[Nonviolenza] Telegrammi. 5328



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5328 del 19 settembre 2024
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Annibale Scarpante: Da quattro anni...
2. Movimento Nonviolento: Obiezione alla guerra, scriviamolo su tutti i muri
3. Scriviamo al presidente statunitense Biden per chiedere la grazia per Leonard Peltier
4. Il 21 settembre di novantanove anni fa nasceva Alfio Pannega
5. Pasquale Pugliese: Educazione civica sessant'anni dopo: dall’internazionalismo nonviolento di Capitini al nazionalismo liberista di Valditara
6. Pasquale Pugliese: Pensiero della complessita' ed etica della responsabilita'. Le educazioni necessarie nella scuola che si apre
7. Alcune poesie di Ingeborg Bachmann
8. Segnalazioni librarie
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. ANNIBALE SCARPANTE: DA QUATTRO ANNI...

Caro direttore,
da quattro anni dedico il mio tempo, vecchio e malmesso come sono, ad assistere un familiare di me ancor piu' vecchio e non piu' autosufficiente.
Ho cominciato facendo "le notti", assistendolo dalle otto di sera alle otto di mattina; dopo qualche mese ho dovuto allungare l'orario della mia presenza, e negli ultimi anni ho impegnato nell'adempimento di questo dovere dalle 16 alle 19 ore al giorno, tutti i giorni. Ovviamente ho dovuto dismettere quasi ogni altro impegno. Credo di star facendo la cosa giusta, ma certo e' assai gravoso assistere al disfacimento fisico e psichico di una persona cui si vuole bene, e poterle dare un aiuto sempre piu' limitato ed inefficace mentre la sua sofferenza aumenta.
Perche' le parlo di questo? Anzi: perche' ne scrivo per il suo foglio?
Per ostendere una semplice considerazione: che gli esseri umani sono gia' cosi' fragili e cosi' bisognosi di aiuto, che ogni persona dotata di sufficiente forza fisica e di un intelletto capace di pensare, dovrebbe dedurne che e' supremamente sciocco ed anzi insensato, per non dir scellerato ed abominevole, che vi sia qualcuno che invece di recare soccorso a chi gia' soffre s'adopera a spargere nuova sofferenza, ferendo, mutilando e uccidendo degli esseri umani che il piu' delle volte neppure conosce. Non li conosce: ma sono anch'essi esseri umani, uguali a lui, come lui parte dell'unica umana famiglia.
"Quelle connerie la guerre" ebbe a scrivere Prevert in una poesia che sessant'anni dopo che la lessi ancora ricordo.
Abolire la guerra occorre.
Ed abolire gli strumenti della guerra: gli eserciti e le armi.
Nessuna persona dovrebbe mai accettare di uccidere qualcuno.
Nessuna persona dovrebbe mai ordinare di uccidere qualcuno.
Nessuna persona dovrebbe mai produrre strumenti il cui uso uccide qualcuno.
Nessuna persona dovrebbe mai prendere parte ad organizzazioni la cui funzione o il cui fine e' di uccidere qualcuno.
Salvare le vite e' il primo dovere.
E per salvare le vite occorre innanzitutto abolire la guerra, gli eserciti, le armi; abolire tutte le uccisioni; contrastare tutti i poteri assassini; adoperarsi affinche' l'umanita' diventi umana. Opporsi alla violenza con la nonviolenza.
Voglia credermi, caro direttore, il suo devotissimo eccetera
Annibale Scarpante

