[Nonviolenza] Telegrammi. 5340



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5340 del primo ottobre 2024
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Movimento Nonviolento: La nonviolenza e' piu' forte del decreto. Il Movimento Nonviolento scrive al Senato prima del voto sul decreto anti-Gandhi
2. Movimento Nonviolento: Obiezione alla guerra, scriviamolo su tutti i muri
3. Enrico Peyretti: Siamo arrivati alla necessita' fisica della emancipazione e liberazione umana dalla guerra
4. Raniero La Valle: Nuove sfide
5. Scriviamo al presidente statunitense Biden per chiedere la grazia per Leonard Peltier
6. Istantanee
7. Omero Dellistorti: Un prigioniero
8. Omero Dellistorti: Un lavoro
9. Omero Dellistorti: L'abito bianco
10. Omero Dellistorti: L'astuzia
11. Omero Dellistorti: Mentire?
12. Omero Dellistorti: La macchina del tempo
13. Omero Dellistorti: Adesso
14. Tre minime descrizioni della nonviolenza e cinque perorazioni per il disarmo
15. Segnalazioni librarie
16. La "Carta" del Movimento Nonviolento
17. Per saperne di piu'

1. L'ORA. MOVIMENTO NONVIOLENTO: LA NONVIOLENZA E' PIU' FORTE DEL DECRETO. IL MOVIMENTO NONVIOLENTO SCRIVE AL SENATO PRIMA DEL VOTO SUL DECRETO ANTI-GANDHI
[Riceviamo e diffondiamo]

– Al Presidente del Senato
– Ai Senatori e alle Senatrici di tutti i gruppi parlamentari
– Ai Senatori a vita
Egregi membri del Senato della Repubblica,
ci rivolgiamo a Voi che siete chiamati a discutere e votare il Ddl 1660 proveniente dalla Camera, il cosiddetto "Decreto Sicurezza" o peggio "anti-Gandhi".
Noi rappresentiamo il Movimento Nonviolento (fondato nel 1962 dal filosofo Aldo Capitini) che storicamente si ispira, nei valori e nella pratica, alla nonviolenza gandhiana, appunto.
Siamo stati obiettori di coscienza al servizio militare, affrontando processi e carcere per affermare un principio inalienabile di coscienza, riconosciuto poi dalla Legge che ha accolto le nostre ragioni morali, istituendo il servizio civile alternativo.
Abbiamo sostenuto denunce e processi per "istigazione" per aver promosso e attuato la Campagna di obiezione di coscienza alle spese militari, l'obiezione fiscale, per cui abbiamo subito pignoramenti e sanzioni amministrative. Ma non ci siamo fermati, fino ad ottenere il riconoscimento con Sentenze della Corte Costituzionale, perche' abbiamo preferito "pagare per la pace, anziche' per la guerra".
Siamo stati arrestati e processati per aver fermato, con blocchi ferroviari, treni che trasportavano armi nei teatri di guerra. Poi abbiamo ottenuto assoluzioni piene per aver agito per alti valori morali.
Abbiamo praticato la disobbedienza civile per impedire l'installazione dei missili a Comiso, che poi sono stati ritirati. Abbiamo bloccato l'entrata nella basi militari dove erano depositate armi nucleari. Abbiamo manifestato pacificamente davanti a tribunali e carceri militari, anche quando era vietato, salvo poi veder riconosciuto il nostro diritto democratico a farlo.
Abbiamo marciato nei territori militarizzati, violando il divieto di entrare nelle servitu' militari.
Abbiamo bloccato il traffico ferroviario e stradale per protestare contro l'installazione delle centrali nucleari, che poi un referendum popolare ha eliminato, dandoci ragione.
Vi abbiamo raccontato brevemente la nostra storia, che e' anche pratica attuale, per dirVi che nessun decreto fermera' mai la forza della nonviolenza che, come diceva Gandhi, e' la forza piu' potente a disposizione dell'umanita' (piu' potente della bomba atomica, perche' l'atomica ha una forza distruttiva, mentre la nonviolenza ha una forza creatrice).
Il Decreto che Vi accingete a votare ha un carattere solo repressivo, aumentando le pene e introducendo nuovi reati: dimostra che chi l'ha concepito e' mosso dalla paura. I regimi basati sulla paura, la violenza, lo stato di polizia, alla fine sono sempre crollati sotto la spinta dei popoli che si liberano. La storia di Gandhi e della nonviolenza lo sta a dimostrare.
Sappiate che mai nessuna legge, mai nessun carcere, ha fermato la forza attiva e liberatrice della nonviolenza dei forti. La disobbedienza civile, la non collaborazione, l'azione diretta nonviolenta, lo sciopero, il boicottaggio, l'obiezione di coscienza, sono immensamente piu' forti e puri di qualsiasi Decreto.
Vi auguriamo di votare in piena coscienza. Ed ora, buon voto a Voi.
Movimento Nonviolento
Verona, 25 settembre 2024

