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[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 313
- Subject: [Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 313
- From: Centro di ricerca per la pace Centro di ricerca per la pace <centropacevt at gmail.com>
- Date: Thu, 9 Nov 2023 05:46:58 +0100
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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 313 del 9 novembre 2023
In questo numero:
1. Sosteniamo Narges Mohammadi e la lotta delle donne in Iran
2. Cessate il fuoco
3. Presentato a Viterbo l'appello "Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier"
4. Esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
5. Una cosa utile per la pace: bloccare la fornitura di armi assassine, con l'azione diretta nonviolenta
6. Alcuni riferimenti utili
7. Tre tesi
8. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
9. Solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani
10. Ripetiamo ancora una volta...
11. Vita Cosentino: Parla per te
12. Annarosa Buttarelli: L'autocoscienza e' rigorosa
13. Lia Cigarini: Il partire da se' e' una forma politica viva ed efficace
14. Maria Castiglioni e altre: Se stasera sono qui... autocoscienza di un piccolo gruppo di donne milanesi
1. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO NARGES MOHAMMADI E LA LOTTA DELLE DONNE IN IRAN
Donna, vita, liberta'.
Sosteniamo Narges Mohammadi, Premio Nobel per la pace, detenuta in Iran per la sua lotta nonviolenta in difesa dei diritti umani, in sciopero della fame per i diritti di tutte e tutti.
Sosteniamo la lotta nonviolenta delle donne in Iran per la dignita' umana di tutti gli esseri umani.
Donna, vita, liberta'.
Sia liberata Narges Mohammadi e tutte le prigioniere e tutti i prigionieri di coscienza, tutte le detenute e tutti i detenuti politici, tutte le persone innocenti perseguitate e sequestrate, in Iran come ovunque.
Cessi l'oppressione delle donne in Iran come ovunque nel mondo, siano rispettati i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Donna, vita, liberta'.
2. L'ORA. CESSATE IL FUOCO
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
3. REPETITA IUVANT. PRESENTATO A VITERBO L'APPELLO "PORTIAMO A COMPIMENTO L'INIZIATIVA DI DAVID SASSOLI PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER"
La mattina di venerdi' 3 novembre 2023 a Viterbo, presso il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera", e' stato presentato l'appello "Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier".
Nel corso dell'incontro il responsabile della storica struttura nonviolenta viterbese, Peppe Sini, ha presentato l'appello ed ha ancora una volta ricostruito sia la figura e la vicenda di Leonard Peltier sia alcuni passaggi particolarmente significativi della campagna internazionale per la sua liberazione.
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Il testo dell'appello "Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier"
Il 23 agosto 2021 David Sassoli, l'indimenticato Presidente del Parlamento Europeo che sarebbe deceduto pochi mesi dopo nel gennaio 2022, tenne una conferenza stampa in cui annuncio' il suo personale impegno per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da quasi mezzo secolo prigioniero innocente.
L'iniziativa di David Sassoli si ricollegava idealmente a due precedenti importanti pronunciamenti del Parlamento Europeo, del 1994 e del 1999.
E si collegava anche al movimento che in Italia in quel momento riproponeva con forza l'esigenza e l'urgenza che Leonard Peltier venisse finalmente liberato.
In un suo tweet che accompagnava e sintetizzava la conferenza stampa del 23 agosto 2021 David Sassoli dichiarava, in italiano e in inglese:
"Inviero' una lettera alle autorita' statunitensi chiedendo clemenza per Leonard Peltier, attivista per i diritti umani dell'American Indian Movement, in carcere da 45 anni.
Spero che le autorita' accolgano il mio invito. I diritti umani vanno difesi sempre, ovunque".
"I will send a letter to the US authorities asking for clemency for Leonard Peltier. A human rights activist of the American Indian Movement, he has been imprisoned for 45 years.
I hope the authorities will take up my invitation. Human rights must be defended always, everywhere".
Lanciamo un appello a riprendere e portare a compimento quell'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier.
Chiediamo a chi legge questo appello:
a) di aderirvi, inviandone notizia agli indirizzi e-mail: freepeltierviterbo at tiscali.it e centropacevt at gmail.com
b) di diffonderlo ulteriormente;
c) di scrivere direttamente al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier: le lettere (il cui testo puo' anche essere semplicemente "Free Leonard Peltier") possono essere inviate attraverso la pagina web dedicata del sito della Presidenza degli Stati Uniti d'America: www.whitehouse.gov/contact/
d) di promuovere ove possibile iniziative di informazione, coscientizzazione, mobilitazione democratica e nonviolenta per la liberazione di Leonard Peltier che lo scorso 12 settembre ha compiuto 79 anni di cui 47 trascorsi in prigione da vittima innocente di una scellerata persecuzione.
Per un'informazione essenziale:
- Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Pomezia (Roma) 1996 (ora Roberto Massari Editore, Bolsena Vt).
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002.
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
Nella rete telematica e' disponibile una notizia sintetica in italiano dal titolo "Alcune parole per Leonard Peltier".
Sempre nella rete telematica e' disponibile anche una piu' ampia ed approfondita bibliografia ragionata dal titolo "Dieci libri piu' uno che sarebbe bene aver letto per conoscere la vicenda di Leonard Peltier (e qualche altro minimo suggerimento bibliografico)".
Ulteriori materiali di documentazione possono essere richiesti scrivendo ai nostri indirizzi di posta elettronica: freepeltierviterbo at tiscali.it e centropacevt at gmail.com
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Un recente appello di membri del Congresso degli Stati Uniti d'America sia democratici che repubblicani
Nel corso dell'incontro sono stati segnalati e riassunti molti importanti documenti, del parlamento Europeo, dell'Onu, di Amnesty International, di altri soggetti sia istituzionali che della societa' civile, ed in particolare il recentissimo appello al Presidnete Biden da parte di membri del Congresso degli Stati Uniti d'America sia democratici che repubblicani che di seguito si riproduce integralmente:
October 6, 2023
President Joseph Biden
The White House
1600 Pennsylvania Ave, NW
Washington, DC 20500
Dear President Biden:
We are writing to you regarding the nearly five-decade imprisonment of Leonard Peltier. Now, more than ever, bedrock principles of justice warrant your consideration of a grant of executive clemency or support of compassionate release at the Federal Bureau of Prisons.
Leonard Peltier, a Native American activist and citizen of the Turtle Mountain Band of Chippewa Indians (ND), is now in his 48th year of incarceration. He is 79 years old and in failing health. Mr. Peltier is serving two life sentences in a maximum-security federal prison for aiding and abetting in a case where his co-defendants were found not guilty on the grounds of self-defense.
Over the course of his incarceration, particularly in recent years, key figures involved in Mr. Peltier's prosecution have stepped forward to underscore the constitutional violations and prosecutorial misconduct that took place during the investigation and trial that led to his conviction. Gerald Heaney, the judge who presided over Mr. Peltier's 1986 appeal in the Eighth Circuit, called for his release in 1991 and again in 2000 (1), and former United States AttorneyJames Reynolds, whose office handled the prosecution and appeal of Peltier's case, has called for a commute of the remainder of his sentence and observed that "his conviction and continued incarceration is a testament to a time and a system of justice that no longer has a place in our society." (2) In addition, the United Nations Working Group on Arbitrary Detention specifically noted the anti-Indigenous bias surrounding Peltier's detention, stating simply that he "continues to be detained because he is Native American." (3)
Retired FBI Special Agent Coleen Rowley, in her letter addressed to you on December 3, 2022, raised how the "long-standing horribly wrongful oppressive treatment of Indians in the U.S." played into Peltier's case and, critically, the "FBI Family vendetta" behind the agency's opposition to clemency. (4) We recognize the grief and loss that took place in both the FBI and Tribal community on that day but also recognize this opportunity for all to move forward.
As Members of Congress, we sign this letter with a deep commitment to the crucial role we play in upholding justice for all Americans - and to also hold our government accountable when we see a case of injustice, as demonstrated by the long incarceration of Leonard Peltier. We stand with the Tribal Nations of the United States, Indigenous voices worldwide, and leading voices on human rights and criminal justice around the globe in support of Mr. Peltier's release. We applaud your commitment to criminal justice reform and your administration's work to address inequities in the criminal justice system and rectify the past wrongs of our government's treatment of Native Americans. We urge you to take the next step by granting Mr. Peltier executive clemency or compassionate release.
Sincerely,
Seguono le firme di 33 membri del Congresso degli Stati Uniti d'America
Note
1. Gerald H. Heaney, U.S. Senior Cir. Judge, 8th Cir., Letter to Senator Daniel K. Inouye, Chairman, U.S. Senate Select Comm. on Indian Affairs (Apr. 18, 1991), http://www.whoisleonardpeltier.info/download/Heaney.pdf
2. James Reynolds, Former U.S. Attorney, Letter to President Joseph R. Biden (Jul. 9, 2021), https://www.amnestyusa.org/wp-content/uploads/2023/03/From-US-Attorney-James-Reynolds.pdf.
3. United Nations Working Group on Arbitrary Detention, Opinion No. 7/2022 concerning Leonard Peltier (United States of America) (Jun. 7, 2022), https://www.ohchr.org/sites/default/files/2022-06/A-HRC-WGAD-7-2022-USA-AEV.pdf
4. Coleen Rowley, Retired FBI Special Agent, Letter to President Joseph R. Biden (Dec. 3, 2022), https://www.amnestyusa.org/wp-content/uploads/2023/04/From-Retired-FBI-Special-Agent-Coleen-Rowley.pdf
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Giustizia e liberta' per Leonard Peltier.
Giustizia e liberta' per l'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Free Leonard Peltier.
Mitakuye Oyasin.
