[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 285



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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 285 del 12 ottobre 2023

In questo numero:
1. Movimento Nonviolento: Israele-Palestina. Due popoli, una umanita'
2. Silvia Baratella: Femminismo: una visione altra della guerra
3. Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier
4. L'associazione "Respirare" di Viterbo fa proprio e rilancia l'appello di Roma: "Presidente Biden, liberi Leonard Peltier da 47 anni prigioniero innocente"
5. Esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
6. Una cosa utile per la pace: bloccare la fornitura di armi assassine, con l'azione diretta nonviolenta
7. Una proposta per le elezioni europee del 2024: una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo
8. Alcuni riferimenti utili
9. Tre tesi
10. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
11. Solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani
12. Ripetiamo ancora una volta...

1. L'ORA. MOVIMENTO NONVIOLENTO: ISRAELE-PALESTINA. DUE POPOLI, UNA UMANITA'
[Dal Movimento Nonviolento riceviamo e diffondiamo]

Piangere e condannare non basta. Dobbiamo fare la nostra parte per fermare la violenza.
La Campagna di Obiezione alla guerra deve essere ancora piu' intensa.
Il Movimento Nonviolento partecipa alla mobilitazione per la pace in Ucraina, in Palestina, in Israele, e in tutti i luoghi martoriati dalla guerra.

2. L'ORA. SILVIA BARATELLA: FEMMINISMO: UNA VISIONE ALTRA DELLA GUERRA
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano riprendiamo e diffondiamo]

