[Nonviolenza] Telegrammi. 5008



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5008 del 4 novembre 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Un appello per il 4 novembre: "Ogni vittima ha il volto di Abele"
2. Movimento Nonviolento, Peacelink, Centro di ricerca per la pace: 4 novembre. Non festa ma lutto
3. Pasquale Pugliese: Errori su orrori di guerra in guerra. Dal 7 ottobre 2001 al 7 ottobre 2023 e oltre
4. Domenico Gallo: Gaza: non e' difesa, e' genocidio
5. Raniero La Valle: L'identita' dello stato di Israele
6. Presentato a Viterbo l'appello "Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier"
7. Esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
8. Comunicato del CISDA a seguito del violento terremoto che ha colpito la provincia di Herat
9. Segnalazioni librarie
10. La "Carta" del Movimento Nonviolento
11. Per saperne di piu'

1. INIZIATIVE. UN APPELLO PER IL 4 NOVEMBRE: "OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE"

Intendiamo proporre per il 4 novembre l'iniziativa nonviolenta "Ogni vittima ha il volto di Abele".
Proponiamo che il 4 novembre si realizzino in tutte le citta' d'Italia commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze.
Affinche' il 4 novembre, anniversario della fine dell'"inutile strage" della prima guerra mondiale, cessi di essere il giorno in cui i poteri assassini irridono gli assassinati, e diventi invece il giorno in cui nel ricordo degli esseri umani defunti vittime delle guerre gli esseri umani viventi esprimono, rinnovano, inverano l'impegno affinche' non ci siano mai piu' guerre, mai piu' uccisioni, mai piu' persecuzioni.
Queste iniziative di commemorazione e di impegno morale e civile devono essere rigorosamente nonviolente. Non devono dar adito ad equivoci o confusioni di sorta; non devono essere in alcun modo ambigue o subalterne; non devono prestare il fianco a fraintendimenti o mistificazioni. Queste iniziative di addolorato omaggio alle vittime della guerra e di azione concreta per promuovere la pace e difendere le vite, devono essere rigorosamente nonviolente.
Occorre quindi che si svolgano in orari distanti e assolutamente distinti dalle ipocrite celebrazioni dei poteri armati, quei poteri che quelle vittime fecero morire.
Ed occorre che si svolgano nel modo piu' austero, severo, solenne: depositando omaggi floreali dinanzi alle lapidi ed ai sacelli delle vittime delle guerre, ed osservando in quel frangente un rigoroso silenzio.
Ovviamente prima e dopo e' possibile ed opportuno effettuare letture e proporre meditazioni adeguate, argomentando ampiamente e rigorosamente perche' le persone amiche della nonviolenza rendono omaggio alle vittime della guerra e perche' convocano ogni persona di retto sentire e di volonta' buona all'impegno contro tutte le guerre, e come questo impegno morale e civile possa concretamente limpidamente darsi. Dimostrando che solo opponendosi a tutte le guerre si onora la memoria delle persone che dalle guerre sono state uccise. Affermando il diritto e il dovere di ogni essere umano e la cogente obbligazione di ogni ordinamento giuridico democratico di adoperarsi per salvare le vite, rispettare la dignita' e difendere i diritti di tutti gli esseri umani.
A tutte le persone amiche della nonviolenza chiediamo di diffondere questa proposta e contribuire a questa iniziativa.
Contro tutte le guerre, contro tutte le uccisioni, contro tutte le persecuzioni.
Per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

2. L'ORA. MOVIMENTO NONVIOLENTO, PEACELINK, CENTRO DI RICERCA PER LA PACE: 4 NOVEMBRE. NON FESTA MA LUTTO

Non festa ma lutto
4 novembre: onoriamo i morti della prima guerra mondiale lavorando contro le guerre che insanguinano il mondo di oggi
Il 4 novembre e' un giorno per riflettere sulle sofferenze e le immense perdite umane causate dalla prima guerra mondiale, un conflitto che fu definito dal Papa di allora come "inutile strage".
La prima guerra mondiale, che per l'Italia si e' protratta dal 1915 al 1918, fu un capitolo oscuro nella storia nazionale e del mondo intero. I soldati italiani, insieme a milioni di altri combattenti, furono travolti dalla brutalita' della guerra nelle trincee, vivendo in condizioni disumane, sperimentando la fame, le malattie e l'orrore costante del conflitto. Comandanti fanatici diretti da spietati governanti imposero sacrifici insensati. Le famiglie italiane subirono un dolore insopportabile mentre le notizie della perdita di vita dei loro cari giungevano a casa. Intere comunita' furono devastate dalle morti e dai lutti che accompagnavano la guerra. Nei diari che giungevano dal fronte il re e i ministri di allora venivano maledetti. Tante lettere non giunsero mai alle famiglie perche' censurate. Chi disobbediva all'ordine di compiere gli assalti, anche i piu' insensati, veniva fucilato. Questa fu la realta' della Prima Guerra Mondiale che ancora oggi viene censurata durante le celebrazioni ufficiali del 4 Novembre.
Pertanto il 4 novembre noi vogliamo onorare tutti coloro che morirono a causa dell'inutile strage che fu la prima guerra mondiale. Cosi' simile all'inutile strage che si sta consumando oggi nella guerra fra Russia e Ucraina. Nessun obiettivo militare dall'una e dall'altra parte giustifica piu' la continuazione della guerra. Inutile strage e' anche la guerra fra Hamas e Israele: nulla di sensato puo' giustificare quanto sta accadendo in quelle terre.
Il sonno della ragione genera mostri.
Pertanto onoriamo la memoria di coloro che furono vittime della perdita della ragione ieri come le vittime della perdita di ragione di oggi.
Un'ombra lunga di dolore e sofferenza collega la prima guerra mondiale alle guerre che insanguinano il mondo odierno.
La memoria della prima guerra mondiale serva come monito contro la follia della guerra e la giornata del 4 Novembre sia l'occasione per attuare l'articolo 11 della nostra Costituzione che ripudia la guerra.
Movimento Nonviolento
Peacelink
Centro di ricerca per la pace