4. REPETITA IUVANT. ESPOSTO ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI ROMA
Alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
e per opportuna conoscenza:
al Presidente della Repubblica
ai Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica
alla Presidente del Consiglio dei Ministri
a tutte le ministre e i ministri, a tutti i senatori e le senatrici, a tutte le deputate e i deputati, agli ed alle europarlamentari elette ed eletti in Italia
a numerosi pubblici ufficiali cui incombe, ricevendo tale notitia criminis, di promuovere l'azione giudiziaria
ai mezzi d'informazione
a numerose persone di volonta' buona, associazioni democratiche, istituzioni fedeli alla legalita' costituzionale
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Oggetto: esposto relativo alla violazione dell'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana da parte del governo italiano.
Egregi signori,
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l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana e' inequivocabile. Esso recita: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parita' con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranita' necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".
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Il governo italiano ha violato l'articolo 11 della Costituzione in quanto:
a) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la fornitura di armi che la guerra alimentano;
b) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la propria aviazione militare che raccoglie informazioni e le invia all'esercito ucraino sul campo di battaglia (cfr. il servizio giornalistico apparso sul sito dell'autorevole agenzia giornalistica Ansa col titolo "La guerra dei top gun italiani", che fin dall'incipit esplicitamente afferma che "i nostri piloti, tra loro anche una donna, a bordo dei caccia catturano dati importanti che in poco tempo finiscono sui cellulari dei soldati ucraini sul campo di battaglia");
c) ostacola effettualmente ogni realistica ipotesi di "cessate il fuoco" ed ogni concreto impegno di pace sostenendo esplicitamente la tesi che la guerra deve concludersi non con un negoziato ma con la "vittoria" di una delle parti in conflitto (cfr. la dichiarazione della Presidente del Consiglio dei Ministri "scommettiamo sulla vittoria ucraina" riportata da numerosi mezzi d'informazione);
d) sostiene l'azione provocatrice ed eversiva della Nato che da decenni opera nell'Europa dell'est per destabilizzare gli equilibri regionali e suscitare conflitti (azione divenuta finanche esplicitamente terrorista e stragista durante la guerra di distruzione della Jugoslavia nel 1999).
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In flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione, il governo italiano arma e quindi alimenta la guerra, partecipa alla guerra e quindi alle stragi di cui ogni guerra sempre e solo consiste, e con cio' espone altresi' anche il nostro paese a subire le conseguenze della guerra, e - last, but not least - contribuisce all'escalation verso una guerra mondiale e nucleare che puo' metter fine all'intera civilta' umana.
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Egregi signori,
con il presente esposto si richiede il piu' tempestivo intervento per far cessare l'azione incostituzionale, folle e criminale del governo italiano.
Distinti saluti,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, primo agosto 2023
5. REPETITA IUVANT. UNA COSA UTILE PER LA PACE: BLOCCARE LA FORNITURA DI ARMI ASSASSINE, CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA
Ovviamente apprezzando e sostenendo le molte iniziative gia' in corso (e soprattutto quelle che concretamente recano aiuti umanitari e soccorrono, accolgono e assistono tutte le vittime e tutte le persone che dalla guerra fuggono e alla guerra si oppongono), vorremmo aggiungere una cosa da fare che ci sembra utile piu' di ogni altra per contribuire da qui, in Italia, a far cessare le stragi in Ucraina: bloccare la fornitura di armi assassine.
E per bloccare la fornitura di armi assassine occorre bloccare con specifiche e adeguate azioni dirette nonviolente le fabbriche di armi, i depositi di armi, i trasporti di armi, i centri decisionali e le strutture tecniche che le forniture di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Fornire armi assassine dove e' in corso una guerra significa partecipare a quella guerra, cosa esplicitamente vietata dall'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana.
Non vi e' infatti alcun dubbio che fornire armi assassine dove una guerra e' in corso e dove quindi esse vengono usate per uccidere degli esseri umani (e tutte le armi sono usate sempre e solo per uccidere) significa partecipare alla guerra e alle stragi di cui essa consiste, e il citato articolo 11 della Costituzione e' chiarissimo e inequivocabile al riguardo, aprendosi con queste precise parole: "L'Italia ripudia la guerra".
Pertanto, un governo italiano che decide di fornire armi assassine a un paese in guerra e' ipso facto in contrasto con la Costituzione cui ha giurato fedelta', ed e' quindi un governo fuorilegge, criminale, golpista. E chiunque in Italia cooperasse all'invio di armi assassine, o l'invio di armi assassine consentisse, sarebbe parimenti criminale.
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E' quindi diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi all'invio di armi assassine dove una guerra e' in corso.
Cosi' come e' diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi a un governo golpista e a chiunque coopera alla commissione di stragi.
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Come e' possibile contrastare questo crimine?
Come e' possibile fare qualcosa di concreto per salvare le vite di coloro che la guerra - che quelle armi assassine alimentano - uccide?
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi le fabbriche, i depositi, i trasporti di armi.
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi i centri decisionali e le strutture tecniche che quell'invio di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Naturalmente occorre:
a) individuare tutti i luoghi da bloccare ed organizzare adeguatamente il blocco della scellerata attivita' finalizzata all'invio di armi assassine ovvero all'uccisione di esseri umani;
b) formare adeguatamente le persone di volonta' buona disponibili a partecipare a tali azioni dirette nonviolente.
La nonviolenza infatti richiede una specifica accurata preparazione e una completa conoscenza e consapevolezza del significato e delle conseguenze delle proprie azioni, che essendo non simboliche ma concrete espongono chi le esegue alle ovvie rappresaglie da parte dei poteri la cui azione criminale si vuole impedire.
La nonviolenza infatti, nel suo impegno per salvare tutte le vite, richiede una rigorosa coerenza tra i mezzi e i fini, una piena coscienza delle personali sofferenze cui si puo' andare incontro, una nitida disponibilita' ad accettare di subire torti e persecuzioni senza reagire, a subire violenza senza opporre violenza.
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A oltre un anno dall'inizio della guerra in Ucraina scatenata dall'invasione militare per volonta' del folle e criminale autocrate russo, e' ormai chiaro ad ogni persona che tutti i governi attivamente coinvolti nella guerra, che la guerra e le stragi hanno alimentato e tuttora alimentano e che hanno impedito fin qui ogni tregua ed ogni trattativa di pace, non intendono affatto porre fine alle stragi, non intendono affatto salvare le vite umane che ogni giorno la guerra distrugge, ma anzi cooperano alla prosecuzione, all'intensificazione e all'estensione delle uccisioni di esseri umani, ed accrescono il pericolo che la guerra si faccia mondiale e nucleare e possa distruggere l'intera umana famiglia.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per contrastare questo abominevole massacro e il pericolo dell'apocalisse atomica.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per imporre ai governi la cessazione della guerra.
Hic et nunc solo l'azione diretta nonviolenta puo' concretamente contribuire a fermare le stragi e ad imporre ai governi di cessare il fuoco e avviare trattative di pace.
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Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
6. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI
Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com
7. REPETITA IUVANT. TRE TESI
La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
8. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE
Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it
9. REPETITA IUVANT. SOLIDALI CON LE DONNE IRANIANE NELLA LOTTA NONVIOLENTA PER I DIRITTI UMANI DI TUTTI GLI ESSERI UMANI
Siamo solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessi la repressione del movimento democratico e nonviolento delle donne - e degli uomini postisi alla loro sequela - che si riconosce nel motto "Donna, vita, liberta'", che siano liberate e liberati tutte le prigioniere e tutti i prigionieri politici, che cessi la violenza maschilista di stato, e che siano riconosciuti, rispettati e difesi tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Nessuna autorita' e' legittima se non rispetta la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
10. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...
... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
11. RIFLESSIONE. VITA COSENTINO: PARLA PER TE
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano riprendiamo e diffondiamo]
L'intento di questo numero di Via Dogana 3 e' rimettere in circolo la parola autocoscienza, riprendendo dagli scritti di Carla Lonzi elementi che approfondiscano per l'oggi il suo significato e la sua pratica.
Per me uno degli stimoli piu' forti a ridiscutere di autocoscienza e' venuto da un segnale piccolo, ma significativo, captato in una frase ricorrente di Daniela Santoro, una delle giovani della redazione. In varie occasioni Daniela, dopo interventi in cui tirava fuori da se' stessa, da tutte le vicende del suo corpo, un pensiero per l'oggi, concludeva dicendo: "scusate se sono autoreferenziale".
Allora ho capito che non trovava nel suo vocabolario la parola che nominava quello che stava facendo: autocoscienza. Con questo non voglio dire che Daniela e le altre giovani non la conoscano, anzi hanno molta curiosita' nei confronti di questa pratica delle origini del femminismo e desiderano anche farne esperienza. Il problema e' che non la trovano come una parola a disposizione per nominare una loro pratica del presente, gia' in atto.
Rivisitare il pensiero di Carla Lonzi, come hanno fatto Marta Equi e Linda Bertelli nell'introduzione, permette sia di vedere cos'e' l'essenziale di questa pratica sia di fare un'apertura di maggiore liberta' rispetto alle sue modalita' di attuazione.
Io stessa mi sono messa a rileggere gli scritti di Lonzi sull'autocoscienza e mi ha colpito il fatto che per lei il suo senso piu' profondo consista nel farne "un metodo di pensiero" e cosi' autorizzare ogni donna a rivolgersi al proprio vissuto, per trarne pensiero e una scrittura politica che illumina il mondo.
Per lei e' una pratica del pensiero che chiede relazione e non individualismo. Lonzi usa la parola rispondenza. Dice: "non esiste una coscienza di se' senza un'altra coscienza di se' e questo si verifica nella rispondenza" (Il mito della proposta culturale, p. 141). Quindi e' la relazione con un'altra donna il centro dell'autocoscienza. Come scrivono Marta e Linda "e' parola su di se' alla prova della relazione con l'altra". Sottolineano anche che mentre la pratica di autocoscienza e' spesso conosciuta come una pratica orale, come parola detta e ascoltata, Lonzi propone soprattutto lo scrivere come "modo della comprensione autocoscienziale" e come "tessuto di verifica del processo trasformativo dell'autocoscienza". Con una bella sintesi dicono: "l'andare di pari passo di esistenza, comprensione e produzione simbolica". Se torniamo all'esempio di partenza, Daniela non puo' non riconoscersi in queste parole che delineano la pratica che sta facendo assieme al suo gruppo, Le Compromesse, e con la redazione di VD3, basta andare a rileggere la sua introduzione al numero dal titolo Ricominciamo dal corpo.
