[Nonviolenza] Non muoia in carcere Leonard Peltier. 5



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NON MUOIA IN CARCERE LEONARD PELTIER
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Foglio a sostegno dell'appello a scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier
A cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 5 del 17 agosto 2024

Sommario di questo numero:
1. "Restituisca la liberta' a Leonard Peltier". Estremo un appello al Presidente Biden
2. Che fare adesso per la liberazione di Leonard Peltier
3. In agosto e settembre numerose iniziative pubbliche di solidarieta' con Leonard Peltier in varie citta' d'Italia
4. Naila Clerici: Non solo in questo giorno

1. REPETITA IUVANT. "RESTITUISCA LA LIBERTA' A LEONARD PELTIER". ESTREMO UN APPELLO AL PRESIDENTE BIDEN

Presidente Biden,
prima del termine del suo mandato lei puo' compiere un gesto che tutte le persone di volonta' buona attendono ormai da molti anni da parte della presidenza degli Stati Uniti d'America: la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier, da 48 anni prigioniero innocente.
Leonard Peltier e' un illustre attivista nativo americano difensore del suo popolo e di tutti i popoli oppressi, difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani, difensore della Madre Terra.
Leonard Peltier e' gravemente malato e dopo quasi mezzo secolo di ingiusta detenzione non gli resta molto tempo da vivere.
Leonard Peltier e' stato condannato per un delitto che non ha commesso: e' stato definitivamente dimostrato che le testimonianze contro di lui erano false e che le prove contro di lui erano altrettanto false.
Dal carcere Leonard Peltier lungo mezzo secolo ha sostenuto con la parola e con la testimonianza, con l'esempio e con la solidarieta' concreta nella misura in cui gli e' stato possibile esprimerla, innumerevoli iniziative nonviolente in difesa dei popoli e delle persone cui venivano negati i diritti piu' elementari, in difesa del mondo vivente minacciato di irreversibili devastazioni.
Personalita' come Nelson Mandela, come madre Teresa di Calcutta, come Desmond Tutu, come Rigoberta Menchu', come il Dalai Lama, come papa Francesco, hanno chiesto la sua liberazione.
Movimenti umanitari come Amnesty International e il Movimento Nonviolento hanno chiesto la sua liberazione.
Istituzioni rappresentative come l'Onu (che sulla vicenda di Leonard Peltier si e' pronunciata attraverso una commissione giuridica ad hoc) e come il Parlamento Europeo (fin dagli anni Novanta, ed ancora qualche anno fa con il compianto suo Presidente David Sassoli) hanno chiesto la sua liberazione.
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Presidente Biden,
in questo tempo attraversato da orrori indicibili, da guerre e devastazioni inaudite, in cui non solo l'intera umana famiglia ma l'intero mondo vivente - quest'unico mondo vivente che conosciamo nell'intero universo - sono minacciati di distruzione per responsabilita' di poteri folli e scellerati, la liberazione di Leonard Peltier costituirebbe un messaggio di speranza e un'epifania di bene a conforto e sostegno dell'umanita' intera.
La liberazione di Leonard Peltier sarebbe per ogni persona di volonta' buona e per ogni civile consorzio e legittimo istituto fedeli all'umanita' una viva gioia e un impulso potente a continuare ad operare per la pace che salva le vite, per il bene comune che ogni essere umano riconosce e raggiunge e soccorre e preserva, che nessuna persona abbandona al dolore e alla morte.
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Presidente Biden,
conceda la grazia a Leonard Peltier.
Restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 11 agosto 2024
Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che negli anni Ottanta ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnato nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 48 anni prigioniero innocente.
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Allegato primo. Per scrivere al Presidente Biden:
Per scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America e' sufficiente collegarsi al sito della Casa Bianca alla pagina web: https://www.whitehouse.gov/contact/
Compilare quindi gli item successivi:
- alla voce MESSAGE TYPE: scegliere Contact the President
- alla voce PREFIX: scegliere il titolo corrispondente alla propria identita'
- alla voce FIRST NAME: scrivere il proprio nome
- alla voce SECOND NAME: si puo' omettere la compilazione
- alla voce LAST NAME: scrivere il proprio cognome
- alla voce SUFFIX, PRONOUNS: si puo' omettere la compilazione
- alla voce E-MAIL: scrivere il proprio indirizzo e-mail
- alla voce PHONE: scrivere il proprio numero di telefono seguendo lo schema 39xxxxxxxxxx
- alla voce COUNTRY/STATE/REGION: scegliere Italy
- alla voce STREET: scrivere il proprio indirizzo nella sequenza numero civico, via/piazza
- alla voce CITY: scrivere il nome della propria citta' e il relativo codice di avviamento postale
- alla voce WHAT WOULD YOU LIKE TO SAY? [Cosa vorresti dire?]: scrivere un breve testo (di seguito una traccia utilizzabile):
"Egregio Presidente degli Stati Uniti d'America,
le scriviamo per chiederle di concedere la grazia presidenziale a Leonard Peltier.
Come lei sa, Leonard Peltier ha gia' subito 48 anni di carcere per un delitto che non ha commesso.
E' vecchio, e' gravemente malato, le sue patologie non possono essere adeguatamente curate in carcere.
La sua liberazione e' stata chiesta da Nelson Mandela, da madre Teresa di Calcutta, dal Dalai Lama, da papa Francesco, da Amnesty International, dal Parlamento Europeo, dall'Onu, da milioni di persone di tutto il mondo.
Egregio Presidente degli Stati Uniti d'America,
conceda la grazia a Leonard Peltier.
Restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Distinti saluti".
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Allegato secondo. Per saperne di piu':
Leonard Peltier e' un illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 48 anni prigioniero innocente.
