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[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 272
- Subject: [Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 272
- From: Centro di ricerca per la pace Centro di ricerca per la pace <centropacevt at gmail.com>
- Date: Fri, 29 Sep 2023 05:35:28 +0200
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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 272 del 29 settembre 2023
In questo numero:
1. Lea Melandri: La violenza maschile sulle donne non e' una malattia
2. Invito a Conferenza stampa sulla denuncia della presenza di armi nucleari in Italia
3. Quattro eroi del nostro tempo (scilicet: del tempo del ritorno dei fascisti al governo, e non solo)
4. "Presidente Biden, liberi Leonard Peltier da 47 anni prigioniero innocente". Un appello diffuso a Roma ed in altre citta' del Lazio in occasione del settantanovesimo anniversario della nascita di Leonard Peltier
5. Esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
6. Una cosa utile per la pace: bloccare la fornitura di armi assassine, con l'azione diretta nonviolenta
7. Una proposta per le elezioni europee del 2024: una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo
8. Alcuni riferimenti utili
9. Tre tesi
10. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
11. Solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani
12. Ripetiamo ancora una volta...
13. Guido Caldiron: Resistere alla jihad con un romanzo (2019)
1. L'ORA. LEA MELANDRI: LA VIOLENZA MASCHILE SULLE DONNE NON E' UNA MALATTIA
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 26 settembre 2023 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo]
Nelle ultime manifestazioni delle rete Non Una Di meno, impegnata in Italia e nel mondo fin dal 2016 contro la violenza di genere, e' comparso lo slogan "Il maschio violento non e' malato, e' il figlio sano del patriarcato". Il Progetto per la scuola del Ministro dell'Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara - "Educare alle relazioni" - sembra andare in una direzione opposta. Stando a dichiarazioni riportate dal quotidiano La Stampa del 23 settembre, il compito di affrontare la "cultura machista" e di avviare "una nuova narrazione del maschile e del femminile" dovrebbe essere affidato a un piano nazionale di azioni positive, rivolte a insegnanti e studenti, che il ministero sta mettendo a punto con l'Ordine degli Psicologi, con esplicito riferimento ai gruppi Balint.
Creati originariamente per la formazione dei medici di famiglia, impegnati in relazioni di cura di lunga durata e di particolare intimita' e intensita' emozionale, ed estesi successivamente ad altre figure professionali, la loro presenza nella scuola non e' nuova.
Lo e' invece l'iniziativa dell'attuale governo che viene al seguito di casi sempre piu' frequenti di violenza contro le donne, femminicidi e stupri, riconosciuti finalmente come prodotto di una cultura patriarcale ancora dominante, ma con grande celerita' cancellati come tali e ricondotti nell'ambito della patologia e del disagio psichico. La tentazione di medicalizzare fenomeni che appartengono nel loro fondamento alla storia e alla politica - perche' tali sono il potere che un sesso ha imposto all'altro e le costruzioni o differenze di genere date come "naturali" - si era gia' affacciata all'inizio degli anni Settanta con l'istituzione di due corsi di laurea di Psicologia a Roma e a Padova. Riletti, a distanza di 50 anni, gli Atti del convegno indetto dagli studenti a Padova nel marzo del 1973, a cui partecipammo sia io che Luisa Muraro e Elvio Fachinelli, redattori della rivista L'erba voglio, non si sa se disperarsi per la replica cieca di una involuzione che minacciava allora i movimenti non autoritari del '68 nella scuola, e oggi le teorie e le pratiche di oltre un secolo di femminismo, oppure sperare che sia una "ripresa" capace oggi di sciogliere gli annodamenti piu' ambigui tra amore, intimita' e violenza.
La prospettiva di consegnare a psicologi, psicoterapeuti e giudici, sottomessi a loro volta all'autorita' di un Ordine - per non dire di una corporazione - detentore di un sapere calato dall'esterno, non promette bene per quanto riguarda la liberta' di insegnanti e studenti intesa come confronto di esperienze e riflessione su vissuti che la scuola eredita dagli anni della crescita in famiglia. Scriveva gia' allora Luisa Muraro: "Di una cosa sono certa: e' vero che il sapere psicologico e' elaborato, trasmesso e usato contro di noi, contro quelli tra noi che non si conformano a modelli sociali, per sistemarci e classificarci a seconda: in ospedale, in manicomio, oppure per recuperarci per la famiglia e la fabbrica; questo riesce e funziona non tanto a partire da certe idee, ma a partire da una divisione tra competenti e incompetenti. E' questa divisione che lascia sprovveduti e disarmati di fronte alla decisione sociale di emarginare, di fronte alla interpretazione delle differenze di comportamento come deviazioni pericolose da curare. Io voglio capire quel che mi succede, e quello che succede a quelli che mi sono vicini, questo sapere non puo' stare in mano ad altri".
Non nego di aver avuto anch'io, nel corso del mio insegnamento in una scuola media inferiore, la tentazione di affidare un alunno particolarmente "difficile" allo psicologo. Poi mi resi conto che avrei ripetuto e confermato in questo modo l'esperienza di abbandono che il ragazzo doveva aver gia' vissuto in precedenza e che era forse la causa della sua aggressivita' verso di me e verso gli altri. Restava come soluzione quella di vedere se il suo comportamento era effettivamente cosi' eccezionale come sembrava, o se riproduceva in modo accentuato difficolta' di rapporti comuni a tutti i compagni di classe. Discutendo insieme dei loro rapporti mi resi conto che, via via, i ragazzi stessi fornivano delle spiegazioni, in modo tale che non c'era piu' il pericolo che il ruolo di chi spiega o interpreta venisse attribuito ad altri. E' di quegli stessi anni la nascita di gruppi di autoformazione, aperti e tali da mettere insegnanti e psicologi nella condizione di elaborare un sapere comune. L'idea era di evitare la deresponsabilizzazione che interviene quando si separa il proprio ruolo da quello dello psicologo, visto come depositario di una "competenza" e di un sapere risolutivo. Ora, quello che puo' accadere, come e' capitato con il "Piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere", approvato nel 2015 dal Consiglio dei Ministri, e' che non se ne faccia nulla. Ma il danno e' gia' nel tentativo di distorcere cambiamenti che sono avvenuti nella societa': la consapevolezza del significato politico del sessismo e la necessita' che entri nella scuola il materiale enorme di saperi, pratiche create da mezzo secolo di movimento delle donne. La risposta alla crisi e alla messa in discussione dei ruoli, familiari, professionali, per come li abbiamo ereditati, al disorientamento di generazioni senza prospettive di futuro, con l'enfatizzazione di una copertura di ordine e di sicurezza psicologica, che Fachinelli chiamerebbe un "sistema genitoriale accessorio", non puo' che confermare il dubbio che esistano ancora istituzioni in grado di rappresentare e governare un Paese.
