[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 555



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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 555 dell'8 luglio 2024

In questo numero:
1. Che fare adesso per la liberazione di Leonard Peltier
2. Jennifer Bendery: Leonard Peltier Denied Parole After Nearly 50 Years In Prison
3. Associazione per i Popoli Minacciati: Niente liberta' vigilata per l'attivista indigeno Leonard Peltier: "Una vergogna per il sistema giudiziario statunitense"
4. Radio Onda d'urto: Leonard Peltier: negata nuovamente la scarcerazione. A Milano il presidio di protesta
5. Paolo Venezia M.: "Ho voglia di guardare il cielo"
6. Pace, disarmo, smilitarizzazione: salvare le vite e' il primo dovere
7. Sosteniamo Narges Mohammadi e la lotta delle donne in Iran. Chiediamo la liberazione dell'attivista Premio Nobel per la Pace e che siano accolte le sue richieste di rispetto dei diritti umani
8. Alcuni riferimenti utili
9. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
10. Ripetiamo ancora una volta...
11. A costo di sembrare il solito grillo parlante... (novembre 2023)
12. Cosa possiamo (e dobbiamo) realmente fare contro la guerra in corso in Europa? (aprile 2023)

1. L'ORA. CHE FARE ADESSO PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER

Come e' noto, la "United States Parole Commission" ha negato la "liberta' sulla parola" a Leonard Peltier, ed ha fissato la prossima udienza al 2026. Gli avvocati di Leonard Peltier hanno gia' annunciato che ovviamente interporranno appello avverso questa decisione.
Come e' noto Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, e' detenuto da 48 anni in un carcere di massima sicurezza per un delitto che non ha commesso; la sua condanna si baso' su "testimonianze" false e su "prove" altrettanto false. E' anziano (ha quasi 80 anni) e gravemente malato, e le sue plurime patologie non possono essere curate adeguatamente in regime carcerario. Numerosissime personalita' benemerite dell'umanita', associazioni benefiche come Amnesty International, istituzioni democratiche di tutto il mondo - in primis l'Onu e il Parlamento Europeo - chiedono la sua liberazione.
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Che fare?
Occorre perseverare lungo tutte e tre le vie che possono portare alla liberazione di Leonard Peltier:
1. la richiesta al Presidente degli Stati Uniti d'America di concedere la "grazia presidenziale";
2. la richiesta al Procuratore Generale degli Stati Uniti d'America di concedere il "rilascio compassionevole";
3. la richiesta alla "United States Parole Commission" di concedere la "liberta' sulla parola".
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Alcune indicazioni pratiche
a) Per scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America:
aprire la pagina ad hoc nel sito: https://www.whitehouse.gov/contact/ e seguire le indicazioni li' contenute.
Proposta di testo:
Egregio Presidente degli Stati Uniti d'America,
e' consuetudine che avvicinandosi il termine del mandato quadriennale il Presidente degli Stati Uniti d'America conceda la grazia ad alcuni detenuti.
La preghiamo di voler concedere la grazia al signor Leonard Peltier, detenuto da quasi mezzo secolo, ormai quasi ottantenne, affetto da gravissime patologie che non possono essere curate in regime carcerario, la cui liberazione e' stata richiesta da personalita' illustri come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, il Dalai Lama, papa Francesco e da istituzioni come l'Onu e il Parlamento Europeo.
Voglia gradire distinti saluti.
b) Per scrivere al Procuratore Generale degli Stati Uniti d'America:
aprire la pagina ad hoc nel sito: https://www.justice.gov/doj/webform/your-message-department-justice e seguire le indicazioni li' contenute.
Proposta di testo:
Egregio Procuratore Generale degli Stati Uniti d'America,
la preghiamo di voler concedere il "rilascio compassionevole" ("compassionate release") al signor Leonard Peltier, detenuto da quasi mezzo secolo, ormai quasi ottantenne, affetto da gravissime patologie che non possono essere curate in regime carcerario, la cui liberazione e' stata richiesta da personalita' illustri come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, il Dalai Lama, papa Francesco e da istituzioni come l'Onu e il Parlamento Europeo.
Voglia gradire distinti saluti.
c) Per scrivere alla "United States Parole Commission":
usare l'indirizzo e-mail: USParole.questions at usdoj.gov
Proposta di testo:
Egregie signore ed egregi signori della "United States Parole Commission",