3. RIFLESSIONE. PASQUALE PUGLIESE: ERRORI SU ORRORI DI GUERRA IN GUERRA. DAL 7 OTTOBRE 2012 AL 7 OTTOBRE 2023 E OLTRE
[Riceviamo e diffondiamo]

"Comprendiamo la vostra rabbia, ma non commettete i nostri errori dopo l'11 settembre" ha detto Joe Biden a Benyamin Netanyahunella visita a Tel Aviv del 19 ottobre. Gli errori degli USA dopo l'orrore dell'attentato terroristico alle Torri gemelle sono iniziati proprio il 7 ottobre 2001 con l'aggressione militare all'Afghanistan (nonostante nessuno degli attentatori fosse cittadino afghano) e furono ripetuti due anni dopo con l'aggressione militare all'Iraq (con il pretesto inventato dagli USA delle inesistenti armi di distruzione di massa del regime irakeno). In quella guerra chiusa nell'agosto 2021 con la fuga da Kabul non hanno vinto gli statunitensi, che dopo vent'anni di occupazione militare e 2.300 miliardi di dollari bruciati sono tornati a casa lasciando il caos dietro di loro e migliaia di soldati morti, molti di piu' delle vittime da vendicare. Non hanno vinto gli afghani, che hanno avuto centinaia di migliaia di vittime tra la popolazione civile e un paese distrutto. Non hanno vinto le donne afghane, rigettate nel medioevo proprio da quelli che vent'anni prima si erano imposti come "liberatori", salvo abbandonarle al loro destino quando hanno deciso che era ora di andarsene. Un orrore piu' grande nel quale hanno perso tutti, tranne coloro che nelle guerre vincono sempre: il complesso militare-industriale, quell'industria bellica che in vent'anni di guerra ha visto raddoppiare i propri profitti. Un fallimento etico e un errore politico, come sembra riconoscere ora Biden, che pure si e' contraddetto il giorno dopo con lo stanziamento di 100 miliardi di dollari di aiuti militari per le guerre di Israele, Ucraina e Taiwan (che ancora non e' scoppiata, ma meglio prepararla...).
Eppure c'e' chi nel 2001 (e nel 2003 e nei vent'anni successivi) aveva messo in guardia proprio contro l'errore della guerra, madre di tutti gli orrori, negli USA e in tutto il mondo: i movimenti per la pace che tra il 2001 ed il 2003 fecero ovunque straordinarie manifestazioni per scongiurare le guerre. "Se alla violenza del loro attacco alle Torri Gemelle noi risponderemo con una ancor piu' terribile violenza" - scriveva Tiziano Terzani dalla pagine del Corriere della Sera il 4 ottobre del 2001 - "ora in Afghanistan, poi in Iraq, poi chi sa dove, alla nostra ne seguira' necessariamente una loro ancora piu' orribile e poi un'altra nostra e cosi' via". Terzani prevedeva - e molti di noi con lui - l'escalation di guerre e terrorismi, colpi e contraccolpi sullo scenario internazionale che, con un effetto farfalla globale, ha portato alla "terza guerra mondiale a pezzetti" (papa Francesco), che si vanno man mano rinsaldando. Ma i pacifisti, che indicano soluzioni nonviolente ai conflitti internazionali, non furono ascoltati e anzi - allora come oggi - furono additati come nemici del "mondo libero" in quanto "amici" del nemico, ossia (di volta in volta) dei "talebani", di Saddam Hussein, Muammar Gheddafi... fino a Vladimir Putin. I pacifisti avrebbero voluto evitare quegli errori che oggi Biden chiede a Netanyahu di non commettere. Invece furono ascoltate le scomposte odi alla guerra, come quella di Oriana Fallaci, per "la rabbia e l'orgoglio", di cui molti oggi sono tristi epigoni soprattutto tra i media e i politici italiani.
La vendetta militare del governo di Israele contro la martoriata striscia di Gaza, in risposta all'orrore dell'azione terrorista di Hamas del 7 ottobre, ha gia' quintuplicato le vittime palestinesi (tra le quali 2.360 bambini morti e 5.364 feriti, certifica l'Unicef al 25 ottobre: un dato in costante aggiornamento) rispetto alle vittime israeliane, in un tragico bollettino di guerra nel quale, solo negli ultimi quindici anni (fino allo scorso settembre), i dati delle Nazioni Unite contavano gia' 6.407 morti tra i palestinesi e 308 tra gli israeliani. Un orrore continuo, una strage degli innocenti, un crimine di guerra in corso senza alcuna giustificazione etica, come senza giustificazione e' stato il crimine dei miliziani di Hamas, ma con molte piu' vittime e da molto piu' tempo. Alla quale si aggiunge la pulizia etnica della popolazione civile costretta a fuggire da Gaza city per non essere massacrata. Errori ed orrori realizzati con il supporto unanime e acritico dei governi europei, incapaci di dire una parola di pace, al punto da spingere il vecchio saggio Edgar Morin a porre la domanda fondamentale: "La conseguenza della Shoah, parola che significa catastrofe, e' stata la Naqba, parola palestinese con lo stesso significato, che e' stata di fatto la catastrofe della Palestina araba. Come e' necessario mantenere viva la memoria dei milioni di vittime del nazismo, cosi' altrettanto il rispetto di questa memoria non puo' giustificare il dominio di Israele sul popolo palestinese, che e' innocente rispetto ai crimini di Auschwitz. La maledizione di Auschwitz deve essere il privilegio che giustifica ogni repressione israeliana?" (la Repubblica, 20 ottobre 2023).
Mentre - oggi come nel 2001-2003 - negli USA e in molti paesi europei si svolgono iniziative e manifestazioni per la pace (in Italia promosse, tra gli altri, dalla Rete Italiana Pace e Disarmo) e in Israele si levano le voci contrarie alla guerra e per il riconoscimento dei diritti del popolo palestinese da parte di molte organizzazioni e intellettuali pacifisti, i vertici europei - mentre onorano giustamente le vittime israeliane del crimine di Hamas - non riconoscono alle vittime civili palestinesi dei criminali bombardamenti israeliani neanche "uguale dignita' di lutto", per citare la filosofa Judith Butler. Non l'ha riconosciuta Ursula von der Leyen in occasione del minuto di silenzio celebrato dal collegio dei commissari UE in onore delle vittime degli attentati in Israele l'11 di ottobre. Non l'hanno riconosciuta i vertici sportivi europei il 17 ottobre, mentre centinaia di civili palestinesi morivano sotto il bombardamento dell'ospedale di Gaza sommandosi alle migliaia dei bombardamenti israeliani dei giorni precedenti, facendo osservare prima della partita di calcio Inghilterra-Italia un minuto di silenzio per le vittime israeliane e svedesi di Bruxelles. Incredibili, ignobili e miopi manifestazioni di annullamento dell'altro, che non puo' che alimentare l'odio di chi in tutto il mondo piange anche le vittime palestinesi. In attesa dell'attacco di terra. Errori su orrori, che moltiplicano gli orrori.