Seguendo ancora Carla Lonzi si puo' mettere in discussione l'indispensabilita' del piccolo gruppo come modalita' unica che ha caratterizzato l'autocoscienza negli anni '70.
Dai suoi scritti l'idea del gruppo risulta piu' libera. Il gruppo e' si' "lo spazio primo" perche' ci sia autonomia dal maschile, ma non e' un tutto omogeneo, e' costituito e intessuto di relazioni nel segno della rispondenza. Il gruppo puo' anche non esserci. Il gruppo in quanto tale e' "disgregabile" e questo non comporta la fine delle relazioni che lo costituiscono. Il gruppo puo' anche intendersi in senso lato, per esempio Rivolta Femminile per Lonzi, oppure per quanto mi riguarda la Libreria delle donne di Milano. In un suo scritto definisce lo stesso femminismo "un gruppo allargato".
Daniela per questo numero ha interpellato altre giovani e dalla sua indagine emerge la grande difficolta' a costituire un gruppo, quando cio' che contraddistingue questo momento storico e' la loro sofferenza per la solitudine e l'isolamento. A queste ragazze direi piuttosto di cominciare a cercare la rispondenza con un'altra donna, di cominciare da una relazione con un'altra donna per prendere la parola.
Gia' e' stato detto da altre che c'era in quegli anni una situazione favorevole che ha permesso il moltiplicarsi e il fiorire di gruppi di autocoscienza in ogni dove. Anche io penso che quella situazione non e' ripetibile negli stessi termini. Io ho fatto parte di quella stagione. Quando sono arrivata a Milano nel 1975 mi sono subito avvicinata al movimento delle donne che era molto vivace in citta' con collettivi, gruppi di autocoscienza, presenza sui giornali, iniziative pubbliche e nascita di luoghi come la Libreria e il Cicip.
Ho visto di persona, attraverso la mia esperienza, come dopo alcuni anni i gruppi di autocoscienza si siano esauriti. Questo per la stessa logica interna dei movimenti, che fanno una fiammata e poi si spengono, e non si puo' imputare a un gruppo o a una libreria la loro scomparsa. Si attribuirebbe loro un potere spropositato se capace di decretare la fine di un'esperienza che ha interessato tutto il mondo occidentale.
Quella stagione e' finita ma l'autocoscienza non e' andata distrutta. Linda e Marta ci hanno detto che per Carla Lonzi c'e' una parentela molto stretta tra autocoscienza e il partire da se' e questo per me e' un punto centrale. Dicono esattamente che "l'autocoscienza e' la radice di una cosa preziosissima: la sperimentazione e l'invenzione della pratica del partire da se'. Quindi una specifica modalita' del pensiero inaugurato dal femminismo". Della stessa idea e' Luisa Boccia quando scrive che "il valore dell'autocoscienza sta nella nell'aver fatto penetrare in profondita' nella realta' sociale femminile l'idea e l'esperienza del partire da se', ovvero la possibilita' di elaborare la soggettivita' e il pensiero femminile, a partire dal concreto vissuto e dall'io di ogni donna" (L'io in rivolta, p. 195).
Quelle stesse donne che avevano a un certo punto abbandonato l'autocoscienza ed erano passate a sperimentare altre pratiche relazionali, si portavano dentro questa modificazione che cambia l'approccio al linguaggio e al mondo.
Parlando di questo numero con Luisa Muraro lei ha cosi' commentato: "Ah si', come la facevamo allora aveva un che di ritualistico e di stereotipato, ma poi e' rimasta nello spirito essenziale, nel linguaggio, nel partire da se', nel guardarsi dentro, nel non oggettivare le cose, ma essere sempre implicate. Per me si e' trasformata ed è nel mio modo di fare". Posso testimoniare di persona quanto sia vero che ne e' rimasto lo stile in Libreria. Quando vi sono approdata, nell'ormai lontano 1983, la frase ricorrente che si sentiva in ogni tipo di riunione era "Parla per te". Ciascuna era continuamente rimandata a se stessa perche' trovasse parole sue per portare un contributo alla discussione.
Le generazioni di femministe che sono venute dopo quella stagione, non hanno mai frequentato gruppi di autocoscienza. Tuttavia se penso a pensatrici come Chiara Zamboni e Wanda Tommasi della comunita' di Diotima, io oggi vedo che non sono estranee a questa pratica ma ne sono fortemente influenzate e ne fanno vivere alcuni aspetti essenziali. Basta vedere, per esempio, tutta la produzione di Wanda Tommasi che ha messo a tema nei suoi libri una riflessione filosofica e politica a partire da situazioni anche dolorose della sua vita, come puo' essere la depressione. Su questo Luisa Muraro mi ha fatto notare un passaggio importante dicendo: "In Diotima c'e' un linguaggio che incamera l'autocoscienza e il partire da se' ma allora non la chiamavamo autocoscienza. In Diotima facevamo un'altra pratica. Solo adesso possiamo vedere che ci sono gli elementi dell'autocoscienza. A suo tempo la discontinuita' c'e' stata per molte, non per tutte. Adesso vediamo la continuita'. Adesso vediamo piu' in grande. Cioe' piu' in grande e piu' dall'alto".
In conclusione, mi sento, quindi, di dire che l'autocoscienza e' viva, e' continuata in altre forme e si esprime in modi che si possono cominciare a nominare.
12. RIFLESSIONE. ANNAROSA BUTTARELLI: L'AUTOCOSCIENZA E' RIGOROSA
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano riprendiamo e diffondiamo]
L'entusiasmo generale per la circolazione rinnovata dei testi di Carla Lonzi rilancia anche l'interesse per la pratica dell'autocoscienza, ma non si tratta solo del ritorno di questa "madre di tutte noi", perche' la parola "autocoscienza" non se n'e' mai andata veramente dall'ambiente femminista da quando se ne sono sentiti gli effetti politici e soggettivi, a partire dagli anni '70 in poi. Tuttavia, ci si chiede se si sa veramente praticare quell'autocoscienza che e' diventata quasi un oggetto mitico del cammino femminista. Non so come veniva pratica dal gruppo di Boston che ha scritto Noi e il nostro corpo, ma so come e' stata praticata radicalmente nella comunita' in cui ho vissuto molti anni della mia vita, la comunita' filosofica Diotima, ed e' per questo che sono perplessa a sentirne parlare con una certa superficialita' da alcune, da altre con il giusto tentativo di attualizzarla, da altre ancora non sapendo proprio di cosa stanno discutendo. Se c'e' un atteggiamento che non si puo' tenere di fronte alle pratiche, a tutte le pratiche degne di essere tali, e' quello dell'opinione, del "per me e' cosi', per noi e' cola'". Le pratiche di cui e' intessuta la politica delle donne sono ricavate da osservazioni dell'esperienza, da sistemazioni teoriche elaborate in relazione, dalla possibilita' di replicarle in contesti scelti e dalla comprovata efficacia trasformativa.
Ho gia' toccato il punto cruciale: le pratiche politico-filosofiche sono tali perche' hanno la potenza trasformatrice desiderata nei contesti e nelle relazioni in cui si svolgono concretamente. Hanno la potenza di smuovere i blocchi, di tenere in ordine le relazioni, di accompagnare le circostanze nelle quali si mostrano adeguate. Si possono perfezionare, correggere, potenziare, ma con il discernimento necessario. L'opinione proprio non c'entra, letteralmente. Scriveva anni fa Manuela Fraire, psicoanalista, nel Lessico politico delle donne: teorie del femminismo (Fondazione Badaracco - Franco Angeli): "Con pratica dell'autocoscienza facciamo riferimento al principale strumento che il Movimento femminista si e' dato in questi anni per un'analisi e un intervento nel reale [...] L'esperienza dell'autocoscienza non e' un processo linearmente codificabile e teorizzabile. E' piuttosto un quantum di pratiche da cui possiamo osservare come la presa di coscienza passi attraverso la costruzione di una teoria (non separata da una prassi specifica), che si trasforma attraverso le fasi storiche e le diversita' delle donne che si aggregano in uno spazio collettivo, e che non vuole essere percio' solo miglioramento della vita personale di ciascuna".
Questo avvicinamento alla complessita' di pratiche che compongono l'autocoscienza e' esattamente corrispondente alla mia particolare esperienza di "costruzione di una teoria non separata da prassi specifiche" in Diotima. E, naturalmente, dalle indicazioni di Manuela Fraire si ricava anche la vocazione politica dell'autocoscienza riguardante la capacita' di leggere la realta' e agire in essa, scongiurando la riduzione a cui andrebbe incontro l'autocoscienza se servisse solamente al "miglioramento della vita personale". Da tutto questo mi pare si ricavi chiaramente il rigore da tenere nella pratica dell'autocoscienza, e che questo rigore debba essere custodito da una donna a cui si riconosce l'autorita' necessaria a orientare il lavoro, durante il quale occorre orientare anche i conflitti eventuali perche' non diventino distruttivi. E' quello che ha tentato di fare Carla Lonzi agli albori dell'autocoscienza in Italia, nel contesto di un gruppo di Rivolta in cui pero' allignava quell'atteggiamento distruttivo che lei ha nominato come auto-inferiorizzazione. A questo punto, dovrebbe essere piu' facile comprendere perche' l'autocoscienza femminista richiede radicalita' e rigore: non conduce solo alla conoscenza di se', non indica questo l'ingannevole "auto", ma piuttosto conduce alla trasformazione della relazione con la realta' data, fino a che anch'essa possa trasformarsi grazie alla presenza del soggetto politico imprevisto: le donne che sanno fare autocoscienza.