Segnaliamo alcuni materiali di documentazione in lingua italiana disponibili nella rete telematica:
https://sites.google.com/view/viterboperleonardpeltier/home-page
https://sites.google.com/view/vetralla-per-peltier-2021/home-page
https://sites.google.com/view/vetrallaperpeltier2022/home-page
https://sites.google.com/view/vetrallaperleonardpeltier2023/home-page
https://sites.google.com/view/vetralla-per-peltier-2024/home-page
Segnaliamo anche alcune pubblicazioni a stampa in italiano e in inglese particolarmente utili:
- Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Pomezia (Roma) 1996 (ora Roberto Massari Editore, Bolsena Vt).
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002.
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
Segnaliamo inoltre che nella rete telematica e' disponibile una notizia sintetica in italiano dal titolo "Alcune parole per Leonard Peltier":
https://lists.peacelink.it/nonviolenza/2022/03/msg00001.html
Sempre nella rete telematica e' disponibile anche una piu' ampia ed approfondita bibliografia ragionata dal titolo "Dieci libri piu' uno che sarebbe bene aver letto per conoscere la vicenda di Leonard Peltier (e qualche altro minimo suggerimento bibliografico)":
https://lists.peacelink.it/nonviolenza/2022/09/msg00064.html
Ancora nella rete telematica segnaliamo una lettera "ad adiuvandum" alla "United States Parole Commission" del 22 giugno 2024:
https://lists.peacelink.it/nonviolenza/2024/06/msg00055.html
Segnaliamo infine l'attuale sito ufficiale del Comitato di solidarieta' con Leonard Peltier, il "Free Leonard Peltier Ad Hoc Committee": www.freeleonardpeltiernow.org

2. REPETITA IUVANT. CHE FARE ADESSO PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER

Come e' noto, la "United States Parole Commission" ha negato la "liberta' sulla parola" a Leonard Peltier, ed ha fissato la prossima udienza al 2026. Gli avvocati di Leonard Peltier hanno gia' annunciato che ovviamente interporranno appello avverso questa decisione.
Come e' noto Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, e' detenuto da 48 anni in un carcere di massima sicurezza per un delitto che non ha commesso; la sua condanna si baso' su "testimonianze" false e su "prove" altrettanto false. E' anziano (ha quasi 80 anni) e gravemente malato, e le sue plurime patologie non possono essere curate adeguatamente in regime carcerario. Numerosissime personalita' benemerite dell'umanita', associazioni benefiche come Amnesty International, istituzioni democratiche di tutto il mondo - in primis l'Onu e il Parlamento Europeo - chiedono la sua liberazione.
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Che fare?
Occorre perseverare lungo tutte e tre le vie che possono portare alla liberazione di Leonard Peltier:
1. la richiesta al Presidente degli Stati Uniti d'America di concedere la "grazia presidenziale";
2. la richiesta al Procuratore Generale degli Stati Uniti d'America di concedere il "rilascio compassionevole";
3. la richiesta alla "United States Parole Commission" di concedere la "liberta' sulla parola".
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Alcune indicazioni pratiche
a) Per scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America:
aprire la pagina ad hoc nel sito: https://www.whitehouse.gov/contact/ e seguire le indicazioni li' contenute.
Proposta di testo:
Egregio Presidente degli Stati Uniti d'America,
e' consuetudine che avvicinandosi il termine del mandato quadriennale il Presidente degli Stati Uniti d'America conceda la grazia ad alcuni detenuti.
La preghiamo di voler concedere la grazia al signor Leonard Peltier, detenuto da quasi mezzo secolo, ormai quasi ottantenne, affetto da gravissime patologie che non possono essere curate in regime carcerario, la cui liberazione e' stata richiesta da personalita' illustri come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, il Dalai Lama, papa Francesco e da istituzioni come l'Onu e il Parlamento Europeo.
Voglia gradire distinti saluti.
b) Per scrivere al Procuratore Generale degli Stati Uniti d'America:
aprire la pagina ad hoc nel sito: https://www.justice.gov/doj/webform/your-message-department-justice e seguire le indicazioni li' contenute.
Proposta di testo:
Egregio Procuratore Generale degli Stati Uniti d'America,
la preghiamo di voler concedere il "rilascio compassionevole" ("compassionate release") al signor Leonard Peltier, detenuto da quasi mezzo secolo, ormai quasi ottantenne, affetto da gravissime patologie che non possono essere curate in regime carcerario, la cui liberazione e' stata richiesta da personalita' illustri come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, il Dalai Lama, papa Francesco e da istituzioni come l'Onu e il Parlamento Europeo.
Voglia gradire distinti saluti.
c) Per scrivere alla "United States Parole Commission":
usare l'indirizzo e-mail: USParole.questions at usdoj.gov
Proposta di testo:
Egregie signore ed egregi signori della "United States Parole Commission",
pur consapevoli della vostra recente decisione, ci permettiamo di sollecitare ulteriormente una tempestiva riconsiderazione della situazione del signor Leonard Peltier, detenuto da quasi mezzo secolo, ormai quasi ottantenne, affetto da gravissime patologie che non possono essere curate in regime carcerario, la cui liberazione e' stata richiesta da personalita' illustri come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, il Dalai Lama, papa Francesco e da istituzioni come l'Onu e il Parlamento Europeo.
Vogliate gradire distinti saluti.
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d) Per informare gli avvocati che assistono Leonard Peltier:
usare gli indirizzi e-mail: ksharp at sanfordheisler.com, jenipherj at forthepeoplelegal.com
Proposta di testo:
Egregia avvocata, egregio avvocato,
vi informiamo che abbiamo scritto al Presidente degli Stati Uniti d'America, al Procuratore Generale degli Stati Uniti d'America, alla "United States Parole Commission", le lettere il cui testo alleghiamo.