pur consapevoli della vostra recente decisione, ci permettiamo di sollecitare ulteriormente una tempestiva riconsiderazione della situazione del signor Leonard Peltier, detenuto da quasi mezzo secolo, ormai quasi ottantenne, affetto da gravissime patologie che non possono essere curate in regime carcerario, la cui liberazione e' stata richiesta da personalita' illustri come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, il Dalai Lama, papa Francesco e da istituzioni come l'Onu e il Parlamento Europeo.
Vogliate gradire distinti saluti.
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d) Per informare gli avvocati che assistono Leonard Peltier:
usare gli indirizzi e-mail: ksharp at sanfordheisler.com, jenipherj at forthepeoplelegal.com
Proposta di testo:
Egregia avvocata, egregio avvocato,
vi informiamo che abbiamo scritto al Presidente degli Stati Uniti d'America, al Procuratore Generale degli Stati Uniti d'America, alla "United States Parole Commission", le lettere il cui testo alleghiamo.
Vogliate gradire distinti saluti.
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Tre consigli a chi vuole esprimere e promuovere la solidarieta'
I. La prima forma di solidarieta' e' la conoscenza
- occorre studiare adeguatamente tanto i fatti quanto il contesto;
- occorre far circolare l'informazione, avendo cura che sia un'informazione precisa ed incontrovertibile;
- occorre promuovere altre adesioni all'impegno, avendo cura che ci si attenga scrupolosamente al fine della liberazione di Leonard Peltier e che la metodologia sia rigorosamente nonviolenta;
- soprattutto: occorre far sentire la propria voce direttamente alle istanze istituzionali concretamente preposte alla decisione sulla liberazione di Leonard Peltier; e farla sentire in modo adeguato: ovvero comprensibile e persuasivo. Non serve, ed e' anzi dannosa, la retorica d'accatto, ignorante e stereotipata, che ovviamente non convince nessuno.
E' semplicemente indispensabile la lettura di tutti i seguenti testi:
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, Agents of Repression: The FBI's Secret Wars Against the Black Panther Party and the American Indian Movement, South End Press, Boulder, Colorado, 1988, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, The COINTELPRO Papers: Documents from the FBI's Secret Wars Against Dissent in the United States, South End Press, Boulder, Colorado, 1990, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Roxanne Dunbar-Ortiz, An Indigenous Peoples' History of the United States, Beacon Press, Boston 2014.
- Steve Hendricks, The Unquiet Grave: The FBI and the Struggle for the Soul of Indian Country, Thunder's Mouth Press, New York 2006.
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison Writings: My Life is my Sun Dance, St. Martin's Griffin, New York 1999.
- Michael E. Tigar, Wade H. McCree, Leonard Peltier, Petitioner, v. United States. U.S. Supreme Court transcript of record with supporting pleading, Gale MOML U.S. Supreme Court Records, 1978 e successive ristampe.
- Joseph H. Trimbach e John M. Trimbach, American Indian Mafia: An FBI Agent's True Story About Wounded Knee, Leonard Peltier, and the American Indian Movement (AIM), Outskirts Press, Denver 2009.
II. La prima forma di azione nonviolenta e' la parresia
- occorre prendere la parola e dire la verita' contrastando la violenza del potere;
- occorre prendere la parola e dire la verita' alle istituzioni per ottenere il rispetto del diritto e della morale;
- occorre prendere la parola e dire la verita' come atto politico che invera l'esercizio della democrazia.
Leonard Peltier e' innocente. Leonard Peltier e' in pericolo di morte. Leonard Peltier deve essere liberato.
Nella vicenda di Leonard Peltier si compendia e si testimonia la condizione imposta dalla violenza etnocida, genocida ed ecocida del potere colonialista, imperialista e razzista a tutti i popoli oppressi, all'umanita' intera e all'intero mondo vivente.
La liberazione di Leonard Peltier significa quindi riconoscere il diritto alla vita non solo di ogni persona innocente e di ogni popolo oppresso, ma di tutti gli esseri umani in quanto tali, dell'umanita' intera, di tutti gli esseri viventi e dell'intero mondo vivente.
III. Il tempo e' poco, agire ora
La vecchiaia e le patologie di Leonard Peltier rendono urgente l'impegno per la sua liberazione.
Occorre scrivere ora ai soggetti istituzionali che hanno il potere di restituirgli la liberta'.
Occorre promuovere ora ogni iniziativa nonviolenta adeguata a far crescere l'impegno per la sua liberazione.
Occorre attivare i mezzi d'informazione per ottenere ora la massima attenzione possibile dell'opinione pubblica.
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Free Leonard Peltier.
Non muoia in prigione un uomo innocente.
Mitakuye Oyasin.
Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 7 luglio 2024

