[Nonviolenza] Telegrammi. 5248



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5248 del primo luglio 2024
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Enrico Peyretti: Da 122 sabati per la pace. No alla guerra
2. Pasquale Pugliese: La rivoluzione nonviolenta di Danilo Dolci
3. Che il primo luglio sia liberato Leonard Peltier. Un incontro e un appello dall'Italia
4. "Peoples Dispatch": The people's struggle will free Leonard Peltier
5. Ripetiamo ancora una volta...
6. A costo di sembrare il solito grillo parlante... (novembre 2023)
7. Cosa possiamo (e dobbiamo) realmente fare contro la guerra in corso in Europa? (aprile 2023)
8. Segnalazioni librarie
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'

1. RIFLESSIONE. ENRICO PEYRETTI: DA 122 SABATI PER LA PACE. NO ALLA GUERRA
[Ringraziamo Enrico Peyretti per questo intervento.
Enrico Peyretti (1935) e' uno dei maestri della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza]

Ad oggi, 29 giugno, sono centoventidue sabati di seguito che alcune decine di persone si trovano, dalle 11 alle 12, in piazza Carignano, a Torino, per una "presenza di pace". In modi analoghi, lo stesso avviene in altre citta'.
Cosa fanno queste decine di presenti? Leggono qualche testo, propongono qualche riflessione, portano informazioni, qualche lettura dai maestri di pace, anche qualche collegamento telefonico con testimoni lontani, e fanno un minuto di silenzio insieme al silenzio che la guerra impone alle tante sue vittime. Pensano e nominano le vittime, ma anche gli obiettori e disertori, giudicati e puniti nei loro paesi, e mandano ad essi la loro solidarieta'.
In quell'ora in piazza, sono presenti, in mezzo ai turisti che passano, queste guerre che ci offendono e ci fanno soffrire. Sembra che le politiche e le economie di guerra facciano scivolare il mondo verso una guerra totale. Sembra che i sondaggi dicano che i popoli non vogliono la guerra che i governi preparano. E noi che facciamo? Ognuno dei presenti e' impegnato in qualche movimento e attivita' continua per la pace.
Qui, ogni sabato, con poche parole, diciamo per chi ci vede, un semplice profondo no alle guerre, a tutte le guerre. Cosa contiamo, cosa cambiamo? Chi lo sa? Ne' tv ne' giornali badano a noi. Noi diciamo no alle guerre, un no cosciente e ben motivato. Diciamo si' all'umanita', a vita, rispetto, pace.
Solo questo? Si', in piazza Carignano facciamo questo, diciamo questo, in pochi, voce di tanti inascoltati (forse rassegnati? spaventati? indifferenti? disperati? isolati?). Siamo questa voce.

2. MAESTRI. PASQUALE PUGLIESE: LA RIVOLUZIONE NONVIOLENTA DI DANILO DOLCI
[Riceviamo e diffondiamo.
Pasquale Pugliese e' impegnato da molti anni nel Movimento Nonviolento, di cui e' una delle figure piu' note]