4. RIFLESSIONE. DOMENICO GALLO: GAZA: NON E' DIFESA, E' GENOCIDIO
[Dal sito dell'autore riprendiamo e diffondiamo questo intervento del 31 ottobre 2023]

Siamo entrati nella terza settimana di guerra e la tempesta di fuoco scagliata da Israele contro la Striscia di Gaza non accenna a diminuire, anzi si intensifica con l'ingresso di mezzi corazzati e truppe di terra. Non si riesce a comprendere quale disegno politico guidi la reazione di Israele al di la' dello spirito di vendetta per i massacri subiti dalla sua popolazione il 7 ottobre. Certamente non aiuta a capirlo quanto affermato da Netanyahu nella sua prima conferenza stampa dall'inizio del conflitto. Il 29 ottobre Netanyahu ha dichiarato che si tratta di "una battaglia del bene contro il male". La guerra sara' lunga ma si concludera' con la vittoria del bene. Gli obiettivi ufficialmente perseguiti sono due: "demolire Hamas e riportare indietro gli ostaggi". Il secondo obiettivo e' meramente di facciata perche' non e' coerente con il primo.
In realta' se si pretende di demolire Hamas, vuol dire che si e' deciso di abbandonare gli ostaggi al loro destino. Il dichiarato intento di eradicare Hamas e di eliminare tutti i suoi miliziani e' un obiettivo impossibile e assurdo. Impossibile perche' non vi e' un forte di Hamas da espugnare, non vi sono delle divisioni da affrontare e sconfiggere sul campo di battaglia. I miliziani di Hamas sono rifugiati in una selva che e' la sfortunata popolazione della Striscia. Per eliminarli tutti bisognerebbe disboscare la selva. E' quello che Israele sta facendo, distruggendo in modo massiccio le abitazioni, facendo fuggire la popolazione piu' a sud (dove peraltro continua a bombardare), togliendo il cibo, l'acqua, l'energia, anche agli ospedali, e spegnendo le comunicazioni. Non si puo' eradicare Hamas senza compiere un vero e proprio genocidio. E' un obiettivo assurdo perche', dopo aver inflitto delle sofferenze cosi' atroci, nulla puo' escludere che i giovani sopravvissuti alle bombe israeliane, alla fame, alla sete, alle malattie, alla morte dei loro genitori o dei loro coetanei, non sentano il bisogno di prendere le armi e di rimpiazzare i miliziani eliminati. Gli obiettivi politici perseguiti dal Governo di Israele sono imperscrutabili, ma il discorso di Netanyahu costituisce autorevole conferma di quanto dichiarato da Dror Eydar, ex ambasciatore di Israele a Roma dal 2019 al 2022: "L'obiettivo e' distruggere Gaza, questo male assoluto".
La parola genocidio e' troppo pesante per essere utilizzata a cuor leggero, anche perche' sovente e' strumentalizzata dalla politica e quindi banalizzata. Tuttavia, se l'obiettivo perseguito e' quello della guerra per distruggere Gaza, identificata come il male assoluto, la condotta di Israele, anche in senso tecnico-giuridico, rientra nel concetto di "genocidio" come definito dalla Convenzione Onu del 9 dicembre 1948 per la prevenzione e repressione del delitto di genocidio. L'art. 2 della Convenzione recita:
"Nella presente Convenzione, per genocidio si intende ciascuno degli atti seguenti, commessi con l'intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, come tale:
a) uccisione di membri del gruppo;
b) lesioni gravi all'integrita' fisica o mentale di membri del gruppo;
c) il fatto di sottoporre deliberatamente il gruppo a condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica, totale o parziale [...]".
Quello che qualifica come genocidio i fatti indicati ai punti a), b) e c) e' l'intenzione di distruggere in tutto o in parte un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, quali sono indubbiamente gli abitanti che popolano la striscia di Gaza.
Orbene e' per tutti evidente che non si puo' invocare il diritto di difesa di Israele per giustificare attacchi cosi' massicci ed estesi a un gruppo nazionale che possono sfociare in un genocidio. Non ha senso progettare ipotetiche Conferenze internazionali di pace per invocare una ancora piu' ipotetica soluzione del conflitto fondato sul principio "due popoli, due Stati", quando non si ha il coraggio di chiedere il cessate il fuoco perche' bisogna lasciare libero Israele di continuare la sua punizione collettiva contro la popolazione di Gaza.
La Comunita' internazionale deve imporre il cessate il fuoco. Il genocidio e' un affronto all'umanita' in quanto tale ed e' la principale minaccia alla pace e alla coesistenza pacifica fra le Nazioni. Se per le irresponsabili classi dirigenti europee non valgono le ragioni dell'umanita', deve valere almeno la convenienza politica. Se si consente a Israele di continuare a mettere a ferro e a fuoco la Striscia di Gaza, niente puo' escludere che il conflitto si estenda a tutto il Medio Oriente. Gaza puo' essere il punto di innesco di un conflitto mondiale che nessuno vorrebbe ma nessuno puo' impedire, come avvenne a Sarajevo nel 1914.