2. REPETITA IUVANT. MOVIMENTO NONVIOLENTO: OBIEZIONE ALLA GUERRA, SCRIVIAMOLO SU TUTTI I MURI
[Riceviamo e diffondiamo]

La Campagna di Obiezione alla guerra presenta un nuovo strumento operativo: un poster diffuso a livello nazionale.
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La Campagna di Obiezione alla guerra presenta un nuovo strumento operativo:
un poster diffuso a livello nazionale con il simbolo del fucile spezzato e la scritta "Con la nonviolenza: per cessare il fuoco bisogna non sparare, per fermare la guerra bisogna non farla".
Il volantone, inviato a tutti gli iscritti e ai Centri del Movimento Nonviolento, agli abbonati alla rivista Azione nonviolenta e a tutti coloro che ne faranno richiesta, rilancia la Dichiarazione di obiezione di coscienza rivolta a chi rifiuta la chiamata alle armi e contiene tutte le informazioni su quanto realizzato finora a sostegno degli obiettori di coscienza di Russia, Ucraina, Bielorussia, Israele e Palestina, e i prossimi obiettivi che la Campagna vuole raggiungere.
Sono ormai centinaia di migliaia gli obiettori, disertori, renitenti alla leva che nei luoghi di guerra, rifiutano le armi e la divisa, negandosi al reclutamento militare, ripudiando il proprio esercito senza passare a quello avverso. Alcuni affrontano processo e carcere, altri espatriano, altri ancora scappano o si nascondono. Il Movimento Nonviolento ha scelto di stare dalla loro parte, di sostenerli concretamente, di difendere il loro diritto umano alla vita e alla pace, e di chiedere all'Unione Europea e al Governo italiano di riconoscere, per loro e per chi firma la Dichiarazione, lo "status" di obiettori di coscienza.
La Campagna si sviluppa su due direttrici:
- la raccolta fondi per sostenere nelle loro attivita' i movimenti nonviolenti di Russia, Bielorussia, Ucraina, Israele e Palestina, le spese legali per i processi che obiettori e nonviolenti di quei paesi subiscono, per aiutare chi espatria per non farsi arruolare, per gli strumenti di informazione necessari a diffondere la scelta dell'obiezione;
- la diffusione della Dichiarazione di Obiezione di coscienza alla guerra e alla sua preparazione, il rifiuto della chiamata alle armi e fin da ora della futura mobilitazione militare. La procedura e' semplice: si compila e si sottoscrive la Dichiarazione (per tutti, giovani o adulti, donne e uomini ) rivolta ai Presidenti della Repubblica e del Consiglio.
Sul sito del Movimento Nonviolento azionenonviolenta.it alla voce Obiezione alla guerra si trovano tutti gli aggiornamenti e la possibilita' di adesione e contribuzione.
Movimento Nonviolento
Settembre 2024
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Movimento Nonviolento
via Spagna, 8, 37123 Verona
Tel 045 8009803
Cell. 348 2863190
www.nonviolenti.org
www.azionenonviolenta.it
per sostegno e donazioni
Iban IT35 U 07601 11700 0000 18745455

3. REPETITA IUVANT. SCRIVIAMO AL PRESIDENTE STATUNITENSE BIDEN PER CHIEDERE LA GRAZIA PER LEONARD PELTIER

Scriviamo al presidente statunitense Biden per chiedere la grazia per Leonard Peltier.
E' consuetudine dei presidenti statunitensi giunti a fine mandato di concedere la grazia ad alcuni detenuti.
Leonard Peltier e' un illustre attivista nativo americano, difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e della Madre Terra.
Leonard Peltier, che a settembre compira' 80 anni, da 48 anni e' detenuto per un crimine che non ha commesso.
Leonard Peltier e' gravemente malato, e le sue malattie non possono essere curate adeguatamente in carcere.
Affinche' non muoia in carcere un uomo innocente, affinche' Leonard Peltier possa tornare libero e trascorrere con i suoi familiari questo poco tempo che gli resta da vivere, la cosa piu' importante ed urgente da fare adesso e' scrivere a Biden per chiedere che conceda la grazia a Leonard Peltier.
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Per scrivere a Biden la procedura e' la seguente.
Nel web aprire la pagina della Casa Bianca attraverso cui inviare lettere: https://www.whitehouse.gov/contact/
Compilare quindi gli item successivi:
- alla voce MESSAGE TYPE: scegliere Contact the President
- alla voce PREFIX: scegliere il titolo corrispondente alla propria identita'
- alla voce FIRST NAME: scrivere il proprio nome
- alla voce SECOND NAME: si puo' omettere la compilazione
- alla voce LAST NAME: scrivere il proprio cognome
- alla voce SUFFIX, PRONOUNS: si puo' omettere la compilazione
- alla voce E-MAIL: scrivere il proprio indirizzo e-mail
- alla voce PHONE: scrivere il proprio numero di telefono seguendo lo schema 39xxxxxxxxxx
- alla voce COUNTRY/STATE/REGION: scegliere Italy
- alla voce STREET: scrivere il proprio indirizzo nella sequenza numero civico, via/piazza
- alla voce CITY: scrivere il nome della propria citta' e il relativo codice di avviamento postale
- alla voce WHAT WOULD YOU LIKE TO SAY? [Cosa vorresti dire?]: scrivere un breve testo (di seguito una traccia utilizzabile):
Egregio Presidente degli Stati Uniti d'America,
le scriviamo per chiederle di concedere la grazia al signor Leonard Peltier.
Leonard Peltier ha quasi 80 anni ed e' affetto da plurime gravi patologie che non possono essere adeguatamente curate in carcere: gli resta poco da vivere.
Leonard Peltier ha subito gia' 48 anni di carcere per un delitto che non ha commesso: la sua liberazione e' stata chiesta da Nelson Mandela e da madre Teresa di Calcutta, dal Dalai Lama e da papa Francesco, da Amnesty International, dal Parlamento Europeo, dall'Onu, da milioni di esseri umani.
Egregio Presidente degli Stati Uniti d'America,
restituisca la liberta' a Leonard Peltier; non lasci che muoia in carcere un uomo innocente.
Distinti saluti.
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Sollecitiamo chi legge questo comunicato ad aderire all'iniziativa e a diffondere l'informazione.
Free Leonard Peltier.
Mitakuye Oyasin.

