[Nonviolenza] Telegrammi. 5219



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5219 del 2 giugno 2024
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Movimento Nonviolento: 2 giugno. Festa della Repubblica che ripudia la guerra
2. Secondo Scatamacchia: Occorre opporsi alla guerra. Anche con il voto
3. Paola Paesano: Cio' che puo' colpire tutti ci riguarda tutti
4. Un foglio volante da diffondere ancora
5. Ripetiamo ancora una volta...
6. A costo di sembrare il solito grillo parlante... (novembre 2023)
7. Cosa possiamo (e dobbiamo) realmente fare contro la guerra in corso in Europa? (aprile 2023)
8. Segnalazioni librarie
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'

1. L'ORA. MOVIMENTO NONVIOLENTO: 2 GIUGNO. FESTA DELLA REPUBBLICA CHE RIPUDIA LA GUERRA
[Riceviamo e diffondiamo]

Si celebra una vittoria referendaria.
La Repubblica italiana nasce dalle urne.
Gli elettori bocciarono la monarchia che aveva consegnato la patria al fascismo, condannandola a venti anni di violenza e dittatura, e poi una sanguinosa guerra.
Una Repubblica, come vuole la Costituzione, fondata sul lavoro.
Ma allora, perche' il 2 giugno nelle piazze d'Italia si fanno i picchetti militari, e a Roma sfila la parata delle Forze Armate?
La scheda elettorale e la matita simboleggiano questa giornata, che festeggia la Repubblica, cioe' democrazia, liberta', pace, e non certo divise militari e fucili.
La Repubblica e' di tutti, non dell'Esercito.
Il 2 giugno dev'essere una festa di popolo, senza transenne a dividere autorita' e militari dai cittadini, che sono i veri protagonisti. Tutti uniti attorno alle istituzioni repubblicane e democratiche.
La Repubblica italiana ripudia la guerra, per questo alle Feste del 2 giugno, nelle citta' dove siamo presenti, sventoleremo le nostre bandiere della pace e della nonviolenza. Le associazioni della societa' civile, i sindacati dei lavoratori, i partiti democratici, devono essere gli attori principali di questa Festa degli italiani.

2. L'ORA. SECONDO SCATAMACCHIA: OCCORRE OPPORSI ALLA GUERRA. ANCHE CON IL VOTO

Governanti stolidi, ebbri e scellerati stanno trascinando l'umanita' nel baratro della guerra mondiale.
Occorre opporsi.
Occorre opporsi con tutte le risorse della democrazia.
Occorre opporsi con tutte le risorse della nonviolenza.
E tra queste risorse c'e' il voto.
Alle elezioni europee sosteniamo l'unica lista  che si oppone alla guerra, la lista "Pace Terra Dignita'" promossa da Raniero La Valle.
Salvare le vite e' il prim o dovere.

3. RIFLESSIONE. PAOLA PAESANO: CIO' CHE PUO' COLPIRE TUTTI CI RIGUARDA TUTTI
[Dal sito di "Costituente Terra" riprendiamo e diffondiamo la seguente relazione al convegno di Costituente Terra "Il problema della guerra e le vie della pace" svoltosi a Roma il 23 maggio 2024]