2. DOCUMENTAZIONE. JENNIFER BENDERY: LEONARD PELTIER DENIED PAROLE AFTER NEARLY 50 YEARS IN PRISON
[Dal sito www.huffpost.com riprendiamo e diffondiamo]

Leonard Peltier Denied Parole After Nearly 50 Years In Prison
President Joe Biden is likely the last hope for the ailing, 79-year-old Native American rights activist to ever go home
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Leonard Peltier was denied parole on Tuesday, meaning there's likely only one other way the ailing, 79-year-old Native American rights activist will ever be released after serving nearly 50 years in prison: If President Joe Biden intervenes and commutes his sentence.
Peltier has been in prison since 1977 when the U.S. government convicted him for killing two FBI agents in a 1975 shoot-out on Pine Ridge Reservation in South Dakota.
But his trial was full of misconduct, including federal prosecutors hiding evidence that exonerated Peltier and the FBI threatening and coercing witnesses into lying. The government's case fell apart after these revelations, so it abruptly revised its charges against Peltier to aiding and abetting whoever did kill those agents - on the grounds that he was one of dozens of people present when the shoot-out occurred.
There was never evidence that Peltier committed a crime. The FBI and U.S. attorney's office never did figure out who killed those agents.
Peltier is widely considered America's longest-serving political prisoner.
"Today's announcement continues the injustice of this long ordeal for Leonard Peltier," said Kevin Sharp, Peltier's attorney. "This decision is a missed opportunity for the United States to finally recognize the misconduct of the FBI and send a message to Indian Country regarding the impacts of the federal government's actions and policies of the 1970's."
Sharp, who is also a former federal judge appointed during Barack Obama's presidency, said he will "immediately" appeal to the Parole Commission's appeals board and in federal court.
"I have not lost hope that Leonard Peltier will one day be free," said Sharp.
The FBI continues to oppose Peltier's release and is the main reason, if not the only reason, that he's still in prison. But its stated reasons for opposing Peltier's release are full of holes, outdated and remarkably easy to disprove.
The FBI also has not publicly addressed the key context of that 1975 shoot-out: That the FBI itself was intentionally fueling tensions on that reservation as part of a covert campaign to suppress the activities of the American Indian Movement, or AIM, a grassroots movement for Indigenous rights. Peltier was an active AIM member and an FBI target.
"Today is a sad day for Indigenous Peoples and justice everywhere," Nick Tilsen, president and CEO of NDN Collective, an Indigenous-led advocacy group, said in a statemet.
"They denied parole to a survivor of genocidal Indian boarding schools and as he struggles to survive his unjust incarceration, they insist on holding him for a crime for which they have no physical evidence against him," said Tilsen. "Clearly, the Parole Commission - which is supposed to be an independent body - was influenced by the FBI."
Peltier has maintained his innocence the entire time he's been in prison. It has almost certainly contributed to him being denied parole.
Prior to Tuesday, the last time Peltier was denied parole was in 2009. He is unlikely to live long enough to try for parole again, given the yearslong process involved, his advanced age and his poor health. Peltier has diabetes and an aortic aneurysm.
In his parole hearing last month, Peltier's team made the case that he be allowed to live out his final years in home confinement, with his family and tribe in North Dakota. His supporters have set up a house for him there.
Currently, Peltier spends most days confined to a cell with inches of space to move within, as his maximum security prison in Florida is regularly in a state of lockdown. He requires a walker to get around. He is blind in one eye from a stroke.
Biden is likely Peltier's last best hope for going home. The president has the authority to unilaterally release him at any time. Some of Peltier's allies have suggested they plan to throw everything they've got at pressuring Biden to specifically commute his sentence - an action that would grant Peltier his freedom without the implicit forgiveness associated with a pardon.
So far, Biden hasn't said a thing about Peltier.