2. INCONTRI. INVITO A CONFERENZA STAMPA SULLA DENUNCIA DELLA PRESENZA DI ARMI NUCLEARI IN ITALIA
[Riceviamo e diffondiamo]
La stampa, le autorita', le associazioni e le persone sono invitate a una conferenza stampa che si svolgera' di fronte alla base militare di Ghedi il 2 ottobre alle ore 10 prossimo venturo per presentare la denuncia sottoscritta da 22 esponenti di associazioni pacifiste e antimilitariste e singoli cittadini tesa ad accertare la presenza di ordigni nucleari in territorio italiano e, successivamente, di accertarne l'illegalita' sulla base della normativa interna e internazionale.
La conferenza stampa si svolge in un giorno evocativo, la Giornata Internazionale della Nonviolenza istituita dall'ONU e in un possibile e probabile "luogo del reato", la base militare di Ghedi che condivide con quella di Aviano il segreto di Pulcinella della presenza di un numero imprecisato di armi nucleari.
La denuncia fa seguito a una campagna iniziata due anni fa da un vasto settore del pacifismo italiano che ha chiesto uno studio a IALANA, associazione di giuristi specializzati in Diritto Internazionale, al fine di emettere un parere sulla legalita' delle armi nucleari.
Per partecipare alla conferenza stampa in forma virtuale e per informazioni scrivere a: denunciaarminucleari at proton.me
3. GALGENLIEDER. QUATTRO EROI DEL NOSTRO TEMPO (SCILICET: DEL TEMPO DEL RITORNO DEI FASCISTI AL GOVERNO, E NON SOLO)
I.
Lei vuole parlare di cose che solo lei ricorda
e non interessano piu' nessuno
Lui la uccide perche' quando e' troppo e' troppo
*
II.
No che non e' una malattia
se ho ammazzato mia moglie
ci avevo le mie buone ragioni
Un uomo deve saper comandare
un uomo deve saper dare l'esempio
*
III.
Tutte 'ste panzane che raccontano alla televisione
come se fosse strano che un uomo
ci ha le sue voglie e le soddisfa come gli pare
o alza le mani per farsi giustizia da se' a casa sua
come se fosse strano
che un capofamiglia mette in riga la moglie
che si scorda di stare sottomessa
come se non ci andassimo tutti
con le donne di strada la notte sulle strade
per poterle usare come prede e schiave
come se a qualcuno non gli piacesse
godersi e poi sfasciare una cosa bella
lasciandola spaccata li' per terra che nessun altro se la goda piu'
*
IV.
L'uomo si sa e' guerriero
gli piace l'odore del sangue
L'uomo si sa e' padrone
l'intero universo lo vuole ai suoi piedi
ogni cosa vuole poter distruggere
ogni essere vivente ammazzare
4. REPETITA IUVANT. "PRESIDENTE BIDEN, LIBERI LEONARD PELTIER DA 47 ANNI PRIGIONIERO INNOCENTE". UN APPELLO DIFFUSO A ROMA ED IN ALTRE CITTA' DEL LAZIO IN OCCASIONE DEL SETTANTANOVESIMO ANNIVERSARIO DELLA NASCITA DI LEONARD PELTIER
In occasione del settantanovesimo anniversario della nascita di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente, si sono svolte in molte citta' italiane iniziative per la sua liberazione.
A Roma ed in altre citta' del Lazio e' stato diffuso un appello al Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia presidenziale che restituisca la liberta' all'eroe perseguitato universalmente noto come "il Nelson Mandela americano".
Di seguito trascriviamo il testo dell'appello diffuso.
*
Presidente Biden,
liberi Leonard Peltier da 47 anni prigioniero innocente.
Lei sa che il 12 settembre 2023 Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, ha compiuto 79 anni, dei quali gli ultimi 47 trascorsi in carcere, condannato per un delitto che non ha commesso.
Lei sa che Leonard Peltier e' innocente.
Lei sa che le cosiddette "testimonianze" contro Leonard Peltier si sono dimostrate false.
Lei sa che anche le cosiddette "prove" contro Leonard Peltier si sono dimostrate false.
Lei sa che lo stesso Procuratore capo dell'accusa che ottenne la condanna di Leonard Peltier ha poi riconosciuto e dichiarato che fu un errore giudiziario e Le ha scritto per chiederLe di concedere la grazia e liberare Leonard Peltier.
Lei sa che lo scorso anno una Commissione giuridica ad hoc dell'ONU ha riesaminato l'intero processo ed ha concluso che Leonard Peltier deve essere liberato.
Lei sa che milioni di persone di tutto il mondo hanno chiesto che Leonard Peltier sia liberato: persone come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu, persone come papa Francesco e il Dalai Lama.
Lei sa che innumerevoli associazioni democratiche della societa' civile di tutto il mondo hanno chiesto che Leonard Peltier sia liberato: associazioni prestigiose come Amnesty International.
Lei sa che un gran numero di istituzioni e di rappresentanze istituzionali di tutto il mondo hanno chiesto che Leonard Peltier sia liberato: istituzioni rilevanti come il Parlamento Europeo e rappresentanti istituzionali qualificati come i Sindaci di molte grandi citta'.