2. REPETITA IUVANT. MOVIMENTO NONVIOLENTO: OBIEZIONE ALLA GUERRA, SCRIVIAMOLO SU TUTTI I MURI
[Riceviamo e diffondiamo]

La Campagna di Obiezione alla guerra presenta un nuovo strumento operativo: un poster diffuso a livello nazionale.
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La Campagna di Obiezione alla guerra presenta un nuovo strumento operativo:
un poster diffuso a livello nazionale con il simbolo del fucile spezzato e la scritta "Con la nonviolenza: per cessare il fuoco bisogna non sparare, per fermare la guerra bisogna non farla".
Il volantone, inviato a tutti gli iscritti e ai Centri del Movimento Nonviolento, agli abbonati alla rivista Azione nonviolenta e a tutti coloro che ne faranno richiesta, rilancia la Dichiarazione di obiezione di coscienza rivolta a chi rifiuta la chiamata alle armi e contiene tutte le informazioni su quanto realizzato finora a sostegno degli obiettori di coscienza di Russia, Ucraina, Bielorussia, Israele e Palestina, e i prossimi obiettivi che la Campagna vuole raggiungere.
Sono ormai centinaia di migliaia gli obiettori, disertori, renitenti alla leva che nei luoghi di guerra, rifiutano le armi e la divisa, negandosi al reclutamento militare, ripudiando il proprio esercito senza passare a quello avverso. Alcuni affrontano processo e carcere, altri espatriano, altri ancora scappano o si nascondono. Il Movimento Nonviolento ha scelto di stare dalla loro parte, di sostenerli concretamente, di difendere il loro diritto umano alla vita e alla pace, e di chiedere all'Unione Europea e al Governo italiano di riconoscere, per loro e per chi firma la Dichiarazione, lo "status" di obiettori di coscienza.
La Campagna si sviluppa su due direttrici:
- la raccolta fondi per sostenere nelle loro attivita' i movimenti nonviolenti di Russia, Bielorussia, Ucraina, Israele e Palestina, le spese legali per i processi che obiettori e nonviolenti di quei paesi subiscono, per aiutare chi espatria per non farsi arruolare, per gli strumenti di informazione necessari a diffondere la scelta dell'obiezione;
- la diffusione della Dichiarazione di Obiezione di coscienza alla guerra e alla sua preparazione, il rifiuto della chiamata alle armi e fin da ora della futura mobilitazione militare. La procedura e' semplice: si compila e si sottoscrive la Dichiarazione (per tutti, giovani o adulti, donne e uomini ) rivolta ai Presidenti della Repubblica e del Consiglio.
Sul sito del Movimento Nonviolento azionenonviolenta.it alla voce Obiezione alla guerra si trovano tutti gli aggiornamenti e la possibilita' di adesione e contribuzione.
Movimento Nonviolento
Settembre 2024
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Movimento Nonviolento
via Spagna, 8, 37123 Verona
Tel 045 8009803
Cell. 348 2863190
www.nonviolenti.org
www.azionenonviolenta.it
per sostegno e donazioni
Iban IT35 U 07601 11700 0000 18745455

3. RIFLESSIONE. ENRICO PEYRETTI: SIAMO ARRIVATI ALLA NECESSITA' FISICA DELLA EMANCIPAZIONE E LIBERAZIONE UMANA DALLA GUERRA
[Riceviamo e diffondiamo]

Bozze grezze  di nuovi pensieri da verificare insieme:
1. la guerra e' peggiore della pena di morte. Per questa c'e' una legge, ingiusta, crudele, ma legge. Per la guerra c'e' solo la volonta' di potenza, contraria al pari valore degli esseri umani.
2. ma la guerra di difesa? uccidere chi assale la vita - specialmente la vita altrui debole e indifesa (alla mia posso anche rinunciare) - e' difesa legittima, anche se armata e omicida?
A) Si', se davvero non c'e' tempo in mezzo per fare di meglio (Gandhi, p. 69, Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi 1996): la vilta' e' peggio della violenza, dice Gandhi .
B) No, se non si fa nulla per istituire forme di difesa internazionale, preventiva, non solo bellica, non cruenta e omicida, non affidata solo alle armi del potere politico.
3. "politica", qualita' della polis e' l'arte del vivere insieme molti nella differenza, entro un popolo, tra i popoli. In caso di violazione, potere di polizia (minima violenza), non di guerra (sfrenata violenza).
4. la natura della politica (convivenza sociale) umana e' l'amicizia sociale, agire da soci e non da rivali, non la sopraffazione, ne' interna, ne' tra popoli. Cio' non e' tanto una perfezione morale (idealistica? religiosa? perfezionistica?) ma una condizione minima della ricercata comune felicita' umana.
5. il politico che include l'uso e la pratica della forza omicida (esercito, guerra) nella sua politica e' pari al delinquente privato che, contro la legge, uccide per proprio utile, perche' agisce contro la legge umana universale non scritta di preservare la vita altrui come la propria: Antigone; "regola d'oro"; Caino colpevole ma difeso dalla vendetta (doppio delitto); evoluzione biblica della vendetta (da Lamech, al taglione, al perdono); giustizia riparativa; riconciliazione (TRC, Sudafrica e simili).
6. siamo arrivati alla necessita' storica - non solo elevazione morale - della cancellazione della guerra (dei suoi strumenti e della pedagogia popolare) dalla etica minima comune della convivenza. Restera' la violenza privata contro cui deve provvedere (preventiva e successiva) l'etica politica, ma non la legittimazione pubblica della violenza omicida, che e' radicale contraddizione della con-vivenza, percio' della qualita' umana che si distingue tra gli oggetti naturali e i soggetti animali.
7. rispondere alla guerra con la guerra e' imitare e confermare la guerra come regola omicida delle relazioni umane, ed e' quindi la massima offesa al valore della vita umana nel mondo.

