[Nonviolenza] Telegrammi. 5105



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5105 del 9 febbraio 2024
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. "Da Barcellona a Milano, da Parigi a Berlino, da Lipsia a Viterbo, numerose iniziative in tutta Europa per la liberazione di Leonard Peltier". Un incontro di riflessione a Viterbo con Paolo Arena
2. One Billion Rising 2024: Rise for Freedom!
3. Fermare la guerra, fermare le stragi. Ogni vittima ha il volto di Abele
4. Movimento Nonviolento: Congresso del Movimento Nonviolento a Roma il 23-25 febbraio 2024 "Obiezione alla guerra, oggi!"
5. Sosteniamo Narges Mohammadi e la lotta delle donne in Iran. Chiediamo la liberazione dell'attivista Premio Nobel per la Pace e che siano accolte le sue richieste di rispetto dei diritti umani
6. Perche' occorre scrivere ora a Biden per chiedere la liberazione di Leonard Peltier
7. NDN Collective: 49 years of injust incarceration. The fight to free Leonard Peltier continues...
8. Party for Socialism and Liberation: Free Leonard Peltier!
9. Kaitlyn Kennedy: Leonard Peltier: calls for clemency continue after 48 years of incarceration
10. Giorgio Langella: Se 48 anni vi sembrano tanti ricordatevi di Leonard Peltier
11. Ripetiamo ancora una volta...
12. A costo di sembrare il solito grillo parlante... (novembre 2023)
13. Cosa possiamo (e dobbiamo) realmente fare contro la guerra in corso in Europa? (aprile 2023)
14. Eve Ensler: L'Ufficio della schiavitu' sessuale
15. Segnalazioni librarie
16. La "Carta" del Movimento Nonviolento
17. Per saperne di piu'

1. INCONTRI. "DA BARCELLONA A MILANO, DA PARIGI A BERLINO, DA LIPSIA A VITERBO, NUMEROSE INIZIATIVE IN TUTTA EUROPA PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER". UN INCONTRO DI RIFLESSIONE A VITERBO CON PAOLO ARENA

La mattina di giovedi' 8 febbraio 2024 a Viterbo, presso il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera", si e' tenuto un incontro di riflessione sul tema: "Da Barcellona a Milano, da Parigi a Berlino, da Lipsia a Viterbo, numerose iniziative in tutta Europa per la liberazione di Leonard Peltier".
All'incontro ha preso parte Paolo Arena.
*
Una minima notizia su Paolo Arena
Paolo Arena, critico e saggista, studioso di cinema, arti visive, weltliteratur, sistemi di pensiero, processi culturali, comunicazioni di massa e nuovi media, e' uno dei principali collaboratori del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e fa parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che per anni si sono svolti con cadenza settimanale a Viterbo; nel 2010 insieme a Marco Ambrosini e Marco Graziotti ha condotto un'ampia inchiesta sul tema "La nonviolenza oggi in Italia" con centinaia di interviste a molte delle piu' rappresentative figure dell'impegno nonviolento nel nostro paese. Ha tenuto apprezzate conferenze sul cinema di Tarkovskij all'Universita' di Roma "La Sapienza" e presso biblioteche pubbliche. Negli scorsi anni ha animato cicli di incontri di studio su Dante e su Seneca. Negli ultimi anni ha animato cicli di incontri di studio di storia della sociologia, di teoria del diritto, di elementi di economia politica, di storia linguistica dell'Italia contemporanea. Fa parte di un comitato che promuove il diritto allo studio con iniziative di solidarieta' concreta.

2. INIZIATIVE. ONE BILLION RISING 2024: RISE FOR FREEDOM!
[Da One Billion Rising Italia (per contatti: obritalia at gmail.com riceviamo e diffondiamo]

Carissim*,
ci avviciniamo al 14 febbraio e vogliamo, con questa mail, spronare tutt* voi  ad essere partecipi ad OBR 2024.
Sono tante le scuole, le associazioni e i gruppi informali che stanno aderendo anche quest'anno, e saremmo particolarmente felici di avervi ancora con noi in questa edizione.
Per chi aderira' e' gia' disponibile il format della locandina che potrete personalizzare con i dati del vostro evento e n. 2 t-shirt ufficiali One Billion Rising.
Siamo a disposizione e vi salutiamo con affetto e gratitudine.
Nicoletta Billi 3332432777
Luisa Rizzitelli 3454767246
Margherita Santicchia 3280199958
One Billion Rising Italy
https://www.onebillionrising.org/

3. L'ORA. FERMARE LA GUERRA, FERMARE LE STRAGI. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE

Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe in corso.

