[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 380



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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 380 del 15 gennaio 2024

In questo numero:
1. Micol Maccario: Iran, il 2023 della rivolta delle donne. Almeno 18 sono state giustiziate da inizio anno
2. Fermare la guerra, fermare le stragi, salvare le vite: riconoscere l'umanita' di tutti gli esseri umani, riconoscere il diritto alla vita di tutti gli esseri viventi e dell'intero mondo vivente
3. Sosteniamo Narges Mohammadi e la lotta delle donne in Iran. Chiediamo la liberazione dell'attivista Premio Nobel per la Pace e che siano accolte le sue richieste di rispetto dei diritti umani
4. Perche' occorre scrivere ora a Biden per chiedere la liberazione di Leonard Peltier
5. Alcuni riferimenti utili
6. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
7. Solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani
8. Ripetiamo ancora una volta...
9. A costo di sembrare il solito grillo parlante... (novembre 2023)
10. Cosa possiamo (e dobbiamo) realmente fare contro la guerra in corso in Europa? (aprile 2023)
11. Wanda Tommasi: Un'impresa femminile di filosofia pratica e counseling filosofico, recensione del libro sui primi 15 anni della scuola di counseling filosofico Metis
12. Monica Lanfranco: Donne e destra, un testo femminista anni '80 per capire il consenso al familismo

1. L'ORA. MICOL MACCARIO: IRAN, IL 2023 DELLA RIVOLTA DELLE DONNE. ALMENO 18 SONO STATE GIUSTIZIATE DA INIZIO ANNO
[Dal quotidiano "Domani" del 31 dicembre 2023 riprendiamo e diffondiamo]