Quando nel gennaio del 1952 i pescatori di Trappeto, villaggio nel golfo di Castellammare non lontano da Partinico, tra Trapani e Palermo, videro arrivare un uomo alto e robusto che veniva dal Nord, parlava in italiano e diceva di voler stare con loro per comprenderne le condizioni, vivere da "fratelli" e dare una mano, e rispondeva al nome di Danilo Dolci, lo riconobbero come il ragazzo figlio del capostazione che aveva passato li' qualche estate di oltre dieci anni prima, ma non compresero subito che cosa fosse venuto a fare in quel posto senza strade ne fognature, dove dilagava la miseria assoluta che Carlo Levi raccontera' ne Le parole sono pietre. Lo compresero appieno a partire dal 14 ottobre dello stesso anno quando un bambino, Benedetto Barretta, muore letteralmente di fame davanti a lui e Dolci decide di distendersi sul suo misero giaciglio e di iniziare un digiuno finche' le cose non sarebbero cambiate, avendo concordato con altri pescatori che, se lui fosse morto, loro avrebbero continuato la protesta estrema.
Danilo Dolci era nato il 28 giugno del 1924 a Sesana, allora in provincia di Trieste oggi in Slovenia, nel 1943 rifiuta l'arruolamento nella Repubblica di Salo', sfugge all'arresto e trova rifugio nella campagna abruzzese. Dopo la guerra, svolge gli studi di architettura a Milano mentre insegna alla scuola serale e scrive poesie, oltre a manuali sui materiali di costruzione. Ma spinto dalla continua ricerca culturale ed umana, nell'Italia del primo dopoguerra, fa la scelta fondamentale della sua vita: lascia l'architettura e sceglie di stare dalla parte di chi non aveva "ne' case ne' soldi". Cosi' nel 1950 abbandona l'Universita' e va ad aiutare don Zeno Saltini nella comunita' di Nomadelfia che accoglieva gli orfani di guerra nell'ex campo di concentramento di Fossoli di Carpi, nel modenese. Ma anche quell'esperienza, che necessariamente accoglieva alcuni e lasciava fuori molti, non gli sembra ancora il contesto giusto nel quale poter portare pienamente il proprio contributo. Da qui la decisione di andare a Trappeto, nel posto piu' povero e contemporaneamente piu' ricco di umanita' che avesse mai visto.
In molti si accorgono dell'impegno trasformativo di Danilo Dolci, in Italia e nel mondo. Durante quel primo digiuno di protesta, nonostante la scarsa attenzione della stampa, gli arriva una lettera da Perugia nella quale c'era scritto che non aveva il diritto di morire, se prima non avesse informato della situazione tutti coloro che potevano aiutarlo. Era firmata da Aldo Capitini, il filosofo della nonviolenza, che Dolci non conosceva ma che da allora diventera' il punto di riferimento teorico del suo impegno, attraverso numerosi incontri ed un epistolario che si concludera' solo con la morte del fondatore del Movimento Nonviolento (Aldo Capitini, Danilo Dolci, Lettere 1952-1968, a cura di Giuseppe Barone e Sandro Mazzi, Carocci, 2008). Comincia allora, sempre piu' consapevolmente per Dolci, la lotta nonviolenta di ricerca, coscientizzazione e disobbedienza civile svolta tra e con i braccianti e i pescatori siciliani al punto da essere definito il "Gandhi italiano".
