[Nonviolenza] Telegrammi. 5076



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5076 dell'11 gennaio 2024
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Jean-Marie Muller: La nonviolenza come esigenza filosofica (parte seconda e conclusiva)
2. Ripetiamo ancora una volta...
3. La redazione de "La nonviolenza e' in cammino" scrive alla Presidente del Parlamento Europeo: "Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier"
4. A costo di sembrare il solito grillo parlante... (novembre 2023)
5. Adesione popolare alla denuncia sulla presenza di armi nucleari in Italia
6. Sosteniamo Narges Mohammadi e la lotta delle donne in Iran. Chiediamo la liberazione dell'attivista Premio Nobel per la Pace e che siano accolte le sue richieste di rispetto dei diritti umani
7. Cosa possiamo (e dobbiamo) realmente fare contro la guerra in corso in Europa? (aprile 2023)
8. Segnalazioni librarie
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'

1. TESTI. JEAN-MARIE MULLER: LA NONVIOLENZA COME ESIGENZA FILOSOFICA (PARTE SECONDA E CONCLUSIVA)
[Da Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza. Una filosofia della pace, Plus - Pisa University Press, Pisa 2004 (traduzione italiana di Enrico Peyretti dell'edizione originale Le principe de non-violence. Parcours philosophique, Desclee de Brouwer, Paris 1995), riprendiamo il capitolo terzo: "La nonviolenza come esigenza filosofica" (pp. 67-89). Ringraziamo di cuore Enrico Peyretti per averci messo a disposizione la sua traduzione e la casa editrice Plus - Pisa University Press per il suo consenso]

