[Nonviolenza] Telegrammi. 5117



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5117 del 21 febbraio 2024
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Pasquale Pugliese: Nonviolenza. Una rilettura del "Potere di tutti" di Aldo Capitini come antidoto alle guerre del presente
2. L'essenziale
3. Non muoia in carcere Leonard Peltier, difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e della Madre Terra. Alcuni materiali di documentazione
4. Movimento Nonviolento: Congresso del Movimento Nonviolento a Roma il 23-25 febbraio 2024 "Obiezione alla guerra, oggi!"
5. Sosteniamo Narges Mohammadi e la lotta delle donne in Iran. Chiediamo la liberazione dell'attivista Premio Nobel per la Pace e che siano accolte le sue richieste di rispetto dei diritti umani
6. Perche' occorre scrivere ora a Biden per chiedere la liberazione di Leonard Peltier
7. Ripetiamo ancora una volta...
8. A costo di sembrare il solito grillo parlante... (novembre 2023)
9. Cosa possiamo (e dobbiamo) realmente fare contro la guerra in corso in Europa? (aprile 2023)
10. Segnalazioni librarie
11. La "Carta" del Movimento Nonviolento
12. Per saperne di piu'

1. RIFLESSIONE. PASQUALE PUGLIESE: NONVIOLENZA. UNA RILETTURA DEL "POTERE DI TUTTI" DI ALDO CAPITINI COME ANTIDOTO ALLE GUERRE DEL PRESENTE
[Riceviamo e diffondiamo questa sintesi della relazione svolta presso il Laboratorio per la pace dell’Università di Ferrara e pubblicata su Agenda 17]