4. MEMORIA. IL 21 SETTEMBRE DI NOVANTANOVE ANNI FA NASCEVA ALFIO PANNEGA

Il 21 settembre 1925, 99 anni fa, nasceva Alfio Pannega.
E' stato forse l'ultimo viterbese in cui l'intera citta' si riconosceva. Alfio era Viterbo e Viterbo era Alfio.
Ogni persona che viveva a Viterbo lo conosceva e gli voleva bene; ogni persona aveva scambiato qualche parola con lui; ogni persona ne ricordava qualche motto fulminante, qualche illuminante aneddoto.
E' deceduto il 30 aprile del 2010, e sembra passata un'era geologica.
Per tutta la vita lotto' per la pace, per la giustizia sociale, per difendere i diritti umani di tutti gli esseri umani, per difendere l'intero mondo vivente: gli animali, le piante, i luoghi, la natura e la cultura, la memoria e la civilta'.
Chi gli e' stato compagno di lotte nelle sue esperienze di militante antifascista, comunista e libertario, amico della nonviolenza, figura simbolo dela classe lavoratrice e del movimento di liberazione delle oppresse e degli oppressi, non puo' dimenticarne la testimonianza, la lezione di vita, il lascito morale e civile.
Come non puo' dimenticarne l'amore per la poesia, le sue improvvisazioni di ottave a braccio, le sue declamazioni dei canti danteschi che la sua memoria intatti serbava.
Ma soprattutto la sua generosita', il suo condividere ogni suo bene con chiunque di aiuto avesse bisogno. Era un uomo buono come il pane, il nostro compagno Alfio Pannega.
Non solo nel giorno del suo compleanno, ma tutti i giorni del tempo che ci e' dato, fedeli al suo ricordo e al suo magistero, rinnoviamo il nostro impegno a proseguirne la lotta per la liberazione e la salvezza dell'umanita' intera, per la pace, per la dignita' e i diritti di tutte e tutti, per la salvaguardia dell'intero mondo vivente - quest'unico mondo vivente che conosciamo nell'intero universo - di cui l'intera umana famiglia - quest'unica umana famiglia alla quale tutte e tutti apparteniamo - e' insieme parte e custode.
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Una minima notizia su Alfio Pannega
Alfio Pannega nacque a Viterbo il 21 settembre 1925, figlio della Caterina (ma il vero nome era Giovanna), epica figura di popolana di cui ancor oggi in citta' si narrano i motti e le vicende trasfigurate ormai in leggende omeriche, deceduta a ottantaquattro anni nel 1974. E dopo gli anni di studi in collegio, con la madre visse fino alla sua scomparsa, per molti anni abitando in una grotta nella Valle di Faul, un tratto di campagna entro la cinta muraria cittadina. A scuola da bambino aveva incontrato Dante e l'Ariosto, ma fu lavorando "in mezzo ai butteri della Tolfa" che si appassiono' vieppiu' di poesia e fiori' come poeta a braccio, arguto e solenne declamatore di impeccabili e sorprendenti ottave di endecasillabi. Una vita travagliata fu la sua, di duro lavoro fin dalla primissima giovinezza. La raccontava lui stesso nell'intervista che costituisce la prima parte del libro che raccoglie le sue poesie che i suoi amici e compagni sono riusciti a pubblicare pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa (Alfio Pannega, Allora ero giovane pure io, Davide Ghaleb Editore, Vetralla 2010, a cura di Antonello Ricci e Alfonso Prota): tra innumerevoli altri umili e indispensabili lavori manuali in campagna e in citta', per decine di anni ha anche raccolto gli imballi e gli scarti delle attivita' artigiane e commerciali, recuperando il recuperabile e riciclandolo: consapevole maestro di ecologia pratica, quando la parola ecologia ancora non si usava. Nel 1993 la nascita del centro sociale occupato autogestito nell'ex gazometro abbandonato: ne diventa immediatamente protagonista, e lo sara' fino alla fine della vita. Sapeva di essere un monumento vivente della Viterbo popolare, della Viterbo migliore, e il popolo di Viterbo lo amava visceralmente. E' deceduto il 30 aprile 2010, non risvegliandosi dal sonno dei giusti.
Molte fotografie di Alfio scattate da Mario Onofri, artista visivo profondo e generoso compagno di lotte che gli fu amico e che anche lui ci ha lasciato anni fa, sono disperse tra vari amici di entrambi, ed altre ancora restano inedite nell'immenso, prezioso archivio fotografico di Mario, che tuttora attende curatela e pubblicazione.
Negli ultimi anni il regista ed attore Pietro Benedetti, che gli fu amico, ha sovente con forte empatia rappresentato - sulle scene teatrali, ma soprattutto nelle scuole e nelle piazze, nei luoghi di aggregazione sociale e di impegno politico, di memoria resistente all'ingiuria del tempo e alla violenza dei potenti - un monologo dal titolo "Allora ero giovane pure io" dalle memorie di Alfio ricavato, personalmente interpretandone e facendone cosi' rivivere drammaturgicamente la figura.
La proposta di costituire un "Archivio Alfio Pannega" per raccogliere, preservare e mettere a disposizione della collettivita' le tracce della sua vita e delle sue lotte, e' restata fin qui disattesa.
Alcuni testi commemorativi sono stati piu' volte pubblicati sul notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino", ad esempio negli "Archivi della nonviolenza in cammino" nn. 56, 57, 58, 60; cfr. anche il fascicolo monografico dei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 265 ed ancora i "Telegrammi della nonviolenza in cammino" nn. 907-909, 1172, 1260, 1261, 1272, 1401, 1622-1624, 1763, 1971, 2108-2113, 2115, 2329, 2331, 2334-2335, 2476-2477, 2479, 2694, 2833, 3049, 3051-3052, 3369-3373, 3448, 3453, 3515-3517, 3725, 4089-4091, 4235-4236, 4452, 4455-4458, 4599-4601, 4819-4821, 4962-4965, 5184-5187, i fascicoli di "Coi piedi per terra" n. 546 e 548-552, e "Voci e volti della nonviolenza" nn. 687-691, 754-755, 881, il fascicolo di "Ogni vittima ha il volto di Abele" n. 170, i fascicoli di "Una persona, un voto" nn. 88-90, 206, 209, i fascicoli de "La domenica della nonviolenza" nn. 420 e 511, i fascicoli de "La nonviolenza contro il razzismo" nn. 202-206, 213, 437-438, 445-446, i fascicoli de "La biblioteca di Zorobabele" nn. 430-433.