4. INCONTRI. MOVIMENTO NONVIOLENTO: CONGRESSO DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO A ROMA IL 23-25 FEBBRAIO 2024 "OBIEZIONE ALLA GUERRA, OGGI!"
[Riceviamo e diffondiamo]

Congresso del Movimento Nonviolento
Roma, 23 - 24 - 25 febbraio 2024.
Il titolo del Congresso e': “Obiezione alla guerra, oggi! Priorita' della nonviolenza", una formula che indica gia' obiettivi e strumenti, mezzi e fini. "Priorita' della nonviolenza" ha un doppio significato:
- indicare quali sono le priorita' che la nonviolenza chiede per la realta' di oggi;
- assumere la nonviolenza come priorita' per la nostra vita personale e politica.
Il XXVII Congresso nazionale del Movimento Nonviolento si svolgera' a Roma (Spazio Pubblico – FP Cgil, via di Porta Maggiore 52, zona Termini) nei giorni 23, 24, 25 febbraio 2024.
Il Congresso si aprira' il venerdi' 23 febbraio alle ore 17 con la registrazione dei partecipanti (aperto a tutti, ma votano solo gli iscritti), cui seguira' alle 18 il dibattito pubblico "Elezioni Europee e l'aggiunta nonviolenta", su Europa disarmata, l'Europa e la Nato, i Corpi civili europei di pace, le guerre ai confini d'Europa, Europa dei ponti o dei muri?
Il sabato 24 febbraio, dopo la relazione di apertura sulle attivita' svolte e le prospettive di lavoro, gli interventi dei Centri territoriali, i saluti degli ospiti, seguira' il dibattito che si concludera' con la votazione della Mozione e degli organi statutari.
Al Congresso parteciperanno anche i rappresentanti delle Reti di cui il Movimento Nonviolento fa parte (Rete italiana Pace e Disarmo, Conferenza nazionale Enti di Servizio Civile, Beoc - Ufficio Europeo Obiezione di Coscienza, War Resisters International, ecc.), delle Campagna "Obiezione alla guerra", "Un'altra difesa e' possibile", "La via Maestra per la Costituzione", e delle Associazioni con cui collabora (da Un Ponte per ad Archivio Disarmo, da Cgil a Fondazione Langer, da Acli a Fondazione Capitini, ecc.).
Sara' questa la nostra partecipazione attiva alla giornata di mobilitazione nazionale del 24 febbraio "Fermiamo la criminale follia della guerra" lanciata da Europe for Peace e AssisiPaceGiusta.
Tra gli ospiti del nostro Congresso ci sara' anche Olga Karatch (premio Langer 2023), testimone bielorussa della Campagna di Obiezione alla guerra a difesa dei diritti umani di chi rifiuta la mobilitazione militare e la coscrizione obbligatoria. Ci saranno anche collegamenti con obiettori di coscienza alla guerra in Ucraina e in Palestina.
Il Congresso si concludera' domenica 25 febbraio con la partecipazione collettiva all'Angelus in Piazza San Pietro, nell'ambito della campagna contro tutte le guerra e contro le armi che le rendono possibili di Papa Francesco.
I giornalisti sono invitati.
Mao Valpiana, Presidente
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Per contatti stampa:
Segreteria Congresso tel. 045 8009803
Presidente (M. Valpiana) cell. 348 2863190
Contatti su Roma (D. Taurino) cell. 328 3736667

5. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO NARGES MOHAMMADI E LA LOTTA DELLE DONNE IN IRAN. CHIEDIAMO LA LIBERAZIONE DELL'ATTIVISTA PREMIO NOBEL PER LA PACE E CHE SIANO ACCOLTE LE SUE RICHIESTE DI RISPETTO DEI DIRITTI UMANI

Sosteniamo Narges Mohammadi, Premio Nobel per la pace, detenuta in Iran per la sua lotta nonviolenta in difesa dei diritti umani e per l'abolizione della pena di morte.
Sosteniamo la lotta nonviolenta delle donne in Iran per la dignita' umana di tutti gli esseri umani.
Sia liberata Narges Mohammadi e tutte le prigioniere e tutti i prigionieri di coscienza, tutte le detenute e tutti i detenuti politici, tutte le persone innocenti perseguitate e sequestrate, in Iran come ovunque.
Cessi l'oppressione delle donne in Iran come ovunque nel mondo, siano rispettati i diritti umani di tutti gli esseri umani.
*
Chiediamo al Parlamento e al governo italiano di premere sul governo iraniano affinche' a Narges Mohammadi sia restituita la liberta' e le sue richieste di rispetto dei diritti umani siano accolte.
Chiediamo al Parlamento Europeo, al Consiglio Europeo e alla Commissione Europea di premere sul governo iraniano affinche' a Narges Mohammadi sia restituita la liberta' e le sue richieste di rispetto dei diritti umani siano accolte.
Chiediamo al Segretario Generale e all'Assemblea Generale dell'Onu di premere sul governo iraniano affinche' a Narges Mohammadi sia restituita la liberta' e le sue richieste di rispetto dei diritti umani siano accolte.
*
Chiediamo a tutte le persone di volonta' buona, a tutti i movimenti democratici, a tutte le istituzioni sollecite del bene comune e della dignita' umana, a tutti i mezzi d'informazione impegnati per la verita' e la giustizia, d'impegnarsi a sostegno di Narges Mohammadi e delle donne iraniane.
*
Donna, vita, liberta'.

