna di fronte a questi eventi, e' la nostra condizione di terzieta' che ci fa trovare con voi dalla stessa parte sia al cospetto delle attuali condotte dello Stato di Israele, che sono in odore di genocidio, sia delle reazioni violente e illegittime dei suoi antagonisti, sia della responsabilita' che tutti abbiamo in ordine alla "questione palestinese".
Il nostro coinvolgimento in questa tragedia e' determinato anche dal fatto che essa non investe direttamente solo i due popoli in lotta, ne' e' solo un evento di portata locale, ma investe tutti i popoli e gli Stati ed ha una portata di carattere mondiale. Se, non risolvendosi questo conflitto, esso lasciasse dietro di se' due popoli irrimediabilmente nemici, la cui spinta vitale fosse la distruzione l'uno dell'altro, cosi' ogni altro popolo potrebbe cadere nella stessa sindrome di annientamento reciproco, in modo tale che l'unita' della famiglia umana sarebbe rotta e il mondo non potrebbe sussistere.
Percio', e non solo per molte altre ragioni di cui si potrebbe parlare, noi sentiamo il vostro problema come nostro, e vi scriviamo non per darvi moniti e consigli che non abbiamo l'autorita' di darvi e che voi potreste non trovare alcuna ragione di accogliere, ma perche' siamo convinti che insieme dobbiamo farci carico di questa sfida e insieme immaginare e cercarne la soluzione sul piano effettuale e politico. Se siamo, come si dice, a un "cambiamento d'epoca", tutti noi contemporanei ne siamo responsabili e autori.
Un'altra ragione per farlo, senza che questo voglia dire un'interferenza in una questione che e' solo vostra, e' il fatto che come noi comprendiamo ed e' di dominio comune, alla radice di questa terribile vicenda c'e' una realta' di fatto che non e' solo dello Stato di Israele, che in oltre 70 anni non e' riuscito a dare soluzione al problema del rapporto sulla stessa terra con un gran numero di residenti che hanno altra origine, storia, lingua, religione e cultura, ma e' anche e sempre piu' potra' diventare un problema anche nostro; e cio' in ragione delle correnti migratorie, regolari e irregolari, che affluiscono nei nostri Stati e che le nostre politiche sembrano non in grado di fronteggiare. La differenza sta nel fatto che mentre gli Ebrei sono gli "altri" sopraggiunti a sostituire una popolazione gia' esistente, i nostri Stati sono la popolazione esistente a cui si aggiungono gli "altri" che arrivano sempre piu' numerosi, provocando in essa inevitabili cambiamenti. Se i nostri Stati affrontassero il problema del rapporto con i migranti nella prevalente preoccupazione di una "identita'" e invarianza da preservare, il rischio sarebbe di vivere "la questione migratoria" con la stessa ambascia con cui lo Stato di Israele fin dall'inizio ha avvertito "la questione palestinese". E sarebbe una catastrofe se noi volessimo difendere la "nazione" e i valori nazionali, ben oltre la chiusura delle frontiere e dei porti, in modo corrispondente alla perentorieta' con cui lo Stato di Israele rivendica e tutela la propria identita' nella sua Legge fondamentale. Tale Legge, adottata per iniziativa del premier Netanyahu ma con l'opposizione del Presidente di Israele Reuven Rivlin il 19 luglio 2018, com'e' noto definisce Israele come "Stato Nazione del Popolo Ebraico", la Terra di Israele (piu' volte identificata in Israele con la terra che si stende dal mare al Giordano) come "la patria storica del popolo ebraico in cui lo Stato di Israele si e' insediato" e "Gerusalemme integra e indivisa" come la capitale di Israele.
Si puo' obiettare che l'identita' che rende cosi' tipico e coeso il popolo ebraico e' ben piu' forte e storicamente sperimentata di quella che unisce i cittadini dei nostri Stati, che sono ormai inclusi in societa' per larga parte multietniche e pluraliste, legittimate da ordinamenti democratici, a differenza dello Stato di Israele in cui la citata Legge fondamentale riserva i diritti di natura politica "esclusivamente al popolo ebraico". Ma se si rifiuta di cogliere la "differenza ebraica" nella specificita' razziale, che e' stata usata a fondamento della perversione dell'antisemitismo ("razziali" si chiamavano le leggi che l'hanno promosso) si deve cercare altrove il cemento di questa unita' e specificita' del popolo cui appartenete; e noi lo troviamo nella storia di Israele, nella sua fede, nel suo riferimento alla tradizione biblica e talmudica, ("la Legge e i Profeti"!), e nella solidarieta' nel dolore determinata dall'esperienza e dalla memoria delle persecuzioni subite.