4. RIFLESSIONE. RANIERO LA VALLE: NUOVE SFIDE
[Riceviamo e diffondiamo]

Carissimi,
nel decidere per il futuro occorre fronteggiare la nuova situazione e promuovere un'alternativa che le corrisponda.
E' in corso sotto i nostri occhi (ma non la si riconosce) una mutazione antropologica e politica dell'Occidente. Quella politica e' la decisione di adottare la guerra come permanente fingendo di perseguire negoziati, tregue e soluzioni elementari e impossibili (due Stati in Palestina, "sconfitta" della Russia, immigrazioni concordate).
Il fine della perpetuazione della guerra e' il passaggio del potere dalle istituzioni legittime alla Polizia sul piano interno, agli Eserciti sul piano esterno (NATO e IDF in Medio Oriente), e al potere economico e bancario sul piano mondiale.
Ce n'e' la prova in Israele (che anticipa processi mondiali) dove esplicitamente lo scopo della guerra di Netanyahu e' il passaggio di Israele da "democrazia del Medio Oriente" a Stato monoetnico dove i diritti politici sono negati alle altre etnie ed e' in corso l'estirpazione dell'altro popolo, il palestinese, che vi abita; la prova c'e' in Ucraina dove la guerra (che deve durare per legge) e' finalizzata alla transizione a un regime dispotico (capo carismatico, abolizione dei partiti, divieto di espatrio, bulimia di armamenti in funzione di antemurale dell'Occidente).
La prova incautamente viene data ora in Italia con la consegna del potere alla Polizia mediante la legge in corso di approvazione (con il divieto selettivo perfino dell'acquisto delle SIM per le comunicazioni personali). Si precisano i lineamenti del nostro Stato di polizia con la riforma volta alla consegna della giurisdizione ai P.M., con il premierato dotato di una legge elettorale che estingua l'alternanza (passando per l'astensione elettorale di massa), con l'indottrinamento scolastico, con la chiusura (o difesa) dei confini e con la sostituzione della cultura egemone (democratica e di sinistra) con quella prefascista e sovranista.
La prova e' data in Europa con la von der Leyen acclamata come Capo del costituendo esercito europeo, la consegna del potere alle burocrazie economiche e politiche e la minutaglia legislativa per la distrazione di massa (fino ai tappi delle bottiglie).
La contrazione della democrazia e' in atto anche in America (Trump, Kamala, Biden) ai fini della competizione strategica per il dominio (contro i BRICS e per la difesa del dollaro) e per la sfida alla Russia e alla Cina, con la presunzione (non provata) che la guerra perpetua non diventi mondiale (anche se non piu' convenzionale).
Antropologicamente il passaggio e' dal pensiero e dal libero arbitrio propri della dignita' umana alla tecnocrazia, alla Intelligenza Artificiale, all'algoritmo fino al telegenocidio.
In sintesi viene prescelta la guerra perpetua come uscita dalla democrazia e come ritorno dello Stato al modello hobbesiano teorizzato da Carl Schmitt come "Stato della moderna polizia" fondato sul criterio del Nemico e la guerra come possibilita' reale. Questo vuol dire che la lotta per la pace e' ormai indissolubile da quella per la democrazia. Cio' comporta di superare il pacifismo minoritario e compiaciuto di se', come e' stato fin qui; ripristinare la politica, uscire dal monoteismo secolarista (pensiero unico, niente etica, niente ideologie, niente fedi).
Sul piano concreto la mia proposta, l'appello ch ritengo ascoltabile, e' per la promozione in Italia (ma utopisticamente anche in Europa e nel mondo) di Comitati popolari "Pace e Liberazione subito". L'accento sul "subito" deriva dal fatto che non si puo' aspettare, la pace precede ed e' condizione di tutto il resto, anche dello Stato sociale. La guerra e' infatti il nuovo nome del fascismo. Il Nemico non e' piu' lo straniero, i coscritti dell'altro esercito, ma e' la guerra stessa che istituisce il nemico come categoria giuridica e potenzialmente come chiunque altro da se'.
Percio' l'accento sul subito, puo' sembrare difficile, ma e' in gioco il fatto che possa esserci un "dopo".
Un caro saluto a tutti
Raniero La Valle

