[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 312



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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 312 dell'8 novembre 2023

In questo numero:
1. Sosteniamo Narges Mohammadi e la lotta delle donne in Iran
2. Fermare le guerre, salvare le vite
3. Presentato a Viterbo l'appello "Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier"
4. Esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
5. Una cosa utile per la pace: bloccare la fornitura di armi assassine, con l'azione diretta nonviolenta
6. Alcuni riferimenti utili
7. Tre tesi
8. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
9. Solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani
10. Ripetiamo ancora una volta...
11. Donne in nero di Padova: Cambiamento climatico e guerra
12. Donne in nero di Ravenna: Sulla militarizzazione della societa'

1. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO NARGES MOHAMMADI E LA LOTTA DELLE DONNE IN IRAN

Donna, vita, liberta'.
Sosteniamo Narges Mohammadi, Premio Nobel per la pace, detenuta in Iran per la sua lotta nonviolenta in difesa dei diritti umani, in sciopero della fame per i diritti di tutte e tutti.
Sosteniamo la lotta nonviolenta delle donne in Iran per la dignita' umana di tutti gli esseri umani.
Donna, vita, liberta'.
Sia liberata Narges Mohammadi e tutte le prigioniere e tutti i prigionieri di coscienza, tutte le detenute e tutti i detenuti politici, tutte le persone innocenti perseguitate e sequestrate, in Iran come ovunque.
Cessi l'oppressione delle donne in Iran come ovunque nel mondo, siano rispettati i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Donna, vita, liberta'.

2. L'ORA. FERMARE LE GUERRE, SALVARE LE VITE

Salvare le vite e' il primo dovere.

3. REPETITA IUVANT. PRESENTATO A VITERBO L'APPELLO "PORTIAMO A COMPIMENTO L'INIZIATIVA DI DAVID SASSOLI PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER"