Lei sa che Leonard Peltier e' anziano e gravemente malato, e che anche dal carcere, in condizioni di estrema oppressione e sofferenza, ha costantemente continuato ad impegnarsi in difesa dei popoli oppressi, in difesa dei diritti umani, in difesa della Madre Terra, con la sua parola autorevole di martire perseguitato e di uomo di profonda spiritualita', con la poesia, con la pittura, con le attivita' educative e benefiche che con l'aiuto dei suoi sostenitori ha promosso a vantaggio dei piu' bisognosi di aiuto.
Lei ha il potere di liberare Leonard Peltier attraverso lo strumento della grazia presidenziale; Lei ha il potere di restituire la liberta' a un uomo innocente che ha subito una semisecolare crudelissima persecuzione, una lunghissima ingiustissima prigionia; Lei ha il potere di metter fine a un enorme scandalo, un'enorme assurdita', un'enorme iniquita'; Lei ha il potere di far finalmente prevalere la verita', la giustizia, l'umanita' liberando Leonard Peltier. Usi la prerogativa della grazia presidenziale e liberi finalmente Leonard Peltier: l'umanita' intera attende questo momento.
Presidente Biden,
liberi Leonard Peltier da 47 anni prigioniero innocente.
*
Questo il testo dell'appello diffuso a Roma ed in altre citta' del Lazio.
Invitiamo ogni persona di volonta' buona a diffonderlo ulteriormente.
Invitiamo ogni persona di volonta' buona a scrivere direttamente al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere la liberazione di Leonard Peltier: le lettere (il cui testo puo' anche essere semplicemente "Free Leonard Peltier") possono essere inviate attraverso la pagina web dedicata del sito della Presidenza degli Stati Uniti d'America: www.whitehouse.gov/contact/
5. REPETITA IUVANT. ESPOSTO ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI ROMA
Alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
e per opportuna conoscenza:
al Presidente della Repubblica
ai Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica
alla Presidente del Consiglio dei Ministri
a tutte le ministre e i ministri, a tutti i senatori e le senatrici, a tutte le deputate e i deputati, agli ed alle europarlamentari elette ed eletti in Italia
a numerosi pubblici ufficiali cui incombe, ricevendo tale notitia criminis, di promuovere l'azione giudiziaria
ai mezzi d'informazione
a numerose persone di volonta' buona, associazioni democratiche, istituzioni fedeli alla legalita' costituzionale
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Oggetto: esposto relativo alla violazione dell'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana da parte del governo italiano.
Egregi signori,
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l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana e' inequivocabile. Esso recita: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parita' con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranita' necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".
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Il governo italiano ha violato l'articolo 11 della Costituzione in quanto:
a) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la fornitura di armi che la guerra alimentano;
b) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la propria aviazione militare che raccoglie informazioni e le invia all'esercito ucraino sul campo di battaglia (cfr. il servizio giornalistico apparso sul sito dell'autorevole agenzia giornalistica Ansa col titolo "La guerra dei top gun italiani", che fin dall'incipit esplicitamente afferma che "i nostri piloti, tra loro anche una donna, a bordo dei caccia catturano dati importanti che in poco tempo finiscono sui cellulari dei soldati ucraini sul campo di battaglia");
c) ostacola effettualmente ogni realistica ipotesi di "cessate il fuoco" ed ogni concreto impegno di pace sostenendo esplicitamente la tesi che la guerra deve concludersi non con un negoziato ma con la "vittoria" di una delle parti in conflitto (cfr. la dichiarazione della Presidente del Consiglio dei Ministri "scommettiamo sulla vittoria ucraina" riportata da numerosi mezzi d'informazione);
d) sostiene l'azione provocatrice ed eversiva della Nato che da decenni opera nell'Europa dell'est per destabilizzare gli equilibri regionali e suscitare conflitti (azione divenuta finanche esplicitamente terrorista e stragista durante la guerra di distruzione della Jugoslavia nel 1999).
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In flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione, il governo italiano arma e quindi alimenta la guerra, partecipa alla guerra e quindi alle stragi di cui ogni guerra sempre e solo consiste, e con cio' espone altresi' anche il nostro paese a subire le conseguenze della guerra, e - last, but not least - contribuisce all'escalation verso una guerra mondiale e nucleare che puo' metter fine all'intera civilta' umana.
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Egregi signori,
con il presente esposto si richiede il piu' tempestivo intervento per far cessare l'azione incostituzionale, folle e criminale del governo italiano.
Distinti saluti,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, primo agosto 2023
6. REPETITA IUVANT. UNA COSA UTILE PER LA PACE: BLOCCARE LA FORNITURA DI ARMI ASSASSINE, CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA
Ovviamente apprezzando e sostenendo le molte iniziative gia' in corso (e soprattutto quelle che concretamente recano aiuti umanitari e soccorrono, accolgono e assistono tutte le vittime e tutte le persone che dalla guerra fuggono e alla guerra si oppongono), vorremmo aggiungere una cosa da fare che ci sembra utile piu' di ogni altra per contribuire da qui, in Italia, a far cessare le stragi in Ucraina: bloccare la fornitura di armi assassine.
E per bloccare la fornitura di armi assassine occorre bloccare con specifiche e adeguate azioni dirette nonviolente le fabbriche di armi, i depositi di armi, i trasporti di armi, i centri decisionali e le strutture tecniche che le forniture di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Fornire armi assassine dove e' in corso una guerra significa partecipare a quella guerra, cosa esplicitamente vietata dall'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana.
Non vi e' infatti alcun dubbio che fornire armi assassine dove una guerra e' in corso e dove quindi esse vengono usate per uccidere degli esseri umani (e tutte le armi sono usate sempre e solo per uccidere) significa partecipare alla guerra e alle stragi di cui essa consiste, e il citato articolo 11 della Costituzione e' chiarissimo e inequivocabile al riguardo, aprendosi con queste precise parole: "L'Italia ripudia la guerra".
Pertanto, un governo italiano che decide di fornire armi assassine a un paese in guerra e' ipso facto in contrasto con la Costituzione cui ha giurato fedelta', ed e' quindi un governo fuorilegge, criminale, golpista. E chiunque in Italia cooperasse all'invio di armi assassine, o l'invio di armi assassine consentisse, sarebbe parimenti criminale.