5. REPETITA IUVANT. SCRIVIAMO AL PRESIDENTE STATUNITENSE BIDEN PER CHIEDERE LA GRAZIA PER LEONARD PELTIER

Scriviamo al presidente statunitense Biden per chiedere la grazia per Leonard Peltier.
E' consuetudine dei presidenti statunitensi giunti a fine mandato di concedere la grazia ad alcuni detenuti.
Leonard Peltier e' un illustre attivista nativo americano, difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e della Madre Terra.
Leonard Peltier, che a settembre compira' 80 anni, da 48 anni e' detenuto per un crimine che non ha commesso.
Leonard Peltier e' gravemente malato, e le sue malattie non possono essere curate adeguatamente in carcere.
Affinche' non muoia in carcere un uomo innocente, affinche' Leonard Peltier possa tornare libero e trascorrere con i suoi familiari questo poco tempo che gli resta da vivere, la cosa piu' importante ed urgente da fare adesso e' scrivere a Biden per chiedere che conceda la grazia a Leonard Peltier.
*
Per scrivere a Biden la procedura e' la seguente.
Nel web aprire la pagina della Casa Bianca attraverso cui inviare lettere: https://www.whitehouse.gov/contact/
Compilare quindi gli item successivi:
- alla voce MESSAGE TYPE: scegliere Contact the President
- alla voce PREFIX: scegliere il titolo corrispondente alla propria identita'
- alla voce FIRST NAME: scrivere il proprio nome
- alla voce SECOND NAME: si puo' omettere la compilazione
- alla voce LAST NAME: scrivere il proprio cognome
- alla voce SUFFIX, PRONOUNS: si puo' omettere la compilazione
- alla voce E-MAIL: scrivere il proprio indirizzo e-mail
- alla voce PHONE: scrivere il proprio numero di telefono seguendo lo schema 39xxxxxxxxxx
- alla voce COUNTRY/STATE/REGION: scegliere Italy
- alla voce STREET: scrivere il proprio indirizzo nella sequenza numero civico, via/piazza
- alla voce CITY: scrivere il nome della propria citta' e il relativo codice di avviamento postale
- alla voce WHAT WOULD YOU LIKE TO SAY? [Cosa vorresti dire?]: scrivere un breve testo (di seguito una traccia utilizzabile):
Egregio Presidente degli Stati Uniti d'America,
le scriviamo per chiederle di concedere la grazia al signor Leonard Peltier.
Leonard Peltier ha quasi 80 anni ed e' affetto da plurime gravi patologie che non possono essere adeguatamente curate in carcere: gli resta poco da vivere.
Leonard Peltier ha subito gia' 48 anni di carcere per un delitto che non ha commesso: la sua liberazione e' stata chiesta da Nelson Mandela e da madre Teresa di Calcutta, dal Dalai Lama e da papa Francesco, da Amnesty International, dal Parlamento Europeo, dall'Onu, da milioni di esseri umani.
Egregio Presidente degli Stati Uniti d'America,
restituisca la liberta' a Leonard Peltier; non lasci che muoia in carcere un uomo innocente.
Distinti saluti.
*
Sollecitiamo chi legge questo comunicato ad aderire all'iniziativa e a diffondere l'informazione.
Free Leonard Peltier.
Mitakuye Oyasin.

6. MEMENTO. ISTANTANEE

Sull'autobus rileggo un bignami
di storia della filosofia e penso
hanno ragione tutti
anche quando sbagliano.

Nel mondo reale invece
hanno torto quasi tutti
e la prova del torto e' che uccidono.

Sono un vecchio militante marxista
ho visto La regola del gioco
ed ho letto Il nipote di Rameau
so che salvare le vite e' il primo dovere.

*

Solo questi doveri conosco:
la verita' e la pieta'.
Riuscire a tenerle insieme
riuscire a piantarla di uccidere
riuscire a non essere piu' un orco.

*

Ah fossi un investigatore
di buone maniere e acuto l'ingegno
sapessi risolvere tutti i misteri del mondo.
Invece sono solo l'assassino.

*

Nella sala caffe' dell'ospedale
oggi e' spenta la televisione.
E tu respiri ma non puoi scordare
quella vergogna, quell'orrore, quell'abisso.

*

Fosti qualcosa. Ma fu tanti anni fa.
E non sei piu' nessuno. E tu del resto
sempr volesti nasconderti e sparire.
Ci sei riuscito.

7. NUOVE STORIE DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: UN PRIGIONIERO

- E lei cosa ha fatto?
- Non lo ricordo piu'.
- Ma se sta qui qualche cosa certo ha fatto.
- Puo' darsi, ma non me ne ricordo.
- Vediamo un po': ha ammazzato qualcuno?
- Non credo proprio, me ne ricorderei.
- Allora avra' rubato o bestemmiato.
- Non saprei dirle, pero' qui non bestemmio.
- Eppure ne avrebbe ben motivo.
- Gia', ma per abitudine non lo faccio.
- Allora era un ladro, o un rapinatore.
- Non so.
- Magari un adultero, un bigamo, il sesso si sa che tenta gli uomini.
- Non mi ricordo proprio, mi dispiace.
- Va bene. Va bene. Se proprio non collabora, allora la condanno ad altri cinquant'anni. E' contento adesso?

8. NUOVE STORIE DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: UN LAVORO

- Cerca lavoro?
- Dice a me?
- Si'. Cerca lavoro?
- Dipende.
- Dipende da cosa?
- Dal tipo di lavoro e da quanto si guadagna.
- Si guadagna bene e si fatica poco.
- E cosa dovrei fare?
- Quasi niente, premere un bottone ogni tanto.
- Premere un bottone?
- E guardare una televisione.
- Guardare una televisione?
- Lei guarda questa televisione e quando e' il momento preme il bottone.
- Tutto qui?
- Tutto qui.
- E che succede poi?
- Che quelli che vede sulo schermo si beccano un bel missile e ciao ciao.
- Ciao ciao?
- Ciao ciao. Kaputt.
- Cioe' li ammazzo?
- Mica li ammazza lei, li ammazza il missile. Lei preme il bottone e basta. E guarda la televisione.
- E quanto si guadagna?
- Si guadagna bene, mi creda.
- Allora ci sto. Quando comincio?