La mattina di venerdi' 3 novembre 2023 a Viterbo, presso il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera", e' stato presentato l'appello "Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier".
Nel corso dell'incontro il responsabile della storica struttura nonviolenta viterbese, Peppe Sini, ha presentato l'appello ed ha ancora una volta ricostruito sia la figura e la vicenda di Leonard Peltier sia alcuni passaggi particolarmente significativi della campagna internazionale per la sua liberazione.
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Il testo dell'appello "Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier"
Il 23 agosto 2021 David Sassoli, l'indimenticato Presidente del Parlamento Europeo che sarebbe deceduto pochi mesi dopo nel gennaio 2022, tenne una conferenza stampa in cui annuncio' il suo personale impegno per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da quasi mezzo secolo prigioniero innocente.
L'iniziativa di David Sassoli si ricollegava idealmente a due precedenti importanti pronunciamenti del Parlamento Europeo, del 1994 e del 1999.
E si collegava anche al movimento che in Italia in quel momento riproponeva con forza l'esigenza e l'urgenza che Leonard Peltier venisse finalmente liberato.
In un suo tweet che accompagnava e sintetizzava la conferenza stampa del 23 agosto 2021 David Sassoli dichiarava, in italiano e in inglese:
"Inviero' una lettera alle autorita' statunitensi chiedendo clemenza per Leonard Peltier, attivista per i diritti umani dell'American Indian Movement, in carcere da 45 anni.
Spero che le autorita' accolgano il mio invito. I diritti umani vanno difesi sempre, ovunque".
"I will send a letter to the US authorities asking for clemency for Leonard Peltier. A human rights activist of the American Indian Movement, he has been imprisoned for 45 years.
I hope the authorities will take up my invitation. Human rights must be defended always, everywhere".
Lanciamo un appello a riprendere e portare a compimento quell'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier.
Chiediamo a chi legge questo appello:
a) di aderirvi, inviandone notizia agli indirizzi e-mail: freepeltierviterbo at tiscali.it e centropacevt at gmail.com
b) di diffonderlo ulteriormente;
c) di scrivere direttamente al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier: le lettere (il cui testo puo' anche essere semplicemente "Free Leonard Peltier") possono essere inviate attraverso la pagina web dedicata del sito della Presidenza degli Stati Uniti d'America: www.whitehouse.gov/contact/
d) di promuovere ove possibile iniziative di informazione, coscientizzazione, mobilitazione democratica e nonviolenta per la liberazione di Leonard Peltier che lo scorso 12 settembre ha compiuto 79 anni di cui 47 trascorsi in prigione da vittima innocente di una scellerata persecuzione.
Per un'informazione essenziale:
- Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Pomezia (Roma) 1996 (ora Roberto Massari Editore, Bolsena Vt).
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002.
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
Nella rete telematica e' disponibile una notizia sintetica in italiano dal titolo "Alcune parole per Leonard Peltier".
Sempre nella rete telematica e' disponibile anche una piu' ampia ed approfondita bibliografia ragionata dal titolo "Dieci libri piu' uno che sarebbe bene aver letto per conoscere la vicenda di Leonard Peltier (e qualche altro minimo suggerimento bibliografico)".
Ulteriori materiali di documentazione possono essere richiesti scrivendo ai nostri indirizzi di posta elettronica: freepeltierviterbo at tiscali.it e centropacevt at gmail.com
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Un recente appello di membri del Congresso degli Stati Uniti d'America sia democratici che repubblicani
Nel corso dell'incontro sono stati segnalati e riassunti molti importanti documenti, del parlamento Europeo, dell'Onu, di Amnesty International, di altri soggetti sia istituzionali che della societa' civile, ed in particolare il recentissimo appello al Presidnete Biden da parte di membri del Congresso degli Stati Uniti d'America sia democratici che repubblicani che di seguito si riproduce integralmente:
October 6, 2023
President Joseph Biden
The White House
1600 Pennsylvania Ave, NW
Washington, DC 20500
Dear President Biden:
We are writing to you regarding the nearly five-decade imprisonment of Leonard Peltier. Now, more than ever, bedrock principles of justice warrant your consideration of a grant of executive clemency or support of compassionate release at the Federal Bureau of Prisons.
Leonard Peltier, a Native American activist and citizen of the Turtle Mountain Band of Chippewa Indians (ND), is now in his 48th year of incarceration. He is 79 years old and in failing health. Mr. Peltier is serving two life sentences in a maximum-security federal prison for aiding and abetting in a case where his co-defendants were found not guilty on the grounds of self-defense.
Over the course of his incarceration, particularly in recent years, key figures involved in Mr. Peltier's prosecution have stepped forward to underscore the constitutional violations and prosecutorial misconduct that took place during the investigation and trial that led to his conviction. Gerald Heaney, the judge who presided over Mr. Peltier's 1986 appeal in the Eighth Circuit, called for his release in 1991 and again in 2000 (1), and former United States AttorneyJames Reynolds, whose office handled the prosecution and appeal of Peltier's case, has called for a commute of the remainder of his sentence and observed that "his conviction and continued incarceration is a testament to a time and a system of justice that no longer has a place in our society." (2) In addition, the United Nations Working Group on Arbitrary Detention specifically noted the anti-Indigenous bias surrounding Peltier's detention, stating simply that he "continues to be detained because he is Native American." (3)
Retired FBI Special Agent Coleen Rowley, in her letter addressed to you on December 3, 2022, raised how the "long-standing horribly wrongful oppressive treatment of Indians in the U.S." played into Peltier's case and, critically, the "FBI Family vendetta" behind the agency's opposition to clemency. (4) We recognize the grief and loss that took place in both the FBI and Tribal community on that day but also recognize this opportunity for all to move forward.
As Members of Congress, we sign this letter with a deep commitment to the crucial role we play in upholding justice for all Americans - and to also hold our government accountable when we see a case of injustice, as demonstrated by the long incarceration of Leonard Peltier. We stand with the Tribal Nations of the United States, Indigenous voices worldwide, and leading voices on human rights and criminal justice around the globe in support of Mr. Peltier's release. We applaud your commitment to criminal justice reform and your administration's work to address inequities in the criminal justice system and rectify the past wrongs of our government's treatment of Native Americans. We urge you to take the next step by granting  Mr. Peltier executive clemency or compassionate release.
Sincerely,
Seguono le firme di 33 membri del Congresso degli Stati Uniti d'America
Note
1. Gerald H. Heaney, U.S. Senior Cir. Judge, 8th Cir., Letter to Senator Daniel K. Inouye, Chairman, U.S. Senate Select Comm. on Indian Affairs (Apr. 18, 1991), http://www.whoisleonardpeltier.info/download/Heaney.pdf
2. James Reynolds, Former U.S. Attorney, Letter to President Joseph R. Biden (Jul. 9, 2021), https://www.amnestyusa.org/wp-content/uploads/2023/03/From-US-Attorney-James-Reynolds.pdf.
3. United Nations Working Group on Arbitrary Detention, Opinion No. 7/2022 concerning Leonard Peltier (United States of America) (Jun. 7, 2022), https://www.ohchr.org/sites/default/files/2022-06/A-HRC-WGAD-7-2022-USA-AEV.pdf
4. Coleen Rowley, Retired FBI Special Agent, Letter to President Joseph R. Biden (Dec. 3, 2022), https://www.amnestyusa.org/wp-content/uploads/2023/04/From-Retired-FBI-Special-Agent-Coleen-Rowley.pdf
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Giustizia e liberta' per Leonard Peltier.
Giustizia e liberta' per l'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Free Leonard Peltier.
Mitakuye Oyasin.