5. RIFLESSIONE. PASQUALE PUGLIESE; EDUCAZIONE CIVICA SESSANT'ANNI DOPO: DALL'INTERNAZIONALISMO NONVIOLENTO DI ALDO CAPITINI AL NAZIONALISMO LIBERISTA DI VALDITARA
[Riceviamo e diffondiamo il seguente articolo pubblicato su Left]

Non so quanto il ministro Valditara sia consapevole della coincidenza tra l'emanazione delle "Nuove Linee guida" per l'insegnamento dell'educazione civica, obbligatorie a partire dall'anno scolastico 2024-2025, e il sessantesimo anniversario della prima ricerca su "L'educazione civica nella scuola e nella vita sociale", pubblicata da Aldo Capitini nel 1964 (Editori Laterza), con contributi di Guido Calogero ed altri. Temo ben poco, altrimenti (forse) si sarebbe reso conto che le sue "nuove" linee guida sono rivolte al passato, anziche' al presente ed al futuro, mentre quelle di Capitini sono avanzate rispetto ai nostri tempi oscuri. Non che quelle in vigore non avessero pesanti lacune, come avevo evidenziato a suo tempo, ma queste hanno una precisa intenzione ideologica nazionalista-liberista, che va nella direzione opposta a quella proposta da Capitini, che – da pedagogista e filosofo della nonviolenza – dava un fondamento epistemologico all'educazione civica che nel dopoguerra muoveva timidamente i primi passi.
L'educazione civica, scriveva Capitini, e' "quella parte dell'educazione di se' e degli altri, che ha lo scopo di preparare a partecipare nel modo meglio informato e piu' attivo alla complessa vita della comunita' e al miglioramento delle sue strutture sociali e giuridiche, sostituendo volentieri ragioni pubbliche a motivazioni esclusivamente private, e tendendo a liberare l'individuo in una sempre piu' autentica socialita'". Aggiungeva, inoltre, che l'educazione civica non deve essere "ridotta a semplice obbedienza all'ordine costituito e alle "autorita'"" ma dev'essere "vista come attiva cooperazione critico-produttiva e instancabilmente informata alla vita civile ed alle sue istituzioni con continuo promovimento di maggiore giustizia e maggiore liberta'". E, concludeva, rispetto alle tendenze normalizzatrici che gia' allora si manifestavano: "valgano questi pensieri (...) a correggere l'idea che l'educazione civica voglia dire educazione all'obbedienza alle autorita' esistenti. Ben piu' largo e' l'orizzonte, e se educazione civica e' educazione all'obbedienza allo spirito della democrazia, esso e' ricerca continua, incontro con i diversi, dialogo con tutti, servizio aperto, responsabilita' di portare il proprio contributo critico e costruttivo, con la costante intenzione di stare insieme".
Gia' nella definizione di educazione civica si manifesta la distanza culturale con le Linee guida di Valditara che sono, invece, volte a enfatizzare "il nesso tra senso civico e sentimento di appartenenza alla comunita' nazionale definita Patria". Un patriottismo nazionalista sovraesteso, volto ad abbracciare l'intero Occidente: "coscienza di una comune identita' italiana come parte della civilta' europea e occidentale e della sua storia". Si tratta, sostanzialmente, della preparazione delle nuove generazioni alla guerra di civilta', al ritorno ai blocchi di appartenenza della nuova guerra fredda, che diventa ogni giorno piu' calda. Che Capitini indicava come criticita' educativa gia' ai suoi tempi: "Quel che si nota e' anche la tendenza ad allargare la coscienza nazionalistica alla coscienza di "blocco", che da' luogo all'"europeismo" o al "continentalismo" americano". Ma, aggiungeva fiduciosamente, "si tratta – e' credibile o almeno sperabile – di una fase transitoria che sara' superata, cosi' com'e' stata superata quella tanto pericolosa del patriottismo sciovinistico negli scorsi decenni".