5. RIFLESSIONE. RANIERO LA VALLE: L'IDENTITA' DELLO STATO DI ISRAELE
[Dalla newsletter di "Costituente Terra" n. 136 del 25 ottobre 2023 (e-mail: notizieda at costituenteterra.com, sito:www.costituenteterra.it ) riprendiamo e diffondiamo]

Cari amici,
nelle ricostruzioni dei 75 anni del conflitto israelo-palestinese, nessuno, neanche Guterres, ha ricordato il 2018, che invece spiega tutto. E' l'anno in cui, il 19 luglio, lo Stato di Israele cambio' natura, e da Stato democratico, come era nel disegno del sionismo, e' diventato per legge costituzionale uno "Stato Nazione del popolo ebraico". Cio' spiega tutto, nel senso che se il principio fondativo che voleva congiungere democrazia ed ebraismo ammetteva l'esistenza dell'"Altro", fino a permettere il sogno dei "due popoli in due Stati", il trapasso allo Stato Nazione del popolo ebreo riservava solo a questo il diritto all'autodeterminazione, cioe' i diritti politici, e rendeva incompatibile l'esistenza di un secondo popolo; di qui i 700.000 coloni irradiati in 279 insediamenti oggi presenti nel Territori occupati abitati da 3 milioni di palestinesi. La novita' era cosi' riferita in una nostra newsletter del 24 luglio 2018 ("Sionismo senza democrazia?"), che qui vi trascriviamo cosi' come l'abbiamo ritrovata:
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"C'e' una notizia che e' stata quasi nascosta, perche' e' difficilissimo darla, non sanno come farla accettare dal senso comune, ma e' di tale portata da marcare una cesura nella storia che stiamo vivendo. Lo Stato di Israele, almeno nella sua veste ufficiale e giuridica, cambia natura. Non e' piu' lo Stato che unisce democrazia ed ebraicita', come era nel sogno del sionismo, ma e' definito come uno Stato-Nazione ebraico, uno Stato del solo popolo ebreo nel quale gli altri, quale che sia il loro numero, sono neutralizzati nella loro dimensione politica, cioe' nella loro esistenza reale: non partecipano di cio' che, in democrazia, si chiama autodeterminazione, la quale e' riservata al solo popolo ebreo, il solo sovrano. Gli altri sono naturalmente gli Arabi, e in modo specifico i Palestinesi, musulmani o cristiani che siano.
Infatti giovedi' 19 luglio il Parlamento israeliano, la Knesset, ha approvato a stretta maggioranza con 62 voti favorevoli e 55 contrari una legge di rango costituzionale che era in gestazione da tempo, la quale fissa in questi termini perentori la natura dello Stato, che finora non si era voluta definire in alcuna Costituzione formale, in base all'idea che la vera Costituzione d'Israele e' la Torah (la Scrittura). Per intenderci un primo articolo Cost. del tipo "L'Italia e' una Repubblica democratica fondata sul lavoro. La sovranita' appartiene al popolo..." sarebbe stato impensabile per Israele; e infatti, dopo un primo approccio iniziale per il quale furono consultati i libri di Carl Schmitt, il tentativo costituzionale fu abbandonato, come ci ha raccontato a suo tempo Jacob Taubes. Pero' per il sionismo fondatore che aveva voluto bruciare i tempi dell'Attesa visto il ritardo del Messia, era fuori discussione che dovesse trattarsi di uno Stato democratico. Sicche' almeno una correzione e' stata introdotta all'ultimo momento nel testo della legge, su richiesta del Presidente di Israele Reuven Rivlin, che in una lettera ai parlamentari aveva espresso il timore che essa potesse "recare danno al popolo ebraico, agli Ebrei nel mondo e allo Stato di Israele". E' stata abolita infatti la norma che permetteva a qualsiasi comunita' (ebrea ma anche non ebrea) di costituirsi come comunita' identitaria chiusa, su base religiosa o nazionale, con esclusione dal proprio ambito di tutti gli altri (non-ebrei, non-drusi, non ortodossi, ecc), il che rischiava di creare in Israele una rete di apartheid segregati a pelle di leopardo; invece, caduta questa norma, la separazione che viene costituzionalizzata e' posta a garanzia dei soli insediamenti ebraici, privando di diritti tutti gli altri.
Dal punto di vista politico la legge votata dalla Knesset liquida la causa palestinese, prelude all'annessione dei Territori Occupati, licenzia definitivamente l'opzione fatta propria da tutta la comunita' internazionale dei due popoli in due Stati e rottama le risoluzioni dell'ONU sul conflitto in Palestina e sullo status di Gerusalemme. Quali poi saranno i fatti e' tutto da vedere: la resistenza di Gaza, da sola, con i suoi patetici aquiloni accesi, come le pietre di David contro Golia, tiene in realta' aperta tutta la questione.