Ma allora di nuovo si scopre quanto abbiamo in comune e come sia anche nostro il problema delle politiche e della figura attuali dello Stato di Israele.
Prima di tutto ci sembra che il riferimento alla fede e alla tradizione religiosa di Israele apra uno spazio fecondo di alterita' tra voi, popolo ebraico della Diaspora, e i vostri fratelli ebrei dello Stato di Israele. Diverso infatti nei due casi ci appare questo rapporto. I cittadini anche non credenti della societa' israeliana, in larga parte secolarizzata (non diversamente dalle altre societa' dell'Occidente) vi fanno riferimento e le professano fedelta' come fondamento e garanzia dello Stato, che fin dall'origine ha scelto di stabilire in essa la propria legittimazione; infatti essa e' implicitamente riconosciuta dalla comunita' internazionale che correntemente si riferisce ad Israele come allo "Stato ebraico". Questo pero' comporta una lettura del patrimonio spirituale dell'ebraismo in termini temporali e politici, non sempre prudenti, che distorcono agli occhi degli osservatori esterni il significato della fede ebraica e che nei momenti di crisi sono accentuati dai governanti di Israele per difendere le loro scelte e ottenere una sorta di insindacabilita' delle loro politiche, mettendo in carico all'antisemitismo le riserve e le critiche che vengono loro rivolte. Il danno di questo uso strumentale dei tesori dell'ebraismo ci e' apparso ingigantito nel corso di questa crisi, per il frequente ricorso che vi ha fatto il premier Netanyahu, rivendicando una filiazione diretta delle sue scelte dai comandi di Mose' e dalle gesta di Giosue', stabilendo una continuita' di fatto tra le azioni distruttive di oggi e gli stermini di ieri dei popoli vinti da Israele nell'epica conquista della Terra promessa, interpretando settariamente l'effetto della presenza di Israele sulla "mappa" del mondo in termini di benedizione e maledizione, presentando lo Stato di Israele nella forma di un messianismo realizzato e rompendo con la comunita' delle Nazioni in una rinnovata contrapposizione tra Ebrei e "Gentili". Una linea di governo che si e' manifestata bollando l'Organizzazione che le riunisce, l'ONU, come una "palude di antisemitismo", non risparmiando la vita dei suoi operatori umanitari, attaccandone i militari in missione di pace, dichiarando persona non grata il suo massimo rappresentante e sdegnando le pronunzie i moniti e le accuse dei suoi organi istituzionali e giudiziari. Siamo particolarmente raccapricciati e appare blasfema la pratica di uccidere i nemici uno per uno e promettere di ucciderli tutti invocando il nome di Dio, avendo in premio la luce e l'entusiastico consenso di Biden.
Vogliamo rendervi atto che molto diversa e' la testimonianza dei valori dell'ebraismo e della fede di Israele che si sprigiona dal vasto mondo degli Ebrei della Diaspora. Anche tra voi ci sono credenti e non credenti, e senza dubbio e' ragione di arricchimento per tutti la presenza e l'integrazione degli Ebrei della Diaspora nelle nostre societa' laiche e nella costruzione di autentiche democrazie. Ma se teniamo conto della ricca varieta' di posizioni espresse in seno all'ebraismo, vediamo come una gran parte dei sapienti d'Israele e dell'ebraismo rabbinico ha respinto nel passato, e in notevole misura lo fa anche oggi, una interpretazione del messianismo in senso politico e mondano, professando come riservata a Dio l'attuazione delle promesse messianiche, ha giurato di "non forzare la fine", si e' dissociata da una versione del sionismo in un suo intreccio perverso con lo Stato, rivendica il valore della vita ebraica "nel differimento" della redenzione e nell'esilio, legge in modo non fondamentalista il libro sacro e ha parole di vita riguardo a molte altre cose. Grande percio', dal nostro punto di vista, sarebbe l'importanza di una crescita del dialogo e del confronto tra il mondo della Diaspora e gli Ebrei dello Stato di Israele, in vista di un cambiamento e di una rettifica degli errori commessi (denunciati perfino dagli Stati Uniti) e anche ai fini di un contenimento e di un antidoto al risorgente mostro dell'antisemitismo o, come e' stato chiamato anche da autorevoli Ebrei, al "suicidio di Israele".