"Nessuno puo' prevedere come inizia una rivoluzione. Ne' puo' sapere quando un'ingiustizia fara' in modo che la furia di un popolo superi la sua paura". Cosi' scriveva a fine settembre 2022 la giornalista americana-iraniana Roya Hakakian sull'Atlantic.
Erano i giorni dell'inizio delle proteste dopo l'uccisione di Mahsa Jina Amini, la ventiduenne curda morta il 16 settembre all'ospedale Kasra di Teheran. L'episodio era stato definito dalla guida suprema dell'Iran, Ali Khamenei, "un terribile incidente, un evento doloroso".
In realta' Mahsa Amini era stata caricata su una camionetta e portata in un centro di riabilitazione, dove le chadori' (termine che in questo caso indica le filogovernative con lo chador nero integrale) insegnano alle bad-hejabi (le mal velate) come indossare il velo.
Dopo essere stata picchiata e' entrata in coma ed e' morta. Nel giro di qualche giorno ottanta citta' e quasi tutte le province iraniane sono state coinvolte nelle manifestazioni, che si sono allargate ovunque: le strade e le piazze di tutto il mondo si sono riempite al grido di "donna, vita, liberta'".
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I motivi delle manifestazioni
Subito dopo il 16 settembre le proteste hanno chiesto giustizia per la morte della ventiduenne curda. Con il tempo hanno assunto sempre piu' un carattere intersezionale. Non rivendicando solo maggiori liberta' personali e diritti civili, ma anche economici e sociali per tutti.
I manifestanti hanno dato voce a un dissenso piu' ampio rivolto contro Khamenei e, piu' in generale, contro la Repubblica islamica. Come scrive la giornalista Farian Sabahi in Noi donne di Teheran (2022), "contestano la mala gestione della cosa pubblica ed esprimono preoccupazione per la disoccupazione e l'inflazione. In prima linea ci sono i giovani, anche adolescenti: non vedono prospettive, sanno che i loro sogni verranno spenti da un regime autoritario".
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Cosa e' successo quest'anno
"Le proteste in Iran continuano ancora oggi. Pero' la forma delle manifestazioni di massa nelle strade si e' trasformata - dice l'attivista iraniana Rayhane Tabrizi - diventando disobbedienza sociale attuata principalmente dalle donne. Continuano a distribuire volantini, scrivere sui muri slogan, urlare dalle finestre la sera, svuotare i conti correnti per creare una debolezza economica nella struttura del regime. Il popolo iraniano non si e' fermato, adesso agisce in profondita', anche creando contatti con politici e giornalisti".
Le donne cercano, nonostante tutti i rischi, di sfidare il regime, anche rimanendo in pubblico senza il velo e indossando la gonna. "Questa disobbedienza e' un atto fortemente politico. Il regime in risposta ha introdotto multe pesanti, frustate e incarcerazioni da cinque a dieci anni".
Nel 2023 e' successo cio' che era gia' accaduto nel 2022. Questa volta il nome e' quello della sedicenne Armita Geravand. Dopo essere stata ferita da un'addetta al controllo delle leggi sul velo in un vagone della metropolitana di Teheran, aveva perso conoscenza ed era entrata in coma.
E' stata sepolta nella capitale il 29 ottobre sotto la sorveglianza delle autorita'. Secondo quanto riporta Radio free Europe, il giorno del funerale circa quindici persone sono state picchiate e arrestate, tra queste c'era anche Nasrin Sotoudeh, avvocata e attivista per i diritti umani, vincitrice del premio Sacharov nel 2012.
Armita e' solo uno dei tanti nomi di giovani, uomini e donne, uccisi perche' non hanno rispettato le regole della morale e le imposizioni del regime. Un anno dopo l'inizio delle proteste il bilancio e' di 23.497 persone arrestate, 639 uccise, di cui 79 minori (dati della Foundation for defense of democracies aggiornati al 17 dicembre).