Buongiorno a tutti e a tutte, ringrazio Antonio Carratta direttore del Dipartimento di Giurisprudenza, e Giorgio Resta prorettore per il coordinamento delle attivita' internazionali, per la loro partecipazione e per aver consentito che il nostro convegno avesse luogo in quest'aula dell'Universita' di Roma Tre. Ringrazio  quanti e quante hanno aderito all'iniziativa di oggi e l'hanno resa possibile, i relatori e le relatrici, in particolare Dario Ippolito che presiedera' la seconda parte della giornata.
Non nascondo l'emozione di procedere alla lettura della lettera che papa Francesco ha inviato ai convegnisti scritta in spagnolo usando parole al tempo stesso calde  e severe: la leggiamo nella traduzione fatta da Ferrajoli.
(...)
Prima di introdurre i lavori  credo di interpretare il sentimento di tutti i presenti nel volere inviare un saluto caloroso e riconoscente a Raniero La Valle, da sempre alla testa di importanti iniziative pacifiste, e fondatore, con Luigi Ferrajoli, del progetto per una Costituzione della Terra.
Questo e' il primo convegno organizzato da Costituente Terra dopo che, nell'assemblea del 22 febbraio scorso, l'associazione ha rivisto il suo statuto, e accordato il suo programma a numerose adesioni provenienti da paesi diversi, in particolare dalla Spagna, e dall'area latino americana, oltre che da soggetti diversi,  associazioni e singoli che vedono nel progetto un modello di civilta' capace di indicare una prospettiva, prefigurare - si badi: prefigurare - un sistema giuridico-istituzionale di tipo globale, sovraordinato agli stati nazionali.
Una tale prospettiva appare come la sola in grado di contrastare le catastrofi mondiali, alcune annunciate, altre tragicamente sotto i nostri occhi, che minacciano l'abitabilita' del pianeta e la sopravvivenza dell'umanita'.
L'incontro risponde alla necessita' e all'urgenza di contribuire al dibattito sulla guerra e sul disarmo portando all'attenzione ricerche, dati, riflessioni, e anche atti di denuncia, che aiutano a meglio comprendere, nel merito, lo stato delle cose presenti, al di fuori e oltre le informazioni propagandate o piu' facilmente accessibili, e conformate agli interessi di guerra.
Probabilmente a qualcuno non sara' sfuggito il titolo bobbiano a cui e' intestato il convegno - Il problema della guerra e le vie della pace - un vecchio saggio del filosofo torinese (di cui peraltro ricorrono quest'anno vent'anni dalla morte), uscito nel 1979 e successivamente aggiornato in tre nuove edizioni fino all'ultima del 1997, nelle quali l'autore arrivera' a riflettere anche sulle guerre degli anni Novanta: quella del Golfo, e quella della ex-Jugoslavia.
Alla luce di quelle guerre degli anni '90 fino alle due attualmente in corso, che contraddittoriamente - rispetto allo stesso pensiero di Bobbio degli anni settanta -, fanno ancora appello alla "guerra giusta" e alla legittimita' della guerra di difesa, non importa quanti siano gli attori coinvolti, e il grado di potenza distruttiva impiegato, ricorrere al titolo di quell'opera del filosofo del diritto, vale soprattutto per ricordare la presa di coscienza che Bobbio ebbe a manifestare quando incontro' il pensiero radicale di Gunther Anders e fece sua la lezione militante del filosofo tedesco; Bobbio non pote' fare a meno di riconoscere, grazie ad Anders, di essere di fronte a una vera "svolta storica", quella della situazione atomica, cercando di accordarvi il suo pacifismo giuridico/istituzionale.
Le posizioni prese vent'anni dopo da Bobbio - negli anni in cui il linguaggio giornalistico adotto' l'espressione "operazione di polizia internazionale",  cui non puo' non rinviare l'"operazione militare speciale" russa, o peggio, quando il fronte interventista escogito' l'ossimoro inaudito di "guerra umanitaria" -, quelle posizioni di Bobbio inclini a giustificare le guerre all'Iraq e alla ex Jugoslavia, preferiamo ora metterle da parte e lasciarle allo sconcerto (al rispettoso disappunto) che ingenero' in diversi suoi allievi, come Danilo Zolo e lo stesso Luigi Ferrajoli. Zolo parlo' delle luci e delle ombre del pacifismo giuridico di Bobbio, mentre, sul versante cattolico, padre Ernesto Balducci si riferiva probabilmente a lui quando defini' quelle posizioni belliciste "disavventure della cultura laica".