Emmanuel Levinas: l'umanesimo dell'altro uomo
Emmanuel Levinas contesta il primato dato all'ontologia nella tradizione filosofica occidentale. L'ontologia intende l'esistenza come una persistenza nell'essere: "Essere e' lo sforzo di essere, il fatto di perseverare nel proprio essere" (31). L'essere si accontentata allora di una ri-flessione sull'esistenza che diventa un ripiegamento su di se', un egoismo. L'essere non si preoccupa che di soddisfare i suoi bisogni, cerca di affermarsi nella possessione e nel dominio. "In tutto il mio lavoro - afferma Emmanuel Levinas - c'e' come una svalutazione della nozione di essere che, nella sua ostinazione ad essere, nasconde violenza e male, ego ed egoismo" (32).
La liberta' dell'uomo che non si cura che di se stesso si smarrisce nell'arbitrario: tutto gli e' permesso, anche l'omicidio. Una tale concezione dell'esistenza mantiene l'essere in una compiacenza di se' e in un disconoscimento dell'altro. L'ontologia cosi' concepita e' una filosofia della potenza, della dominazione, della conquista, della violenza e della guerra. Se la sola cura dell'uomo e' di conservarsi nell'essere, egli si oppone inevitabilmente all'altro uomo che compare in faccia a lui come un avversario. Per Emmanuel Levinas, "essere o non essere, non e' probabilmente la questione giusta" (33). Poiche' "l'essere non e' mai - contrariamente a cio' che dicono tante tradizioni rassicuranti - la propria ragion d'essere" (34).
L'incontro dell'altro uomo interrompe la solitudine e l'egoismo dell'uomo; il riconoscimento dell'altro uomo e' l'avvenimento decisivo che segna l'inizio dell'esistenza umana dell'uomo. Avvicinandomi, l'altro uomo sollecita la mia assistenza (dal latino ad-sistere: tenersi presso a qualcuno) e mi rivolge una domanda: con cio', egli disturba la mia tranquillita', mette in questione la mia liberta' e sregola la mia buona coscienza.
L'incontro dell'altro uomo mi fa scoprire il suo volto, perche' "il volto e' l'identita' stessa di un essere" (35). Attraverso il volto dell'altro uomo appare nello stesso momento la vulnerabilita' dell'essere e la sua trascendenza: la sua vulnerabilita', perche' "il volto nella sua nudita' di volto mi presenta il denudamento del povero e dello straniero" (36); la sua trascendenza, perche' "l'Infinito mi viene all'idea nella significanza del volto" (37) e "l'idea dell'Infinito designa una altezza e una nobilta', una trascendenza" (38).
La scoperta del volto dell'altro uomo nella sua vulnerabilita' e nella sua trascendenza mi fa prendere coscienza nello stesso momento della possibilita' e dell'impossibilita' dell'omicidio; questa presa di coscienza e' l'affermazione della mia coscienza morale. "La relazione al volto, afferma Emmanuel Levinas, e' immediatamente etica. Il volto e' cio' che non si puo' uccidere, o almeno cio' il cui senso consiste nel dire: "non uccidere". L'omicidio, e' vero, e' un fatto banale: si puo' uccidere un altro; l'esigenza etica non e' una necessita' ontologica. La proibizione di uccidere non rende affatto l'omicidio impossibile, anche se l'autorita' della proibizione si mantiene nella buona coscienza del male compiuto - malignita' del male" (39). Nello stesso momento in cui Altri "si offre alla punta della spada o alla palla del revolver", egli oppone alla forza che minaccia di colpirlo "non una forza piu' grande [...], ma la trascendenza stessa del suo essere. [...] Questo infinito, piu' forte dell'omicidio, ci resiste gia' nel suo volto, e' il suo volto, e' l'espressione originale, e' la prima parola: tu non commetterai omicidio" (40). Lo sguardo dell'altro, per la resistenza all'omicidio che esprime, paralizza il mio potere, disarma la mia volonta'. Cosi', "l'idea dell'infinito, lungi dal violare lo spirito, condiziona la nonviolenza stessa, cioe' instaura l'etica" (41). Per Emmanuel Levinas la filosofia non comincia affatto con l'ontologia, ma con l'etica. L'etica non e' una branca della filosofia, ma "la filosofia prima" (42).
L'affermazione essenziale dell'etica e' l'esigenza di nonviolenza, che deve prevalere nella relazione tra un uomo e un altro uomo. "Alla nozione del "non uccidere", afferma Emmanuel Levinas, io do un significato che non e' una semplice proibizione dell'omicidio vero e proprio; essa diventa una definizione o una descrizione fondamentale dell'evento umano dell'essere, che e' un permanente discernimento riguardo all'atto violento e omicida verso l'altro" (43). ""Non uccidere", precisa ancora Levinas, non e' dunque una semplice regola di condotta. Esso appare come il principio del discorso stesso e della vita spirituale" (44).
Io non posso incontrare l'altro senza che, in qualche modo, io entri in conversazione con lui. Incontrare l'altro e' parlargli: "Palare e' nello stesso tempo conoscere l'altro e farsi conoscere da lui. [...] Questo commercio che la parola implica, e' precisamente l'azione senza violenza" (45). Il linguaggio e' l'atto dell'uomo ragionevole, che rinuncia alla violenza per entrare in relazione con l'altro. "Ragione e linguaggio sono esterni alla violenza. L'ordine spirituale consiste in essi! E se la morale deve davvero escludere la violenza, bisogna che un legame profondo colleghi ragione, linguaggio e morale" (46).