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E' quindi diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi all'invio di armi assassine dove una guerra e' in corso.
Cosi' come e' diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi a un governo golpista e a chiunque coopera alla commissione di stragi.
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Come e' possibile contrastare questo crimine?
Come e' possibile fare qualcosa di concreto per salvare le vite di coloro che la guerra - che quelle armi assassine alimentano - uccide?
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi le fabbriche, i depositi, i trasporti di armi.
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi i centri decisionali e le strutture tecniche che quell'invio di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Naturalmente occorre:
a) individuare tutti i luoghi da bloccare ed organizzare adeguatamente il blocco della scellerata attivita' finalizzata all'invio di armi assassine ovvero all'uccisione di esseri umani;
b) formare adeguatamente le persone di volonta' buona disponibili a partecipare a tali azioni dirette nonviolente.
La nonviolenza infatti richiede una specifica accurata preparazione e una completa conoscenza e consapevolezza del significato e delle conseguenze delle proprie azioni, che essendo non simboliche ma concrete espongono chi le esegue alle ovvie rappresaglie da parte dei poteri la cui azione criminale si vuole impedire.
La nonviolenza infatti, nel suo impegno per salvare tutte le vite, richiede una rigorosa coerenza tra i mezzi e i fini, una piena coscienza delle personali sofferenze cui si puo' andare incontro, una nitida disponibilita' ad accettare di subire torti e persecuzioni senza reagire, a subire violenza senza opporre violenza.
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A oltre un anno dall'inizio della guerra in Ucraina scatenata dall'invasione militare per volonta' del folle e criminale autocrate russo, e' ormai chiaro ad ogni persona che tutti i governi attivamente coinvolti nella guerra, che la guerra e le stragi hanno alimentato e tuttora alimentano e che hanno impedito fin qui ogni tregua ed ogni trattativa di pace, non intendono affatto porre fine alle stragi, non intendono affatto salvare le vite umane che ogni giorno la guerra distrugge, ma anzi cooperano alla prosecuzione, all'intensificazione e all'estensione delle uccisioni di esseri umani, ed accrescono il pericolo che la guerra si faccia mondiale e nucleare e possa distruggere l'intera umana famiglia.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per contrastare questo abominevole massacro e il pericolo dell'apocalisse atomica.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per imporre ai governi la cessazione della guerra.
Hic et nunc solo l'azione diretta nonviolenta puo' concretamente contribuire a fermare le stragi e ad imporre ai governi di cessare il fuoco e avviare trattative di pace.
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Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
7. REPETITA IUVANT. UNA PROPOSTA PER LE ELEZIONI EUROPEE DEL 2024: UNA LISTA NONVIOLENTA PER LA PACE E CONTRO IL RAZZISMO
Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
La politica dell'Unione Europea e' oggi caratterizzata da due orrori.
Il primo: la persecuzione dei migranti: col sostegno alle dittature che li imprigionano in condizioni disumane; con l'appalto ai poteri mafiosi in regime di monopolio della mobilita' per chi e' in fuga da guerre, dittature, fame e miseria; con la reclusione nei lager sia nei paesi di transito che in Europa; con la strage degli innocenti nel Mediterraneo; con lo schiavismo e l'apartheid in Europa. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
Il secondo: il sostegno alla prosecuzione della guerra in Ucraina che ogni giorno provoca altre stragi: con l'incessante fornitura di armi si alimenta la guerra e s'impedisce l'avvio di trattative di pace, e si contribuisce cosi' sia alla prosecuzione dello sterminio della popolazione ucraina vittima della guerra, sia all'escalation verso una guerra atomica che puo' mettere fine all'intera umanita'. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni politiche europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
I vertici dell'Unione Europea si sono peraltro ormai completamente prostituiti alla Nato, l'organizzazione terrorista e stragista che per conto del governo razzista e imperialista degli Stati Uniti d'America opera, dalla fine della Guerra fredda e con sempre maggiore intensita' ed accelerazione, per destabilizzare, asservire o distruggere non solo singole parti del continente europeo ma l'Europa intera. Abolire la Nato e' palesemente l'urgenza delle urgenze per dare all'Europa un futuro di pace.
Il Parlamento Europeo potrebbe e dovrebbe operare per la pace e in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e per la salvaguardia della biosfera, ma attualmente e' anch'esso complice della furia razzista e della furia bellica che si e' incistata nei governi dei paesi europei e nei vertici di tutte le istituzioni politiche europee.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
E l'Italia rischia di essere rappresentata unicamente da partiti fascisti, razzisti e bellicisti.
Esplicitamente fascista, razzista, bellicista ed ecocida e' tutta l'area governativa italiana.
Razzista si e' dimostrato il partito grillino, che durante la prima esperienza di governo ha condiviso e sostenuto la scellerata politica di brutale persecuzione dei migranti da parte del capo leghista che di quel governo era vicepresidente, ministro e magna pars.
Tragicamente bellicista e' il Pd (e quindi di fatto anche coloro che ad esso subalterni con esso si alleano e che pertanto al di la' del velame dei vaniloquenti proclami portano voti al partito della guerra in cambio di qualche scranno e prebenda).
Questa la triste e trista situazione.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Che fare, quindi?
Io credo che occorra costruire una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo.
Nonviolenta: che cioe' faccia della scelta della nonviolenza la discriminante fondamentale. La nonviolenza essendo l'unica lotta nitida e intransigente, concreta e coerente, contro tutte le violenze e le oppressioni; la nonviolenza essendo il fondamentale strumento teorico e pratico a disposizione della lotta del movimento delle oppresse e degli oppressi per la liberazione dell'umanita' e la salvaguardia dell'intero mondo vivente.
Per la pace: e quindi per il disarmo integrale e l'integrale smilitarizzazione dei conflitti, dei territori, delle societa', delle culture.
Contro il razzismo: e quindi per il pieno riconoscimento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani, poiche' siamo una sola famiglia umana in un unico mondo vivente.