Vogliate gradire distinti saluti.
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Tre consigli a chi vuole esprimere e promuovere la solidarieta'
I. La prima forma di solidarieta' e' la conoscenza
- occorre studiare adeguatamente tanto i fatti quanto il contesto;
- occorre far circolare l'informazione, avendo cura che sia un'informazione precisa ed incontrovertibile;
- occorre promuovere altre adesioni all'impegno, avendo cura che ci si attenga scrupolosamente al fine della liberazione di Leonard Peltier e che la metodologia sia rigorosamente nonviolenta;
- soprattutto: occorre far sentire la propria voce direttamente alle istanze istituzionali concretamente preposte alla decisione sulla liberazione di Leonard Peltier; e farla sentire in modo adeguato: ovvero comprensibile e persuasivo. Non serve, ed e' anzi dannosa, la retorica d'accatto, ignorante e stereotipata, che ovviamente non convince nessuno.
E' semplicemente indispensabile la lettura di tutti i seguenti testi:
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, Agents of Repression: The FBI's Secret Wars Against the Black Panther Party and the American Indian Movement, South End Press, Boulder, Colorado, 1988, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, The COINTELPRO Papers: Documents from the FBI's Secret Wars Against Dissent in the United States, South End Press, Boulder, Colorado, 1990, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Roxanne Dunbar-Ortiz, An Indigenous Peoples' History of the United States, Beacon Press, Boston 2014.
- Steve Hendricks, The Unquiet Grave: The FBI and the Struggle for the Soul of Indian Country, Thunder's Mouth Press, New York 2006.
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison Writings: My Life is my Sun Dance, St. Martin's Griffin, New York 1999.
- Michael E. Tigar, Wade H. McCree, Leonard Peltier, Petitioner, v. United States. U.S. Supreme Court transcript of record with supporting pleading, Gale MOML U.S. Supreme Court Records, 1978 e successive ristampe.
- Joseph H. Trimbach e John M. Trimbach, American Indian Mafia: An FBI Agent's True Story About Wounded Knee, Leonard Peltier, and the American Indian Movement (AIM), Outskirts Press, Denver 2009.
II. La prima forma di azione nonviolenta e' la parresia
- occorre prendere la parola e dire la verita' contrastando la violenza del potere;
- occorre prendere la parola e dire la verita' alle istituzioni per ottenere il rispetto del diritto e della morale;
- occorre prendere la parola e dire la verita' come atto politico che invera l'esercizio della democrazia.
Leonard Peltier e' innocente. Leonard Peltier e' in pericolo di morte. Leonard Peltier deve essere liberato.
Nella vicenda di Leonard Peltier si compendia e si testimonia la condizione imposta dalla violenza etnocida, genocida ed ecocida del potere colonialista, imperialista e razzista a tutti i popoli oppressi, all'umanita' intera e all'intero mondo vivente.
La liberazione di Leonard Peltier significa quindi riconoscere il diritto alla vita non solo di ogni persona innocente e di ogni popolo oppresso, ma di tutti gli esseri umani in quanto tali, dell'umanita' intera, di tutti gli esseri viventi e dell'intero mondo vivente.
III. Il tempo e' poco, agire ora
La vecchiaia e le patologie di Leonard Peltier rendono urgente l'impegno per la sua liberazione.
Occorre scrivere ora ai soggetti istituzionali che hanno il potere di restituirgli la liberta'.
Occorre promuovere ora ogni iniziativa nonviolenta adeguata a far crescere l'impegno per la sua liberazione.
Occorre attivare i mezzi d'informazione per ottenere ora la massima attenzione possibile dell'opinione pubblica.
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Free Leonard Peltier.
Non muoia in prigione un uomo innocente.
Mitakuye Oyasin.
Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 7 luglio 2024

3. INIZIATIVE. IN AGOSTO E SETTEMBRE NUMEROSE INIZIATIVE PUBBLICHE DI SOLIDARIETA' CON LEONARD PELTIER IN VARIE CITTA' D'ITALIA

Nei mesi di agosto e settembre sono previste numerose iniziative pubbliche di solidarieta' con Leonard Peltier in varie citta' d'Italia.
Iniziative sono gia' previste a Firenze, Genova, Milano, Napoli, Roma, Viterbo.
Per informazioni contattare Andrea De Lotto del "Comitato di solidarieta' con Leonard Peltier" (e-mail: bigoni.gastone at gmail.com) e il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo (e-mail: centropacevt at gmail.com).

4. DOCUMENTAZIONE. NAILA CLERICI: NON SOLO IN QUESTO GIORNO
[Dalla mailing list "Info Soconas" dell'associazione Soconas-Incomindios riceviamo e diffondiamo questo intervento di Naila Clerici del 9 agosto 2024]

Nel giorno dedicato alle popolazioni indigene un pensiero a tutti i nativi in prigione e a quelli uccisi perche' impegnati in difesa della loro gente e del loro territorio.
Su richiesta di Pressenza diamo dettagli sul caso di Leonard Peltier e condividiamo le informazioni.
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1) Come nasce il caso di Leonard Peltier e perche' e' innocente?
Il caso Peltier nasce dall'esigenza dell'FBI di trovare un capro espiatorio per l'uccisione di due agenti federali. Non ci sono prove attendibili per incriminare Peltier.
Ecco i dettagli.
