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[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 295
- Subject: [Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 295
- From: Centro di ricerca per la pace Centro di ricerca per la pace <centropacevt at gmail.com>
- Date: Sun, 22 Oct 2023 05:49:04 +0200
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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 295 del 22 ottobre 2023
In questo numero:
1. Fermare la guerra, fermare le stragi, salvare le vite
2. Linda Bertelli e Marta Equi: Autocoscienza ancora
3. Dal Parlamento Europeo al Congresso americano. Un primo contributo documentario all'appello "Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier"
4. L'associazione "Respirare" di Viterbo fa proprio e rilancia l'appello di Roma: "Presidente Biden, liberi Leonard Peltier da 47 anni prigioniero innocente"
5. Esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
6. Alcuni riferimenti utili
7. Tre tesi
8. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
9. Solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani
10. Ripetiamo ancora una volta...
1. L'ORA. FERMARE LA GUERRA, FERMARE LE STRAGI, SALVARE LE VITE
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
2. RIFLESSIONE. LINDA BERTELLI E MARTA EQUI: AUTOCOSCIENZA ANCORA
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano riprendiamo e diffondiamo la seguente Introduzione alla redazione aperta di Via Dogana Tre "Autocoscienza ancora", primo ottobre 2023]
I.
Questo intervento vuole mettere in luce che cosa e' stata l'autocoscienza nella pratica politica e nel pensiero di Carla Lonzi e di Rivolta Femminile. Nominiamo Rivolta Femminile come gruppo per entrare subito nella questione, cioe' per segnare la natura relazionale e non personalista o intimista dell'autocoscienza. In un momento di grande e felice riscoperta del pensiero lonziano bisogna ricordare e ricordarci che Lonzi e' stata fondatrice e animatrice di un progetto comune e collettivo, fatto da tante altre donne, e con loro da tanti altri pensieri, esperienze, desideri e obiettivi politici. In altre parole, Lonzi ha pensato e vissuto in un contesto.
L'autocoscienza femminista, inoltre, non nasce e non si esaurisce, neppure negli anni in cui Rivolta Femminile esiste, con Rivolta Femminile. Non si tratta di cercare un primato (che comunque non sarebbe di Rivolta), ma si tratta di aver cura di non costruire cristallizzazioni e icone, concentrando la nostra attenzione su una singola esperienza, e rendendo minori, o addirittura invisibili, altre, anche molto diverse che pure si sono riconosciute nella pratica dell'autocoscienza femminista. Per questo contributo parleremo esclusivamente dell'autocoscienza femminista per Rivolta, ma, mentre facciamo cio', ci interessa tenere ben presente che c'e' una storia e ci sono voci dentro e fuori Rivolta, incluse quelle con cui Lonzi e' stata in profondo disaccordo.
Questo e' un testo pensato e scritto in due, e ha il sapore di una felice chiusura di un cerchio. Era il 2017 quando prendemmo per la prima volta parola pubblica insieme su Lonzi, a Livorno, al convegno della Societa' Italiana delle Letterate e dell'Associazione Evelina de Magistris. Fu un momento seminale per il nostro lavoro e per la nostra relazione - significativamente le amiche della Libreria delle donne erano li' con noi. Un momento seminale, di apertura: da quel momento abbiamo lavorato ininterrottamente sul pensiero di Carla; oggi siamo qui avendo finalmente terminato un lungo percorso di ricerca e scrittura su Carla appunto - anche se quel su ci fa sempre problema, perche' non ci identifichiamo come specialiste di Lonzi, noi il soggetto lei l'oggetto dell'indagine. Meglio allora dire un percorso con Carla Lonzi, come ha scritto Maria Luisa Boccia qualche anno fa [1]. Con Carla appunto, perche' quel lavoro ha attraversato la nostra vita e da lei e' stato attraversato. Ci siamo arrese alla lentezza che questo lasciar attraversare ha necessariamente comportato. Questo e' stato alla fine un atto di comprensione dell'insegnamento di Lonzi, che tutta la vita porta avanti l'idea che mettere carne al fuoco nelle pagine che si scrivono - l'espressione e' sua - non sia questione di stile ma questione politica. "Il giorno in cui capisco qualcosa di me o di te agisco in conseguenza", dice Carla al compagno Pietro Consagra. "Se capisco una cosa e poi ne faccio un'altra mi sento proprio massacrata da me stessa" [2]. Questo, ossia l'andare di pari passo di esistenza, comprensione e produzione simbolica e' una delle cose piu' preziose che l'autocoscienza lonziana ci lascia. Se praticata, l'autocoscienza inevitabilmente porta tanto alla caduta delle definizioni di se' quanto al fallimento relativo alle ingiunzioni di successo, velocita' e facilita' di comprensione di pensieri complessi a cui siamo tutte sottoposte.
Prima di addentrarci oltre nei significati e nelle implicazioni dell'autocoscienza in Lonzi vorremmo dire sinteticamente come si e' data la pratica dell'autocoscienza nel movimento femminista. Diversi testi degli anni del decennio Settanta ci trasmettono, con la vivezza delle parole delle donne che li stavano sperimentando, resoconti sull'importanza di quei momenti - la stessa vivezza che si ritrova nelle parole dell'introduzione di Traudel Sattler. Questo e' ad esempio un passo del Sottosopra 4, del 1976: "ogni esperienza prima di divenire acquisizione del gruppo e', per chi ne parla un fatto privato... finche' e' negata o censurata dal silenzio non puo' che restare tale, ma nel momento in cui e' detta o analizzata criticamente o generalizzata, il legame con la situazione personale si attenua mentre diventa piu' evidente il suo contenuto politico... ripensare collettivamente la propria storia e' di fatto e non solo simbolicamente, un atto di nascita. L'attenzione di altre donne che giudicano e generalizzano e' la garanzia che cio' che nasce come modi di esistenza personale non resti tale" [3].
L'autocoscienza e', dunque, una pratica politica. Si e' sempre svolta, per Rivolta, in gruppi di sole donne, piu' spesso piccoli gruppi, fino a svolgersi nel rapporto a due - spesso gli incontri erano registrati, per Lonzi e per Rivolta era pratica comune registrare anche le conversazioni a due, o le conversazioni telefoniche. Questo rivoluziona l'idea di che cosa e' possibile chiamare politica, fino dentro alle sue componenti materiali, ovvero gli spazi e i tempi nei quali essa si svolge e il chi se ne fa carico.
La prima presa di coscienza che troviamo negli scritti di Rivolta e di Lonzi e' l'imprevisto immesso dal piacere femminile, dalla sessualita' clitoridea. A proposito dei soggetti della politica, l'autocoscienza e' una pratica politica che rende evidente e che si basa sul carattere necessario del nesso tra corpi e pensiero. Come scrive Boccia: "Carla Lonzi vide bene che non vi puo' essere un pensiero libero e autonomo di donna, se il corpo femminile resta luogo muto e consenziente del piacere maschile ne' d'altra parte bastera' nominare la presa di distanza dall'uomo, o dotarsi di spazi propri e distinti nei quali pensarsi libere" [4].
Questa pratica ha nei suoi modi, tempi e forme una necessita' e un tempo storico: legata a una primissima fase iniziale del movimento ha lasciato poi spazio ad altre modalita' analitiche e politiche.
Tuttavia, se la guardiamo attraverso la lente dell'operato del gruppo di Rivolta e di Carla Lonzi che ne ha fatto il centro vivo della propria politica e' possibile immaginarla anche slegata da quelle forme che la tratteggiano come evenienza storica conclusa.
Se la pensiamo cosi', autocoscienza non e' piu' solo una pratica delle origini, codificata e conclusasi come fenomeno storico ma contesto simbolico politico dove hanno le radici almeno due cose preziosissime. La prima, l'emergere di un processo di identificazione e di un rispecchiamento tra donne che si riconoscono come soggetti. Quindi e' il modo attraverso cui si e' conquista e si pone la coscienza della donna indipendentemente da quella dell'uomo, non come individuo maschio ma come individuo protagonista e detentore della cultura e delle sue manifestazioni. La seconda, la sperimentazione e l'invenzione della pratica del partire da se'. Quindi una specifica modalita' del pensiero inaugurata dal femminismo.
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II.
Per questo breve testo, abbiamo deciso di entrare nello specifico dell'autocoscienza per Lonzi e per Rivolta Femminile individuandone tre punti. Abbiamo lavorato su questi perche' sono gli aspetti che non hanno esaurito la loro carica sul presente non nel senso di un aggiornamento automatico dell'autocoscienza per la contemporaneita', ma in quanto elementi che ritroviamo nel nostro essere nel mondo in modalita' piu' o meno implicite, e anche piu' o meno fantasmatiche. Ci piacerebbe poter approfondire ancora di piu' quelle state considerate resurrezioni spettrali dei gruppi di autocoscienza, ovvero, ad esempio, le esperienze di alcuni gruppi di supporto e di aiuto per le donne nell'attuale mondo del lavoro che, di chiara matrice neoliberista, sfruttano, nell'ottica di mercato, il discorso sulla particolare oppressione che ancora oggi le donne sperimentano in quei contesti specifici cosi' come la narrazione ed elaborazione dei loro vissuti rispetto a questo [5]. A queste dinamiche faremo qua soltanto degli accenni molto limitati.