Vale la pena di citare almeno una delle tesi di Anders di contrasto alla condizione atomica per toccare il vivo della sua inesausta battaglia morale e politica con cui anche un grande spirito scettico come Bobbio dovette misurarsi:
Cio' che puo' colpire chiunque riguarda chiunque. Le nubi radioattive non badano alle pietre miliari, ai confini nazionali o alle "cortine". Cosi', nell'eta' finale, non ci sono piu' distanze. Ognuno puo' colpire chiunque ed essere colpito da chiunque. Se non vogliamo restare moralmente indietro agli effetti dei nostri prodotti (che non ci procurerebbe solo ignominia mortale, ma morte ignominiosa), dobbiamo fare in modo che l'orizzonte di cio' che ci riguarda, e cioe' l'orizzonte della nostra responsabilita', coincida con l'orizzonte entro il quale possiamo colpire o essere colpiti; e cioe' che diventi anch'esso globale. Non ci sono piu' che "vicini" (G.A., Tesi sull'eta' atomica, in Essere o non essere. Diario di Hiroshima e Nagasaki, Milano, Linea d'ombra, 1995 (prima ed. Einaudi 1961) p. 239).
Richiamare la fase, per cosi' dire, "andersiana" di Bobbio, che in quegli stessi anni era anche in rapporti con Aldo Capitini e con la sua filosofia della nonviolenza, vale anche a ricordare, in questa sede, quanto fu ampio e articolato il dibattito pubblico sulla necessita' del disarmo e quanto attivo ed esteso il movimento pacifista che in seguito, negli anni settanta, ebbe un ruolo decisivo nell'avversare la guerra del Vietnam e agevolarne la fine.
Il forte dissenso che l'opinione pubblica manifesto' era pero' favorito dalla copertura giornalistica/televisiva, e anche fotografica di quella guerra e dei suoi orrori.
Il ripudio della guerra, per quelli che hanno la fortuna di non farla con il loro corpo, si alimenta delle immagini, o della capacita' di immaginare, vale a dire della conoscenza della guerra: Dulce bellum inexpertis e' l'adagio da cui si avvia tutta la riflessione di Erasmo contro la guerra: solo chi non la conosce, o non se la sa immaginare, puo' desiderarla. Per un "difetto di immaginazione e di responsabilita'" - gli fara' eco Gunther Anders secoli dopo - non possiamo immaginare i milioni di morti causati dalla potenza nucleare. Si possono piangere i volti singoli delle persone, non i megacorpses, ovvero megacadaveri, come e' stata coniata l'unita' di misura corrispondente a cento milioni di persone. La forza di dolore e di indignazione si arresta molto prima, se non riesce a gettare lo stigma di tutta la comunita' internazionale sui responsabili dei 34.000 morti di Gaza (e piu' di 78.000 feriti, di cui il 70% sono donne e bambini).
Provate a pensare se avessimo le immagini delle sofferenze e della morte di ciascuna di quelle donne, bambine, bambini, neonati. O delle vittime civili delle guerre del Golfo, dell'Afghanistan, della Jugoslavia, che si contano a centinaia di migliaia e forse milioni, morte anche a causa della fame, e delle malattie che ne sono seguite - tutte guerre a cui abbiamo prestato armi, e contingenti. Disponibili sono al piu' le riprese e le immagini delle macerie, ma non le prove delle mutilazioni e delle agonie degli esseri umani. Ovviamente mi riferisco ai principali canali dell'informazione.
Per questo e' piu' facile imbattersi in foto di soldatesse sui carrarmati o che imbracciano un mitra, piuttosto che in quelle di donne ammazzate a migliaia. Nonostante sappiamo che le vittime delle guerre sono soprattutto  civili, e fra queste, soprattutto donne e bambini, di loro non sappiamo nulla, non le vediamo! Se sapessimo davvero, di ciascuna di loro, non potremmo pensare ad altro, parlare di altro, avremmo ritegno a sostenere guerre per la liberta' e la sicurezza.