Intervento all'incontro Tre giorni per la pace a Milano. Contro l'invio delle armi, per una trattativa di pace, svoltosi al C.I.Q., Centro Internazionale di Quartiere di via Fabio Massimo, 19. Prima giornata, 22 settembre 2023, con presentazioni di Nadia Schavecher, Coordinamento per la Pace - Milano e Manuela Valenti, responsabile della divisione di pediatria di Emergency. Il video dell’intero incontro e' visibile nel sito della Libreria delle donne di Milano.
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Poiche' questa prima giornata e' dedicata alla denuncia - io non avevo pensato il mio intervento in questi termini- se devo denunciare qualcosa e' la "questione maschile". Voi sapete che dalla fine dell'Ottocento per tutta una meta' del Novecento e oltre si e' parlato della "questione femminile". La questione femminile consisteva nell'interrogarsi su come mai le donne fossero meno istruite, meno occupate, meno retribuite e meno presenti nella vita pubblica. In realta' c'era poco da domandarselo, la risposta era una: perche' gli uomini le escludevano, con la forza e con le leggi. Questa semplicissima risposta, pero', porta alla vera domanda: perche' mai gli uomini lo facessero, e alla vera "questione", che e' la "questione maschile". La questione maschile non e' risolta. E' dietro alla violenza maschile contro le donne, all'organizzazione capitalista dell'economia, alla concezione dell'ambiente come terreno di conquista da saccheggiare, alla scienza a compartimenti stagni iperspecialistici che non confrontano con altre discipline l'impatto del loro operato. La questione maschile e' anche la guerra. Per come si e' sviluppata la nostra storia, la guerra e' stata un'invenzione maschile; questo non vuol dire che agli uomini piaccia. La maggior parte di loro non vorrebbe saperne di andare in guerra. Ma non e' stata ne' inventata ne' codificata dalle donne.
Nel 1940 Virginia Woolf scriveva (1) che bisogna trovare in alternativa alla guerra altre "occupazioni onorevoli per gli uomini onesti". Questa cosa e' ancora vera. Come ha osservato la mia amica Clara Jourdan, aprendo un incontro contro la guerra alla Libreria delle donne (2), nelle piazze principali di tutti i paesi italiani c'e' un monumento ai soldati (non ai e alle civili) caduti in guerra, si considera ancora un onore per gli uomini onesti morire da soldati sacrificandosi per il bene del paese. Nulla ricorda invece le vittime degli incidenti sul lavoro, che pure si sono sacrificate per produrre tutto cio' che ci serve per vivere o per vivere meglio, e quindi ancor piu' per il bene del paese. Da qui si vede quanto ci sia bisogno di ribaltare il concetto di "onore". Un altro esempio di come la concezione dell'onore dettata dalla questione maschile sia trasversale: quand'ero giovane i miei amici rivoluzionari esaltavano la figura di Ernesto Che Guevara, non tanto per la particolarita' del suo pensiero politico, bensi' perche' era "morto con le armi in pugno". Io provavo perplessita' per questo. Sia perche' avrei preferito che non si facesse ammazzare, sia perche' consideravo la sua morte come il tragico esito di un errore politico: non aver colto che in Bolivia il suo progetto non aveva radici, aver cercato di suscitare artificialmente un movimento rivoluzionario. Ebbene, alle mie prime elezioni politiche, nel 1983, ero scrutatrice. Tra gli altri componenti del mio seggio c'era un militante del MSI che non faceva mistero delle sue opinioni e del suo anticomunismo assoluto. Disprezzava tutti i comunisti, con un'eccezione: Che Guevara. "Lui lo ammiro perche' e' morto con le armi in pugno". Lo diceva con le stesse identiche parole dei miei compagni rivoluzionari, lo stesso motivo per cui lo ammiravano a sinistra: solo perche' era morto "onorevolmente", non per come volesse trasformare il mondo. Ed e' questa trasversale cultura dell'"onore" che denuncia Virginia Woolf: l'opzione distruttiva/autodistruttiva della morte in combattimento e' considerata piu' forte e piu' valida eticamente delle opzioni di pace. E questa concezione io la attribuisco a una cultura patriarcale che in parte e' sopravvissuta a se' stessa, in parte no.
Il patriarcato come sistema di pensiero che faceva ordine, grazie al femminismo ha perso di credito e ha smesso di fare ordine nella testa della gente. Finche' reggeva, la guerra di conquista era apertamente considerata un'impresa legittima e gloriosa. Oggi per fortuna non piu'. Oggi neanche chi manda i soldati in guerra osa piu' dire che e' giusto conquistare un altro paese e sottometterne la popolazione. Si tratta lo stesso di guerre di conquista, e di sterminio delle popolazioni civili, come ci ha raccontato Manuela Valenti (3) nel suo intervento, ma per farle digerire alle opinioni pubbliche bisogna chiamarle "umanitarie", "di difesa", addirittura dire che si tratta di "resistenza" (io ho sempre creduto che la resistenza fosse un movimento spontaneo, e il vocabolario mi da' ragione, ma adesso si usa per definire uno Stato con un esercito regolare che sospende il regime democratico e arruola a forza gli obiettori), "esportazione della democrazia", "denazificazione". Tutte mistificazioni da smantellare, pericolose perche' mirano a rendere accettabile l'inaccettabile. Pero', altra osservazione di cui sono debitrice a Clara Jourdan (4), dimostrano che la guerra ha perso ogni legittimita' agli occhi delle popolazioni, al punto che oggi, pur con tutta la retorica sulla "resistenza" ucraina e la quasi totalita' delle forze politiche del nostro paese schierata con la NATO e favorevole a mandare armi all'Ucraina, i sondaggi di opinione mostrano che la maggior parte delle italiane e degli italiani e' contraria. E' un passo avanti contro la cultura della guerra, piccolo poiche' non riesce a fermare il massacro, ma un punto importante da cui ripartire. E bisogna far si' che questa consapevolezza diffusa ci spinga a considerare che le occupazioni da considerare "onorevoli per gli uomini onesti" non possono piu' comprendere la guerra.
E le donne? Abbiamo parlato della loro lunga esclusione dagli spazi pubblici e decisionali. Si puo' usarla come un'opportunita'. Lo diro' con le parole di Carla Lonzi, autrice nel 1970 del Manifesto di Rivolta femminile, in cui scrive: "La differenza femminile sono duemila anni di assenza dalla storia: approfittiamo dell'assenza". L'assenza ci consente di posizionarci al di fuori e di assumere un punto di vista nostro, uno sguardo libero dai vincoli sociali che legano gli uomini tra loro. Noi non siamo tenute a aderire a un ruolo sociale che prevede di partire per la guerra a comando e di essere stigmatizzati se ci si sottrae alle prove di forza, e cosi' abbiamo una possibilita' in piu' di pensare fuori dagli schemi. Ma e' una possibilita', non una certezza ne' una predestinazione. Ci si riesce se si parte da se' anziche' da quello che ci viene detto, e se si sta in relazione con altre donne. Non e' scontato, ci vuole la scelta consapevole di assumere la propria parzialita' come una risorsa. Non c'e' un pacifismo femminile innato.