Aldo Capitini - scrive Norberto Bobbio nell'Introduzione a Il potere di tutti evocando l’XI Tesi di Marx su Feuerbach - "legge e discute i filosofi, ma mira a trasformare il mondo non a interpretarlo": ne identifica e denuncia le insufficienze e ne propone una visione alternativa, non da utopista, quanto piuttosto da "profeta". L'utopista e il profeta, due figure che gettano lo sguardo sul futuro diverso possibile, ma con approcci radicalmente diversi: "Il profeta, in quanto volto alla realta' da liberare, e' proteso verso il futuro - scrive ancora Bobbio -. Anche l'utopista guarda al futuro. Ma il profeta non e' l'utopista. La differenza sta in cio': mentre l'utopista disegna una stupenda struttura di societa' ideale ma ne rinvia l'attuazione a tempi migliori, il profeta comincia subito, qui ed ora". Aldo Capitini, in questo senso, e' stato un infaticabile profeta.
Il Potere di tutti e' il libro postumo di Aldo Capitini (pubblicato per i tipi de La Nuova Italia nel 1969) contiene un saggio incompiuto dal titolo significativo di Omnicrazia - neologismo capitiniano composto dalla parola latina omnis (tutti) e da quella greca kratos (potere) - gli articoli usciti sul periodico Il Potere e' di tutti tra il 1964 e il 1968 e le Lettere di religione, lettere circolari diffuse tra gli "amici della nonviolenza" dal 1951 e il 1968. Non si tratta quindi di un lavoro sistematico, ma di un insieme di scritti che richiamano e riepilogano i temi affrontati nell'itinerario intellettuale del filosofo perugino (per la ricostruzione del quale rimando a Pasquale Pugliese, Introduzione alla filosofia della nonviolenza di Aldo Capitini, GoWare, 2018), intersecati in riferimento all'analisi del rapporto tra potere e violenza. Non una ricerca sociologica, ma l'indicazione del percorso - teorico e pratico, religioso e politico, individuale e collettivo - per l'apertura del potere nell'omnicrazia e il superamento della violenza con la nonviolenza.
I libri piu' recenti di Capitini prima di questo erano stati La compresenza dei morti e dei viventi (1966), Le tecniche della nonviolenza (1967), Educazione aperta (1968): i temi affrontati in questi libri precedenti - come nei coevi articoli pubblicati su Azione nonviolenta, la rivista del Movimento Nonviolento, fondata anch'essa da Capitini nel 1964 - si ritrovano intrecciati nell'elaborazione capitiniana sul potere di tutti.
Si tratta di una prospettiva che sembrava poter trovare un inveramento negli anni della "contestazione" delle strutture di potere e delle aperture dell'epoca - dal disgelo tra Est ed Ovest al Concilio Vaticano II, dalle lotte per i diritti civili con Martin Luther King negli USA a quelle per l'obiezione di coscienza in Italia – che quegli scritti anticipavano e accompagnavano, ma che ha una forza profetica rispetto al nostro presente ("una profezia per il presente", la definisce Capitini), nel quale le democrazie anziche' un'evoluzione partecipativa stanno subendo una involuzione autocratica e la violenza della guerra, oltre che a dilagare perfino in Europa, e' tornata a farsi anche minaccia nucleare. E le due cose sono collegate: la preparazione della guerra cementa poteri senza controllo che rispondono solo a chi dalle guerre trae beneficio. Per questo "il rifiuto della guerra e' la condizione preliminare per parlare di un orientamento diverso" - e' la tesi di Capitini – anche per la declinazione di un potere differente. Tracciamone dunque - tra e con le sue parole - il sentiero che lo dimostra.
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La dimensione dei tutti
Partiamo dalla dimensione dei tutti evocata dall'omnicazia: essa non rappresenta solo un elemento quantitativo, ma hegelianamente di trasformazione qualitativa. "Se si raggiunge l'orizzonte di tutti, c'e' un cambiamento di qualita' e non semplicemente di quantita'", scrive Capitini. Questo salto qualitativo avviene attraverso la capacita' di dare il tu a tutti, ossia con il realizzarsi per ciascuno di un triplice riconoscimento nell'Altro: della responsabilita' personale nei suoi confronti, chiunque egli sia (nella quale sembrano risuonare echi levinasiani dell'incontro con il volto dell'altro); del contributo di ciascuno alla realizzazione dei valori, perche' tutti vi mettono intimamente qualcosa, e, contemporaneamente, del nesso profondo che col-lega tutti e supera, nella visione capitiniana, anche il fatto della morte.
Questo riconoscimento profondo di tutti e' il nesso intimo che definisce la compresenza dei morti e dei viventi e fonda la realta' di tutti: si tratta della dimensione religiosa, che attraversa tutta l'opera di Capitini e che non possiamo approfondire qui se non per dire che ha un valore non metafisico, ma etico ed etimologico. Ossia rimanda all'esperienza religiosa come legame che unisce, nel profondo, tutti, i vivi e i morti.
Riassumendo quanto scritto fin qui, l'aprirsi di ciascuno alla dimensione dei tutti ne modifica la modalita' di stare al mondo, la postura etica, non solo sul piano intimo e personale ma sul piano politico e sociale, sia nei mezzi che nei fini. Aprendo in questo modo la prospettiva della nonviolenza, come spiega Aldo Capitini: "Abbiamo visto concretarsi una posizione nuova, che e' dell'interesse sommo, della passione per la realta' di tutti, dell'apertura alla compresenza: se questa passione diventa centrale nel proprio animo, avviene una rivoluzione interna o conversione o trasformazione della coscienza e della stessa psiche, dei sentimenti e abitudini dell'individuo. Nel suo agire in mezzo agli altri, egli ha un modo per manifestare questa trasformazione interna che sta avvenendo in lui, e questo modo e' l'interesse aperto e visibile per la nonviolenza, nella complessita' progressiva delle sue realizzazioni, delle sue acquisizioni, delle sue conquiste".
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La guerra e i limiti della democrazia
L'entrare in scena della nonviolenza rimette in discussione tutto, anche la democrazia, il potere della maggioranza, che, vista in riferimento ai poteri assoluti del passato, e' un avanzamento, ma vista in riferimento al potere di tutti manifesta evidenti limiti e insufficienze. Che e' lo stesso Capitini ad elencare, facendone una critica tanto lucida quanto serrata: "La democrazia attuale attribuisce alla maggioranza un potere che qualche volta e' eccessivo rispetto ai diritti delle minoranze; fa guerre di Stato contro Stato; conferisce alle polizie il potere di torturare (come avviene in tutti Paesi) e molte volte un soverchio intervento nell'ordine pubblico; non e' sufficientemente aperta a cio' che potranno dare o vorranno essere i giovanissimi e i posteri; preferisce strumenti coercitivi e repressivi a strumenti persuasivi ed educativi; si lascia sopraffare dalle burocrazie trascurando il servizio al pubblico anonimo; concentra il potere preferendo l'efficienza al controllo, e finisce con non considerare sufficientemente i mezzi e le loro conseguenze pur di raggiungere un fine".