Membro della tribu' dei Turtle Mountain Chippewa, Peltier era attivo nell'American Indian Movement, un'organizzazione formatasi a Minneapolis negli anni '60 per contrastare la brutalita' della polizia e la discriminazione contro i nativi americani e che divenne rapidamente una forza nazionale. Come appartenente a questo movimento Leonard Peltier si occupo' dei programmi di riabilitazione per alcolisti, dei diritti rivendicati da vari gruppi tribali e partecipo' alla "Marcia dei Trattati Infranti" nel 1972. La situazione per i militanti dell'AIM era estremamente difficile: tra il 1972 ed il 1976 aggressioni, pestaggi, minacce, incidenti sospetti erano all'ordine del giorno in molte riserve sia tra fazioni di nativi, sia con i federali. Molti sostenitori dell'AIM furono uccisi, ma per nessuno di questi omicidi fu mai trovato il colpevole, ne' alcuno dei presunti assassini fu messo sotto indagine. Per capire meglio si possono vedere film come Cuore di Tuono, Lakota Woman e Incident at Oglala.
La tensione all'interno della riserva di Pine Ridge, nel Sud Dakota, era fortissima da quando, nel 1972, il nuovo presidente del Consiglio Tribale aveva instaurato un regime di potere personale, favorendo gli interessi delle compagnie che volevano impadronirsi e sfruttare le ricchezze delle terre indiane; Richard Wilson utilizzo' i fondi federali, stanziati per le necessita' della riserva, per fondare una milizia armata privata, i GOONs, che operavano indisturbati e imponevano la loro volonta' nella riserva. Nel 1973 vi fu l'occupazione di Wounded Knee. Nel giugno del 1975 Leonard Peltier si reco' a Pine Ridge su richiesta dei capi tradizionalisti degli Oglala Sioux, che avevano chiesto l'aiuto dell'AIM per impedire la cessione al governo di 1/8 delle terre della riserva, ricche di petrolio e di uranio, e per proteggere la comunita' dai continui soprusi della polizia tribale. Lui e una dozzina di altri membri dell'AIM allestirono un campo al ranch Jumping Bull, presso Pine Ridge, casa di un certo numero di famiglie tradizionaliste. Il 26 giugno 1976 due agenti dell'FBI, in veicoli non ufficiali, inseguirono un furgone rosso fino al ranch Jumping Bull; apparentemente cercavano Jimmy Eagle, che era stato coinvolto in una rissa e aveva rubato un paio di stivali da cow-boy. Inizio' una sparatoria tra gli agenti dell'FBI ed i residenti. Peltier era presente e aiuto' a condurre un gruppetto di ragazzi fuori dall'area, scampando a malapena alla grandine di proiettili. Vennero chiamati rinforzi. In un paio d'ore oltre 150 agenti della squadra SWAT dell'FBI, la polizia del Bureau of Indian Affairs (BIA) e i GOON circondarono il ranch. Quando la sparatoria cesso', il militante dell'AIM Joseph Killsright Stuntz giaceva morto, colpito alla testa (secondo il Dipartimento di Giustizia da un cecchino delle forze dell'ordine), anche i due agenti dell'FBI Jack Coler e Ronald Williams erano morti, feriti nella sparatoria, poi colpiti a bruciapelo alla testa da distanza ravvicinata, si veda una lettera del direttore dell'FBI Christopher Wray. Secondo i documenti dell'FBI (oltre 70.000 pagine sulla vicenda rimangono ancora secretate), piu' di quaranta persone tra i nativi parteciparono alla sparatoria, sia militanti dell'AIM che non. Eppure solo quattro persone furono indiziate per le morti degli agenti: tre leader dell'AIM - Dino Butler, Bob Robideau e Leonard Peltier - e Jimmy Eagle. Butler e Robideau furono i primi ad essere arrestati e processati. La giuria ritenne che Butler e Robideau fossero giustificati a rispondere al fuoco vista l'atmosfera di terrore che c'era a Pine Ridge in quel periodo. Inoltre non furono collegati alle uccisioni con i colpi sparati a bruciapelo. Butler e Robideau furono dunque dichiarati "non colpevoli" per legittima difesa. L'FBI fu irritato dal verdetto; lasciarono quindi cadere le accuse contro Jimmy Eagle cosicche' - come attesta un memoriale dell'FBI - tutta la forza accusatoria del governo federale potesse essere diretta contro Leonard Peltier. Peltier fuggi' in Canada e dopo essere stato estradato negli Stati Uniti nel 1976 sulla base della testimonianza di Myrtle Poor Bear (che successivamente ritratto' la deposizione, dichiarando di esser stata sequestrata dal FBI per 4 giorni e minacciata se non avesse firmato la deposizione),
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2) Si tratta di un caso giudiziario che ha dell'incredibile: 48 anni di carcere senza un processo e senza prove che ne certifichino la colpa (anzi spesso il contrario).
Il processo ci fu e molte azioni legali seguirono. All'epoca era necessario trovare un colpevole e bisognava trovarlo fra i leader dell'A.I.M., quel movimento che stava dando troppi problemi al governo statunitense e andava diffamato, screditato e stroncato. A tutt'oggi la questione permane quantomeno opaca e ci si domanda come sia possibile che una persona, qualora possa essere stata parte attiva nella sparatoria che coinvolse due agenti F.B.I. uccisi, sia da quasi mezzo secolo in prigione senza prove certe.
Do qui di seguito i dettagli.