13. RIFLESSIONE. LIA CIGARINI: IL PARTIRE DA SE' E' UNA FORMA POLITICA VIVA ED EFFICACE
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano riprendiamo e diffondiamo]
Ero d'accordo con Vita Cosentino che chiedeva una discussione su come e' nata l'autocoscienza come forma politica dopo che nel 1970 sono arrivati in Italia i libri e i documenti delle americane.
Io sono d'accordo se oggi si parla di Carla Lonzi perche' e' stata fondamentale. Ma qui si dovrebbe discutere dell'autocoscienza come forma politica delle donne. Non c'era solo Rivolta femminile. Nascevano gruppi di autocoscienza in tutta Italia. A Milano persino nelle fabbriche. Ricordo tra queste la Face Standard e la Sit Siemens che hanno scritto dei testi che abbiamo pubblicato su Sottosopra.
Bisogna dire che c'era si' il gruppo di Carla Lonzi ma ce n'erano centinaia in tutta Italia.
E quindi partirei da li', da questa enorme diffusione che si era verificata in tutta Europa.
La parita' e' il contrario perche'ci aggreghiamo a un simbolico maschile.
Sono inoltre d'accordo con Silvia Motta quando dice che il movimento delle donne con la sua specifica forma politica dell'autocoscienza ha avuto una grande spinta in una societa' che a quel tempo era favorevole in generale al cambiamento.
L'autocoscienza ha avuto un'ottima idea, molto intelligente, cioe' si e' sottratta ad ogni giudizio maschile: ci riunivamo nelle case e questa idea ha traumatizzato tutti i vari compagni di lotta del passato. A me uno ha detto: "Ma come, tu che sei stata segretaria provinciale della Federazione Giovanile Comunista Italiana (FGCI) adesso ti riunisci nelle case in un piccolo gruppo?". E infatti vi ricordate che c'e' stata una famosa prima pagina del Manifesto intitolata La femminista se ne va.
Quindi quello che ha detto Silvia Motta e' giusto. Era proprio un altro tempo dove anche gli uomini studenti e operai erano in movimento.
Lo aveva gia' sottolineato in una riunione Luisa Muraro e ripreso da Giordana Masotto: erano altri anni, dove il cambiamento sembrava a portata di mano. Poi, dopo l'incontro con le francesi di Psychanalyse et Politique di Parigi e in particolare con gli scritti di Antoinette Fouque, molte di noi hanno fatto pratica dell'inconscio e poi l'affidamento ad un'altra donna per realizzare il proprio desiderio. Infatti, il bello della politica delle donne e' quello di inventare pratiche mantenendo "il partire da se' e la pratica di relazione tra donne".
Oggi abbiamo un problema, secondo me di comunicazione. Dobbiamo inventare il linguaggio da cercare e da usare, soprattutto con le nuove generazioni. Io penso che si dovrebbe su questi temi fare per prima cosa un Sottosopra perche' quello e' uno scritto che ha qualcosa di piu'. Quando lo si fa, incide perche' e' letto e discusso da molte. Oggi e' un problema di linguaggio, cioe' la nostra pratica politica come la metti in parola? Chi e' che non parte da se' nelle riunioni della Libreria e in generale delle donne? Sempre una parte da se'.
Siccome sappiamo, e molti uomini l'hanno gia' capito, dopo il disastro della politica maschile (Il silenzio del noi, di Niccolo' Nisivoccia), che quella del partire da se' e della relazione e' una forma politica viva ed efficace, per prima cosa facciamo un Sottosopra che ne dia conto. La questione e' proprio quella di trovare nuove parole e cercare di avere sempre piu' luoghi aperti sulla strada (c'e' un nostro antico testo intitolato Il tempo, i mezzi e i luoghi).
14. RIFLESSIONE. MARIA CASTIGLIONI E ALTRE: SE STASERA SONO QUI... AUTOCOSCIENZA DI UN PICCOLO GRUPPO DI DONNE MILANESI
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano riprendiamo e diffondiamo]
"Noi abbiamo puntato su questo lavoro che e' lungo e dura - come dice Lia - quello che deve durare"
(Margherita Tosi)
Oltre vent'anni di gruppo di autocoscienza: da dove e' nato? Perche' ancora? E come lavora? Facendo cosa?
Piccolo gruppo significa dalle cinque alle dieci-dodici persone: cosi' i gruppi originari, cosi' anche il nostro. Avvicendamenti nel corso del tempo: uscite, nuovi ingressi e anche morti. Incontro una volta al mese a rotazione nelle nostre case (ma per tanti anni, fino alla sua chiusura, ospiti del Circolo Cicip e Ciciap), i rapporti tra noi sono amicali, ma con diversi gradi di intensita', non c'e' chi guida, il tema o emerge spontaneamente perche' ha fatto irruzione nella vita di qualcuna, o segue il filo della lettura di un libro o di un discorso di attualita' che ci coinvolge.
Perche' ancora l'autocoscienza? Tutte noi, seppure con diversa intensita', siamo in relazione politica con la Libreria delle Donne di Milano. In Libreria si produce pensiero e molte cose vengono in mente dopo l'incontro ("In Libreria mi abbevero, ma non mi metto in gioco in prima persona"). Il gruppo di autocoscienza permette piu' liberta', ed e' quel momento in cui si attua quell'attivita' di ruminatio che, nella tradizione cristiana, segue l'ascolto della parola evangelica e precede la meditatio.
Questa ruminazione non puo' essere individuale, necessita della presenza delle altre.
L'autocoscienza e' per noi una pratica di "pensare in presenza", come spiega bene Chiara Zamboni nel suo libro. La presenza delle altre che ascoltano, accolgono, "ruminano" il nostro pensiero, lo confrontano con il proprio, lo restituiscono modificato (anche attraverso la discussione e il conflitto) ci aiuta ad ancorarci alla realta', ad evitare il pensiero solipsistico, autoreferenziale.
Questa e' per noi l'attualita', il valore intramontabile della pratica di autocoscienza.
Nessun tema in questi anni ci e' stato estraneo: rapporti tra di noi, con le donne, con gli uomini (il loro simbolico, la democrazia, la guerra), il rapporto con la madre, le/i figlie/i e i/le nipoti; liberta'/emancipazione; il desiderio femminile; il lavoro; la politica seconda; il pensiero della differenza nelle diverse pratiche politiche di ognuna; il silenzio, l'autorita', la parola pubblica in relazione con la propria esperienza; il rapporto con la cura, il corpo, la depressione, la malattia, il covid, la morte, elaborare il lutto di chi non c'era piu', il rapporto col divino...
Non abbiamo mai dato un nome preciso al gruppo: lo definiamo gruppo di "autocoscienza alta", perche' ci riferiamo sempre al pensiero di altre donne (qualche volta anche uomini) che hanno scritto o detto. Nel corso degli anni abbiamo letto scritti di Diotima (Muraro, Zamboni, Cosentino, Tommasi, Sartori, Faccincani, Buttarelli...), Lonzi, Butler, Cigarini, Lispector, Ivana Ceresa e la Sororita' di Mantova, Danielle Quinodoz, Dominijanni, il mito di Didone, gli scritti del gruppo Vanda, Irigaray, De Cesare, Elena Ferrante (a cui abbiamo anche scritto, senza risposta). La lettura e' sempre finalizzata a capire meglio noi stesse attraverso il pensiero delle altre: partire da se' per andare verso le altre, partire dalle altre per tornare a se'. Questo il movimento ondulatorio dell'autocoscienza.
Per me il gruppo e' anche stato poter essere fragili, deboli, incapaci, non performanti, non essere giudicate e non sentirsi fuori posto. Nel gruppo possiamo essere cosi' come siamo e a partire da li' andare avanti insieme, non per cambiarci ma per avere altri punti di vista: anche i fallimenti e le schivate possono andare bene.
Per me il gruppo e' una necessita', non un di piu'. Confrontarmi con le altre mi costringe ad essere meno generica e mi aiuta a mettere a nudo il mio vero desiderio, a riconoscerlo e a prendermelo sulle spalle. E poi c'e' il piacere dello stare insieme, del ritrovarsi a condividere le esperienze di vita con tutte le loro gioie e tristezze.
Il desiderio di trasformazione e' cio' che mi ha stimolato nell'iniziare un percorso nei gruppi di autocoscienza negli anni settanta. Allora c'era anche la determinazione di voler cambiare il nostro mondo di relazioni (tutte le relazioni!) e questo moltiplicava per mille il coinvolgimento, anche emotivo... Oggi il meccanismo per cui funziona ancora e' legato ad una visuale piu' ampia, ma partendo sempre dalle nostre esperienze diversificate e piu' mature.
Quello che per me ha funzionato molto bene in tutti questi anni e' stata la capacita' di passare con scioltezza dalla lettura e discussione di testi scelti al problema personale "urgente". Il rapporto con le figlie e' stato messo a tema molte volte, con dolore, preoccupazione, scambio, sostegno e molta confidenza.
L'esperienza del gruppo di autocoscienza mi ha progressivamente allenata a riflettere sull'uso delle parole, nell'esprimermi il piu' possibile vicino ai sentimenti, ai vissuti, alle emozioni che emergono in presenza delle altre. Parole sdoganate dal linguaggio corrente, distratto o condizionato dai contesti piu' disparati che sentiamo estranei. Un allenamento per me importantissimo.
Concludiamo con le parole di Margherita Tosi, che e' sempre con noi anche se ci ha lasciato qualche anno fa:
Questo gruppo e' un prodotto dei rapporti politici tra donne. Non mi sento pronta a essere lasciata sola; questo gruppo e' piccolo, ma importante. Noi non siamo sul fare: articoli, viaggi, progetti. Vuol dire che c'e' qualcos'altro... Il desiderio individuale e' gia' politico? Si', se e' un vero desiderio.