Nei quasi sessant'anni che ci separano da questa analisi chirurgica dei limiti delle democrazie rappresentative, essi si sono tutti dilatati e approfonditi, con pericolose derive autocratiche a tutte le latitudini. Tra i limiti della democrazia elencati da Capitini, di gran lunga il più grave e' quello della guerra e della sua preparazione. Anche nell'analisi degli "effetti collaterali" della guerra. Capitini svolge un elenco che dimostra come, in particolare dopo Hiroshima e Nagasaki, essa sia radicalmente incompatibile con un potere aperto alla partecipazione di tutti. "Si sa che cosa significa, oggi specialmente la guerra e la sua preparazione: la sottrazione di enormi mezzi allo sviluppo civile, la strage degli innocenti e di estranei, l'involuzione dell'educazione democratica ed aperta, la riduzione della liberta' e il soffocamento di ogni proposta di miglioramento della societa' e delle abitudini civili, la sostituzione totale dell'efficienza distruttiva al controllo dal basso".
L'impegno attivo per tendere al potere di tutti, dunque, non puo' che avere come punto di partenza la lotta per impedire la guerra, fondamento e alimento di ogni altra oppressione. "L'omnicrazia deve prendere corpo anche in questo modo" - argomenta il fondatore del Movimento Nonviolento - "Nella capacita' di impedire dal basso le oppressioni e gli sfruttamenti; ma questa capacita' delle moltitudini ha il suo collaudo nel rifiuto della guerra, intimando un altro corso alla storia del mondo". Il rifiuto attivo della guerra e' dunque il punto essenziale di svolta. Tuttavia, perche' il rifiuto della guerra - che la Costituzione italiana rinforza con il concetto di ripudio - diventi effettivo e non rimanga mera aspirazione utopica, e' necessario che la resistenza alla guerra si dia un'organizzazione. Quell'organizzazione che e' invece mancata nella fase di avvento del fascismo: i Gobetti, i Matteotti, i Gramsci vedevano chiaro e denunciavano il pericolo, scrive Capitini, ma non poterono organizzare un'ampia "non collaborazione dal basso" per fermarne l'ascesa, perche' "non avevano intorno quella preparazione e quella maturita' che li assecondasse".
Ed oggi? Oggi che i poteri costituiti preparano ancora la guerra, anche nucleare, saremmo preparati a contrastarla? "Bisogna aver pronta una vastissima rete di organi dal basso, di consulte locali, di comitati scuola-famiglia, di centri sociali piu' che per ogni parrocchia, di commissioni interne, di consigli scolastici e comitati universitari, di centri di addestramento alle tecniche della nonviolenza, (...), di sviluppo di assemblee per addestrare i giovani, perche' non si sentano isolati o giocati dall'alto". Per essere pronti, serve un ampio lavoro culturale, politico e organizzativo - al quale peraltro Capitini si dedico' intensamente durante tutta la vita - che oggi e' del tutto insufficiente rispetto ad un pericolo sempre piu' incombente.
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Le due fasi del potere
Si tratta, secondo Capitini, di superare sia i compromessi del riformismo - diventato oggi parola quasi impronunciabile - col potere esistente, sia la violenza del massimalismo rivoluzionario - che in Italia nel due decenni successivi a Capitini ha visto la tragica parabola del terrorismo - per svolgere la "rivoluzione permanente nonviolenta dal basso". Non la presa del Palazzo d'Inverno, ma un processo di trasformazione continua che si esercita attraverso quella che Capitini definisce la "teoria delle due fasi del potere", in base alla quale non si tratta di conquistare un potere che rimane identico a se stesso, ma di trasformarne radicalmente le fondamenta, le manifestazioni e le articolazioni.
"La teoria delle due fasi del potere" - argomenta Capitini - "fa posto ad una fase di potere senza governo", rispetto al quale il tema cruciale e' quello di "impostare un'adeguata articolazione della prima fase, quella del potere senza governo, premessa e garanzia che l'eventuale seconda fase" - quella del potere con il governo - "sia un potere nuovo 'conseguente' alla prima fase, di allargamento delle aperture, di addestramento alle tecniche della nonviolenza, di miglioramento della zona in cui si vive, di lavoro educativo, di impostazione di continue solidarieta' con altri nella rivoluzione permanente per la democrazia diretta, connessa intimamente con la nonviolenza". Un processo infinito di apertura dei loci del potere e di manutenzione continua di queste aperture: "il potere dei senza potere", l'avrebbe definito successivamente Vaclav Havel, senza probabilmente aver letto Capitini.
E' necessario precisare, tuttavia, che per "democrazia diretta" Capitini non intende il superamento tout court della democrazia rappresentativa, ma la sua continua integrazione con aggiunte provenienti dal basso: da un lato attraverso lo strumento dell'assemblea, da svolgersi a tutti i livelli, sul modello dell'esperienza originaria dei Cos, i Centri di orientamento sociale, che organizzo' a partire da Perugia subito dopo la Liberazione, come luoghi di confronto e formazione degli adulti, aperti a tutti, dove il motto era "ascoltare e parlare", dopo un ventennio in cui uno solo poteva parlare e tutti gli altri dovevano ascoltare. Dall'altra parte attraverso le tecniche della nonviolenza: la disobbedienza civile, l'obiezione di coscienza, la resistenza e la difesa civile. Mezzi nonviolenti, capaci di rendere nonviolento anche il fine, ossia il potere.
In questa direzione cio' che va immediatamente superato - senza dubbio e senza appello - e' l'apparato dell'esercizio della violenza organizzata, ossia l'esercito, che e' anche il fondamento ultimo del potere inteso come dominio: "L'esercito si pone come sostegno dell'imperio o potere assoluto centrale, e percio' va rifiutato alla radice, per un rinnovamento profondo". Un potere di tipo nuovo necessita e si fonda su una forza differente, la forza della nonviolenza, sia rispetto all'interno di ciascun Paese che sul piano delle relazioni internazionali: "per una posizione di nonviolenza e' da generalizzare l'insegnamento delle tecniche della nonviolenza, addestrando tutti a saperle usare e fornendo loro i mezzi necessari: tali tecniche possono valere per le trasformazioni, o rivoluzioni, interne e per l'eventuale lotta contro invasori". E' la teorizzazione della difesa civile, non armata e nonviolenta che sostituisce la difesa militare. "Percio'" - ribadisce, senza mezzi termini, Capitini - "il rifiuto assoluto della guerra e della guerriglia, e della tortura e del terrorismo (che accompagnano la guerra e la guerriglia), e' il punto di partenza, la svolta, la condizione assoluta di una nuova impostazione del potere". E' da quel rifiuto radicale che ha inizio l'omnicrazia.