6. REPETITA IUVANT. PERCHE' OCCORRE SCRIVERE ORA A BIDEN PER CHIEDERE LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER

Perche' tra meno di un anno negli Stati Uniti d'America ci saranno le elezioni presidenziali.
Ed e' abitudine dei presidenti al termine del mandato di concedere la grazia ad alcune persone detenute.
Quindi e' in questi mesi che Biden decidera' in merito.
E quindi e' adesso che occorre persuaderlo a restituire la liberta' a Leonard Peltier.
*
Di seguito le indicazioni dettagliate per scrivere alla Casa Bianca e una proposta di testo in inglese
Nel web aprire la pagina della Casa Bianca attraverso cui inviare lettere: https://www.whitehouse.gov/contact/
Compilare quindi gli item successivi:
- alla voce MESSAGE TYPE: scegliere Contact the President
- alla voce PREFIX: scegliere il titolo corrispondente alla propria identita'
- alla voce FIRST NAME: scrivere il proprio nome
- alla voce SECOND NAME: si puo' omettere la compilazione
- alla voce LAST NAME: scrivere il proprio cognome
- alla voce SUFFIX, PRONOUNS: si puo' omettere la compilazione
- alla voce E-MAIL: scrivere il proprio indirizzo e-mail
- alla voce PHONE: scrivere il proprio numero di telefono seguendo lo schema 39xxxxxxxxxx
- alla voce COUNTRY/STATE/REGION: scegliere Italy
- alla voce STREET: scrivere il proprio indirizzo nella sequenza numero civico, via/piazza
- alla voce CITY: scrivere il nome della propria citta' e il relativo codice di avviamento postale
- alla voce WHAT WOULD YOU LIKE TO SAY? [Cosa vorresti dire?]: copiare e incollare il messaggio seguente:
Mr. President,
Although I reside far from your country, I am aware of the injustice that has persisted for 48 years against Leonard Peltier, who was denied a review of his trial even after exculpatory evidence emerged for the events of June 26, 1975 on the Pine Ridge (SD) reservation where two federal agents and a Native American lost their lives.
I therefore appeal to your supreme authority to pardon this man, now elderly and ill, after nearly half a century of imprisonment.
I thank you in advance for your positive decision, with best regards.
Traduzione italiana del testo che precede:
Signor Presidente,
sebbene io risieda lontano dal Suo Paese, sono consapevole dell'ingiustizia che persiste da 48 anni nei confronti di Leonard Peltier, al quale e' stata negata la revisione del processo anche dopo che sono emerse prove a discarico per gli eventi del 26 giugno 1975 nella riserva di Pine Ridge (South Dakota) in cui persero la vita due agenti federali e un nativo americano.
Mi appello quindi alla Sua suprema autorita' affinche' conceda la grazia a questo uomo, ormai anziano e malato, dopo quasi mezzo secolo di detenzione.
La ringrazio fin d'ora per la Sua decisione positiva, con i migliori saluti.

7. DOCUMENTAZIONE. NDN COLLECTIVE: 49 YEARS OF INJUST INCARCERATION. THE FIGHT TO FREE LEONARD PELTIER CONTINUES...
[Da X (gia' Twitter) riprendiamo e diffondiamo]

Today on February 6, 2024, Leonard Peltier will begin his 49th year of incarceration.
Adding to the globally recognized injustice of his long incarceration, he remains in a maximum security federal penitentiary facility at the age of 79.
*
Even as Leonard Peltier begins his 49th year in prison, the fight for justice and systemic reform continues, both for Peltier and for the Indigenous peoples in our urban communities and on our tribal lands.

8. DOCUMENTAZIONE. PARTY FOR SOCIALISM AND LIBERATION: FREE LEONARD PELTIER!
[Da X (gia' Twitter) riprendiamo e diffondiamo]

Today, February 6, marks 49 years of the unjust imprisonment of Native leader, Leonard Peltier.
Peltier is one of the longest held prisoners in the U.S., despite worldwide calls for his freedom.

9. DOCUMENTAZIONE. KAITLYN KENNEDY: LEONARD PELTIER: CALLS FOR CLEMENCY CONTINUE AFTER 48 YEARS OF INCARCERATION
[Dal sito Tag24.com riprendiamo e diffondiamo]