Ma c'e' un livello ancora piu' profondo: che succede con l'ebraismo? La ragione per cui Israele si e' decisa a questo passo non puo' essere banalizzata: l'andamento demografico in Medio Oriente e' tale che ben presto in Israele gli Ebrei saranno una minoranza rispetto alla crescente popolazione arabo-palestinese; e siccome in democrazia contano i numeri e non si e' fatta e neanche tentata la pace tra i due popoli, gli Ebrei di Israele temono di essere sopraffatti, e percio' la democrazia e' un lusso che non possono mantenere. Nell'alternativa tra democrazia ed ebraismo, la scelta e' per l'ebraismo. Purtroppo manca la lucidita' di comprendere che e' una falsa alternativa. Questa incompatibilita' non e' vera: ma per riconoscerlo ci vuole una conversione culturale e religiosa profonda.
Gli Ebrei (anche gli Ebrei non credenti dello Stato d'Israele) fondano sulla Scrittura la loro identita' di popolo e di Stato. Ma quando questa tradizione si e' formata (quando Dio ha "parlato" ad Abramo, Mose', David e anche ai profeti) poteva concepirsi che l'identita' di un popolo si preservasse nell'uniformita' di un regno, nella inviolabilita' dei confini, nella non contaminazione con gli stranieri, nella regola di purita', antidoto ad ogni meticciato.
Ma come preservare questa identita' nelle condizioni della democrazia, del pluralismo, dell'eguaglianza, della globalizzazione, dello Stato di diritto, non poteva essere oggetto della rivelazione di allora, Dio non poteva dirlo al suo popolo. Un indizio fortissimo di come altrimenti essere popolo lo aveva fornito Gesu', ma quella Parola non fu riconosciuta da Israele come la Parola attesa. Dunque occorrerebbe che, come hanno fatto pur dolorosamente altre tradizioni, anche quella ebraica cercasse i nuovi sensi delle sue Scritture, che cosa davvero sarebbe la fedelta' alla Parola ricevuta letta non piu' nelle condizioni di ieri, con gli occhi rivolti alle tempeste passate, ma nelle condizioni di oggi, con gli uomini di oggi, con la meravigliosa multicolore umanita' di oggi, con gli occhi rivolti al futuro da costruire, a questo Messia che ha sempre da venire, ma come pace non come apocalisse. E' attraverso questo lavacro, non piu' nel sangue ma nell'acqua di nuovo condivisa della Palestina che Israele salvera' se stesso, la propria identita', e la vita delle genti, non piu' stranieri.
La cosa non interessa solo gli Ebrei. Sarebbe cosi' importante che i nostri gruppi di dialogo ebraico-cristiano, liberi dalle suggestioni dei richiami a un vecchio fondamentalismo biblico, cercassero con i fratelli Ebrei questi nuovi sensi e questa nuova comprensione della Parola liberatrice".
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Fin qui la nostra lettera di allora, con il link a cui essa rimandava, che era un articolo di Haaretz, "La legge che dice la verita' su Israele", e il testo della legge votata dalla Knesset. I "fatti" che in quei testi si temevano, che temeva lo stesso Reuven Rivlin, presidente di Israele, si sono verificati nella maniera piu' atroce, fino al 7 ottobre di Hamas e alla reazione di Israele a Gaza.
Ma il monito di questi eventi va ben oltre gli stretti protagonisti. Riguarda le grandi Potenze, a cominciare dall'America: rinunziate ai progetti di un potere esclusivo, di "competizioni strategiche" che nell'esclusione dell'altro non possono che portare al reciproco genocidio. Riguarda l'Europa: non coccolarti la guerra che hai in casa, che tanto ti piace per debellare la Russia, la guerra civile europea e' gia' in nuce la guerra mondiale. Riguarda le religioni, di che cosa devono procurare la "salvezza" se non dell'anima del mondo?  Riguarda il dialogo ebraico-cristiano: non e' solo questione di parlarsi e abbracciarsi tra "fratelli maggiori e minori", e' questione di guardare in fondo a se' stessi, e' un appello alla conversione.
Nel sito pubblichiamo il testo citato di Hareetz, con il testo della legge costituzionale israeliana un articolo di Umberto Baldocchi "Guerra assoluta e mutazione antropologica" e un manifesto di Pane Pace Lavoro di Reggio Emilia.
Con i piu' cordiali saluti,
Costituente Terra (Raniero La Valle)