La seconda realta' chiamata in causa dal riferimento alla fede e alla tradizione biblica di Israele e' quella dell'Occidente, il quale non a caso e' collocato, da un luogo comune di cui molti ignorano la vera portata, nella filiazione dalla tradizione "ebraicocristiana". Se questo e' vero, si pone un problema molto grave per noi, al di la' delle opzioni di fede di ognuno. A questa nostra tradizione appartiene una parola di Gesu' detta alla donna samaritana presso il pozzo di Giacobbe, tramandata dal Vangelo di Giovanni, che  afferma: "La salvezza viene dai Giudei". La nostra esperienza attuale e la tragedia di Gaza insinuano che ne venga invece la perdizione e la fine. Il problema consiste nel fatto che o lasciamo cadere come infondata e inattendibile la predizione di Gesu', ma allora e' tutto il Vangelo che cade, oppure la situazione presente viene rovesciata e questa profezia si traduce in lieto preannunzio di un altro futuro e in un compito da assolvere. Nella storia della cristianita' per molto tempo questa seconda ipotesi e' stata scartata ("i perfidi Giudei"!) ma nel nostro tempo il rovesciamento e' avvenuto, come dimostrano la riforma della liturgia, la fede espressa nel documento "Nostra aetate" del Concilio Vaticano II, il dialogo ecumenico e quello ebraico-cristiano, il riconoscimento degli Ebrei come "nostri fratelli maggiori" secondo la pronunzia di Paolo VI, il documento di Abu Dhabi e la "Fratres omnes" di papa Francesco, cosi' come nel mondo laico il ravvedimento e' attestato dal pentimento e dalla condanna universale della Shoa' insieme all'onore e al pregiudizio favorevole riservati agli Ebrei contro ogni antisemitismo. A cio' si aggiunge, da parte della storiografia scientifica e della ermeneutica cristiana una lettura non pedissequa della Bibbia (quella letterale sarebbe secondo i teologi cattolici "un suicidio del pensiero") che non considera "storici" i libri "storici" dell'Antico Testamento, scritti molti secoli dopo i fatti narrati, e percio' non attestanti fatti effettivamente avvenuti. Cio' significa liberare il popolo ebraico dalla pretesa origine da un delitto fondatore, e addirittura da un passato di decreti di sterminio ed eccidi di interi popoli (molti dei quali all'epoca nemmeno esistenti) su commissione di un improbabile Dio violento, a sua volta successivamente ucciso nel Figlio, e cancellare l'intero armamentario ideologico su cui e' stata storicamente fondata la persecuzione antisemita. Per contro un passato di delitti fondatori e di messianismi letali lo hanno molte realizzazioni genocide e colonizzazioni insediative dell'Occidente "civilizzatore", come nella "scoperta" e conquista dell'America, nell'America cosiddetta "latina", nell'Africa non solo del Sud, in Oceania e altrove.
Cosi' ristabilito l'orizzonte in cui operare, si apre la possibilita' di un'alleanza di tutti i soggetti fautori di pace con gli Ebrei della Diaspora per un dialogo con l'attuale Stato di Israele, la ricerca di una soluzione e la costruzione di un'alternativa riguardante non solo Israele e i palestinesi ma la pace e l'unita' stessa del mondo.