Tra le molte inchieste - tra le quali Fare preso (e bene) perche' si muore, 1954, e Banditi a Partinico, 1955 - e le altrettante azioni, il 30 gennaio del 1956, anniversario dell'omicidio di Gandhi, con una giornata di digiuno collettivo sulla spiaggia di Partinico da' l'avvio allo sciopero alla rovescia, che porta i disoccupati a lavorare per la ricostruzione di una trazzera, una strada comunale abbandonata: una protesta nonviolenta per il lavoro e contro gli intrecci criminali tra gli agrari, la politica, la mafia. Dolci venne arrestato e il celebre processo, nel quale fu difeso da Piero Calamandrei, accese un faro tanto contro la grave situazione economica e sociale delle masse siciliane costrette in miseria da un sistema di dominio mafioso del territorio quanto sul metodo nonviolento (Processo all'articolo 4, 1956). Aldo Capitini dedichera' a Dolci due libri, Rivoluzione aperta (1956) e Danilo Dolci (1958), e Johan Galtung, ricercatore norvegese fondatore del Peace Studies internazionali, andra' a trovarlo piu' volte in Sicilia per studiarne l'analisi del sistema di violenza e approfondirne il metodo nonviolento (Gandhi, Dolci e noi, ne scrivera' su Il Ponte, 1957 n. 3).
E' troppo ricca la vicenda umana, sociale e culturale di Danilo Dolci per poterla riassumere in poche righe - rimando all'ottimo volume di Giuseppe Barone, Danilo Dolci. Una rivoluzione nonviolenta (Altreconomia, 2024) - qui aggiungo che il metodo di Dolci, colpevolmente rimosso dalla cultura italiana dominante ma vivo attraverso canali carsici, e' stata un'azione politico-educativa sotto forma di "autoanalisi popolare" per comprendere a fondo i problemi, le cause e le soluzioni comunitarie, dal dominio dei pochi al potere di tutti. E' la costruzione di un metodo di ricerca collettiva, la "maieutica reciproca", a partire dalla quale si generano le azioni nonviolente, tra le quali le lotte per la costruzione della diga sul fiume Jato, le Marce per la pace e il "mondo nuovo" in Sicilia, le denunce "esatte" contro la collusione politico-mafiosa e la trasmissione nella prima radio libera d'Italia (Radio Libera Partinico, "la radio dei poveri cristi"), che porteranno Dolci e alcuni suoi collaboratori a subire diversi processi e incarcerazioni. L'azione educativa popolare diventera', con il tempo, specifico impegno metodologico rivolto anche ai bambini e ai ragazzi, con importanti sperimentazioni nel Centro educativo di Mirto inaugurato nel 1975, pubblicazioni pedagogiche, riconoscimenti internazionali e numerosi seminari maieutici in vari Paesi.
L'ultima denuncia di Danilo Dolci nel 1997, ormai ammalato, e' contro le basi NATO alla Maddalena, in Sardegna, sede di sommergibili nucleari statunitensi, intorno alla quale vige un sistema di servilismo ed omerta', perche' il dominio del complesso militare-industriale agisce come "un tipico esempio di sistema mafioso-clientelare (segreto parossistico e violento) a livello internazionale" (Comunicare legge della vita, 1997), contro il quale e' necessario lottare ancora. Del resto, come aveva avvisato gia' nel 1971 "non e' possibile prevedere se gli uomini sceglieranno di sopravvivere o di suicidarsi: ma se sceglieranno la vita - per paura se non per amore - questa scelta significhera' l'invenzione sempre piu' scientificamente organica dell'azione e della rivoluzione nonviolenta" (Non sentite l'odore del fumo?). A cento anni dalla nascita di Danilo Dolci, la scelta tocca a noi.