Nel suo intervento al I Congresso internazionale degli scrittori per la difesa della cultura a Parigi nel 1935 (dove parteciparono 230 delegati di 38 paesi, tra cui tutti o quasi i grandi del Novecento, da Aragon a Bloch, da Breton a Gide, da Musil a Pasternak, fino a Thomas Mann), Bertolt Brecht invoco': "Si abbia pieta' della cultura, ma prima di tutto si abbia pieta' degli uomini! La cultura e' salva quando gli uomini sono salvi".
Anche oggi se non sono salvi le donne e i bambini, non resta nulla da salvare.
Per loro vi sono molte buone intenzioni, come voluto dalla risoluzione 1325 del Consiglio di sicurezza dell'ONU. Il tentativo, in generale, e' stato quello di affrontare le questioni su sicurezza e pace internazionali attraverso una prospettiva di genere, ma, a piu' di vent'anni dalla sua adozione, come evidenziato recentemente dall'eurodeputata irlandese Clare Daly in un dibattito al Parlamento Europeo (luglio 2023), vi e' anche il rischio di femminilizzare le forze armate piuttosto che disarmare i conflitti. E, in ogni caso, per quanto riguarda l'Italia, il IV PAN Piano d'Azione Nazionale "Donne, Pace e Sicurezza", sempre rinnovato e finanziato fin qui da tutti i governi, per la prima volta con una donna a capo del governo, per quest'anno non e' stato finanziato.
Sempre la stessa condizione della invisibilita' delle vittime e della loro calcolata irrilevanza si pone con l'impiego delle tecnologie digitali piu' avanzate, nelle nuove guerre di annientamento.
Con l'abbattimento  dei bersagli programmati dall'intelligenza artificiale, compreso il numero dei civili sacrificabili, il teatro di guerra e' digitalizzato, fatto oggetto di un algoritmo e reso fulmineo. Il massacro trascende tempi e distanze, e puo' rinunciare finanche al sentimento d'odio. Se errore c'e', come c'e', non si tratta di errore umano, ma dell'algoritmo.
Il doppio uso, civile e militare, della tecnologia c'e' sempre stato; oggi pero' esso e' divenuto inestricabile nell'abbraccio tra apparati militari e piattaforme digitali. Dati, infrastrutture satellitari, sistemi cloud sono reimpiegati nella guerra in un intreccio di implicazioni non solo strategico-militari, ma economiche, politiche e decisionali.
Ma, da quando siamo entrati nell'era atomica, ognuno e' una vittima designata, tenuta in ostaggio. La detenzione stessa delle armi atomiche e' fuorilegge, il ricatto in esse contenuto della distruzione totale e' una minaccia di morte in atto, che svela quale sia il vero volto della "deterrenza", ogni volta che si contrappongono potenze nucleari: nella crisi dei missili a Cuba e, oggi, nel conflitto russo-ucraino. Con la differenza che allora la crisi, che allarmo' il mondo intero, venne superata in 13 giorni di fitte trattative. Oggi quella dimensione di intollerabile allerta e' alimentata di continuo in un gioco al rialzo che, senza alcun riguardo rispetto ai principi dell'umanita' e ai dettami della coscienza pubblica, e in spregio a tutti i trattati che lo vietano, osa ormai minacciare apertamente il ricorso all'arma nucleare, non strategica, ma "solo" tattica.
La guerra fredda spaventava piu' di quella calda odierna. Nelle risposte alle due interrogazioni parlamentari che si sono avute nel 2005 (Governo Berlusconi) prima firmataria Elettra Deiana e nel 2014, con la deputata Basilio (Governo Letta) riguardo alle circostanze di violazione da parte dell'Italia del Trattato di non proliferazione nucleare, si puo' notare, oltre all'opacita' delle informazioni, e allo stato di minorita' nel quale viene relegato il cittadino della repubblica, il tono solenne con cui viene riaffermata l'imperiosita' del patto atlantico.
Una realta' di rischio incommensurabile come e' la situazione atomica, che gia' ha effetti gravi sull'ambiente, sulla salute delle popolazioni che vivono nelle vicinanze degli arsenali e nel raggio d'azione delle esercitazioni e dei test nucleari, poggia esclusivamente sul potere autoritario e indiscusso dei vertici di  governo, e dall'altro poggia sul gioco d'azzardo, criminale e puerile, di una scommessa psicologica, ovvero, che vi sia "nella mente del potenziale avversario, una totale incertezza", nella convinzione "che un'aggressione contro la NATO, non e' un'opzione percorribile". Parole testuali.