6. INCONTRI. PRESENTATO A VITERBO L'APPELLO "PORTIAMO A COMPIMENTO L'INIZIATIVA DI DAVID SASSOLI PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER"

La mattina di venerdi' 3 novembre 2023 a Viterbo, presso il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera", e' stato presentato l'appello "Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier".
Nel corso dell'incontro il responsabile della storica struttura nonviolenta viterbese, Peppe Sini, ha presentato l'appello ed ha ancora una volta ricostruito sia la figura e la vicenda di Leonard Peltier sia alcuni passaggi particolarmente significativi della campagna internazionale per la sua liberazione.
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Il testo dell'appello "Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier"
Il 23 agosto 2021 David Sassoli, l'indimenticato Presidente del Parlamento Europeo che sarebbe deceduto pochi mesi dopo nel gennaio 2022, tenne una conferenza stampa in cui annuncio' il suo personale impegno per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da quasi mezzo secolo prigioniero innocente.
L'iniziativa di David Sassoli si ricollegava idealmente a due precedenti importanti pronunciamenti del Parlamento Europeo, del 1994 e del 1999.
E si collegava anche al movimento che in Italia in quel momento riproponeva con forza l'esigenza e l'urgenza che Leonard Peltier venisse finalmente liberato.
In un suo tweet che accompagnava e sintetizzava la conferenza stampa del 23 agosto 2021 David Sassoli dichiarava, in italiano e in inglese:
"Inviero' una lettera alle autorita' statunitensi chiedendo clemenza per Leonard Peltier, attivista per i diritti umani dell'American Indian Movement, in carcere da 45 anni.
Spero che le autorita' accolgano il mio invito. I diritti umani vanno difesi sempre, ovunque".
"I will send a letter to the US authorities asking for clemency for Leonard Peltier. A human rights activist of the American Indian Movement, he has been imprisoned for 45 years.
I hope the authorities will take up my invitation. Human rights must be defended always, everywhere".
Lanciamo un appello a riprendere e portare a compimento quell'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier.
Chiediamo a chi legge questo appello:
a) di aderirvi, inviandone notizia agli indirizzi e-mail: freepeltierviterbo at tiscali.it e centropacevt at gmail.com
b) di diffonderlo ulteriormente;
c) di scrivere direttamente al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier: le lettere (il cui testo puo' anche essere semplicemente "Free Leonard Peltier") possono essere inviate attraverso la pagina web dedicata del sito della Presidenza degli Stati Uniti d'America: www.whitehouse.gov/contact/
d) di promuovere ove possibile iniziative di informazione, coscientizzazione, mobilitazione democratica e nonviolenta per la liberazione di Leonard Peltier che lo scorso 12 settembre ha compiuto 79 anni di cui 47 trascorsi in prigione da vittima innocente di una scellerata persecuzione.
Per un'informazione essenziale:
- Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Pomezia (Roma) 1996 (ora Roberto Massari Editore, Bolsena Vt).
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002.
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
Nella rete telematica e' disponibile una notizia sintetica in italiano dal titolo "Alcune parole per Leonard Peltier".
Sempre nella rete telematica e' disponibile anche una piu' ampia ed approfondita bibliografia ragionata dal titolo "Dieci libri piu' uno che sarebbe bene aver letto per conoscere la vicenda di Leonard Peltier (e qualche altro minimo suggerimento bibliografico)".
Ulteriori materiali di documentazione possono essere richiesti scrivendo ai nostri indirizzi di posta elettronica: freepeltierviterbo at tiscali.it e centropacevt at gmail.com
*
Un recente appello di membri del Congresso degli Stati Uniti d'America sia democratici che repubblicani
Nel corso dell'incontro sono stati segnalati e riassunti molti importanti documenti, del parlamento Europeo, dell'Onu, di Amnesty International, di altri soggetti sia istituzionali che della societa' civile, ed in particolare il recentissimo appello al Presidnete Biden da parte di membri del Congresso degli Stati Uniti d'America sia democratici che repubblicani che di seguito si riproduce integralmente:
October 6, 2023
President Joseph Biden
The White House
1600 Pennsylvania Ave, NW
Washington, DC 20500
Dear President Biden:
We are writing to you regarding the nearly five-decade imprisonment of Leonard Peltier. Now, more than ever, bedrock principles of justice warrant your consideration of a grant of executive clemency or support of compassionate release at the Federal Bureau of Prisons.
Leonard Peltier, a Native American activist and citizen of the Turtle Mountain Band of Chippewa Indians (ND), is now in his 48th year of incarceration. He is 79 years old and in failing health. Mr. Peltier is serving two life sentences in a maximum-security federal prison for aiding and abetting in a case where his co-defendants were found not guilty on the grounds of self-defense.
Over the course of his incarceration, particularly in recent years, key figures involved in Mr. Peltier's prosecution have stepped forward to underscore the constitutional violations and prosecutorial misconduct that took place during the investigation and trial that led to his conviction. Gerald Heaney, the judge who presided over Mr. Peltier's 1986 appeal in the Eighth Circuit, called for his release in 1991 and again in 2000 (1), and former United States AttorneyJames Reynolds, whose office handled the prosecution and appeal of Peltier's case, has called for a commute of the remainder of his sentence and observed that "his conviction and continued incarceration is a testament to a time and a system of justice that no longer has a place in our society." (2) In addition, the United Nations Working Group on Arbitrary Detention specifically noted the anti-Indigenous bias surrounding Peltier's detention, stating simply that he "continues to be detained because he is Native American." (3)
Retired FBI Special Agent Coleen Rowley, in her letter addressed to you on December 3, 2022, raised how the "long-standing horribly wrongful oppressive treatment of Indians in the U.S." played into Peltier's case and, critically, the "FBI Family vendetta" behind the agency's opposition to clemency. (4) We recognize the grief and loss that took place in both the FBI and Tribal community on that day but also recognize this opportunity for all to move forward.
As Members of Congress, we sign this letter with a deep commitment to the crucial role we play in upholding justice for all Americans - and to also hold our government accountable when we see a case of injustice, as demonstrated by the long incarceration of Leonard Peltier. We stand with the Tribal Nations of the United States, Indigenous voices worldwide, and leading voices on human rights and criminal justice around the globe in support of Mr. Peltier's release. We applaud your commitment to criminal justice reform and your administration's work to address inequities in the criminal justice system and rectify the past wrongs of our government's treatment of Native Americans. We urge you to take the next step by granting  Mr. Peltier executive clemency or compassionate release.
Sincerely,
Seguono le firme di 33 membri del Congresso degli Stati Uniti d'America
Note
1. Gerald H. Heaney, U.S. Senior Cir. Judge, 8th Cir., Letter to Senator Daniel K. Inouye, Chairman, U.S. Senate Select Comm. on Indian Affairs (Apr. 18, 1991), http://www.whoisleonardpeltier.info/download/Heaney.pdf
2. James Reynolds, Former U.S. Attorney, Letter to President Joseph R. Biden (Jul. 9, 2021), https://www.amnestyusa.org/wp-content/uploads/2023/03/From-US-Attorney-James-Reynolds.pdf.
3. United Nations Working Group on Arbitrary Detention, Opinion No. 7/2022 concerning Leonard Peltier (United States of America) (Jun. 7, 2022), https://www.ohchr.org/sites/default/files/2022-06/A-HRC-WGAD-7-2022-USA-AEV.pdf
4. Coleen Rowley, Retired FBI Special Agent, Letter to President Joseph R. Biden (Dec. 3, 2022), https://www.amnestyusa.org/wp-content/uploads/2023/04/From-Retired-FBI-Special-Agent-Coleen-Rowley.pdf
*
Giustizia e liberta' per Leonard Peltier.
Giustizia e liberta' per l'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Free Leonard Peltier.
Mitakuye Oyasin.