A White House spokesperson did not respond to a request for comment.
In a rare interview in 2022, the imprisoned Native American rights activist said he knew what he would say to Biden if he had five minutes alone with him.
"I'm not guilty of this shooting. I'm not guilty," he told HuffPost. "I would like to go home to spend what years I have left with my great-grandkids and my people."
Paul O'Brien, executive director of Amnesty International USA, called Peltier's prolonged imprisonment "a human rights travesty."
"Not only are there ongoing, unresolved concerns about the fairness of his trial, he has spent nearly 50 years in prison, is approaching 80 years old, and suffers from several chronic health problems," O'Brien said in a statement. "We are now calling on President Biden, once again, to grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of mercy and justice."
There is an argument to be made that Biden is uniquely positioned to be the president who finally lets Peltier go home.
Unlike virtually all of his predecessors, Biden has been a proud ally to Native communities and tribes since he stepped into the White House. He has overseen historic investments in Indian Country. He respects tribal sovereignty. He talks about the need for justice in Native communities, particularly when it comes to stopping violence against women. He's put unprecedented numbers of Indigenous judges onto the federal bench, and several Indigenous people into senior positions in his administration.
He made history when he appointed Interior Secretary Deb Haaland, the nation's first Native American Cabinet secretary. She passionately urged for Peltier's release in her former role as a member of Congress.
Beyond that, Biden's own party has been pleading with him to show compassion for Peltier. The Democratic National Committee voted unanimously in 2022 to pass a resolution urging the president to release Peltier. Dozens of senators and members of Congress, including Biden's former presidential rival Bernie Sanders (I-Vt.) and Senate Indian Affairs Committee chairman Brian Schatz (D-Hawaii), have called on the president at least four times to free Peltier.
"Mr. Peltier's continued imprisonment defies the promises of justice, and the power to exercise mercy in this case lies solely within your discretion," reads one of the senators' letters to Biden.
"We commend the steps that your administration has taken to right past wrongs of our government's treatment of Native Americans, particularly through Secretary Haaland's leadership and her Federal Indian Boarding School Initiative. Furthermore, your administration has demonstrated a laudable commitment to upholding the core American values of liberty and justice, and rectifying inequities in the criminal justice system," said the senators.
"Consistent with these actions, we urge you to grant clemency to Mr. Peltier by commuting the remainder of his sentence," they conclude.
Indigenous leaders and human rights advocates have been stepping up their calls on Biden to release Peltier, too. Last year, the president of the National Congress of American Indians, the largest and most powerful Native American rights group in the country, told HuffPost that Peltier's freedom is a 2024 election priority for the organization.
"You've become complicit in this injustice for Indian Country," Fawn Sharp, the president of NCAI at the time, said of Biden for remaining silent about Peltier's release.
Suzan Harjo, a longtime Indigenous rights advocate and 2014 Presidential Medal of Freedom recipient, has been urging Peltier's release for decades. In a call last month with reporters, she said people need to understand that Peltier has come to represent so much more than himself for Indigenous people.
"Leonard is in prison for all of us," Harjo said, highlighting Peltier's activism with AIM to draw attention to treaty rights violations, discrimination and police brutality targeting Native Americans. "He is an example of the AIM movement for all of us who could be in prison."
There's a reason why "people who are oppressed everywhere" can identify with Peltier's fight for justice, she said. And if he is able to go home, she added, he'll see that the country has changed for the better for Native Americans - in part because of the things he fought for.
"He doesn't have to go out and defend us as he had to do before," Harjo said. "Everyone will be very joyous and say, 'OK, let's stand down now.'"