Coleman, Florida - Demands for clemency and justice for Leonard Peltier resounded once again on the Global Day of Solidarity marking the Indigenous freedom fighter's dubious incarceration.
Leonard Peltier, now 79 years old, has spent 48 full years behind bars as of February 6, 2024.
A member of the Turtle Mountain Band of Chippewa, Peltier was taken into US custody after he was convicted of killing two FBI agents in a shootout on the Pine Ridge Indian Reservation in South Dakota in June 1975.
The killing of an Indigenous man, Joseph Stuntz, during the shootout was never investigated, nor have any charges ever been issued.
Tensions had erupted two years prior, when around 200 Oglala Lakota people and members of the American Indian Movement (AIM) occupied the town of Wounded Knee on the reservation.
The federal government responded by setting up roadblocks and cutting off access to electricity, food, and water in a brutal 71-day siege.
The Wounded Knee Occupation came amid generations of state-sanctioned abuse targeting Indigenous Peoples, including land theft, economic deprivation, racial discrimination, and forced cultural erasure. Today, it is widely regarded as a powerful symbol of Indigenous resistance to colonialism and white supremacy.
*
FBI accused of shady dealings in Leonard Peltier trial
Peltier, who joined AIM in 1972 to fight back against Indigenous oppression, was ultimately sentenced to two terms of life imprisonment for his alleged role in the 1975 shootout.
He is currently incarcerated in a maximum-security facility in Coleman, Florida – far from his family and his homeland.
There is no evidence to justify locking Peltier up for nearly five decades and repeatedly denying him parole, his supporters say. Records suggest the FBI coerced witnesses and excluded and falsified critical evidence in the 1977 murder trial.
Even the top prosecutor in the case, former US Attorney James Reynolds, has called for Peltier's release, as has retired FBI special agent Coleen Rowley, who last year described the bureau's continued opposition as having the appearance of an "emotion-driven 'FBI Family' vendetta."
On top of mass public demonstrations, Peltier's cause has received support from the United Nations Working Group on Arbitrary Detention as well as a bipartisan group of US lawmakers.
President Joe Biden has the authority to grant clemency to Peltier without congressional approval, but has so far ignored overwhelming demands to do so.
*
Pressure mounts for Leonard Peltier's release
Peltier's age and ailing physical health has added renewed urgency to calls for his immediate release.
Last October, Indigenous advocates traveled to the United Nations in Geneva to push for an end to US death by incarceration sentences like Peltier's.
Natali Segovia, executive director of the Water Protector Legal Collective, was among the advocates who made the trip to Switzerland. Her organization is an Indigenous-led legal nonprofit bringing together attorneys and community organizers working alongside Peltier towards his freedom.
"On this day of global solidarity with Leonard Peltier, as Indigenous Peoples and allies across Turtle Island and the world have done for 48 years, we again call for the release of the longest-serving political prisoner in the US, Indigenous elder, Leonard Peltier," Segovia told TAG24 NEWS on Tuesday.
"During these unsettling times in which we have all become collective witnesses to injustices, one need not be a legal scholar to understand that Leonard's continued imprisonment runs afoul of justice. He deserves to be home, he deserves to be free," she continued.
"We are hopeful, as he is, that the day for freedom will be soon."

10. DOCUMENTAZIONE. GIORGIO LANGELLA: SE 48 ANNI VI SEMBRANO TANTI RICORDATEVI DI LEONARD PELTIER
[Dal sito de "L'unita' dei lavoratori" riprendiamo e diffondiamo]

Sto rileggendo una nota di dieci anni fa nella quale, noi comunisti, lanciavamo un appello per la liberazione di Leonard Peltier, ingiustamente condannato negli Stati Uniti a due ergastoli. Colpevole, secondo una giustizia di parte, razzista e discriminatoria di aver ucciso due agenti FBI durante un conflitto a fuoco in una riserva indiana. Un processo pieno di prove false e testimonianze inattendibili, contraddittorie ed estorte, con una giuria composta da soli bianchi e un giudice noto per le sue idee razziste.
Il 6 febbraio del 1976, Peltier fu imprigionato e da allora, 48 anni sono passati, e' di fatto sepolto vivo in un carcere statunitense.
Della vicenda di Leonard Peltier si sa poco. Certo, ci sono prese di posizione importanti da parte di premi nobel, di artisti... persino David Sassoli, presidente del parlamento europeo, chiese la sua liberazione. Ma tutto e' come avvolto dalla nebbia dell'indifferenza, dalla sottovalutazione, dalla "negazione" che casi di questo genere possano accadere in quel paese, gli USA, che viene considerato "faro della democrazia".
Da noi, in occidente, si parla molto di Navalny, molto meno di Assange, quasi niente di Peltier. Perche'? Forse perche' Leonard Peltier e' colpevole di essere nato nella parte sbagliata del mondo in quanto e' un nativo americano e un attivista per i diritti del suo popolo, un lottatore, un ribelle, un cervello che il potere statunitense vuole spegnere.
Peltier e' uno dei tanti dimenticati, uno dei "sommersi", piu' o meno sconosciuti ai piu', come Marwar Barghouti e Mumia Abu-Jamal. Persone che non si arrendono e, proprio per questo, vengono rinchiuse nelle carceri di un occidente che si ritiene democratico e civile ma e' crudele e vendicativo.
Allora si sappia che Leonard Peltier quest'anno compira' 80 anni, che e' vivo nonostante tutto quello che ha subito, che continua a pensare e a lottare. Si sappia che, in questi 48 anni di prigionia, gli e' stato negato qualsiasi processo di appello anche se nuove prove e testimonianze lo scagionassero, che nessun presidente statunitense gli ha concesso la grazia anche con la motivazione che non poteva riceverla in quanto mai si era dichiarato colpevole. E si sappia soprattutto come il potere non sia riuscito a fiaccare la sua voglia di giustizia per se stesso e il suo popolo. Ne' a cancellare la sua umanita'.
Se i giornali non ne parlano facciamolo noi e chiediamo a gran voce, gridando tutta la rabbia che dobbiamo avere: Leonard Peltier e' innocente e deve essere un uomo Libero. Non lasciamolo solo.

11. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

12. REPETITA IUVANT. A COSTO DI SEMBRARE IL SOLITO GRILLO PARLANTE... (NOVEMBRE 2023)

Ci sono alcune cose che vanno pur dette, e allora diciamole.
*
Ogni manifestazione a favore dell'esistenza dello stato di Israele che non s'impegni anche per la nascita dello stato di Palestina rischia di essere inutile.
Ogni manifestazione a sostegno del popolo palestinese che non s'impegni anche a sostegno del popolo ebraico rischia di essere inutile.
Ogni manifestazione che condanni le stragi commesse da un'organizzazione terrorista e non quelle commesse da uno stato e' peggio che inutile.
Ogni manifestazione che condanni le stragi commesse da uno stato e non quelle commesse da un'organizzazione terrorista e' peggio che inutile.
*
Sia il popolo palestinese che il popolo ebraico sono realmente minacciati di genocidio.
E' compito dell'umanita' intera impedire questi genocidi, tutti i genocidi.
Per impedire il genocidio del popolo ebraico e' indispensabile l'esistenza dello stato di Israele.
Per immpedire il genocidio del popolo palestinese e' indispensabile l'esistenza dello stato di Palestina.
*
Allo stato di Israele chiediamo:
1. di cessare la guerra a Gaza e il sostegno alle violenze dei coloni in Cisgiordania.
2. di cessare di occupare i territori palestinesi e di riconoscere l'esistenza dello stato di Palestina nei territori della Cisgiordania e di Gaza devolvendo immediatamente tutte le funzioni giurisdizionali ed amministrative e le risorse relative all'Autorita' Nazionale Palestinese - intesa come governo provvisorio dello stato di Palestina fino alle elezioni democratiche -.
3. di sgomberare immediatamente le illegali colonie nei territori occupati, restituendo quelle aree al popolo palestinese.
4. di concordare con l'Autorita' Nazionale Palestinese l'avvio di tutti i negoziati necessari per risolvere le molte questioni da affrontare come due stati sovrani in condizioni di parita'.
5. di essere una piena democrazia abrogando ogni misura legislativa ed amministrativa di discriminazione razzista.
*
All'Autorita' Nazionale Palestinese chiediamo:
1. di assumere immediatamente il governo della Striscia di Gaza.
2. di adoperarsi ivi per l'immediata liberazione di tutte le persone rapite da Hamas.
3. di organizzare lo stato di Palestina indipendente e democratico.
4. di concordare con lo stato di Israele l'avvio di tutti i negoziati necessari per risolvere le molte questioni da affrontare come due stati sovrani in condizioni di parita'.
5. di adoperarsi affinche' nessuno stato arabo o musulmano possa piu' proseguire in una politica antisraeliana ed antiebraica prendendo abusivamente a pretesto la causa palestinese.
*
All'Onu chiediamo:
1. un piano straordinario di aiuti per la Palestina.
2. una deliberazione dell'Assemblea Generale che riconoscendo i due stati di Israele e di Palestina vincoli tutti gli stati membri delle Nazioni Unite a cessare ogni politica di negazione dello stato di Israele, ogni politica di persecuzione antiebraica.
*
Agli stati ed agli organismi politici sovranazionali d'Europa (l'Europa che e' il continente in cui si sono realizzati la bimillenaria persecuzione antiebraica e l'orrore assoluto della Shoah; l'Europa che e' il continente i cui principali stati hanno oppresso i popoli del resto del mondo con il razzismo, il colonialismo, l'imperialismo fin genocida) chiediamo:
1. di risarcire adeguatamente sia lo stato di Israele che lo stato di Palestina per le sofferenze inflitte ai loro popoli sia direttamente che indirettamente.
2. di contrastare il fascismo e il razzismo, l'antisemitismo e l'islamofobia, tutte le ideologie di odio e le organizzazioni che le praticano e le diffondono, e tutti i crimini conseguenti.
*
Fermare la guerra.
Fermare le stragi.
Restituire la liberta' a tutte le persone che ne sono state private.
Riconoscere e proteggere tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Salvare le vite e' il primo dovere.