7. REPETITA IUVANT. ESPOSTO ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI ROMA

Alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
e per opportuna conoscenza:
al Presidente della Repubblica
ai Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica
alla Presidente del Consiglio dei Ministri
a tutte le ministre e i ministri, a tutti i senatori e le senatrici, a tutte le deputate e i deputati, agli ed alle europarlamentari elette ed eletti in Italia
a numerosi pubblici ufficiali cui incombe, ricevendo tale notitia criminis, di promuovere l'azione giudiziaria
ai mezzi d'informazione
a numerose persone di volonta' buona, associazioni democratiche, istituzioni fedeli alla legalita' costituzionale
*
Oggetto: esposto relativo alla violazione dell'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana da parte del governo italiano.
Egregi signori,
*
l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana e' inequivocabile. Esso recita: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parita' con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranita' necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".
*
Il governo italiano ha violato l'articolo 11 della Costituzione in quanto:
a) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la fornitura di armi che la guerra alimentano;
b) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la propria aviazione militare che raccoglie informazioni e le invia all'esercito ucraino sul campo di battaglia (cfr. il servizio giornalistico apparso sul sito dell'autorevole agenzia giornalistica Ansa col titolo "La guerra dei top gun italiani", che fin dall'incipit esplicitamente afferma che "i nostri piloti, tra loro anche una donna, a bordo dei caccia catturano dati importanti che in poco tempo finiscono sui cellulari dei soldati ucraini sul campo di battaglia");
c) ostacola effettualmente ogni realistica ipotesi di "cessate il fuoco" ed ogni concreto impegno di pace sostenendo esplicitamente la tesi che la guerra deve concludersi non con un negoziato ma con la "vittoria" di una delle parti in conflitto (cfr. la dichiarazione della Presidente del Consiglio dei Ministri "scommettiamo sulla vittoria ucraina" riportata da numerosi mezzi d'informazione);
d) sostiene l'azione provocatrice ed eversiva della Nato che da decenni opera nell'Europa dell'est per destabilizzare gli equilibri regionali e suscitare conflitti (azione divenuta finanche esplicitamente terrorista e stragista durante la guerra di distruzione della Jugoslavia nel 1999).
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In flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione, il governo italiano arma e quindi alimenta la guerra, partecipa alla guerra e quindi alle stragi di cui ogni guerra sempre e solo consiste, e con cio' espone altresi' anche il nostro paese a subire le conseguenze della guerra, e - last, but not least - contribuisce all'escalation verso una guerra mondiale e nucleare che puo' metter fine all'intera civilta' umana.
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Egregi signori,
con il presente esposto si richiede il piu' tempestivo intervento per far cessare l'azione incostituzionale, folle e criminale del governo italiano.
Distinti saluti,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, primo agosto 2023