9. NUOVE STORIE DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: L'ABITO BIANCO

- E perche' dobbiamo essere vestiti tutti di bianco?
- Come perche'? Non le piace il bianco?
- Non e' che non mi piace il bianco, chiedevo solo perche'.
- Perche' e' il colore della purezza, della pulizia, del giglio innocente, della razza superiore. Lo sanno tutti.
- Ah.
- Eh.
- Quindi tutto in bianco.
- Esatto; come i camerieri, i dottori, la dolce sposa all'altare.
- E poi dobbiamo fare quello che dobiamo fare.
- Eh, vi si paga per questo.
- Pero' vestiti di bianco.
- Vestiti di bianco, certo. Ma perche' insiste, cosa c'e' che non le va a genio?
- Niente, niente. Solo per capire.
- E che c'e' da capire?
- No, niente.
- Appunto, niente. Lei si veste di bianco e fa quello che deve fare.
- Certo.
- Certo.
- E' che vestiti di bianco, insomma, con gli schizzi di sangue...
- Non e' un suo problema, ci pensa la lavanderia, no?
- Gia', certo, la lavanderia.
- Finito il turno lei consegna il grembiule e il giorno dopo ne ha un altro immacolato.
- Bianco.
- Bianco immacolato, bianco virginale, bianco come l'uomo che porta il fardello.
- Il fardello?
- Il fardello dell'uomo bianco, e' una citazione.
- Ah, una citazione.
- Di Kipling. Ha letto Kipling?
- No, non credo.
- Non importa, per fare questo lavoro non occorre aver letto molti libri.
- Per fortuna.
- Gia'.
- Gia'.
- Allora tutto chiaro?
- Si', direi di si'.
- E allora ecco l'indumento e gli strumenti d'acciaio inossidabile, e adesso vada, e faccia il suo dovere.
- Non manchero'.
- Bravo, bravo. Avanti un altro.

10. NUOVE STORIE DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: L'ASTUZIA

- L'astuzia e' che mentre lo fai pensi a qualche altra cosa.
- Per esempio?
- Una qualsiasi altra cosa, qualcosa che ti piace o t'interessa.
- Mentre lo faccio.
- Si', tu lo fai e intanto pensi ad altro.
- Ma a che altro?
- E che e so? A quello che ti pare. Se segui il calcio o l'automobilismo allora pensi alle corse o alle partite. Se vedi certi filmetti - ci siamo capiti - allora pensi a quelle donnine spavalde. Oppure gli scacchi, i francobolli, le serie tivu', insomma, quello che ti piace.
- E intanto lo torturo fino alla morte?
- E li torturi si', il lavoro e' questo.
- E se invece pensassi alle torture, per essere piu' concentrato sul lavoro, dico.
- E mica siamo mostri, forza, andiamo. Cerchiamo di restare persone civili, no?
- Gia'. Hai ragione tu, non ci avevo pensato mica.
- Eh, e adesso al lavoro.

11. NUOVE STORIE DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: MENTIRE?

Mentire? Perche' mentire? A noi ci piace quello che facciamo. Gli piace a tutti scannare la gente.

12. NUOVE STORIE DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: LA MACCHINA DEL TEMPO

E' un'invenzione mia, mo' ve la spiego. La carichi come un orologio. E manda avanti il tempo. Le vedi le lancette che si muovono? Ecco, cosi' il tempo va avanti.
Se invece vuoi fermarlo il tempo, basta che con le mani tieni ferme le lancette. E il tempo si ferma finche' tu stai li' che tieni ferme le lancette. E' facile.
Invece tornare indietro nel tempo e' piu' complicato. Perche' bisognerebbe rifare tutte le cose che hai fatto, pero' all'incontrario. Non e' facile. E la macchina mia per tornare indietro nel tempo e' meglio non usarla, perche' se lo fai e torni indietro poi ti scordi subito quello che facevi e non ti fermi piu'. E se non ti fermi piu' tornando indietro nel tempo arrivi alla preistoria come niente, ai dinosauri e alle glaciazioni, fino al big bang e a prima della prima volta che fu sera e fu mattina. E io non lo so se alla fine sparisce tutto, pure domineddio. E insomma non e' una cosa bella che uno per tornare indietro nel tempo cosi' per sfizio fa sparire tutta la storia, tutto l'universo e pure domineddio. Non mi pare una cosa fatta bene, da persone perbene, educate, civili.
Cosi' ho deciso che quest'invenzione me la tengo dentro casa e non la uso. Non si sa mai. Magari se la commercializzavo ci facevo un mucchio, una montagna di soldi, e come niente mi ci davano pure il Premio Nobel. Ma mi pare meglio cosi'. Uno deve sapersi regolare.