E lo vediamo con delusione adesso che le donne sono dappertutto, meno degli uomini ma comunque in tutte le posizioni: alla guida della Banca Centrale Europea, della Commissione Europea, di diversi governi dell'Unione. Donne come Sanna Marin, ministra capo della Finlandia fino a giugno 2023, Kaja Kallas, prima ministra dell'Estonia, e Ursula von der Leyen, attuale presidente della Commissione, che si erano insediate facendo riferimento all'orgoglio di essere donne e talvolta esplicitamente al femminismo. Ci aspettavamo da loro che avrebbero frenato o invertito la tendenza a (non) risolvere le controversie con la guerra. Invece abbiamo visto addirittura due paesi come la Svezia (neutrale da due secoli) e la Finlandia (neutrale da circa ottant'anni), guidati da donne al momento dello scoppio del conflitto russo-ucraino, presentare istanza di ingresso nella NATO e schierarsi buttando via una lunghissima e preziosa tradizione di neutralita'. Lo avrebbero fatto degli uomini al loro posto? Lo hanno fatto come l'avrebbero fatto quegli uomini? O per motivi differenti? E' accaduto semplicemente perche' e' toccato a loro trovarsi li' nel momento in cui si compiva un processo gia' in atto (per esempio trattative gia' avviate con la Nato), e quindi non si sono differenziate dai loro colleghi maschi? Oppure sono state mosse da qualcosa che non avrebbe toccato gli uomini, forse hanno ceduto al panico che la guerra si espandesse sui loro territori, contro le loro popolazioni, e hanno pensato che la Nato rappresentasse una protezione? Di certo so solo che non hanno saputo o voluto radicarsi nella loro differenza, non hanno saputo approfittare dell'assenza dalla storia e sono entrate a pie' pari nelle regole del gioco maschili.
Ma come avrebbero potuto fare a radicarsi nella loro differenza? Facciamo un esempio di donne che ci sono riuscite. Non riguarda propriamente una guerra ma l'opposizione a una delle piu' sanguinarie dittature del XX secolo, quella argentina. Parlo delle Madres de plaza de Mayo. Hanno totalmente ignorato le dinamiche e gli schemi della politica maschile. Non hanno giudicato le posizioni politiche di regime o contro il regime, non hanno fatto considerazioni religiose o ideologiche o di compatibilita'. Sono partite da se', dalla propria esperienza di madri a cui erano spariti i figli, le figlie e hanno semplicemente detto "li rivogliamo indietro". "Vivos los parimos, vivos los queremos", li abbiamo partoriti vivi e vivi li rivogliamo, e' stato il loro noto slogan. Una verita' semplicissima, incontrovertibilmente giusta, che ha tolto legittimita' al regime agli occhi della popolazione e del mondo, aprendo una crepa insanabile nell'immagine della dittatura.
La luce che hanno gettato su di essa e sulla storia recente dell'Argentina e' stata tale che ha condizionato il dopo-dittatura, aprendo uno spazio per la verita' e la memoria che non si e' aperto per esempio nel vicino Cile. Ho assistito in occasione dell'11 settembre, il cinquantennale del colpo di stato del 1973 in Cile, a un dibattito in collegamento da remoto con un ex-dirigente del MIR, Movimiento de Izquierda Revolucionaria, ex-esule in Italia. Uno dei presenti gli ha chiesto di questa differenza con l'Argentina, osservando che in Cile sembra esserci una tendenza alla rimozione della storia del colpo di stato e della dittatura e una difficolta' maggiore a lasciarsi alle spalle le sue conseguenze. Non c'e' la stessa capacita' di coltivare la memoria storica che c'e' in Argentina, dove tra l'altro alcuni dei responsabili dei crimini della dittatura sono stati processati e condannati. Mentre parlava io pensato: "Beh, e' perche' in Argentina ci sono state le Madres de Plaza de Mayo". Ma intanto lui continuava e chiedeva: "Perche' in Cile non ci sono state le Madri di Plaza de Mayo?", con quella che ho visto come una strana torsione, un'inversione della causa con l'effetto. Lui si figurava che in Cile fosse mancato un ingrediente della politica tradizionale dell'opposizione, presente invece in Argentina, che aveva impedito sia che nascessero le Madres, sia che si facesse giustizia e si trasmettesse la memoria. Mentre invece, al contrario, l'ingrediente imprevisto che ha permesso di fare luce e giustizia sono state proprio le Madres. Sono loro che hanno reso dicibile l'indicibile, che mettendo in gioco la loro differenza hanno sparigliato le regole del gioco.
Queste donne sono diventate un tale faro da essere proverbiali. In occasione della morte della presidente dell'associazione, Hebe Pastor de Bonafini, ho letto un servizio su un giornale che raccontava come in Argentina sia nato un modo di dire: "Quando non sai cosa fare, guarda dove vanno le Madri" (5). Hanno acquisito una potenza simbolica capace di orientare perche' hanno fatto politica radicandosi nella loro differenza. E, attenzione, hanno fatto tutto questo senza immolarsi, senza "morire con le armi in pugno". In qualche modo, sono state intoccabili e intoccate. Loro non sono state ammazzate, incarcerate ne' fatte sparire come i loro figli e le loro figlie. E' quasi un mistero che il regime non le abbia toccate, come avrebbe potuto fare e aveva fatto con migliaia di persone. E in questo mistero c'e' un grande potenziale della politica delle donne da usare contro la cultura di guerra. Non e' il primo episodio nella storia. Una cosa simile e' accaduta nella Germania nazista nel 1943: un gruppo di tedesche non ebree mogli di ebrei rastrellati presidio' per una settimana l'edificio in cui i mariti erano stati rinchiusi, in Rosenstrasse 2/46, e alla fine i mariti furono rilasciati. Benche' minacciata di sgombero, la manifestazione non fu mai repressa, e questo in pieno nazismo e in piena guerra mondiale, quando si subivano terribili conseguenze per molto meno. Quando le donne agiscono partendo da se' e dalla propria differenza, fuori dagli schemi, possono prodursi dei risultati inattesi. Sono esempi da seguire per contrastare la cultura della guerra. Sradicare la cultura della guerra puo' sia prevenire nuove guerre, sia condizionare il modo in cui si esce da una guerra in corso, cosi' come in Argentina ha influenzato l'uscita dalla dittatura.
Per concludere, quindi, cosa si puo' fare? Se per noi donne si tratta di continuare a partire da se' in relazione con le altre per continuare a inventare pratiche politiche, per gli uomini e' essenziale superare la "questione maschile", cioe' mettere da parte la convinzione di riassumere in se' l'umanita' tutta, riconoscere e ammettere la propria parzialita' e imparare alcune lezioni dalle donne. Fra queste, c'e' una delle pratiche che il femminismo ha inventato e sperimenta: e'la pratica del conflitto. Significa che di fronte a un dissidio non si rinuncia a confliggere, non si rinuncia alle proprie posizioni, ma lo si fa con il presupposto che lo scopo non puo' essere in nessun caso cancellare, annientare l'altra e la sua posizione. E' il contrario della logica del nemico. Se si riesce a mantenersi in questa pratica - non e' semplice - a un certo punto si deve trovare una soluzione che va oltre. Si e' costrette a delle schivate, a degli spostamenti, alla ricerca di strade terze che a volte danno luogo a delle invenzioni politiche altrimenti impossibili. E' l'esatto contrario della pretesa di entrambi i contendenti oggi, nella guerra tra Russia e Ucraina: che il presupposto per aprire delle negoziazioni sia che l'avversario non possa neppure sedere al tavolo. La pratica del conflitto invece va agita gia' in tempo di pace, come alternativa a una democrazia in crisi, quella concepita come maggioranza che impone la propria posizione come unica, cancellando del tutto quelle delle minoranze.
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Note
1. Virginia Woolf, Pensieri di pace durante un'incursione aerea, 1940. Edizioni italiane: in AA.VV., "Guerre che ho visto", Libreria delle donne, Quaderni di Via Dogana - Supplemento a Via Dogana n. 44/45, settembre 1999; in V. Woolf, "Pensieri di pace", Coppola Editore, collana I Fiammiferi, 2021.
2. Clara Jourdan, La guerra fa parte della questione maschile, 15 febbraio 2023, www.libreriadelledonne.it/report_incontri/la-guerra-fa-parte-della-questione-maschile/
3. Responsabile della divisione di pediatria di Emergency, presente all'incontro con un intervento sulle "Vittime collaterali della guerra".
4. C. Jourdan, ibidem.
5. Elena Basso, la Repubblica, 20 novembre 2022: www.libreriadelledonne.it/puntodivista/dallastampa/e-morta-hebe-de-bonafini-presidente-delle-madres-de-plaza-de-mayo/
6. L'episodio storico, che ha avuto luogo dal 27 febbraio al 5 marzo 1943, e' descritto nel film Rosenstrasse di Margarethe von Trotta (Germania, 2003) tratto dal libro di Nina Schroeder, Le donne che sconfissero Hitler (Pratiche 2001).