4. REPETITA IUVANT. ESPOSTO ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI ROMA

Alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
e per opportuna conoscenza:
al Presidente della Repubblica
ai Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica
alla Presidente del Consiglio dei Ministri
a tutte le ministre e i ministri, a tutti i senatori e le senatrici, a tutte le deputate e i deputati, agli ed alle europarlamentari elette ed eletti in Italia
a numerosi pubblici ufficiali cui incombe, ricevendo tale notitia criminis, di promuovere l'azione giudiziaria
ai mezzi d'informazione
a numerose persone di volonta' buona, associazioni democratiche, istituzioni fedeli alla legalita' costituzionale
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Oggetto: esposto relativo alla violazione dell'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana da parte del governo italiano.
Egregi signori,
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l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana e' inequivocabile. Esso recita: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parita' con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranita' necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".
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Il governo italiano ha violato l'articolo 11 della Costituzione in quanto:
a) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la fornitura di armi che la guerra alimentano;
b) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la propria aviazione militare che raccoglie informazioni e le invia all'esercito ucraino sul campo di battaglia (cfr. il servizio giornalistico apparso sul sito dell'autorevole agenzia giornalistica Ansa col titolo "La guerra dei top gun italiani", che fin dall'incipit esplicitamente afferma che "i nostri piloti, tra loro anche una donna, a bordo dei caccia catturano dati importanti che in poco tempo finiscono sui cellulari dei soldati ucraini sul campo di battaglia");
c) ostacola effettualmente ogni realistica ipotesi di "cessate il fuoco" ed ogni concreto impegno di pace sostenendo esplicitamente la tesi che la guerra deve concludersi non con un negoziato ma con la "vittoria" di una delle parti in conflitto (cfr. la dichiarazione della Presidente del Consiglio dei Ministri "scommettiamo sulla vittoria ucraina" riportata da numerosi mezzi d'informazione);
d) sostiene l'azione provocatrice ed eversiva della Nato che da decenni opera nell'Europa dell'est per destabilizzare gli equilibri regionali e suscitare conflitti (azione divenuta finanche esplicitamente terrorista e stragista durante la guerra di distruzione della Jugoslavia nel 1999).
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In flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione, il governo italiano arma e quindi alimenta la guerra, partecipa alla guerra e quindi alle stragi di cui ogni guerra sempre e solo consiste, e con cio' espone altresi' anche il nostro paese a subire le conseguenze della guerra, e - last, but not least - contribuisce all'escalation verso una guerra mondiale e nucleare che puo' metter fine all'intera civilta' umana.
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Egregi signori,
con il presente esposto si richiede il piu' tempestivo intervento per far cessare l'azione incostituzionale, folle e criminale del governo italiano.
Distinti saluti,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, primo agosto 2023

5. REPETITA IUVANT. UNA COSA UTILE PER LA PACE: BLOCCARE LA FORNITURA DI ARMI ASSASSINE, CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA

Ovviamente apprezzando e sostenendo le molte iniziative gia' in corso (e soprattutto quelle che concretamente recano aiuti umanitari e soccorrono, accolgono e assistono tutte le vittime e tutte le persone che dalla guerra fuggono e alla guerra si oppongono), vorremmo aggiungere una cosa da fare che ci sembra utile piu' di ogni altra per contribuire da qui, in Italia, a far cessare le stragi in Ucraina: bloccare la fornitura di armi assassine.
E per bloccare la fornitura di armi assassine occorre bloccare con specifiche e adeguate azioni dirette nonviolente le fabbriche di armi, i depositi di armi, i trasporti di armi, i centri decisionali e le strutture tecniche che le forniture di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Fornire armi assassine dove e' in corso una guerra significa partecipare a quella guerra, cosa esplicitamente vietata dall'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana.
Non vi e' infatti alcun dubbio che fornire armi assassine dove una guerra e' in corso e dove quindi esse vengono usate per uccidere degli esseri umani (e tutte le armi sono usate sempre e solo per uccidere) significa partecipare alla guerra e alle stragi di cui essa consiste, e il citato articolo 11 della Costituzione e' chiarissimo e inequivocabile al riguardo, aprendosi con queste precise parole: "L'Italia ripudia la guerra".
Pertanto, un governo italiano che decide di fornire armi assassine a un paese in guerra e' ipso facto in contrasto con la Costituzione cui ha giurato fedelta', ed e' quindi un governo fuorilegge, criminale, golpista. E chiunque in Italia cooperasse all'invio di armi assassine, o l'invio di armi assassine consentisse, sarebbe parimenti criminale.
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E' quindi diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi all'invio di armi assassine dove una guerra e' in corso.
Cosi' come e' diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi a un governo golpista e a chiunque coopera alla commissione di stragi.
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Come e' possibile contrastare questo crimine?
Come e' possibile fare qualcosa di concreto per salvare le vite di coloro che la guerra - che quelle armi assassine alimentano - uccide?
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi le fabbriche, i depositi, i trasporti di armi.
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi i centri decisionali e le strutture tecniche che quell'invio di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Naturalmente occorre:
a) individuare tutti i luoghi da bloccare ed organizzare adeguatamente il blocco della scellerata attivita' finalizzata all'invio di armi assassine ovvero all'uccisione di esseri umani;
b) formare adeguatamente le persone di volonta' buona disponibili a partecipare a tali azioni dirette nonviolente.
La nonviolenza infatti richiede una specifica accurata preparazione e una completa conoscenza e consapevolezza del significato e delle conseguenze delle proprie azioni, che essendo non simboliche ma concrete espongono chi le esegue alle ovvie rappresaglie da parte dei poteri la cui azione criminale si vuole impedire.
La nonviolenza infatti, nel suo impegno per salvare tutte le vite, richiede una rigorosa coerenza tra i mezzi e i fini, una piena coscienza delle personali sofferenze cui si puo' andare incontro, una nitida disponibilita' ad accettare di subire torti e persecuzioni senza reagire, a subire violenza senza opporre violenza.
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A oltre un anno dall'inizio della guerra in Ucraina scatenata dall'invasione militare per volonta' del folle e criminale autocrate russo, e' ormai chiaro ad ogni persona che tutti i governi attivamente coinvolti nella guerra, che la guerra e le stragi hanno alimentato e tuttora alimentano e che hanno impedito fin qui ogni tregua ed ogni trattativa di pace, non intendono affatto porre fine alle stragi, non intendono affatto salvare le vite umane che ogni giorno la guerra distrugge, ma anzi cooperano alla prosecuzione, all'intensificazione e all'estensione delle uccisioni di esseri umani, ed accrescono il pericolo che la guerra si faccia mondiale e nucleare e possa distruggere l'intera umana famiglia.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per contrastare questo abominevole massacro e il pericolo dell'apocalisse atomica.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per imporre ai governi la cessazione della guerra.
Hic et nunc solo l'azione diretta nonviolenta puo' concretamente contribuire a fermare le stragi e ad imporre ai governi di cessare il fuoco e avviare trattative di pace.
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Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

6. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI

Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com

7. REPETITA IUVANT. TRE TESI

La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

8. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE

Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it

9. REPETITA IUVANT. SOLIDALI CON LE DONNE IRANIANE NELLA LOTTA NONVIOLENTA PER I DIRITTI UMANI DI TUTTI GLI ESSERI UMANI

Siamo solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessi la repressione del movimento democratico e nonviolento delle donne - e degli uomini postisi alla loro sequela - che si riconosce nel motto "Donna, vita, liberta'", che siano liberate e liberati tutte le prigioniere e tutti i prigionieri politici, che cessi la violenza maschilista di stato, e che siano riconosciuti, rispettati e difesi tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Nessuna autorita' e' legittima se non rispetta la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

10. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

11. RIFLESSIONE. DONNE IN NERO DI PADOVA: CAMBIAMENTO CLIMATICO E GUERRA
[Dalla mailing-list delle "Donne in nero" riprendiamo e diffondiamo]

"Abbiamo molto da imparare dai movimenti femministi perche' hanno riflettuto per decenni sulla violenza a ogni livello, venga essa da Stato, polizia o famiglia"
(Judith Butler, intervista al "Manifesto", 17.10.2023)

Da almeno cinque anni ci siamo interessate ai cambiamenti climatici e, in particolare, al loro legame con le guerre. E' stata innanzitutto Rosalie Bertell con il suo Pianeta Terra, l'ultima arma di guerra, a farci intravedere i pericoli di nuove tecnologie applicate al militare, sia nel presente e che in una prospettiva futura, partendo dagli effetti delle armi atomiche utilizzate o sperimentate cui aveva dedicato anni di studio. E' seguita poi la lettura (complice la pandemia che ci ha reso ancora piu' consapevoli della fragilita' dei viventi e dei nostri limiti) di Donna Haraway, Chtulucene (Donna Haraway ci ricorda che tutto e' interconnesso, tutto e' contaminato, tutto ci riguarda. Restare a contatto con il problema richiede la capacita' di essere veramente nel presente in quanto creature mortali interconnesse in una miriade di configurazioni; richiede la capacita' di generare parentele di natura imprevista attraverso collaborazioni e combinazioni inventive: pratica necessaria per imparare a vivere e a morire bene, l'uno con l'altro, in un presente cosi' denso) e di Isabelle Stengers, Al tempo delle catastrofi (Gaia, il nostro pianeta vivente, cosi' denominata da James Lovelock e Lynn Margulis, e' il concatenarsi di relazioni, connette tutto cio' che le discipline scientifiche hanno l'abitudine di trattare separatamente: i viventi, gli oceani, l'atmosfera, il clima, i suoli piu' o meno fertili. E' il prodotto di una storia di coevoluzione, i cui primi artigiani, nonche' i veri, perpetui autori, furono innumerevoli popoli di microrganismi. Gaia deve essere riconosciuta come un essere e non assimilata ad una somma di processi, e' un essere: dotata non soltanto di una storia, ma anche di un regime proprio di attivita' e sensibilita', i cui processi costitutivi si legano l'uno all'altro in modi molteplici e aggrovigliati, tali che la variazione di uno ha ripercussioni differenti sugli altri).
Nel frattempo e' scoppiata la guerra Russia-Ucraina e adesso anche la guerra Israele-Hamas.
Davanti a queste guerre abbiamo cercato di coglierne le diversita' rispetto alle altre guerre. Certo la guerra per noi femministe e' sempre l'espressione della affermazione patriarcale di una soggettivita' che vuole affermare il proprio potere nella logica dell'amico/nemico. Le analisi condotte su questo fenomeno hanno portato alla critica del soggetto maschile, bianco, che controlla e si appropria dell'ambiente, che vuole dominare la natura, oltreche' le donne e i popoli diversi, al riconoscimento dell'umano non distinto dall'ambiente, alle interconnessioni indispensabili, alla constatazione della coevoluzione di tutto nel pianeta.
Ma ora ci sembra che la guerra sia diventata tutt'uno con la politica, interrompendo percio' i periodi di relativa assenza di conflitti, a causa dei mutamenti intervenuti nell'ordine mondiale e quindi in presenza di grave disordine.