Ora, senza dimenticare le 59 guerre in corso, il riferimento alle due vicine e' d'obbligo. Tanto l'una offre la massima difficolta' di essere letta e compresa e risolta, tanto l'altra e' palese, inequivocabile nella sua condotta e nei suoi obiettivi finali.
Lo scandalo e' doppio, non solo perche' le guerre sono due, ma perche', in continuita' l'una con l'altra, in coesistenza l'una con l'altra, esse vengono condotte nella violazione dei principi che hanno fondato dopo la seconda guerra mondiale la nostra democrazia, e cioe' il ripudio della guerra e l'ingiunzione del "mai piu'". La violazione di quei due principi, che avviene insieme, dovrebbe produrre un doppio scandalo: a) lo scandalo dell'arma nucleare, che peraltro e' una contraddizione in termini non essendo un'arma, ma una catastrofe, che viene nominata apertamente non costituendo piu' un tabu', b) lo scandalo di un potenziale genocidio, che al contrario, non puo' essere ne' nominato, ne' impedito. Sono le due facce di una stessa realta' bellica, che da una parte mistifica e falsifica tutto, dagli atti di sabotaggio, alle immagini diffuse sui principali giornali, alla sua durata, al suo andamento, e soprattutto al numero delle vittime, da entrambe le parti, perche' altrimenti si dovrebbe ammettere, da parte di chi la promuove, o che la guerra e' persa, o che e' inutile, o che e' un crimine.
Dall'altra parte non vengono posti limiti al governo di Israele di agire come se fosse dotato di potere assoluto, come le potenze di Antico Regime. L'impunita' del governo di Israele, almeno finora, e' la stessa di cui ha goduto e gode il governo che ha utilizzato la bomba a Hiroshima e Nagasaki.
Per ottenere consenso sociale ampio e duraturo non e' sufficiente occupare i media. Occorre insediarsi nelle istituzioni che sono massimamente formative e prestigiose: che sono la scuola e l'universita'. Occorre educare alla cultura militare, e stringere accordi con gli atenei: un convegno dello scorso 10 maggio a cura dell'"Osservatorio contro la militarizzazione della scuola e dell'universita'",  ha mostrato con ricchezza di relazioni e di casi documentati, il grado di penetrazione gia' raggiunto nelle due istituzioni pubbliche, da parte dell'industria bellica e delle forze armate.
Ma, di rimando, la popolazione universitaria in gran parte del mondo occidentale non resta passiva, come gia' in passato, a dimostrazione che scuola e universita', prima che palestre  di competenze e competizione, e merito, sono luoghi di esperienze, di conoscenza e di incubazione delle trasformazioni sociali.
Le conquiste del diritto internazionale, che con i trattati di non proliferazione e di proibizione delle armi nucleari hanno messo fuorilegge costruttori e detentori e trafficanti della bomba, dopo decenni di esecrazione e suppliche di scienziati, di credenti e di atei in tutto il mondo, e di attivita' instancabile, e spesso invisibile, da parte della societa' civile, quelle conquiste del diritto reclamano una nuova convergenza di saperi, di pratiche e di sentimenti, affinche' ciascuno non si limiti a "pensare i propri pensieri".
Prima di passare la parola a Luigi Ferrajoli, concludo, ancora una volta, con le parole di  Gunther Anders: "Cio' che puo' colpire tutti ci riguarda tutti. Il tetto che sta per crollare diventa il nostro tetto. Come morituri ora siamo veramente noi... Ora lo siamo. Dimostriamo che lo possiamo essere anche da vivi". Che e' un modo per tornare a ringraziare papa Francesco per le sue parole di vicinanza, che tanto somigliano a quelle appena pronunciate: "Nessuno deve sentirsi estraneo a cio' che succede nella nostra casa comune. E' cosi' che il diritto deve attuarsi e rendersi effettivo, differenziandosi dalle mere dichiarazioni di principio". (Dalla lettera di Francesco).