Il primo punto che ci piacerebbe discutere e' la capacita' che la pratica dell'autocoscienza ha avuto, storicamente, di fare spazio, di aprire due lembi che sembravano aderire l'un l'altro. Questi due lembi sono formati da cio' che una donna, ogni singola donna, e' (che corrisponde a cio' che puo' essere compreso attraverso l'autocoscienza) e cio' che 'pensa di essere'. Questo 'pensare di essere' certamente ha a che fare con la casella [6] che era supposto che occupassimo (e ovviamente questa casella si modifica storicamente, a seconda delle aspettative sociali) ma questo posto preparato per noi e' soprattutto interiorizzato (appunto ci pensiamo come donne realizzate oppure ci pensiamo come madri o ci pensiamo come quelle che sostengono, che curano ecc. Ci pensiamo libere, anche. E' una forma riflessiva, tutta chiusa in noi, e in ultima istanza individualizzata). E l'aspetto dell'ingiunzione esterna - cioe' di qualcuno che ci impone esplicitamente di conformarci a qualcosa - non e' certamente l'unica componente, e, in questa parte di mondo che e' la parte di mondo di cui Lonzi unicamente parla, non sembra essere neppure quella dominante. Per Lonzi, per il momento in cui lei scrive, questo 'pensare di essere' prendeva la forma della donna emancipata. Rivolta femminile la spiega come la donna complementare all'uomo e soprattutto che trova nell'uomo e nella sua cultura (che e' la cultura) il fondamento e il modello della sua stessa realizzazione. L'uomo accoglie e celebra la donna in questa sua realizzazione fintantoche' questa si conformi a quel modello, modello che non fa che confermare l'uomo e la sua cultura e che non fa che escluderla in quanto soggetto: "L'investitura indetta dall'uomo per riscattarci - sono parole di un testo del 1972 di Rivolta femminile - e' una farsa del potere maschile, una farsa tragica come e piu' di ogni altra colonizzazione. E' qui che i gruppi femministi di autocoscienza acquistano la loro vera fisionomia di nuclei che trasformano la spiritualita' dell'epoca patriarcale: essi operano per lo scatto a soggetto delle donne che l'una con l'altra si ri-conoscono come esseri umani completi, non piu' bisognosi di approvazione da parte dell'uomo" [7]. Il riconoscimento di e a un'altra donna (l'aspetto della sessuazione del rapporto di riconoscimento e' chiaramente imprescindibile) e' la condizione dell'autocoscienza, la relazione e' cio' attraverso cui l'autocoscienza e' pensabile e agibile. Il diario inizia, a conferma di cio', con questa scena: "Un'altra donna, clitoridea, mi ha riconosciuta come donna, clitoridea, intanto che io la riconoscevo negli stessi termini. Questo e' accaduto nella primavera del 1972. Adesso so chi sono e posso essere coscientemente me stessa [...] il riconoscimento, da cui nasce il soggetto, intanto che esprime un altro soggetto in grado di essere riconosciuto a sua volta, e' stata l'operazione che ha portato il mio processo al traguardo dell'autocoscienza" [8].
L'autocoscienza ha quindi distinto questi due lembi prima indistinguibili e, cosi' facendo, attraverso questa crepa ha reso possibile la scoperta della donna come soggetto. Li ha separati ma per farli combaciare a un livello piu' alto. Scrive infatti Lonzi: "E questo chiamo autocoscienza: fare in modo che chi parla prenda coscienza che trovare se stesso e' riconoscersi nell'espressione di se' [...]. Certo non e' facile, spesso e' disperante, ma chi ha detto che sarebbe stato facile e non disperante?" [9]. Piu' avanti torneremo su questa difficolta' che talvolta fa disperare. Qui restiamo sull'idea che trovare se stesso significa potersi riconoscere nell'espressione di se'. Trovare se stesso significa, cioe', riuscire a formulare parole per raccontare la propria storia dalle quali non ci sentiamo estranee o estraniate. Per l'oggi, in questo si misura anche la distanza dalla costante autopromozione di se stessi, che, pur basandosi sulla narrazione del nostro vissuto, non fa che produrre parole alienate e alienanti.
"Adesso mi rendo conto - scrive Lonzi nel diario - che senza autocoscienza non si puo' affermare niente, neppure la propria storia" [10]. E' piuttosto chiaro che l'autocoscienza e' parola su di se' alla prova della relazione con l'altra, come gia' accennavamo all'inizio, e come scrive anche Traudel nella sua introduzione. Se la pratica dell'autocoscienza e' stata spesso identificata con la parola detta e ascoltata, Lonzi propone soprattutto lo scrivere come modo della comprensione autocoscienziale. La comprensione di se' generata in questo scrivere si trasforma in un orientamento che sfocia tanto nella vita quanto di nuovo nella scrittura stessa. La scrittura e' quindi un tessuto di verifica del processo trasformativo dell'autocoscienza. Da questa prova con la scrittura, puo' irradiarsi in tutte le opere, siano esse di parola o di altro tipo, per esempio imprese. Nella nostra ricerca sosteniamo per esempio come la casa editrice Scritti di rivolta femminile possa essere letta come un esempio del processo autocoscienziale all'opera, in quanto azione volta a testimoniare il lavoro del gruppo, a dar spazio agli scritti delle donne che ne fanno parte (e non a scritti di donne in senso ampio).
Secondo punto. L'autocoscienza e', nella sua genesi, ripartire da zero avendo smaltito tutte le proposte culturali e i loro miti, e', come accennavamo prima, 'partire da se''. Lo dice chiaramente Lonzi nel diario: "Mi accorgo [...] che io non posso svolgere la mia autocoscienza se non facendo partire da me tutti i motivi all'origine di essa, non potrei mai accettare di essere la prosecuzione di qualcosa affermato da altre" [11]. Partire da se' nel significato lonziano, in quanto si tratta primariamente di un pensiero in pratica, assume diverse forme e modi di essere detto nel diario. Possiamo tuttavia riconoscere due significati fondamentali, sui quali Lonzi tende ricorsivamente a tornare. Il primo e' gia' in qualche modo stato esplicitato, e cioe' che partire da se' significa esprimersi, prendere parola, in un rapporto con il mondo che non cancelli la presenza dei corpi, l'essere corpo di chi parla e di chi ascolta. Il secondo e' che partire da se' significa accettazione di se' per come si e', e questo esistere per quello che si e', e', per Lonzi, ancora un passo di natura politica. Oggi questa accettazione dovrebbe essere analizzata nelle dinamiche profondamente differenti in cui puo' avvenire, alcune delle quali, se individualizzate e cristallizzate a livello identitario, risultano gia' ampiamente catturate dai processi di mercato (in particolare massmediatico), finalizzate a un ampliamento della coorte dei consumatori.
Al contrario, per il passo di natura politica inteso da Lonzi, questa accettazione non si identifica in alcun modo con una passivita', al contrario significa aver chiaro che non si puo' che scegliere la strada difficile per stare nel mondo, quella sulla quale Lonzi si dibatte e si ossessiona in molte pagine del diario: esistere cercando di fornire una presa all'accettazione di se' per quello che si e', affinche' questo modo sia in grado di agire nel mondo, di costruire pezzi di mondo in comune. Secondo quella triade di esistenza, comprensione e produzione simbolica che menzionavamo gia' prima.
Un ultimo punto, il terzo, secondo noi significativo che si trova nelle pagine di Lonzi e di Rivolta e' il carattere instabile dell'autocoscienza, senza che questo rappresenti un depotenziamento di questa pratica. Vi sono piani diversi sui quali e' possibile misurare questa instabilita'.
In primo luogo - lo abbiamo gia' visto - l'autocoscienza appare come una strada difficile, a tratti che fa disperare soprattutto perche', come osserva Lonzi, si ha spesso la verifica che sia una strada che non interessa quasi a nessuno, che e' spesso rifiutata e talvolta ridicolizzata. E questo non solo dall'esterno. Questa strada e' difficile e non scontata anche nel gruppo che ha scelto di praticarla. Perche' - scrive Lonzi - non si instaura da sola. Piu' di una volta, ancora nel diario, sono espressi i timori che non tutte, nel gruppo, ce la faranno, inclusa soprattutto lei: "Non e' per tutte, qualcuna non si sveglia" [12], e poi ancora, riferito a se stessa: "Certo devo farcela, ma e' difficile non provare sconforto quando non so se potro' farcela" [13].
In secondo luogo, l'autocoscienza come pratica non mette in salvo dai conflitti all'interno del gruppo che la pratica. Anche in questo senso, dunque, non e' un riparo, non e' una forma di irenismo, non e' stabilita': "Cos'e' sbagliato in quello che facciamo? Perche' l'autocoscienza non ci salva dalle rotture?" [14], si chiede Lonzi in un momento di grande conflitto con una delle compagne di Rivolta. Infine, un elemento di instabilita' di pensiero, che ha anche a che fare con noi oggi, qui, che stiamo parlando dell'autocoscienza: l'autocoscienza come pratica senz'altro produce una mediazione del nostro vissuto, non e' qualcosa che deve essere compresa come una forma di immediatezza e di adesione all'esperienza. Tuttavia, appena ci pare di trovare, attraverso l'autocoscienza, un punto fermo teorico, questo dovrebbe anche creare in noi il sospetto che sia una forma di camuffamento, che rende inautentico il processo.
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III.
Lonzi non abbandona mai la pratica dell'autocoscienza, la comprende come essenziale per il femminismo, arriva a trasformarla integrandola nella pratica dello scrivere e in quella del far nascere e vivere la casa editrice.
Autocoscienza oggi, allora, alla luce di quanto ci lascia in eredita' Lonzi, non significa certamente narrazione intimistica e monologante sul proprio vissuto, tanto piu' quando questa narrazione diventa merce, come accade in diversi contesti. Nell'autorizzarsi a immaginarla e praticarla ancora, autocoscienza significa rimanere ancorate all'essenziale: la non sostituibilita' del lavoro fatto in prima persona, la relazione con le altre che su quel lavoro vigilano, la presenza dei nostri corpi. Ancorate all'essenziale e vigili sul processo che puo' custodirlo, non disfacendosi mai della difficolta', ma anzi assumendola come amica e garante in questo percorso. Come effetto di questo essenziale, restano orientanti le parole di Carla: avere la possibilita' di esprimere se stessi con parole e gesti che ci fanno riconoscere in quanto andiamo dicendo e facendo - la "piccola verita'" di cui parla nel diario.
