[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 544



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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 544 del 27 giugno 2024

In questo numero:
1. Da Viterbo per Leonard Peltier. Ricorrendo il 26 giugno l'anniversario della tragedia dei "fatti di Oglala" rinnoviamo l'appello per la liberazione di Leonard Peltier
2. Andrea De Lotto: Il 27 giugno a Milano si manifesta per Leonard Peltier
3. Sosteniamo Narges Mohammadi e la lotta delle donne in Iran. Chiediamo la liberazione dell'attivista Premio Nobel per la Pace e che siano accolte le sue richieste di rispetto dei diritti umani
4. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
5. Ripetiamo ancora una volta...
6. A costo di sembrare il solito grillo parlante... (novembre 2023)
7. Cosa possiamo (e dobbiamo) realmente fare contro la guerra in corso in Europa? (aprile 2023)

1. INCONTRI. DA VITERBO PER LEONARD PELTIER. RICORRENDO IL 26 GIUGNO L'ANNIVERSARIO DELLA TRAGEDIA DEI "FATTI DI OGLALA" RINNOVIAMO L'APPELLO PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER

La mattina di mercoledi' 26 giugno a Viterbo, in piazzale Antonio Gramsci, dinanzi alla lapide che ricorda le persone li' assassinate dai nazisti durante la seconda guerra mondiale, ricorrendo l'anniversario della tragedia dei "fatti di Oglala" del 1975, il responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera", Peppe Sini, ha tenuto una conversazione per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 48 anni prigioniero innocente.
Di seguito una estrema sintesi della conversazione e l'appello conclusivo.
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Il 26 giugno 1975 nella riserva di Pine Ridge (una riserva indiana che si trova all'interno dello stato del Sud Dakota), nel terreno del ranch della famiglia Jumping Bull vi fu un conflitto a fuoco nel quale persero tragicamente la vita due agenti dell'FBI, Jack Coler e Ronald Williams, e un giovane militante dell'American Indian Movement, Joe Stuntz.
Il conflitto era stato preceduto negli anni e nei mesi precedenti dall'uccisione di molti indiani tradizionalisti da parte degli squadroni della morte dei "Goons" che nella riserva di Pine Ridge aggredivano sistematicamente gli indiani tradizionalisti. La popolazione locale chiese aiuto all'American Indian Movement affinche' i giovani attivisti li proteggessero dalla violenza dei "Goons".
Ma in quel periodo contro i nativi non era scatenata solo la violenza dei "Goons" e di singoli o gruppi bianchi razzisti, c'era anche quella del famigerato programma "Cointelpro" con cui l'FBI si riproponeva la sistematica, brutale e fin sanguinaria repressione dei movimenti che si battevano per i diritti umani dei neri e degli indiani, come il Black Panther Party e l'American Indian Movement.
In quegli anni i nativi americani avevano intrapreso grandi vertenze per rivendicare i loro diritti anche sulla base dei trattati ottocenteschi che il governo statunitense non aveva mai rispettato, e alle loro richieste il potere razzista rispondeva con la violenza, arrivando fino alla eliminazione fisica degli attivisti.
Il 26 giugno 1975 l'FBI penetro' nella proprieta' privata della famiglia Jumping Bull che ospitava gli attivisti dell'American Indian Movement, dapprima con due agenti armati alla guida di due auto senza alcun contrassegno di identificazione, e subito dopo l'inizio del conflitto a fuoco con molti altri mezzi e molti armati dell'FBI e di altri corpi armati fiancheggiatori. La sparatoria si concluse con la morte di tre persone, due agenti dell'FBI e un attivista dell'American Indian Movement, e con la disperata fuga - dopo l'iniziale resistenza - degli indiani superstiti, uomini, donne e bambini, convinti che l'assalto avesse come scopo di ucciderli tutti.
L'FBI successivamente accuso' dell'uccisione dei due agenti alcuni attivisti dell'American Indian Movement, ma i primi due attivisti nativi che furono processati (Dino Butler e Bob Robideau) furono assolti perche' fu riconosciuto dal tribunale che tutti gli attivisti indiani percependo di essere aggrediti e temendo per le loro vite avevano agito per legittima difesa.
L'FBI, perso il primo processo, accuso' allora dell'uccisione dei due agenti il solo Leonard Peltier, che fu processato in un'altra citta', notoriamente razzista, e in un altro tribunale, con una giuria di soli bianchi, in un clima di fortissima intimidazione e di fortissimo pregiudizio contro i nativi.
Non avendo vere prove e vere testimonianze per far condannare Leonard Peltier, l'FBI fabbrico' "testimonianze" false e "prove" false per ottenerne la condanna pur sapendolo innocente: e sulla base di queste flagranti falsita' Leonard Peltier fu giudicato colpevole di un delitto che non aveva commesso.
La flagrante falsita' delle "testimonianze" emerse immediatamente, e in prosieguo di tempo gli avvocati di Leonard Peltier ebbero accesso agli atti che l'FBI aveva tenuto segreti e che dimostravano definitivamente la falsita' anche delle "prove".
Leonard Peltier e' in carcere da 48 anni per un delitto che non ha commesso.
In questi 48 anni Leonard Peltier ha continuato dal carcere una lotta nonviolenta in difesa del suo popolo e di tutti i popoli oppressi, dei diritti umani di tutti gli esseri umani, della Madre Terra. Ha dipinto quadri, ha scritto poesie, ha pubblicato un libro, ha lottato per i diritti dei detenuti, ha promosso e sostenuto iniziative educative ed assistenziali, ha aiutato numerose iniziative nonviolente umanitarie, ecologiste, per il bene comune dell'umanita'.
E' ormai vecchio (in settembre compira' 80 anni) ed e' affetto da molteplici e gravi patologie che non possono essere curate adeguatamente in carcere. I suoi familiari chiedono che possa trascorrere con loro quel poco che resta della sua vita.
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Il primo luglio la "United States Parole Commission" puo' decidere di concedergli la "liberta' sulla parola" (l'equivalente statunitense della nostra "liberta' vigilata").
Ci sono tutti i requisiti previsti dalla normativa in vigore per la concessione della misura.
Ma il direttore dell'FBI ed alcune associazioni fiancheggiatrici hanno inviato alla "United States Parole Commission" lettere gremite di affermazioni non veritiere per ottenere che Leonard Peltier muoia in carcere.
Leonard Peltier e' innocente.
Leonard Peltier ha diritto alla liberta'.
La sua liberazione e' stata chiesta da Nelson Mandela, da madre Teresa di Calcutta, da John Lennon, da Robert Redford, da Amnesty International, dall'ONU, dal Parlamento Europeo, da innumerevoli persone, associazioni ed istituzioni di tutto il mondo.