Peltier subi' un diverso processo (rispetto a Butler e Robideau) in cui Myrtle Poor Bear e altri testimoni chiave che avevano subito pressioni dall'FBI non furono ascoltati, mentre tre giovani testimoni nativi testimoniarono il falso contro Peltier, dopo essere stati trattenuti e terrorizzati da agenti dell'FBI. Le testimonianze sul "regno del terrore" che vigeva a Pine Ridge furono escluse. Rapporti balistici presentati dalla difesa furono giudicati inammissibili. Il furgone rosso che era stato seguito dagli agenti fin dentro il ranch fu successivamente descritto come "il van rosso e bianco di Peltier" (gli agenti che avevano descritto il veicolo come "pick-up rosso" nel processo Butler-Robideau non ricordavano piu' la loro precedente testimonianza). Il Procuratore non riusci' a produrre un solo testimone che potesse identificare Peltier come lo sparatore, ma un bossolo trovato vicino ai corpi venne collegato alla presunta arma del delitto, sostenendo che quell'arma fosse l'unica del suo tipo ad essere stata usata durante la sparatoria e che appartenesse a Peltier. La giuria fu isolata cercando di farle credere che l'AIM fosse una minaccia per la loro sicurezza. Peltier fu giudicato colpevole di due capi d'accusa di omicidio di primo grado e condannato nel 1977 all'ergastolo.
Colpevole?
Riferisco la testimonianza di Lance Henson che nel 1991 incontro' lo scrittore Peter Matthiessen che gli racconto' di essere appena tornato da una riserva del South Dakota dove, dopo essere stato bendato, fu portato in una casa vuota, poi sbendato si trovo' di fronte a un grosso indigeno mascherato dai capelli lunghi che disse di essere lui l'assassino, descrivendo come si fosse avvicinato agli agenti dopo lo scontro a fuoco, sparando a entrambi alla testa. Io ricordo una simile testimonianza vista al programma 60 Minutes.
E' anche interessante consultare il sito dell'F.B.I. (www.fbi.gov), sezione History - Famous Cases and Criminals, alla voce RESMURS Case (Reservation Murders). Nonostante si noti il tentativo di riportare i fatti in maniera dettagliata, il racconto lascia alcuni interrogativi senza risposta. Ad esempio, proprio riguardo a Myrtle Poor Bear, viene detto che anche le sue dichiarazioni furono utilizzate per estradare Peltier, mentre non fu poi chiamata a testimoniare al processo perche' il governo la ritenne incapace di testimoniare, ma non viene detto perche' a quel punto fu ritenuta "incompetent to testify at trial" e non c'e' alcun accenno al fatto che Myrtle Poor Bear avesse poi ritrattato la deposizione. Altri dubbi permangono riguardo alla certezza che il fucile AR-15 ritrovato in Kansas fosse stato utilizzato durante la sparatoria esclusivamente da Peltier (l'accusa si basa solo sulla parola di alcuni presunti testimoni) e si rimane ancor piu' perplessi riguardo all'analisi dei bossoli trovati sulla scena del crimine, tra cui un bossolo trovato nella macchina dei due agenti uccisi. Nel racconto dei fatti sul sito ufficiale dell'F.B.I. viene riportato che una prima analisi balistica riguardo' soltanto 7 bossoli e la totalita' di questi non fu riconducibile alla presunta arma del crimine ma ai fucili AR-15 di agenti arrivati sul campo come rinforzi. La seconda analisi, invece, i cui risultati arrivarono mesi dopo la prima, attribui' all'AR-15 piu' di 100 bossoli, fra cui quello che l'F.B.I. dice di aver ritrovato solo casualmente in seguito ad una analisi delle impronte digitali nella macchina dei due agenti.
Dettagli sul proseguimento del caso giudiziario
La richiesta d'appello, presentata nel dicembre del 1977, fu respinta.
Cinque anni dopo la sua condanna, grazie alla legge sulla liberta' di informazione, "Freedom of Information Act", vennero resi pubblici i rapporti balistici dell'FBI che dichiaravano che i proiettili con cui erano stati colpiti i due agenti non appartenevano all'arma attribuita a Peltier e che piu' di un'arma del tipo attribuito a Peltier era presente sulla scena del conflitto a fuoco. Che gli agenti senza alcun dubbio seguirono un pick-up rosso sul terreno, non il furgone rosso e bianco guidato da Peltier. Che esistevano prove inconfutabili contro diversi altri sospetti ma furono ignorate.
Dopo che emersero gli abusi sopra descritti, la difesa di Peltier richiese un nuovo processo nel 1982. Durante la conseguente esposizione delle istanze, il Procuratore degli Stati Uniti ammise due volte: "...noi non possiamo provare chi ha sparato a quegli agenti". Tuttavia un nuovo processo fu negato in base a cavilli legali.
Nel 1992 il giudice Lynn Crooks dell'Ottava Corte d'Appello ammise pubblicamente che il Governo "non sa chi uccise i due agenti a Pine Ridge", ma l'anno dopo venne nuovamente rifiutata la richiesta d'appello. Nel 1993 venne presentata la domanda per la liberta' condizionata, e la richiesta di grazia al Presidente Clinton. Nel marzo 1996 la Commissione per la Liberta' Condizionata respinse la richiesta. A maggio del 1998 e' stato respinto il ricorso presentato contro questa decisione e nel novembre del 2003 tale rifiuto e' stato riconfermato. A gennaio del 2001 Clinton, cedendo alle forti pressioni del FBI, nego' la grazia presidenziale che sembrava imminente.
Nel 1997, in base ai risultati dei lavori della Commissione del Dipartimento di Giustizia che ha indagato sull'operato del FBI negli affari interni del Paese negli anni '70, alcuni detenuti politici sono stati rimessi in liberta': da allora si chiede che anche il caso Leonard Peltier venga riaperto e che vengano resi pubblici tutti i documenti che lo riguardano e che sono tuttora vincolati da segretezza per "motivi di sicurezza nazionale", malgrado la legge sulla liberta' di informazione (Freedom of Information Act - FOIA) stabilisca il rilascio dei documenti secretati trascorsi 25 anni dai fatti cui si riferiscono. Pressioni furono fatte anche sul Canada affinche' rendesse pubblici i documenti in base ai quali fu concessa l'estradizione negli Stati Uniti, documenti che furono oggetto di una inchiesta dalla quale risulta la falsita' dell'unica testimonianza utilizzata e, conseguentemente, la non validita' della estradizione.