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Note
[1] M. L. Boccia, Con Carla Lonzi. La mia vita e' la mia opera, Ediesse, Roma 2014
[2] C. Lonzi, Vai pure. Dialogo con Pietro Consagra, Scritti di Rivolta Femminile, Milano, 1980, p. 47.
[3] Esistono dei traumi piacevoli? Sottosopra n, 4, 1976, p 63. Su questo testo in relazione all'autocoscienza si veda M. Fraire (a cura di), Lessico Politico delle donne. Milano: Gulliver edizioni, 1978, p 127-128.
[4] M.L. Boccia, L'io in rivolta. Vissuto e pensiero di Carla Lonzi, La Tartaruga, Milano, 1990, pp. 9-10.
[5] Su questo aspetto, cfr. C. Rottenberg, The rise of neoliberal feminism, Oxford University Press, Oxford, 2018, trad.it. di F. Martellino, L'ascesa del femminismo neoliberista, ombre corte, Verona, 2020, in particolare pp. 85 e ss.
[6] Cfr. L. Muraro, "Partire da se' e non farsi trovare", in Diotima, La sapienza di partire de se', Liguori, Napoli, 1996.
[7] Significato dell'autocoscienza nei gruppi femministi (1972), in C. Lonzi, Sputiamo su Hegel e altri scritti, Scritti di Rivolta femminile, Milano, 1974, p. 144.
[8] C. Lonzi, Taci, anzi parla. Diario di una femminista, Scritti di Rivolta femminile, Milano, 1978, p. 5.
[9] C. Lonzi, Mito della proposta culturale, in La presenza dell'uomo nel femminismo, Scritti di Rivolta femminile, Milano, 1978, p. 147.
[10] C. Lonzi, Taci, anzi parla. Diario di una femminista, cit., p. 212.
[11] Ivi, p. 55.
[12] Ivi, p. 213.
[13] Ivi, p. 124.
[14] Ivi, p. 720.
3. REPETITA IUVANT. DAL PARLAMENTO EUROPEO AL CONGRESSO AMERICANO. UN PRIMO CONTRIBUTO DOCUMENTARIO ALL'APPELLO "PORTIAMO A COMPIMENTO L'INIZIATIVA DI DAVID SASSOLI PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER"
Abbiamo promosso alcuni giorni fa l'appello "Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier".
Ringraziamo di cuore quante e quanti hanno gia' aderito all'iniziativa.
Diffondiamo oggi, come primo contributo documentario, due testi particolarmente significativi:
a) la risoluzione del Parlamento Europeo dell'11 febbraio 1999;
b) l'appello di 33 membri del Congresso degli Stati Uniti d'America, sia democratici che repubblicani, del 6 ottobre 2023.
Riproponiamo infine il testo dell'appello "Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier" al quale invitiamo ancora una volta ad aderire.
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a) La risoluzione del Parlamento Europeo dell'11 febbraio 1999
Di seguito riproduciamo il testo integrale della risoluzione del Parlamento Europeo dell'11 febbraio 1999 (pubblicata sulla Gazzetta ufficiale n. C 150 del 28/05/1999 pag. 0384, B4-0169, 0175, 0179 e 0199/99).
"Risoluzione sul caso di Leonard Peltier
Il Parlamento europeo,
- vista la sua risoluzione del 15 dicembre 1994 sulla grazia per Leonard Peltier (GU C 18 del 23.1.1995, pag. 183),
A. considerando il ruolo svolto da Leonard Peltier nella difesa dei diritti dei popoli indigeni,
B. considerando che Leonard Peltier e' stato condannato nel 1977 a due ergastoli dopo essere stato estradato dal Canada, benche' non vi fosse alcuna prova della sua colpevolezza,
C. considerando che Amnesty International ha ripetutamente espresso le proprie preoccupazioni circa l'equita' del processo che ha condotto alla condanna di Leonard Peltier,
D. considerando che il governo degli Stati Uniti ha ormai ammesso che gli affidavit utilizzati per arrestare e estradare Leonard Peltier dal Canada erano falsi e che il Pubblico ministero statunitense Lynn Crooks ha affermato che il governo degli Stati Uniti non aveva alcuna prova di chi aveva ucciso gli agenti,
E. considerando che dopo 23 anni trascorsi nei penitenziari federali, le condizioni di salute di Leonard Peltier si sono seriamente aggravate e che secondo il giudizio di specialisti la sua vita potrebbe essere in pericolo se non ricevera' adeguate cure mediche,
F. considerando che le autorita' penitenziarie continuano a negargli adeguate cure mediche in violazione del diritto umanitario internazionale e i suoi diritti costituzionali,
G. rilevando che Leonard Peltier ha esaurito tutte le possibilita' di appello concessegli dal diritto statunitense,
1. insiste ancora una volta affinche' venga concessa a Leonard Peltier la grazia presidenziale;
2. insiste affinche' Leonard Peltier sia trasferito in una clinica dove possa ricevere le cure mediche del caso;
3. ribadisce la sua richiesta di un'indagine sulle irregolarita' giudiziarie che hanno portato alla reclusione di Leonard Peltier;
4. incarica la sua delegazione per le relazioni con gli Stati Uniti di sollevare il caso di Leonard Peltier iscrivendolo all'ordine del giorno del prossimo incontro con i parlamentari americani;
5. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al Congresso statunitense e al Presidente degli Stati Uniti d'America".
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b) L'appello di 33 membri del Congresso degli Stati Uniti d'America
Di seguito riproduciamo il testo integrale dell'appello sottoscritto da 33 membri del Congresso degli Stati Uniti d'America, sia democratici che repubblicani.
October 6, 2023
President Joseph Biden
The White House
1600 Pennsylvania Ave, NW
Washington, DC 20500
Dear President Biden:
We are writing to you regarding the nearly five-decade imprisonment of Leonard Peltier. Now, more than ever, bedrock principles of justice warrant your consideration of a grant of executive clemency or support of compassionate release at the Federal Bureau of Prisons.
Leonard Peltier, a Native American activist and citizen of the Turtle Mountain Band of Chippewa Indians (ND), is now in his 48th year of incarceration. He is 79 years old and in failing health. Mr. Peltier is serving two life sentences in a maximum-security federal prison for aiding and abetting in a case where his co-defendants were found not guilty on the grounds of self-defense.
Over the course of his incarceration, particularly in recent years, key figures involved in Mr. Peltier's prosecution have stepped forward to underscore the constitutional violations and prosecutorial misconduct that took place during the investigation and trial that led to his conviction. Gerald Heaney, the judge who presided over Mr. Peltier's 1986 appeal in the Eighth Circuit, called for his release in 1991 and again in 2000 (1), and former United States AttorneyJames Reynolds, whose office handled the prosecution and appeal of Peltier's case, has called for a commute of the remainder of his sentence and observed that "his conviction and continued incarceration is a testament to a time and a system of justice that no longer has a place in our society." (2) In addition, the United Nations Working Group on Arbitrary Detention specifically noted the anti-Indigenous bias surrounding Peltier's detention, stating simply that he "continues to be detained because he is Native American." (3)
Retired FBI Special Agent Coleen Rowley, in her letter addressed to you on December 3, 2022, raised how the "long-standing horribly wrongful oppressive treatment of Indians in the U.S." played into Peltier's case and, critically, the "FBI Family vendetta" behind the agency's opposition to clemency. (4) We recognize the grief and loss that took place in both the FBI and Tribal community on that day but also recognize this opportunity for all to move forward.
As Members of Congress, we sign this letter with a deep commitment to the crucial role we play in upholding justice for all Americans - and to also hold our government accountable when we see a case of injustice, as demonstrated by the long incarceration of Leonard Peltier. We stand with the Tribal Nations of the United States, Indigenous voices worldwide, and leading voices on human rights and criminal justice around the globe in support of Mr. Peltier's release. We applaud your commitment to criminal justice reform and your administration's work to address inequities in the criminal justice system and rectify the past wrongs of our government's treatment of Native Americans. We urge you to take the next step by granting Mr. Peltier executive clemency or compassionate release.
Sincerely,
Seguono le firme di 33 membri del Congresso degli Stati Uniti d'America
Note
1. Gerald H. Heaney, U.S. Senior Cir. Judge, 8th Cir., Letter to Senator Daniel K. Inouye, Chairman, U.S. Senate Select Comm. on Indian Affairs (Apr. 18, 1991), http://www.whoisleonardpeltier.info/download/Heaney.pdf
2. James Reynolds, Former U.S. Attorney, Letter to President Joseph R. Biden (Jul. 9, 2021), https://www.amnestyusa.org/wp-content/uploads/2023/03/From-US-Attorney-James-Reynolds.pdf.
3. United Nations Working Group on Arbitrary Detention, Opinion No. 7/2022 concerning Leonard Peltier (United States of America) (Jun. 7, 2022), https://www.ohchr.org/sites/default/files/2022-06/A-HRC-WGAD-7-2022-USA-AEV.pdf
4. Coleen Rowley, Retired FBI Special Agent, Letter to President Joseph R. Biden (Dec. 3, 2022), https://www.amnestyusa.org/wp-content/uploads/2023/04/From-Retired-FBI-Special-Agent-Coleen-Rowley.pdf
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Il testo dell'appello "Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier"
Il 23 agosto 2021 David Sassoli, l'indimenticato Presidente del Parlamento Europeo che sarebbe deceduto pochi mesi dopo nel gennaio 2022, tenne una conferenza stampa in cui annuncio' il suo personale impegno per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da quasi mezzo secolo prigioniero innocente.
L'iniziativa di David Sassoli si ricollegava idealmente a due precedenti importanti pronunciamenti del Parlamento Europeo, del 1994 e del 1999.
E si collegava anche al movimento che in Italia in quel momento riproponeva con forza l'esigenza e l'urgenza che Leonard Peltier venisse finalmente liberato.