13. REPETITA IUVANT. COSA POSSIAMO (E DOBBIAMO) REALMENTE FARE CONTRO LA GUERRA IN CORSO IN EUROPA? (APRILE 2023)

Certo, continuare a soccorrere, accogliere, assistere tutte le vittime.
Certo, continuare a recare aiuti umanitari a tutte le vittime.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia di chi la guerra ha scatenato.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia dei governi che, invece di adoperarsi per far cessare la guerra e le stragi di cui essa consiste, alimentano l'una e quindi le altre.
Certo, continuare a denunciare il pericolo estremo e immediato che la guerra divenga mondiale e nucleare e distrugga l'intera umana famiglia riducendo a un deserto l'intero mondo vivente.
Certo, continuare a denunciare che la guerra sempre e solo uccide gli esseri umani,  sempre e solo uccide gli esseri umani,  sempre e solo uccide gli esseri umani.
Certo, continuare ad esortare chi nella guerra e' attivamente coinvolto a cessare di uccidere, a deporre le armi, a disertare gli eserciti, a obiettare a comandi scellerati, a rifiutarsi di diventare un assassino.
Certo, continuare a ricordare che salvare le vite e' il primo dovere di tutti gli esseri umani e di tutti gli umani istituti.
*
Tutto cio' e' buono e giusto, ma non basta.
Occorre fare anche altre cose che solo noi qui in Europa occidentale possiamo e dobbiamo fare.
E le cose che possiamo e dobbiamo fare sono queste:
1. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale contrastare anche qui la macchina bellica, l'industria armiera, i mercanti di morte, la follia militarista, i governanti stragisti: paralizzare i poteri assassini occorre.
2. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di mettere il veto ad ogni iniziativa della Nato, l'organizzazione terrorista e stragista di cui i nostri paesi tragicamente fanno parte: paralizzare immediatamente i criminali della Nato occorre, e successivamente procedere allo scioglimento della scellerata organizzazione.
3. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di cessare di armare ed alimentare la guerra e sostenere invece l'impegno per l'immediato cessate il fuoco ed immediate trattative di pace.
4. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di restituire all'Onu la funzione e il potere di abolire il flagello della guerra.
5. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei la pace, il disarmo, la smilitarizzazione.
6. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica della sicurezza comune dell'umanita' intera fondata sulla Difesa popolare nonviolenta, sui Corpi civili di pace, sulle concrete pratiche che inverino l'affermazione del diritto alla vita, alla dignita' e alla solidarieta' di tutti i popoli e di tutte le persone.
7. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica comune di attiva difesa dell'intero mondo vivente prima che la catastrofe ambientale in corso sia irreversibile.
*
E' questa la nostra opinione fin dall'inizio della tragedia in corso.
Ci sembra che senza queste azioni nonviolente la guerra, le stragi e le devastazioni non saranno fermate.
Troppi esseri umani sono gia' stati uccisi per la criminale follia dei governanti.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi per la salvezza comune dell'umanita' intera.
Sia massima universalmente condivisa la regola aurea che afferma: agisci nei confronti delle altre persone cosi' come vorresti che le altre persone agissero verso di te.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

14. REPETITA IUVANT. EVE ENSLER: L'UFFICIO DELLA SCHIAVITU' SESSUALE
[Nuovamente riproponiamo.
Eve Ensler, drammaturga, poetessa, sceneggiatrice e regista, docente universitaria, attivista per i diritti delle donne, fondatrice e direttrice artistica di "V-Day", movimento globale che combatte la violenza alle donne e alle bambine, vive a New York. Tra le opere di Eve Ensler: I monologhi della vagina, Marco Tropea Editore, Milano 2000; Il corpo giusto, Marco Tropea Editore, Milano 2005; Io sono emozione, Piemme, Casale Monferrato 2012; Nel corpo del mondo, Il Saggiatore, Milano 2015. Come e' noto I monologhi della vagina ha ricevuto nel 1997 il prestigioso Obie Award, ed e' stato portato in scena con grande successo a Broadway (con star come Susan Sarandon, Glenn Close, Melanie Griffith e Winona Ryder), a Londra (con Kate Winslet e Cate Blanchett) e in diverse altre citta' del mondo. "V-Day", il movimento internazionale contro la violenza su donne e bambine, di cui Eve Ensler e' fondatrice, dal 1999 ha finanziato piu' di 10.000 rifugi e programmi antiviolenza (per informazioni: www.vday.org). Su sua iniziativa il 14 febbraio 2013 in tutto il mondo si e' svolta la manifestazione "One Billion Rising" contro la violenza sulle donne (per informazioni: http://onebillionrising.org) che da allora si ripete ogni anno. Cfr. anche il sito di Eve Ensler: www.eveensler.org]