Nel corso del 2005 gli avvocati di Leonard hanno intentato due distinte azioni legali: la richiesta di annullamento della sentenza di condanna per illegittimita' presentata al tribunale distrettuale di Fargo, North Dakota (secondo l'avv. Barry Bachrach, il governo degli Stati Uniti non aveva giurisdizione sui fatti di Pine Ridge in quanto crimini avvenuti in territorio indiano, che gode di una propria sovranita' territoriale; pertanto non avrebbero dovuto essere giudicati da una Corte Federale) ed un'azione legale contro l'ufficio del FBI di Buffalo per ottenere il rilascio integrale dei molti documenti relativi al caso Peltier ancora secretati.
La richiesta di annullamento della condanna per illegittimita' e' stata dibattuta il 15 giugno 2005 ed il 23 luglio il giudice Erickson ha respinto tale richiesta. Il 12 febbraio 2006 si e' svolta l'udienza di appello contro questa sentenza ed il 28 aprile l'Ottava Corte d'Appello lo ha respinto confermando la sentenza del giudice Erikson che sostiene il diritto del governo americano di perseguire ed imprigionare chiunque uccida agenti federali, indipendentemente dal luogo in cui avviene il crimine.
L'azione processuale contro l'FBI di Buffalo per il pieno rilascio dei documenti relativi a Peltier e' stata dibattuta il 23 febbraio 2006: il giudice distrettuale di Buffalo, Skretny, ha sostenuto che il FBI ha la facolta', nell'interesse della sicurezza nazionale, di tenere segreti alcuni fascicoli di documenti relativi al caso Peltier. Skretny ha preso questa decisione dopo aver visionato alcune pagine riservate che facevano parte dei documenti richiesti dagli avvocati, in particolare quelle relative all'esistenza di una fonte informativa confidenziale che era stata avvisata dall'FBI di non impegnarsi in condotte che compromettessero il rapporto avvocato-cliente. Questo e' un punto centrale perche' l'infiltrazione di informatori all'interno del team della difesa e la compromissione della segretezza del rapporto avvocato-cliente puo' essere utilizzato per chiedere l'annullamento della sentenza e la riapertura del processo. Contro questa sentenza e' stato presentato ricorso il cui dibattimento si e' svolto il 7 dicembre 2006 a New York, dinanzi alla Seconda Corte d'Appello, che si e' riservata di prendere una decisione entro i primi mesi del 2007. Un'altra azione legale per il rilascio dei documenti trattenuti dagli uffici territoriali dell'FBI e' stata avviata l'8 settembre 2006 contro l'ufficio di Minneapolis: anche in questo caso ci sono elementi importanti per chiarire il ruolo giocato dagli informatori nella vicenda Peltier, particolarmente per quanto riguarda il procedimento di estradizione di Leonard dal Canada.
Nel 2017 l'Ufficio del Procuratore per la concessione della Grazia [procuratore del perdono] annuncio' che il presidente Obama aveva rifiutato l'amnistia all'attivista nativo americano detenuto Leonard Peltier.
Le azioni legali recenti puntano da un lato ad acquisire i documenti, circa 140.000, ancora secretati e mai visionati dagli avvocati malgrado siano trascorsi piu' di 30 anni dai fatti cui si riferiscono, nella speranza di trovare elementi che permettano di ottenere la riapertura del processo, in particolare elementi relativi alla condotta illegale dell'FBI durante il processo, dall'altro ad evidenziare elementi di incostituzionalita' o illegittimita' nelle procedure utilizzate nei confronti di Leonard nel corso degli anni, come nel caso del ricorso presentato il 3 gennaio 2007 presso la Decima Corte d'Appello relativamente all'applicazione di alcuni articoli del Sentencing Reform Act al caso di Leonard Peltier da parte della Parole Commission.
L'udienza del 10 giugno 2024 per concedere la liberta' condizionata a Leonard Peltier e' durata circa sette ore e la risposta e' stata negativa. Questa e' stata la prima udienza per la liberta' vigilata di Peltier in oltre un decennio.
Perche' Leonard Peltier e' ancora in carcere?
"Non riesco a dare una risposta", ha detto Kevin Sharp, che e' l'avvocato pro bono di Peltier.
"Questo caso e' cosi' pieno di vizi... tutto cio' non potrebbe accadere mai oggi: hanno nascosto prove balistiche che dimostravano che non era stata l'arma di Leonard a uccidere i due agenti. Per lo meno, ci vorrebbe un altro processo... Non avrebbero nemmeno ottenuto un'incriminazione perche' non avevano prove, tranne che per tre ragazzini che furono spinti a testimoniare di averlo visto e che poi ritrattarono dicendo che erano stati minacciati". C'era un memorandum interno dell'FBI, ottenuto tramite una richiesta del Freedom of Information Act, che suggeriva agli avvocati del governo di impiegare tutte le loro risorse per condannare Peltier.
Allora perche' Peltier e' ancora in prigione, nonostante tutte le prove schiaccianti riguardo la sua ingiusta condanna?". "Politica", ha detto Sharp. "Per ottenere clemenza, devi coinvolgere l'FBI. Hanno un conflitto intrinseco. Devi coinvolgere l'Ufficio del procuratore degli Stati Uniti. Hanno mentito per farlo finire in prigione. Non diranno: 'Oops, scusa'". L'FBI e i suoi attuali ed ex agenti contestano le affermazioni di innocenza. Mike Clark, presidente della Societa' degli ex agenti speciali dell'FBI, ha scritto una lettera sostenendo che Peltier dovrebbe rimanere incarcerato e ha descritto la decisione come "una grande notizia": "quegli agenti potrebbero essere qualsiasi persona con cui ho lavorato per 23 anni: erano a terra, erano feriti, erano indifesi e lui ha sparato loro a bruciapelo. E' un crimine atroce".