In un suo tweet che accompagnava e sintetizzava la conferenza stampa del 23 agosto 2021 David Sassoli dichiarava, in italiano e in inglese:
"Inviero' una lettera alle autorita' statunitensi chiedendo clemenza per Leonard Peltier, attivista per i diritti umani dell'American Indian Movement, in carcere da 45 anni.
Spero che le autorita' accolgano il mio invito. I diritti umani vanno difesi sempre, ovunque".
"I will send a letter to the US authorities asking for clemency for Leonard Peltier. A human rights activist of the American Indian Movement, he has been imprisoned for 45 years.
I hope the authorities will take up my invitation. Human rights must be defended always, everywhere".
Lanciamo un appello a riprendere e portare a compimento quell'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier.
Chiediamo a chi legge questo appello:
a) di aderirvi, inviandone notizia agli indirizzi e-mail: freepeltierviterbo at tiscali.it e centropacevt at gmail.com
b) di diffonderlo ulteriormente;
c) di scrivere direttamente al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier: le lettere (il cui testo puo' anche essere semplicemente "Free Leonard Peltier") possono essere inviate attraverso la pagina web dedicata del sito della Presidenza degli Stati Uniti d'America: www.whitehouse.gov/contact/
d) di promuovere ove possibile iniziative di informazione, coscientizzazione, mobilitazione democratica e nonviolenta per la liberazione di Leonard Peltier che lo scorso 12 settembre ha compiuto 79 anni di cui 47 trascorsi in prigione da vittima innocente di una scellerata persecuzione.
Per un'informazione essenziale:
- Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Pomezia (Roma) 1996 (ora Roberto Massari Editore, Bolsena Vt).
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002.
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
Nella rete telematica e' disponibile una notizia sintetica in italiano dal titolo "Alcune parole per Leonard Peltier".
Sempre nella rete telematica e' disponibile anche una piu' ampia ed approfondita bibliografia ragionata dal titolo "Dieci libri piu' uno che sarebbe bene aver letto per conoscere la vicenda di Leonard Peltier (e qualche altro minimo suggerimento bibliografico)".
Ulteriori materiali di documentazione possono essere richiesti scrivendo ai nostri indirizzi di posta elettronica: freepeltierviterbo at tiscali.it e centropacevt at gmail.com
4. APPELLI. L'ASSOCIAZIONE "RESPIRARE" DI VITERBO FA PROPRIO E RILANCIA L'APPELLO DI ROMA: "PRESIDENTE BIDEN, LIBERI LEONARD PELTIER DA 47 ANNI PRIGIONIERO INNOCENTE"
In occasione del settantanovesimo anniversario della nascita di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente, da Roma e da altre citta' del Lazio e' stato diffuso un appello al Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia presidenziale che restituisca la liberta' all'eroe perseguitato universalmente noto come "il Nelson Mandela americano".
L'associazione "Respirare" di Viterbo fa proprio e rilancia l'appello di Roma: "Presidente Biden, liberi Leonard Peltier da 47 anni prigioniero innocente".
*
Di seguito il testo integrale dell'appello.
Presidente Biden,
liberi Leonard Peltier da 47 anni prigioniero innocente.
Lei sa che il 12 settembre 2023 Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, ha compiuto 79 anni, dei quali gli ultimi 47 trascorsi in carcere, condannato per un delitto che non ha commesso.
Lei sa che Leonard Peltier e' innocente.
Lei sa che le cosiddette "testimonianze" contro Leonard Peltier si sono dimostrate false.
Lei sa che anche le cosiddette "prove" contro Leonard Peltier si sono dimostrate false.
Lei sa che lo stesso Procuratore capo dell'accusa che ottenne la condanna di Leonard Peltier ha poi riconosciuto e dichiarato che fu un errore giudiziario e Le ha scritto per chiederLe di concedere la grazia e liberare Leonard Peltier.
Lei sa che lo scorso anno una Commissione giuridica ad hoc dell'ONU ha riesaminato l'intero processo ed ha concluso che Leonard Peltier deve essere liberato.
Lei sa che milioni di persone di tutto il mondo hanno chiesto che Leonard Peltier sia liberato: persone come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu, persone come papa Francesco e il Dalai Lama.
Lei sa che innumerevoli associazioni democratiche della societa' civile di tutto il mondo hanno chiesto che Leonard Peltier sia liberato: associazioni prestigiose come Amnesty International.
Lei sa che un gran numero di istituzioni e di rappresentanze istituzionali di tutto il mondo hanno chiesto che Leonard Peltier sia liberato: istituzioni rilevanti come il Parlamento Europeo e rappresentanti istituzionali qualificati come i Sindaci di molte grandi citta'.
Lei sa che Leonard Peltier e' anziano e gravemente malato, e che anche dal carcere, in condizioni di estrema oppressione e sofferenza, ha costantemente continuato ad impegnarsi in difesa dei popoli oppressi, in difesa dei diritti umani, in difesa della Madre Terra, con la sua parola autorevole di martire perseguitato e di uomo di profonda spiritualita', con la poesia, con la pittura, con le attivita' educative e benefiche che con l'aiuto dei suoi sostenitori ha promosso a vantaggio dei piu' bisognosi di aiuto.
Lei ha il potere di liberare Leonard Peltier attraverso lo strumento della grazia presidenziale; Lei ha il potere di restituire la liberta' a un uomo innocente che ha subito una semisecolare crudelissima persecuzione, una lunghissima ingiustissima prigionia; Lei ha il potere di metter fine a un enorme scandalo, un'enorme assurdita', un'enorme iniquita'; Lei ha il potere di far finalmente prevalere la verita', la giustizia, l'umanita' liberando Leonard Peltier. Usi la prerogativa della grazia presidenziale e liberi finalmente Leonard Peltier: l'umanita' intera attende questo momento.
Presidente Biden,
liberi Leonard Peltier da 47 anni prigioniero innocente.
*
Questo il testo integrale dell'appello.
Invitiamo ogni persona di volonta' buona a diffonderlo ulteriormente.
Invitiamo ogni persona di volonta' buona a scrivere direttamente al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere la liberazione di Leonard Peltier: le lettere (il cui testo puo' anche essere semplicemente "Free Leonard Peltier") possono essere inviate attraverso la pagina web dedicata del sito della Presidenza degli Stati Uniti d'America: www.whitehouse.gov/contact/
L'associazione "Respirare" di Viterbo
Viterbo, 27 settembre 2023
L'associazione e' stata promossa nel 2009 a Viterbo da associazioni e movimenti ecopacifisti e nonviolenti, per il diritto alla salute e la difesa dell'ambiente.
5. REPETITA IUVANT. ESPOSTO ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI ROMA
Alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
e per opportuna conoscenza:
al Presidente della Repubblica
ai Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica
alla Presidente del Consiglio dei Ministri
a tutte le ministre e i ministri, a tutti i senatori e le senatrici, a tutte le deputate e i deputati, agli ed alle europarlamentari elette ed eletti in Italia
a numerosi pubblici ufficiali cui incombe, ricevendo tale notitia criminis, di promuovere l'azione giudiziaria
ai mezzi d'informazione
a numerose persone di volonta' buona, associazioni democratiche, istituzioni fedeli alla legalita' costituzionale
*
Oggetto: esposto relativo alla violazione dell'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana da parte del governo italiano.
Egregi signori,
*
l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana e' inequivocabile. Esso recita: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parita' con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranita' necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".
*
Il governo italiano ha violato l'articolo 11 della Costituzione in quanto:
a) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la fornitura di armi che la guerra alimentano;
b) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la propria aviazione militare che raccoglie informazioni e le invia all'esercito ucraino sul campo di battaglia (cfr. il servizio giornalistico apparso sul sito dell'autorevole agenzia giornalistica Ansa col titolo "La guerra dei top gun italiani", che fin dall'incipit esplicitamente afferma che "i nostri piloti, tra loro anche una donna, a bordo dei caccia catturano dati importanti che in poco tempo finiscono sui cellulari dei soldati ucraini sul campo di battaglia");
c) ostacola effettualmente ogni realistica ipotesi di "cessate il fuoco" ed ogni concreto impegno di pace sostenendo esplicitamente la tesi che la guerra deve concludersi non con un negoziato ma con la "vittoria" di una delle parti in conflitto (cfr. la dichiarazione della Presidente del Consiglio dei Ministri "scommettiamo sulla vittoria ucraina" riportata da numerosi mezzi d'informazione);
d) sostiene l'azione provocatrice ed eversiva della Nato che da decenni opera nell'Europa dell'est per destabilizzare gli equilibri regionali e suscitare conflitti (azione divenuta finanche esplicitamente terrorista e stragista durante la guerra di distruzione della Jugoslavia nel 1999).
*
In flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione, il governo italiano arma e quindi alimenta la guerra, partecipa alla guerra e quindi alle stragi di cui ogni guerra sempre e solo consiste, e con cio' espone altresi' anche il nostro paese a subire le conseguenze della guerra, e - last, but not least - contribuisce all'escalation verso una guerra mondiale e nucleare che puo' metter fine all'intera civilta' umana.
*
Egregi signori,
con il presente esposto si richiede il piu' tempestivo intervento per far cessare l'azione incostituzionale, folle e criminale del governo italiano.
Distinti saluti,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, primo agosto 2023
6. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI
Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com
7. REPETITA IUVANT. TRE TESI
La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
8. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE
Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it
9. REPETITA IUVANT. SOLIDALI CON LE DONNE IRANIANE NELLA LOTTA NONVIOLENTA PER I DIRITTI UMANI DI TUTTI GLI ESSERI UMANI
Siamo solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessi la repressione del movimento democratico e nonviolento delle donne - e degli uomini postisi alla loro sequela - che si riconosce nel motto "Donna, vita, liberta'", che siano liberate e liberati tutte le prigioniere e tutti i prigionieri politici, che cessi la violenza maschilista di stato, e che siano riconosciuti, rispettati e difesi tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Nessuna autorita' e' legittima se non rispetta la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
10. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...
... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 295 del 22 ottobre 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che negli anni Ottanta ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e' centropacevt at gmail.com
DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 295 del 22 ottobre 2023
In questo numero:
1. Fermare la guerra, fermare le stragi, salvare le vite
2. Linda Bertelli e Marta Equi: Autocoscienza ancora
3. Dal Parlamento Europeo al Congresso americano. Un primo contributo documentario all'appello "Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier"
4. L'associazione "Respirare" di Viterbo fa proprio e rilancia l'appello di Roma: "Presidente Biden, liberi Leonard Peltier da 47 anni prigioniero innocente"
5. Esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
6. Alcuni riferimenti utili
7. Tre tesi
8. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
9. Solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani
10. Ripetiamo ancora una volta...
1. L'ORA. FERMARE LA GUERRA, FERMARE LE STRAGI, SALVARE LE VITE
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
2. RIFLESSIONE. LINDA BERTELLI E MARTA EQUI: AUTOCOSCIENZA ANCORA
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano riprendiamo e diffondiamo la seguente Introduzione alla redazione aperta di Via Dogana Tre "Autocoscienza ancora", primo ottobre 2023]
I.
Questo intervento vuole mettere in luce che cosa e' stata l'autocoscienza nella pratica politica e nel pensiero di Carla Lonzi e di Rivolta Femminile. Nominiamo Rivolta Femminile come gruppo per entrare subito nella questione, cioe' per segnare la natura relazionale e non personalista o intimista dell'autocoscienza. In un momento di grande e felice riscoperta del pensiero lonziano bisogna ricordare e ricordarci che Lonzi e' stata fondatrice e animatrice di un progetto comune e collettivo, fatto da tante altre donne, e con loro da tanti altri pensieri, esperienze, desideri e obiettivi politici. In altre parole, Lonzi ha pensato e vissuto in un contesto.
L'autocoscienza femminista, inoltre, non nasce e non si esaurisce, neppure negli anni in cui Rivolta Femminile esiste, con Rivolta Femminile. Non si tratta di cercare un primato (che comunque non sarebbe di Rivolta), ma si tratta di aver cura di non costruire cristallizzazioni e icone, concentrando la nostra attenzione su una singola esperienza, e rendendo minori, o addirittura invisibili, altre, anche molto diverse che pure si sono riconosciute nella pratica dell'autocoscienza femminista. Per questo contributo parleremo esclusivamente dell'autocoscienza femminista per Rivolta, ma, mentre facciamo cio', ci interessa tenere ben presente che c'e' una storia e ci sono voci dentro e fuori Rivolta, incluse quelle con cui Lonzi e' stata in profondo disaccordo.
Questo e' un testo pensato e scritto in due, e ha il sapore di una felice chiusura di un cerchio. Era il 2017 quando prendemmo per la prima volta parola pubblica insieme su Lonzi, a Livorno, al convegno della Societa' Italiana delle Letterate e dell'Associazione Evelina de Magistris. Fu un momento seminale per il nostro lavoro e per la nostra relazione - significativamente le amiche della Libreria delle donne erano li' con noi. Un momento seminale, di apertura: da quel momento abbiamo lavorato ininterrottamente sul pensiero di Carla; oggi siamo qui avendo finalmente terminato un lungo percorso di ricerca e scrittura su Carla appunto - anche se quel su ci fa sempre problema, perche' non ci identifichiamo come specialiste di Lonzi, noi il soggetto lei l'oggetto dell'indagine. Meglio allora dire un percorso con Carla Lonzi, come ha scritto Maria Luisa Boccia qualche anno fa [1]. Con Carla appunto, perche' quel lavoro ha attraversato la nostra vita e da lei e' stato attraversato. Ci siamo arrese alla lentezza che questo lasciar attraversare ha necessariamente comportato. Questo e' stato alla fine un atto di comprensione dell'insegnamento di Lonzi, che tutta la vita porta avanti l'idea che mettere carne al fuoco nelle pagine che si scrivono - l'espressione e' sua - non sia questione di stile ma questione politica. "Il giorno in cui capisco qualcosa di me o di te agisco in conseguenza", dice Carla al compagno Pietro Consagra. "Se capisco una cosa e poi ne faccio un'altra mi sento proprio massacrata da me stessa" [2]. Questo, ossia l'andare di pari passo di esistenza, comprensione e produzione simbolica e' una delle cose piu' preziose che l'autocoscienza lonziana ci lascia. Se praticata, l'autocoscienza inevitabilmente porta tanto alla caduta delle definizioni di se' quanto al fallimento relativo alle ingiunzioni di successo, velocita' e facilita' di comprensione di pensieri complessi a cui siamo tutte sottoposte.
Prima di addentrarci oltre nei significati e nelle implicazioni dell'autocoscienza in Lonzi vorremmo dire sinteticamente come si e' data la pratica dell'autocoscienza nel movimento femminista. Diversi testi degli anni del decennio Settanta ci trasmettono, con la vivezza delle parole delle donne che li stavano sperimentando, resoconti sull'importanza di quei momenti - la stessa vivezza che si ritrova nelle parole dell'introduzione di Traudel Sattler. Questo e' ad esempio un passo del Sottosopra 4, del 1976: "ogni esperienza prima di divenire acquisizione del gruppo e', per chi ne parla un fatto privato... finche' e' negata o censurata dal silenzio non puo' che restare tale, ma nel momento in cui e' detta o analizzata criticamente o generalizzata, il legame con la situazione personale si attenua mentre diventa piu' evidente il suo contenuto politico... ripensare collettivamente la propria storia e' di fatto e non solo simbolicamente, un atto di nascita. L'attenzione di altre donne che giudicano e generalizzano e' la garanzia che cio' che nasce come modi di esistenza personale non resti tale" [3].
L'autocoscienza e', dunque, una pratica politica. Si e' sempre svolta, per Rivolta, in gruppi di sole donne, piu' spesso piccoli gruppi, fino a svolgersi nel rapporto a due - spesso gli incontri erano registrati, per Lonzi e per Rivolta era pratica comune registrare anche le conversazioni a due, o le conversazioni telefoniche. Questo rivoluziona l'idea di che cosa e' possibile chiamare politica, fino dentro alle sue componenti materiali, ovvero gli spazi e i tempi nei quali essa si svolge e il chi se ne fa carico.
La prima presa di coscienza che troviamo negli scritti di Rivolta e di Lonzi e' l'imprevisto immesso dal piacere femminile, dalla sessualita' clitoridea. A proposito dei soggetti della politica, l'autocoscienza e' una pratica politica che rende evidente e che si basa sul carattere necessario del nesso tra corpi e pensiero. Come scrive Boccia: "Carla Lonzi vide bene che non vi puo' essere un pensiero libero e autonomo di donna, se il corpo femminile resta luogo muto e consenziente del piacere maschile ne' d'altra parte bastera' nominare la presa di distanza dall'uomo, o dotarsi di spazi propri e distinti nei quali pensarsi libere" [4].
Questa pratica ha nei suoi modi, tempi e forme una necessita' e un tempo storico: legata a una primissima fase iniziale del movimento ha lasciato poi spazio ad altre modalita' analitiche e politiche.
Tuttavia, se la guardiamo attraverso la lente dell'operato del gruppo di Rivolta e di Carla Lonzi che ne ha fatto il centro vivo della propria politica e' possibile immaginarla anche slegata da quelle forme che la tratteggiano come evenienza storica conclusa.
Se la pensiamo cosi', autocoscienza non e' piu' solo una pratica delle origini, codificata e conclusasi come fenomeno storico ma contesto simbolico politico dove hanno le radici almeno due cose preziosissime. La prima, l'emergere di un processo di identificazione e di un rispecchiamento tra donne che si riconoscono come soggetti. Quindi e' il modo attraverso cui si e' conquista e si pone la coscienza della donna indipendentemente da quella dell'uomo, non come individuo maschio ma come individuo protagonista e detentore della cultura e delle sue manifestazioni. La seconda, la sperimentazione e l'invenzione della pratica del partire da se'. Quindi una specifica modalita' del pensiero inaugurata dal femminismo.
*
II.
Per questo breve testo, abbiamo deciso di entrare nello specifico dell'autocoscienza per Lonzi e per Rivolta Femminile individuandone tre punti. Abbiamo lavorato su questi perche' sono gli aspetti che non hanno esaurito la loro carica sul presente non nel senso di un aggiornamento automatico dell'autocoscienza per la contemporaneita', ma in quanto elementi che ritroviamo nel nostro essere nel mondo in modalita' piu' o meno implicite, e anche piu' o meno fantasmatiche. Ci piacerebbe poter approfondire ancora di piu' quelle state considerate resurrezioni spettrali dei gruppi di autocoscienza, ovvero, ad esempio, le esperienze di alcuni gruppi di supporto e di aiuto per le donne nell'attuale mondo del lavoro che, di chiara matrice neoliberista, sfruttano, nell'ottica di mercato, il discorso sulla particolare oppressione che ancora oggi le donne sperimentano in quei contesti specifici cosi' come la narrazione ed elaborazione dei loro vissuti rispetto a questo [5]. A queste dinamiche faremo qua soltanto degli accenni molto limitati.