3. L'ORA. CHE IL PRIMO LUGLIO SIA LIBERATO LEONARD PELTIER. UN INCONTRO E UN APPELLO DALL'ITALIA

Il primo luglio dovrebbe essere resa pubblica la decisione della "United States Parole Commission" sulla concessione della misura della "liberta' sulla parola" a Leonard Peltier, ormai ottantenne e gravemente malato, da 48 anni in carcere per un crimine che non ha commesso.
Leonard Peltier e' l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, la cui liberazione e' stata chiesta da Nelson Mandela, da madre Teresa di Calcutta, da John Lennon, da Robert Redford, dal Dalai Lama, da papa Francesco e da innumerevoli altre persone; da Amnesty International e da innumerevoli altri movimenti umanitari; dall'ONU, dal Parlamento Europeo e da innumerevoli altre istituzioni democratiche di tutto il mondo.
In tutto il mondo si attende il pronunciamento della "United States Parole Commission" che potrebbe restituire dopo quasi mezzo secolo la liberta' a un uomo innocente.
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Sabato 29 giugno 2024 a Vetralla, in provincia di Viterbo, per iniziativa del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera", si e' svolto un incontro di riflessione e di testimonianza.
L'incontro si e' concluso con la seguente dichiarazione.
"Auspichiamo che lunedi' primo luglio 2024 la "United States Parole Commission" annunci la concessione della "liberta' sulla parola" a Leonard Peltier dopo 48 anni di ingiusta detenzione per un delitto che non ha commesso.
Cessi la semisecolare persecuzione di cui Leonard Peltier e' vittima.
Non muoia in carcere un uomo innocente, anziano, gravemente malato.
Invitiamo ogni persona di volonta' buona, ogni associazione sollecita del bene comune dell'umanita', ogni istituzione democratica a dedicare la propria attenzione alla decisione che verra' annunciata lunedi' primo luglio.
Invitiamo tutti i mezzi d'informazione a far conoscere la vicenda di Leonard Peltier.
Nell'attesa che lunedi' primo luglio Leonard Peltier ottenga la "liberta' sulla parola", insistiamo ugualmente affinche' il Ministro della Giustizia e Procuratore Generale degli Stati Uniti d'America gli conceda anche il "rilascio compassionevole" e il Presidente degli Stati Uniti d'America gli conceda anche la "grazia presidenziale", cosicche' non solo Leonard Peltier torni libero, ma le massime istituzioni statunitensi che ne hanno la competenza e la prerogativa riconoscano e statuiscano nella forma piu' ampia il suo diritto alla liberta'".
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Alleghiamo in calce un appello diffuso nei giorni scorsi, e una breve notizia ed alcuni riferimenti per saperne di piu'
Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo (Italia), 29 giugno 2024
Mittente: "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com
Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che negli anni Ottanta ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 48 anni prigioniero innocente.
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ALLEGATO PRIMO: UN APPELLO DIFFUSO NEI GIORNI SCORSI
Comitato per Leonard Peltier: Mail bombing per Leonard Peltier
[Dal sito di "Pressenza" riprendiamo e diffondiamo]
Il Comitato per Leonard Peltier, nell'avvicinarsi della data del primo luglio quando la United States Parole Commission dovra' pronunciarsi sulla possibilita' di scarcerazione sulla parola per il nativo detenuto da quasi 50 anni invita a inviare mail per sollecitare questa scarcerazione alla mail della Commissione USParole.questions at usdoj.gov mettendo come subject "Parole for Mr. Leonard Peltier" e seguendo come schema la bozza di lettera proposta qui sotto da Peppe Sini:
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Dear ladies and gentlemen of the United States Parole Commission,
In connection with your examination of Mr. Peltier's situation we have learned that you have received a letter from Mr. Wray, director of the FBI, intended to induce you to deny the grant of "parole."
A detailed examination of that letter, conducted by the "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" (Research Center for Peace, Human Rights and Biosphere Defense) in Viterbo, Italy, shows that Mr. Wray makes untrue claims and omits many facts favorable to Mr. Peltier.
Mr. Peltier, with all evidence, is an old and ill man who spent 48 years in prison for a crime he did not commit, and during the long period of his imprisonment he promoted educational and welfare initiatives and supported important nonviolent initiatives in defense of human rights and the living world.
Therefore, please do not allow yourself to be clouded by Mr. Wray's untrue assertions and make your decision in good conscience, in accordance with your functions and duties and the relevant regulations and criteria, with full respect for truth, legality, and humanity.
Please accept my best regards.
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ALLEGATO SECONDO: UNA NOTIZIA ED ALCUNI RIFERIMENTI PER SAPERNE DI PIU'
Per saperne di piu'
Leonard Peltier e' un illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 48 anni prigioniero innocente.
Segnaliamo alcuni materiali di documentazione in lingua italiana disponibili nella rete telematica:
https://sites.google.com/view/viterboperleonardpeltier/home-page
https://sites.google.com/view/vetralla-per-peltier-2021/home-page
https://sites.google.com/view/vetrallaperpeltier2022/home-page
https://sites.google.com/view/vetrallaperleonardpeltier2023/home-page
https://sites.google.com/view/vetralla-per-peltier-2024/home-page
Segnaliamo anche alcune pubblicazioni a stampa in italiano e in inglese particolarmente utili:
- Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Pomezia (Roma) 1996 (ora Roberto Massari Editore, Bolsena Vt).
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002.
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
Segnaliamo inoltre che nella rete telematica e' disponibile una notizia sintetica in italiano dal titolo "Alcune parole per Leonard Peltier":
https://lists.peacelink.it/nonviolenza/2022/03/msg00001.html
Sempre nella rete telematica e' disponibile anche una piu' ampia ed approfondita bibliografia ragionata dal titolo "Dieci libri piu' uno che sarebbe bene aver letto per conoscere la vicenda di Leonard Peltier (e qualche altro minimo suggerimento bibliografico)":
https://lists.peacelink.it/nonviolenza/2022/09/msg00064.html
Segnaliamo infine l'attuale sito ufficiale del Comitato di solidarieta' con Leonard Peltier, il "Free Leonard Peltier Ad Hoc Committee": www.freeleonardpeltiernow.org

4. DOCUMENTAZIONE. "PEOPLES DISPATCH": THE PEOPLE'S STRUGGLE WILL FREE LEONARD PELTIER
[Dal sito https://peoplesdispatch.org/ riprendiamo e diffondiamo]