Le affermazioni non veritiere dell'FBI sono state ancora una volta confutate in una lettera alla "United States Parole Commission" che riproduciamo qui di seguito.
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Facciamo sentire la voce dell'umanita': sia liberato Leonard Peltier.
Non muoia in carcere un uomo innocente.
Il Comitato viterbese per la liberazione di Leonard Peltier
Viterbo, 26 giugno 2024
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ALLEGATO: UNA LETTERA "AD ADIUVANDUM" ALLA "UNITED STATES PAROLE COMMISSION"
Alla United States Parole Commission
USParole.questions at usdoj.gov
e per opportuna conoscenza:
al Procuratore Generale degli Stati Uniti d'America (United States Attorney General)
https://www.justice.gov/doj/webform/your-message-department-justice
al Presidente degli Stati Uniti d'America
https://www.whitehouse.gov/contact/
ai legali che assistono il signor Leonard Peltier
ksharp at sanfordheisler.com
jenipherj at forthepeoplelegal.com
ai mezzi d'informazione
Oggetto: Una lettera "ad adiuvandum" alla "United States Parole Commission", a confutazione delle affermazioni non veritiere contenute in una lettera del 7 giugno 2024 del signor Christopher Wray, direttore dell'FBI, in danno del signor Leonard Peltier.
Gentilissime signore e gentilissimi signori della United States Parole Commission,
avendo letto la lettera inviatavi dal signor Christopher Wray, direttore dell'FBI, in data 7 giugno 2024, che in danno del signor Leonard Peltier contiene affermazioni non veritiere ed omissioni tali da configurare un palese tentativo di indurvi a commettere un sesquipedale errore di valutazione ed una clamorosa ingiustizia, mi sono determinato ad inviarvi questa lettera "pro veritate atque pro bono publico" a confutazione di quella del signor Wray.
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1. La lettera del signor Wray del 7 giugno 2024
il signor Wray, direttore dell'FBI, ha inviato in data 7 giugno 2024 una lettera alla Presidente della "United States Parole Commission".
Il testo di tale lettera e' pubblicato nel sito dell'FBI (www.fbi.gov).
Scopo della lettera del signor Wray e' esprimere la contrarieta' dell'FBI alla concessione della "liberta' sulla parola" al signor Peltier (come e' noto, la "United States Parole Commission" ha tenuto il 10 giugno 2024 una lungamente attesa udienza in merito, ed il definitivo pronunciamento e' previsto entro il primo luglio 2024).
Il signor Peltier e' un uomo ormai ottantenne, detenuto da 48 anni per un delitto che non ha commesso, gravemente malato, vittima di una conclamata persecuzione e di un clamoroso errore giudiziario, la cui liberazione e' stata richiesta da personalita' illustri come Nelson Mandela e madre Teresa di Calcutta, da prestigiosi movimenti umanitari come Amnesty International, da istituzioni internazionali come un'apposita Commissione dell'Onu e il Parlamento Europeo, da numerosi membri del Congresso degli Stati Uniti d'America.
La lettera del signor Wray e' cosi' strutturata:
a) un incipit che ne anticipa il contenuto e ne presenta la tesi e lo scopo: la tesi che il signor Peltier sia un omicida senza scrupoli e senza rimorsi, e lo scopo che al signor Peltier sia negata la "liberta' sulla parola";
b) una prima parte intesa a riproporre la tesi della colpevolezza del signor Peltier per la morte dei due agenti dell'Fbi Jack Coler e Ronald Williams il 26 giugno 1975 e a confermare la tesi della colpevolezza e pericolosita' del signor Peltier facendo riferimento alle vicende dei suoi tentativi di fuga nel 1975 e nel 1979;
c) una seconda parte intesa a ribadire la tesi che il signor Peltier sia un omicida senza rimorsi (poiche' ha continuato a dichiararsi innocente);
d) una terza parte intesa a ricordare come parenti e colleghi degli agenti Coler e Williams nutrano ancora un profondo cordoglio per la morte dei loro congiunti, colleghi ed amici, e un risentimento nei confronti del signor Peltier credendolo responsabile della loro morte;
e) un explicit che ne riassume il contenuto e nuovamente ne enuncia la tesi e lo scopo gia' esposti nell'incipit.
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2. Le affermazioni non veritiere del signor Wray e la loro confutazione
Il senso e il fine della lettera del signor Wray sono espressi con assoluta chiarezza nell'incipit e nell'explicit della stessa.
La lettera del signor Wry si apre con queste parole: "I write on behalf of the entire FBI family to express our adamant opposition to Leonard Peltier's latest application for parole. Peltier is a remorseless killer who brutally murdered two of our own before embarking on a violent flight from justice. His crimes also include a post-conviction escape from federal custody, during which he and his crew fired shots at prison employees. Throughout the years, Peltier has never accepted responsibility or shown remorse. He is wholly unfit for parole. To release Peltier now would significantly "depreciate the seriousness of his offense" and "promote disrespect for the law"".
E si conclude con queste parole: "Given the overwhelming and unassailable evidence of his guilt, the brutality of his crimes, and his persistent refusal to accept responsibility, I urge you in the strongest terms possible to deny Peltier's application for parole. To afford him release after what he did and how he has conducted himself since would most certainly "depreciate the seriousness of his offense [and] promote disrespect for the law". Peltier is right where he belongs, serving consecutive life sentences for his cold-blooded murder of Jack and Ron".
Orbene, il signor Wray non scrive il vero.
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2.1. Non e' vero che la "colpevolezza" del signor Peltier sia stata provata ("the overwhelming and unassailable evidence of his guilt").
Non vi sono ne' testimonianze ne' prove che dimostrino la sua colpevolezza.
Ci sono state invece cosiddette "testimonianze" dimostratesi false (ed estorte con la manipolazione e la violenza a persona in condizioni di fragilita', disagio e paura) e cosiddette "prove" dimostratesi altrettanto false: e' grazie a queste falsita' che fu ottenuta l'iniqua condanna del signor Peltier.
E' del tutto evidente che se vi fossero state testimonianze vere e prove autentiche a carico del signor Peltier, l'Fbi non avrebbe dovuto "fabbricarne" di false.
La fabbricazione di "testimonianze" false e di "prove" false e' dunque essa stessa la dimostrazione ulteriore e definitiva dell'inesistenza di testimonianze e prove contro il signor Peltier.
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2.2. Non e' vero che il signor Peltier abbia dimostrato "brutalita'" commettendo "crimini" ("the brutality of his crimes").