3. REPETITA IUVANT. PORTIAMO A COMPIMENTO L'INIZIATIVA DI DAVID SASSOLI PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER

Il 23 agosto 2021 David Sassoli, l'indimenticato Presidente del Parlamento Europeo che sarebbe deceduto pochi mesi dopo nel gennaio 2022, tenne una conferenza stampa in cui annuncio' il suo personale impegno per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da quasi mezzo secolo prigioniero innocente.
L'iniziativa di David Sassoli si ricollegava idealmente a due precedenti importanti pronunciamenti del Parlamento Europeo, del 1994 e del 1999.
E si collegava anche al movimento che in Italia in quel momento riproponeva con forza l'esigenza e l'urgenza che Leonard Peltier venisse finalmente liberato.
In un suo tweet che accompagnava e sintetizzava la conferenza stampa del 23 agosto 2021 David Sassoli dichiarava, in italiano e in inglese:
"Inviero' una lettera alle autorita' statunitensi chiedendo clemenza per Leonard Peltier, attivista per i diritti umani dell'American Indian Movement, in carcere da 45 anni.
Spero che le autorita' accolgano il mio invito. I diritti umani vanno difesi sempre, ovunque".
"I will send a letter to the US authorities asking for clemency for Leonard Peltier. A human rights activist of the American Indian Movement, he has been imprisoned for 45 years.
I hope the authorities will take up my invitation. Human rights must be defended always, everywhere".
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Lanciamo un appello a riprendere e portare a compimento quell'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier.
Chiediamo a chi legge questo appello:
a) di aderirvi, inviandone notizia agli indirizzi e-mail: freepeltierviterbo at tiscali.it e centropacevt at gmail.com
b) di diffonderlo ulteriormente;
c) di scrivere direttamente al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier: le lettere (il cui testo puo' anche essere semplicemente "Free Leonard Peltier") possono essere inviate attraverso la pagina web dedicata del sito della Presidenza degli Stati Uniti d'America: www.whitehouse.gov/contact/
d) di promuovere ove possibile iniziative di informazione, coscientizzazione, mobilitazione democratica e nonviolenta per la liberazione di Leonard Peltier che lo scorso 12 settembre ha compiuto 79 anni di cui 47 trascorsi in prigione da vittima innocente di una scellerata persecuzione.
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Per un'informazione essenziale:
- Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Pomezia (Roma) 1996 (ora Roberto Massari Editore, Bolsena Vt).
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002.
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
Nella rete telematica e' disponibile una notizia sintetica in italiano dal titolo "Alcune parole per Leonard Peltier".
Ulteriori materiali di documentazione possono essere richiesti scrivendo ai nostri indirizzi di posta elettronica: freepeltierviterbo at tiscali.it e centropacevt at gmail.com