8. APPELLI. COMUNICATO DEL CISDA A SEGUITO DEL VIOLENTO TERREMOTO CHE HA COLPITO LA PROVINCIA DI HERAT
[Dalla newsletter del Cisda n. 12/23 riprendiamo e diffondiamo il seguente comunicato del 13 ottobre 2023]

Sabato 7 ottobre la provincia di Herat e' stata colpita da un terremoto di magnitudo 6,3, a cui sono seguite nuove violente scosse; l'ultima l'11 ottobre.
Nel resoconto fornito dal regime talebano, che non ha attivato alcuna forma di soccorso per le popolazioni colpite, nella tragedia sono morte 3000 persone e 10.000 sono rimaste ferite; 1300 case sono state totalmente o parzialmente distrutte. Il rappresentante dell'OMS ha dichiarato che la maggior parte delle vittime sono donne e bambini.
Si tratta di un bilancio molto parziale e destinato a salire; molti villaggi non sono raggiungibili a causa della mancanza di strade e per le frane che hanno chiuso le poche vie di accesso. Nell'area mancano quasi del tutto medici e strutture sanitarie.
La comunita' internazionale, concentrata sulla crisi in Medio Oriente, non ha avuto occhi per questa nuova tragedia che colpisce una popolazione ridotta allo stremo da 40 anni di guerre e fondamentalismo.
Le nostre compagne di RAWA e di OPAWC, che da sempre sosteniamo, hanno attivato i loro team medici mobili, che abbiamo visto in azione anche dopo l'alluvione che aveva colpito l'est del paese, nell'agosto 2022. Di seguito la testimonianza di una di loro, che sta organizzando il lavoro:
I nostri colleghi e le nostre colleghe sono davvero coraggiosi, e stanno lavorando senza sosta. Ci dicono che e' come un fronte: non c'e' cibo, non c'e' acqua, non ci si ferma mai. Tantissimo lavoro e un forte stress mentale. La citta' di Herat e' nel caos, e moltissime persone se ne sono andate; e' difficile fare qualsiasi cosa, dal trovare beni necessari ai soccorsi, all'affittare automobili che raggiungano le aree colpite...
Abbiamo saputo che ci sono molte donne che non vogliono lasciare l'ospedale perche' hanno perso le loro famiglie e non sanno dove andare. Siamo preoccupate per l'arrivo di nuove scosse...
Le notti sono molto fredde e servono coperte e vestiti pesanti; le vittime sono per la maggior parte i contadini piu' poveri e gli sfollati che non avevano null'altro che costruirsi un riparo di fortuna dove potevano. E' una zona molto arida, percio' manca l'acqua... e ci sono molte donne incinte che devono partorire...
Questo e' un disastro naturale, ma la situazione e' cosi' grave a causa delle disastrose politiche: i governi passati e il regime in carica non hanno fatto nulla per mettere in sicurezza le aree a rischio, non sono capaci di gestire eventi di questa portata. Cio' che e' successo mostra la miseria in cui versa la nostra gente. Il regime talebano non sta facendo nulla e addirittura vuole impedire che le donne vadano a lavorare in aiuto delle popolazioni colpite. Con il governo precedente, i signori della guerra e i politici hanno intascato milioni di dollari di aiuti della comunita' internazionale e costruito palazzi per se stessi, rubando i soldi destinati alla povera gente.
Il mondo ora guarda all'Ucraina e a Israele, e cosi' l'Afghanistan e' stato completamente dimenticato, anche in questa situazione. Gli ufficiali talebani arrivano nell'area con i loro velivoli e per le vittime del terremoto non ci sono ambulanze che le portino in un ospedale.
Il CISDA sta inviando fondi per finanziare i team medici di OPAWC e RAWA e chiediamo a tutti i nostri sostenitori e sostenitrici di contribuire. Non farli sentire soli, in uno dei periodi piu' bui della loro storia, e' un nostro dovere.
Grazie per quanto ciascuno potra' fare.
Chi volesse contribuire anche con una piccola cifra puo' farlo con un bonifico sul conto del CISDA, specificando nell'oggetto "Donazione liberale - Terremoto Afghanistan".
Banca Popolare Etica agenzia via Scarlatti 31 - Milano
IBAN: IT74Y0501801600000011136660

9. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Letture
- Vitalik Buterin, Proof of Stake. La nascita di Ethereum e la filosofia della blockchain, Gribaudo, Milano 2023, pp. 384, euro 12,90.
- Davide F. Jabes, La prima guerra arabo-israeliana, Rcs, Milano 2023, pp. 160, euro 5,99.
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Riletture
- AA. VV., Dialogo su Malcolm X, Manifestolibri, Roma 1994, pp. 120.
- George Breitman, Malcolm X. L'uomo e le idee, Erre emme edizioni, Roma 1992, pp. 128.
- Jacques Robichon, François Mauriac, Borla, Torino 1965, pp. 196.
- Pierre-Henri Simon, Mauriac, Seuil, Paris 1977, pp. 192.
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Fantascienza
- Edgar Pangborn, La compagnia della gloria, Mondadori, Milano 2023, pp. 192, euro 6,90.
- Jack Vance, Asutra, Mondadori, Milano 2023, pp. 176, euro 6,90.

10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

11. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5008 del 4 novembre 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
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