4. INIZIATIVE. UN FOGLIO VOLANTE DA DIFFONDERE ANCORA

Gentilissime e gentilissimi,
vi saremmo assai grati se ci aiutaste a diffondere urbi et orbi il testo seguente.
Grazie di cuore.
* * *
Un appello alle istituzioni statunitensi che hanno il potere di restituire la liberta' a Leonard Peltier
Gentili signore e signori della United States Parole Commission,
gentile Procuratore Generale degli Stati Uniti d'America,
gentile Presidente degli Stati Uniti d'America,
come sapete, il signor Leonard Peltier e' un uomo anziano prossimo agli 80 anni, detenuto da 48 anni per un delitto che non ha commesso, condannato in un processo fondato su prove dimostratesi false e su testimonianze dimostratesi altrettanto false.
Come sapete, il signor Leonard Peltier soffre di molte gravi patologie che non possono essere adeguatamente curate in carcere.
Come sapete, il signor Leonard Peltier nel corso della sua lunga detenzione ha promosso numerose apprezzate iniziative educative ed assistenziali, e sostenuto molte iniziative nonviolente in favore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e in difesa del mondo vivente.
Come sapete, il signor Leonard Peltier ha dedicato l'intera sua vita all'impegno in difesa dei popoli nativi, del bene comune dell'umanita', della Madre Terra.
Ascoltate la preghiera di Nelson Mandela e di madre Teresa di Calcutta: liberate Leonard Peltier.
Ascoltate la preghiera di John Lennon e di Desmond Tutu: liberate Leonard Peltier.
Ascoltate la richiesta del Parlamento Europeo e della commissione speciale dell'Onu: liberate Leonard Peltier.
Ascoltate l'appello di Amnesty International e del Movimento Nonviolento: liberate Leonard Peltier.
Ascoltate la preghiera di Rigoberta Menchu' e di Robert Redford: liberate Leonard Peltier.
Ascoltate la preghiera del Dalai Lama e di papa Francesco: liberate Leonard Peltier.
Possa quest'uomo vecchio, malato e innocente essere restituito all'amorevole vicinanza dei suoi familiari.
Possano i familiari di Leonard Peltier gioire della vicinanza del loro amato congiunto in questi tardi suoi anni.
Gentili signore e signori della United States Parole Commission,
gentile Procuratore Generale degli Stati Uniti d'America,
gentile Presidente degli Stati Uniti d'America,
restituite la liberta' a Leonard Peltier.
vi ringraziamo fin d'ora per la vostra attenzione, per la vostra saggezza, per la vostra umanita'.
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Tre cose che e' opportuno sapere
La United States Parole Commission il prossimo 10 giugno 2024 terra' un'udienza in cui esaminera' la situazione di Leonard Peltier e potrebbe decidere di concedergli la "liberta' sulla parola".
Il Procuratore Generale degli Stati Uniti d'America e' il referente istituzionale delle richieste di "compassionate release", ovvero di "rilascio compassionevole" delle persone detenute in condizioni di salute particolarmente gravi, come nel caso di Leonard Peltier. La richiesta di "compassionate release" per Leonard Peltier e' stata avanzata da numerosi autorevoli rappresentanti istituzionali degli Stati Uniti d'America.
Il Presidente degli Stati Uniti d'America ha il potere di concedere la grazia alle persone detenute e cosi' restituire loro la liberta'; e' una prassi abituale nell'anno in cui scade il suo mandato e si svolgono nuove elezioni, come appunto in questo 2024. Da molti anni si attende che un Presidente degli Stati Uniti conceda la grazia a Leonard Peltier.
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Indirizzi utili
Per scrivere alla United States Parole Commission:
e-mail: USParole.questions at usdoj.gov
Per scrivere al Procuratore Generale degli Stati Uniti d'America (United States Attorney General):
attraverso la pagina web: https://www.justice.gov/doj/webform/your-message-department-justice
Per scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America:
attraverso la pagina web: https://www.whitehouse.gov/contact/
Gli indirizzi di posta elettronica degli avvocati di Leonard Peltier, Kevin Sharp e Jenipher Jones, sono i seguenti:
Kevin Sharp: ksharp at sanfordheisler.com
Jenipher Jones: jenipherj at forthepeoplelegal.com
E' opportuno inviare copia delle lettere anche a:
"Europe for Peltier 2024 Coalition": lpsgrheinmain at aol.com
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Appello a cura del Comitato viterbese per la liberazione di Leonard Peltier
Viterbo, 27 maggio 2024
Mittente: il Comitato viterbese per la liberazione di Leonard Peltier, presso il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com
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Per saperne di piu'
Leonard Peltier e' un illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 48 anni prigioniero innocente.
Segnaliamo alcuni  materiali di documentazione in lingua italiana disponibili nella rete telematica:
https://sites.google.com/view/viterboperleonardpeltier/home-page
https://sites.google.com/view/vetralla-per-peltier-2021/home-page
https://sites.google.com/view/vetrallaperpeltier2022/home-page
https://sites.google.com/view/vetrallaperleonardpeltier2023/home-page
https://sites.google.com/view/vetralla-per-peltier-2024/home-page
Segnaliamo anche alcune pubblicazioni a stampa in italiano e in inglese particolarmente utili:
- Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Pomezia (Roma) 1996 (ora Roberto Massari Editore, Bolsena Vt).
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002.
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
Segnaliamo inoltre che nella rete telematica e' disponibile una notizia sintetica in italiano dal titolo "Alcune parole per Leonard Peltier".
Sempre nella rete telematica e' disponibile anche una piu' ampia ed approfondita bibliografia ragionata dal titolo "Dieci libri piu' uno che sarebbe bene aver letto per conoscere la vicenda di Leonard Peltier (e qualche altro minimo suggerimento bibliografico)".
Segnaliamo infine l'attuale sito ufficiale del Comitato di solidarieta' con Leonard Peltier, il "Free Leonard Peltier Ad Hoc Committee": www.freeleonardpeltiernow.org

5. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

6. REPETITA IUVANT. A COSTO DI SEMBRARE IL SOLITO GRILLO PARLANTE... (NOVEMBRE 2023)

Ci sono alcune cose che vanno pur dette, e allora diciamole.
*
Ogni manifestazione a favore dell'esistenza dello stato di Israele che non s'impegni anche per la nascita dello stato di Palestina rischia di essere inutile.
Ogni manifestazione a sostegno del popolo palestinese che non s'impegni anche a sostegno del popolo ebraico rischia di essere inutile.
Ogni manifestazione che condanni le stragi commesse da un'organizzazione terrorista e non quelle commesse da uno stato e' peggio che inutile.
Ogni manifestazione che condanni le stragi commesse da uno stato e non quelle commesse da un'organizzazione terrorista e' peggio che inutile.
*
Sia il popolo palestinese che il popolo ebraico sono realmente minacciati di genocidio.
E' compito dell'umanita' intera impedire questi genocidi, tutti i genocidi.
Per impedire il genocidio del popolo ebraico e' indispensabile l'esistenza dello stato di Israele.
Per immpedire il genocidio del popolo palestinese e' indispensabile l'esistenza dello stato di Palestina.
*
Allo stato di Israele chiediamo:
1. di cessare la guerra a Gaza e il sostegno alle violenze dei coloni in Cisgiordania.
2. di cessare di occupare i territori palestinesi e di riconoscere l'esistenza dello stato di Palestina nei territori della Cisgiordania e di Gaza devolvendo immediatamente tutte le funzioni giurisdizionali ed amministrative e le risorse relative all'Autorita' Nazionale Palestinese - intesa come governo provvisorio dello stato di Palestina fino alle elezioni democratiche -.
3. di sgomberare immediatamente le illegali colonie nei territori occupati, restituendo quelle aree al popolo palestinese.
4. di concordare con l'Autorita' Nazionale Palestinese l'avvio di tutti i negoziati necessari per risolvere le molte questioni da affrontare come due stati sovrani in condizioni di parita'.
5. di essere una piena democrazia abrogando ogni misura legislativa ed amministrativa di discriminazione razzista.
*
All'Autorita' Nazionale Palestinese chiediamo:
1. di assumere immediatamente il governo della Striscia di Gaza.
2. di adoperarsi ivi per l'immediata liberazione di tutte le persone rapite da Hamas.
3. di organizzare lo stato di Palestina indipendente e democratico.
4. di concordare con lo stato di Israele l'avvio di tutti i negoziati necessari per risolvere le molte questioni da affrontare come due stati sovrani in condizioni di parita'.
5. di adoperarsi affinche' nessuno stato arabo o musulmano possa piu' proseguire in una politica antisraeliana ed antiebraica prendendo abusivamente a pretesto la causa palestinese.
*
All'Onu chiediamo:
1. un piano straordinario di aiuti per la Palestina.
2. una deliberazione dell'Assemblea Generale che riconoscendo i due stati di Israele e di Palestina vincoli tutti gli stati membri delle Nazioni Unite a cessare ogni politica di negazione dello stato di Israele, ogni politica di persecuzione antiebraica.
*
Agli stati ed agli organismi politici sovranazionali d'Europa (l'Europa che e' il continente in cui si sono realizzati la bimillenaria persecuzione antiebraica e l'orrore assoluto della Shoah; l'Europa che e' il continente i cui principali stati hanno oppresso i popoli del resto del mondo con il razzismo, il colonialismo, l'imperialismo fin genocida) chiediamo:
1. di risarcire adeguatamente sia lo stato di Israele che lo stato di Palestina per le sofferenze inflitte ai loro popoli sia direttamente che indirettamente.
2. di contrastare il fascismo e il razzismo, l'antisemitismo e l'islamofobia, tutte le ideologie di odio e le organizzazioni che le praticano e le diffondono, e tutti i crimini conseguenti.
*
Fermare la guerra.
Fermare le stragi.
Restituire la liberta' a tutte le persone che ne sono state private.
Riconoscere e proteggere tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Salvare le vite e' il primo dovere.