Il tema del rifiuto della guerra e degli apparati che la preparano, la legittimano e la rendono possibile, come elemento imprescindibile per la trasformazione del potere, non e' un'acquisizione recente dell'evoluzione del pensiero capitiniano, ma una costante che aveva ribadito piu' volte anche sul periodico il Potere e' di tutti, a segnalare il nesso inscindibile tra le guerre e i poteri che non rispondono ai cittadini, indipendentemente dalle forme di governo. "Noi siamo convinti che le popolazioni si fidano troppo dei governi - scriveva a commento della Marcia della Pace di Perugia ad Assisi del 1961 -. La guerra e' voluta, preparata e fatta scoppiare da pochi, ma questi pochi hanno in mano le leve del comando. Se c'e' chi preferisce lasciarli fare, e non pensarci, divertirsi e tirare a campare, noi dobbiamo pensare agli ignari, ai piccoli, agli innocenti, al destino della civilta', dell'educazione e della progressiva liberazione di tutti. Noi dobbiamo dire NO alla guerra ed essere duri come pietre; oggi i governi, con la decisione di fare le guerre e di usare le armi atomiche e chimiche, sono infinitamente piu' dannosi di qualsiasi disordine della popolazione, perche' un'ora di guerra atomica puo' distruggere la vita di tutto un popolo".
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Il federalismo universale di centri nonviolenti
Per queste ragioni la nonviolenza e' mezzo e fine allo stesso tempo, come spiegava gia' in una lettera di religione del 1951, in quanto influisce sia sul fondamento che sul metodo, "perche' stacca dal metodo della conquista e difesa violenta del potere, anche mediante tortura, stragi, distruzione del nemico e illiberta'; ed opera mediante noncollaborazione ma sempre con amore e liberta'". E' un metodo totalmente nuovo di pensare ed agire l'impegno politico: "questo metodo" - scrive Capitini - "guarisce la politica dalla sua fretta e impazienza, per cui essa crede di poter usare i mezzi della violenza e della frode; e cosi' usando questi mezzi, non vede piu' il fine".
Sul piano internazionale la nonviolenza si manifesta nell'impegno per il superamento dei "blocchi" contrapposti attraverso l'unione dei "centri nonviolenti" dell'Oriente e dell'Occidente, in "un federalismo universale di centri nonviolenti, collegandoli in senso orizzontale indipendentemente dal potere" verticalmente costituito, sostituendo l'antagonismo di un blocco politico contro l'altro, con quello dei centri nonviolenti - "tutte le forze per la pace, di Oriente e di Occidente" - per superare i rispettivi blocchi. E' la sostituzione di una dimensione verticale del potere con una dimensione orizzontale che travalica i confini dei poteri militari ed unisce in un potere solidale internazionale dal basso: una "internazionale della nonviolenza". Anch'essa gia' teorizzata piu' volte su Azione nonviolenta, anche in riferimento all'organizzazione della War Resister's International, della quale il Movimento Nonviolento e' sezione italiana.
Una visione "profetica" rispetto a quanto accaduto nell'89, quando avvenne il collegamento dei movimenti per la pace e il disarmo nell'Europa dell'Ovest, i movimenti per la democrazia nell'Europa dell'Est e la figura di Michail Gorbacev al Cremlino (il quale gia' nel 1986 aveva sottoscritto, con Rajiv Gandhi, la Dichiarazione di Nuova Delhi sulla nonviolenza), che porto' all'abbattimento del muro di Berlino, alla fine del Patto di Varsavia ed ad un - seppur breve - periodo di distensione internazionale. Cosi' come non e' lontana dalla visione capitiniana la solidarieta' tra gli obiettori di coscienza dei fronti di guerra contrapposti, per esempio Russia e Ucraina, o dei costruttori di pace nel "gruppi misti", per esempio tra israeliani e palestinesi, come le organizzazioni dei Parent's Circle e dei Combatants for peace.
Se questi sono i compiti, locali e globali, la domanda che ne scaturisce e' se non siamo troppo pochi e ininfluenti per svolgerli. Aldo Capitini, che e' stato sempre portatore di grandi visioni in gruppi minoritari, scriveva nell'ultima lettera di religione - quasi un testamento, due settimane prima di morire - che cio' che conta davvero e' la forza preziosa dei piccoli gruppi. "Oggi i grandi Stati non escludono la guerra, anzi la minacciano anche, ed hanno forze enormi per la sua attuazione – scriveva il 6 ottobre del 1968, ma e' come se parlasse a noi qui ed ora - anzi sono carichi di tutti i difetti che abbiamo detto, di tutte le varie specie di violenza (oppressione e autoritarismo burocratico, manipolazione delle informazioni e impedimento alla liberta' scolastica, disuguaglianza economica, spinta alla guerra ed educazione violenta ecc.)". Ma di fronte ad essi i piccoli gruppi non sono inermi, ma "hanno una forza preziosa, perche' possono fondarsi su posizioni strenue, far emergere orientamenti chiari e ostinati, anche se saran detti utopistici: ma l'utopia di oggi puo' essere la realta' di domani". Nella misura in cui ciascuno dei persuasi s'impegna per la sua realizzazione, come singolo e come centro. Con la consapevolezza che ciascuno non e' mai isolato ma e' sempre collegato agli altri, a tutti, attraverso la forza della compresenza - e qui torna la dimensione religiosa fondamentale per Capitini, come per Mohandas K. Gandhi che fu uno dei suoi costanti punti di riferimento - e della sua manifestazione pratica, la nonviolenza.
Con la scelta della nonviolenza ciascuno "ha dato segno di voler stabilire con altri esseri nel cerchio piu' largo possibile, un rapporto di interessamento e di apertura all'esistenza, alla liberta', allo sviluppo degli altri. Il rapporto non era circoscritto, limitato e a poco a poco rivelava la serieta' della realta' di tutti, di essere cioe' tendenzialmente aperto e interessato a questa sacra parola: tutti". Tutti, dunque: sacralita' di una parola che non rimanda ad un esito metafisico ma fonda un nuovo potere e un nuovo mezzo, la nonviolenza, non per conquistarlo ma per trasformarlo e diffonderlo incessantemente. A partire dalla lotta alla guerra ed alla sua preparazione, qui ed ora.