4. APPELLI. L'ASSOCIAZIONE "RESPIRARE" DI VITERBO FA PROPRIO E RILANCIA L'APPELLO DI ROMA: "PRESIDENTE BIDEN, LIBERI LEONARD PELTIER DA 47 ANNI PRIGIONIERO INNOCENTE"

In occasione del settantanovesimo anniversario della nascita di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente, da Roma e da altre citta' del Lazio e' stato diffuso un appello al Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia presidenziale che restituisca la liberta' all'eroe perseguitato universalmente noto come "il Nelson Mandela americano".
L'associazione "Respirare" di Viterbo fa proprio e rilancia l'appello di Roma: "Presidente Biden, liberi Leonard Peltier da 47 anni prigioniero innocente".
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Di seguito il testo integrale dell'appello.
Presidente Biden,
liberi Leonard Peltier da 47 anni prigioniero innocente.
Lei sa che il 12 settembre 2023 Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, ha compiuto 79 anni, dei quali gli ultimi 47 trascorsi in carcere, condannato per un delitto che non ha commesso.
Lei sa che Leonard Peltier e' innocente.
Lei sa che le cosiddette "testimonianze" contro Leonard Peltier si sono dimostrate false.
Lei sa che anche le cosiddette "prove" contro Leonard Peltier si sono dimostrate false.
Lei sa che lo stesso Procuratore capo dell'accusa che ottenne la condanna di Leonard Peltier ha poi riconosciuto e dichiarato che fu un errore giudiziario e Le ha scritto per chiederLe di concedere la grazia e liberare Leonard Peltier.
Lei sa che lo scorso anno una Commissione giuridica ad hoc dell'ONU ha riesaminato l'intero processo ed ha concluso che Leonard Peltier deve essere liberato.
Lei sa che milioni di persone di tutto il mondo hanno chiesto che Leonard Peltier sia liberato: persone come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu, persone come papa Francesco e il Dalai Lama.
Lei sa che innumerevoli associazioni democratiche della societa' civile di tutto il mondo hanno chiesto che Leonard Peltier sia liberato: associazioni prestigiose come Amnesty International.
Lei sa che un gran numero di istituzioni e di rappresentanze istituzionali di tutto il mondo hanno chiesto che Leonard Peltier sia liberato: istituzioni rilevanti come il Parlamento Europeo e rappresentanti istituzionali qualificati come i Sindaci di molte grandi citta'.
Lei sa che Leonard Peltier e' anziano e gravemente malato, e che anche dal carcere, in condizioni di estrema oppressione e sofferenza, ha costantemente continuato ad impegnarsi in difesa dei popoli oppressi, in difesa dei diritti umani, in difesa della Madre Terra, con la sua parola autorevole di martire perseguitato e di uomo di profonda spiritualita', con la poesia, con la pittura, con le attivita' educative e benefiche che con l'aiuto dei suoi sostenitori ha promosso a vantaggio dei piu' bisognosi di aiuto.
Lei ha il potere di liberare Leonard Peltier attraverso lo strumento della grazia presidenziale; Lei ha il potere di restituire la liberta' a un uomo innocente che ha subito una semisecolare crudelissima persecuzione, una lunghissima ingiustissima prigionia; Lei ha il potere di metter fine a un enorme scandalo, un'enorme assurdita', un'enorme iniquita'; Lei ha il potere di far finalmente prevalere la verita', la giustizia, l'umanita' liberando Leonard Peltier. Usi la prerogativa della grazia presidenziale e liberi finalmente Leonard Peltier: l'umanita' intera attende questo momento.
Presidente Biden,
liberi Leonard Peltier da 47 anni prigioniero innocente.
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Questo il testo integrale dell'appello.
Invitiamo ogni persona di volonta' buona a diffonderlo ulteriormente.
Invitiamo ogni persona di volonta' buona a scrivere direttamente al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere la liberazione di Leonard Peltier: le lettere (il cui testo puo' anche essere semplicemente "Free Leonard Peltier") possono essere inviate attraverso la pagina web dedicata del sito della Presidenza degli Stati Uniti d'America: www.whitehouse.gov/contact/
L'associazione "Respirare" di Viterbo
Viterbo, 27 settembre 2023
L'associazione e' stata promossa nel 2009 a Viterbo da associazioni e movimenti ecopacifisti e nonviolenti, per il diritto alla salute e la difesa dell'ambiente.