Maria Castiglioni, Lina Cattabeni, Paola Mattioli, Raffaella Molena, Cristina Rossi
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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 313 del 9 novembre 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che negli anni Ottanta ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 313 del 9 novembre 2023
In questo numero:
1. Sosteniamo Narges Mohammadi e la lotta delle donne in Iran
2. Cessate il fuoco
3. Presentato a Viterbo l'appello "Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier"
4. Esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
5. Una cosa utile per la pace: bloccare la fornitura di armi assassine, con l'azione diretta nonviolenta
6. Alcuni riferimenti utili
7. Tre tesi
8. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
9. Solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani
10. Ripetiamo ancora una volta...
11. Vita Cosentino: Parla per te
12. Annarosa Buttarelli: L'autocoscienza e' rigorosa
13. Lia Cigarini: Il partire da se' e' una forma politica viva ed efficace
14. Maria Castiglioni e altre: Se stasera sono qui... autocoscienza di un piccolo gruppo di donne milanesi
1. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO NARGES MOHAMMADI E LA LOTTA DELLE DONNE IN IRAN
Donna, vita, liberta'.
Sosteniamo Narges Mohammadi, Premio Nobel per la pace, detenuta in Iran per la sua lotta nonviolenta in difesa dei diritti umani, in sciopero della fame per i diritti di tutte e tutti.
Sosteniamo la lotta nonviolenta delle donne in Iran per la dignita' umana di tutti gli esseri umani.
Donna, vita, liberta'.
Sia liberata Narges Mohammadi e tutte le prigioniere e tutti i prigionieri di coscienza, tutte le detenute e tutti i detenuti politici, tutte le persone innocenti perseguitate e sequestrate, in Iran come ovunque.
Cessi l'oppressione delle donne in Iran come ovunque nel mondo, siano rispettati i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Donna, vita, liberta'.
2. L'ORA. CESSATE IL FUOCO
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
3. REPETITA IUVANT. PRESENTATO A VITERBO L'APPELLO "PORTIAMO A COMPIMENTO L'INIZIATIVA DI DAVID SASSOLI PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER"
La mattina di venerdi' 3 novembre 2023 a Viterbo, presso il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera", e' stato presentato l'appello "Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier".
Nel corso dell'incontro il responsabile della storica struttura nonviolenta viterbese, Peppe Sini, ha presentato l'appello ed ha ancora una volta ricostruito sia la figura e la vicenda di Leonard Peltier sia alcuni passaggi particolarmente significativi della campagna internazionale per la sua liberazione.
*
Il testo dell'appello "Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier"
Il 23 agosto 2021 David Sassoli, l'indimenticato Presidente del Parlamento Europeo che sarebbe deceduto pochi mesi dopo nel gennaio 2022, tenne una conferenza stampa in cui annuncio' il suo personale impegno per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da quasi mezzo secolo prigioniero innocente.
L'iniziativa di David Sassoli si ricollegava idealmente a due precedenti importanti pronunciamenti del Parlamento Europeo, del 1994 e del 1999.
E si collegava anche al movimento che in Italia in quel momento riproponeva con forza l'esigenza e l'urgenza che Leonard Peltier venisse finalmente liberato.
In un suo tweet che accompagnava e sintetizzava la conferenza stampa del 23 agosto 2021 David Sassoli dichiarava, in italiano e in inglese:
"Inviero' una lettera alle autorita' statunitensi chiedendo clemenza per Leonard Peltier, attivista per i diritti umani dell'American Indian Movement, in carcere da 45 anni.
Spero che le autorita' accolgano il mio invito. I diritti umani vanno difesi sempre, ovunque".
"I will send a letter to the US authorities asking for clemency for Leonard Peltier. A human rights activist of the American Indian Movement, he has been imprisoned for 45 years.
I hope the authorities will take up my invitation. Human rights must be defended always, everywhere".
Lanciamo un appello a riprendere e portare a compimento quell'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier.
Chiediamo a chi legge questo appello:
a) di aderirvi, inviandone notizia agli indirizzi e-mail: freepeltierviterbo at tiscali.it e centropacevt at gmail.com
b) di diffonderlo ulteriormente;
c) di scrivere direttamente al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier: le lettere (il cui testo puo' anche essere semplicemente "Free Leonard Peltier") possono essere inviate attraverso la pagina web dedicata del sito della Presidenza degli Stati Uniti d'America: www.whitehouse.gov/contact/
d) di promuovere ove possibile iniziative di informazione, coscientizzazione, mobilitazione democratica e nonviolenta per la liberazione di Leonard Peltier che lo scorso 12 settembre ha compiuto 79 anni di cui 47 trascorsi in prigione da vittima innocente di una scellerata persecuzione.
Per un'informazione essenziale:
- Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Pomezia (Roma) 1996 (ora Roberto Massari Editore, Bolsena Vt).
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002.
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
Nella rete telematica e' disponibile una notizia sintetica in italiano dal titolo "Alcune parole per Leonard Peltier".
Sempre nella rete telematica e' disponibile anche una piu' ampia ed approfondita bibliografia ragionata dal titolo "Dieci libri piu' uno che sarebbe bene aver letto per conoscere la vicenda di Leonard Peltier (e qualche altro minimo suggerimento bibliografico)".
Ulteriori materiali di documentazione possono essere richiesti scrivendo ai nostri indirizzi di posta elettronica: freepeltierviterbo at tiscali.it e centropacevt at gmail.com
*
Un recente appello di membri del Congresso degli Stati Uniti d'America sia democratici che repubblicani
Nel corso dell'incontro sono stati segnalati e riassunti molti importanti documenti, del parlamento Europeo, dell'Onu, di Amnesty International, di altri soggetti sia istituzionali che della societa' civile, ed in particolare il recentissimo appello al Presidnete Biden da parte di membri del Congresso degli Stati Uniti d'America sia democratici che repubblicani che di seguito si riproduce integralmente:
October 6, 2023
President Joseph Biden
The White House
1600 Pennsylvania Ave, NW
Washington, DC 20500
Dear President Biden:
We are writing to you regarding the nearly five-decade imprisonment of Leonard Peltier. Now, more than ever, bedrock principles of justice warrant your consideration of a grant of executive clemency or support of compassionate release at the Federal Bureau of Prisons.
Leonard Peltier, a Native American activist and citizen of the Turtle Mountain Band of Chippewa Indians (ND), is now in his 48th year of incarceration. He is 79 years old and in failing health. Mr. Peltier is serving two life sentences in a maximum-security federal prison for aiding and abetting in a case where his co-defendants were found not guilty on the grounds of self-defense.
Over the course of his incarceration, particularly in recent years, key figures involved in Mr. Peltier's prosecution have stepped forward to underscore the constitutional violations and prosecutorial misconduct that took place during the investigation and trial that led to his conviction. Gerald Heaney, the judge who presided over Mr. Peltier's 1986 appeal in the Eighth Circuit, called for his release in 1991 and again in 2000 (1), and former United States AttorneyJames Reynolds, whose office handled the prosecution and appeal of Peltier's case, has called for a commute of the remainder of his sentence and observed that "his conviction and continued incarceration is a testament to a time and a system of justice that no longer has a place in our society." (2) In addition, the United Nations Working Group on Arbitrary Detention specifically noted the anti-Indigenous bias surrounding Peltier's detention, stating simply that he "continues to be detained because he is Native American." (3)
Retired FBI Special Agent Coleen Rowley, in her letter addressed to you on December 3, 2022, raised how the "long-standing horribly wrongful oppressive treatment of Indians in the U.S." played into Peltier's case and, critically, the "FBI Family vendetta" behind the agency's opposition to clemency. (4) We recognize the grief and loss that took place in both the FBI and Tribal community on that day but also recognize this opportunity for all to move forward.
As Members of Congress, we sign this letter with a deep commitment to the crucial role we play in upholding justice for all Americans - and to also hold our government accountable when we see a case of injustice, as demonstrated by the long incarceration of Leonard Peltier. We stand with the Tribal Nations of the United States, Indigenous voices worldwide, and leading voices on human rights and criminal justice around the globe in support of Mr. Peltier's release. We applaud your commitment to criminal justice reform and your administration's work to address inequities in the criminal justice system and rectify the past wrongs of our government's treatment of Native Americans. We urge you to take the next step by granting Mr. Peltier executive clemency or compassionate release.
Sincerely,
Seguono le firme di 33 membri del Congresso degli Stati Uniti d'America
Note
1. Gerald H. Heaney, U.S. Senior Cir. Judge, 8th Cir., Letter to Senator Daniel K. Inouye, Chairman, U.S. Senate Select Comm. on Indian Affairs (Apr. 18, 1991), http://www.whoisleonardpeltier.info/download/Heaney.pdf
2. James Reynolds, Former U.S. Attorney, Letter to President Joseph R. Biden (Jul. 9, 2021), https://www.amnestyusa.org/wp-content/uploads/2023/03/From-US-Attorney-James-Reynolds.pdf.
3. United Nations Working Group on Arbitrary Detention, Opinion No. 7/2022 concerning Leonard Peltier (United States of America) (Jun. 7, 2022), https://www.ohchr.org/sites/default/files/2022-06/A-HRC-WGAD-7-2022-USA-AEV.pdf
4. Coleen Rowley, Retired FBI Special Agent, Letter to President Joseph R. Biden (Dec. 3, 2022), https://www.amnestyusa.org/wp-content/uploads/2023/04/From-Retired-FBI-Special-Agent-Coleen-Rowley.pdf
*
Giustizia e liberta' per Leonard Peltier.
Giustizia e liberta' per l'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Free Leonard Peltier.
Mitakuye Oyasin.
4. REPETITA IUVANT. ESPOSTO ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI ROMA
Alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
e per opportuna conoscenza:
al Presidente della Repubblica
ai Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica
alla Presidente del Consiglio dei Ministri
a tutte le ministre e i ministri, a tutti i senatori e le senatrici, a tutte le deputate e i deputati, agli ed alle europarlamentari elette ed eletti in Italia
a numerosi pubblici ufficiali cui incombe, ricevendo tale notitia criminis, di promuovere l'azione giudiziaria
ai mezzi d'informazione
a numerose persone di volonta' buona, associazioni democratiche, istituzioni fedeli alla legalita' costituzionale
*
Oggetto: esposto relativo alla violazione dell'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana da parte del governo italiano.