The people's struggle will free Leonard Peltier
Peoples Dispatch speaks to Gloria La Riva, who has spent decades in the movement to free the longest-held political prisoner in the United States
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Earlier this month, Leonard Peltier, world-renowned Indigenous freedom fighter and the longest-held political prisoner in the United States, had his first parole hearing in over a decade.
The movement to free Peltier now awaits the decision resulting from that hearing, on whether or not Peltier will receive parole and be able to go home after almost half a century behind bars.
For more perspective on Peltier's case, Peoples Dispatch spoke to Gloria La Riva, who for decades has been a part of Peltier's struggle. In 2020, La Riva ran for President of the United States with Peltier as Vice President, under the ticket of the Party for Socialism and Liberation. Due to health reasons, Peltier later had to withdraw from the ticket in August of 2020. La Riva herself has been an integral part of the struggle for freedom for political prisoners, as well as the struggle to fight for socialism in the United States.
"Ultimately, it will take a people's struggle to free [Leonard]. It's been a people's struggle for all these years," she told Peoples Dispatch.
Read the full interview below.
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Peoples Dispatch: How long have you been involved in the struggle to free Leonard Peltier? What led you into that struggle?
Gloria La Riva: I've been involved in supporting Leonard in different actions over the years, beginning in 1985, when I was involved in a national tour demanding the freedom of Leonard Peltier and Nelson Mandela.
In 1985, Nelson Mandela was isolated in a prison in South Africa, and most people did not know who he was in the US. Neither did they know who Leonard Peltier was. We held a national tour to garner support for both men.
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PD: Leonard's first parole hearing in over a decade was recently. What can we expect to come out of this latest hearing?
GLR: Leonard has gone through several parole hearings over the years. A big block in being able to be considered for parole generally in US prison is that you have to confess to the crime and express regret for having committed it.
Leonard Peltier didn't commit the crime. He didn't kill the FBI agents and therefore he's wrongly convicted. So he's not going to plead guilty to something he didn't do.
Regarding his appeal that took place last Monday, you would have to conclude that it was a setup against him. There were four witnesses who were prepared to speak on his behalf. The parole board reduced it to one. They only allowed one of his several attorneys to speak, but the FBI brought several family members of the two FBI agents who were killed, Jack Coler and Ronald Williams, to speak.
What those family members said was basically, Leonard should never get out of prison. He needs to die in prison. That has heavy weight in a parole board, when the FBI is organizing it.
And so we're waiting. July 11 is the deadline when he’s supposed to get a decision by the parole board.
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PD: Can you talk more about the FBI’s internal organizing against Leonard, in order to keep him behind bars?
GLR: The FBI is notorious, especially as it was shaped under J. Edgar Hoover, for carrying out a war against the Black Panthers, against the American Indian Movement and even against Martin Luther King Jr. and Cesar Chavez.
The FBI was intent on destroying the popular movements of the United States for social and economic justice. This holds true for AIM.
Before Clinton finished his presidency, during the time when presidents typically consider pardons or clemency for people in prison. Clinton openly stated that he was looking at Leonard Peltier's case, and the FBI mobilized a protest of 500 agents, who had their weapons and signs demanding that Leonard not be freed.
In addition, they organized a petition. Up to 8,000 FBI agents, current and former, had signed a petition demanding no clemency for Leonard. That's an enormous threat, and Clinton succumbed to it. I wrote extensively on the FBI's role in keeping Leonard behind bars last year for Liberation News.
Bush also refused to pardon him, as did Barack Obama, and as did Trump. As you can imagine, every four years when he's waiting for the last moments until midnight to see if he's going to get freed, what a torture it is for Leonard. It's been so disappointing for him every time.
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PD: Can you speak more to Leonard's health, and how that is playing into the movement for his release right now?
GLR: Leonard is going to be 80 years old on September 12 this year, and has been in prison for almost 50 years. Prison always has elements that for any average person would be extremely detrimental. Leonard is confined in a small cell, most of the time being on lockdown, where he can't even walk properly and have circulation and sunshine and proper food.
Imagine a man, 80 years old, in a cell with a roommate. He has a cellmate, someone his age. He should have his own cell. And he's in a small eight by ten cell, bunk bed, with another man. That is ridiculous. They can't even both walk on their cell floor together. One has to be in the bed while the other walks.
And like I said, most of the time he's on lockdown. Coleman Penitentiary has been virtually on total lockdown for several years since COVID started. And what this does is, when they end the lockdown, it just creates more violence, because the men are penned up, and whatever unresolved issue happens has still been festering, and the guards don't promote peace.