Avvicinandomi e venendo incontro a me, l'altro uomo mi interpella e mi sollecita: egli fa appello alla mia responsabilita'. Rispondergli e' rispondere di lui. Scoprendo il volto di altri io divento responsabile di lui. Certo, io potrei distogliermi da lui, ma umanamente non lo posso: "Il volto si impone a me senza che io possa restare sordo al suo appello, ne' dimenticarlo, senza che io possa cessare di essere responsabile della sua miseria" (47). Incontrando l'altro uomo, io divento il suo ob-ligato (dal latino ob-ligare, essere legato); io ho l'obbligo di non lasciarlo solo. Diventando responsabile dell'altro, io accedo alla dignita' di un essere unico e insostituibile: la mia responsabilita' e' una elezione. "Essere io significa, da questo momento, non potersi sottrarre alla responsabilita'. [...] Ma la responsabilita' che vuota l'io della sua indipendenza e del suo egoismo [...] conferma l'unicita' dell'io. E' un fatto che nessuno puo' rispondere al mio posto" (48). Cosi' l'uomo diventa lui stesso, non ri-flettendo su di se', ma diventando responsabile dell'altro: "Si tratta di dire l'identita' stessa dell'io umano a partire dalla responsabilita'" (49). Cio' che fonda e struttura l'umanita' dell'uomo e' la responsabilita' per l'altro uomo. E' questa responsabilita' che da' senso, dignita' e  grandezza all'esistenza umana. Emmanuel Levinas non cessa di sostenere l'inversione, il rovesciamento che sostituisce al per-se' dell'ontologia, il per-l'altro dell'etica.
Questa presenza dell'altro uomo ai miei fianchi viene a disturbarmi, a importunarmi; essa mi strappa al mio comodo e mi obbliga ad abbandonare ogni riparo. Incontrando l'altro, io mi espongo a lui, io corro dei rischi, io divento vulnerabile. Tenendomi di fronte all'altro, io mi espongo alle ferite e agli oltraggi: "L'uno si espone all'altro come una pelle si espone a cio' che la ferisce, come una guancia offerta a colui che colpisce" (50). Ma l'uomo deve avere il coraggio di affrontare questi pericoli: "La comunicazione con altri non puo' essere trascendente se non come vita pericolosa, come un bel rischio da correre" (51).
La mia responsabilita' verso l'altro s'impone a me qualunque sia il suo atteggiamento verso di me. La relazione all'altro e' "non simmetrica", perche' "io sono responsabile dell'altro senza attendere il reciproco, dovesse costarmi la vita. Il reciproco e' affare suo" (52). Io non sono mai sciolto verso l'altro ed arrivo sempre in ritardo all'appuntamento che ho con lui. La mia responsabilita' verso altri consiste "nell'andare all'altro senza curarmi del suo movimento verso di me, o, piu' esattamente, nell'avvicinarlo in maniera che, al di la' di tutte le relazioni reciproche che non mancheranno di stabilirsi tra me e il mio prossimo, io abbia sempre compiuto un passo di piu' verso di lui" (53). Emmanuel Levinas non si stanca di citare una frase pronunciata da uno dei personaggi dei Fratelli Karamazov di Dostoevskij, Marcello, il fratello dello starec Zosima: "Ciascuno di noi e' colpevole davanti a tutti, per tutti e per tutto, e io piu' degli altri" (54).
La responsabilita' verso l'altro uomo si esprime essenzialmente nella bonta' verso di lui. E' mediante la bonta' che l'uomo diventa un artigiano di pace: "La pace non puo' dunque identificarsi con la fine dei combattimenti, che finiscono per mancanza di combattenti, per la disfatta degli uni e la vittoria degli altri, cioe' con i cimiteri o gli imperi universali futuri. La pace deve essere la mia pace, in una relazione che parte da un io e va verso l'Altro, nel desiderio e nella bonta', in cui l'io nello stesso tempo si mantiene ed esiste senza egoismo" (55).
Emmanuel Levinas definisce cosi' una nuova ontologia, non piu' fondata sulla conoscenza di se stessi, ma sulla bonta' verso l'altro: essere e' essere-per-altri, cioe' essere buono. Mentre la tradizione filosofica occidentale stabilisce i diritti dell'io di fronte all'altro, la filosofia di Levinas fonda i privilegi dell'altro in rapporto a me. I diritti dell'uomo sono anzitutto i diritti dell'altro uomo: la carita' ben ordinata comincia dall'altro. E' nella bonta' verso l'altro che l'io si afferma e si costruisce come essere umano. La bonta' e' la vera risposta alla sollecitazione del volto dell'altro: "Avventura assoluta, in una imprudenza primordiale, la bonta' e' la trascendenza stessa" (56). Nel movimento della bonta' l'io si disinteressa di se stesso per curarsi innanzitutto dell'altro. La bonta' e' disinteresse: "La bonta' consiste nel porsi nell'essere in modo tale che Altri vi conti piu' di me stesso" (57). In questa prospettiva, Levinas non definisce piu' la filosofia come l'amore della saggezza, ma come "la saggezza dell'amore al servizio dell'amore" (58).