Il signor Peltier semplicemente non ha commesso i crimini a lui falsamente attribuiti per cui e' stato ingiustamente condannato.
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2.3. Non e' vero che il signor Peltier rifiuti di riconoscere le sue responsabilita' ("his persistent refusal to accept responsibility").
Il signor Peltier, essendo innocente, ha anzi rivendicato pienamente le sue autentiche responsabilita' di difensore del suo popolo vittima in quel lasso di tempo dei crimini degli squadroni della morte dei "Goons" e del famigerato programma Cointelpro (che si concretizzo' anche nella realizzazione da parte dell'Fbi di atti illegali e violenti, giungendo fino all'omicidio di difensori dei diritti dei neri e dei nativi).
Per le sue effettive responsabilita' il signor Peltier meritava non di essere perseguitato ed imprigionato, ma di essere encomiato ed onorato.
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2.4. Non e' vero che il signor Peltier "sminuisca la gravita' del suo reato" ("depreciate the seriousness of his offense").
Il signor Peltier semplicemente non ha commesso quel reato per cui e' stato ingiustamente condannato.
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2.5. Non e' vero che il signor Peltier "promuova l'inosservanza della legge" ("promote disrespect for the law").
E' vero piuttosto l'esatto contrario: sono i suoi persecutori che hanno promosso e promuovono il disprezzo e l'infrazione della legge.
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In conclusione: il signor Wray propala asserzioni non veritiere.
E con tali asserzioni non veritiere tenta di indurre la "United States Parole Commission" a commettere una patente ingiustizia in danno del signor Peltier, in danno della verita', in danno del diritto, e quindi altresi' in danno del bene pubblico.
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3. Le omissioni del signor Wray e la loro esplicitazione
Nella sua lettera il signor Wray esprime cordoglio per la morte degli agenti Coler e Williams, ma omette del tutto di ricordare che quel 26 giugno 1975 nella riserva di Pine Ridge, nel terreno di proprieta' della famiglia Jumping Bull che ospitava i militanti dell'American Indian Movement, fu ucciso nel corso dell'assalto da parte dell'FBI e delle truppe sue fiancheggiatrici anche un giovane militante dell'American Indian Movement, il signor Joe Stuntz: per la morte del signor Stuntz non vi fu alcun processo, ed il suo assassinio e' restato del tutto impunito, come restarono impuniti molti altri omicidi di nativi commessi in quel periodo.
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3.1. L'omissione del ricordo dell'uccisione del signor Stuntz nella lettera del signor Wray ha una funzione precisa: occultare il fatto che quel giorno vi fu un assalto armato dell'FBI nella proprieta' di una famiglia nativa tradizionalista che ospitava i militanti dell'American Indian Movement; che in tale assalto le truppe dell'FBI e fiancheggiatrici spararono innumerevoli colpi di arma da fuoco contro i nativi; e che i nativi si batterono per legittima difesa, per salvare le proprie vite che percepirono essere minacciate di morte, come prova l'uccisione del signor Stuntz.
L'omissione del ricordo dell'uccisione del signor Stuntz peraltro non e' l'unica omissione della lettera del signor Wray.
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3.2. Il signor Wray omette di ricordare che nella riserva di Pine Ridge all'epoca, e da anni, i veri e propri squadroni della morte denominati "Goons" avevano imposto un regime di terrore nei confronti dei nativi tradizionalisti: i "Goons" avevano ripetutamente ed impunemente assassinato molti nativi tradizionalisti.
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3.3. Il signor Wray omette di ricordare che nel 1975 i militanti dell'American Indian Movement erano li' proprio su richiesta della popolazione locale per difenderla dalla ferocia assassina dei "Goons".
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3.4. Il signor Wray omette di ricordare che l'FBI conduceva all'epoca una politica non solo di effettuale favoreggiamento ma anche di esecuzione diretta della violenza contro i nativi che difendevano la loro cultura e rivendicavano i loro diritti: in quel torno di tempo l'FBI era impegnata nel famigerato programma "Cointelpro" che consisteva nel colpire con la massima violenza - e finanche con omicidi mirati - i militanti dei movimenti che difendevano i diritti umani dei neri e dei nativi americani come il Black Panther Party e l'American Indian Movement.
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3.5. Il signor Wray omette di ricordare che gli agenti dell'FBI Coler e Williams il 26 giugno 1975 erano penetrati nella proprieta' della famiglia Jumping Bull armati e alla guida di auto senza segni di identificazione, scatenando il conflitto a fuoco.
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3.6. il signor Wray omette di ricordare che poco dopo l'inizio del conflitto a fuoco penetrarono nell'area innumerevoli altri uomini armati sia dell'FBI, sia di forze fiancheggiatrici, costringendo i nativi tradizionalisti e i militanti dell'American Indian Movement a una disperata resistenza e successivamente a una disperata fuga per poter restare in vita.
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3.7. Il signor Wray omette di ricordare che l'FBI in un primo momento attribui' l'uccisione degli agenti Coler e Williams a quattro nativi: i signori Dino Butler, Jimmy Eagle, Leonard Peltier e Bob Robideau; i signori Butler e Robideau furono arrestati e processati per primi (a Cedar Rapids, nello Iowa, nel giugno-luglio 1976) e furono assolti per aver agito per legittima difesa (ed e' evidente che il riconoscimento di aver agito per legittima difesa era da intendersi esteso a tutti i nativi che presero parte al conflitto); dopo questa sconfitta in tribunale l'Fbi rinuncio' a perseguire il signor Eagle e concentro' tutte le accuse sul solo signor Peltier, ed ottenutane nel dicembre 1976 l'estradizione dal Canada (dove il signor Peltier si era rifugiato) grazie ad affidavit scandalosamente menzogneri, il signor Peltier fu processato nel 1977 non a Cedar Rapids ma a Fargo, in North Dakota, in una citta' di forti tradizioni razziste, in un'atmosfera di pesante intimidazione e con una giuria di soli bianchi: il signor Peltier fu quindi condannato sulla base di cosiddette "testimonianze" dimostratesi false ed estorte con l'intimidazione, e di cosiddette "prove" dimostratesi altrettanto false.