5. REPETITA IUVANT. ESPOSTO ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI ROMA

Alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
e per opportuna conoscenza:
al Presidente della Repubblica
ai Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica
alla Presidente del Consiglio dei Ministri
a tutte le ministre e i ministri, a tutti i senatori e le senatrici, a tutte le deputate e i deputati, agli ed alle europarlamentari elette ed eletti in Italia
a numerosi pubblici ufficiali cui incombe, ricevendo tale notitia criminis, di promuovere l'azione giudiziaria
ai mezzi d'informazione
a numerose persone di volonta' buona, associazioni democratiche, istituzioni fedeli alla legalita' costituzionale
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Oggetto: esposto relativo alla violazione dell'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana da parte del governo italiano.
Egregi signori,
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l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana e' inequivocabile. Esso recita: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parita' con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranita' necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".
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Il governo italiano ha violato l'articolo 11 della Costituzione in quanto:
a) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la fornitura di armi che la guerra alimentano;
b) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la propria aviazione militare che raccoglie informazioni e le invia all'esercito ucraino sul campo di battaglia (cfr. il servizio giornalistico apparso sul sito dell'autorevole agenzia giornalistica Ansa col titolo "La guerra dei top gun italiani", che fin dall'incipit esplicitamente afferma che "i nostri piloti, tra loro anche una donna, a bordo dei caccia catturano dati importanti che in poco tempo finiscono sui cellulari dei soldati ucraini sul campo di battaglia");
c) ostacola effettualmente ogni realistica ipotesi di "cessate il fuoco" ed ogni concreto impegno di pace sostenendo esplicitamente la tesi che la guerra deve concludersi non con un negoziato ma con la "vittoria" di una delle parti in conflitto (cfr. la dichiarazione della Presidente del Consiglio dei Ministri "scommettiamo sulla vittoria ucraina" riportata da numerosi mezzi d'informazione);
d) sostiene l'azione provocatrice ed eversiva della Nato che da decenni opera nell'Europa dell'est per destabilizzare gli equilibri regionali e suscitare conflitti (azione divenuta finanche esplicitamente terrorista e stragista durante la guerra di distruzione della Jugoslavia nel 1999).
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In flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione, il governo italiano arma e quindi alimenta la guerra, partecipa alla guerra e quindi alle stragi di cui ogni guerra sempre e solo consiste, e con cio' espone altresi' anche il nostro paese a subire le conseguenze della guerra, e - last, but not least - contribuisce all'escalation verso una guerra mondiale e nucleare che puo' metter fine all'intera civilta' umana.
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Egregi signori,
con il presente esposto si richiede il piu' tempestivo intervento per far cessare l'azione incostituzionale, folle e criminale del governo italiano.
Distinti saluti,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, primo agosto 2023