2. SIC ET SIMPLICITER. L'ESSENZIALE

Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Ogni vittima ha il volto di Abele.

3. MATERIALI. NON MUOIA IN CARCERE LEONARD PELTIER, DIFENSORE DEI DIRITTI UMANI DI TUTTI GLI ESSERI UMANI E DELLA MADRE TERRA. ALCUNI MATERIALI DI DOCUMENTAZIONE

Non muoia in carcere Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 48 anni prigioniero innocente.
Si estenda e si intensifichi la mobilitazione nonviolenta internazionale per chiedere al Presidente degli Stati Uniti d'America di concedere la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
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Segnaliamo alcuni  materiali di documentazione in lingua italiana disponibili nella rete telematica:
https://sites.google.com/view/viterboperleonardpeltier/home-page
https://sites.google.com/view/vetralla-per-peltier-2021/home-page
https://sites.google.com/view/vetrallaperpeltier2022/home-page
https://sites.google.com/view/vetrallaperleonardpeltier2023/home-page
https://sites.google.com/view/vetralla-per-peltier-2024/home-page
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Free Leonard Peltier.
Mitakuye Oyasin.

4. INCONTRI. MOVIMENTO NONVIOLENTO: CONGRESSO DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO A ROMA IL 23-25 FEBBRAIO 2024 "OBIEZIONE ALLA GUERRA, OGGI!"
[Riceviamo e diffondiamo]