Diventando responsabile dell'altro, io divento responsabile della sua morte: "La paura della morte dell'altro e' certamente alla base della responsabilita' per l'altro" (59). Scoprendo il volto dell'altro, nella sua nudita' e vulnerabilita', io prendo coscienza che egli e' esposto alla morte e mi inquieto per lui. Questa non-indifferenza alla morte dell'altro e' una delle manifestazioni della mia bonta' verso di lui. E "questa inquietudine per la morte dell'altro passa davanti alla preoccupazione per me" (60). Esiste cosi' nell'uomo "la vocazione di un esistere per altri piu' forte che la minaccia della morte" (61). E' questa vocazione che Levinas chiama la vocazione "alla santita'". Dal momento in cui l'uomo teme di piu' la morte dell'altro che la sua propria, egli preferisce morire piuttosto che uccidere. Cosi' l'uomo compie la sua umanita' nel decidersi a "esistere per l'altro, cioe' a mettersi in questione e temere l'omicidio piu' della morte" (62). Assumendo il rischio di morire per non uccidere, l'uomo da' alla sua vita un senso che la morte stessa non puo' sopprimere. La responsabilita' per l'altro, esprimendosi nella bonta', conferisce un senso alla vita che da' un senso alla morte stessa, un "senso che non si misura con l'essere o il non essere, perche', al contrario, l'essere si determina a partire dal senso" (63).
Ci sembra che le riflessioni di Levinas sulla responsabilita' dell'uomo verso l'altro uomo e sul carattere imperativo del comandamento "tu non uccidere", costituiscano un apporto estremamente prezioso per il fondamento di una filosofia della nonviolenza. Certo, molte affermazioni di Levinas meriterebbero una discussione. E' cosi' difficile condividere il suo pensiero quando egli fissa la relazione di se stessi all'altro in una situazione di intera dissimmetria e di totale non-reciprocita'. Su questo punto Paul Ricouer ha ragione di porre a Levinas questa domanda: "Non occorre forse che la voce dell'Altro che mi dice "tu non uccidere", sia fatta mia al punto di diventare una mia convinzione?" (64). E se, in effetti, io accolgo, riconosco e interiorizzo la voce dell'altro che mi parla attraverso il suo volto, allora si stabilisce con lui una comunicazione, un dialogo e dunque una reciprocita'. Dunque, l'io non rimane in un atteggiamento di pura "passivita'", come pretende Levinas. Ma se conviene forse prendere qualche distanza da alcune delle sue formulazioni, cio', almeno a nostro avviso, non potrebbe arrivare a mettere in questione la verita' delle sue intuizioni. Queste, se noi vogliamo seguirle, ci conducono al cuore della vera filosofia, cioe' di una vera "saggezza d'amore", di una vera saggezza della bonta'. (Avremo presto l'occasione di ritornare a Levinas e di interrogarlo sulla questione dell'azione non violenta, senza che egli possa, secondo noi, darci una risposta soddisfacente).
*
Note
31. Emmanuel Levinas, in François Poirie', Emmanuel Levinas, Besançon, Editions La Manufacture, 1992, p. 96.
32. Idem, ibidem, p. 90.
33. Idem, ibidem, p. 140.
34. Emmanuel Levinas, Ethique et Infini, Paris, Le Livre de Poche, 1992, Biblio-Essais, p. 121; trad. ital. a cura di E. Baccarini, Roma, Citta' Nuova 1984.
35. Emmanuel Levinas, Entre nous, Essais sur le penser-a'-l'autre, Paris, Grasset, 1991, p. 46.
36. Emmanuel Levinas, Totalite' et Infini, Essai sur l'exteriorite', Paris, Le Livre de Poche 1992, Biblio-Essais, p. 234.
37. Emmanuel Levinas, Ethique et Infini, op. cit., p. 101.
38. Emmanuel Levinas, Totalite' et Infini, op. cit., 31.
39. Emmanuel Levinas, Ethique et Infini, op. cit., p. 81.
40. Emmanuel Levinas, Totalite' et Infini, op. cit., p. 217.
41. Idem, ibidem, p. 223.
42. Emmanuel Levinas, Ethique et Infini, op. cit., p. 71.
43. Emmanuel Levinas, in François Poirie', Emmanuel Levinas, op. cit., p. 100.
44. Emmanuel Levinas, Difficile liberte', Paris, Le Livre de Poche, 1990, Biblio-Essais,  p. 21; tard. ital. parziale a cura di G. Penati, Difficile liberta'. Saggi sul giudaismo, La Scuola, Brescia 1986.
45. Idem, ibidem, p. 20.
46. Idem, ibidem, p. 19.
47. Emmanuel Levinas, Humanisme de l'autre homme,  Paris, Le Livre de Poche, 1994, Biblio-Essais, p. 52-53; trad. ital. Umanesimo dell'altro uomo, a cura di A. Moscato, il melangolo, Genova 1985.
48. Idem, ibidem, pp. 53-54.
49. Emmanuel Levinas, Ethique et Infini, op. cit., p. 97.
50. Emmanuel Levinas, Autrement qu'etre ou au-dela' de l'essence, Paris, Le Livre de Poche 1990, Biblio-Essais, p. 83; trad. ital. Altrimenti che essere o al di la' dell'essenza, a cura di S. Petrosino e M. T. Aiello, Jaca Book, Milano 1983.
51. Idem, ibidem, p. 190.
52. Emmanuel Levinas, Ethique et Infini, op. cit., p. 94-95.
53. Emmanuel Levinas, Autrement qu'etre ou au-dela' de l'essence, op. cit., p. 134.
54. Dostoevskij, I fratelli Karamazov, trad. ital. di Pina Maiani, Sansoni, Firenze 1966, p. 415.
55. Emmanuel Levinas, Totalite' et Infini, op. cit., p. 342.
56. Idem, ibidem, p. 341.
57. Idem, ibidem, p. 277.
58. Emmanuel Levinas, Autrement qu'etre ou au-dela' de l'essence, op. cit., p. 253.
59. Emmanuel Levinas, Ethique et Infini, op. cit., p. 117-118.
60. Emmanuel Levinas, Entre nous, op. cit. p. 228.
61. Idem, ibidem, p. 10.
62. Emmanuel Levinas, Totalite' et Infini, op. cit., p. 275.
63. Emmanuel Levinas, Autrement qu'etre ou au-dela' de l'essence, op. cit., p. 205.
64. Paul Ricoeur, Soi-meme comme un autre, op. cit., p. 391.

2. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

3. APPELLI. LA REDAZIONE DE "LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO" SCRIVE ALLA PRESIDENTE DEL PARLAMENTO EUROPEO: "PORTIAMO A COMPIMENTO L'INIZIATIVA DI DAVID SASSOLI PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER"

Gentilissima Presidente del Parlamento Europeo, on. Roberta Metsola,
numerose personalita' della societa' civile e varie associazioni democratiche italiane hanno promosso l'appello "Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier".
Come redazione del notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino" ci associamo alla richiesta che lei voglia proseguire nell'impegno del suo illustre e non dimenticato predecessore.
*
Qui di seguito il testo dell'appello.
Il 23 agosto 2021 David Sassoli, l'indimenticato Presidente del Parlamento Europeo che sarebbe deceduto pochi mesi dopo nel gennaio 2022, tenne una conferenza stampa in cui annuncio' il suo personale impegno per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da quasi mezzo secolo prigioniero innocente.
L'iniziativa di David Sassoli si ricollegava idealmente a due precedenti importanti pronunciamenti del Parlamento Europeo, del 1994 e del 1999.
E si collegava anche al movimento che in Italia in quel momento riproponeva con forza l'esigenza e l'urgenza che Leonard Peltier venisse finalmente liberato.
In un suo tweet che accompagnava e sintetizzava la conferenza stampa del 23 agosto 2021 David Sassoli dichiarava, in italiano e in inglese:
"Inviero' una lettera alle autorita' statunitensi chiedendo clemenza per Leonard Peltier, attivista per i diritti umani dell'American Indian Movement, in carcere da 45 anni.
Spero che le autorita' accolgano il mio invito. I diritti umani vanno difesi sempre, ovunque".
"I will send a letter to the US authorities asking for clemency for Leonard Peltier. A human rights activist of the American Indian Movement, he has been imprisoned for 45 years.
I hope the authorities will take up my invitation. Human rights must be defended always, everywhere".
Lanciamo un appello a riprendere e portare a compimento quell'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier.
*
Gentilissima Presidente del Parlamento Europeo,
le saremmo assai grati se lei, che ha assunto l'incarico di Presidente del Parlamento Europeo succedendo all'on. Sassoli, volesse porsi a capo di questa iniziativa volta a richiedere al Presidente degli Stati Uniti d'America la concessione della grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
*
Gentilissima Presidente del Parlamento Europeo,
sicuramente lei ricorda che il Parlamento Europeo gia' in passato ripetutamente si espresse in tal senso nel 1994 e nel 1999.
E sicuramente lei sa che una Commissione giuridica ad hoc dell'ONU, dopo aver accuratamente riesaminato tutti gli atti processuali, lo scorso anno ha concluso i suoi lavori chiedendo la liberazione di Leonard Peltier.
E sicuramente lei sa anche che nel corso del tempo la liberazione di Leonard Peltier e' stata richiesta da personalita' illustri come Nelson Mandela e madre Teresa di Calcutta, da prestigiose organizzazioni umanitarie come Amnesty International, da innumerevoli istituzioni democratiche, da milioni - letteralmente milioni - di esseri umani di ogni parte del mondo, tra cui anche il magistrato che nel 1976 sostenne l'accusa contro di lui e che da anni e' impegnato per la sua liberazione (da allora ad oggi peraltro e' stato definitivamente dimostrato che le cosiddette "testimonianze" e le cosiddette "prove" contro Leonard Peltier erano false).
Come ha scritto nel suo appello l'indimenticato Presidente Sassoli, "I diritti umani vanno difesi sempre, ovunque".
*
Ringraziandola fin d'ora per l'attenzione ed auspicando un suo intervento, voglia gradire distinti saluti.