Sarebbe una presunzione e ancora il riflesso di una mentalita' egemonica stabilire i termini di tale soluzione, che possono scaturire solo da una ricerca comune e dalla inventiva della storia. Si puo' pero' affermare con un sufficiente grado di certezza che una soluzione puo' risiedere solo in una riconciliazione tra Israeliani e Palestinesi e non solo venire da artifici politici e diplomatici. Per la costruzione di un'alternativa si deve ormai abbandonare la fuorviante soluzione a due Stati, per la quale ci vorrebbe ben piu' che una riconciliazione, tra due Stati limitrofi e indiziati a combattersi, anche ove mai tale soluzione fosse stata possibile e auspicabile in passato, nonche' la finzione di negoziati in realta' ordinati a confermare e preservare la situazione qual e', come e' stato sostenuto anche in un dialogo tra due culture diverse, quale il dialogo tra Ilan Pappe' con Noam Chomsky. Resta la soluzione a uno Stato, ma allora va costruita attraverso una riforma della figura di Stato vigente, riforma che pertanto riguarda non solo lo Stato di Israele, nel quale l'identita' etnico-religiosa spinta all'estremo ha dato luogo a un regime di dominio e di guerra, ma la stessa forma di Stato moderno, quale si e' andata a fissare negli Stati esistenti, che nel loro insieme ormai globalizzato si presentano come un coacervo di sovranita' in competizione se non in lotta tra loro, che hanno eletto come ultimo (e spesso anche primo) giudice tra loro, la guerra. Lo Stato rispondente alla nuova realta' di una comunita' mondiale pluralistica e multiculturale dovra' piuttosto costruirsi in una pluralita' di ordinamenti giuridici interagenti tra loro, che insedino come sovrana la pace, assicurino l'eguaglianza, riconoscano non solo come affare individuale e "privato", ma sociale e significante per tutti, le culture le religioni e le  tradizioni diverse, e aprano le frontiere e i porti alla libera circolazione non solo delle economie e delle merci, ma delle persone e dei popoli. Si potrebbe perfino pensare che nel nuovo "villaggio globale" agli organismi che corrispondono ai tre poteri competenti nelle relazioni interne agli Stati, legislativo, esecutivo e giudiziario, possa aggiungersi un altro organo, quello della diplomazia, con poteri di consiglio e di controllo sui rapporti esterni e le scelte internazionali dello Stato, a partire dalla scelta costituzionalmente obbligante della pace, della salvaguardia del creato e della dignita' delle creature. Cosi' come si potrebbe pensare a uno sviluppo del diritto che giunga ad abrogare e sanzionare la figura del "Nemico"; e cio' non solo in Europa, quando perfino nell'Impero ottomano Ebrei e Islamici hanno vissuto insieme pacificamente per secoli, senza ombra di antisemitismo.
Questo volevamo dire agli Ebrei con noi conviventi, nostri vicini, concittadini, sorelle e fratelli in quest'epoca nuova.
Raniero La Valle e Comitati Dossetti per la Costituzione, Domenico Gallo, giurista, Roberta De Monticelli, filosofa,
Con (firme dei mittenti in ordine di apposizione): Raffaele Nogaro, vescovo cattolico, Claudio Grassi, legislatore, Felice Scalia, gesuita, Elena Basile, ambasciatrice, Luigi Ferrajoli, giurista, Giovanni Ricchiuti, vescovo cattolico, presidente di Pax Christi Italia, Stefania Tuzi, storica dell'architettura, Francesco Di Matteo, avvocato, Francesco Zanchini di Castiglionchio, canonista, Massimo Zucconi, architetto, Fulvio De Giorgi, ordinario di storia dell'educazione, Agata Cancelliere, insegnante, Giorgio Rivolta, docente di filosofia, Santino Di Dio, impiegato, Raffaele Luise, giornalista, Sergio Tanzarella, storico del cristianesimo, Vito Micunco, Comitati pugliesi per la Pace, Nicola Colaianni, gia' Magistrato di Cassazione; Nicola Costantino, ex Rettore del Politecnico di Bari; Nicola Pantaleo, gia' Presidente del Consiglio della Chiesa Evangelica Battista di Bari;, Antonio Malorni, biochimico, Paolo Cento, legislatore, Fabio Filippi, editore, Enrico Peyretti, insegnante e maestro di pace, Grazia Portoghesi Tuzi, etnomusicologa, Francesco Comina, insegnante, Paola Patuelli, insegnante, Anna Sabatini Scalmati, psicanalista, Angelo Cifatte, funzionario pubblico, Riccardo Valeriani, assistente sociale, Luca Robino, ("Persona al centro"), Don Emilio Maltagliati, Parroco emerito di Cassinetta di Lugagnano (Mi),