Inoltre, si contano sette vittime giustiziate in relazione alle proteste secondo la commissione d'inchiesta internazionale indipendente nominata dalle Nazioni Unite. La pena di morte e' utilizzata come strumento di repressione e paura, alcune delle vittime sono state uccise come punizione anche per reati minori, come il danneggiamento di beni pubblici.
A questi numeri si aggiungono maltrattamenti, torture, stupri delle detenute e intimidazioni nei confronti delle famiglie che chiedono verita' e giustizia. La portata delle violenze sessuali e' difficile da stimare perche' molte vittime non si rivolgono alle autorita' per denunciare. Nonostante cio', Amnesty International ha documentato almeno 45 casi in piu' della meta' delle province iraniane.
Nei mesi scorsi, inoltre, centinaia di scuole in tutto il paese hanno riportato piu' di un migliaio di casi di avvelenamento probabilmente da gas tossico diffusi soprattutto tra le ragazze, causando il ricovero di alcune di loro in ospedale con sintomi respiratori e neurologici. L'obiettivo al momento rimane ignoto, ma l'ipotesi e' quella di intimidazione nei confronti delle studentesse, protagoniste delle proteste contro il regime.
Nei mesi anche l'attacco ai diritti umani e civili di donne e uomini e' continuato. Secondo Iran human rights, diciotto donne sono state giustiziate nel 2023. L'ultima e' stata Samira Sabzian, il 20 dicembre, una donna costretta a sposarsi all'eta' di 15 anni e vittima di violenze domestiche accusata di aver avvelenato il marito.
Tra il 2010 e il 2021 sono state condannate a morte almeno 164 donne, nel 66 per cento dei casi la motivazione era quella di aver ucciso il marito o il partner. Un dato che contribuisce a rendere la Repubblica iraniana il paese con il piu' alto numero di esecuzioni pro capite a livello mondiale.
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I riconoscimenti
Che la situazione in Iran sia stata centrale a livello globale quest'anno l'hanno dimostrato due tra i piu' importanti riconoscimenti mondiali: il premio Nobel per la pace e il premio Sacharov per la liberta' di pensiero.
Il 131esimo Nobel per la pace e' stato conferito all'attivista iraniana Narges Mohammadi "per la sua lotta contro l'oppressione delle donne in Iran e la sua battaglia per promuovere i diritti umani e la liberta' per tutti". Mohammadi e' stata arrestata dodici volte, la prima nel 1998. Il premio e' stato ritirato dai suoi due figli che vivono in esilio in Francia perche' l'attivista e' attualmente detenuta nel carcere di Evin.
Il premio Sacharov, invece, e' stato assegnato a Mahsa Jina Amini e al movimento Donna, vita, liberta'. Alla cerimonia pero' non hanno potuto partecipare i membri della famiglia Amini perche' l'8 dicembre sono stati fermati all'aeroporto di Teheran dalle autorita' iraniane e i loro passaporti sono stati confiscati.
Con il passare dei mesi la cronaca relativa a cio' che succede in Iran e' passata sempre piu' in secondo piano, nonostante nel paese le proteste e le violazioni dei diritti umani non siano finite.
"Purtroppo, l'Iran sta vivendo quello che succede sempre quando ci sono delle guerre - dice Tabrizi - tutto rientra all'interno di una fase quotidiana, ci si abitua e se ne parla sempre meno. Era successo gia' con l'Afghanistan. Ormai sembra normale che una donna afghana rimanga chiusa in casa. Noi cerchiamo in tutti i modi di tenere l'attenzione elevata, non vogliamo essere ignorati e dimenticati".

2. L'ORA. FERMARE LA GUERRA, FERMARE LE STRAGI, SALVARE LE VITE: RICONOSCERE L'UMANITA' DI TUTTI GLI ESSERI UMANI, RICONOSCERE IL DIRITTO ALLA VITA DI TUTTI GLI ESSERI VIVENTI E DELL'INTERO MONDO VIVENTE

Solo la nonviolenza puo' sconfiggere la violenza.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

3. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO NARGES MOHAMMADI E LA LOTTA DELLE DONNE IN IRAN. CHIEDIAMO LA LIBERAZIONE DELL'ATTIVISTA PREMIO NOBEL PER LA PACE E CHE SIANO ACCOLTE LE SUE RICHIESTE DI RISPETTO DEI DIRITTI UMANI