4. REPETITA IUVANT. A COSTO DI SEMBRARE IL SOLITO GRILLO PARLANTE... (NOVEMBRE 2023)

Ci sono alcune cose che vanno pur dette, e allora diciamole.
*
Ogni manifestazione a favore dell'esistenza dello stato di Israele che non s'impegni anche per la nascita dello stato di Palestina rischia di essere inutile.
Ogni manifestazione a sostegno del popolo palestinese che non s'impegni anche a sostegno del popolo ebraico rischia di essere inutile.
Ogni manifestazione che condanni le stragi commesse da un'organizzazione terrorista e non quelle commesse da uno stato e' peggio che inutile.
Ogni manifestazione che condanni le stragi commesse da uno stato e non quelle commesse da un'organizzazione terrorista e' peggio che inutile.
*
Sia il popolo palestinese che il popolo ebraico sono realmente minacciati di genocidio.
E' compito dell'umanita' intera impedire questi genocidi, tutti i genocidi.
Per impedire il genocidio del popolo ebraico e' indispensabile l'esistenza dello stato di Israele.
Per immpedire il genocidio del popolo palestinese e' indispensabile l'esistenza dello stato di Palestina.
*
Allo stato di Israele chiediamo:
1. di cessare la guerra a Gaza e il sostegno alle violenze dei coloni in Cisgiordania.
2. di cessare di occupare i territori palestinesi e di riconoscere l'esistenza dello stato di Palestina nei territori della Cisgiordania e di Gaza devolvendo immediatamente tutte le funzioni giurisdizionali ed amministrative e le risorse relative all'Autorita' Nazionale Palestinese - intesa come governo provvisorio dello stato di Palestina fino alle elezioni democratiche -.
3. di sgomberare immediatamente le illegali colonie nei territori occupati, restituendo quelle aree al popolo palestinese.
4. di concordare con l'Autorita' Nazionale Palestinese l'avvio di tutti i negoziati necessari per risolvere le molte questioni da affrontare come due stati sovrani in condizioni di parita'.
5. di essere una piena democrazia abrogando ogni misura legislativa ed amministrativa di discriminazione razzista.
*
All'Autorita' Nazionale Palestinese chiediamo:
1. di assumere immediatamente il governo della Striscia di Gaza.
2. di adoperarsi ivi per l'immediata liberazione di tutte le persone rapite da Hamas.
3. di organizzare lo stato di Palestina indipendente e democratico.
4. di concordare con lo stato di Israele l'avvio di tutti i negoziati necessari per risolvere le molte questioni da affrontare come due stati sovrani in condizioni di parita'.
5. di adoperarsi affinche' nessuno stato arabo o musulmano possa piu' proseguire in una politica antisraeliana ed antiebraica prendendo abusivamente a pretesto la causa palestinese.
*
All'Onu chiediamo:
1. un piano straordinario di aiuti per la Palestina.
2. una deliberazione dell'Assemblea Generale che riconoscendo i due stati di Israele e di Palestina vincoli tutti gli stati membri delle Nazioni Unite a cessare ogni politica di negazione dello stato di Israele, ogni politica di persecuzione antiebraica.
*
Agli stati ed agli organismi politici sovranazionali d'Europa (l'Europa che e' il continente in cui si sono realizzati la bimillenaria persecuzione antiebraica e l'orrore assoluto della Shoah; l'Europa che e' il continente i cui principali stati hanno oppresso i popoli del resto del mondo con il razzismo, il colonialismo, l'imperialismo fin genocida) chiediamo:
1. di risarcire adeguatamente sia lo stato di Israele che lo stato di Palestina per le sofferenze inflitte ai loro popoli sia direttamente che indirettamente.
2. di contrastare il fascismo e il razzismo, l'antisemitismo e l'islamofobia, tutte le ideologie di odio e le organizzazioni che le praticano e le diffondono, e tutti i crimini conseguenti.
*
Fermare la guerra.
Fermare le stragi.
Restituire la liberta' a tutte le persone che ne sono state private.
Riconoscere e proteggere tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Salvare le vite e' il primo dovere.