e con: Ottavio Di Grazia, Storico della Shoa', Tonio Dell'Olio, presidente Pro Civitate Christiana, Don Renato Sacco, Pax Christi, Mario Menin, direttore di "Missione Oggi", Franco Ferrari, Presidente "Viandanti", Giuseppe Limone, filosofo e giurista, Carlo Maria Ferraris. Redazione de "Il Gallo", Maurizio Serofilli, Emanuele Pellicano', direttore di Montedomini, Firenze, Maurizio Mazzetto, presbitero (Pax Christi), Paola Mario, insegnante, Gian Piero Saladino, assistente sociale, Paolo Farinella, biblista, Moreno Biagioni (Comitato "Fermiamo la guerra" di Firenze), Giancarlo Piccinni, Presidente Fondazione don Tonino Bello, Alfonso Gianni, saggista, Firenze, Pietro Soldini, sindacalista, Roberto Rusconi, storico del cristianesimo e delle Chiese, Giorgio Trentin, sinologo, Vincenzo Colli, storico del diritto medievale, Francesco Pistoia, gia' sindaco e legislatore, Sergio Paronetto, Pax Christi, Flavio Pajer, docente di Pedagogia comparata delle religioni, don Severo Piovanelli, ex parroco, Federico Palmonari, fisico nucleare, Fabrizio Truini, amicizia ebraico-cristiana, Anna Doria, insegnante, Maria Speranza Perna, docente, Massimo Marnetto, attivista, Carmine Miccoli, prete, Luigi Bertagnolli, libero professionista, P. Abdo Raad, missionario, Manlio Schiavo, docente, Bernardino Zanella, Servo di Maria, Vincenzo Marras, gia' direttore di "Jesus", Pier Giorgio Maiardi, pensionato bancario, Roberto Fiorini, Giovanna Monina gia' Dirigente del Servizio Sanitario Nazionale, Antonio Caputo, giurista, Leonarda Stucchi, Gianni Bacci, Cristina Giorcelli, docente americanista, Elena Berlanda, insegnante, Barbara Varelli, Paola Pecco, Luigi Consonni, preteoperaio, Lino Prenna coordinatore di "Agire Politicamente", Vito Capano, "Il Gallo" di Genova, don Mario Marchiori, parroco, Lucia Maccone Sica, insegnante, Giulio Sica, gia' magistrato di Cassazione, Bice Parodi, Fondatrice dell'associazione "senza paura" Genova, LuigiColavincenzo, dirigente pubblico,
e con: Beatrice Draghetti, già presidente della provincia di Bologna, Peppe Sini, Centro per la pace di Viterbo, Daniele Mauri, Comunidad Santo Espìritu, Lima, Peru', Francesco Domenico Capizzi, chirurgo, Giovanni Ferretti, filosofo e presbitero cattolico, gia' rettore dell'Universita' di Macerata, Francesco Antonio Romito, avvocato, Mario Agostinelli presidente Associazione Laudato Si', Laura Nanni, docente di filosofia, Art'incantiere, Eleonora Stillitani, insegnante, Piergiorgio Bortolotti, operatore sociale, Roberto Mazzotta, diplomatico, Giovanni Lamagna, docente, Marco Vincenzi, operatore sociale, Andreina Albano, addetto stampa, Eleonora Caltabiano, medico, Santo Di Nuovo, psicologo, Vito Lacirignola. Editore Stilo, Franca Maria Lorusso, avvocato ecclesiastico, Corrado De Robertis, comboniano, Pier Giorgio Taneburgo, Biblioteca Provincia Puglie, frati cappuccini, Francesca Vessia, pedagogista, Claudio Ciancio, professore di Filosofia teoretica, Loris Nobili, ex dipendente della Banca Nazionale dell'Agricoltura e presente alla strage di Piazza Fontana, Franco Meloni, direttore Aladinpensiero News, Lina Ibba, medico, Stefano Toppi, ingegnere, Alessandro Bellavite Pellegrini, cristiano semplice, Gaetano Dammacco, Docente