A Yanar e alle mie sorelle in Iraq e in Siria

Penso al listino del mercato delle schiave sessuali dell'ISIS in cui donne e bambine sono prezzate come il bestiame. L'ISIS ha dovuto calmierare i prezzi per timore di un calo del mercato: 40 dollari per le donne tra i 40 e i 50 anni, 69 dollari per le trenta-quarantenni, 86 per le venti-trentenni fino a 172 per le bimbe da 1 a 9 anni. Le ultracinquantenni non compaiono neppure in lista, considerate prive di valore di mercato. Vengono gettate via come i cartoni di latte scaduti.
Ma non ci si limita ad abbandonarle in qualche fetida discarica.
Prima probabilmente vengono torturate, decapitate, stuprate, poi gettate su un cumulo di cadaveri in putrefazione.
Penso al corpicino in vendita di una bambina di un anno, a un soldato trentenne corpulento, affamato di guerra e di sesso che la compra, la incarta e se la porta a casa, come un televisore nuovo.
Cosa provera' o pensera' scartando quella carne bambina e stuprandola con un pene delle dimensioni del suo corpicino?
Penso che nel 2015 sono qui a leggere un manuale online sul modo corretto di praticare la schiavitu' sessuale, con tanto di istruzioni e regole puntigliose su come trattare la propria schiava, pubblicato da un'istituzione molto ben organizzata (l'Ufficio della schiavitu' sessuale) di un governo canaglia, incaricata senza alcun imbarazzo di regolamentare gli stupri, le percosse, l'acquisto e la riduzione in schiavitu' delle donne.
Cito qualche esempio tratto dal manuale: "E' permesso percuotere la schiava come forma di percosse disciplinari, ma è vietato ricorrere alle percosse massacranti, percosse allo scopo di ottenere gratificazione, oppure percosse come tortura. Inoltre e' proibito colpire al volto".
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Mi chiedo come facciano i burocrati dell'ISIS a distinguere i pugni, i calci e lo strangolamento inflitti a scopi disciplinari dagli atti mirati alla gratificazione sessuale.
Ogniqualvolta una schiava verra' picchiata interverra' una squadra a verificare se c'e' erezione? E come faranno a stabilire cosa esattamente l'ha provocata? Certi uomini si eccitano soltanto nel momento in cui affermano il proprio potere. E se verra' stabilito che il soldato picchia, strangola e prende a calci la sua schiava per puro piacere, in che modo sara' punito? Lo costringeranno a restituire la schiava perdendo il deposito, a pagare una multa salata, o semplicemente dovra' pregare di piu'?
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Penso alla facilita' con cui si considera l'ISIS una mostruosa aberrazione quando in realta' e' l'esito di una lunga serie ininterrotta di crimini e disordini.
Le atrocita' sessuali inflitte dall'ISIS si differenziano solo nella forma e nella prassi da quelle perpetrate da molti altri signori della guerra in altri conflitti. Sconvolgente e nuovo e' lo sfoggio sfrontato e impudente che si fa di questi crimini pubblicizzati su internet, lo sdoganamento commerciale di queste atrocita', le app in cui il sesso e' usato come mezzo di reclutamento. Le azioni e la rapida proliferazione dell'ISIS non nascono dal nulla, sono frutto di un'escalation legittimata da secoli di impunita' della violenza sessuale dilagante.
Mi vengono in mente le Comfort women, le prime schiave sessuali dell'era moderna, giovani donne asiatiche rapite nel fiore degli anni dall'esercito imperiale giapponese durante la seconda guerra mondiale e detenute nelle "stazioni di conforto", per soddisfare le esigenze sessuali dei sodati al servizio del loro paese.
Le donne subivano anche 70 stupri al giorno.
Quando, esauste, non riuscivano piu' a muoversi, venivano incatenate al letto e stuprate ancora come sacchi molli.
A queste donne la vergogna ha tappato la bocca per quarantacinque anni e per altri venticinque hanno marciato e atteso, vigili, sotto la pioggia, chiedendo giustizia.
Sono rimaste in poche ormai e non piu' tardi di un mese fa il primo ministro giapponese Shinzo Abe ha perso l'ennesima occasione di fare ammenda.
Penso all'inerzia, al silenzio, alla paralisi che ha bloccato e impedito le indagini e l'incriminazione nei casi di abuso sessuale ai danni delle donne musulmane, croate e serbe stuprate nei campi dell'ex Yugoslavia, delle donne e delle bambine afroamericane stuprate nelle piantagioni del Sud, delle donne e delle bambine ebree stuprate nei campi di concentramento tedeschi, delle donne e delle bambine native americane stuprate nelle riserve degli Stati Uniti.
Ascolto le urla delle anime in pena delle donne e delle bambine violate in Bangladesh, Sri Lanka, Haiti, Guatemala, Filippine, Sudan, Cecenia, Nigeria, Colombia, Nepal e la lista si allunga.
*
Penso agli ultimi otto anni che ho trascorso nella Repubblica Democratica del Congo dove un'analoga conflagrazione di capitalismo rapace, secoli di colonialismo, guerra e violenza senza fine ha lasciato migliaia di donne e bambine prive di organi, salute mentale, famiglia o futuro. E penso che lo stupro ormai sia un'azione reiterata.
Penso che scrivo queste cose da vent'anni. Ho provato a farlo con i numeri e con distacco, con passione e suppliche, con disperazione esistenziale e anche adesso, scrivendo, mi chiedo se abbiamo creato un linguaggio adatto a questo secolo che sia piu' potente del pianto.
Penso che le istituzioni patriarcali non hanno saputo intervenire in maniera efficace e che le strutture come L'Onu amplificano il problema nel momento in cui le forze di pacekeeping che dovrebbero proteggere le donne e le bambine si macchiano a loro volta di stupri.