6. REPETITA IUVANT. UNA COSA UTILE PER LA PACE: BLOCCARE LA FORNITURA DI ARMI ASSASSINE, CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA

Ovviamente apprezzando e sostenendo le molte iniziative gia' in corso (e soprattutto quelle che concretamente recano aiuti umanitari e soccorrono, accolgono e assistono tutte le vittime e tutte le persone che dalla guerra fuggono e alla guerra si oppongono), vorremmo aggiungere una cosa da fare che ci sembra utile piu' di ogni altra per contribuire da qui, in Italia, a far cessare le stragi in Ucraina: bloccare la fornitura di armi assassine.
E per bloccare la fornitura di armi assassine occorre bloccare con specifiche e adeguate azioni dirette nonviolente le fabbriche di armi, i depositi di armi, i trasporti di armi, i centri decisionali e le strutture tecniche che le forniture di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Fornire armi assassine dove e' in corso una guerra significa partecipare a quella guerra, cosa esplicitamente vietata dall'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana.
Non vi e' infatti alcun dubbio che fornire armi assassine dove una guerra e' in corso e dove quindi esse vengono usate per uccidere degli esseri umani (e tutte le armi sono usate sempre e solo per uccidere) significa partecipare alla guerra e alle stragi di cui essa consiste, e il citato articolo 11 della Costituzione e' chiarissimo e inequivocabile al riguardo, aprendosi con queste precise parole: "L'Italia ripudia la guerra".
Pertanto, un governo italiano che decide di fornire armi assassine a un paese in guerra e' ipso facto in contrasto con la Costituzione cui ha giurato fedelta', ed e' quindi un governo fuorilegge, criminale, golpista. E chiunque in Italia cooperasse all'invio di armi assassine, o l'invio di armi assassine consentisse, sarebbe parimenti criminale.
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E' quindi diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi all'invio di armi assassine dove una guerra e' in corso.
Cosi' come e' diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi a un governo golpista e a chiunque coopera alla commissione di stragi.
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Come e' possibile contrastare questo crimine?
Come e' possibile fare qualcosa di concreto per salvare le vite di coloro che la guerra - che quelle armi assassine alimentano - uccide?
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi le fabbriche, i depositi, i trasporti di armi.
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi i centri decisionali e le strutture tecniche che quell'invio di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Naturalmente occorre:
a) individuare tutti i luoghi da bloccare ed organizzare adeguatamente il blocco della scellerata attivita' finalizzata all'invio di armi assassine ovvero all'uccisione di esseri umani;
b) formare adeguatamente le persone di volonta' buona disponibili a partecipare a tali azioni dirette nonviolente.
La nonviolenza infatti richiede una specifica accurata preparazione e una completa conoscenza e consapevolezza del significato e delle conseguenze delle proprie azioni, che essendo non simboliche ma concrete espongono chi le esegue alle ovvie rappresaglie da parte dei poteri la cui azione criminale si vuole impedire.
La nonviolenza infatti, nel suo impegno per salvare tutte le vite, richiede una rigorosa coerenza tra i mezzi e i fini, una piena coscienza delle personali sofferenze cui si puo' andare incontro, una nitida disponibilita' ad accettare di subire torti e persecuzioni senza reagire, a subire violenza senza opporre violenza.
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A oltre un anno dall'inizio della guerra in Ucraina scatenata dall'invasione militare per volonta' del folle e criminale autocrate russo, e' ormai chiaro ad ogni persona che tutti i governi attivamente coinvolti nella guerra, che la guerra e le stragi hanno alimentato e tuttora alimentano e che hanno impedito fin qui ogni tregua ed ogni trattativa di pace, non intendono affatto porre fine alle stragi, non intendono affatto salvare le vite umane che ogni giorno la guerra distrugge, ma anzi cooperano alla prosecuzione, all'intensificazione e all'estensione delle uccisioni di esseri umani, ed accrescono il pericolo che la guerra si faccia mondiale e nucleare e possa distruggere l'intera umana famiglia.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per contrastare questo abominevole massacro e il pericolo dell'apocalisse atomica.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per imporre ai governi la cessazione della guerra.
Hic et nunc solo l'azione diretta nonviolenta puo' concretamente contribuire a fermare le stragi e ad imporre ai governi di cessare il fuoco e avviare trattative di pace.
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Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