Congresso del Movimento Nonviolento
Roma, 23 - 24 - 25 febbraio 2024.
Il titolo del Congresso e': “Obiezione alla guerra, oggi! Priorita' della nonviolenza", una formula che indica gia' obiettivi e strumenti, mezzi e fini. "Priorita' della nonviolenza" ha un doppio significato:
- indicare quali sono le priorita' che la nonviolenza chiede per la realta' di oggi;
- assumere la nonviolenza come priorita' per la nostra vita personale e politica.
Il XXVII Congresso nazionale del Movimento Nonviolento si svolgera' a Roma (Spazio Pubblico – FP Cgil, via di Porta Maggiore 52, zona Termini) nei giorni 23, 24, 25 febbraio 2024.
Il Congresso si aprira' il venerdi' 23 febbraio alle ore 17 con la registrazione dei partecipanti (aperto a tutti, ma votano solo gli iscritti), cui seguira' alle 18 il dibattito pubblico "Elezioni Europee e l'aggiunta nonviolenta", su Europa disarmata, l'Europa e la Nato, i Corpi civili europei di pace, le guerre ai confini d'Europa, Europa dei ponti o dei muri?
Il sabato 24 febbraio, dopo la relazione di apertura sulle attivita' svolte e le prospettive di lavoro, gli interventi dei Centri territoriali, i saluti degli ospiti, seguira' il dibattito che si concludera' con la votazione della Mozione e degli organi statutari.
Al Congresso parteciperanno anche i rappresentanti delle Reti di cui il Movimento Nonviolento fa parte (Rete italiana Pace e Disarmo, Conferenza nazionale Enti di Servizio Civile, Beoc - Ufficio Europeo Obiezione di Coscienza, War Resisters International, ecc.), delle Campagna "Obiezione alla guerra", "Un'altra difesa e' possibile", "La via Maestra per la Costituzione", e delle Associazioni con cui collabora (da Un Ponte per ad Archivio Disarmo, da Cgil a Fondazione Langer, da Acli a Fondazione Capitini, ecc.).
Sara' questa la nostra partecipazione attiva alla giornata di mobilitazione nazionale del 24 febbraio "Fermiamo la criminale follia della guerra" lanciata da Europe for Peace e AssisiPaceGiusta.
Tra gli ospiti del nostro Congresso ci sara' anche Olga Karatch (premio Langer 2023), testimone bielorussa della Campagna di Obiezione alla guerra a difesa dei diritti umani di chi rifiuta la mobilitazione militare e la coscrizione obbligatoria. Ci saranno anche collegamenti con obiettori di coscienza alla guerra in Ucraina e in Palestina.
Il Congresso si concludera' domenica 25 febbraio con la partecipazione collettiva all'Angelus in Piazza San Pietro, nell'ambito della campagna contro tutte le guerra e contro le armi che le rendono possibili di Papa Francesco.
I giornalisti sono invitati.
Mao Valpiana, Presidente
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Per contatti stampa:
Segreteria Congresso tel. 045 8009803
Presidente (M. Valpiana) cell. 348 2863190
Contatti su Roma (D. Taurino) cell. 328 3736667

5. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO NARGES MOHAMMADI E LA LOTTA DELLE DONNE IN IRAN. CHIEDIAMO LA LIBERAZIONE DELL'ATTIVISTA PREMIO NOBEL PER LA PACE E CHE SIANO ACCOLTE LE SUE RICHIESTE DI RISPETTO DEI DIRITTI UMANI

Sosteniamo Narges Mohammadi, Premio Nobel per la pace, detenuta in Iran per la sua lotta nonviolenta in difesa dei diritti umani e per l'abolizione della pena di morte.
Sosteniamo la lotta nonviolenta delle donne in Iran per la dignita' umana di tutti gli esseri umani.
Sia liberata Narges Mohammadi e tutte le prigioniere e tutti i prigionieri di coscienza, tutte le detenute e tutti i detenuti politici, tutte le persone innocenti perseguitate e sequestrate, in Iran come ovunque.
Cessi l'oppressione delle donne in Iran come ovunque nel mondo, siano rispettati i diritti umani di tutti gli esseri umani.
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Chiediamo al Parlamento e al governo italiano di premere sul governo iraniano affinche' a Narges Mohammadi sia restituita la liberta' e le sue richieste di rispetto dei diritti umani siano accolte.
Chiediamo al Parlamento Europeo, al Consiglio Europeo e alla Commissione Europea di premere sul governo iraniano affinche' a Narges Mohammadi sia restituita la liberta' e le sue richieste di rispetto dei diritti umani siano accolte.
Chiediamo al Segretario Generale e all'Assemblea Generale dell'Onu di premere sul governo iraniano affinche' a Narges Mohammadi sia restituita la liberta' e le sue richieste di rispetto dei diritti umani siano accolte.
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Chiediamo a tutte le persone di volonta' buona, a tutti i movimenti democratici, a tutte le istituzioni sollecite del bene comune e della dignita' umana, a tutti i mezzi d'informazione impegnati per la verita' e la giustizia, d'impegnarsi a sostegno di Narges Mohammadi e delle donne iraniane.
*
Donna, vita, liberta'.

6. REPETITA IUVANT. PERCHE' OCCORRE SCRIVERE ORA A BIDEN PER CHIEDERE LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER

Perche' tra meno di un anno negli Stati Uniti d'America ci saranno le elezioni presidenziali.
Ed e' abitudine dei presidenti al termine del mandato di concedere la grazia ad alcune persone detenute.
Quindi e' in questi mesi che Biden decidera' in merito.
E quindi e' adesso che occorre persuaderlo a restituire la liberta' a Leonard Peltier.
*
Di seguito le indicazioni dettagliate per scrivere alla Casa Bianca e una proposta di testo in inglese
Nel web aprire la pagina della Casa Bianca attraverso cui inviare lettere: https://www.whitehouse.gov/contact/
Compilare quindi gli item successivi:
- alla voce MESSAGE TYPE: scegliere Contact the President
- alla voce PREFIX: scegliere il titolo corrispondente alla propria identita'
- alla voce FIRST NAME: scrivere il proprio nome
- alla voce SECOND NAME: si puo' omettere la compilazione
- alla voce LAST NAME: scrivere il proprio cognome
- alla voce SUFFIX, PRONOUNS: si puo' omettere la compilazione
- alla voce E-MAIL: scrivere il proprio indirizzo e-mail
- alla voce PHONE: scrivere il proprio numero di telefono seguendo lo schema 39xxxxxxxxxx
- alla voce COUNTRY/STATE/REGION: scegliere Italy
- alla voce STREET: scrivere il proprio indirizzo nella sequenza numero civico, via/piazza
- alla voce CITY: scrivere il nome della propria citta' e il relativo codice di avviamento postale
- alla voce WHAT WOULD YOU LIKE TO SAY? [Cosa vorresti dire?]: copiare e incollare il messaggio seguente:
Mr. President,
Although I reside far from your country, I am aware of the injustice that has persisted for 48 years against Leonard Peltier, who was denied a review of his trial even after exculpatory evidence emerged for the events of June 26, 1975 on the Pine Ridge (SD) reservation where two federal agents and a Native American lost their lives.
I therefore appeal to your supreme authority to pardon this man, now elderly and ill, after nearly half a century of imprisonment.
I thank you in advance for your positive decision, with best regards.
Traduzione italiana del testo che precede:
Signor Presidente,
sebbene io risieda lontano dal Suo Paese, sono consapevole dell'ingiustizia che persiste da 48 anni nei confronti di Leonard Peltier, al quale e' stata negata la revisione del processo anche dopo che sono emerse prove a discarico per gli eventi del 26 giugno 1975 nella riserva di Pine Ridge (South Dakota) in cui persero la vita due agenti federali e un nativo americano.
Mi appello quindi alla Sua suprema autorita' affinche' conceda la grazia a questo uomo, ormai anziano e malato, dopo quasi mezzo secolo di detenzione.
La ringrazio fin d'ora per la Sua decisione positiva, con i migliori saluti.

7. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

8. REPETITA IUVANT. A COSTO DI SEMBRARE IL SOLITO GRILLO PARLANTE... (NOVEMBRE 2023)

Ci sono alcune cose che vanno pur dette, e allora diciamole.
*
Ogni manifestazione a favore dell'esistenza dello stato di Israele che non s'impegni anche per la nascita dello stato di Palestina rischia di essere inutile.
Ogni manifestazione a sostegno del popolo palestinese che non s'impegni anche a sostegno del popolo ebraico rischia di essere inutile.
Ogni manifestazione che condanni le stragi commesse da un'organizzazione terrorista e non quelle commesse da uno stato e' peggio che inutile.
Ogni manifestazione che condanni le stragi commesse da uno stato e non quelle commesse da un'organizzazione terrorista e' peggio che inutile.
*
Sia il popolo palestinese che il popolo ebraico sono realmente minacciati di genocidio.
E' compito dell'umanita' intera impedire questi genocidi, tutti i genocidi.
Per impedire il genocidio del popolo ebraico e' indispensabile l'esistenza dello stato di Israele.
Per immpedire il genocidio del popolo palestinese e' indispensabile l'esistenza dello stato di Palestina.
*
Allo stato di Israele chiediamo:
1. di cessare la guerra a Gaza e il sostegno alle violenze dei coloni in Cisgiordania.
2. di cessare di occupare i territori palestinesi e di riconoscere l'esistenza dello stato di Palestina nei territori della Cisgiordania e di Gaza devolvendo immediatamente tutte le funzioni giurisdizionali ed amministrative e le risorse relative all'Autorita' Nazionale Palestinese - intesa come governo provvisorio dello stato di Palestina fino alle elezioni democratiche -.
3. di sgomberare immediatamente le illegali colonie nei territori occupati, restituendo quelle aree al popolo palestinese.
4. di concordare con l'Autorita' Nazionale Palestinese l'avvio di tutti i negoziati necessari per risolvere le molte questioni da affrontare come due stati sovrani in condizioni di parita'.
5. di essere una piena democrazia abrogando ogni misura legislativa ed amministrativa di discriminazione razzista.
*
All'Autorita' Nazionale Palestinese chiediamo:
1. di assumere immediatamente il governo della Striscia di Gaza.
2. di adoperarsi ivi per l'immediata liberazione di tutte le persone rapite da Hamas.
3. di organizzare lo stato di Palestina indipendente e democratico.
4. di concordare con lo stato di Israele l'avvio di tutti i negoziati necessari per risolvere le molte questioni da affrontare come due stati sovrani in condizioni di parita'.
5. di adoperarsi affinche' nessuno stato arabo o musulmano possa piu' proseguire in una politica antisraeliana ed antiebraica prendendo abusivamente a pretesto la causa palestinese.
*
All'Onu chiediamo:
1. un piano straordinario di aiuti per la Palestina.
2. una deliberazione dell'Assemblea Generale che riconoscendo i due stati di Israele e di Palestina vincoli tutti gli stati membri delle Nazioni Unite a cessare ogni politica di negazione dello stato di Israele, ogni politica di persecuzione antiebraica.
*
Agli stati ed agli organismi politici sovranazionali d'Europa (l'Europa che e' il continente in cui si sono realizzati la bimillenaria persecuzione antiebraica e l'orrore assoluto della Shoah; l'Europa che e' il continente i cui principali stati hanno oppresso i popoli del resto del mondo con il razzismo, il colonialismo, l'imperialismo fin genocida) chiediamo:
1. di risarcire adeguatamente sia lo stato di Israele che lo stato di Palestina per le sofferenze inflitte ai loro popoli sia direttamente che indirettamente.
2. di contrastare il fascismo e il razzismo, l'antisemitismo e l'islamofobia, tutte le ideologie di odio e le organizzazioni che le praticano e le diffondono, e tutti i crimini conseguenti.
*
Fermare la guerra.
Fermare le stragi.
Restituire la liberta' a tutte le persone che ne sono state private.
Riconoscere e proteggere tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Salvare le vite e' il primo dovere.