Sosteniamo Narges Mohammadi, Premio Nobel per la pace, detenuta in Iran per la sua lotta nonviolenta in difesa dei diritti umani e per l'abolizione della pena di morte.
Sosteniamo la lotta nonviolenta delle donne in Iran per la dignita' umana di tutti gli esseri umani.
Sia liberata Narges Mohammadi e tutte le prigioniere e tutti i prigionieri di coscienza, tutte le detenute e tutti i detenuti politici, tutte le persone innocenti perseguitate e sequestrate, in Iran come ovunque.
Cessi l'oppressione delle donne in Iran come ovunque nel mondo, siano rispettati i diritti umani di tutti gli esseri umani.
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Chiediamo al Parlamento e al governo italiano di premere sul governo iraniano affinche' a Narges Mohammadi sia restituita la liberta' e le sue richieste di rispetto dei diritti umani siano accolte.
Chiediamo al Parlamento Europeo, al Consiglio Europeo e alla Commissione Europea di premere sul governo iraniano affinche' a Narges Mohammadi sia restituita la liberta' e le sue richieste di rispetto dei diritti umani siano accolte.
Chiediamo al Segretario Generale e all'Assemblea Generale dell'Onu di premere sul governo iraniano affinche' a Narges Mohammadi sia restituita la liberta' e le sue richieste di rispetto dei diritti umani siano accolte.
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Chiediamo a tutte le persone di volonta' buona, a tutti i movimenti democratici, a tutte le istituzioni sollecite del bene comune e della dignita' umana, a tutti i mezzi d'informazione impegnati per la verita' e la giustizia, d'impegnarsi a sostegno di Narges Mohammadi e delle donne iraniane.
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Donna, vita, liberta'.

4. REPETITA IUVANT. PERCHE' OCCORRE SCRIVERE ORA A BIDEN PER CHIEDERE LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER

Perche' tra un anno negli Stati Uniti d'America ci saranno le elezioni presidenziali.
Ed e' abitudine dei presidenti al termine del mandato di concedere la grazia ad alcune persone detenute.
Quindi e' in questi mesi che Biden decidera' in merito.
E quindi e' adesso che occorre persuaderlo a restituire la liberta' a Leonard Peltier.
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Di seguito le indicazioni dettagliate per scrivere alla Casa Bianca e una proposta di testo in inglese
Nel web aprire la pagina della Casa Bianca attraverso cui inviare lettere: https://www.whitehouse.gov/contact/
Compilare quindi gli item successivi:
- alla voce MESSAGE TYPE: scegliere Contact the President
- alla voce PREFIX: scegliere il titolo corrispondente alla propria identita'
- alla voce FIRST NAME: scrivere il proprio nome
- alla voce SECOND NAME: si puo' omettere la compilazione
- alla voce LAST NAME: scrivere il proprio cognome
- alla voce SUFFIX, PRONOUNS: si puo' omettere la compilazione
- alla voce E-MAIL: scrivere il proprio indirizzo e-mail
- alla voce PHONE: scrivere il proprio numero di telefono seguendo lo schema 39xxxxxxxxxx
- alla voce COUNTRY/STATE/REGION: scegliere Italy
- alla voce STREET: scrivere il proprio indirizzo nella sequenza numero civico, via/piazza
- alla voce CITY: scrivere il nome della propria citta' e il relativo codice di avviamento postale
- alla voce WHAT WOULD YOU LIKE TO SAY? [Cosa vorresti dire?]: copiare e incollare il messaggio seguente:
Mr. President,
Although I reside far from your country, I am aware of the injustice that has persisted for 47 years against Leonard Peltier, who was denied a review of his trial even after exculpatory evidence emerged for the events of June 26, 1975 on the Pine Ridge (SD) reservation where two federal agents and a Native American lost their lives.
I therefore appeal to your supreme authority to pardon this man, now elderly and ill, after nearly half a century of imprisonment.
I thank you in advance for your positive decision, with best regards.
Traduzione italiana del testo che precede:
Signor Presidente,
sebbene io risieda lontano dal Suo Paese, sono consapevole dell'ingiustizia che persiste da 47 anni nei confronti di Leonard Peltier, al quale e' stata negata la revisione del processo anche dopo che sono emerse prove a discarico per gli eventi del 26 giugno 1975 nella riserva di Pine Ridge (South Dakota) in cui persero la vita due agenti federali e un nativo americano.
Mi appello quindi alla Sua suprema autorita' affinche' conceda la grazia a questo uomo, ormai anziano e malato, dopo quasi mezzo secolo di detenzione.
La ringrazio fin d'ora per la Sua decisione positiva, con i migliori saluti.

5. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI

Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com

6. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE

Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it

7. REPETITA IUVANT. SOLIDALI CON LE DONNE IRANIANE NELLA LOTTA NONVIOLENTA PER I DIRITTI UMANI DI TUTTI GLI ESSERI UMANI

Siamo solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessi la repressione del movimento democratico e nonviolento delle donne - e degli uomini postisi alla loro sequela - che si riconosce nel motto "Donna, vita, liberta'", che siano liberate e liberati tutte le prigioniere e tutti i prigionieri politici, che cessi la violenza maschilista di stato, e che siano riconosciuti, rispettati e difesi tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Nessuna autorita' e' legittima se non rispetta la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

8. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

9. REPETITA IUVANT. A COSTO DI SEMBRARE IL SOLITO GRILLO PARLANTE... (NOVEMBRE 2023)

Ci sono alcune cose che vanno pur dette, e allora diciamole.
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Ogni manifestazione a favore dell'esistenza dello stato di Israele che non s'impegni anche per la nascita dello stato di Palestina rischia di essere inutile.
Ogni manifestazione a sostegno del popolo palestinese che non s'impegni anche a sostegno del popolo ebraico rischia di essere inutile.
Ogni manifestazione che condanni le stragi commesse da un'organizzazione terrorista e non quelle commesse da uno stato e' peggio che inutile.
Ogni manifestazione che condanni le stragi commesse da uno stato e non quelle commesse da un'organizzazione terrorista e' peggio che inutile.
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Sia il popolo palestinese che il popolo ebraico sono realmente minacciati di genocidio.
E' compito dell'umanita' intera impedire questi genocidi, tutti i genocidi.
Per impedire il genocidio del popolo ebraico e' indispensabile l'esistenza dello stato di Israele.
Per immpedire il genocidio del popolo palestinese e' indispensabile l'esistenza dello stato di Palestina.
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Allo stato di Israele chiediamo:
1. di cessare la guerra a Gaza e il sostegno alle violenze dei coloni in Cisgiordania.
2. di cessare di occupare i territori palestinesi e di riconoscere l'esistenza dello stato di Palestina nei territori della Cisgiordania e di Gaza devolvendo immediatamente tutte le funzioni giurisdizionali ed amministrative e le risorse relative all'Autorita' Nazionale Palestinese - intesa come governo provvisorio dello stato di Palestina fino alle elezioni democratiche -.
3. di sgomberare immediatamente le illegali colonie nei territori occupati, restituendo quelle aree al popolo palestinese.
4. di concordare con l'Autorita' Nazionale Palestinese l'avvio di tutti i negoziati necessari per risolvere le molte questioni da affrontare come due stati sovrani in condizioni di parita'.
5. di essere una piena democrazia abrogando ogni misura legislativa ed amministrativa di discriminazione razzista.
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All'Autorita' Nazionale Palestinese chiediamo:
1. di assumere immediatamente il governo della Striscia di Gaza.
2. di adoperarsi ivi per l'immediata liberazione di tutte le persone rapite da Hamas.
3. di organizzare lo stato di Palestina indipendente e democratico.
4. di concordare con lo stato di Israele l'avvio di tutti i negoziati necessari per risolvere le molte questioni da affrontare come due stati sovrani in condizioni di parita'.
5. di adoperarsi affinche' nessuno stato arabo o musulmano possa piu' proseguire in una politica antisraeliana ed antiebraica prendendo abusivamente a pretesto la causa palestinese.
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All'Onu chiediamo:
1. un piano straordinario di aiuti per la Palestina.
2. una deliberazione dell'Assemblea Generale che riconoscendo i due stati di Israele e di Palestina vincoli tutti gli stati membri delle Nazioni Unite a cessare ogni politica di negazione dello stato di Israele, ogni politica di persecuzione antiebraica.
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Agli stati ed agli organismi politici sovranazionali d'Europa (l'Europa che e' il continente in cui si sono realizzati la bimillenaria persecuzione antiebraica e l'orrore assoluto della Shoah; l'Europa che e' il continente i cui principali stati hanno oppresso i popoli del resto del mondo con il razzismo, il colonialismo, l'imperialismo fin genocida) chiediamo:
1. di risarcire adeguatamente sia lo stato di Israele che lo stato di Palestina per le sofferenze inflitte ai loro popoli sia direttamente che indirettamente.
2. di contrastare il fascismo e il razzismo, l'antisemitismo e l'islamofobia, tutte le ideologie di odio e le organizzazioni che le praticano e le diffondono, e tutti i crimini conseguenti.
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Fermare la guerra.
Fermare le stragi.
Restituire la liberta' a tutte le persone che ne sono state private.
Riconoscere e proteggere tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Salvare le vite e' il primo dovere.

10. REPETITA IUVANT. COSA POSSIAMO (E DOBBIAMO) REALMENTE FARE CONTRO LA GUERRA IN CORSO IN EUROPA? (APRILE 2023)

Certo, continuare a soccorrere, accogliere, assistere tutte le vittime.
Certo, continuare a recare aiuti umanitari a tutte le vittime.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia di chi la guerra ha scatenato.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia dei governi che, invece di adoperarsi per far cessare la guerra e le stragi di cui essa consiste, alimentano l'una e quindi le altre.
Certo, continuare a denunciare il pericolo estremo e immediato che la guerra divenga mondiale e nucleare e distrugga l'intera umana famiglia riducendo a un deserto l'intero mondo vivente.
Certo, continuare a denunciare che la guerra sempre e solo uccide gli esseri umani,  sempre e solo uccide gli esseri umani,  sempre e solo uccide gli esseri umani.
Certo, continuare ad esortare chi nella guerra e' attivamente coinvolto a cessare di uccidere, a deporre le armi, a disertare gli eserciti, a obiettare a comandi scellerati, a rifiutarsi di diventare un assassino.
Certo, continuare a ricordare che salvare le vite e' il primo dovere di tutti gli esseri umani e di tutti gli umani istituti.
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Tutto cio' e' buono e giusto, ma non basta.
Occorre fare anche altre cose che solo noi qui in Europa occidentale possiamo e dobbiamo fare.
E le cose che possiamo e dobbiamo fare sono queste:
1. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale contrastare anche qui la macchina bellica, l'industria armiera, i mercanti di morte, la follia militarista, i governanti stragisti: paralizzare i poteri assassini occorre.
2. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di mettere il veto ad ogni iniziativa della Nato, l'organizzazione terrorista e stragista di cui i nostri paesi tragicamente fanno parte: paralizzare immediatamente i criminali della Nato occorre, e successivamente procedere allo scioglimento della scellerata organizzazione.
3. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di cessare di armare ed alimentare la guerra e sostenere invece l'impegno per l'immediato cessate il fuoco ed immediate trattative di pace.
4. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di restituire all'Onu la funzione e il potere di abolire il flagello della guerra.
5. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei la pace, il disarmo, la smilitarizzazione.
6. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica della sicurezza comune dell'umanita' intera fondata sulla Difesa popolare nonviolenta, sui Corpi civili di pace, sulle concrete pratiche che inverino l'affermazione del diritto alla vita, alla dignita' e alla solidarieta' di tutti i popoli e di tutte le persone.
7. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica comune di attiva difesa dell'intero mondo vivente prima che la catastrofe ambientale in corso sia irreversibile.
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E' questa la nostra opinione fin dall'inizio della tragedia in corso.
Ci sembra che senza queste azioni nonviolente la guerra, le stragi e le devastazioni non saranno fermate.
Troppi esseri umani sono gia' stati uccisi per la criminale follia dei governanti.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi per la salvezza comune dell'umanita' intera.
Sia massima universalmente condivisa la regola aurea che afferma: agisci nei confronti delle altre persone cosi' come vorresti che le altre persone agissero verso di te.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