Si puo' definire un prigioniero politico?
Amnesty International lo ha dichiarato prigioniero politico; da anni il Leonard Peltier Defense Commitee si batte per la sua innocenza, sostenuto da voci autorevoli da tutto il mondo; anche molte realta' italiane come il Centro di ricerca per la pace di Viterbo, il Comitato di solidarieta' con Leonard Peltier di Milano, e Soconas-Incomindios hanno continuato a scrivere petizioni e a organizzare eventi per non far cadere nell'oblio il suo caso.
Peltier e' il principale capro espiatorio di quello che avvenne negli anni 1970, in cui gli indiani (ma anche i neri) protestarono in modo forte contro la politica federale statunitensi (legata in molti casi a interessi di imprese nazionali e multinazionali) che continuava una tradizione di soprusi e non rispetto dei trattati vecchi di secoli. In quegli anni si svolse una vera e propria guerra civile non dichiarata, per cui quelli che avvennero dovrebbero essere considerati crimini di guerra, attuati da entrambe le parti. L'FBI voleva un colpevole per i due agenti uccisi e l'ha ottenuto.
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3) All'epoca, colpire un esponente politico dell'American Indian Movement (AIM), serviva per colpire tutte le istanze politiche degli indigeni nordamericani e il loro stesso attivismo. Cosa rappresenta oggi la prigionia di Leonard Peltier per i nativi?
"Questo e' un triste giorno per i popoli indigeni e per il valore dato alla giustizia ovunque nel mondo", ha affermato Nick Tilsen, Oglala Lakota, fondatore di NDN Collective in una intervista a ICT e Rapid City Journal. "Il modo in cui Leonard Peltier e' stato trattato quando era ricercato e poi incarcerato e' simile a quello in cui sono stati trattati i popoli indigeni nel corso dei secoli e ancora oggi". Nick Tilsen e' stato anche l'unica persona autorizzata a testimoniare all'udienza per la liberta' vigilata di Leonard Peltier del 10 giugno 2024: "Di fronte al governo federale, ho potuto affermare che Leonard e' riconosciuto a livello mondiale come un prigioniero politico che combatte contro i sistemi ingiusti che opprimono il nostro popolo. Ho potuto guardarlo negli occhi e dirgli che i suoi sacrifici non sono stati vani. Che abbiamo continuato a combattere per proteggere le nostre terre, che pratichiamo apertamente le nostre cerimonie e siamo un popolo orgoglioso".
Teniamo pero' conto che non tutti i nativi sono degli attivisti e fanno parte di gruppi come NDN o AIM.
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4) Perche' il caso di Peltier non indigna le democrazie liberali occidentali? Perche' il caso del "Mandela dei popoli indigeni" non ha mai avuto clamore mediatico - nonostante i 48 anni di carcere - e fatica anche a raggiungerlo, come nel caso di Assange?
Il caso Peltier riguarda uno dei paesi piu' potenti del mondo. In ambito economico le democrazie liberali occidentali sono ancora enormemente e inestricabilmente dipendenti dall'andamento degli Stati Uniti, piuttosto che da paesi come Cina e India. Gli U.S.A., inoltre, sono i manovratori dell'alleanza militare (N.A.T.O.) piu' importante per le democrazie liberali occidentali. Pertanto, se risulta 'semplice' condannare azioni di mancato rispetto dei diritti umani, di processi farsa, di incarcerazioni politiche perpetrate da alcune potenze, risulta molto meno agevole comportarsi allo stesso modo nei confronti degli Stati Uniti. L'influenza a livello politico, economico e culturale che subisce ancora il democratico e liberale Occidente nei confronti degli Stati Uniti d'America e' ben evidente non solo per il caso Peltier ma per la vicenda Assange, la famigerata Guantanamo, la mancata adesione alla Corte Penale Internazionale, e molte altre questioni.
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5) In qualche modo, la prigionia di Peltier, rappresenta la vera condizione socio-politica dei nativi nordamericani: discriminazione, esclusione, confinamento (nelle "riserve") e razzismo istituzionali e strutturali?
La condizione socio-politica dei nativi americani e' molto varia: ci sono casi di discriminazione, esclusione e razzismo e casi in cui le culture native sono valorizzate e rispettate e le persone, pur mantenendo i loro valori culturali, sono integrate nella societa' dominante. Gli indiani non sono confinati nelle riserve, anzi considerano le riserve la loro unica base territoriale rimasta, dove possono controllare le loro risorse e gestire la politica locale. Come ovunque, in non tutte le riserve le cose funzionano al meglio e ci sono casi di corruzione e nepotismo.
Peltier dovrebbe portarci a pensare a tutti gli indiani in prigione, anche per reati minori, che subiscono violenze non giustificate da parte della polizia, alle donne native che invece di ricorrere agli agenti per protezione li temono, ai casi di persone uccise invece di essere semplicemente arrestate.
Scriveva il regista Michael Moore nel 2022: "Il modo in cui attuiamo l'incarcerazione di massa negli Stati Uniti e' abominevole. E Leonard Peltier non e' l'unico prigioniero politico che abbiamo rinchiuso. Abbiamo milioni di persone nere, di colore e povere in prigione o in liberta' vigilata, in gran parte perche' sono nere, di colore e povere. Questo e' un atto politico da parte nostra. I criminali aziendali e Trump corrono liberi: ci dobbiamo occupare del danno che hanno causato a cosi' tanti americani e a persone in tutto il mondo".