Egregi signori,
*
l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana e' inequivocabile. Esso recita: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parita' con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranita' necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".
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Il governo italiano ha violato l'articolo 11 della Costituzione in quanto:
a) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la fornitura di armi che la guerra alimentano;
b) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la propria aviazione militare che raccoglie informazioni e le invia all'esercito ucraino sul campo di battaglia (cfr. il servizio giornalistico apparso sul sito dell'autorevole agenzia giornalistica Ansa col titolo "La guerra dei top gun italiani", che fin dall'incipit esplicitamente afferma che "i nostri piloti, tra loro anche una donna, a bordo dei caccia catturano dati importanti che in poco tempo finiscono sui cellulari dei soldati ucraini sul campo di battaglia");
c) ostacola effettualmente ogni realistica ipotesi di "cessate il fuoco" ed ogni concreto impegno di pace sostenendo esplicitamente la tesi che la guerra deve concludersi non con un negoziato ma con la "vittoria" di una delle parti in conflitto (cfr. la dichiarazione della Presidente del Consiglio dei Ministri "scommettiamo sulla vittoria ucraina" riportata da numerosi mezzi d'informazione);
d) sostiene l'azione provocatrice ed eversiva della Nato che da decenni opera nell'Europa dell'est per destabilizzare gli equilibri regionali e suscitare conflitti (azione divenuta finanche esplicitamente terrorista e stragista durante la guerra di distruzione della Jugoslavia nel 1999).
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In flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione, il governo italiano arma e quindi alimenta la guerra, partecipa alla guerra e quindi alle stragi di cui ogni guerra sempre e solo consiste, e con cio' espone altresi' anche il nostro paese a subire le conseguenze della guerra, e - last, but not least - contribuisce all'escalation verso una guerra mondiale e nucleare che puo' metter fine all'intera civilta' umana.
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Egregi signori,
con il presente esposto si richiede il piu' tempestivo intervento per far cessare l'azione incostituzionale, folle e criminale del governo italiano.
Distinti saluti,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, primo agosto 2023
5. REPETITA IUVANT. UNA COSA UTILE PER LA PACE: BLOCCARE LA FORNITURA DI ARMI ASSASSINE, CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA
Ovviamente apprezzando e sostenendo le molte iniziative gia' in corso (e soprattutto quelle che concretamente recano aiuti umanitari e soccorrono, accolgono e assistono tutte le vittime e tutte le persone che dalla guerra fuggono e alla guerra si oppongono), vorremmo aggiungere una cosa da fare che ci sembra utile piu' di ogni altra per contribuire da qui, in Italia, a far cessare le stragi in Ucraina: bloccare la fornitura di armi assassine.
E per bloccare la fornitura di armi assassine occorre bloccare con specifiche e adeguate azioni dirette nonviolente le fabbriche di armi, i depositi di armi, i trasporti di armi, i centri decisionali e le strutture tecniche che le forniture di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Fornire armi assassine dove e' in corso una guerra significa partecipare a quella guerra, cosa esplicitamente vietata dall'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana.
Non vi e' infatti alcun dubbio che fornire armi assassine dove una guerra e' in corso e dove quindi esse vengono usate per uccidere degli esseri umani (e tutte le armi sono usate sempre e solo per uccidere) significa partecipare alla guerra e alle stragi di cui essa consiste, e il citato articolo 11 della Costituzione e' chiarissimo e inequivocabile al riguardo, aprendosi con queste precise parole: "L'Italia ripudia la guerra".
Pertanto, un governo italiano che decide di fornire armi assassine a un paese in guerra e' ipso facto in contrasto con la Costituzione cui ha giurato fedelta', ed e' quindi un governo fuorilegge, criminale, golpista. E chiunque in Italia cooperasse all'invio di armi assassine, o l'invio di armi assassine consentisse, sarebbe parimenti criminale.
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E' quindi diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi all'invio di armi assassine dove una guerra e' in corso.
Cosi' come e' diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi a un governo golpista e a chiunque coopera alla commissione di stragi.
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Come e' possibile contrastare questo crimine?
Come e' possibile fare qualcosa di concreto per salvare le vite di coloro che la guerra - che quelle armi assassine alimentano - uccide?
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi le fabbriche, i depositi, i trasporti di armi.
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi i centri decisionali e le strutture tecniche che quell'invio di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Naturalmente occorre:
a) individuare tutti i luoghi da bloccare ed organizzare adeguatamente il blocco della scellerata attivita' finalizzata all'invio di armi assassine ovvero all'uccisione di esseri umani;
b) formare adeguatamente le persone di volonta' buona disponibili a partecipare a tali azioni dirette nonviolente.
La nonviolenza infatti richiede una specifica accurata preparazione e una completa conoscenza e consapevolezza del significato e delle conseguenze delle proprie azioni, che essendo non simboliche ma concrete espongono chi le esegue alle ovvie rappresaglie da parte dei poteri la cui azione criminale si vuole impedire.
La nonviolenza infatti, nel suo impegno per salvare tutte le vite, richiede una rigorosa coerenza tra i mezzi e i fini, una piena coscienza delle personali sofferenze cui si puo' andare incontro, una nitida disponibilita' ad accettare di subire torti e persecuzioni senza reagire, a subire violenza senza opporre violenza.
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A oltre un anno dall'inizio della guerra in Ucraina scatenata dall'invasione militare per volonta' del folle e criminale autocrate russo, e' ormai chiaro ad ogni persona che tutti i governi attivamente coinvolti nella guerra, che la guerra e le stragi hanno alimentato e tuttora alimentano e che hanno impedito fin qui ogni tregua ed ogni trattativa di pace, non intendono affatto porre fine alle stragi, non intendono affatto salvare le vite umane che ogni giorno la guerra distrugge, ma anzi cooperano alla prosecuzione, all'intensificazione e all'estensione delle uccisioni di esseri umani, ed accrescono il pericolo che la guerra si faccia mondiale e nucleare e possa distruggere l'intera umana famiglia.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per contrastare questo abominevole massacro e il pericolo dell'apocalisse atomica.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per imporre ai governi la cessazione della guerra.
Hic et nunc solo l'azione diretta nonviolenta puo' concretamente contribuire a fermare le stragi e ad imporre ai governi di cessare il fuoco e avviare trattative di pace.
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Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
6. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI
Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com
7. REPETITA IUVANT. TRE TESI
La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
8. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE
Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it
9. REPETITA IUVANT. SOLIDALI CON LE DONNE IRANIANE NELLA LOTTA NONVIOLENTA PER I DIRITTI UMANI DI TUTTI GLI ESSERI UMANI
Siamo solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessi la repressione del movimento democratico e nonviolento delle donne - e degli uomini postisi alla loro sequela - che si riconosce nel motto "Donna, vita, liberta'", che siano liberate e liberati tutte le prigioniere e tutti i prigionieri politici, che cessi la violenza maschilista di stato, e che siano riconosciuti, rispettati e difesi tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Nessuna autorita' e' legittima se non rispetta la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
10. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...
... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
11. RIFLESSIONE. VITA COSENTINO: PARLA PER TE
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano riprendiamo e diffondiamo]
L'intento di questo numero di Via Dogana 3 e' rimettere in circolo la parola autocoscienza, riprendendo dagli scritti di Carla Lonzi elementi che approfondiscano per l'oggi il suo significato e la sua pratica.
Per me uno degli stimoli piu' forti a ridiscutere di autocoscienza e' venuto da un segnale piccolo, ma significativo, captato in una frase ricorrente di Daniela Santoro, una delle giovani della redazione. In varie occasioni Daniela, dopo interventi in cui tirava fuori da se' stessa, da tutte le vicende del suo corpo, un pensiero per l'oggi, concludeva dicendo: "scusate se sono autoreferenziale".
Allora ho capito che non trovava nel suo vocabolario la parola che nominava quello che stava facendo: autocoscienza. Con questo non voglio dire che Daniela e le altre giovani non la conoscano, anzi hanno molta curiosita' nei confronti di questa pratica delle origini del femminismo e desiderano anche farne esperienza. Il problema e' che non la trovano come una parola a disposizione per nominare una loro pratica del presente, gia' in atto.
Rivisitare il pensiero di Carla Lonzi, come hanno fatto Marta Equi e Linda Bertelli nell'introduzione, permette sia di vedere cos'e' l'essenziale di questa pratica sia di fare un'apertura di maggiore liberta' rispetto alle sue modalita' di attuazione.
Io stessa mi sono messa a rileggere gli scritti di Lonzi sull'autocoscienza e mi ha colpito il fatto che per lei il suo senso piu' profondo consista nel farne "un metodo di pensiero" e cosi' autorizzare ogni donna a rivolgersi al proprio vissuto, per trarne pensiero e una scrittura politica che illumina il mondo.
Per lei e' una pratica del pensiero che chiede relazione e non individualismo. Lonzi usa la parola rispondenza. Dice: "non esiste una coscienza di se' senza un'altra coscienza di se' e questo si verifica nella rispondenza" (Il mito della proposta culturale, p. 141). Quindi e' la relazione con un'altra donna il centro dell'autocoscienza. Come scrivono Marta e Linda "e' parola su di se' alla prova della relazione con l'altra". Sottolineano anche che mentre la pratica di autocoscienza e' spesso conosciuta come una pratica orale, come parola detta e ascoltata, Lonzi propone soprattutto lo scrivere come "modo della comprensione autocoscienziale" e come "tessuto di verifica del processo trasformativo dell'autocoscienza". Con una bella sintesi dicono: "l'andare di pari passo di esistenza, comprensione e produzione simbolica". Se torniamo all'esempio di partenza, Daniela non puo' non riconoscersi in queste parole che delineano la pratica che sta facendo assieme al suo gruppo, Le Compromesse, e con la redazione di VD3, basta andare a rileggere la sua introduzione al numero dal titolo Ricominciamo dal corpo.