11. LIBRI. WANDA TOMMASI: UN'IMPRESA FEMMINILE DI FILOSOFIA PRATICA E COUNSELING FILOSOFICO, RECENSIONE DEL LIBRO SUI PRIMI 15 ANNI DELLA SCUOLA DI COUNSELING FILOSOFICO METIS
[Dal sito de "Il paese delle donne" riprendiamo e diffondiamo]

Wanda Tommasi recensisce il libro Un'impresa femminile. I primi 15 anni di METIS. Scuola di Filosofia pratica e Counseling Filosofico (a cura di Cloe Taddei Ferretti e Elena Scuotto, introduzione di Giovanna Borrello, Liguori, Napoli 2023, pp. 636). Il libro e' stato presentato a Napoli lo scorso primo dicembre.
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Il corposo volume Un'impresa femminile. I primi 15 anni di METIS. Scuola di Filosofia pratica e Counseling Filosofico (a cura di Cloe Taddei Ferretti e Elena Scuotto, introduzione di Giovanna Borrello, Liguori, Napoli 2023, pp. 636) fa memoria e rende conto della ricca e multiforme attivita' della scuola di counseling filosofico Metis, fondata nel 2007 a Napoli da Giovanna Borrello. Come quest'ultima precisa nell'introduzione, la scelta stessa del nome e' particolarmente significativa: metis designa infatti la ragione intuitiva, la quale, tenendo insieme la capacita' di ragionare e l'intuizione, e' in grado di sanare e di andare oltre il conflitto tradizionale fra ragione (per lo piu' associata al maschile) e intuizione e sentimento (intesi quasi sempre come peculiarita' femminili). Metis e' un'intelligenza pratica, che si coniuga felicemente con una filosofia nient'affatto accademica, ma che ha come scopo "l'arte del vivere" (p. X), la cura di se' e delle relazioni.
Come precisa Borrello, due sono i filoni di pensiero che sorreggono fin dall'inizio tale impresa, che dura ormai da 15 anni: il primo e' l'orientamento fenomenologico-esistenziale, che fa parte della formazione filosofica della fondatrice grazie al suo maestro Aldo Masullo. Il secondo filone e' costituito dal pensiero della differenza sessuale e dalle sue pratiche, da quella del partire da se' fino all'esercizio dell'autorita' femminile, dall'intreccio fra femminismo e psicoanalisi fino alla valorizzazione delle filosofe piu' significative per il movimento delle donne, fra cui Simone Weil, Maria Zambrano e Hannah Arendt.
Metis e' un'impresa femminile non solo per l'importanza attribuita al pensiero della differenza sessuale, al quale la fondatrice appartiene a pieno titolo, ma anche per lo stesso essere donna di quest'ultima, cosa che la accomuna a molte altre relatrici che hanno tenuto lezioni in questa scuola nel corso del tempo. Tuttavia, Metis si rivolge ed e' aperta anche a uomini, invitati a non attenersi alla logica dell'universale ne' al simbolico patriarcale, ma a praticare il partire da se' e a tenere conto della propria parzialita' sessuata. Si sono realizzate in tal modo in questa scuola delle relazioni di differenza, le quali sono particolarmente preziose affinche' la politica delle donne non rimanga confinata in luoghi a parte, ma possa dare frutti nel mondo comune, di cui fanno parte sia donne sia uomini (p. XVI).
Di fondo, l'intento di fare ricorso alla filosofia per la cura di se' e per il cambiamento della propria vita e' sorretto dalla convinzione che, cambiando il proprio pensiero rispetto a una determinata situazione o difficolta' dell'esistenza, esercitandosi a pensare diversamente, in modo realistico e non irrazionale, si potra' anche sentire diversamente, modificando la propria reazione emotiva e divenendo capaci di reazioni adeguate (Mario D'Angelo, p. 31).
 Se e' vero, come osserva Umberto Galimberti, che l'etica nell'eta' della tecnica, la quale, per la sua complessita' e per il numero enorme di intermediari, rende impossibile prevedere le conseguenze delle proprie azioni, puo' essere solo l'etica del viandante, il quale affronta senza mappe le difficolta' del percorso via via che si presentano (p. 25), d'altro canto tuttavia, come sottolinea Giovanna Borrello riflettendo su senso e desiderio, una mappa orientativa è offerta dal pensiero delle donne, in particolare da Weil, da Zambrano e da Arendt, le quali hanno proposto una "filosofia medicinale" e hanno "individuato nell'amore per il mondo il timone del loro pensiero" (p. 13).
Per cio' che riguarda l'orientamento fenomenologico, il quale costituisce il primo filone d'ispirazione di Metis, Elena Scuotto rivolge l'attenzione alla correlazione inscindibile fra soggetto e oggetto nel presentarsi del fenomeno alla coscienza: fondamentali per il counseling risultano in primo luogo l'intenzionalita' della coscienza, la quale implica una dimensione relazionale che rinvia ad altro da se', in secondo luogo l'epoche' fenomenologica, la quale comporta un'attitudine a pensare sgombrando il campo da ogni preconcetto teorico e da ogni pregiudizio - cosa che consente di comprendere l'altro senza in alcun modo giudicarlo -, e infine l'empatia, che permette di cogliere il vissuto dell'altro, ma senza alcuna fusione ne' identificazione con lui (p. 202).
Nel counseling filosofico, la prospettiva fenomenologica si coniuga bene con quella esistenziale, perche' quest'ultima ha come oggetto l'esistenza umana. Oltre a raccogliere l'eredita' di Kierkegaard, Borrello valorizza il contributo di Simone de Beauvoir: a differenza di Sartre, secondo il quale gli altri sono l'inferno, per de Beauvoir "la relazione con l'altro si fonda sulla reciprocita', di cui l'amore e' la relazione emblematica" (p. 271). Inoltre, la pensatrice francese afferma che l'inessenzialita' della donna e' veramente radicale, a differenza di quella dell'uomo, perche' lei manca di qualsiasi trascendenza e deve creare da se' nuove misure, nuovi parametri di valutazione (p. 272).