Il primo punto che ci piacerebbe discutere e' la capacita' che la pratica dell'autocoscienza ha avuto, storicamente, di fare spazio, di aprire due lembi che sembravano aderire l'un l'altro. Questi due lembi sono formati da cio' che una donna, ogni singola donna, e' (che corrisponde a cio' che puo' essere compreso attraverso l'autocoscienza) e cio' che 'pensa di essere'. Questo 'pensare di essere' certamente ha a che fare con la casella [6] che era supposto che occupassimo (e ovviamente questa casella si modifica storicamente, a seconda delle aspettative sociali) ma questo posto preparato per noi e' soprattutto interiorizzato (appunto ci pensiamo come donne realizzate oppure ci pensiamo come madri o ci pensiamo come quelle che sostengono, che curano ecc. Ci pensiamo libere, anche. E' una forma riflessiva, tutta chiusa in noi, e in ultima istanza individualizzata). E l'aspetto dell'ingiunzione esterna - cioe' di qualcuno che ci impone esplicitamente di conformarci a qualcosa - non e' certamente l'unica componente, e, in questa parte di mondo che e' la parte di mondo di cui Lonzi unicamente parla, non sembra essere neppure quella dominante. Per Lonzi, per il momento in cui lei scrive, questo 'pensare di essere' prendeva la forma della donna emancipata. Rivolta femminile la spiega come la donna complementare all'uomo e soprattutto che trova nell'uomo e nella sua cultura (che e' la cultura) il fondamento e il modello della sua stessa realizzazione. L'uomo accoglie e celebra la donna in questa sua realizzazione fintantoche' questa si conformi a quel modello, modello che non fa che confermare l'uomo e la sua cultura e che non fa che escluderla in quanto soggetto: "L'investitura indetta dall'uomo per riscattarci - sono parole di un testo del 1972 di Rivolta femminile - e' una farsa del potere maschile, una farsa tragica come e piu' di ogni altra colonizzazione. E' qui che i gruppi femministi di autocoscienza acquistano la loro vera fisionomia di nuclei che trasformano la spiritualita' dell'epoca patriarcale: essi operano per lo scatto a soggetto delle donne che l'una con l'altra si ri-conoscono come esseri umani completi, non piu' bisognosi di approvazione da parte dell'uomo" [7]. Il riconoscimento di e a un'altra donna (l'aspetto della sessuazione del rapporto di riconoscimento e' chiaramente imprescindibile) e' la condizione dell'autocoscienza, la relazione e' cio' attraverso cui l'autocoscienza e' pensabile e agibile. Il diario inizia, a conferma di cio', con questa scena: "Un'altra donna, clitoridea, mi ha riconosciuta come donna, clitoridea, intanto che io la riconoscevo negli stessi termini. Questo e' accaduto nella primavera del 1972. Adesso so chi sono e posso essere coscientemente me stessa [...] il riconoscimento, da cui nasce il soggetto, intanto che esprime un altro soggetto in grado di essere riconosciuto a sua volta, e' stata l'operazione che ha portato il mio processo al traguardo dell'autocoscienza" [8].
L'autocoscienza ha quindi distinto questi due lembi prima indistinguibili e, cosi' facendo, attraverso questa crepa ha reso possibile la scoperta della donna come soggetto. Li ha separati ma per farli combaciare a un livello piu' alto. Scrive infatti Lonzi: "E questo chiamo autocoscienza: fare in modo che chi parla prenda coscienza che trovare se stesso e' riconoscersi nell'espressione di se' [...]. Certo non e' facile, spesso e' disperante, ma chi ha detto che sarebbe stato facile e non disperante?" [9]. Piu' avanti torneremo su questa difficolta' che talvolta fa disperare. Qui restiamo sull'idea che trovare se stesso significa potersi riconoscere nell'espressione di se'. Trovare se stesso significa, cioe', riuscire a formulare parole per raccontare la propria storia dalle quali non ci sentiamo estranee o estraniate. Per l'oggi, in questo si misura anche la distanza dalla costante autopromozione di se stessi, che, pur basandosi sulla narrazione del nostro vissuto, non fa che produrre parole alienate e alienanti.
"Adesso mi rendo conto - scrive Lonzi nel diario - che senza autocoscienza non si puo' affermare niente, neppure la propria storia" [10]. E' piuttosto chiaro che l'autocoscienza e' parola su di se' alla prova della relazione con l'altra, come gia' accennavamo all'inizio, e come scrive anche Traudel nella sua introduzione. Se la pratica dell'autocoscienza e' stata spesso identificata con la parola detta e ascoltata, Lonzi propone soprattutto lo scrivere come modo della comprensione autocoscienziale. La comprensione di se' generata in questo scrivere si trasforma in un orientamento che sfocia tanto nella vita quanto di nuovo nella scrittura stessa. La scrittura e' quindi un tessuto di verifica del processo trasformativo dell'autocoscienza. Da questa prova con la scrittura, puo' irradiarsi in tutte le opere, siano esse di parola o di altro tipo, per esempio imprese. Nella nostra ricerca sosteniamo per esempio come la casa editrice Scritti di rivolta femminile possa essere letta come un esempio del processo autocoscienziale all'opera, in quanto azione volta a testimoniare il lavoro del gruppo, a dar spazio agli scritti delle donne che ne fanno parte (e non a scritti di donne in senso ampio).
Secondo punto. L'autocoscienza e', nella sua genesi, ripartire da zero avendo smaltito tutte le proposte culturali e i loro miti, e', come accennavamo prima, 'partire da se''. Lo dice chiaramente Lonzi nel diario: "Mi accorgo [...] che io non posso svolgere la mia autocoscienza se non facendo partire da me tutti i motivi all'origine di essa, non potrei mai accettare di essere la prosecuzione di qualcosa affermato da altre" [11]. Partire da se' nel significato lonziano, in quanto si tratta primariamente di un pensiero in pratica, assume diverse forme e modi di essere detto nel diario. Possiamo tuttavia riconoscere due significati fondamentali, sui quali Lonzi tende ricorsivamente a tornare. Il primo e' gia' in qualche modo stato esplicitato, e cioe' che partire da se' significa esprimersi, prendere parola, in un rapporto con il mondo che non cancelli la presenza dei corpi, l'essere corpo di chi parla e di chi ascolta. Il secondo e' che partire da se' significa accettazione di se' per come si e', e questo esistere per quello che si e', e', per Lonzi, ancora un passo di natura politica. Oggi questa accettazione dovrebbe essere analizzata nelle dinamiche profondamente differenti in cui puo' avvenire, alcune delle quali, se individualizzate e cristallizzate a livello identitario, risultano gia' ampiamente catturate dai processi di mercato (in particolare massmediatico), finalizzate a un ampliamento della coorte dei consumatori.
Al contrario, per il passo di natura politica inteso da Lonzi, questa accettazione non si identifica in alcun modo con una passivita', al contrario significa aver chiaro che non si puo' che scegliere la strada difficile per stare nel mondo, quella sulla quale Lonzi si dibatte e si ossessiona in molte pagine del diario: esistere cercando di fornire una presa all'accettazione di se' per quello che si e', affinche' questo modo sia in grado di agire nel mondo, di costruire pezzi di mondo in comune. Secondo quella triade di esistenza, comprensione e produzione simbolica che menzionavamo gia' prima.
Un ultimo punto, il terzo, secondo noi significativo che si trova nelle pagine di Lonzi e di Rivolta e' il carattere instabile dell'autocoscienza, senza che questo rappresenti un depotenziamento di questa pratica. Vi sono piani diversi sui quali e' possibile misurare questa instabilita'.
In primo luogo - lo abbiamo gia' visto - l'autocoscienza appare come una strada difficile, a tratti che fa disperare soprattutto perche', come osserva Lonzi, si ha spesso la verifica che sia una strada che non interessa quasi a nessuno, che e' spesso rifiutata e talvolta ridicolizzata. E questo non solo dall'esterno. Questa strada e' difficile e non scontata anche nel gruppo che ha scelto di praticarla. Perche' - scrive Lonzi - non si instaura da sola. Piu' di una volta, ancora nel diario, sono espressi i timori che non tutte, nel gruppo, ce la faranno, inclusa soprattutto lei: "Non e' per tutte, qualcuna non si sveglia" [12], e poi ancora, riferito a se stessa: "Certo devo farcela, ma e' difficile non provare sconforto quando non so se potro' farcela" [13].
In secondo luogo, l'autocoscienza come pratica non mette in salvo dai conflitti all'interno del gruppo che la pratica. Anche in questo senso, dunque, non e' un riparo, non e' una forma di irenismo, non e' stabilita': "Cos'e' sbagliato in quello che facciamo? Perche' l'autocoscienza non ci salva dalle rotture?" [14], si chiede Lonzi in un momento di grande conflitto con una delle compagne di Rivolta. Infine, un elemento di instabilita' di pensiero, che ha anche a che fare con noi oggi, qui, che stiamo parlando dell'autocoscienza: l'autocoscienza come pratica senz'altro produce una mediazione del nostro vissuto, non e' qualcosa che deve essere compresa come una forma di immediatezza e di adesione all'esperienza. Tuttavia, appena ci pare di trovare, attraverso l'autocoscienza, un punto fermo teorico, questo dovrebbe anche creare in noi il sospetto che sia una forma di camuffamento, che rende inautentico il processo.
*
III.
Lonzi non abbandona mai la pratica dell'autocoscienza, la comprende come essenziale per il femminismo, arriva a trasformarla integrandola nella pratica dello scrivere e in quella del far nascere e vivere la casa editrice.
Autocoscienza oggi, allora, alla luce di quanto ci lascia in eredita' Lonzi, non significa certamente narrazione intimistica e monologante sul proprio vissuto, tanto piu' quando questa narrazione diventa merce, come accade in diversi contesti. Nell'autorizzarsi a immaginarla e praticarla ancora, autocoscienza significa rimanere ancorate all'essenziale: la non sostituibilita' del lavoro fatto in prima persona, la relazione con le altre che su quel lavoro vigilano, la presenza dei nostri corpi. Ancorate all'essenziale e vigili sul processo che puo' custodirlo, non disfacendosi mai della difficolta', ma anzi assumendola come amica e garante in questo percorso. Come effetto di questo essenziale, restano orientanti le parole di Carla: avere la possibilita' di esprimere se stessi con parole e gesti che ci fanno riconoscere in quanto andiamo dicendo e facendo - la "piccola verita'" di cui parla nel diario.