E dire lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo significa dire una lista femminista ed ecologista, socialista e libertaria, delle classi sociali sfruttate e rapinate, delle oppresse e degli oppressi.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Se vogliamo aprire una riflessione comune e autentica, democratica e partecipata, fra tutte le persone e le esperienze disposte a riconoscersi in una prospettiva nonviolenta, femminista, ecologista, socialista e libertaria, per portare nel Parlamento Europeo la voce delle oppresse e degli oppressi e la lotta per la pace, l'affermazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani e la difesa della biosfera, il momento e' adesso.
Prenda la parola ogni persona ed ogni esperienza interessata.
Si promuovano ovunque possibile incontri di riflessione.
8. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI
Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com
9. REPETITA IUVANT. TRE TESI
La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
10. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE
Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it
11. REPETITA IUVANT. SOLIDALI CON LE DONNE IRANIANE NELLA LOTTA NONVIOLENTA PER I DIRITTI UMANI DI TUTTI GLI ESSERI UMANI
Siamo solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessi la repressione del movimento democratico e nonviolento delle donne - e degli uomini postisi alla loro sequela - che si riconosce nel motto "Donna, vita, liberta'", che siano liberate e liberati tutte le prigioniere e tutti i prigionieri politici, che cessi la violenza maschilista di stato, e che siano riconosciuti, rispettati e difesi tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Nessuna autorita' e' legittima se non rispetta la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
12. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...
... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
13. LIBRI. GUIDO CALDIRON: RESISTERE ALLA JIHAD CON UN ROMANZO (2019)
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 17 febbraio 2019 riprendiamo e diffondiamo la seguente intervista dal titolo "Resistere alla jihad con un romanzo" e il sommario "Mohamed Mbougar Sarr. Intervista allo scrittore senegalese autore di "Terra violata" (e/o). Uno "Stato Islamico" in Africa, dove gli integralisti impongono con la violenza la loro "legge religiosa". Un giornale clandestino cerchera' di opporre alla barbarie montante il linguaggio della liberta'"]
La vicenda che narra Mohamed Mbougar Sarr in Terra violata, il romanzo appena pubblicato nella bella collana Dal mondo di e/o (pp. 208, euro 16), ha luogo in una citta' africana dal nome inventato, in uno Stato africano ugualmente non rintracciabile su nessuna carta geografica, ma non potrebbe essere piu' vera. Con una prosa lineare che rende con efficacia il dramma collettivo cui si assiste, e con il contrappunto delle pagine di un diario intimo aperto sull'orrore crescente della popolazione, il giovane talento della letteratura africana racconta della presa del potere da parte della "Fratellanza", un gruppo di feroci fondamentalisti islamici decisi ad imporre con la violenza la propria "legge religiosa", e delle forme di resistenza che si organizzano, prima fra tutte la nascita di un giornale clandestino d'opposizione che cerchera' di opporre alla barbarie montante il linguaggio della liberta'. Nato in Senegal nel 1990 in una famiglia di medici, passato per l'Ecole des hautes etudes en sciences sociales di Parigi, Mbougar Sarr ha all'attivo quattro romanzi e ha partecipato, accanto ad una decina di esponenti della societa' civile senegalese, al volume collettivo Politisez-vous! che auspica una rivoluzione pacifica dei giovani africani.
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- "Terra violata" racconta di una citta' africana dominata dagli jihadisti. Le e' servito da ispirazione quanto accaduto nel Nord del Mali piuttosto che nello Stato Islamico del Medioriente?
- Quando ho cominciato a lavorare al romanzo, tra il 2012 e il 2013, pensavo soprattutto alla minaccia costituita dall'integralismo islamico in Mali. Nel frattempo pero' anche la Siria aveva iniziato la sua lunga discesa verso il caos. Cosi', ho scelto che la citta' in cui si svolge gran parte della storia si chiamasse Kalep, una sorta di contrazione tra la maliana Kidal e la siriana Aleppo. Naturalmente quanto accaduto a Timbuctu', dove il gruppo jihadista Ansar Eddine ha distrutto nove mausolei pre-islamici, parte del patrimonio culturale dell'Africa occidentale e dell'intera umanita', mi ha spinto a raccontare questo orrore soprattutto pensando al Mali. Anche se la minaccia riguarda purtroppo tutto il mondo.
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- La minaccia jihadista e' spesso descritta nei termini di uno scontro tra Islam e Occidente. Questo romanzo, al contrario, ci ricorda come le prime vittime dei fondamentalisti siano i musulmani e le popolazioni arabe e africane.
- Questo e' un elemento che dovrebbe essere ormai chiaro a tutti, ma che paradossalmente si e' costretti a sottolineare ancora. L'integralismo islamico si nutre di un'ideologia di conquista globale che considera alla stregua di un "nemico" chiunque non aderisca ai suoi precetti o chi percepisce come un "alleato" dell'Occidente. Quella di lasciar credere - per primo all'Occidente stesso - che si trattasse solo di uno scontro tra islamici e occidentali e' stata una strategia deliberata. Certo, questa e' forse la componente maggiore nell'ideologia che alimenta il terrorismo, anche se nei fatti e' smentita ogni giorno. Prima di tutto perche' molti musulmani vivono proprio nei paesi occidentali o nei luoghi nei quali, ovunque nel mondo, questi fanatici hanno perpetrato i loro attentati. E penso in particolare a diversi Stati e citta' africane. Piu' che contro il solo Occidente, il terrore jihadista e' in guerra contro tutti coloro che, quale che sia la loro fede o il colore della loro pelle, non intendano sottomettersi a cio' che i fondamentalisti considerano come "la Verita'".
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- Il romanzo si apre con la scena raccapricciante di una folla eccitata che attende l'esecuzione pubblica di una coppia "colpevole" di essersi amata fuori dal matrimonio. Oltre a indagare le forme di resistenza, ha voluto descrivere come una dittatura possa trasformare gli individui e l'anima stessa di una societa'?