Con de Beauvoir, la prima filosofa a definire la donna come "differenza sessuale", sia pure in modo diverso da come fara' in seguito il pensiero della differenza vero e proprio, ci addentiamo gia' nel secondo filone che costituisce l'asse portante del libro e dell'impresa di Metis: l'orizzonte di senso aperto dal femminismo e dalle sue pratiche. Molti sono i contributi di pensatrici che appartengono a questo orizzonte.
Chiara Zamboni, riflettendo sul tema della morte, afferma che l'idea di morte e' ambivalente: carica di angoscia da un lato, attratta dal desiderio di cio' che conosciamo da un altro lato (p. 57). Riprendendo la concezione di Françoise Dolto dell'immagine inconscia del corpo e incrociando il tema della morte dell'io in Simone Weil con la prospettiva psicoanalitica di Jacques Lacan e con la riflessione di Judith Butler su lutto e melanconia, l'autrice mostra indirettamente la fecondita' dell'intreccio fra femminismo e psicoanalisi, di cui il pensiero e le pratiche della differenza sessuale hanno fatto tesoro.
L'impronta femminile dell'impresa di Metis si coglie bene anche nella lezione di Adriana Maestro, La vita alla radice dell'economia: qui l'autrice rilancia la radicalita' del pensiero post-patriarcale di Ina Praetorius, la quale propone di capovolgere l'ordine attuale dell'economia, fondato sul denaro e sul mercato, e di rimettere al centro cio' che veramente conta, cioe' i bisogni degli esseri umani, la cura della casa e delle persone che la abitano, di cui si sono occupate tradizionalmente quasi sempre le donne. Le categorie di nascita, di dipendenza e di relazionalita', messe in luce dalla riflessione femminista, inducono a sovvertire l'ordine patriarcale e a proporre una nuova lettura del mondo, che rimetta al centro la vita e la cura della vita (p. 151), creando cosi' le basi per una comunita' veramente umana.
A sua volta, Stefania Tarantino, rileggendo Cassandra di Christa Wolf, rilancia la lotta femminista contro la sopraffazione, il potere e la guerra, quasi sempre di impronta maschile, e invita a recuperare la forza originaria e la parola profetica delle donne, capace di ristabilire l'equilibrio spezzato dalle ingiustizie e dagli abusi patriarcali, che hanno fatto violenza non solo ai piu' deboli, ma anche alla natura e alla sua bellezza (p. 175).
Laura Boella, riprendendo l'eredita' di Hannah Arendt, invita a reggere l'urto con la realta', a rispettare la pluralita' di voci che si levano dalla condizione umana, senza cadere in dicotomie semplificatrici, e a prestare attenzione alle contraddizioni del reale, per quanto urtanti esse siano (p. 487). Per scorgere i diversi profili della realta', per accoglierne le distinzioni e le contraddizioni, occorre rinunciare al desiderio, sia pure umanamente comprensibile, di ricomposizione, di riduzione a uno: se salvaguardiamo le differenze e i contrasti della realta', salviamo anche la possibilita' di farne davvero esperienza, sfuggendo a qualsiasi forma di pensiero unico, di normalizzazione univoca della molteplicita' e contraddittorieta' del reale (p. 488).
E' impossibile rendere conto in questo breve spazio della molteplicita' e della ricchezza dei contributi femminili alle lezioni di Metis. Oltre a quelli gia' menzionati, mi limito a nominarne solo alcuni: quelli di Elisabetta Zamarchi, di Teresa Lucente su Ildegarda di Bingen, di Floriana Coppola, di Claudia Mancina e di Anna Catapano. Altrettanto numerose sono le lezioni tenute da uomini, a riprova del fatto che, anche nel rapporto di confronto e di scambio fra i e le docenti, si puo' cogliere la fecondita' delle relazioni di differenza auspicate da Lia Cigarini (p. XVI).
Il volume, dopo una prima parte molto ampia dedicata alle lezioni tenute nella scuola, e' completato da una seconda parte, che raccoglie locandine e immagini delle innumerevoli attivita' svolte da Metis, fra cui "la palestra della mente" (con corsi di yoga, di teatro e presentazioni di libri) e "i luoghi accanto" (iniziative analoghe a Metis, ma indipendenti, fra cui le scuole di filosofia pratica sorte a Catania e a Roma), e si conclude infine con le fotografie degli eventi piu' importanti, che sintetizzano per immagini i 15 anni di attivita' di Metis. L'intero volume non solo rende testimonianza della storia di questa impresa femminile di filosofia pratica e di counseling filosofico, ma vuole anche offrire a chi legge riflessioni, pratiche ed esperienze, con l'auspicio che quanto e' stato guadagnato finora possa essere rilanciato in futuro in nuove tessiture relazionali.
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Info: Un’impresa femminile. I primi 15 anni di METIS. Scuola di Filosofia pratica e Counseling Filosofico (a cura di Cloe Taddei Ferretti e Elena Scuotto, introduzione di Giovanna Borrello, Liguori, Napoli 2023, pp. 636)
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Wanda Tommasi insegna filosofia all'Universita' di Verona. Fa parte della comunita' Diotima, con cui ha elaborato il pensiero della differenza sessuale. Fra i suoi libri, oltre a due volumi su Simone Weil, uno su Etty Hillesum e uno sui filosofi e le donne, ci sono: La scrittura del deserto (Napoli 2004), Maria Zambrano. La passione della figlia (Napoli 2007), Oggi e' un altro giorno (Napoli 2011), Cio' che non dipende da me (Napoli 2016) e La ragione alla prova della follia (Napoli 2018).