Guerra cioe' come unica forma di politica.
Guerra che porta alla autodistruzione per rimozione delle remore verso l'uso del nucleare, per l'uso massiccio di tecnologie militari.
Ma la guerra deve essere guardata anche dal punto di vista del cambiamento climatico.
E subito, accanto alla accorata denuncia delle migliaia di morti e feriti di ambo le parti, all'adesione alle campagne di sostegno agli obiettori di coscienza, alla solidarieta' con i milioni di persone, prevalentemente donne, bambini e anziani costretti ad abbandonare il loro paese, alla richiesta di "Cessate il fuoco e parliamone!", cominciamo a prestare attenzione anche a quello che la guerra provoca sull'ambiente.
La guerra si e' abbattuta su un paese, l'Ucraina, che rappresenta solo il 6% del territorio europeo ma ospita il 35% della sua biodiversita'. Le sostanze tossiche rilasciate dalla esplosione di missili, dalla distruzione di edifici, veicoli militari, infrastrutture, industrie e depositi di carburanti e sostanze chimiche sono state disperse nell'atmosfera e nelle acque e sono penetrate nei suoli e nei terreni agricoli, mettendo in ginocchio l'agricoltura e minando la sopravvivenza di migliaia di piante e animali con conseguenze irreversibili sugli ecosistemi che si protrarranno a livello globale ben oltre l'auspicata fine delle ostilita'. E' stato cosi' intaccato il nesso fra acqua, cibo, biodiversita'. Siamo in presenza di quello che viene definito Ecocidio. Per ecocidio si intende un crimine contro la Terra e, di conseguenza, contro gli esseri umani, gli ecosistemi, la vita stessa in tutte le sue declinazioni.
Le guerre hanno sempre causato distruzione e morte seguite dal business della Ricostruzione, ma questo nuovo inquinamento atmosferico dovuto alla natura della guerra moderna provoca effetti nuovi: missili, bombardamenti e proiettili dei carri armati che stanno prendendo di mira praticamente tutte le aree edificate, le esplosioni che scagliano nell'aria un'ampia gamma di materiali diversi, dai metalli pesanti nei siti industriali a cemento, cavi e tubature nelle strade, fino all'amianto degli edifici. Per non parlare poi dei metalli pesanti e delle varie sostanze cancerogene contenute negli esplosivi stessi. Tutto cio' pone una pesante ipoteca sulla possibilita' di una "ricostruzione" perche' i loro effetti di alterazione dell'ambiente sono talora irreversibili e comunque di durata non ancora prevedibile. Ricordiamo che ancora oggi i terreni ove fu combattuta la battaglia della Somme in Francia durante la prima guerra mondiale non sono coltivabili. E questo senza nemmeno considerare l'uso di armi atomiche o l'esplosione di centrali nucleari.
"Nelle guerre contemporanee, scrive Bruna Bianchi (DEP, 01/03/23), l'inquinamento uccide piu' delle bombe. E il rischio ricade in misura maggiore sulle donne, in particolare donne in gravidanza, i bambini, gli anziani, i malati, i profughi e le profughe, le persone delle classi sociali piu' povere". E' quanto accade da decenni nelle zone a sud del mondo, le maggiori vittime dei cambiamenti climatici in atto provocati dall'inquinamento dei Paesi industrializzati e dalle politiche neoliberiste, primi responsabili dei massicci fenomeni migratori in atto.
Non osiamo immaginare quale potra' essere la situazione ambientale a Gaza dopo settimane di incessanti bombardamenti e di assedio totale che stanno provocando molte migliaia di morti e feriti. Quelli, tra i palestinesi rimasti, che non saranno uccisi o feriti dalla guerra sopravviveranno in un territorio foriero di malattie e malformazioni genetiche. Basti ricordare, solo ad esempio, che tra i sopravvissuti e tra i primi soccorritori degli attentati al World Trade Center dell'11 settembre si sono riscontrati tassi di insorgenza di tumori molto piu' alti rispetto al resto della popolazione. Che senso avra' parlare di ricostruzione quando l'habitat e' distrutto in profondita'? Quanto di cio' che le guerre attuali distruggono puo' essere davvero recuperato?