He has other issues as well. He suffered lockjaw as a child. He's basically blind in one eye. He has untreated kidney disease. The doctors at the prison have told him they cannot treat him, he needs special treatment, which they can't provide at the prison.
He has an aortic aneurysm in his abdomen. He has diabetes. He has high blood pressure. Any one of these comorbidities would be enough to put someone in critical condition, but he has several.
He got COVID in prison in January of 2022, and they didn't give him any treatment. They threw him into isolation in a cell. He didn't have water for the longest time. They didn't even give him ibuprofen for a headache. And yet he came out after 15 days, and he survived it.
He has a strong constitution, but he suffers a lot. The last time I saw him a couple of months ago at Coleman [Penitentiary], he said, my back is killing me. It hurts me all the time. What's the cause of it? Who knows? He doesn't get proper treatment.
But this is true for prisoners in general. It's not unique to Leonard. And Leonard is unjustly in prison. He should be out, and he should be getting care while he's in. He has asked several times, his lawyers have appealed for him to get transferred to a prison closer to his family in South Dakota or in Minnesota, where he can get visits, but where he can also be treated, whether at Mayo Clinic, or at another hospital that can treat him properly.
The last time that he was talking to his supporters and writing to us, he said, I'm going blind, I can't see, and I need to see a special doctor.
And then in another moment, a couple of days later, he said that a prison official had come in and said, we're going to get you the care. But he never did. He never got it.
I imagine anybody who thinks about Leonard wonders how does someone survive this? How do you live through this for 49 years? That's what the US government does to political prisoners. Whether it's Mumia Abu-Jamal, or Mutulu Shakur, or Sundiata Acoli, who spend 40, 50 years in prison. It's called political vengeance. It's telling them, you will pay a price for your political activism.
It's hard to keep up the knowledge in the population of his case because the media does a very good job of hiding the existence of political prisoners in US prisons.
When Leonard got COVID, we held an emergency press conference. A number of us flew to Tampa near his prison, and we had a press conference there. NBC did a major story on him, and other media as well. ABC, the New York Times has written about him. But it's not enough coverage. There has to be far more light shed on his case.
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PD: In today's context of the global movement for Palestinian liberation, how does the movement for Leonard's release relate to the struggle in Palestine?
GLR: There are definite links between the Indigenous struggle in the United States and the struggle of the Palestinian people.
Both peoples had their lands stolen outright by settler colonialism, and by denying their very existence. The world now knows of the project of trying to wipe out the existence of the Palestinian people, denying their land, expelling them, which goes on today and in an actual attempt at extermination. It's the same thing that the Native people of the US went through, the outright extermination of many tribal peoples from California, to the Plains, all the way to the Eastern seaboard.
When Leonard Peltier was a child, in the early 1950s, the Eisenhower administration tried to engage in a policy of what they called "termination". It was the idea of expelling Native people off their lands, off of what were reservations and forcing them into the cities, ostensibly to have employment, but really in order to steal the land again, the little land that remains.
Leonard's people were also targeted along with the Menominee people. As a child, he told me that he would go to meetings with his father and his uncles where his people fought and successfully stopped the termination. That policy was ended by the struggle of Native people across the country. But still, they were forced at one point to move to the cities. And it's why at one point in his life he ended up in Seattle.
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PD: How can people support the movement to free Leonard Peltier?
GLR: Leonard Peltier is embraced by many Indigenous nations of the United States. The National Congress of American Indians has passed resolutions on his behalf, calling for his freedom. The tribal chief of Pine Ridge is calling for his freedom and so many others.
We're calling on people to write letters to Leonard Peltier, to sign petitions on his behalf, to contact NDN Collective, which is a non-government entity that has taken up his cause. They actually bought him a house, on his reservation in North Dakota, where he’s hoping to come home, to retire, to be with his family, to be with his people.
There's a lot people can do to add their grain of sand before July 11. As Leonard himself said, if he's denied parole, then the lawyers will appeal the decision. But ultimately, it will take a people's struggle to free him. It's been a people's struggle for all these years.
I have visited Leonard several times. And it's truly an experience. He is very humble, very kind hearted, and very progressive. He's always thinking about other causes and issues. He talks about his family.
One time he told me about his great grandchild who was four years old at the time, she's nine years old now. And he was talking about how she did a backflip for him in the prison visiting room. He was so thrilled. The last time I saw him, he talked about how she's so very smart. Her teachers have told her mother that she really needs to be in a special school because she needs more than just a regular education. She's a brilliant child. But there's no money for them. Leonard wants to get out so he can help his grandkids and his great grandchildren. He says, "I need to help my people." That's his dream.

5. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

6. REPETITA IUVANT. A COSTO DI SEMBRARE IL SOLITO GRILLO PARLANTE... (NOVEMBRE 2023)

Ci sono alcune cose che vanno pur dette, e allora diciamole.
*
Ogni manifestazione a favore dell'esistenza dello stato di Israele che non s'impegni anche per la nascita dello stato di Palestina rischia di essere inutile.
Ogni manifestazione a sostegno del popolo palestinese che non s'impegni anche a sostegno del popolo ebraico rischia di essere inutile.
Ogni manifestazione che condanni le stragi commesse da un'organizzazione terrorista e non quelle commesse da uno stato e' peggio che inutile.
Ogni manifestazione che condanni le stragi commesse da uno stato e non quelle commesse da un'organizzazione terrorista e' peggio che inutile.
*
Sia il popolo palestinese che il popolo ebraico sono realmente minacciati di genocidio.
E' compito dell'umanita' intera impedire questi genocidi, tutti i genocidi.
Per impedire il genocidio del popolo ebraico e' indispensabile l'esistenza dello stato di Israele.
Per immpedire il genocidio del popolo palestinese e' indispensabile l'esistenza dello stato di Palestina.
*
Allo stato di Israele chiediamo:
1. di cessare la guerra a Gaza e il sostegno alle violenze dei coloni in Cisgiordania.
2. di cessare di occupare i territori palestinesi e di riconoscere l'esistenza dello stato di Palestina nei territori della Cisgiordania e di Gaza devolvendo immediatamente tutte le funzioni giurisdizionali ed amministrative e le risorse relative all'Autorita' Nazionale Palestinese - intesa come governo provvisorio dello stato di Palestina fino alle elezioni democratiche -.
3. di sgomberare immediatamente le illegali colonie nei territori occupati, restituendo quelle aree al popolo palestinese.
4. di concordare con l'Autorita' Nazionale Palestinese l'avvio di tutti i negoziati necessari per risolvere le molte questioni da affrontare come due stati sovrani in condizioni di parita'.
5. di essere una piena democrazia abrogando ogni misura legislativa ed amministrativa di discriminazione razzista.
*
All'Autorita' Nazionale Palestinese chiediamo:
1. di assumere immediatamente il governo della Striscia di Gaza.
2. di adoperarsi ivi per l'immediata liberazione di tutte le persone rapite da Hamas.
3. di organizzare lo stato di Palestina indipendente e democratico.
4. di concordare con lo stato di Israele l'avvio di tutti i negoziati necessari per risolvere le molte questioni da affrontare come due stati sovrani in condizioni di parita'.
5. di adoperarsi affinche' nessuno stato arabo o musulmano possa piu' proseguire in una politica antisraeliana ed antiebraica prendendo abusivamente a pretesto la causa palestinese.
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All'Onu chiediamo:
1. un piano straordinario di aiuti per la Palestina.
2. una deliberazione dell'Assemblea Generale che riconoscendo i due stati di Israele e di Palestina vincoli tutti gli stati membri delle Nazioni Unite a cessare ogni politica di negazione dello stato di Israele, ogni politica di persecuzione antiebraica.
*
Agli stati ed agli organismi politici sovranazionali d'Europa (l'Europa che e' il continente in cui si sono realizzati la bimillenaria persecuzione antiebraica e l'orrore assoluto della Shoah; l'Europa che e' il continente i cui principali stati hanno oppresso i popoli del resto del mondo con il razzismo, il colonialismo, l'imperialismo fin genocida) chiediamo:
1. di risarcire adeguatamente sia lo stato di Israele che lo stato di Palestina per le sofferenze inflitte ai loro popoli sia direttamente che indirettamente.
2. di contrastare il fascismo e il razzismo, l'antisemitismo e l'islamofobia, tutte le ideologie di odio e le organizzazioni che le praticano e le diffondono, e tutti i crimini conseguenti.
*
Fermare la guerra.
Fermare le stragi.
Restituire la liberta' a tutte le persone che ne sono state private.
Riconoscere e proteggere tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Salvare le vite e' il primo dovere.