12. LIBRI. MONICA LANFRANCO: DONNE E DESTRA, UN TESTO FEMMINISTA ANNI '80 PER CAPIRE IL CONSENSO AL FAMILISMO
[Dal sito di "Noi donne" riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "Donne e destra, un testo femminista anni '80 per capire il consenso al familismo" e il sommario "Safety, Shelter, Rules, Form, Love: The Promise of the Ultra-Right: le cinque parole per capire molto del tempo nel quale noi viviamo"]

Ci sono libri che con la loro chiarezza non scadono mai, perche' la loro attualita' sta nell'analisi con strumenti di lettura universali della realta' anche se il tempo scorre. Uno di questi libri e' stato scritto nel (apparentemente) lontano 1982 dalla studiosa, scrittrice e attivista femminista Andrea Dworkin, che cosi' ne ringraziava un'altra per esserne stata la scintilla: "Questo libro deve la propria esistenza a Gloria Steinem: e' stata sua l'idea di ampliare un saggio precedente, Safety, Shelter, Rules, Form, Love: The Promise of the Ultra-Right, apparso su Ms. (giugno 1979), fino a trasformarlo in un volume. Ringrazio Gloria non solo per l'idea, ma anche per avere insistito sulla sua importanza".
Nelle cinque parole del saggio pubblicato dall'autorevole mensile femminista Usa sta la chiave per capire molto del tempo nel quale noi viviamo: della fascinazione di gran parte dei popoli europei per il nazionalismo, del consenso, anche a sinistra, verso il relativismo culturale e, infine, del benestare femminile verso la destra politica e ideologica, che oggi in Italia ha nella prima ministra una antesignana di spicco (prima donna in questo ruolo, che ricopre negando di nominarsi donna mentre lo esercita, in una torsione simbolica degna di sforzi che andrebbero meglio riposti).
Sicurezza, riparo, regole, modello, amore: ecco i cinque concetti messi sotto la lente nel libro della Dworkin Donne di destra - la politica delle donne addomesticate, tradotto e pubblicato dalla casa editrice femminista Vanda con la preziosa introduzione di Stefania Arcara e Deborah Ardilli.
Le cinque parole, secondo Dworkin, sono le pietre miliari simboliche sulle quali si costruisce l'adesione, delle donne in particolare, al pensiero e alla politica della destra, specialmente nei passaggi di crisi cruciale come questa che stiamo attraversando. Ogni essere umano ha bisogno di vivere potendo contare su livelli accettabili di sicurezza e riparo, come ha necessita' di condividere con altri esseri umani regole e modelli di comportamento e, infine, ha bisogno di amore e di amare. Ma quando alcune di queste condizioni e bisogni sono minacciati ecco che si riduce lo spazio per la negoziazione e si rischia di cadere nella trappola del consenso cieco a chi, promettendo protezione in primis, la fornisce al prezzo della diminuzione della propria liberta', quella individuale cosi' come quella collettiva. Per raccontare e spiegare a fondo il meccanismo che induce le donne a dare consenso alla destra politica Dworkin analizzo' il fenomeno della prostituzione e della pornografia, che indago' per decenni dopo una dolorosa parentesi di vissuto personale, concludendo che "Quello che i pornografi hanno fatto e' stato prendere la liberta' sessuale per cui avevamo lottato e trasformarla in un'industria orientata al profitto, che fornisce prodotti, incentrata sull'odio per le donne".
Come sostengono Arcara e Ardilli nell'introduzione al testo occorre, anzitutto, disporsi a riconoscere che se la destra familista e antiabortista manipola con successo le paure delle dominate, al punto da rendere allettante un'insidiosa offerta di protezione, e' perche' fa leva su paure realmente fondate: non in un comparto separato dell'inconscio femminile, e nemmeno in un'indole naturalmente timorosa, ma nella situazione concreta delle donne all'interno della societa' patriarcale. Le donne di destra "non hanno torto", sostiene ripetutamente Dworkin.
Non hanno ragione, ma cio' non significa che siano in preda all'obnubilamento totale.
Presa isolatamente, e letta maliziosamente, l'affermazione "non hanno torto" puo' suonare come una rovinosa concessione ideologica al conservatorismo. Ricollocata all'interno del suo contesto argomentativo, rimanda alla tragedia della salvezza ricercata attraverso la propria distruzione, sotto un imperativo di sopravvivenza che riduce severamente i margini di manovra e le possibilita' di fuga. Le donne di destra trattano la dipendenza domestica come un privilegio da difendere, anziche' come una forma di sfruttamento da abolire, perche' sanno che l'accesso al mercato del lavoro retribuito, per le donne, non e' sinonimo di indipendenza economica, ma di segregazione occupazionale, di paghe basse, di esposizione alle molestie, di doppia giornata lavorativa. Si sottomettono a un marito, e guardano con orrore alla promiscuita' sessuale, per non essere sottomesse a tanti uomini: per contenere come possono, nei limiti di una sola relazione, l'invasione sessuale moltiplicata a livello esponenziale dal modello prostituente. Ripiegano sul corporativismo materno e sulla difesa oltranzista della specificita' femminile, a cui sono disposte a sacrificare ogni altro diritto, perche' non trovano altre vie praticabili per vedere riconosciuto il proprio valore. Intuiscono che, al di fuori dell'utilita' sessuale e procreativa, la societa' patriarcale ha in serbo per loro qualcosa di molto simile alla morte sociale. Avvertono come il frutto di un'ambizione illecita per il loro sesso i benefici dell'emancipazione di cui talvolta hanno fruito, ed espiano la colpa mettendosi al servizio dell'antifemminismo militante.
Detestano l'aborto, a cui la sessualita' che non controllano ha costretto anche molte di loro, e proiettano sulle altre donne che hanno abortito un'immagine di indegnita'. Il lesbismo, lo trovano una mostruosa deformazione dell'ideale di Donna Totale che si sforzano di incarnare. Vivono sotto assedio, come tutte. Cercano di assicurarsi l'esistenza e di limitare i danni, come tutte. E come molte delle donne che deplorano, e da cui sono a propria volta disprezzate, tendono a fare di necessita virtu'.
Dworkin in questo libro ci consegna verita' politiche che travalicano i decenni e danno manforte alla lucida analisi del contesto patriarcale globale: "Per raggiungere un unico standard di liberta' umana, e uno standard assoluto di dignita' umana, il sistema delle classi di sesso dev'essere fatto a pezzi.
La ragione e' pragmatica, non filosofica: niente di meno potra' funzionare. Anche se tutti vorrebbero fare di meno, fare di meno non liberera' le donne. Uomini e donne di orientamento liberale si chiedono: "Perche' non possiamo semplicemente essere noi stessi, tutti esseri umani a partire da ora, senza indugiare sulle ingiustizie passate? Non sarebbe una sovversione del sistema delle classi di sesso, un cambiamento da cima a fondo?".
La risposta e': no. Il sistema delle classi di sesso ha una struttura; ha radici profonde nella religione e nella cultura; e' fondamentale per l'economia; la sessualita' e' la sua creatura; per essere "semplicemente esseri umani" al suo interno, le donne dovrebbero nascondersi cio' che accade loro in quanto donne, per il fatto di essere donne - cose come il sesso forzato e la riproduzione forzata, cose che continueranno fino a quando il sistema delle classi di sesso restera' operativo. La liberazione delle donne implica la presa d'atto della loro condizione reale, per cambiarla. "Siamo semplicemente persone" e' una posizione che impedisce di riconoscere le crudelta' sistematicamente inflitte alle donne a causa dell'oppressione sessuale. La coscienza fondamentale del fatto che le donne sono una classe con una condizione comune - in cui la sorte di una donna e' sostanzialmente legata alla sorte di tutte le donne - rafforza la teoria e la pratica femminista. Quella coscienza fondamentale e' un test di serieta' quasi insostenibile. Non esiste femminismo autentico che non abbia al centro la disciplina temprante della coscienza di classe di sesso: sapere che le donne condividono una condizione comune in quanto classe, piaccia o meno".

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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 380 del 15 gennaio 2024
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che negli anni Ottanta ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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