- Sono sempre stato interessato alle condizioni di vita durante una dittatura, un regime totalitario, uno stato d'assedio. Mi sono interrogato a lungo su quale potesse essere il quotidiano delle persone in tali circostanze. Come potevano fare i conti con la paura, con la minaccia e il pericolo permanenti. Cosa succede in tali situazioni? E' ovvio che tutti gli uomini cambiano a seconda di quanto accade intorno a loro, ma regimi brutali e coercitivi costringono ciascuno a pensare ed agire piu' velocemente: ad ogni istante la loro vita puo' essere messa in gioco. Una sorta di intensita' fisica e metafisica che apre molte possibilita' di scelta, di atteggiamenti, di morale. E' questa molteplicita' di comportamenti che mi interessava: chi resiste, chi si sottomette, chi tace, chi si astiene, chi collabora, chi soffre.
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- Lei ha spiegato che per definire la psicologia e il profilo dei personaggi di "Terra violata" si e' ispirato ad alcuni romanzi che hanno raccontato l'occupazione nazista della Francia.
- Il XX secolo costituisce una "materia prima" pressoche' infinita per esplorare questi temi. Per antonomasia secolo delle dittature piu' violente, disumane, tecnologiche, e dunque le piu' mostruose, offre informazioni e tracce preziose sulla psicologia della coercizione, della paura, della violenza. I regimi totalitari costringono gli individui ad assumere un nuovo linguaggio: una parte della loro violenza si esercita proprio con l'imposizione di una sorta di nuova grammatica, una nuova lingua; per dirlo ancor piu' chiaramente, sul pensiero e sullo spirito. Ho studiato a lungo il periodo dell'occupazione nazista della Francia: le testimonianze, le storie, i diari e, soprattutto, i romanzi. Mi sono serviti da ispirazione gli scritti di Albert Camus per Combat, il giornale antifascista a lungo clandestino, o un romanzo come L'Armee des ombres di Joseph Kessel. Mi hanno fatto riflettere sul modo in cui i "resistenti", i partigiani, si sono organizzati, ma mi hanno detto molto anche del loro coraggio. dei loro metodi. Allo stesso modo mi interessavano le figure dei collaborazionisti. C'era poi tutta una fetta della popolazione che non avresti saputo dire se stava fino in fondo dalla parte della resistenza o della collaborazione, o se si trovava in una specie di zona psicologica e morale intermedia. Percio', ho attinto da tutte queste tracce per costruire i personaggi e il clima di fondo del mio romanzo.
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- Non a caso anche i protagonisti del suo libro decidono di organizzare la resistenza allo "Stato Islamico" che si e' insediato nel loro paese dando vita ad un giornale clandestino.
- Sono assolutamente convinto, come dicevo, che il linguaggio, in quanto espressione del pensiero, e' una delle prime cose che ogni sorta di regime totalitario, politico o religioso - o le due cose insieme come accade spesso - cerca di controllare imponendo un determinato vocabolario, considerato capace di imbrigliare il pensiero. Per questo si tratta di un elemento centrale in molti romanzi distopici, come accade ad esempio nelle opere di George Orwell. E' quindi chiaro che e' prima di tutto sul terreno del linguaggio che si deve lottare per opporsi alla dittatura. Ma come procedere? Prima di tutto, come fanno i personaggi del romanzo per contrastare l'ideologia jihadista, ricorrendo a tutta la profondita', la ricchezza e le sfumature della lingua che i loro oppressori vorrebbero invece piatta e standardizzata. Personalmente ho scelto questo mestiere perche' credo nella capacita' della scrittura di elevare l'uomo, di immergerlo in cio' che la sua mente puo' avere di piu' complesso e piu' alto. Essere liberi significa essere in grado di usare la propria lingua per parlare al mondo come a se stessi.
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- L'altro elemento per il quale si caratterizza il regime che si e' imposto nella citta' di Kalep e' il controllo dei corpi, in particolare quello delle donne.
- L'ideologia islamista esprime da sempre una specie di paradosso a proposito del corpo delle donne. Se vogliono cosi' tanto coprirlo, controllarlo, nasconderlo, e' perche' lo desiderano tanto. E' strano, ma quello che vogliono cosi' intensamente fa loro altrettanta paura. Quello delle donne spaventa gli islamisti perche' e' un corpo politico: simboleggia cio' che potrebbe far vacillare i dogmi e i "principi eterni". Nella fase di preparazione del romanzo mi ha segnato moltissimo l'aver assistito a delle proteste delle donne del Nord del Mali contro la sopraffazione e le violenze degli jihadisti: non ho mai visto una rivolta cosi' decisa.
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- Per questo romanzo ha ricevuto il premio Ahmadou Kourouma. Qual e' il suo rapporto con l'opera del grande scrittore ivoriano, scomparso nel 2003, e come valuta l'approccio critico verso le elite africane post-coloniali, che lui espresse fin da "I soli delle indipendenze" (e/o) del 1968?
- Ammiro il suo lavoro, la sua energia, la sua inventiva e audacia linguistica. Non cerco di imitarlo, sarebbe impossibile. Ma cio' cui mi ispiro e' soprattutto la sua lucidita' e ironia. Ne I soli delle indipendenze guardava alle societa' post-coloniali africane con lucidita', senza alcun compiacimento, dipingendo un quadro molto cupo non solo del colonialismo, ma anche delle societa' africane corrotte che l'hanno seguito. E tutto cio', Kourouma lo raccontava con un umorismo estremo e contagioso.
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- Nel suo romanzo "Silence du choeur" (Editions Présence Africaine, 2017), inedito in Italia, racconta, dando voce a tutte le parti coinvolte - e ai rispettivi punti di vista -, l'arrivo di un gruppo di immigrati africani in un villaggio della Sicilia. Un modo per rispondere all'allarme che domina il dibattito sull'argomento in Europa?
- Non so se questa storia contiene le risposte alla crisi che il mondo attraversa oggi. Spero pero' che possa aver contribuito almeno a far si' che su questo tema ci si ponessero le domande in modo diverso. E' uno dei processi che i romanzi possono mettere in moto: suggerire che si guardi in modo diverso a quanto accade intorno a noi, concentrando la nostra attenzione sulla condizione umana, sulla vita interiore, sul complesso dell'anima piu' che sui grandi quesiti della geopolitica. Per questa via potremmo scoprire che cio' che e' davvero in crisi attualmente e' soprattutto la capacita' di alcuni uomini di accoglierne altri e, l'"altro da se'".