Penso all'operazione Shock and Awe (colpisci e terrorizza) e a come ha contribuito a scatenare questa, che potremmo definire Stupra e decapita. Quando noi cittadini, a milioni, in tutto il mondo, manifestavamo contro la guerra inutile e immorale in Iraq restando inascoltati, eravamo perfettamente consapevoli del dolore, dell'umiliazione e dell'oscurita' che avrebbero generato quei letali 3000 missili Tomahawk americani.
Penso al fondamentalismo religioso, a Dio padre, a quante donne sono state stuprate in suo nome, a quante massacrate e assassinate. Penso al concetto di stupro come preghiera e alla teologia dello stupro, alla religione dello stupro.
Penso che e' una delle maggiori religioni mondiali, in crescita con centinaia di conversioni al giorno, dato che un miliardo di donne nella sua vita subira' percosse o uno stupro (dati Onu).
Penso alla velocita' folle a cui si moltiplicano nuovi e grotteschi metodi per mercificare e profanare i corpi delle donne in un sistema in cui cio' che piu' e' vivo, sia esso la terra o le donne, deve essere ridotto a oggetto e annichilito per aumentare i consumi, la crescita e l'amnesia.
Penso alle migliaia di giovani occidentali, uomini e donne, tra i 15 e i 20 anni, che si sono arruolati nell'ISIS.
In cerca di cosa, in fuga da cosa? Poverta', alienazione, islamofobia, desiderio di avere un senso e un obiettivo?
Penso a quello che mi ha detto mia sorella, attivista, in una conversazione su Skype da Baghdad questa settimana: "L'Isis e' un virus e l'unica cosa da fare con i virus e' sterminarli". Mi chiedo come si stermina una mentalita', come si bombarda un paradigma, come si fanno saltare la misoginia, il capitalismo, l'imperialismo e il fondamentalismo religioso.
Penso, o forse non riesco a pensare, prigioniera come sono della confusione mentale imperante in questo secolo. Sono consapevole da un lato che l'unico modo per andare avanti e' riscrivere da zero la storia attuale, procedere a un esame collettivo approfondito e ponderato delle cause che stanno alla base delle varie violenze in tutte le loro componenti economiche, psicologiche, razziali, patriarcali, che richiedono tempo e contemporaneamente so che, in questo preciso istante, tremila donne yazide subiscono percosse, stupri e torture.
Penso alle donne, alle migliaia di donne che in tutto il mondo hanno operato senza pausa per anni e anni, esaurendo ogni fibra del loro essere per denunciare lo stupro, per porre fine a questa patologia di violenza e odio nei nostri confronti , e la razionalita', la pazienza, l'empatia, la mole della ricerca, le cifre che mostriamo, le sopravvissute che curiamo, le storie che ascoltiamo, le figlie che seppelliamo, il cancro di cui ci ammaliamo non contano, la guerra contro di noi infuria ogni giorno piu' metodica, piu' sfacciata, brutale, psicotica.
Penso che L'ISIS come l'aumento del livello dei mari, lo scioglimento dei ghiacciai, le temperature assassine sia forse il segnale che per le donne si approssima lo scontro finale.
*
E' giunta l'ora in cui secoli eterni di rabbia femminile si fondano in un'impetuosa forza vulcanica, scatenando la furia globale della vagina delle divinita' femminili Kali, Oya, Pele, Mama Wati, Hera, Durga, Inanna e Ixchel, lasciando che sia la nostra ira a guidarci.
Penso alla cantante folk Yazida Xate Zhangali che dopo aver visto le teste delle sue sorelle penzolare dai pali nella piazza del suo villaggio ha chiesto al governo curdo di armare e addestrare le donne e alle Sun Girls, la milizia femminile da lei creata, che combatte l'ISIS sulle montagne del Sinjar.
E in questo momento, dopo anni di attivismo contro la violenza, sogno che migliaia di casse di ak47 cadano dal cielo sui villaggi, i centri, le fattorie e le terre delle donne, questi guerrieri con il seno che insorgono combattendo per la vita.
Sono arrivata cosi' a pensare all'amore, a come il fallimento di questo secolo sia un fallimento dell'amore.
Cosa siamo chiamati a fare, di che cosa siamo fatti tutti noi che siamo in vita su questo pianeta oggi.
*
Che tipo di amore serve, quanto deve essere profondo, intenso e bruciante.
Non un amore ingenuo sentimentale neoliberale, ma un amore ossessivamente altruista.
Un amore che sconfigga i sistemi basati sullo sfruttamento di molti a vantaggio di pochi.
Un amore che trasformi il nostro disgusto passivo di fronte ai crimini contro le donne e l'umanita' in una resistenza collettiva inarrestabile.
Un amore che veneri il mistero e dissolva la gerarchia.
Un amore che trovi valore nella connessione e non nella competizione tra noi.
Un amore che ci faccia aprire le braccia ai profughi in fuga invece di costruire muri per tenerli fuori, bersagliarli con i lacrimogeni o rimuovere i loro colpi enfiati dalle nostre spiagge.
Un amore che bruci di fiamma viva tanto da pervadere il nostro torpore, squagliare i nostri muri, accendere la nostra immaginazione e motivarci a uscire infine, liberi, da questa storia di morte. Un amore che ci dia la scossa, spingendoci a dare la nostra vita per la vita, se necessario.
Chi saranno i coraggiosi, furibondi, visionari autori del nostro manuale di amore rivoluzionario?
Eve Ensler
Parigi, settembre 2015

15. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Riletture
- Jean Racine, Britannicus, Larousse, Paris 1933,1951, pp. 96.
- Jean Racine, Iphigenie, Larousse, Paris 1933, 1954, pp. 88.
- Jean Racine, Phedre, Larousse, Paris 1933, 1958, pp. 90.

16. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

17. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5105 del 9 febbraio 2024
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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