7. HERI DICEBAMUS. UNA PROPOSTA PER LE ELEZIONI EUROPEE DEL 2024: UNA LISTA NONVIOLENTA PER LA PACE E CONTRO IL RAZZISMO

Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
La politica dell'Unione Europea e' oggi caratterizzata da due orrori.
Il primo: la persecuzione dei migranti: col sostegno alle dittature che li imprigionano in condizioni disumane; con l'appalto ai poteri mafiosi in regime di monopolio della mobilita' per chi e' in fuga da guerre, dittature, fame e miseria; con la reclusione nei lager sia nei paesi di transito che in Europa; con la strage degli innocenti nel Mediterraneo; con lo schiavismo e l'apartheid in Europa. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
Il secondo: il sostegno alla prosecuzione della guerra in Ucraina che ogni giorno provoca altre stragi: con l'incessante fornitura di armi si alimenta la guerra e s'impedisce l'avvio di trattative di pace, e si contribuisce cosi' sia alla prosecuzione dello sterminio della popolazione ucraina vittima della guerra, sia all'escalation verso una guerra atomica che puo' mettere fine all'intera umanita'. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni politiche europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
I vertici dell'Unione Europea si sono peraltro ormai completamente prostituiti alla Nato, l'organizzazione terrorista e stragista che per conto del governo razzista e imperialista degli Stati Uniti d'America opera, dalla fine della Guerra fredda e con sempre maggiore intensita' ed accelerazione, per destabilizzare, asservire o distruggere non solo singole parti del continente europeo ma l'Europa intera. Abolire la Nato e' palesemente l'urgenza delle urgenze per dare all'Europa un futuro di pace.
Il Parlamento Europeo potrebbe e dovrebbe operare per la pace e in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e per la salvaguardia della biosfera, ma attualmente e' anch'esso complice della furia razzista e della furia bellica che si e' incistata nei governi dei paesi europei e nei vertici di tutte le istituzioni politiche europee.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
E l'Italia rischia di essere rappresentata unicamente da partiti fascisti, razzisti e bellicisti.
Esplicitamente fascista, razzista, bellicista ed ecocida e' tutta l'area governativa italiana.
Razzista si e' dimostrato il partito grillino, che durante la prima esperienza di governo ha condiviso e sostenuto la scellerata politica di brutale persecuzione dei migranti da parte del capo leghista che di quel governo era vicepresidente, ministro e magna pars.
Tragicamente bellicista e' il Pd (e quindi di fatto anche coloro che ad esso subalterni con esso si alleano e che pertanto al di la' del velame dei vaniloquenti proclami portano voti al partito della guerra in cambio di qualche scranno e prebenda).
Questa la triste e trista situazione.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Che fare, quindi?
Io credo che occorra costruire una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo.
Nonviolenta: che cioe' faccia della scelta della nonviolenza la discriminante fondamentale. La nonviolenza essendo l'unica lotta nitida e intransigente, concreta e coerente, contro tutte le violenze e le oppressioni; la nonviolenza essendo il fondamentale strumento teorico e pratico a disposizione della lotta del movimento delle oppresse e degli oppressi per la liberazione dell'umanita' e la salvaguardia dell'intero mondo vivente.
Per la pace: e quindi per il disarmo integrale e l'integrale smilitarizzazione dei conflitti, dei territori, delle societa', delle culture.
Contro il razzismo: e quindi per il pieno riconoscimento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani, poiche' siamo una sola famiglia umana in un unico mondo vivente.
E dire lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo significa dire una lista femminista ed ecologista, socialista e libertaria, delle classi sociali sfruttate e rapinate, delle oppresse e degli oppressi.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Se vogliamo aprire una riflessione comune e autentica, democratica e partecipata, fra tutte le persone e le esperienze disposte a riconoscersi in una prospettiva nonviolenta, femminista, ecologista, socialista e libertaria, per portare nel Parlamento Europeo la voce delle oppresse e degli oppressi e la lotta per la pace, l'affermazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani e la difesa della biosfera, il momento e' adesso.
Prenda la parola ogni persona ed ogni esperienza interessata.
Si promuovano ovunque possibile incontri di riflessione.

8. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI

Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com

9. REPETITA IUVANT. TRE TESI

La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

10. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE

Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it

11. REPETITA IUVANT. SOLIDALI CON LE DONNE IRANIANE NELLA LOTTA NONVIOLENTA PER I DIRITTI UMANI DI TUTTI GLI ESSERI UMANI

Siamo solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessi la repressione del movimento democratico e nonviolento delle donne - e degli uomini postisi alla loro sequela - che si riconosce nel motto "Donna, vita, liberta'", che siano liberate e liberati tutte le prigioniere e tutti i prigionieri politici, che cessi la violenza maschilista di stato, e che siano riconosciuti, rispettati e difesi tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Nessuna autorita' e' legittima se non rispetta la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

12. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 285 del 12 ottobre 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che negli anni Ottanta ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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