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3.8. Il signor Wray omette di ricordare che l'estradizione del signor Peltier dal Canada negli USA fu ottenuta con affidavt menzogneri estorti alla signora Myrtle Poor Bear che dichiaro' il falso perche' intimidita dall'FBI.
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3.9. Il signor Wray omette di ricordare che la "prova" del cosiddetto "fucile di Peltier", che fu presentata come decisiva, era falsa.
Soltanto successivamente la difesa del signor Peltier grazie al "Freedom of Information Act" (FOIA) ebbe accesso ai documenti che l'FBI aveva tenuto segreti e scopri' infine la verita': che la "prova" era falsa, e che l'FBI ne era pienamente consapevole.
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3.10. Il signor Wray omette di ricordare che la fuga in Canada del signor Peltier fu determinata dal pericolo che la sua vita correva.
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3.11. Il signor Wray omette di ricordare che in carcere il signor Peltier seppe che vi era un piano per ucciderlo, e che questo motivo' la sua evasione di breve durata nel 1979, evasione che con tutta probabilita' gli salvo' la vita.
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3.12. Il signor Wray omette di ricordare che lungo quasi cinquanta anni di detenzione il signor Peltier non solo ha svolto una intensa attivita' in favore dei diritti dei detenuti - ad esempio quello alla liberta' religiosa -, ma ha anche costantemente espresso un importante sostegno alle lotte nonviolente in difesa dei popoli nativi, dei diritti umani e della natura; ha promosso e sostenuto iniziative educative e di assistenza sociale; e' sempre piu' divenuto una figura di riferimento a livello mondiale nell'impegno per i diritti dei popoli nativi, per i diritti umani di tutti gli esseri umani, per la difesa del mondo vivente.
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3.13. Il signor Wray omette di ricordare anche cio' che piu' conta in relazione alla concessione della "liberta' sulla parola": ovvero le gravi condizioni di salute del signor Peltier e il fatto che il regime carcerario non consente cure adeguate per le patologie da cui e' affetto.
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3.14. Ed infine il signor Wray, che scrive nel 2024, omette di ricordare il pronunciamento della Commissione giuridica ad hoc dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) che nel 2022 dopo una ricognizione dell'intera vicenda giudiziaria del signor Peltier ha concluso chiedendone la liberazione.
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In conclusione: perche' tutte queste omissioni?
E' fin troppo ovvio: perche' ricordare questi fatti avrebbe radicalmente smentito la distorta ricostruzione e le non veritiere tesi propugnate dal signor Wray.
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4. Alcuni artifici retorici del signor Wray
Nella sua lettera oltre alle citate affermazioni non veritiere e alle citate omissioni il signor Wray fa uso di alcuni artifici retorici di cui e' evidente la finalita' suggestiva e quindi ingannevole.
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4.1. Alcuni fatti vengono interpretati rovesciandone il significato: la fuga del signor Peltier in Canada per salvare la propria vita e' presentata dal signor Wray come una mera rocambolesca impresa criminale.
Ugualmente come una mera e insensata impresa criminale viene presentata l'evasione (di brevissima durata) nel 1979 del signor Peltier che aveva invece come motivazione la consapevolezza dell'esistenza di un piano per ucciderlo in carcere, e che quindi anch'essa verosimilmente ha salvato la vita del signor Peltier.
Il signor Wray non puo' ignorare che il diritto a salvare la propria vita prevale su ogni altro.
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4.2. Alcune citazioni frammentarie e decontestualizzate sono utilizzate al fine di far sembrare fondate su dati oggettivi tesi che invece in realta' sono state pienamente smentite.
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4.3. il dolore dei familiari e dei colleghi di Coler e Williams e' strumentalizzato a fini di ingiustizia.
Il dolore dei familiari, dei colleghi e degli amici delle vittime merita rispetto e condivisione; utilizzarlo per fomentare il risentimento nei confronti di un innocente non e' invece ammissibile; e peggio ancora strumentalizzarlo per cercare di indurre a commettere un'ingiustizia nei confronti di un innocente.
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5. Il dolore espresso dal signor Peltier per tutte le vittime
Un'ultima malevola illazione suggerita implicitamente dalla lettera del signor Wray occorre smentire: quella che pretende di descrivere il signor Peltier come un uomo insensibile che non prova alcun dolore per le vittime del conflitto a fuoco del 26 giugno 1975.
Ancora una volta e' vero l'esatto contrario.
Il signor Peltier nel suo libro autobiografico (che ha avuto grande diffusione ed e' stato tradotto anche in francese, italiano, spagnolo e tedesco) ha scritto nobili e luminose parole di cordoglio e di vicinanza ai familiari delle vittime.
Mi sia consentita un'integrale citazione.
Ha scritto il signor Peltier: "Non ho scuse da porgere, solo tristezza. Non posso scusarmi per quello che non ho fatto. Ma posso provare dolore, e lo faccio. Ogni giorno, ogni ora, soffro per quelli che sono morti nello scontro di Oglala del 1975 e per le loro famiglie - per le famiglie degli agenti dell'Fbi Jack Coler e Ronald Williams e, si', per la famiglia di Joe Killsright Stuntz, la cui morte per una pallottola a Oglala quello stesso giorno, cosi' come le morti di centinaia di altri indiani a Pine Ridge in quel terribile periodo, non e' mai stata oggetto di inchiesta. Mi piange il cuore nel ricordare la sofferenza e la paura nella quale molta della mia gente fu costretta a vivere a quel tempo, la stessa sofferenza e paura che quel giorno spinse me e gli altri a Oglala per difendere chi era indifeso.
Provo pena e tristezza anche per la perdita subita dalla mia famiglia perche', in qualche misura, quel giorno sono morto io stesso. Sono morto per la mia famiglia, per i miei bambini, per i miei nipoti, per me stesso. Sopravvivo alla mia morte da oltre due decenni.
Quelli che mi hanno messo qui e che mi tengono qui sapendo della mia innocenza avranno una magra consolazione dalla loro indubbia rivincita, che esprime chi essi sono e cio' che sono. Ed e' la piu' terribile rivincita che potessi immaginare.
Io so chi sono e quello che sono. Sono un indiano, un indiano che ha osato lottare per difendere il suo popolo. Io sono un uomo innocente che non ha mai assassinato nessuno, ne' inteso farlo. E, si', sono uno che pratica la Danza del Sole. Anche questa e' la mia identita'. Se devo soffrire in quanto simbolo del mio popolo, allora soffro con orgoglio.