Ma Aldo Capitini non aveva fatto i conti con il ritorno degli eredi del fascismo al governo del nostro Paese, all'interno di una dimensione internazionale di ritorno dei blocchi contrapposti. Rispetto alla quale il filosofo della nonviolenza indicava proprio nell'educazione civica una via d’uscita: "E' chiaro che un'educazione civica rettamente e largamente intesa apre all'internazionalismo ed e' altresi' chiaro che un internazionalismo non generico o retorico consente e promuove un approfondimento di motivi e di temi anche sul piano dell'educazione civica, che invece il nazionalismo nega. (...) Il compito della scuola per decidere di tale contrasto a favore delle posizioni piu' avanzate e di piu' larga apertura, e' d'importanza fondamentale. Ma naturalmente e' necessaria una scuola sempre meno evasiva e sempre piu' impegnata".
Il modo in cui s'intende l'educazione civica e', dunque, cartina di tornasole del ruolo culturale che si affida alla scuola. Per Valditara essa deve veicolare i valori d'impresa, la proprieta' privata, l'educazione finanziaria e la crescita economica, insomma deve essere al servizio del modello liberista fondato sul successo individuale, seppur dentro ad una logica nazionalista. Invece, sosteneva Capitini, "La scuola e' connessa con cio' che e' in atto, oltreche' un elemento di apertura e di educazione alla pace nella conoscenza dei problemi di tutti i popoli, superando anche quella cornice di europeismo in senso nazionalistico e presuntuoso, e come diretto contro altri, come purtroppo si fa per esortazione ufficiale, e con stimoli di temi e di premi, nelle scuole di oggi". Si tratta insomma di "impostare i rapporti con tutti in modo orizzontale, con rispetto e reciprocita'. E' chiaro che questo vale pienamente sul piano dell'educazione civica nella societa' italiana in trasformazione".
Con l'educazione si danno gambe non solo all'idea di societa', ma anche ai rapporti di potere che la governano. Per Capitini, come per i grandi sperimentatori di educazione popolare di quel periodo, don Milani e Danilo Dolci, attraverso la scuola si tratta di re-distribuire il potere tra tutti. "Questa possibilita' di un potere concreto di tutti esige la diffusione di una nuova educazione" – conclude Capitini – "cioe' di un metodo nelle lotte stesse che non sia distruzione: il metodo nonviolento, diffuso e insegnato dappertutto, da' fiducia ad ogni essere di avere una sua forza, un suo potere attraverso le tecniche della nonviolenza, e rende percio' attuabile, al posto della societa' oligarchica, la societa' omnicratica, sempre in movimento, sempre superantesi e correggentesi, ma che mai distrugge i suoi componenti. Cosi' e' possibile portare al massimo orizzonte possibile l'educazione alla comprensione e collaborazione internazionale, che non si esaurisca nella conoscenza degli altri e delle istituzioni internazionali, ma muova anche l'animo a sentire l'unita' con tutti".
Il sentire di cui abbiamo bisogno oggi piu' che mai, con il ritorno della guerra perfino in Europa. Anziche' del nazionalismo di Valditara.