Nel recente vertice di Nairobi l'Unione Africana ha denunciato i Paesi industrializzati di volere oggi scaricare su di loro i costi della transizione energetica. "L'Africa, si legge nella dichiarazione finale, non e' storicamente responsabile del riscaldamento globale, ma sopporta il peso maggiore dei suoi effetti" sull'ambiente e sulla societa'. Vedi, ad esempio, gli imponenti flussi migratori. Chiedono cambiamenti radicali al sistema finanziario globale attraverso la tassazione delle emissioni di CO2. E proprio su questa richiesta si sono appuntate le critiche di molte associazioni femminili africane: "I crediti di carbonio sono stati presentati come soluzione... cosi' gli inquinatori continueranno ad inquinare e noi piantiamo alberi... che dobbiamo innaffiare con acqua che dobbiamo comperare o raccogliere percorrendo lunghe distanze a piedi... Pertanto i dibattiti, le discussioni, le decisioni e le azioni sul clima devono essere guidate da noi donne (che costituiamo la maggioranza della popolazione), per noi e con noi, non dettati dalle corporazioni e dai cosiddetti partner imperialisti sviluppati e dalle loro agenzie".
Nela Porobic, responsabile dell'attivita' della WILPF per la politica economica femminista, scrive: "Non possiamo costruire una pace sostenibile, in Ucraina o altrove, se continuiamo ad affidarci alle strutture che creano il danno, il militarismo e il neoliberismo, ma dobbiamo abolire queste strutture di violenza e costruire sistemi di solidarieta' e cura", mettendo in atto principi di eco-giustizia fino a che sapremo condividere le ricchezze della terra con tutti i viventi.
Seguendo questi percorsi abbiamo incontrato i nuovi femminismi, l'ecofemminismo e l'ecopacifismo. Una pacifista americana diceva: "Non abbiamo bisogno di nuovi (postapocalittici) paradiso e terra. Abbiamo questa terra, questo cielo, quest'acqua per rinnovarci".
Ci sono molti esempi di organizzazioni di donne che hanno saputo attuare i principi di eco-giustizia. Restano per noi esemplari la famosa Pentagon Action del 1980 negli USA, il campo Greenham Common Women's Peace Camp durato quasi vent'anni, e piu' di recente la Marcia della Pace delle donne israeliane e palestinesi che ci mostra che, anche dopo eventi efferati, si puo' guardare l'Altro/a e superare l'odio dimostrando che "Fra uccidere e morire c'e' una terza via, Vivere".
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Bibliografia per guerre e ambiente
Testi presi in considerazione
Rachel Carson, Primavera silenziosa, Feltrinelli
Rosalie Bertell, Pianeta Terra. L'ultima arma di guerra, Asterios
Donna Haraway, Chtulucene Sopravvivere su un pianeta infetto, Nero, 2019
Isabelle Stengers, Al tempo delle catastrofi, Resistere alla barbarie che viene
Anna Tsing, Il fungo alla fine del mondo. La possibilita' di vivere nelle rovine del capitalismo
Bruno Latour, Dove sono? Lezioni di filosofia per un pianeta che cambia
A cura di Bruna Bianchi e Francesca Casafina, Oltre i confini. Ecologia e pacifismo nella riflessione e nell'attivismo femminista
Raccolta dati
- Bruna Bianchi - la distruzione degli ecosistemi in Ucraina
https://comune-info.net/la-distruzione-degli-ecosistemi-in-ucraina/
- Milena Gabbanelli - Calcolare l'impatto dell'invasione russa sull'ambiente
https://www.teleambiente.it/ucraina-danni-ambiente-guerra-milena-gabanelli/
- Gabbanelli - Lorenzo Cremonesi - Invasione dell'Ucraina: la catastrofe ambientale che pagheremo tutti
https://www.corriere.it/dataroom-milena-gabanelli/invasione-dell-ucraina-catastrofe-ambientale-che-pagheremo-tutti/22b00e1c-0d33-11ee-a463-2efa0d37ea3a-va.shtml
- Greenpeace pubblica una mappa dei danni ambientali della guerra in Ucraina
https://www.greenpeace.org/italy/comunicato-stampa/17020/greenpeace-pubblica-una-mappa-dei-danni-ambientali-della-guerra-in-ucraina/
- Mastro Donato - La devastazione ecologica causata dalla guerra in Ucraina dell'ultimo anno ha pochi precedenti nella storia. E a rimetterci sara' tutto il pianeta.
https://www.lifegate.it/guerra-ucraina-impatto-ambientale
- Rachel Killean - Responsabilita' giuridica per la distruzione dell'ambiente in Ucraina (DEP n. 49 7/2022)
https://www.unive.it/pag/45756/
- Helga Merkelbach - La guerra in Ucraina, l'acqua e le donne
https://www.comune-info.net/la-guerra-lacqua-e-le-donne/