Non cedero' mai.
Se voi, parenti e amici degli agenti che morirono nella proprieta' degli Jumping Bull, ricaverete qualche tipo di soddisfazione dal mio essere qui, allora posso almeno darvi questo, nonostante non mi sia mai macchiato del loro sangue. Sento la vostra perdita come mia. Come voi soffro per quella perdita ogni giorno, ogni ora. E cosi' la mia famiglia. Anche noi conosciamo quella pena inconsolabile. Noi indiani siamo nati, viviamo, e moriamo con quell'inconsolabile dolore. Sono ventitre' anni oggi che condividiamo, le vostre famiglie e la mia, questo dolore; come possiamo essere nemici? Forse e' con voi e con noi che il processo di guarigione puo' iniziare. Voi, famiglie degli agenti, certamente non avevate colpa quel giorno del 1975, come non l'aveva la mia famiglia, eppure voi avete sofferto tanto quanto, anche piu' di chiunque era li'. Sembra sia sempre l'innocente a pagare il prezzo piu' alto dell'ingiustizia. E' sempre stato cosi' nella mia vita.
Alle famiglie di Coler e Williams che ancora soffrono mando le mie preghiere, se vorrete accettarle. Spero lo farete. Sono le preghiere di un intero popolo, non solo le mie. Abbiamo molti dei nostri morti per cui pregare e uniamo la nostra amarezza alla vostra. Possa il nostro comune dolore essere il nostro legame.
Lasciate che siano quelle preghiere il balsamo per la vostra pena, non la prolungata prigionia di un uomo innocente.
Vi assicuro che se avessi potuto evitare quello che avvenne quel giorno, la vostra gente non sarebbe morta. Avrei preferito morire piuttosto che permettere consapevolmente che accadesse cio' che accadde. E certamente non sono stato io a premere il grilletto che l'ha fatto accadere. Che il Creatore mi fulmini ora se sto mentendo. Io non riesco a vedere come il mio stare qui, separato dai miei nipoti, possa riparare alla vostra perdita.
Vi giuro, sono colpevole solo di essere un indiano. E' questo il motivo per cui sono qui" (Leonard Peltier, Prison Writings: My Life is my Sun Dance, St. Martin's Griffin, New York 1999, pp. 13-15).
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6. Una minima postilla bibliografica
A sostegno di quanto fin qui esposto e piu' in generale per approfondire la conoscenza e la comprensione della vicenda del signor Peltier segnalo come particolarmente utili (per motivi diversi, ovviamente) le seguenti pubblicazioni:
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, Agents of Repression: The FBI's Secret Wars Against the Black Panther Party and the American Indian Movement, South End Press, Boulder, Colorado, 1988, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, The COINTELPRO Papers: Documents from the FBI's Secret Wars Against Dissent in the United States, South End Press, Boulder, Colorado, 1990, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Roxanne Dunbar-Ortiz, An Indigenous Peoples' History of the United States, Beacon Press, Boston 2014.
- Steve Hendricks, The Unquiet Grave: The FBI and the Struggle for the Soul of Indian Country, Thunder's Mouth Press, New York 2006.
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002.
- Michael Koch e Michael Schiffmann, Ein leben fur Freiheit. Leonard Peltier und der indianische Widerstand, TraumFaenger Verlag, Hohenthann 2016.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison Writings: My Life is my Sun Dance, St. Martin's Griffin, New York 1999.
- Michael E. Tigar, Wade H. McCree, Leonard Peltier, Petitioner, v. United States. U.S. Supreme Court transcript of record with supporting pleading, Gale MOML U.S. Supreme Court Records, 1978 e successive ristampe.
- Joseph H. Trimbach e John M. Trimbach, American Indian Mafia: An FBI Agent's True Story About Wounded Knee, Leonard Peltier, and the American Indian Movement (AIM), Outskirts Press, Denver 2009.
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Gentilissime signore e gentilissimi signori della United States Parole Commission,
con questa lettera si e' voluto esplicitare:
a) che la lettera del signor Wray del 7 giugno 2024 contiene gravi affermazioni non veritiere in danno del signor Peltier;
b) che la stessa omette di riferire fatti di decisiva importanza per la corretta intellezione degli accadimenti e l'adeguata ricostruzione della verita' effettuale;
c) che pertanto essa non solo non e' un utile contributo ai vostri lavori, ma anzi un tentativo di indurvi in errore.
Inviandovi questa confutazione della lettera del signor Wray credo di far cosa doverosa e utile; spero che vi pervenga in tempo affinche' possiate e vogliate tenerne conto come di un contributo "ad adiuvandum".
Dixi, et salvavi animam meam.
Vogliate gradire distinti saluti e fervidi auguri di buon lavoro e di una saggia, giusta, benefica decisione,
Peppe Sini
responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo (Italia), 22 giugno 2024
Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che negli anni Ottanta ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 48 anni prigioniero innocente.
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Per saperne di piu'
Leonard Peltier e' un illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 48 anni prigioniero innocente.
Segnaliamo alcuni materiali di documentazione in lingua italiana disponibili nella rete telematica:
https://sites.google.com/view/viterboperleonardpeltier/home-page
https://sites.google.com/view/vetralla-per-peltier-2021/home-page
https://sites.google.com/view/vetrallaperpeltier2022/home-page
https://sites.google.com/view/vetrallaperleonardpeltier2023/home-page
https://sites.google.com/view/vetralla-per-peltier-2024/home-page
Segnaliamo anche alcune pubblicazioni a stampa in italiano e in inglese particolarmente utili:
- Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Pomezia (Roma) 1996 (ora Roberto Massari Editore, Bolsena Vt).
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002.
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
Segnaliamo inoltre che nella rete telematica e' disponibile una notizia sintetica in italiano dal titolo "Alcune parole per Leonard Peltier":
https://lists.peacelink.it/nonviolenza/2022/03/msg00001.html
Sempre nella rete telematica e' disponibile anche una piu' ampia ed approfondita bibliografia ragionata dal titolo "Dieci libri piu' uno che sarebbe bene aver letto per conoscere la vicenda di Leonard Peltier (e qualche altro minimo suggerimento bibliografico)":
https://lists.peacelink.it/nonviolenza/2022/09/msg00064.html
Segnaliamo infine l'attuale sito ufficiale del Comitato di solidarieta' con Leonard Peltier, il "Free Leonard Peltier Ad Hoc Committee": www.freeleonardpeltiernow.org