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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 272 del 29 settembre 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
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Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 272 del 29 settembre 2023
In questo numero:
1. Lea Melandri: La violenza maschile sulle donne non e' una malattia
2. Invito a Conferenza stampa sulla denuncia della presenza di armi nucleari in Italia
3. Quattro eroi del nostro tempo (scilicet: del tempo del ritorno dei fascisti al governo, e non solo)
4. "Presidente Biden, liberi Leonard Peltier da 47 anni prigioniero innocente". Un appello diffuso a Roma ed in altre citta' del Lazio in occasione del settantanovesimo anniversario della nascita di Leonard Peltier
5. Esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
6. Una cosa utile per la pace: bloccare la fornitura di armi assassine, con l'azione diretta nonviolenta
7. Una proposta per le elezioni europee del 2024: una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo
8. Alcuni riferimenti utili
9. Tre tesi
10. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
11. Solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani
12. Ripetiamo ancora una volta...
13. Guido Caldiron: Resistere alla jihad con un romanzo (2019)
1. L'ORA. LEA MELANDRI: LA VIOLENZA MASCHILE SULLE DONNE NON E' UNA MALATTIA
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 26 settembre 2023 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo]
Nelle ultime manifestazioni delle rete Non Una Di meno, impegnata in Italia e nel mondo fin dal 2016 contro la violenza di genere, e' comparso lo slogan "Il maschio violento non e' malato, e' il figlio sano del patriarcato". Il Progetto per la scuola del Ministro dell'Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara - "Educare alle relazioni" - sembra andare in una direzione opposta. Stando a dichiarazioni riportate dal quotidiano La Stampa del 23 settembre, il compito di affrontare la "cultura machista" e di avviare "una nuova narrazione del maschile e del femminile" dovrebbe essere affidato a un piano nazionale di azioni positive, rivolte a insegnanti e studenti, che il ministero sta mettendo a punto con l'Ordine degli Psicologi, con esplicito riferimento ai gruppi Balint.
Creati originariamente per la formazione dei medici di famiglia, impegnati in relazioni di cura di lunga durata e di particolare intimita' e intensita' emozionale, ed estesi successivamente ad altre figure professionali, la loro presenza nella scuola non e' nuova.
Lo e' invece l'iniziativa dell'attuale governo che viene al seguito di casi sempre piu' frequenti di violenza contro le donne, femminicidi e stupri, riconosciuti finalmente come prodotto di una cultura patriarcale ancora dominante, ma con grande celerita' cancellati come tali e ricondotti nell'ambito della patologia e del disagio psichico. La tentazione di medicalizzare fenomeni che appartengono nel loro fondamento alla storia e alla politica - perche' tali sono il potere che un sesso ha imposto all'altro e le costruzioni o differenze di genere date come "naturali" - si era gia' affacciata all'inizio degli anni Settanta con l'istituzione di due corsi di laurea di Psicologia a Roma e a Padova. Riletti, a distanza di 50 anni, gli Atti del convegno indetto dagli studenti a Padova nel marzo del 1973, a cui partecipammo sia io che Luisa Muraro e Elvio Fachinelli, redattori della rivista L'erba voglio, non si sa se disperarsi per la replica cieca di una involuzione che minacciava allora i movimenti non autoritari del '68 nella scuola, e oggi le teorie e le pratiche di oltre un secolo di femminismo, oppure sperare che sia una "ripresa" capace oggi di sciogliere gli annodamenti piu' ambigui tra amore, intimita' e violenza.
La prospettiva di consegnare a psicologi, psicoterapeuti e giudici, sottomessi a loro volta all'autorita' di un Ordine - per non dire di una corporazione - detentore di un sapere calato dall'esterno, non promette bene per quanto riguarda la liberta' di insegnanti e studenti intesa come confronto di esperienze e riflessione su vissuti che la scuola eredita dagli anni della crescita in famiglia. Scriveva gia' allora Luisa Muraro: "Di una cosa sono certa: e' vero che il sapere psicologico e' elaborato, trasmesso e usato contro di noi, contro quelli tra noi che non si conformano a modelli sociali, per sistemarci e classificarci a seconda: in ospedale, in manicomio, oppure per recuperarci per la famiglia e la fabbrica; questo riesce e funziona non tanto a partire da certe idee, ma a partire da una divisione tra competenti e incompetenti. E' questa divisione che lascia sprovveduti e disarmati di fronte alla decisione sociale di emarginare, di fronte alla interpretazione delle differenze di comportamento come deviazioni pericolose da curare. Io voglio capire quel che mi succede, e quello che succede a quelli che mi sono vicini, questo sapere non puo' stare in mano ad altri".
Non nego di aver avuto anch'io, nel corso del mio insegnamento in una scuola media inferiore, la tentazione di affidare un alunno particolarmente "difficile" allo psicologo. Poi mi resi conto che avrei ripetuto e confermato in questo modo l'esperienza di abbandono che il ragazzo doveva aver gia' vissuto in precedenza e che era forse la causa della sua aggressivita' verso di me e verso gli altri. Restava come soluzione quella di vedere se il suo comportamento era effettivamente cosi' eccezionale come sembrava, o se riproduceva in modo accentuato difficolta' di rapporti comuni a tutti i compagni di classe. Discutendo insieme dei loro rapporti mi resi conto che, via via, i ragazzi stessi fornivano delle spiegazioni, in modo tale che non c'era piu' il pericolo che il ruolo di chi spiega o interpreta venisse attribuito ad altri. E' di quegli stessi anni la nascita di gruppi di autoformazione, aperti e tali da mettere insegnanti e psicologi nella condizione di elaborare un sapere comune. L'idea era di evitare la deresponsabilizzazione che interviene quando si separa il proprio ruolo da quello dello psicologo, visto come depositario di una "competenza" e di un sapere risolutivo. Ora, quello che puo' accadere, come e' capitato con il "Piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere", approvato nel 2015 dal Consiglio dei Ministri, e' che non se ne faccia nulla. Ma il danno e' gia' nel tentativo di distorcere cambiamenti che sono avvenuti nella societa': la consapevolezza del significato politico del sessismo e la necessita' che entri nella scuola il materiale enorme di saperi, pratiche create da mezzo secolo di movimento delle donne. La risposta alla crisi e alla messa in discussione dei ruoli, familiari, professionali, per come li abbiamo ereditati, al disorientamento di generazioni senza prospettive di futuro, con l'enfatizzazione di una copertura di ordine e di sicurezza psicologica, che Fachinelli chiamerebbe un "sistema genitoriale accessorio", non puo' che confermare il dubbio che esistano ancora istituzioni in grado di rappresentare e governare un Paese.