9. REPETITA IUVANT. COSA POSSIAMO (E DOBBIAMO) REALMENTE FARE CONTRO LA GUERRA IN CORSO IN EUROPA? (APRILE 2023)

Certo, continuare a soccorrere, accogliere, assistere tutte le vittime.
Certo, continuare a recare aiuti umanitari a tutte le vittime.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia di chi la guerra ha scatenato.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia dei governi che, invece di adoperarsi per far cessare la guerra e le stragi di cui essa consiste, alimentano l'una e quindi le altre.
Certo, continuare a denunciare il pericolo estremo e immediato che la guerra divenga mondiale e nucleare e distrugga l'intera umana famiglia riducendo a un deserto l'intero mondo vivente.
Certo, continuare a denunciare che la guerra sempre e solo uccide gli esseri umani,  sempre e solo uccide gli esseri umani,  sempre e solo uccide gli esseri umani.
Certo, continuare ad esortare chi nella guerra e' attivamente coinvolto a cessare di uccidere, a deporre le armi, a disertare gli eserciti, a obiettare a comandi scellerati, a rifiutarsi di diventare un assassino.
Certo, continuare a ricordare che salvare le vite e' il primo dovere di tutti gli esseri umani e di tutti gli umani istituti.
*
Tutto cio' e' buono e giusto, ma non basta.
Occorre fare anche altre cose che solo noi qui in Europa occidentale possiamo e dobbiamo fare.
E le cose che possiamo e dobbiamo fare sono queste:
1. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale contrastare anche qui la macchina bellica, l'industria armiera, i mercanti di morte, la follia militarista, i governanti stragisti: paralizzare i poteri assassini occorre.
2. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di mettere il veto ad ogni iniziativa della Nato, l'organizzazione terrorista e stragista di cui i nostri paesi tragicamente fanno parte: paralizzare immediatamente i criminali della Nato occorre, e successivamente procedere allo scioglimento della scellerata organizzazione.
3. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di cessare di armare ed alimentare la guerra e sostenere invece l'impegno per l'immediato cessate il fuoco ed immediate trattative di pace.
4. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di restituire all'Onu la funzione e il potere di abolire il flagello della guerra.
5. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei la pace, il disarmo, la smilitarizzazione.
6. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica della sicurezza comune dell'umanita' intera fondata sulla Difesa popolare nonviolenta, sui Corpi civili di pace, sulle concrete pratiche che inverino l'affermazione del diritto alla vita, alla dignita' e alla solidarieta' di tutti i popoli e di tutte le persone.
7. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica comune di attiva difesa dell'intero mondo vivente prima che la catastrofe ambientale in corso sia irreversibile.
*
E' questa la nostra opinione fin dall'inizio della tragedia in corso.
Ci sembra che senza queste azioni nonviolente la guerra, le stragi e le devastazioni non saranno fermate.
Troppi esseri umani sono gia' stati uccisi per la criminale follia dei governanti.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi per la salvezza comune dell'umanita' intera.
Sia massima universalmente condivisa la regola aurea che afferma: agisci nei confronti delle altre persone cosi' come vorresti che le altre persone agissero verso di te.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

10. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Letture
- Alessio Cernicchiaro, Guenther Anders. La Cassandra della filosofia. Dall'uomo senza mondo al mondo senza uomo, Petite Plaisance, Pistoia 2014, pp. 400, euro 25.
*
Riletture
- Steven Beller, L'antisemitismo, Il Mulino, Bologna 2017, pp. 152.
*
Riedizioni
- Franco Cardini, Il sultano e lo zar. Due imperi a confronto, Salerno, Roma 2018, Rcs, Milano 2023, pp. 286, euro 7,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
*
Maestre
- Edith Bruck, Chi ti ama cosi', Marsilio, Venezia 1974, 1995, pp. 114.
- Edith Bruck, Due stanze vuote, Marsilio, Venezia 1991, 1996, pp. 120.
- Edith Bruck, Transit, Marsilio, Venezia 1995, pp. II + 108.

11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

12. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5117 del 21 febbraio 2024
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
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