13. NUOVE STORIE DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: ADESSO

- E lei cosa si aspetta che accada adesso?
- Non lo so.
- Pero' potrebbe immaginarselo, no? L'abbiamo legata come un salame, le abbiamo tolto le scarpe e tutto, suvvia, non e' che ci voglia una grande immaginazione.
- Proprio non saprei. Mi dispiace. Sono desolato.
- Ecco, desolato e' la parola giusta.
- Volevo dire mortificato.
- Anche mortificato e' la parola giusta.
- Ah.
- Eh si'. Allora che dice, cominciamo?
- Cominciamo cosa?
- Il trattamento.
- Il trattamento?
- Andiamo, non faccia il finto tonto.
- Non faccio il finto tonto, e' che proprio non capisco. Deve esserci un equivoco. Non credo di essere io la persona giusta. Avete sbagliato persona, ecco, ecco quello che penso: che avete sbagliato persona.
- Dicono tutti cosi'.
- Ma stavolta e' vero. Avete sbagliato persona. Io non c'entro niente.
- Non c'entra niente con cosa?
- Non lo so, con qualunque cosa.
- Non c'entra niente con qualunque cosa? Ma non non si sente ridicolo a dire simili corbellerie?
- Non sono corbellerie. Avete sbagliato persona.
- No, noi non sbagliamo mai. Si fidi, non sbagliamo mai.
- Vorrei parlare con qualcuno.
- Sta parlando con me, non le basta?
- Allora mi dica cosa devo fare. Volete dei soldi? Ditemi voi. Ditemi quello che devo fare e io eseguo.
- Esegue?
- Eseguo.
- Non deve fare niente, stia tranquilllo. Facciamo tutto noi.
- Dev'esserci un'alternativa.
- Lei dice?
- Si', dev'esserci.
- E invece non c'e'. Guarda un po'.
- Ma cosa ho fatto? Ditemi almeno cosa ho fatto.
- E che ne so io. E poi che importanza ha? Ormai lei e' qui, e questo e' tutto.
- Ma dove siamo?
- Ancora non l'ha capito? Ohe', ragazzi, questo ancora non ha capito dove si trova. Non e' divertente?

14. REPETITA IUVANT. TRE MINIME DESCRIZIONI DELLA NONVIOLENZA E CINQUE PERORAZIONI PER IL DISARMO

I. Tre minime descrizioni della nonviolenza

1. La nonviolenza non indossa il frac

La nonviolenza non la trovi al ristorante.
Non la incontri al circolo dei nobili.
Non frequenta la scuola di buone maniere.
E' sempre fuori dall'inquadratura delle telecamere delle televisioni.
La nonviolenza non fa spettacolo.
La nonviolenza non vende consolazioni.
La nonviolenza non guarda la partita.

E' nel conflitto che la nonviolenza agisce.
Dove vi e' chi soffre, li' interviene la nonviolenza.
Dove vi e' ingiustizia, li' interviene la nonviolenza.
Non la trovi nei salotti e nelle aule.
Non la trovi tra chi veste buoni panni.
Non la trovi dove e' lustra l'epidermide e non brontola giammai lo stomaco.
La nonviolenza e' dove c'e' la lotta per far cessare tutte le violenze.
La nonviolenza e' l'umanita' in cammino per abolire ogni sopraffazione.

Non siede nel consiglio di amministrazione.
Non si abbuffa coi signori eccellentissimi.
Non ha l'automobile, non ha gli occhiali da sole, non ha il costume da bagno.
Condivide la sorte delle oppresse e degli oppressi.
Quando vince rinuncia a ogni potere.
Non esiste nella solitudine.
Sempre pensa alla liberta' del prossimo, sempre pensa al riscatto del vinto,
sempre pensa ad abbattere i regimi e di poi a riconciliare gli animi.
Sa che il male e' nella ricchezza, sa che il bene e' la condivisione;
sa che si puo' e si deve liberare ogni persona e quindi questo vuole:
la liberta' di tutte, la giustizia, la misericordia.

La nonviolenza e' l'antibarbarie.
La nonviolenza e' il riconoscimento della dignita' di ogni essere vivente.
La nonviolenza e' questa compassione: sentire insieme, voler essere insieme,
dialogo infinito, colloquio corale, miracolo dell'incontro e della nascita;
l'intera umanita' unita contro il male e la morte;
si', se possiamo dirlo in un soffio e in un sorriso: tutti per uno, uno per tutti.
La nonviolenza e' la lotta che salva.

Ha volto e voce di donna, sa mettere al mondo il mondo,
il suo tocco risana le ferite, i suoi gesti sono limpida acqua, i suoi atti recano luce;
sempre lotta per la verita' ed il bene, usa solo mezzi coerenti
con il fine della verita' e del bene.
Sa che il mondo e' gremito di persone, cosi' fragili, smarrite e sofferenti.
Sa che la sua lotta deve esser la piu' ferma; e deve essere la piu' delicata.

Quando la plebe all'opra china si rialza: li' e' la nonviolenza.
Quando lo schiavo dice adesso basta, li' e' la nonviolenza.
Quando le oppresse e gli oppressi cominciano a lottare
per un'umanita' di persone tutte libere ed eguali in diritti,
li', li' e' la nonviolenza.
Quando ti svegli ed entri nella lotta, la nonviolenza gia' ti viene incontro.

La nonviolenza e' una buona cosa.
E' questa buona cosa che fai tu quando fai la cosa giusta e necessaria.

*

2. Breve litania della nonviolenza

La nonviolenza non e' la luna nel pozzo.
La nonviolenza non e' la pappa nel piatto.
La nonviolenza non e' il galateo del pappagallo.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' la ciancia dei rassegnati.
La nonviolenza non e' il bignami degli ignoranti.
La nonviolenza non e' il giocattolo degli intellettuali.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' il cappotto di Gogol.
La nonviolenza non e' il cavallo a dondolo dei generali falliti.
La nonviolenza non e' la Danimarca senza il marcio.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' l'ascensore senza bottoni.
La nonviolenza non e' il colpo di carambola.
La nonviolenza non e' l'applauso alla fine dell'atto terzo.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' il museo dell'esotismo.
La nonviolenza non e' il salotto dei perdigiorno.
La nonviolenza non e' il barbiere di Siviglia.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' la spiritosaggine degli impotenti.
La nonviolenza non e' la sala dei professori.
La nonviolenza non e' il capello senza diavoli.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' il ricettario di Mamma Oca.
La nonviolenza non e' l'albero senza serpente.
La nonviolenza non e' il piagnisteo di chi si e' arreso.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' la quiete dopo la tempesta.
La nonviolenza non e' il bicchiere della staffa.
La nonviolenza non e' il vestito di gala.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' il sapone con gli gnocchi.
La nonviolenza non e' il film al rallentatore.
La nonviolenza non e' il semaforo sempre verde.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' il jolly pescato nel mazzo.
La nonviolenza non e' il buco senza la rete.
La nonviolenza non e' il fiume dove ti bagni due volte.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' l'abracadabra degli stenterelli.
La nonviolenza non e' il cilindro estratto dal coniglio.
La nonviolenza non e' il coro delle mummie del gabinetto.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' niente che si veda in televisione.
La nonviolenza non e' niente che si insegni dalle cattedre.
La nonviolenza non e' niente che si serva al bar.
La nonviolenza e' solo la lotta contro la violenza.