3. DOCUMENTAZIONE. ASSOCIAZIONE PER I POPOLI MINACCIATI: NIENTE LIBERTA' VIGILATA PER L'ATTTIVISTA INDIGENO LEONARD PELTIER: "UNA VERGOGNA PER IL SISTEMA GIUDIZIARIO STATUNITENSE"
[Dal sito www.popoli-min.it riprendiamo e diffondiamo]

L'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) reagisce con profonda delusione e sconcerto alla decisione della Commissione per la liberta' vigilata degli Stati Uniti, del 2 luglio, di respingere la richiesta di rilascio dal carcere dell'attivista per i diritti civili e indigeno Leonard Peltier.
Questa decisione puo' essere descritta solo come una condanna a morte a rate. Leonard Peltier compira' 80 anni quest'anno. E' stato in prigione per oltre 48 anni. La sua colpevolezza non e' mai stata provata. Decine di migliaia di sostenitori in tutto il mondo avevano appoggiato la sua richiesta di liberta' condizionata. Il fatto che sia stata respinta e' una vergogna per il sistema giudiziario statunitense!
Avevamo grandi speranze che venisse rilasciato per motivi umanitari. Nel carcere di massima sicurezza, Peltier e' sottoposto a condizioni di detenzione disumane, come isolamento, rifiuto di cure mediche, limitazioni dei contatti, privazione dei movimenti e molestie. Le sue condizioni di salute sono notevolmente peggiorate. Soffre anche di malattie croniche. La domanda di liberta' condizionata puo' essere presentata solo ogni 15 anni. La sua precedente richiesta era stata respinta 15 anni fa.
Continueremo a batterci per il rilascio di Leonard Peltier. I sostenitori di Peltier in tutto il mondo stanno esprimendo la loro solidarieta' e il loro sostegno all'attivista indigeno con lo slogan "Ora piu' che mai": a Milano e' in corso un presidio davanti al consolato statunitense. "Non e' finita finche' non e' finita", ha detto Leonard Peltier ai suoi sostenitori qualche giorno prima dell'annuncio della decisione.

4. DOCUMENTAZIONE. RADIO ONDA D'URTO: LEONARD PELTIER: NEGATA NUOVAMENTE LA SCARCERAZIONE. A MILANO IL PRESIDIO DI PROTESTA
[Dal sito di "Radio Onda d'urto" riprendiamo e diffondiamo]