12. RIFLESSIONE. DONNE IN NERO DI RAVENNA: SULLA MILITARIZZAZIONE DELLA SOCIETA'
[Dalla mailing-list delle "Donne in nero" riprendiamo e diffondiamo]

Il pianeta e' in fiamme per il cambiamento climatico e per le guerre che sono ormai ovunque: dall'Ucraina, a molti paesi dell'Africa, al Medio Oriente dopo l'attacco di Hamas in Israele del 7 ottobre scorso e il genocidio a Gaza che infiamma non solo il Medio Oriente ma il mondo.
La crisi climatica, prodotta soprattutto dall'uso dei combustibili fossili, ha assunto proporzioni mai registrate prima. Le fonti fossili non sono soltanto all'origine di inquinamento e cambiamento climatico, ma anche di guerre in molte aree del mondo. Il nesso tra combustibili fossili, estrattivismo, conflitti e guerre e' ben documentato, dal periodo coloniale alle guerre di oggi (1).
Vediamo aumentare la contrapposizione armata fra le maggiori potenze, per di piu' dotate di armi nucleari, per la supremazia geopolitica globale e per la contesa sulle risorse energetiche.
Abbiamo vissuto con angoscia il passaggio dalla pandemia alla guerra, a un'aggressivita' diffusa.
La guerra e' tornata al centro della politica e la condiziona pesantemente, rilegittimata come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, il contrario del "ripudio della guerra" sancito nella nostra Costituzione. Vediamo che il militarismo crescente agisce in modo pervasivo anche in tutti gli ambiti della societa'. Rende sfumato il distinguo fra politico, civile e militare, abitua la popolazione a una sorta di stato di allerta e belligeranza permanente, fa crescere la richiesta di una maggiore e illusoria sicurezza o provoca ansia, stanchezza emotiva o rimozione.
A noi sembra una deriva pericolosa verso una militarizzazione della societa'.
Alcune conseguenze di questo meccanismo:  
- progressiva militarizzazione del linguaggio
Maria Luisa Boccia scrive nel suo ultimo libro, "Restando al presente, la guerra si e' impadronita velocemente delle menti e questo e' il primo grave dato da contrastare" (2).
Aumenta la polarizzazione della logica patriarcale binaria aggredito/aggressore, civilta'/barbarie, amico/nemico, la logica dello schieramento che porta alla guerra e la alimenta.
- circolo vizioso tra guerra ed economia: rincaro dei prodotti energetici ed alimentari, tensioni commerciali, politiche restrittive delle banche centrali, speculazioni, inflazione, recessione, aumento delle poverta' e delle disuguaglianze sociali.
L'unico settore economico che non conosce crisi e' quello dell'industria bellica.
Il rapporto Sipri 2023 certifica l'incremento esponenziale delle spese militari globali: 2.240 miliardi di dollari. Il 2022 e' un anno record per le spese militari in crescita per l'ottavo anno consecutivo. https://www.twai.it/journal/sipri-yearbook-2023/
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Gestione della pandemia
Durante la pandemia, descritta fin dall'inizio come una guerra, abbiamo visto l'utilizzo dei militari ovunque e "la sua gestione e' stata trasformata in corso d'opera in un grande esperimento di disciplinamento sociale e di legittimazione e valorizzazione dell'apparato militare" (3).
Le strutture militari, oltre a pattugliare le strade, sono andate a gestire funzioni civili, arrivando a sostituire medici e operatori nelle corsie degli ospedali, a montare e gestire le tende fuori degli ospedali, a fare tamponi, fino al trasporto delle bare al cimitero. Mentre il sistema sanitario mostrava lo sfascio a cui e' stato ridotto da anni di tagli, ai medici e agli infermieri sfiniti si rispondeva con l'affidare un lavoro civile e qualificato alla sanita' militare. Il passaggio poi della gestione della pandemia a un generale dell'esercito e' servito a legittimare definitivamente l'uso dell'apparato militare nella "guerra contro il Covid" e ad incrementare il consenso verso una ulteriore penetrazione del militarismo nella vita civile.
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Gestione dell'alluvione in Emilia Romagna
Lo stesso generale dell'esercito e' stato nominato, con enorme ritardo, Commissario straordinario all'emergenza e alla ricostruzione in seguito alla disatrosa alluvione in Emilia Romagna del 16 maggio scorso. Un militare buono per ogni emergenza, con nessuna conoscenza del territorio, con una struttura burocratica elefantiaca non ancora operativa, con pochissimi fondi stanziati e finora zero euro arrivati dallo Stato. Una brutta storia di contrasti politici, ritardi, incapacita', delusione, amarezza che col passare dei mesi ha portato le popolazioni colpite a protestare e manifestare la loro esasperazione per le promesse annunciate dalla politica e le risposte inadeguate. "Promesse nel fango" riportava uno striscione nella affollata manifestazione del 14 ottobre scorso a Forli' promossa dal Comitato Terre alluvionate.
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Gestione dei flussi migratori
La svolta militare nella gestione dell'accoglienza e' arrivata con il Decreto Sud (Decreto-legge 19 settembre 2023 n.124) contenente disposizioni per il rafforzamento economico del Mezzogiorno, integrato con alcune norme relative al contrasto all'immigrazione illegale.
I Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr), ma anche gli hotspot e i Centri di accoglienza straordinaria (Cas) diventano "opere destinate alla difesa e sicurezza nazionale".
Equiparati, cioe', a caserme, arsenali, basi militari. Per farlo il governo modifica il codice dell'ordinamento militare. La costruzione dei nuovi centri di accoglienza e detenzione passa alla Difesa che li realizzera' attraverso il Genio militare, bypassando cosi' Regioni e Comuni.
Nello stesso provvedimento viene innalzato da 3 a 18 mesi il periodo massimo di detenzione amministrativa dei migranti irregolari, compresi i richiedenti asilo.
Migranti? tutti dentro. Fino a diciotto mesi e affidati ai militari.
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Militarizzazione della sicurezza
Quando si parla di Difesa e del modo in cui uno Stato democratico provvede ad assolverla, la prima distinzione tradizionale e' quella tra "difesa esterna" e "difesa interna".