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Note
[1] M. L. Boccia, Con Carla Lonzi. La mia vita e' la mia opera, Ediesse, Roma 2014
[2] C. Lonzi, Vai pure. Dialogo con Pietro Consagra, Scritti di Rivolta Femminile, Milano, 1980, p. 47.
[3] Esistono dei traumi piacevoli? Sottosopra n, 4, 1976, p 63. Su questo testo in relazione all'autocoscienza si veda M. Fraire (a cura di), Lessico Politico delle donne. Milano: Gulliver edizioni, 1978, p 127-128.
[4] M.L. Boccia, L'io in rivolta. Vissuto e pensiero di Carla Lonzi, La Tartaruga, Milano, 1990, pp. 9-10.
[5] Su questo aspetto, cfr. C. Rottenberg, The rise of neoliberal feminism, Oxford University Press, Oxford, 2018, trad.it. di F. Martellino, L'ascesa del femminismo neoliberista, ombre corte, Verona, 2020, in particolare pp. 85 e ss.
[6] Cfr. L. Muraro, "Partire da se' e non farsi trovare", in Diotima, La sapienza di partire de se', Liguori, Napoli, 1996.
[7] Significato dell'autocoscienza nei gruppi femministi (1972), in C. Lonzi, Sputiamo su Hegel e altri scritti, Scritti di Rivolta femminile, Milano, 1974, p. 144.
[8] C. Lonzi, Taci, anzi parla. Diario di una femminista, Scritti di Rivolta femminile, Milano, 1978, p. 5.
[9] C. Lonzi, Mito della proposta culturale, in La presenza dell'uomo nel femminismo, Scritti di Rivolta femminile, Milano, 1978, p. 147.
[10] C. Lonzi, Taci, anzi parla. Diario di una femminista, cit., p. 212.
[11] Ivi, p. 55.
[12] Ivi, p. 213.
[13] Ivi, p. 124.
[14] Ivi, p. 720.
3. REPETITA IUVANT. DAL PARLAMENTO EUROPEO AL CONGRESSO AMERICANO. UN PRIMO CONTRIBUTO DOCUMENTARIO ALL'APPELLO "PORTIAMO A COMPIMENTO L'INIZIATIVA DI DAVID SASSOLI PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER"
Abbiamo promosso alcuni giorni fa l'appello "Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier".
Ringraziamo di cuore quante e quanti hanno gia' aderito all'iniziativa.
Diffondiamo oggi, come primo contributo documentario, due testi particolarmente significativi:
a) la risoluzione del Parlamento Europeo dell'11 febbraio 1999;
b) l'appello di 33 membri del Congresso degli Stati Uniti d'America, sia democratici che repubblicani, del 6 ottobre 2023.
Riproponiamo infine il testo dell'appello "Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier" al quale invitiamo ancora una volta ad aderire.
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a) La risoluzione del Parlamento Europeo dell'11 febbraio 1999
Di seguito riproduciamo il testo integrale della risoluzione del Parlamento Europeo dell'11 febbraio 1999 (pubblicata sulla Gazzetta ufficiale n. C 150 del 28/05/1999 pag. 0384, B4-0169, 0175, 0179 e 0199/99).
"Risoluzione sul caso di Leonard Peltier
Il Parlamento europeo,
- vista la sua risoluzione del 15 dicembre 1994 sulla grazia per Leonard Peltier (GU C 18 del 23.1.1995, pag. 183),
A. considerando il ruolo svolto da Leonard Peltier nella difesa dei diritti dei popoli indigeni,
B. considerando che Leonard Peltier e' stato condannato nel 1977 a due ergastoli dopo essere stato estradato dal Canada, benche' non vi fosse alcuna prova della sua colpevolezza,
C. considerando che Amnesty International ha ripetutamente espresso le proprie preoccupazioni circa l'equita' del processo che ha condotto alla condanna di Leonard Peltier,
D. considerando che il governo degli Stati Uniti ha ormai ammesso che gli affidavit utilizzati per arrestare e estradare Leonard Peltier dal Canada erano falsi e che il Pubblico ministero statunitense Lynn Crooks ha affermato che il governo degli Stati Uniti non aveva alcuna prova di chi aveva ucciso gli agenti,
E. considerando che dopo 23 anni trascorsi nei penitenziari federali, le condizioni di salute di Leonard Peltier si sono seriamente aggravate e che secondo il giudizio di specialisti la sua vita potrebbe essere in pericolo se non ricevera' adeguate cure mediche,
F. considerando che le autorita' penitenziarie continuano a negargli adeguate cure mediche in violazione del diritto umanitario internazionale e i suoi diritti costituzionali,
G. rilevando che Leonard Peltier ha esaurito tutte le possibilita' di appello concessegli dal diritto statunitense,
1. insiste ancora una volta affinche' venga concessa a Leonard Peltier la grazia presidenziale;
2. insiste affinche' Leonard Peltier sia trasferito in una clinica dove possa ricevere le cure mediche del caso;
3. ribadisce la sua richiesta di un'indagine sulle irregolarita' giudiziarie che hanno portato alla reclusione di Leonard Peltier;
4. incarica la sua delegazione per le relazioni con gli Stati Uniti di sollevare il caso di Leonard Peltier iscrivendolo all'ordine del giorno del prossimo incontro con i parlamentari americani;
5. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al Congresso statunitense e al Presidente degli Stati Uniti d'America".
*
b) L'appello di 33 membri del Congresso degli Stati Uniti d'America
Di seguito riproduciamo il testo integrale dell'appello sottoscritto da 33 membri del Congresso degli Stati Uniti d'America, sia democratici che repubblicani.
October 6, 2023
President Joseph Biden
The White House
1600 Pennsylvania Ave, NW
Washington, DC 20500
Dear President Biden:
We are writing to you regarding the nearly five-decade imprisonment of Leonard Peltier. Now, more than ever, bedrock principles of justice warrant your consideration of a grant of executive clemency or support of compassionate release at the Federal Bureau of Prisons.
Leonard Peltier, a Native American activist and citizen of the Turtle Mountain Band of Chippewa Indians (ND), is now in his 48th year of incarceration. He is 79 years old and in failing health. Mr. Peltier is serving two life sentences in a maximum-security federal prison for aiding and abetting in a case where his co-defendants were found not guilty on the grounds of self-defense.
Over the course of his incarceration, particularly in recent years, key figures involved in Mr. Peltier's prosecution have stepped forward to underscore the constitutional violations and prosecutorial misconduct that took place during the investigation and trial that led to his conviction. Gerald Heaney, the judge who presided over Mr. Peltier's 1986 appeal in the Eighth Circuit, called for his release in 1991 and again in 2000 (1), and former United States AttorneyJames Reynolds, whose office handled the prosecution and appeal of Peltier's case, has called for a commute of the remainder of his sentence and observed that "his conviction and continued incarceration is a testament to a time and a system of justice that no longer has a place in our society." (2) In addition, the United Nations Working Group on Arbitrary Detention specifically noted the anti-Indigenous bias surrounding Peltier's detention, stating simply that he "continues to be detained because he is Native American." (3)
Retired FBI Special Agent Coleen Rowley, in her letter addressed to you on December 3, 2022, raised how the "long-standing horribly wrongful oppressive treatment of Indians in the U.S." played into Peltier's case and, critically, the "FBI Family vendetta" behind the agency's opposition to clemency. (4) We recognize the grief and loss that took place in both the FBI and Tribal community on that day but also recognize this opportunity for all to move forward.
As Members of Congress, we sign this letter with a deep commitment to the crucial role we play in upholding justice for all Americans - and to also hold our government accountable when we see a case of injustice, as demonstrated by the long incarceration of Leonard Peltier. We stand with the Tribal Nations of the United States, Indigenous voices worldwide, and leading voices on human rights and criminal justice around the globe in support of Mr. Peltier's release. We applaud your commitment to criminal justice reform and your administration's work to address inequities in the criminal justice system and rectify the past wrongs of our government's treatment of Native Americans. We urge you to take the next step by granting Mr. Peltier executive clemency or compassionate release.
Sincerely,
Seguono le firme di 33 membri del Congresso degli Stati Uniti d'America
Note
1. Gerald H. Heaney, U.S. Senior Cir. Judge, 8th Cir., Letter to Senator Daniel K. Inouye, Chairman, U.S. Senate Select Comm. on Indian Affairs (Apr. 18, 1991), http://www.whoisleonardpeltier.info/download/Heaney.pdf
2. James Reynolds, Former U.S. Attorney, Letter to President Joseph R. Biden (Jul. 9, 2021), https://www.amnestyusa.org/wp-content/uploads/2023/03/From-US-Attorney-James-Reynolds.pdf.
3. United Nations Working Group on Arbitrary Detention, Opinion No. 7/2022 concerning Leonard Peltier (United States of America) (Jun. 7, 2022), https://www.ohchr.org/sites/default/files/2022-06/A-HRC-WGAD-7-2022-USA-AEV.pdf
4. Coleen Rowley, Retired FBI Special Agent, Letter to President Joseph R. Biden (Dec. 3, 2022), https://www.amnestyusa.org/wp-content/uploads/2023/04/From-Retired-FBI-Special-Agent-Coleen-Rowley.pdf
*
Il testo dell'appello "Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier"
Il 23 agosto 2021 David Sassoli, l'indimenticato Presidente del Parlamento Europeo che sarebbe deceduto pochi mesi dopo nel gennaio 2022, tenne una conferenza stampa in cui annuncio' il suo personale impegno per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da quasi mezzo secolo prigioniero innocente.
L'iniziativa di David Sassoli si ricollegava idealmente a due precedenti importanti pronunciamenti del Parlamento Europeo, del 1994 e del 1999.
E si collegava anche al movimento che in Italia in quel momento riproponeva con forza l'esigenza e l'urgenza che Leonard Peltier venisse finalmente liberato.
In un suo tweet che accompagnava e sintetizzava la conferenza stampa del 23 agosto 2021 David Sassoli dichiarava, in italiano e in inglese:
"Inviero' una lettera alle autorita' statunitensi chiedendo clemenza per Leonard Peltier, attivista per i diritti umani dell'American Indian Movement, in carcere da 45 anni.