7. REPETITA IUVANT. COSA POSSIAMO (E DOBBIAMO) REALMENTE FARE CONTRO LA GUERRA IN CORSO IN EUROPA? (APRILE 2023)

Certo, continuare a soccorrere, accogliere, assistere tutte le vittime.
Certo, continuare a recare aiuti umanitari a tutte le vittime.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia di chi la guerra ha scatenato.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia dei governi che, invece di adoperarsi per far cessare la guerra e le stragi di cui essa consiste, alimentano l'una e quindi le altre.
Certo, continuare a denunciare il pericolo estremo e immediato che la guerra divenga mondiale e nucleare e distrugga l'intera umana famiglia riducendo a un deserto l'intero mondo vivente.
Certo, continuare a denunciare che la guerra sempre e solo uccide gli esseri umani,  sempre e solo uccide gli esseri umani,  sempre e solo uccide gli esseri umani.
Certo, continuare ad esortare chi nella guerra e' attivamente coinvolto a cessare di uccidere, a deporre le armi, a disertare gli eserciti, a obiettare a comandi scellerati, a rifiutarsi di diventare un assassino.
Certo, continuare a ricordare che salvare le vite e' il primo dovere di tutti gli esseri umani e di tutti gli umani istituti.
*
Tutto cio' e' buono e giusto, ma non basta.
Occorre fare anche altre cose che solo noi qui in Europa occidentale possiamo e dobbiamo fare.
E le cose che possiamo e dobbiamo fare sono queste:
1. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale contrastare anche qui la macchina bellica, l'industria armiera, i mercanti di morte, la follia militarista, i governanti stragisti: paralizzare i poteri assassini occorre.
2. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di mettere il veto ad ogni iniziativa della Nato, l'organizzazione terrorista e stragista di cui i nostri paesi tragicamente fanno parte: paralizzare immediatamente i criminali della Nato occorre, e successivamente procedere allo scioglimento della scellerata organizzazione.
3. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di cessare di armare ed alimentare la guerra e sostenere invece l'impegno per l'immediato cessate il fuoco ed immediate trattative di pace.
4. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di restituire all'Onu la funzione e il potere di abolire il flagello della guerra.
5. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei la pace, il disarmo, la smilitarizzazione.
6. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica della sicurezza comune dell'umanita' intera fondata sulla Difesa popolare nonviolenta, sui Corpi civili di pace, sulle concrete pratiche che inverino l'affermazione del diritto alla vita, alla dignita' e alla solidarieta' di tutti i popoli e di tutte le persone.
7. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica comune di attiva difesa dell'intero mondo vivente prima che la catastrofe ambientale in corso sia irreversibile.
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E' questa la nostra opinione fin dall'inizio della tragedia in corso.
Ci sembra che senza queste azioni nonviolente la guerra, le stragi e le devastazioni non saranno fermate.
Troppi esseri umani sono gia' stati uccisi per la criminale follia dei governanti.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi per la salvezza comune dell'umanita' intera.
Sia massima universalmente condivisa la regola aurea che afferma: agisci nei confronti delle altre persone cosi' come vorresti che le altre persone agissero verso di te.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

8. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Letture
- AA. VV., Wabi-sabi. Bellezza nell'imperfezione, Gedi, Torino 2024, pp. 144, euro 8,90 (in supplemento al quotidiano "La Repubblica").
- Gian Mauro Costa, Roberto Leone, Le vittime "collaterali" di mafia, Rcs, Milano 2024, pp. 160, euro 5,99.
- Salvatore Fragapane, L'analisi matematica, Rcs, Milano 2024, pp. 160, euro 6,99.
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Riedizioni
- Oriana Fallaci, 1968, Rizzoli, Milano 2017, Mondadori, Milano 2018, Rcs, Milano 2024, pp. 464, euro 8,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
- Beppe Fenoglio, Il partigiano Johnny, Einaudi, Torino 1968, 2022, Rcs, Milano 2024, pp. 576, euro 7,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
- Jane Goodall e Douglas Abrams, Il libro della speranza, Giunti-Bompiani, Firenze-Milano 2022, Gedi, Torino 2024, pp. 272, euro 8,90 (in supplemento al quotidiano "La Repubblica").

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

10. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5248 del primo luglio 2024
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
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