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6) Cosa possiamo fare per dare visibilita' a questo caso di ingiustizia e repressione?
Leggiamo su ICT che in seguito al rifiuto della U.S. Parole Commission dell'ultima richiesta di liberta' condizionale di Leonard Peltier, i sostenitori auspicano la clemenza e gli avvocati pensano a un processo d'appello e hanno definito la decisione palesemente incostituzionale, paragonabile a una sentenza di morte in carcere. Peltier e' prigioniero in base alla "vecchia legge", mentre le persone incarcerate dopo il 1987 possono appellarsi alla U.S. Parole Commission. Nel 2026 Peltier avra' di nuovo diritto a far domanda per la liberta' vigilata e nel 2039, quando avra' 95 anni, si potra' richiedere una riconsiderazione generale del suo caso.
Che fare? Si può insistere mandando lettere al Presidente Biden chiedendo clemenza, "executive clemency", insieme all'International Leonard Peltier Defense Committee. Amnesty International, l'AIM, NDN Collective e le organizzazioni italiane come il Comitato di solidarieta' con Leonard Peltier di Milano e il Centro per la Pace di Viterbo.
E' consuetudine dei presidenti statunitensi giunti a fine mandato di concedere la grazia ad alcuni detenuti, per scrivere a Biden la procedura e' la seguente:
Nel web aprire la pagina della Casa Bianca attraverso cui inviare lettere: https://www.whitehouse.gov/contact/
Compilare quindi gli item successivi:
- alla voce MESSAGE TYPE: scegliere Contact the President
- alla voce PREFIX: scegliere il titolo corrispondente alla propria identita'
- alla voce FIRST NAME: scrivere il proprio nome
- alla voce SECOND NAME: si puo' omettere la compilazione
- alla voce LAST NAME: scrivere il proprio cognome
- alla voce SUFFIX, PRONOUNS: si puo' omettere la compilazione
- alla voce E-MAIL: scrivere il proprio indirizzo e-mail
- alla voce PHONE: scrivere il proprio numero di telefono seguendo lo schema 39xxxxxxxxxx
- alla voce COUNTRY/STATE/REGION: scegliere Italy
- alla voce STREET: scrivere il proprio indirizzo nella sequenza numero civico, via/piazza
- alla voce CITY: scrivere il nome della propria citta' e il relativo codice di avviamento postale
- alla voce WHAT WOULD YOU LIKE TO SAY? [Cosa vorresti dire?]: scrivere un breve testo (di seguito una traccia utilizzabile):
Egregio Presidente degli Stati Uniti d'America,
le scriviamo per chiederle di concedere la grazia al signor Leonard Peltier.
Leonard Peltier ha quasi 80 anni ed è affetto da plurime gravi patologie che non possono essere adeguatamente curate in carcere: gli resta poco da vivere.
Leonard Peltier ha già subito 48 anni di carcere per un delitto che non ha commesso: la sua liberazione è stata chiesta anche da Nelson Mandela e da madre Teresa di Calcutta, dal Dalai Lama e da papa Francesco, da Amnesty International, dal Parlamento Europeo, dall'Onu, da milioni di esseri umani.
Egregio Presidente degli Stati Uniti d'America, restituisca la libertà a Leonard Peltier; non lasci che muoia in carcere un uomo innocente.
Distinti saluti.
Dear President of the United States of America,
We are writing to ask you to grant pardon to Mr. Leonard Peltier.
Leonard Peltier is almost 80 years old and suffers from multiple serious pathologies that cannot be adequately treated in prison: he has little left to live.
Leonard Peltier has already suffered 48 years in prison for a crime he did not commit: his release was also requested by Nelson Mandela and Mother Teresa of Calcutta, by the Dalai Lama and Pope Francis, by Amnesty International, by the European Parliament, by the UN, and by millions of human beings.
Dear President of the United States of America, restore Leonard Peltier's freedom; don't let an innocent man die in prison.
Best regards.
Scrive il regista Michael Moore: "anche James Reynolds, uno dei principali procuratori federali che mando' Peltier all'ergastolo nel 1977, ha scritto al presidente Biden e ha confessato il suo ruolo nelle bugie, nell'inganno, nel razzismo e nelle false prove che insieme hanno portato a imprigionare nel nostro paese il piu' noto leader dei diritti civili dei nativi americani".
Tilsen, del NDN Collective. ha affermato "In questo momento, anche se e' un momento triste, dobbiamo rialzarci. Non c'e' futuro della democrazia senza gli indigeni".
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Per un'analisi dei fatti e dei ruoli delle parti suggeriamo la lettura della rivista "Tepee" (redazione at soconasincomindios.it) e i video su YouTube dell'associazione Soconas-Incomindios.
Naila Clerici, presidente di Soconas-Incomindios, dopo un confronto con altri collaboratori di "Tepee".
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Per ulteriori informazioni e contatti:
Dr. Naila Clerici, gia' Docente di Storia delle Popolazioni Indigene d'America, Universita' di Genova; direttrice responsabile ed editoriale della rivista "Tepee"
Redazione di "Tepee": via San Quintino 6, 10121 Torino.
cell. 3478207381
e-mail: naila.clerici at soconasincomindios.it
facebook.com/pages/Soconas-Incomindios/, https://www.youtube.com/channel/UC1jno1fq2G_HnMd50IG0hww

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NON MUOIA IN CARCERE LEONARD PELTIER
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Foglio a sostegno dell'appello a scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier
A cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 5 del 17 agosto 2024
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