Spero che le autorita' accolgano il mio invito. I diritti umani vanno difesi sempre, ovunque".
"I will send a letter to the US authorities asking for clemency for Leonard Peltier. A human rights activist of the American Indian Movement, he has been imprisoned for 45 years.
I hope the authorities will take up my invitation. Human rights must be defended always, everywhere".
Lanciamo un appello a riprendere e portare a compimento quell'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier.
Chiediamo a chi legge questo appello:
a) di aderirvi, inviandone notizia agli indirizzi e-mail: freepeltierviterbo at tiscali.it e centropacevt at gmail.com
b) di diffonderlo ulteriormente;
c) di scrivere direttamente al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier: le lettere (il cui testo puo' anche essere semplicemente "Free Leonard Peltier") possono essere inviate attraverso la pagina web dedicata del sito della Presidenza degli Stati Uniti d'America: www.whitehouse.gov/contact/
d) di promuovere ove possibile iniziative di informazione, coscientizzazione, mobilitazione democratica e nonviolenta per la liberazione di Leonard Peltier che lo scorso 12 settembre ha compiuto 79 anni di cui 47 trascorsi in prigione da vittima innocente di una scellerata persecuzione.
Per un'informazione essenziale:
- Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Pomezia (Roma) 1996 (ora Roberto Massari Editore, Bolsena Vt).
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002.
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
Nella rete telematica e' disponibile una notizia sintetica in italiano dal titolo "Alcune parole per Leonard Peltier".
Sempre nella rete telematica e' disponibile anche una piu' ampia ed approfondita bibliografia ragionata dal titolo "Dieci libri piu' uno che sarebbe bene aver letto per conoscere la vicenda di Leonard Peltier (e qualche altro minimo suggerimento bibliografico)".
Ulteriori materiali di documentazione possono essere richiesti scrivendo ai nostri indirizzi di posta elettronica: freepeltierviterbo at tiscali.it e centropacevt at gmail.com
4. APPELLI. L'ASSOCIAZIONE "RESPIRARE" DI VITERBO FA PROPRIO E RILANCIA L'APPELLO DI ROMA: "PRESIDENTE BIDEN, LIBERI LEONARD PELTIER DA 47 ANNI PRIGIONIERO INNOCENTE"
In occasione del settantanovesimo anniversario della nascita di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente, da Roma e da altre citta' del Lazio e' stato diffuso un appello al Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia presidenziale che restituisca la liberta' all'eroe perseguitato universalmente noto come "il Nelson Mandela americano".
L'associazione "Respirare" di Viterbo fa proprio e rilancia l'appello di Roma: "Presidente Biden, liberi Leonard Peltier da 47 anni prigioniero innocente".
*
Di seguito il testo integrale dell'appello.
Presidente Biden,
liberi Leonard Peltier da 47 anni prigioniero innocente.
Lei sa che il 12 settembre 2023 Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, ha compiuto 79 anni, dei quali gli ultimi 47 trascorsi in carcere, condannato per un delitto che non ha commesso.
Lei sa che Leonard Peltier e' innocente.
Lei sa che le cosiddette "testimonianze" contro Leonard Peltier si sono dimostrate false.
Lei sa che anche le cosiddette "prove" contro Leonard Peltier si sono dimostrate false.
Lei sa che lo stesso Procuratore capo dell'accusa che ottenne la condanna di Leonard Peltier ha poi riconosciuto e dichiarato che fu un errore giudiziario e Le ha scritto per chiederLe di concedere la grazia e liberare Leonard Peltier.
Lei sa che lo scorso anno una Commissione giuridica ad hoc dell'ONU ha riesaminato l'intero processo ed ha concluso che Leonard Peltier deve essere liberato.
Lei sa che milioni di persone di tutto il mondo hanno chiesto che Leonard Peltier sia liberato: persone come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu, persone come papa Francesco e il Dalai Lama.
Lei sa che innumerevoli associazioni democratiche della societa' civile di tutto il mondo hanno chiesto che Leonard Peltier sia liberato: associazioni prestigiose come Amnesty International.
Lei sa che un gran numero di istituzioni e di rappresentanze istituzionali di tutto il mondo hanno chiesto che Leonard Peltier sia liberato: istituzioni rilevanti come il Parlamento Europeo e rappresentanti istituzionali qualificati come i Sindaci di molte grandi citta'.
Lei sa che Leonard Peltier e' anziano e gravemente malato, e che anche dal carcere, in condizioni di estrema oppressione e sofferenza, ha costantemente continuato ad impegnarsi in difesa dei popoli oppressi, in difesa dei diritti umani, in difesa della Madre Terra, con la sua parola autorevole di martire perseguitato e di uomo di profonda spiritualita', con la poesia, con la pittura, con le attivita' educative e benefiche che con l'aiuto dei suoi sostenitori ha promosso a vantaggio dei piu' bisognosi di aiuto.
Lei ha il potere di liberare Leonard Peltier attraverso lo strumento della grazia presidenziale; Lei ha il potere di restituire la liberta' a un uomo innocente che ha subito una semisecolare crudelissima persecuzione, una lunghissima ingiustissima prigionia; Lei ha il potere di metter fine a un enorme scandalo, un'enorme assurdita', un'enorme iniquita'; Lei ha il potere di far finalmente prevalere la verita', la giustizia, l'umanita' liberando Leonard Peltier. Usi la prerogativa della grazia presidenziale e liberi finalmente Leonard Peltier: l'umanita' intera attende questo momento.
Presidente Biden,
liberi Leonard Peltier da 47 anni prigioniero innocente.
*
Questo il testo integrale dell'appello.
Invitiamo ogni persona di volonta' buona a diffonderlo ulteriormente.
Invitiamo ogni persona di volonta' buona a scrivere direttamente al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere la liberazione di Leonard Peltier: le lettere (il cui testo puo' anche essere semplicemente "Free Leonard Peltier") possono essere inviate attraverso la pagina web dedicata del sito della Presidenza degli Stati Uniti d'America: www.whitehouse.gov/contact/
L'associazione "Respirare" di Viterbo
Viterbo, 27 settembre 2023
L'associazione e' stata promossa nel 2009 a Viterbo da associazioni e movimenti ecopacifisti e nonviolenti, per il diritto alla salute e la difesa dell'ambiente.
5. REPETITA IUVANT. ESPOSTO ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI ROMA
Alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
e per opportuna conoscenza:
al Presidente della Repubblica
ai Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica
alla Presidente del Consiglio dei Ministri
a tutte le ministre e i ministri, a tutti i senatori e le senatrici, a tutte le deputate e i deputati, agli ed alle europarlamentari elette ed eletti in Italia
a numerosi pubblici ufficiali cui incombe, ricevendo tale notitia criminis, di promuovere l'azione giudiziaria
ai mezzi d'informazione
a numerose persone di volonta' buona, associazioni democratiche, istituzioni fedeli alla legalita' costituzionale
*
Oggetto: esposto relativo alla violazione dell'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana da parte del governo italiano.
Egregi signori,
*
l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana e' inequivocabile. Esso recita: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parita' con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranita' necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".
*
Il governo italiano ha violato l'articolo 11 della Costituzione in quanto:
a) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la fornitura di armi che la guerra alimentano;
b) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la propria aviazione militare che raccoglie informazioni e le invia all'esercito ucraino sul campo di battaglia (cfr. il servizio giornalistico apparso sul sito dell'autorevole agenzia giornalistica Ansa col titolo "La guerra dei top gun italiani", che fin dall'incipit esplicitamente afferma che "i nostri piloti, tra loro anche una donna, a bordo dei caccia catturano dati importanti che in poco tempo finiscono sui cellulari dei soldati ucraini sul campo di battaglia");
c) ostacola effettualmente ogni realistica ipotesi di "cessate il fuoco" ed ogni concreto impegno di pace sostenendo esplicitamente la tesi che la guerra deve concludersi non con un negoziato ma con la "vittoria" di una delle parti in conflitto (cfr. la dichiarazione della Presidente del Consiglio dei Ministri "scommettiamo sulla vittoria ucraina" riportata da numerosi mezzi d'informazione);
d) sostiene l'azione provocatrice ed eversiva della Nato che da decenni opera nell'Europa dell'est per destabilizzare gli equilibri regionali e suscitare conflitti (azione divenuta finanche esplicitamente terrorista e stragista durante la guerra di distruzione della Jugoslavia nel 1999).
*
In flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione, il governo italiano arma e quindi alimenta la guerra, partecipa alla guerra e quindi alle stragi di cui ogni guerra sempre e solo consiste, e con cio' espone altresi' anche il nostro paese a subire le conseguenze della guerra, e - last, but not least - contribuisce all'escalation verso una guerra mondiale e nucleare che puo' metter fine all'intera civilta' umana.
*
Egregi signori,
con il presente esposto si richiede il piu' tempestivo intervento per far cessare l'azione incostituzionale, folle e criminale del governo italiano.
Distinti saluti,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, primo agosto 2023
6. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI
Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com
7. REPETITA IUVANT. TRE TESI
La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
8. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE
Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it
9. REPETITA IUVANT. SOLIDALI CON LE DONNE IRANIANE NELLA LOTTA NONVIOLENTA PER I DIRITTI UMANI DI TUTTI GLI ESSERI UMANI
Siamo solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessi la repressione del movimento democratico e nonviolento delle donne - e degli uomini postisi alla loro sequela - che si riconosce nel motto "Donna, vita, liberta'", che siano liberate e liberati tutte le prigioniere e tutti i prigionieri politici, che cessi la violenza maschilista di stato, e che siano riconosciuti, rispettati e difesi tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Nessuna autorita' e' legittima se non rispetta la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
10. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...
... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 295 del 22 ottobre 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che negli anni Ottanta ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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