7. REPETITA IUVANT. COSA POSSIAMO (E DOBBIAMO) REALMENTE FARE CONTRO LA GUERRA IN CORSO IN EUROPA? (APRILE 2023)

Certo, continuare a soccorrere, accogliere, assistere tutte le vittime.
Certo, continuare a recare aiuti umanitari a tutte le vittime.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia di chi la guerra ha scatenato.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia dei governi che, invece di adoperarsi per far cessare la guerra e le stragi di cui essa consiste, alimentano l'una e quindi le altre.
Certo, continuare a denunciare il pericolo estremo e immediato che la guerra divenga mondiale e nucleare e distrugga l'intera umana famiglia riducendo a un deserto l'intero mondo vivente.
Certo, continuare a denunciare che la guerra sempre e solo uccide gli esseri umani,  sempre e solo uccide gli esseri umani,  sempre e solo uccide gli esseri umani.
Certo, continuare ad esortare chi nella guerra e' attivamente coinvolto a cessare di uccidere, a deporre le armi, a disertare gli eserciti, a obiettare a comandi scellerati, a rifiutarsi di diventare un assassino.
Certo, continuare a ricordare che salvare le vite e' il primo dovere di tutti gli esseri umani e di tutti gli umani istituti.
*
Tutto cio' e' buono e giusto, ma non basta.
Occorre fare anche altre cose che solo noi qui in Europa occidentale possiamo e dobbiamo fare.
E le cose che possiamo e dobbiamo fare sono queste:
1. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale contrastare anche qui la macchina bellica, l'industria armiera, i mercanti di morte, la follia militarista, i governanti stragisti: paralizzare i poteri assassini occorre.
2. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di mettere il veto ad ogni iniziativa della Nato, l'organizzazione terrorista e stragista di cui i nostri paesi tragicamente fanno parte: paralizzare immediatamente i criminali della Nato occorre, e successivamente procedere allo scioglimento della scellerata organizzazione.
3. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di cessare di armare ed alimentare la guerra e sostenere invece l'impegno per l'immediato cessate il fuoco ed immediate trattative di pace.
4. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di restituire all'Onu la funzione e il potere di abolire il flagello della guerra.
5. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei la pace, il disarmo, la smilitarizzazione.
6. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica della sicurezza comune dell'umanita' intera fondata sulla Difesa popolare nonviolenta, sui Corpi civili di pace, sulle concrete pratiche che inverino l'affermazione del diritto alla vita, alla dignita' e alla solidarieta' di tutti i popoli e di tutte le persone.
7. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica comune di attiva difesa dell'intero mondo vivente prima che la catastrofe ambientale in corso sia irreversibile.
*
E' questa la nostra opinione fin dall'inizio della tragedia in corso.
Ci sembra che senza queste azioni nonviolente la guerra, le stragi e le devastazioni non saranno fermate.
Troppi esseri umani sono gia' stati uccisi per la criminale follia dei governanti.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi per la salvezza comune dell'umanita' intera.
Sia massima universalmente condivisa la regola aurea che afferma: agisci nei confronti delle altre persone cosi' come vorresti che le altre persone agissero verso di te.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

8. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Letture
- Luigi Amedeo Bianchi, Catastrofi e caos, Rcs, Milano 2024, pp. 160, euro 6,99.
- Alessandro Zaccagnini, Teorema dei numeri primi, Le Scienze, Roma 2024, pp. 140, in supplemento a "Le Scienze".
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Riletture
- Blaise Pascal, Opuscoli e lettere, Edizioni Paoline, Milano 1961, pp. 224 (a cura di Gennaro Auletta).
- Blaise Pascal, Solitudine e storia. Antologia degli scritti, La Nuova Italia, Firenze 1977, pp. LVIII + 154 (a cura di Flavio Baroncelli).
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Gialli
- Giorgio Bastianoni, L'incertezza della rana, Mondadori, Milano 2023, Gedi, Torino 2024, pp. 254, euro 8,90 (in supplemento al quotidiano "La Repubblica").
- Perissinotto & d'Ettorre, Il figliol prodigo, Mondadori, Milano 2023, Gedi, Torino 2024, pp. 286, euro 8,90 (in supplemento al quotidiano "La Repubblica").

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

10. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5219 del 2 giugno 2024
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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