di diritto ecclesiastico, Paolo Orsolino, architetto. Maria Teresa Cattarossi, insegnante e psicoterapeuta. Luca Ulianich, ricercatore CNR, Roberto Gelpi, ingegnere e biblista, Maria Rosa Filippone, Carolina Goretti, Maria Nella Abbassetti, Ugo Ugazio, filosofo, Susanna Braccia, segretaria. Laura Marotta, impiegata. Sr. Maria Costanza Crippa, eremita, Ilva Palchetti, attivista, Roberto Bertoli, ex giornalaio, Giuseppe Deiana, presidente Associazione Puecher di Milano, Grazia Bellini, presidente della Fondazione Balducci, Liviana Gazzetta, insegnante, Luca Kocci, insegnante
e con: Maurizio Acerbo, segretario di Rifondazione comunista, Pasquale La Cerra pediatra, Giuseppina Sciacca, Ufficio Approvvigionamenti Sanita', Francesca Scarpat, Pio Zanella, p. Giovanni Belloni, Elisabetta Porro, Flavo Fenici, medico, Ettore Fasciano, Carlo Bolpin e Associazione "Esodo", Pier Luigi Biamonti, avvocato, Daniela Turato, docente, Giovanni Giuffrida, ingegnere informatico, Giuliana Amadio, madre di famiglia, Paolo Bertagnolli, insegnante, Angela Mancuso, Fabio Ragaini, Gruppo Solidarieta', Franca Littarru, Piccola sorella di Gesu', Emilia Forconi Occorsio, insegnante, Raffaele (Lello) Agretti, poeta, Domenico Garozzo, chimico, dirigente di ricerca del CNR. Carmelina Loguercio, ordinaria di gastroenterologia, Livia Malorni, ricercatrice CNR, biologa computazionale e madre, Norma Naim, dirigente Regione Campania, Giacomo Meloni, segretario della Confederazione Sindacale Sarda-CSS, Gianfranco Maddoli, gia' Sindaco di Perugia, Giorgio Sartori, educatore, Maria Ricciardi Giannoni, "Pace Terra Dignita'", Nicola Sannolo, professore di medicina del lavoro, Gaetano Dammacco, Docente di diritto ecclesiastico, Pierpaolo Favia, docente. Gruppo Ecumenico di Bari, Vito Lacirignola. Editore Stilo, Franca Maria Lorusso, avvocato ecclesiastico, Corrado De Robertis, Comboniano, Pier Giorgio Taneburgo, Biblioteca Puglie frati cappuccini, Francesca Vessia, Pedagogista.
Le motivazioni di ogni mittente firmatario sono conservate in archivio. Il gran numero di quanti hanno voluto unirsi ai mittenti di questa lettera indica come essa interpreti il pensiero e possa ispirare l'azione di tanti altri tra i Gentili intesi a promuovere un mondo diverso.

4. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

5. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Letture
- Sergio Abate, Daniele D'Ercole, La balistica forense, Le scienze - La Repubblica, Roma 2024, pp. 144, euro 9,90.
- Andrea Giuliano, Gianpaolo Iuliano, Le impronte papillari, Le scienze - La Repubblica, Roma 2024, pp. 140, euro 9,90.
- Giovanni Ziccardi, Le investigazioni digitali, Le scienze - La Repubblica, Roma 2024, pp. 144, euro 9,90.
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Riletture
- Philip K. Bock, Antropologia culturale moderna, Einaudi, Torino 1978, 1987, pp. XVI + 518.
- Edward E. Evans-Pritchard, Introduzione all'antropologia sociale, Laterza, Roma-Bari 1971, 1975, pp. L + 222.
- Maurice Freedman, L'antropologia culturale, Laterza, Roma-Bari 1979, pp. VIII + 280.
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Gialli
- Jessica Fellowes, Il processo Mitford, Neri Pozza, Vicenza 2020, Gedi, Torino 2024, pp. 352, euro 8,90 (in supplemento al quotidiano "La Repubblica").
- Rosa Teruzzi, Il valzer dei traditori, Sonzogno-Marsilio, Venezia 2023, Gedi, Torino 2024, pp. 176, euro 8,90 (in supplemento al quotidiano "La Repubblica").
- S. S. Van Dine, L'enigma dell'alfiere, Rcs, Milano 2024, pp. VI + 346, euro 7,90.

6. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

7. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5380 del 10 novembre 2024
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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