*

3. Della nonviolenza dispiegata al sole ad asciugare

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza la politica necessaria.
Chiamiamo nonviolenza l'occhio che vede e piange.
Chiamiamo nonviolenza la lotta per l'abolizione di tutte le guerre.
Chiamiamo nonviolenza la lotta che abroga ogni servitu'.
Chiamiamo nonviolenza questo accampamento notturno nel deserto.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza l'amicizia che non tradisce.
Chiamiamo nonviolenza il ponte di corda teso sull'abisso.
Chiamiamo nonviolenza la fine della paura della morte.
Chiamiamo nonviolenza la fine della minaccia della morte.
Chiamiamo nonviolenza aver visto e alba e tramonto con limpido cuore.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza il tappeto volante.
Chiamiamo nonviolenza il voto unanime per la salvezza degli assenti.
Chiamiamo nonviolenza il cielo stellato.
Chiamiamo nonviolenza il rispetto della vita altrui.
Chiamiamo nonviolenza il sonno dei giusti e dei giusti la veglia.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza il silenzio che non spaventa.
Chiamiamo nonviolenza la telefonata che ferma l'esecuzione.
Chiamiamo nonviolenza il libro che ti fa ridere e piangere.
Chiamiamo nonviolenza il viaggio senza bagagli.
Chiamiamo nonviolenza il suono dell'arcobaleno.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza il pasto in comune.
Chiamiamo nonviolenza il miracolo della nascita.
Chiamiamo nonviolenza la voce che risponde.
Chiamiamo nonviolenza la porta che si apre allo straniero.
Chiamiamo nonviolenza la lotta contro la violenza.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza il dono e la rinuncia.
Chiamiamo nonviolenza la leggerezza sui corpi.
Chiamiamo nonviolenza la parola che suscita le praterie.
Chiamiamo nonviolenza il soffio che estingue gli incendi.
Chiamiamo nonviolenza l'infinito respiro del mare.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza l'umanita' come dovrebbe essere.
Chiamiamo nonviolenza la coscienza del limite.
Chiamiamo nonviolenza il ritrovamento dell'anello di Salomone.
Chiamiamo nonviolenza gl'immortali principi dell'Ottantanove.
Chiamiamo nonviolenza l'ironia e la pazienza.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza il riconoscimento della pluralita' delle persone e dei mondi.
Chiamiamo nonviolenza la distruzione di tutte le armi assassine.
Chiamiamo nonviolenza non nascondere la nostra ignoranza.
Chiamiamo nonviolenza rifiutarsi di mentire.
Chiamiamo nonviolenza la scelta di fare la cosa che salva le vite.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza una giornata di sole sulla strada.
Chiamiamo nonviolenza la scuola di Spartaco e della Rosa Rossa.
Chiamiamo nonviolenza la certezza morale del figlio della levatrice.
Chiamiamo nonviolenza la legge nuova del figlio del falegname.
Chiamiamo nonviolenza le tre ghinee di Virginia.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza questo atto di riconoscimento e di riconoscenza.
Chiamiamo nonviolenza il giro della borraccia.
Chiamiamo nonviolenza questo colloquio corale.
Chiamiamo nonviolenza la Resistenza antifascista.
Chiamiamo nonviolenza l'uscita dallo stato di minorita'.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza parlare e ascoltare.
Chiamiamo nonviolenza la stazione sempre aperta.
Chiamiamo nonviolenza lo specchio e la sorgente.
Chiamiamo nonviolenza sentire il dolore degli altri.
Chiamiamo nonviolenza prendersi cura del mondo.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.

* * *

II. Cinque perorazioni per il disarmo

1. La prima politica e' il disarmo

La prima politica e' il disarmo
sostituire all'arte dell'uccidere
quella severa di salvare le vite

Senza disarmo il mondo tutto muore
senza disarmo le nuvole si ghiacciano
le lacrime diventano veleno
si crepano i marmi ne escono draghi

Senza disarmo ogni parola mente
senza disarmo ogni albero si secca
l'aria non porta piu' i suoni
la polvere colma i polmoni

Senza disarmo piovono scorpioni
senza disarmo in ogni piatto e' vomito
dal rubinetto esce sale e vetro
le scarpe stritolano le ossa dei piedi

Solo il disarmo frena le valanghe
solo il disarmo risana le ferite
solo il disarmo salva le vite

Salvare le vite e' il primo dovere
salvare le vite
il primo dovere

*

2. Piccolo dittico delle armi e del disarmo

I.