2. DOCUMENTAZIONE. ANDREA DE LOTTO: IL 27 GIUGNO A MILANO SI MANIFESTA PER LEONARD PELTIER
[Dal sito di "Pressenza" riprendiamo e diffondiamo]

Da anni e anni, il 26 giugno si ricorda il cosiddetto "incidente ad Oglala" del 1975, quando avvennero i fatti per i quali Leonard Peltier e' in carcere da quasi 49 anni.
Anche quest'anno si manifestera' nella riserva di Oglala e in diverse parti del mondo, tra cui la Val Susa, Torino e Milano.
Nei primi due luoghi si svolgera' la proiezione del recente documentario di Andrea Galafassi dal titolo "Mitakuye Oyasin - Tutto e' connesso".
A Milano si manifestera' ancora una volta in piazza Duomo, il 27 alle 19, dal momento che il 26 ci sara' uno sciopero dei mezzi.
Sara' importantissimo, sono giorni in cui si attende la decisione di una commissione che potrebbe decidere di liberare Peltier per motivi di salute.
La liberazione di Assange (che festeggeremo del tutto quando tocchera' il suolo australiano) e' un buon segnale.
Non vediamo l'ora di poter festeggiare la liberazione di Leonard Peltier, un uomo di quasi 80 anni, che desideriamo possa vivere ancora in mezzo ai suoi, senza "crollare" di fronte a un mondo che potrebbe essere per lui una feroce delusione. Ma noi andiamo avanti. Con l'ottimismo della volonta'.

3. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO NARGES MOHAMMADI E LA LOTTA DELLE DONNE IN IRAN. CHIEDIAMO LA LIBERAZIONE DELL'ATTIVISTA PREMIO NOBEL PER LA PACE E CHE SIANO ACCOLTE LE SUE RICHIESTE DI RISPETTO DEI DIRITTI UMANI

Sosteniamo Narges Mohammadi, Premio Nobel per la pace, detenuta in Iran per la sua lotta nonviolenta in difesa dei diritti umani e per l'abolizione della pena di morte.
Sosteniamo la lotta nonviolenta delle donne in Iran per la dignita' umana di tutti gli esseri umani.
Sia liberata Narges Mohammadi e tutte le prigioniere e tutti i prigionieri di coscienza, tutte le detenute e tutti i detenuti politici, tutte le persone innocenti perseguitate e sequestrate, in Iran come ovunque.
Cessi l'oppressione delle donne in Iran come ovunque nel mondo, siano rispettati i diritti umani di tutti gli esseri umani.
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Chiediamo al Parlamento e al governo italiano di premere sul governo iraniano affinche' a Narges Mohammadi sia restituita la liberta' e le sue richieste di rispetto dei diritti umani siano accolte.
Chiediamo al Parlamento Europeo, al Consiglio Europeo e alla Commissione Europea di premere sul governo iraniano affinche' a Narges Mohammadi sia restituita la liberta' e le sue richieste di rispetto dei diritti umani siano accolte.
Chiediamo al Segretario Generale e all'Assemblea Generale dell'Onu di premere sul governo iraniano affinche' a Narges Mohammadi sia restituita la liberta' e le sue richieste di rispetto dei diritti umani siano accolte.
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Chiediamo a tutte le persone di volonta' buona, a tutti i movimenti democratici, a tutte le istituzioni sollecite del bene comune e della dignita' umana, a tutti i mezzi d'informazione impegnati per la verita' e la giustizia, d'impegnarsi a sostegno di Narges Mohammadi e delle donne iraniane.
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Donna, vita, liberta'.

4. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE

Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it

5. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

6. REPETITA IUVANT. A COSTO DI SEMBRARE IL SOLITO GRILLO PARLANTE... (NOVEMBRE 2023)

Ci sono alcune cose che vanno pur dette, e allora diciamole.
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Ogni manifestazione a favore dell'esistenza dello stato di Israele che non s'impegni anche per la nascita dello stato di Palestina rischia di essere inutile.
Ogni manifestazione a sostegno del popolo palestinese che non s'impegni anche a sostegno del popolo ebraico rischia di essere inutile.
Ogni manifestazione che condanni le stragi commesse da un'organizzazione terrorista e non quelle commesse da uno stato e' peggio che inutile.
Ogni manifestazione che condanni le stragi commesse da uno stato e non quelle commesse da un'organizzazione terrorista e' peggio che inutile.
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Sia il popolo palestinese che il popolo ebraico sono realmente minacciati di genocidio.
E' compito dell'umanita' intera impedire questi genocidi, tutti i genocidi.
Per impedire il genocidio del popolo ebraico e' indispensabile l'esistenza dello stato di Israele.
Per immpedire il genocidio del popolo palestinese e' indispensabile l'esistenza dello stato di Palestina.
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Allo stato di Israele chiediamo:
1. di cessare la guerra a Gaza e il sostegno alle violenze dei coloni in Cisgiordania.
2. di cessare di occupare i territori palestinesi e di riconoscere l'esistenza dello stato di Palestina nei territori della Cisgiordania e di Gaza devolvendo immediatamente tutte le funzioni giurisdizionali ed amministrative e le risorse relative all'Autorita' Nazionale Palestinese - intesa come governo provvisorio dello stato di Palestina fino alle elezioni democratiche -.
3. di sgomberare immediatamente le illegali colonie nei territori occupati, restituendo quelle aree al popolo palestinese.
4. di concordare con l'Autorita' Nazionale Palestinese l'avvio di tutti i negoziati necessari per risolvere le molte questioni da affrontare come due stati sovrani in condizioni di parita'.
5. di essere una piena democrazia abrogando ogni misura legislativa ed amministrativa di discriminazione razzista.
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All'Autorita' Nazionale Palestinese chiediamo:
1. di assumere immediatamente il governo della Striscia di Gaza.
2. di adoperarsi ivi per l'immediata liberazione di tutte le persone rapite da Hamas.
3. di organizzare lo stato di Palestina indipendente e democratico.
4. di concordare con lo stato di Israele l'avvio di tutti i negoziati necessari per risolvere le molte questioni da affrontare come due stati sovrani in condizioni di parita'.
5. di adoperarsi affinche' nessuno stato arabo o musulmano possa piu' proseguire in una politica antisraeliana ed antiebraica prendendo abusivamente a pretesto la causa palestinese.
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All'Onu chiediamo:
1. un piano straordinario di aiuti per la Palestina.
2. una deliberazione dell'Assemblea Generale che riconoscendo i due stati di Israele e di Palestina vincoli tutti gli stati membri delle Nazioni Unite a cessare ogni politica di negazione dello stato di Israele, ogni politica di persecuzione antiebraica.
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Agli stati ed agli organismi politici sovranazionali d'Europa (l'Europa che e' il continente in cui si sono realizzati la bimillenaria persecuzione antiebraica e l'orrore assoluto della Shoah; l'Europa che e' il continente i cui principali stati hanno oppresso i popoli del resto del mondo con il razzismo, il colonialismo, l'imperialismo fin genocida) chiediamo:
1. di risarcire adeguatamente sia lo stato di Israele che lo stato di Palestina per le sofferenze inflitte ai loro popoli sia direttamente che indirettamente.
2. di contrastare il fascismo e il razzismo, l'antisemitismo e l'islamofobia, tutte le ideologie di odio e le organizzazioni che le praticano e le diffondono, e tutti i crimini conseguenti.
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Fermare la guerra.
Fermare le stragi.
Restituire la liberta' a tutte le persone che ne sono state private.
Riconoscere e proteggere tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Salvare le vite e' il primo dovere.

7. REPETITA IUVANT. COSA POSSIAMO (E DOBBIAMO) REALMENTE FARE CONTRO LA GUERRA IN CORSO IN EUROPA? (APRILE 2023)

Certo, continuare a soccorrere, accogliere, assistere tutte le vittime.
Certo, continuare a recare aiuti umanitari a tutte le vittime.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia di chi la guerra ha scatenato.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia dei governi che, invece di adoperarsi per far cessare la guerra e le stragi di cui essa consiste, alimentano l'una e quindi le altre.
Certo, continuare a denunciare il pericolo estremo e immediato che la guerra divenga mondiale e nucleare e distrugga l'intera umana famiglia riducendo a un deserto l'intero mondo vivente.
Certo, continuare a denunciare che la guerra sempre e solo uccide gli esseri umani,  sempre e solo uccide gli esseri umani,  sempre e solo uccide gli esseri umani.
Certo, continuare ad esortare chi nella guerra e' attivamente coinvolto a cessare di uccidere, a deporre le armi, a disertare gli eserciti, a obiettare a comandi scellerati, a rifiutarsi di diventare un assassino.
Certo, continuare a ricordare che salvare le vite e' il primo dovere di tutti gli esseri umani e di tutti gli umani istituti.
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Tutto cio' e' buono e giusto, ma non basta.
Occorre fare anche altre cose che solo noi qui in Europa occidentale possiamo e dobbiamo fare.
E le cose che possiamo e dobbiamo fare sono queste:
1. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale contrastare anche qui la macchina bellica, l'industria armiera, i mercanti di morte, la follia militarista, i governanti stragisti: paralizzare i poteri assassini occorre.
2. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di mettere il veto ad ogni iniziativa della Nato, l'organizzazione terrorista e stragista di cui i nostri paesi tragicamente fanno parte: paralizzare immediatamente i criminali della Nato occorre, e successivamente procedere allo scioglimento della scellerata organizzazione.
3. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di cessare di armare ed alimentare la guerra e sostenere invece l'impegno per l'immediato cessate il fuoco ed immediate trattative di pace.
4. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di restituire all'Onu la funzione e il potere di abolire il flagello della guerra.
5. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei la pace, il disarmo, la smilitarizzazione.
6. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica della sicurezza comune dell'umanita' intera fondata sulla Difesa popolare nonviolenta, sui Corpi civili di pace, sulle concrete pratiche che inverino l'affermazione del diritto alla vita, alla dignita' e alla solidarieta' di tutti i popoli e di tutte le persone.
7. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica comune di attiva difesa dell'intero mondo vivente prima che la catastrofe ambientale in corso sia irreversibile.
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E' questa la nostra opinione fin dall'inizio della tragedia in corso.
Ci sembra che senza queste azioni nonviolente la guerra, le stragi e le devastazioni non saranno fermate.
Troppi esseri umani sono gia' stati uccisi per la criminale follia dei governanti.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi per la salvezza comune dell'umanita' intera.
Sia massima universalmente condivisa la regola aurea che afferma: agisci nei confronti delle altre persone cosi' come vorresti che le altre persone agissero verso di te.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 544 del 27 giugno 2024
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che negli anni Ottanta ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 48 anni prigioniero innocente.
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