La prima, affidata alle Forze Armate, e' centrata sul territorio e sugli spazi aerei e marittimi nazionali ma puo' essere proiettata anche in altre parti del mondo. La seconda invece rimane confinata strettamente entro i limiti delle nostre frontiere ed e' affidata ai vari corpi di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza. Questa distinzione sta sfumando sempre piu'.
Le Forze Armate nel tempo hanno assunto un ruolo crescente nella tutela dell'ordine pubblico e nel controllo del territorio accanto alle Forze di polizia. Un'operazione tesa ad assecondare una domanda psicologica di sicurezza dei cittadini, enfatizzata dalla politica che affronta le questioni secondo la logica dell'emergenza e dell'emotivita' e amplificata dai media.
Un'operazione a cui corrisponde paradossalmente una costante riduzione degli organici delle Forze di polizia. Questa deriva militarista non risolve i problemi ma contribuisce a imprimere un carattere securitario, repressivo, punitivo e di criminalizzazione soprattutto di giovani, studenti, attivisti climatici, manifestanti, come testimoniano alcuni recenti decreti (decreto anti Rave, decreto Caivano).
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Militarizzazione del femminismo
In occasione dell'ultimo vertice NATO a Vilnius, la rete Donne Globali per la pace unite contro la Nato ha tenuto un Meeting internazionale dal 6 e 9 luglio a Bruxelles, sede del quartier generale NATO, con incontri, seminari, dibattiti e azioni di strada.
Particolarmente importante e' stato l'incontro presso il Parlamento europeo con due europarlamentari del gruppo Gue/NGL: Clare Daly e Ozlem Alev Demirel, che hanno denunciato la manipolazione della Risoluzione ONU n. 1325 del 2000 "Donne, pace e sicurezza" che la NATO persegue da anni.
L'obiettivo e' trasformare il messaggio femminista in una militarizzazione della presenza delle donne, ponendole come protagoniste del militarismo, con una clamorosa operazione di "girl-washing". In conclusione dei lavori sono stati confermati i principi della Dichiarazione comune che si articolano intorno a tre grandi rifiuti:
- No alla NATO globale, a blocchi militari sempre piu' armati, alla guerra come modalita' di risoluzione delle controversie internazionali
- No alla militarizzazione della ricerca scientifica. Le giovani generazioni hanno diritto a un'educazione laica e democratica, ispirata ai valori della pacifica convivenza tra i popoli e gli Stati
- No al coinvolgimento delle donne nei piani di guerra del patriarcato. No a qualsiasi "approccio di genere" nelle file della NATO
Inoltre i gruppi di lavoro tematici continueranno le loro attivita' in futuro. Un gruppo, su ispirazione dell'Osservatorio italiano contro la militarizzazione delle scuole, diventera' un osservatorio mondiale. Un secondo gruppo riguardera' il rapporto fra militarismo e ambiente, e un terzo continuera' a lavorare sulla manipolazione della Risoluzione n. 1325.
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Militarizzazione della scuola e dell'Universita'
"La cultura bellicista ha ricevuto nuova linfa. Chi gestisce e controlla la propaganda sa bene che per armare i corpi bisogna prima armare le menti". Cosi' scrive Mario Pizzola nel suo recente libro "La sporca pace" (7). E quale luogo migliore della scuola per avviare il processo di militarizzazione delle giovani menti? Un processo cominciato molto tempo fa e che nel 2014 ha avuto una accelerazione con il Protocollo d'Intesa tra le Ministre dell'Istruzione Stefania Giannini e della Difesa Roberta Pinotti. E' stato poi rilanciato con l'alternanza scuola-lavoro della Buona scuola del governo Renzi. Negli ultimi anni l'invasione di campo da parte delle forze armate italiane e Usa nelle scuole di tutti gli ordini e gradi si e' intensificata ed estesa: dalla ginnastica militare per bambini e bambine delle scuole elementari, alla presenza in classe di rappresentanti delle forze militari addirittura in qualita' di "docenti" che tengono lezioni su vari argomenti (dall'inglese affidato a personale NATO a tematiche inerenti la legalita', la sicurezza, la storia e la Costituzione), a periodi di alternanza scuola-lavoro (ora denominata Pcto) nelle basi Nato per istituti tecnici e professionali, fino ai lauti finanziamenti e reclutamenti da parte delle aziende dell'industria bellica nelle Universita' e nei centri di ricerca di tutto il paese. Per contrastare questa scellerata invasione di campo il 3 marzo 2023 e' nato l'Osservatorio contro la militarizzazione della scuola e dell'Universita', presentato il 9 marzo presso la sala stampa di Montecitorio.
Lo scopo e' impedire che le scuole diventino luoghi di propaganda e reclutamento di braccia e menti da mettere a servizio delle forze armate e dell'industria bellica, al posto dell'educazione a una cultura della pace e della convivenza pacifica tra i popoli in sintonia con la nostra Costituzione che ripudia la guerra.
L'Osservatorio e' una risorsa preziosa perche' fornisce, oltre a documenti e informazioni, anche strumenti concreti per segnalare e denunciare le mille attivita' di militarizzazione delle scuole, come facsimili, modelli di diffida e mozioni per docenti, personale della scuola, genitori e studenti.
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Note
1. Rapporto di Greenpeace Energy war: quando le fonti fossili scatenano conflitti
https://www.greenpeace.org/italy/rapporto/15335/energy-war-quando-le-fonti-fossili-scatenano-conflitti/
2. Maria Luisa Boccia, Tempi di guerra. Riflessioni di una femminista, manifestolibri 2023
3. Opuscolo Antimilitaristi Campani
https://coordinamenta.noblogs.org/post/2021/03/16/opuscolo-fermiamo-la-guerra/
4. Documento Noi siamo la cura
https://www.casainternazionaledelledonne.org/news_campagne/assemblea-della-magnolia-noi-siamo-la-cura/
5. Vandana Shiva, Dall'avidita' alla cura, Emi, 2022
6. Discorso di Clare Daly
https://www.casadonnemilano.it/wp-content/uploads/2023/07/GLOBAL-WOMEN-NO-NATO-Clare-Daly.pdf
7. Mario Pizzola, La sporca pace. La mia obiezione di coscienza, Multimage, 2023
8. Osservatorio contro la militarizzazione della scuola e dell'Universita'
https://osservatorionomilscuola.com/

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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 312 dell'8 novembre 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che negli anni Ottanta ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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