Seguendo ancora Carla Lonzi si puo' mettere in discussione l'indispensabilita' del piccolo gruppo come modalita' unica che ha caratterizzato l'autocoscienza negli anni '70.
Dai suoi scritti l'idea del gruppo risulta piu' libera. Il gruppo e' si' "lo spazio primo" perche' ci sia autonomia dal maschile, ma non e' un tutto omogeneo, e' costituito e intessuto di relazioni nel segno della rispondenza. Il gruppo puo' anche non esserci. Il gruppo in quanto tale e' "disgregabile" e questo non comporta la fine delle relazioni che lo costituiscono. Il gruppo puo' anche intendersi in senso lato, per esempio Rivolta Femminile per Lonzi, oppure per quanto mi riguarda la Libreria delle donne di Milano. In un suo scritto definisce lo stesso femminismo "un gruppo allargato".
Daniela per questo numero ha interpellato altre giovani e dalla sua indagine emerge la grande difficolta' a costituire un gruppo, quando cio' che contraddistingue questo momento storico e' la loro sofferenza per la solitudine e l'isolamento. A queste ragazze direi piuttosto di cominciare a cercare la rispondenza con un'altra donna, di cominciare da una relazione con un'altra donna per prendere la parola.
Gia' e' stato detto da altre che c'era in quegli anni una situazione favorevole che ha permesso il moltiplicarsi e il fiorire di gruppi di autocoscienza in ogni dove. Anche io penso che quella situazione non e' ripetibile negli stessi termini. Io ho fatto parte di quella stagione. Quando sono arrivata a Milano nel 1975 mi sono subito avvicinata al movimento delle donne che era molto vivace in citta' con collettivi, gruppi di autocoscienza, presenza sui giornali, iniziative pubbliche e nascita di luoghi come la Libreria e il Cicip.
Ho visto di persona, attraverso la mia esperienza, come dopo alcuni anni i gruppi di autocoscienza si siano esauriti. Questo per la stessa logica interna dei movimenti, che fanno una fiammata e poi si spengono, e non si puo' imputare a un gruppo o a una libreria la loro scomparsa. Si attribuirebbe loro un potere spropositato se capace di decretare la fine di un'esperienza che ha interessato tutto il mondo occidentale.
Quella stagione e' finita ma l'autocoscienza non e' andata distrutta. Linda e Marta ci hanno detto che per Carla Lonzi c'e' una parentela molto stretta tra autocoscienza e il partire da se' e questo per me e' un punto centrale. Dicono esattamente che "l'autocoscienza e' la radice di una cosa preziosissima: la sperimentazione e l'invenzione della pratica del partire da se'. Quindi una specifica modalita' del pensiero inaugurato dal femminismo". Della stessa idea e' Luisa Boccia quando scrive che "il valore dell'autocoscienza sta nella nell'aver fatto penetrare in profondita' nella realta' sociale femminile l'idea e l'esperienza del partire da se', ovvero la possibilita' di elaborare la soggettivita' e il pensiero femminile, a partire dal concreto vissuto e dall'io di ogni donna" (L'io in rivolta, p. 195).
Quelle stesse donne che avevano a un certo punto abbandonato l'autocoscienza ed erano passate a sperimentare altre pratiche relazionali, si portavano dentro questa modificazione che cambia l'approccio al linguaggio e al mondo.
Parlando di questo numero con Luisa Muraro lei ha cosi' commentato: "Ah si', come la facevamo allora aveva un che di ritualistico e di stereotipato, ma poi e' rimasta nello spirito essenziale, nel linguaggio, nel partire da se', nel guardarsi dentro, nel non oggettivare le cose, ma essere sempre implicate. Per me si e' trasformata ed è nel mio modo di fare". Posso testimoniare di persona quanto sia vero che ne e' rimasto lo stile in Libreria. Quando vi sono approdata, nell'ormai lontano 1983, la frase ricorrente che si sentiva in ogni tipo di riunione era "Parla per te". Ciascuna era continuamente rimandata a se stessa perche' trovasse parole sue per portare un contributo alla discussione.
Le generazioni di femministe che sono venute dopo quella stagione, non hanno mai frequentato gruppi di autocoscienza. Tuttavia se penso a pensatrici come Chiara Zamboni e Wanda Tommasi della comunita' di Diotima, io oggi vedo che non sono estranee a questa pratica ma ne sono fortemente influenzate e ne fanno vivere alcuni aspetti essenziali. Basta vedere, per esempio, tutta la produzione di Wanda Tommasi che ha messo a tema nei suoi libri una riflessione filosofica e politica a partire da situazioni anche dolorose della sua vita, come puo' essere la depressione. Su questo Luisa Muraro mi ha fatto notare un passaggio importante dicendo: "In Diotima c'e' un linguaggio che incamera l'autocoscienza e il partire da se' ma allora non la chiamavamo autocoscienza. In Diotima facevamo un'altra pratica. Solo adesso possiamo vedere che ci sono gli elementi dell'autocoscienza. A suo tempo la discontinuita' c'e' stata per molte, non per tutte. Adesso vediamo la continuita'. Adesso vediamo piu' in grande. Cioe' piu' in grande e piu' dall'alto".
In conclusione, mi sento, quindi, di dire che l'autocoscienza e' viva, e' continuata in altre forme e si esprime in modi che si possono cominciare a nominare.
12. RIFLESSIONE. ANNAROSA BUTTARELLI: L'AUTOCOSCIENZA E' RIGOROSA
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano riprendiamo e diffondiamo]
L'entusiasmo generale per la circolazione rinnovata dei testi di Carla Lonzi rilancia anche l'interesse per la pratica dell'autocoscienza, ma non si tratta solo del ritorno di questa "madre di tutte noi", perche' la parola "autocoscienza" non se n'e' mai andata veramente dall'ambiente femminista da quando se ne sono sentiti gli effetti politici e soggettivi, a partire dagli anni '70 in poi. Tuttavia, ci si chiede se si sa veramente praticare quell'autocoscienza che e' diventata quasi un oggetto mitico del cammino femminista. Non so come veniva pratica dal gruppo di Boston che ha scritto Noi e il nostro corpo, ma so come e' stata praticata radicalmente nella comunita' in cui ho vissuto molti anni della mia vita, la comunita' filosofica Diotima, ed e' per questo che sono perplessa a sentirne parlare con una certa superficialita' da alcune, da altre con il giusto tentativo di attualizzarla, da altre ancora non sapendo proprio di cosa stanno discutendo. Se c'e' un atteggiamento che non si puo' tenere di fronte alle pratiche, a tutte le pratiche degne di essere tali, e' quello dell'opinione, del "per me e' cosi', per noi e' cola'". Le pratiche di cui e' intessuta la politica delle donne sono ricavate da osservazioni dell'esperienza, da sistemazioni teoriche elaborate in relazione, dalla possibilita' di replicarle in contesti scelti e dalla comprovata efficacia trasformativa.
Ho gia' toccato il punto cruciale: le pratiche politico-filosofiche sono tali perche' hanno la potenza trasformatrice desiderata nei contesti e nelle relazioni in cui si svolgono concretamente. Hanno la potenza di smuovere i blocchi, di tenere in ordine le relazioni, di accompagnare le circostanze nelle quali si mostrano adeguate. Si possono perfezionare, correggere, potenziare, ma con il discernimento necessario. L'opinione proprio non c'entra, letteralmente. Scriveva anni fa Manuela Fraire, psicoanalista, nel Lessico politico delle donne: teorie del femminismo (Fondazione Badaracco - Franco Angeli): "Con pratica dell'autocoscienza facciamo riferimento al principale strumento che il Movimento femminista si e' dato in questi anni per un'analisi e un intervento nel reale [...] L'esperienza dell'autocoscienza non e' un processo linearmente codificabile e teorizzabile. E' piuttosto un quantum di pratiche da cui possiamo osservare come la presa di coscienza passi attraverso la costruzione di una teoria (non separata da una prassi specifica), che si trasforma attraverso le fasi storiche e le diversita' delle donne che si aggregano in uno spazio collettivo, e che non vuole essere percio' solo miglioramento della vita personale di ciascuna".
Questo avvicinamento alla complessita' di pratiche che compongono l'autocoscienza e' esattamente corrispondente alla mia particolare esperienza di "costruzione di una teoria non separata da prassi specifiche" in Diotima. E, naturalmente, dalle indicazioni di Manuela Fraire si ricava anche la vocazione politica dell'autocoscienza riguardante la capacita' di leggere la realta' e agire in essa, scongiurando la riduzione a cui andrebbe incontro l'autocoscienza se servisse solamente al "miglioramento della vita personale". Da tutto questo mi pare si ricavi chiaramente il rigore da tenere nella pratica dell'autocoscienza, e che questo rigore debba essere custodito da una donna a cui si riconosce l'autorita' necessaria a orientare il lavoro, durante il quale occorre orientare anche i conflitti eventuali perche' non diventino distruttivi. E' quello che ha tentato di fare Carla Lonzi agli albori dell'autocoscienza in Italia, nel contesto di un gruppo di Rivolta in cui pero' allignava quell'atteggiamento distruttivo che lei ha nominato come auto-inferiorizzazione. A questo punto, dovrebbe essere piu' facile comprendere perche' l'autocoscienza femminista richiede radicalita' e rigore: non conduce solo alla conoscenza di se', non indica questo l'ingannevole "auto", ma piuttosto conduce alla trasformazione della relazione con la realta' data, fino a che anch'essa possa trasformarsi grazie alla presenza del soggetto politico imprevisto: le donne che sanno fare autocoscienza.