La Commissione federale statunitense per la liberta' vigilata ha nuovamente negato la liberta' a Leonard Peltier, l'attivista nativo-americano dell'American Indian Movement in carcere ormai da quasi cinquant'anni.
Peltier e' stato arrestato nel 1976 per il presunto omicidio di due agenti federali avvenuto, nel 1975, nella riserva indiana di Pine Ridge. Un duplice omicidio per il quale si e' sempre dichiarato innocente.
La richiesta di liberta' vigilata era gia' stata respinta nel 2009. Quest'ultima udienza, iniziata il 10 giugno scorso, aveva pero' fatto sperare la rete solidale che da sempre lotta per la sua liberazione in un esito diverso, vista soprattutto l'eta' ormai avanzata di Peltier - 80 anni a dicembre - e i suoi gravi problemi di salute. Ma cosi' non e' stato e per Andrea De Lotto, del Comitato di solidarieta' con Leonard Peltier di Milano, la motivazione e' lampante: "e' una vendetta dell'FBI" e aggiunge "ma noi andremo avanti".
Per protestare contro questa decisione, il Comitato di solidarieta' con Leonard Peltier di Milano ha chiamato oggi, mercoledi' 3 luglio, a un presidio davanti al consolato statunitense a Milano che, partito alle 10 andra' avanti fino alle 20.
Ai nostri microfoni, Andrea De Lotto del Comitato di solidarieta' con Leonard Peltier di Milano, in diretta dal presidio...

5. DOCUMENTAZIONE. PAOLO VENEZIA M.: "HO VOGLIA DI GUARDARE IL CIELO"
[Dal sito di "Comune-Info" riprendiamo e diffondiamo]

"Ho voglia di guardare il cielo. Da questa gabbia anche questo semplice piacere mi e' negato".
Cos'e' la speranza per Leonard Peltier, in carcere da quasi cinquant'anni per un delitto che ha sempre sostenuto di non aver commesso?
Martedi' scorso la Commissione federale statunitense per la liberta' vigilata ha respinto la sua richiesta di uscire dal carcere in liberta' vigilata.
Leonard Peltier, della nazione Chippewa, attivista per i diritti dei nativi americani, e' ormai vicino agli ottant'anni ed e' affetto da molte e gravi patologie.
Ma la sua famiglia, i suoi amici continuano a sperare, e noi con loro.
Ormai l'unica possibilita' di trascorrere il poco tempo che gli resta con la sua gente e' nelle mani del presidente Biden che a fine mandato puo' concedergli la grazia.
Continuiamo a chiedere che Leonard Peltier venga scarcerato, continuiamo a sperare - insieme - che possa tornare a guardare il cielo da uomo libero.

6. L'ORA. PACE, DISARMO, SMILITARIZZAZIONE: SALVARE LE VITE E' IL PRIMO DOVERE

Ogni vittima ha il volto di Abele.
Cessare di uccidere, salvare le vite.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

7. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO NARGES MOHAMMADI E LA LOTTA DELLE DONNE IN IRAN. CHIEDIAMO LA LIBERAZIONE DELL'ATTIVISTA PREMIO NOBEL PER LA PACE E CHE SIANO ACCOLTE LE SUE RICHIESTE DI RISPETTO DEI DIRITTI UMANI

Sosteniamo Narges Mohammadi, Premio Nobel per la pace, detenuta in Iran per la sua lotta nonviolenta in difesa dei diritti umani e per l'abolizione della pena di morte.
Sosteniamo la lotta nonviolenta delle donne in Iran per la dignita' umana di tutti gli esseri umani.
Sia liberata Narges Mohammadi e tutte le prigioniere e tutti i prigionieri di coscienza, tutte le detenute e tutti i detenuti politici, tutte le persone innocenti perseguitate e sequestrate, in Iran come ovunque.
Cessi l'oppressione delle donne in Iran come ovunque nel mondo, siano rispettati i diritti umani di tutti gli esseri umani.
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Chiediamo al Parlamento e al governo italiano di premere sul governo iraniano affinche' a Narges Mohammadi sia restituita la liberta' e le sue richieste di rispetto dei diritti umani siano accolte.
Chiediamo al Parlamento Europeo, al Consiglio Europeo e alla Commissione Europea di premere sul governo iraniano affinche' a Narges Mohammadi sia restituita la liberta' e le sue richieste di rispetto dei diritti umani siano accolte.
Chiediamo al Segretario Generale e all'Assemblea Generale dell'Onu di premere sul governo iraniano affinche' a Narges Mohammadi sia restituita la liberta' e le sue richieste di rispetto dei diritti umani siano accolte.
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Chiediamo a tutte le persone di volonta' buona, a tutti i movimenti democratici, a tutte le istituzioni sollecite del bene comune e della dignita' umana, a tutti i mezzi d'informazione impegnati per la verita' e la giustizia, d'impegnarsi a sostegno di Narges Mohammadi e delle donne iraniane.
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Donna, vita, liberta'.

8. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI

Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com

9. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE

Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it

10. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

11. REPETITA IUVANT. A COSTO DI SEMBRARE IL SOLITO GRILLO PARLANTE... (NOVEMBRE 2023)

Ci sono alcune cose che vanno pur dette, e allora diciamole.
*
Ogni manifestazione a favore dell'esistenza dello stato di Israele che non s'impegni anche per la nascita dello stato di Palestina rischia di essere inutile.
Ogni manifestazione a sostegno del popolo palestinese che non s'impegni anche a sostegno del popolo ebraico rischia di essere inutile.
Ogni manifestazione che condanni le stragi commesse da un'organizzazione terrorista e non quelle commesse da uno stato e' peggio che inutile.
Ogni manifestazione che condanni le stragi commesse da uno stato e non quelle commesse da un'organizzazione terrorista e' peggio che inutile.
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Sia il popolo palestinese che il popolo ebraico sono realmente minacciati di genocidio.
E' compito dell'umanita' intera impedire questi genocidi, tutti i genocidi.
Per impedire il genocidio del popolo ebraico e' indispensabile l'esistenza dello stato di Israele.
Per immpedire il genocidio del popolo palestinese e' indispensabile l'esistenza dello stato di Palestina.
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Allo stato di Israele chiediamo:
1. di cessare la guerra a Gaza e il sostegno alle violenze dei coloni in Cisgiordania.
2. di cessare di occupare i territori palestinesi e di riconoscere l'esistenza dello stato di Palestina nei territori della Cisgiordania e di Gaza devolvendo immediatamente tutte le funzioni giurisdizionali ed amministrative e le risorse relative all'Autorita' Nazionale Palestinese - intesa come governo provvisorio dello stato di Palestina fino alle elezioni democratiche -.
3. di sgomberare immediatamente le illegali colonie nei territori occupati, restituendo quelle aree al popolo palestinese.
4. di concordare con l'Autorita' Nazionale Palestinese l'avvio di tutti i negoziati necessari per risolvere le molte questioni da affrontare come due stati sovrani in condizioni di parita'.
5. di essere una piena democrazia abrogando ogni misura legislativa ed amministrativa di discriminazione razzista.
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All'Autorita' Nazionale Palestinese chiediamo:
1. di assumere immediatamente il governo della Striscia di Gaza.
2. di adoperarsi ivi per l'immediata liberazione di tutte le persone rapite da Hamas.
3. di organizzare lo stato di Palestina indipendente e democratico.
4. di concordare con lo stato di Israele l'avvio di tutti i negoziati necessari per risolvere le molte questioni da affrontare come due stati sovrani in condizioni di parita'.
5. di adoperarsi affinche' nessuno stato arabo o musulmano possa piu' proseguire in una politica antisraeliana ed antiebraica prendendo abusivamente a pretesto la causa palestinese.
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All'Onu chiediamo:
1. un piano straordinario di aiuti per la Palestina.
2. una deliberazione dell'Assemblea Generale che riconoscendo i due stati di Israele e di Palestina vincoli tutti gli stati membri delle Nazioni Unite a cessare ogni politica di negazione dello stato di Israele, ogni politica di persecuzione antiebraica.
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Agli stati ed agli organismi politici sovranazionali d'Europa (l'Europa che e' il continente in cui si sono realizzati la bimillenaria persecuzione antiebraica e l'orrore assoluto della Shoah; l'Europa che e' il continente i cui principali stati hanno oppresso i popoli del resto del mondo con il razzismo, il colonialismo, l'imperialismo fin genocida) chiediamo:
1. di risarcire adeguatamente sia lo stato di Israele che lo stato di Palestina per le sofferenze inflitte ai loro popoli sia direttamente che indirettamente.
2. di contrastare il fascismo e il razzismo, l'antisemitismo e l'islamofobia, tutte le ideologie di odio e le organizzazioni che le praticano e le diffondono, e tutti i crimini conseguenti.
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Fermare la guerra.
Fermare le stragi.
Restituire la liberta' a tutte le persone che ne sono state private.
Riconoscere e proteggere tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Salvare le vite e' il primo dovere.