Le armi sanno a cosa servono
le armi non sbagliano la mira
le armi odiano le persone
quando le ammazzano poi vanno all'osteria
a ubriacarsi e a cantare fino all'alba

Le armi bevono il sangue
le armi mettono briglie e sella alle persone
poi le cavalcano fino a sfiancarle
affondano gli speroni per godere dei sussulti
della carne che soffre

Le armi non sentono ragione
una sola cosa desiderano: uccidere
e poi ancora uccidere
uccidere le persone
tutte le persone

Le armi la sanno lunga
fanno bella figura in televisione
sorridono sempre
parlano di cose belle
promettono miliardi di posti di lavoro
e latte e miele gratis per tutti

Le armi hanno la loro religione
hanno la scienza esatta degli orologi
hanno l'arte sottile del pennello
e del bulino e la sapienza grande
di trasformare tutto in pietra e vento
e della loro religione l'unico
articolo di fede dice: nulla
e nulla e nulla e nulla e nulla e nulla
e tutto ha da tornare ad esser nulla

Le armi ci guardano dal balcone
mentre ci affaccendiamo per le strade
ci fischiano e poi fanno finta di niente
ci gettano qualche spicciolo qualche caramella
cerini accesi mozziconi scampoli
di tela e schizzi di vernice e polpette
con dentro minuscole schegge di vetro

Sanno il francese hanno tutti i dischi
raccontano di quando in mongolfiera
e delle proprieta' nelle colonie d'oltremare
e delle ville tutte marmi e stucchi
t'invitano nel loro palco all'opera
ti portano al campo dei miracoli

Sanno le armi come farsi amare
e passo dopo passo addurti dove
hanno allestito la sala del banchetto

II.

Senza disarmo i panni stesi non si asciugano
senza disarmo la pizza diventa carbone
senza disarmo hai freddo anche con tre cappotti

Senza disarmo il fazzoletto ti strappa la mano
senza disarmo la maniglia della porta ti da' la scossa
senza disarmo le scarpe ti mangiano i piedi

Senza disarmo l'aria t'avvelena
senza disarmo il caffe' diventa sterco
senza disarmo dallo specchio uno ti spara

Senza disarmo il letto e' tutto spine
senza disarmo scordi tutte le parole
senza disarmo e' buio anche di giorno

Senza disarmo ogni casa brucia
senza disarmo quel che tocchi ghiaccia
senza disarmo tutto e' aceto e grandine

Senza disarmo la guerra non finisce

Senza disarmo finisce l'umanita'

*

3. In quanto le armi

In quanto le armi servono a uccidere
le persone, l'esistenza delle armi
e' gia' una violazione dei diritti umani.

Solo il disarmo salva le vite
solo il disarmo rispetta e difende gli esseri umani
solo il disarmo riconosce e restituisce
umanita' all'umanita'.

Solo con il disarmo
la civilta' rinasce
il sole sorge ancora
fioriscono i meli
tornano umani gli esseri umani.

*

4. Del non uccidere argomento primo

Si assomigliano come due fratelli
Abele e Caino, nessuno dei due
sa chi sara' la vittima, chi l'assassino.

Non c'e' netto un confine
tra bene e male
e l'occhio non distingue
zucchero e sale.

In questo laborioso labirinto
che non ha uscita
non esser tu del novero di quelli
che ad altri strappano la breve vita.

Mantieni l'unica vera sapienza:
come vorresti esser trattato tu
le altre persone tratta.
Da te l'umanita' non sia disfatta.

Sull'orlo dell'abisso scegli sempre
di non uccidere, di opporti a ogni uccisione,
ad ogni guerra, ogni arma, ogni divisa:
ogni plotone e' di esecuzione.

Non c'e' netto un confine
tra bene e male
e l'occhio non distingue
zucchero e sale.

Si assomigliano come due fratelli
Abele e Caino, nessuno dei due
sa chi sara' la vittima, chi l'assassino.

*

5. Poiche' vi e' una sola umanita'

Poiche' vi e' una sola umanita'
noi dichiariamo che ogni essere umano
abbia rispetto e solidarieta'
da chiunque altro sia essere umano.

Nessun confine puo' la dignita'
diminuire umana, o il volto umano
sfregiare, o denegar la qualita'
umana propria di ogni essere umano.

Se l'edificio della civilta'
umana ha un senso, ed esso non e' vano,
nessuno allora osi levar la mano
contro chi chiede ospitalita'.

Se la giustizia e se la liberta'
non ciancia, bensi' pane quotidiano
hanno da essere, cosi' il lontano
come il vicino merita pieta'.

Nel condividere e' la verita'
ogni volto rispecchia il volto umano
nel mutuo aiuto e' la felicita'
ogni diritto e' un diritto umano.

Se vero e' che tutto finira'
non prevarra' la morte sull'umano
soltanto se la generosita'
sara' la legge di ogni essere umano.

La nonviolenza e' questa gaia scienza
che lotta per salvar tutte le vite
la nonviolenza e' questa lotta mite
e intransigente contro ogni violenza.

15. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Riletture
- Biancamaria Frabotta (a cura di), Femminismo e lotta di classe in Italia (1970-1973), Savelli, Roma 1973, 1975, pp. 256.
- Rosalba Spagnoletti (a cura di), I movimenti femministi in Italia, Savelli, Roma 1971, 1978, pp. 176.

16. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

17. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5340 del primo ottobre 2024
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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