5. REPETITA IUVANT. ADESIONE POPOLARE ALLA DENUNCIA SULLA PRESENZA DI ARMI NUCLEARI IN ITALIA
[Riceviamo e diffondiamo. Andando sul sito www.peacelink.it o sul sito www.pressenza.com e' possibile attivare i link per accedere a ulteriori materiali e per sottoscrivere l'iniziativa]

Il prossimo passo della denuncia trasmessa alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma lo scorso 2 ottobre, riguardante la presenza delle armi nucleari in Italia e in attesa che si attivi la corrispondente inchiesta, riguarda l'adesione popolare a tale denuncia: parte oggi con una sottoscrizione popolare che si puo' realizzare online grazie alla piattaforma predisposta all'interno del sito di PeaceLink, storico portale telematico del pacifismo italiano.
Andando a questo indirizzo sara' possibile firmare la petizione di adesione di cui riportiamo il testo:
Ho appreso che in data 2 ottobre 2023 e' stata depositata alla Procura presso il Tribunale di Roma una denuncia per accertare la presenza di armi nucleari in Italia, verificarne la illegittimita' ed individuare i responsabili. Ho letto il testo e lo condivido. Approvo l'iniziativa alla quale vorrei partecipare. Non potendo piu' sottoscrivere la denuncia, ormai depositata, chiedo che questa mia lettera venga allegata agli atti del procedimento come segno di sostegno all'iniziativa.
In particolare mi sembrano significative le seguenti norme riportate nel testo della denuncia.
"In data 24 aprile 1975 l'Italia ha sottoscritto il Trattato di non Proliferazione Nucleare (TNP), trattato internazionale incentrato, in particolare su:
a) la c.d. "non proliferazione" del nucleare, in base alla quale gli Stati in possesso di armi nucleari (c.d. "Paesi nucleari") si impegnano a non trasferire armi di tale natura a quelli che ne sono privi (c.d. "Paesi non nucleari"), mentre questi ultimi si obbligano a non ricevere e/o acquisire il controllo diretto o indiretto di ordigni nucleari (artt. I, II, III);
b) il disarmo nucleare, che impone il ricorso a trattative finalizzate alla definitiva cessazione della prassi di armamento nucleare (art. VI).
Il diritto bellico internazionale vieta l'uso e la minaccia dell'uso delle armi nucleari in qualsiasi circostanza.
La L. 185/1990 vieta la fabbricazione, l'importazione, l'esportazione, il transito, il trasferimento intracomunitario e l'intermediazione di materiale di armamento senza l'autorizzazione dell'autorita' e, in ogni caso, di armi nucleari.
Ciononostante, la presenza di armi nucleari sul suolo nazionale puo' ormai considerarsi certa".
Sono consapevole della rilevanza politica dell'iniziativa giudiziaria. Credo, pero', fermamente nello Stato di diritto, nella ripartizione dei poteri e, soprattutto, nell'indipendenza della magistratura.
Sono certo che anche questa denuncia sara' valutata senza timori per le implicazioni politiche sottese.
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Informazioni sulla denuncia
La denuncia e' sottoscritta a livello individuale da 22 esponenti di associazioni pacifiste e antimilitariste: Abbasso la guerra, Donne e uomini contro la guerra, Associazione Papa Giovanni XXIII, Centro di documentazione del Manifesto Pacifista Internazionale, Tavola della Pace Friuli Venezia Giulia, Rete Diritti Accoglienza Solidarieta' Internazionale, Pax Christi, Pressenza, WILPF, Centro sociale 28 maggio, Coordinamento No Triv, e singoli cittadini. Alcune di queste associazioni condividono collettivamente i contenuti di questa iniziativa.
Il testo della denuncia e' visionabile cliccando su questo link.
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Aderisci:
Come persona
Come associazione

6. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO NARGES MOHAMMADI E LA LOTTA DELLE DONNE IN IRAN. CHIEDIAMO LA LIBERAZIONE DELL'ATTIVISTA PREMIO NOBEL PER LA PACE E CHE SIANO ACCOLTE LE SUE RICHIESTE DI RISPETTO DEI DIRITTI UMANI