6. RIFLESSIONE. PASQUALE PUGLIESE: PENSIERO DELLA COMPLESSITA' ED ETICA DELLA RESPONSABILITA'. LE EDUCAZIONI NECESSARIE NELLA SCUOLA CHE SI APRE
[Riceviamo e diffondiamo il seguente articolo pubblicato su I blog del Fatto Quotidiano]

Oltre agli insopportabili omicidi di bambini nelle troppe guerre del pianeta, a cominciare dalla mattanza di Gaza, ci sono state recentemente due stragi in cui gli adolescenti sono stati carnefici, oltre che vittime, che e' necessario non dimenticare. La prima strage e' avvenuta in Italia, a Paderno Dugnano, nella quale un diciassettenne ha ucciso entrambi i genitori ed il fratello dodicenne, con un coltello da cucina. Di questa terribile vicenda e' passato sostanzialmente sotto silenzio un particolare significativo emerso dai colloqui del ragazzo con gli inquirenti, ossia le sue dichiarazioni di pensare spesso alla guerra e che avrebbe voluto andare a combattere in Ucraina. Senza voler fare facili equazioni, non c'e' dubbio che due anni e mezzo di vera e propria propaganda di guerra sui media, volta a promuovere la violenza delle armi per gestire il conflitto tra Russia e Ucraina, anziche' la tessitura dei negoziati, ha generato anche nel nostro paese una implicita pedagogia bellicista che comincia a dare, sui soggetti piu' fragili, i suoi frutti avvelenati.
Qualche giorno dopo e' arrivata la notizia dell'ennesima strage all'interno di una scuola USA, nella contea di Winder in Georgia, che colpisce per la giovane eta' dell'esecutore quattordicenne che, con un fucile regalato dal padre per Natale, ha ucciso due compagni e due insegnanti, ferendo altre trenta persone. Questa nuova strage annunciata, al di la' dei moventi specifici, discende da un modello di relazioni umane che partono da lontano. Gli USA spendono da soli in armamenti quasi la meta' delle spese militari globali, dividono il mondo in "amici" e "nemici" e contro i nemici non cercano soluzioni alternative al fare la guerra, risultando in stato di guerra permanenente; le loro politiche strategiche vengono decise dal complesso militare-industriale e solitamente diventano presidenti coloro che, di volta in volta, forniscono maggiori garanzie alla lobby delle armi. Le stragi nelle scuole non sono dunque una "epidemia", come definite da Kamala Harris, ma esito di una "educazione civica" assorbita fin dalla culla: l'educazione alla guerra porta le guerre anche in casa, alimentate dall'industria delle armi.
Queste due stragi dimostrano le connessioni tra globale e locale: l'impossibilita' di educare efficacemente a relazioni interpersonali nonviolente se la normalizzazione della guerra diffonde l'"etificazione della violenza" (Butler) nelle relazioni internazionali. E' una contraddizione pedagogica che genera cortocircuiti, non solo quando si e' comandati ad attivare i "meccanismi del disimpegno morale" (Bandura) qualora si venga chiamati ad andare direttamente a combattere, apprendendo ad uccidere, come accade ai giovani dei paesi in guerra, ma anche quando si richiede agli adolescenti, in fase di formazione, di imparare a gestire i conflitti personali in modalita' pacifiche, con il divieto di accedere mimeticamente a quella violenza con la quale invece gli adulti tentano di risolvere ancora i conflitti internazionali. Come sanno gli educatori di pace, formatori di gestione nonviolenta dei conflitti su tutte le scale, i messaggi degli adulti contraddetti dal loro agire non hanno alcuna credibilita'.
Essere educatori dentro alla violenza culturale del bellicismo diffuso richiede invece coerenza tra i diversi piani. Lo scriveva Aldo Capitini gia' nella prima ricerca sull'educazione civica nella scuola italiana (1964): "La scuola e' connessa con cio' che e' in atto, oltreche' un elemento di apertura e di educazione alla pace nella conoscenza dei problemi di tutti i popoli". Serve "impostare i rapporti con tutti in modo orizzontale, con rispetto e reciprocita'", per la costruzione di un internazionalismo nonviolento dal basso. Una distanza infinta dalle "Nuove Linee guida" per l'educazione civica del ministro Valditara che veicolano valori di educazione finanziaria e crescita economica al servizio del modello liberista fondato sul successo individuale, seppur dentro ad una logica nazionalista volta a preparare le nuove generazioni alla "guerra di civilta'", la nuova guerra fredda che diventa ogni giorno piu' calda.
Quali siano, invece, i compiti dell'educare oggi lo ha ricordato il filosofo Mauro Ceruti nell'introduzione al Festival Con-vivere di Carrara: "Hiroshima ci ha consegnato la possibilita' di autodistruzione dell'umanita' e questo ci obbliga alla cultura della responsabilita'". Recupero dalle mie note, ma si puo' approfondire su Mauro Ceruti, Il tempo della complessita', 2018 – "Cio' richiede un cambio di paradigma nel rapporto tra i popoli: ripudiare i giochi a somma zero, in cui uno vince e l'altro perde. Ormai e' un paradigma disastroso nel quale perdono tutti, genera solo vinti. L'umanita' si trova oggi obbligata ad uscire dall'eta' della guerra per costruire il paradigma dei giochi a somma positiva, nel quale vincono tutti. E' l'unica possibilita' per la sopravvivenza dell'umanita'". Si tratta dunque, nella scuola che si apre, di educare le nuove generazioni al pensiero della complessita' ed all'etica delle responsabilita', su tutte le dimensioni. Senza cortocircuiti.