12. REPETITA IUVANT. COSA POSSIAMO (E DOBBIAMO) REALMENTE FARE CONTRO LA GUERRA IN CORSO IN EUROPA? (APRILE 2023)

Certo, continuare a soccorrere, accogliere, assistere tutte le vittime.
Certo, continuare a recare aiuti umanitari a tutte le vittime.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia di chi la guerra ha scatenato.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia dei governi che, invece di adoperarsi per far cessare la guerra e le stragi di cui essa consiste, alimentano l'una e quindi le altre.
Certo, continuare a denunciare il pericolo estremo e immediato che la guerra divenga mondiale e nucleare e distrugga l'intera umana famiglia riducendo a un deserto l'intero mondo vivente.
Certo, continuare a denunciare che la guerra sempre e solo uccide gli esseri umani,  sempre e solo uccide gli esseri umani,  sempre e solo uccide gli esseri umani.
Certo, continuare ad esortare chi nella guerra e' attivamente coinvolto a cessare di uccidere, a deporre le armi, a disertare gli eserciti, a obiettare a comandi scellerati, a rifiutarsi di diventare un assassino.
Certo, continuare a ricordare che salvare le vite e' il primo dovere di tutti gli esseri umani e di tutti gli umani istituti.
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Tutto cio' e' buono e giusto, ma non basta.
Occorre fare anche altre cose che solo noi qui in Europa occidentale possiamo e dobbiamo fare.
E le cose che possiamo e dobbiamo fare sono queste:
1. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale contrastare anche qui la macchina bellica, l'industria armiera, i mercanti di morte, la follia militarista, i governanti stragisti: paralizzare i poteri assassini occorre.
2. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di mettere il veto ad ogni iniziativa della Nato, l'organizzazione terrorista e stragista di cui i nostri paesi tragicamente fanno parte: paralizzare immediatamente i criminali della Nato occorre, e successivamente procedere allo scioglimento della scellerata organizzazione.
3. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di cessare di armare ed alimentare la guerra e sostenere invece l'impegno per l'immediato cessate il fuoco ed immediate trattative di pace.
4. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di restituire all'Onu la funzione e il potere di abolire il flagello della guerra.
5. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei la pace, il disarmo, la smilitarizzazione.
6. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica della sicurezza comune dell'umanita' intera fondata sulla Difesa popolare nonviolenta, sui Corpi civili di pace, sulle concrete pratiche che inverino l'affermazione del diritto alla vita, alla dignita' e alla solidarieta' di tutti i popoli e di tutte le persone.
7. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica comune di attiva difesa dell'intero mondo vivente prima che la catastrofe ambientale in corso sia irreversibile.
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E' questa la nostra opinione fin dall'inizio della tragedia in corso.
Ci sembra che senza queste azioni nonviolente la guerra, le stragi e le devastazioni non saranno fermate.
Troppi esseri umani sono gia' stati uccisi per la criminale follia dei governanti.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi per la salvezza comune dell'umanita' intera.
Sia massima universalmente condivisa la regola aurea che afferma: agisci nei confronti delle altre persone cosi' come vorresti che le altre persone agissero verso di te.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 555 dell'8 luglio 2024
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che negli anni Ottanta ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 48 anni prigioniero innocente.
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