13. RIFLESSIONE. LIA CIGARINI: IL PARTIRE DA SE' E' UNA FORMA POLITICA VIVA ED EFFICACE
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano riprendiamo e diffondiamo]
Ero d'accordo con Vita Cosentino che chiedeva una discussione su come e' nata l'autocoscienza come forma politica dopo che nel 1970 sono arrivati in Italia i libri e i documenti delle americane.
Io sono d'accordo se oggi si parla di Carla Lonzi perche' e' stata fondamentale. Ma qui si dovrebbe discutere dell'autocoscienza come forma politica delle donne. Non c'era solo Rivolta femminile. Nascevano gruppi di autocoscienza in tutta Italia. A Milano persino nelle fabbriche. Ricordo tra queste la Face Standard e la Sit Siemens che hanno scritto dei testi che abbiamo pubblicato su Sottosopra.
Bisogna dire che c'era si' il gruppo di Carla Lonzi ma ce n'erano centinaia in tutta Italia.
E quindi partirei da li', da questa enorme diffusione che si era verificata in tutta Europa.
La parita' e' il contrario perche'ci aggreghiamo a un simbolico maschile.
Sono inoltre d'accordo con Silvia Motta quando dice che il movimento delle donne con la sua specifica forma politica dell'autocoscienza ha avuto una grande spinta in una societa' che a quel tempo era favorevole in generale al cambiamento.
L'autocoscienza ha avuto un'ottima idea, molto intelligente, cioe' si e' sottratta ad ogni giudizio maschile: ci riunivamo nelle case e questa idea ha traumatizzato tutti i vari compagni di lotta del passato. A me uno ha detto: "Ma come, tu che sei stata segretaria provinciale della Federazione Giovanile Comunista Italiana (FGCI) adesso ti riunisci nelle case in un piccolo gruppo?". E infatti vi ricordate che c'e' stata una famosa prima pagina del Manifesto intitolata La femminista se ne va.
Quindi quello che ha detto Silvia Motta e' giusto. Era proprio un altro tempo dove anche gli uomini studenti e operai erano in movimento.
Lo aveva gia' sottolineato in una riunione Luisa Muraro e ripreso da Giordana Masotto: erano altri anni, dove il cambiamento sembrava a portata di mano. Poi, dopo l'incontro con le francesi di Psychanalyse et Politique di Parigi e in particolare con gli scritti di Antoinette Fouque, molte di noi hanno fatto pratica dell'inconscio e poi l'affidamento ad un'altra donna per realizzare il proprio desiderio. Infatti, il bello della politica delle donne e' quello di inventare pratiche mantenendo "il partire da se' e la pratica di relazione tra donne".
Oggi abbiamo un problema, secondo me di comunicazione. Dobbiamo inventare il linguaggio da cercare e da usare, soprattutto con le nuove generazioni. Io penso che si dovrebbe su questi temi fare per prima cosa un Sottosopra perche' quello e' uno scritto che ha qualcosa di piu'. Quando lo si fa, incide perche' e' letto e discusso da molte. Oggi e' un problema di linguaggio, cioe' la nostra pratica politica come la metti in parola? Chi e' che non parte da se' nelle riunioni della Libreria e in generale delle donne? Sempre una parte da se'.
Siccome sappiamo, e molti uomini l'hanno gia' capito, dopo il disastro della politica maschile (Il silenzio del noi, di Niccolo' Nisivoccia), che quella del partire da se' e della relazione e' una forma politica viva ed efficace, per prima cosa facciamo un Sottosopra che ne dia conto. La questione e' proprio quella di trovare nuove parole e cercare di avere sempre piu' luoghi aperti sulla strada (c'e' un nostro antico testo intitolato Il tempo, i mezzi e i luoghi).
14. RIFLESSIONE. MARIA CASTIGLIONI E ALTRE: SE STASERA SONO QUI... AUTOCOSCIENZA DI UN PICCOLO GRUPPO DI DONNE MILANESI
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano riprendiamo e diffondiamo]
"Noi abbiamo puntato su questo lavoro che e' lungo e dura - come dice Lia - quello che deve durare"
(Margherita Tosi)
Oltre vent'anni di gruppo di autocoscienza: da dove e' nato? Perche' ancora? E come lavora? Facendo cosa?
Piccolo gruppo significa dalle cinque alle dieci-dodici persone: cosi' i gruppi originari, cosi' anche il nostro. Avvicendamenti nel corso del tempo: uscite, nuovi ingressi e anche morti. Incontro una volta al mese a rotazione nelle nostre case (ma per tanti anni, fino alla sua chiusura, ospiti del Circolo Cicip e Ciciap), i rapporti tra noi sono amicali, ma con diversi gradi di intensita', non c'e' chi guida, il tema o emerge spontaneamente perche' ha fatto irruzione nella vita di qualcuna, o segue il filo della lettura di un libro o di un discorso di attualita' che ci coinvolge.
Perche' ancora l'autocoscienza? Tutte noi, seppure con diversa intensita', siamo in relazione politica con la Libreria delle Donne di Milano. In Libreria si produce pensiero e molte cose vengono in mente dopo l'incontro ("In Libreria mi abbevero, ma non mi metto in gioco in prima persona"). Il gruppo di autocoscienza permette piu' liberta', ed e' quel momento in cui si attua quell'attivita' di ruminatio che, nella tradizione cristiana, segue l'ascolto della parola evangelica e precede la meditatio.
Questa ruminazione non puo' essere individuale, necessita della presenza delle altre.
L'autocoscienza e' per noi una pratica di "pensare in presenza", come spiega bene Chiara Zamboni nel suo libro. La presenza delle altre che ascoltano, accolgono, "ruminano" il nostro pensiero, lo confrontano con il proprio, lo restituiscono modificato (anche attraverso la discussione e il conflitto) ci aiuta ad ancorarci alla realta', ad evitare il pensiero solipsistico, autoreferenziale.
Questa e' per noi l'attualita', il valore intramontabile della pratica di autocoscienza.
Nessun tema in questi anni ci e' stato estraneo: rapporti tra di noi, con le donne, con gli uomini (il loro simbolico, la democrazia, la guerra), il rapporto con la madre, le/i figlie/i e i/le nipoti; liberta'/emancipazione; il desiderio femminile; il lavoro; la politica seconda; il pensiero della differenza nelle diverse pratiche politiche di ognuna; il silenzio, l'autorita', la parola pubblica in relazione con la propria esperienza; il rapporto con la cura, il corpo, la depressione, la malattia, il covid, la morte, elaborare il lutto di chi non c'era piu', il rapporto col divino...
Non abbiamo mai dato un nome preciso al gruppo: lo definiamo gruppo di "autocoscienza alta", perche' ci riferiamo sempre al pensiero di altre donne (qualche volta anche uomini) che hanno scritto o detto. Nel corso degli anni abbiamo letto scritti di Diotima (Muraro, Zamboni, Cosentino, Tommasi, Sartori, Faccincani, Buttarelli...), Lonzi, Butler, Cigarini, Lispector, Ivana Ceresa e la Sororita' di Mantova, Danielle Quinodoz, Dominijanni, il mito di Didone, gli scritti del gruppo Vanda, Irigaray, De Cesare, Elena Ferrante (a cui abbiamo anche scritto, senza risposta). La lettura e' sempre finalizzata a capire meglio noi stesse attraverso il pensiero delle altre: partire da se' per andare verso le altre, partire dalle altre per tornare a se'. Questo il movimento ondulatorio dell'autocoscienza.
Per me il gruppo e' anche stato poter essere fragili, deboli, incapaci, non performanti, non essere giudicate e non sentirsi fuori posto. Nel gruppo possiamo essere cosi' come siamo e a partire da li' andare avanti insieme, non per cambiarci ma per avere altri punti di vista: anche i fallimenti e le schivate possono andare bene.
Per me il gruppo e' una necessita', non un di piu'. Confrontarmi con le altre mi costringe ad essere meno generica e mi aiuta a mettere a nudo il mio vero desiderio, a riconoscerlo e a prendermelo sulle spalle. E poi c'e' il piacere dello stare insieme, del ritrovarsi a condividere le esperienze di vita con tutte le loro gioie e tristezze.
Il desiderio di trasformazione e' cio' che mi ha stimolato nell'iniziare un percorso nei gruppi di autocoscienza negli anni settanta. Allora c'era anche la determinazione di voler cambiare il nostro mondo di relazioni (tutte le relazioni!) e questo moltiplicava per mille il coinvolgimento, anche emotivo... Oggi il meccanismo per cui funziona ancora e' legato ad una visuale piu' ampia, ma partendo sempre dalle nostre esperienze diversificate e piu' mature.
Quello che per me ha funzionato molto bene in tutti questi anni e' stata la capacita' di passare con scioltezza dalla lettura e discussione di testi scelti al problema personale "urgente". Il rapporto con le figlie e' stato messo a tema molte volte, con dolore, preoccupazione, scambio, sostegno e molta confidenza.
L'esperienza del gruppo di autocoscienza mi ha progressivamente allenata a riflettere sull'uso delle parole, nell'esprimermi il piu' possibile vicino ai sentimenti, ai vissuti, alle emozioni che emergono in presenza delle altre. Parole sdoganate dal linguaggio corrente, distratto o condizionato dai contesti piu' disparati che sentiamo estranei. Un allenamento per me importantissimo.
Concludiamo con le parole di Margherita Tosi, che e' sempre con noi anche se ci ha lasciato qualche anno fa:
Questo gruppo e' un prodotto dei rapporti politici tra donne. Non mi sento pronta a essere lasciata sola; questo gruppo e' piccolo, ma importante. Noi non siamo sul fare: articoli, viaggi, progetti. Vuol dire che c'e' qualcos'altro... Il desiderio individuale e' gia' politico? Si', se e' un vero desiderio.
Maria Castiglioni, Lina Cattabeni, Paola Mattioli, Raffaella Molena, Cristina Rossi
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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 313 del 9 novembre 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che negli anni Ottanta ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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