7. MAESTRE. ALCUNE POESIE DI INGEBORG BACHMANN
[I seguenti testi - gia' piu' volte ripubblicati nel nostro notiziario - sono estratti da Ingeborg Bachmann, Poesie, Guanda, Parma 1978, Tea, Milano 1996 (traduzioni di Maria Teresa Mandalari) e da Ingeborg Bachmann, Invocazione all'Orsa Maggiore, SE, Milano 1994, Mondadori, Milano 1999 (traduzioni di Luigi Reitani).
Ingeborg Bachmann, scrittrice e poetessa austriaca (Klagenfurt 1926 - Roma 1973) di straordinaria bellezza e profondita', maestra di pace e di verita'. Tra le opere di Ingeborg Bachmann: versi: Il tempo dilazionato; Invocazione all'Orsa Maggiore; Poesie. Racconti: Il trentesimo anno; Tre sentieri per il lago. Romanzi: Malina. Saggi: L'elaborazione critica della filosofia esistenzialista in Martin Heidegger; Ludwig Wittgenstein; Cio' che ho visto e udito a Roma; I passeggeri ciechi; Bizzarria della musica; Musica e poesia; La verita' e' accessibile all'uomo; Il luogo delle donne. Radiodrammi: Un affare di sogni; Le cicale; Il buon Dio di Manhattan. Saggi radiofonici: L'uomo senza qualita'; Il dicibile e l'indicibile. La filosofia di Ludwig Wittgenstein; La sventura e l'amore di Dio. Il cammino di Simone Weil; Il mondo di Marcel Proust. Sguardi in un pandemonio. Libretti: L'idiota; Il principe di Homburg; Il giovane Lord. Discorsi: Luogo eventuale; Letteratura come utopia. Prose liriche: Lettere a Felician. Opere complete: Werke, 4 voll., Piper, Muenchen-Zuerich. Interviste e colloqui: Interview und Gespraeche, Piper, Muenchen-Zuerich. In edizione italiana cfr. almeno: Poesie, Guanda, 1987, Tea, Milano 1996; Invocazione all'Orsa Maggiore, SE, Milano 1994, Mondadori, Milano 1999; Il dicibile e l'indicibile. Saggi radiofonici, Adelphi, Milano 1998; Il buon Dio di Manhattan, Adelphi, Milano 1991; Il trentesimo anno, Adelphi, Milano 1985, Feltrinelli, Milano 1999; Tre sentieri per il lago, Adelphi, Milano 1980, Bompiani, Milano 1989; Malina, Adelphi, Milano 1973; Il caso Franza, Adelphi, Milano 1988; La ricezione critica della filosofia di Martin Heidegger, Guida, Napoli 1992; In cerca di frasi vere, Laterza, Roma-Bari 1989; Letteratura come utopia. Lezioni di Francoforte, Adelphi, Milano 1993. Su Ingeborg Bachmann un'ampia bibliografia di base e' nell'apparato critico dell'edizione italiana di Invocazione all'Orsa Maggiore, cit.]

Il tempo dilazionato

S'avanzano giorni piu' duri.
Il tempo dilazionato e revocabile
gia' appare all'orizzonte.
Presto dovrai allacciare le scarpe
e ricacciare i cani ai cascinali:
le viscere dei pesci nel vento
si sono fatte fredde.
Brucia a stento la luce dei lupini.
Lo sguardo tuo la nebbia esplora:
il tempo dilazionato e revocabile
gia' appare all'orizzonte.

Laggiu' l'amata ti sprofonda nella sabbia,
che le sale ai capelli tesi al vento,
le tronca la parola,
le comanda di tacere
la trova mortale
e proclive all'addio
dopo ogni amplesso.

Non ti guardare intorno.
Allacciati le scarpe.
Rimanda indietro i cani.
Getta in mare i pesci.
Spengi i lupini!

S'avanzano giorni piu' duri.