Sosteniamo Narges Mohammadi, Premio Nobel per la pace, detenuta in Iran per la sua lotta nonviolenta in difesa dei diritti umani e per l'abolizione della pena di morte.
Sosteniamo la lotta nonviolenta delle donne in Iran per la dignita' umana di tutti gli esseri umani.
Sia liberata Narges Mohammadi e tutte le prigioniere e tutti i prigionieri di coscienza, tutte le detenute e tutti i detenuti politici, tutte le persone innocenti perseguitate e sequestrate, in Iran come ovunque.
Cessi l'oppressione delle donne in Iran come ovunque nel mondo, siano rispettati i diritti umani di tutti gli esseri umani.
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Chiediamo al Parlamento e al governo italiano di premere sul governo iraniano affinche' a Narges Mohammadi sia restituita la liberta' e le sue richieste di rispetto dei diritti umani siano accolte.
Chiediamo al Parlamento Europeo, al Consiglio Europeo e alla Commissione Europea di premere sul governo iraniano affinche' a Narges Mohammadi sia restituita la liberta' e le sue richieste di rispetto dei diritti umani siano accolte.
Chiediamo al Segretario Generale e all'Assemblea Generale dell'Onu di premere sul governo iraniano affinche' a Narges Mohammadi sia restituita la liberta' e le sue richieste di rispetto dei diritti umani siano accolte.
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Chiediamo a tutte le persone di volonta' buona, a tutti i movimenti democratici, a tutte le istituzioni sollecite del bene comune e della dignita' umana, a tutti i mezzi d'informazione impegnati per la verita' e la giustizia, d'impegnarsi a sostegno di Narges Mohammadi e delle donne iraniane.
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Donna, vita, liberta'.

7. REPETITA IUVANT. COSA POSSIAMO (E DOBBIAMO) REALMENTE FARE CONTRO LA GUERRA IN CORSO IN EUROPA? (APRILE 2023)

Certo, continuare a soccorrere, accogliere, assistere tutte le vittime.
Certo, continuare a recare aiuti umanitari a tutte le vittime.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia di chi la guerra ha scatenato.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia dei governi che, invece di adoperarsi per far cessare la guerra e le stragi di cui essa consiste, alimentano l'una e quindi le altre.
Certo, continuare a denunciare il pericolo estremo e immediato che la guerra divenga mondiale e nucleare e distrugga l'intera umana famiglia riducendo a un deserto l'intero mondo vivente.
Certo, continuare a denunciare che la guerra sempre e solo uccide gli esseri umani,  sempre e solo uccide gli esseri umani,  sempre e solo uccide gli esseri umani.
Certo, continuare ad esortare chi nella guerra e' attivamente coinvolto a cessare di uccidere, a deporre le armi, a disertare gli eserciti, a obiettare a comandi scellerati, a rifiutarsi di diventare un assassino.
Certo, continuare a ricordare che salvare le vite e' il primo dovere di tutti gli esseri umani e di tutti gli umani istituti.
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Tutto cio' e' buono e giusto, ma non basta.
Occorre fare anche altre cose che solo noi qui in Europa occidentale possiamo e dobbiamo fare.
E le cose che possiamo e dobbiamo fare sono queste:
1. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale contrastare anche qui la macchina bellica, l'industria armiera, i mercanti di morte, la follia militarista, i governanti stragisti: paralizzare i poteri assassini occorre.
2. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di mettere il veto ad ogni iniziativa della Nato, l'organizzazione terrorista e stragista di cui i nostri paesi tragicamente fanno parte: paralizzare immediatamente i criminali della Nato occorre, e successivamente procedere allo scioglimento della scellerata organizzazione.
3. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di cessare di armare ed alimentare la guerra e sostenere invece l'impegno per l'immediato cessate il fuoco ed immediate trattative di pace.
4. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di restituire all'Onu la funzione e il potere di abolire il flagello della guerra.
5. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei la pace, il disarmo, la smilitarizzazione.
6. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica della sicurezza comune dell'umanita' intera fondata sulla Difesa popolare nonviolenta, sui Corpi civili di pace, sulle concrete pratiche che inverino l'affermazione del diritto alla vita, alla dignita' e alla solidarieta' di tutti i popoli e di tutte le persone.
7. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica comune di attiva difesa dell'intero mondo vivente prima che la catastrofe ambientale in corso sia irreversibile.
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E' questa la nostra opinione fin dall'inizio della tragedia in corso.
Ci sembra che senza queste azioni nonviolente la guerra, le stragi e le devastazioni non saranno fermate.
Troppi esseri umani sono gia' stati uccisi per la criminale follia dei governanti.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi per la salvezza comune dell'umanita' intera.
Sia massima universalmente condivisa la regola aurea che afferma: agisci nei confronti delle altre persone cosi' come vorresti che le altre persone agissero verso di te.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

8. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Riletture
- Valentina Pisanty, L'irritante questione delle camere a gas. Logica del negazionismo, Bompiani, Milano 1998, pp. 302.
- Anna-Vera Sullam Calimani, I nomi dello sterminio, Einaudi, Torino 2001, pp. 166.

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

10. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5076 dell'11 gennaio 2024
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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