*

Tutti i giorni

La guerra non viene piu' dichiarata,
ma proseguita. L'inaudito
e' divenuto quotidiano. L'eroe
resta lontano dai combattimenti. Il debole
e' trasferito nelle zone del fuoco.
La divisa di oggi e' la pazienza,
medaglia la misera stella
della speranza, appuntata sul cuore.

Viene conferita
quando non accade piu' nulla,
quando il fuoco tambureggiante ammutolisce,
quando il nemico e' divenuto invisibile
e l'ombra d'eterno riarmo
ricopre il cielo.

Viene conferita
per la diserzione dalle bandiere,
per il valore di fronte all'amico,
per il tradimento di segreti obbrobriosi
e l'inosservanza
di tutti gli ordini.

*

Nella bufera di rose

Ovunque ci volgiamo nella bufera di rose,
la notte e' illuminata di spine, e il rombo
del fogliame, cosi' lieve poc'anzi tra i cespugli,
ora ci segue alle calcagna.

*

Discorso ed epilogo

Non varcare le nostre labbra,
parola che semini il drago.
E' vero, l'aria e' soffocante,
la luce schiuma di acidi e fermenti,
sulla palude nereggia un velo di zanzare.

Ama le bicchierate la cicuta.
E' in mostra una pelle di gatto:
la serpe s'avventa soffiando,
lo scorpione inizia la danza.

Non raggiungere le nostre orecchie,
fama dell'altrui colpa:
parola, muori nella palude
da cui la pozzanghera sgorga.

Parola, stai al nostro fianco
tenera di pazienza
e d'impazienza. Bisogna
che questa semina abbia fine!

Non domera' la bestia colui che ne imita il verso.
Chi rivela segreti d'alcova, rinunzia per sempre all'amore.
La parola bastarda serve al frizzo per immolare uno stolto.

Chi ti richiede un giudizio su questo straniero?
Se non richiesto lo formuli, prosegui tu il suo cammino
da una nottata all'altra con le sue piaghe ai piedi: va'! e non ritornare.

Parola, sii nostra,
libera, chiara, bella.
Certo, dovra' avere fine
ogni cautela.

(Il gambero si ritrae,
la talpa dorme troppo,
l'acqua dolce dissolve
la calce, che pietre ha filato).

Vieni, benevolenza fatta di voci e d'aliti,
questa bocca fortifica
quando la sua fralezza
si inorridisce e inceppa.

Vieni e non ti negare,
poiche' in conflitto siamo con tanto male.
Prima che sangue di drago protegga l'avversario
questa mano cadra' dentro il fuoco.
O mia parola, salvami!

*

Prender paese

Nella terra del pascolo giunsi
quand'era gia' notte,
fiutando le cicatrici nei prati
e il vento, prima che si levasse.
L'amore piu' non pascolava,
le campane erano spente
e i cespugli affranti.

Un corno piantato nel terreno,
ostinato dalla guidaiola,
confitto nel buio.

Dalla terra lo presi,
al cielo lo levai
con piena forza.

Per colmare
questo paese con suoni
soffiai nel corno,
volendo nel vento incombente
e tra steli increspati
vivere di ogni origine!

*

Colle di cocci

Giardini in amplessi col gelo -
il pane bruciato nei forni -
fiabesco il serto di messi
e' miccia tra le tue mani.

Taci! Conserva i tuoi stracci,
le frasi, sgomente di lacrime,
ai piedi del colle di cocci
che i solchi sempre succinge.

Se tutte le brocche s'infrangono,
che resta nella brocca del pianto?
Giu' in basso crepe roventi
e lingue guizzanti di fuoco.

Si creano ancora vapori
tra clamori di acqua e di fuoco.
O scala di nubi, di frasi,
affidata al monte dei cocci!

*

Ombre rose ombre

Sotto un cielo straniero
ombre rose
ombre
su una terra straniera
tra rose e ombre
in un'acqua straniera
la mia ombra

*

Dai Canti lungo la fuga

XV.

L'amore ha un trionfo e la morte ne ha uno,
il tempo e il tempo che segue.
Noi non ne abbiamo.

Solo tramontare intorno a noi di stelle. Riflesso e silenzio.
Ma il canto sulla polvere dopo,
alto si levera' su di noi

8. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Riletture
- Franco Fortini, Lanfranco Binni, Il movimento surrealista, Garzanti, Milano 1959, 1977, pp. 304.
- Mario Lunetta (a cura di), Il surrealismo, Editori Riuniti, Roma 1976, pp. 148.
- Ivos Margoni (a cura di), Per conoscere Breton e il surrealismo, Mondadori, Milano 1976, pp. VIII + 744.
- Maurice Nadeau, Storia e antologia del surrealismo, Mondadori, Milano 1972, 1976, pp. X + 458.

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

10. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5328 del 19 settembre 2024
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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