2. INCONTRI. INVITO A CONFERENZA STAMPA SULLA DENUNCIA DELLA PRESENZA DI ARMI NUCLEARI IN ITALIA
[Riceviamo e diffondiamo]
La stampa, le autorita', le associazioni e le persone sono invitate a una conferenza stampa che si svolgera' di fronte alla base militare di Ghedi il 2 ottobre alle ore 10 prossimo venturo per presentare la denuncia sottoscritta da 22 esponenti di associazioni pacifiste e antimilitariste e singoli cittadini tesa ad accertare la presenza di ordigni nucleari in territorio italiano e, successivamente, di accertarne l'illegalita' sulla base della normativa interna e internazionale.
La conferenza stampa si svolge in un giorno evocativo, la Giornata Internazionale della Nonviolenza istituita dall'ONU e in un possibile e probabile "luogo del reato", la base militare di Ghedi che condivide con quella di Aviano il segreto di Pulcinella della presenza di un numero imprecisato di armi nucleari.
La denuncia fa seguito a una campagna iniziata due anni fa da un vasto settore del pacifismo italiano che ha chiesto uno studio a IALANA, associazione di giuristi specializzati in Diritto Internazionale, al fine di emettere un parere sulla legalita' delle armi nucleari.
Per partecipare alla conferenza stampa in forma virtuale e per informazioni scrivere a: denunciaarminucleari at proton.me
3. GALGENLIEDER. QUATTRO EROI DEL NOSTRO TEMPO (SCILICET: DEL TEMPO DEL RITORNO DEI FASCISTI AL GOVERNO, E NON SOLO)
I.
Lei vuole parlare di cose che solo lei ricorda
e non interessano piu' nessuno
Lui la uccide perche' quando e' troppo e' troppo
*
II.
No che non e' una malattia
se ho ammazzato mia moglie
ci avevo le mie buone ragioni
Un uomo deve saper comandare
un uomo deve saper dare l'esempio
*
III.
Tutte 'ste panzane che raccontano alla televisione
come se fosse strano che un uomo
ci ha le sue voglie e le soddisfa come gli pare
o alza le mani per farsi giustizia da se' a casa sua
come se fosse strano
che un capofamiglia mette in riga la moglie
che si scorda di stare sottomessa
come se non ci andassimo tutti
con le donne di strada la notte sulle strade
per poterle usare come prede e schiave
come se a qualcuno non gli piacesse
godersi e poi sfasciare una cosa bella
lasciandola spaccata li' per terra che nessun altro se la goda piu'
*
IV.
L'uomo si sa e' guerriero
gli piace l'odore del sangue
L'uomo si sa e' padrone
l'intero universo lo vuole ai suoi piedi
ogni cosa vuole poter distruggere
ogni essere vivente ammazzare
4. REPETITA IUVANT. "PRESIDENTE BIDEN, LIBERI LEONARD PELTIER DA 47 ANNI PRIGIONIERO INNOCENTE". UN APPELLO DIFFUSO A ROMA ED IN ALTRE CITTA' DEL LAZIO IN OCCASIONE DEL SETTANTANOVESIMO ANNIVERSARIO DELLA NASCITA DI LEONARD PELTIER
In occasione del settantanovesimo anniversario della nascita di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente, si sono svolte in molte citta' italiane iniziative per la sua liberazione.
A Roma ed in altre citta' del Lazio e' stato diffuso un appello al Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia presidenziale che restituisca la liberta' all'eroe perseguitato universalmente noto come "il Nelson Mandela americano".
Di seguito trascriviamo il testo dell'appello diffuso.
*
Presidente Biden,
liberi Leonard Peltier da 47 anni prigioniero innocente.
Lei sa che il 12 settembre 2023 Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, ha compiuto 79 anni, dei quali gli ultimi 47 trascorsi in carcere, condannato per un delitto che non ha commesso.
Lei sa che Leonard Peltier e' innocente.
Lei sa che le cosiddette "testimonianze" contro Leonard Peltier si sono dimostrate false.
Lei sa che anche le cosiddette "prove" contro Leonard Peltier si sono dimostrate false.
Lei sa che lo stesso Procuratore capo dell'accusa che ottenne la condanna di Leonard Peltier ha poi riconosciuto e dichiarato che fu un errore giudiziario e Le ha scritto per chiederLe di concedere la grazia e liberare Leonard Peltier.
Lei sa che lo scorso anno una Commissione giuridica ad hoc dell'ONU ha riesaminato l'intero processo ed ha concluso che Leonard Peltier deve essere liberato.
Lei sa che milioni di persone di tutto il mondo hanno chiesto che Leonard Peltier sia liberato: persone come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu, persone come papa Francesco e il Dalai Lama.
Lei sa che innumerevoli associazioni democratiche della societa' civile di tutto il mondo hanno chiesto che Leonard Peltier sia liberato: associazioni prestigiose come Amnesty International.
Lei sa che un gran numero di istituzioni e di rappresentanze istituzionali di tutto il mondo hanno chiesto che Leonard Peltier sia liberato: istituzioni rilevanti come il Parlamento Europeo e rappresentanti istituzionali qualificati come i Sindaci di molte grandi citta'.
Lei sa che Leonard Peltier e' anziano e gravemente malato, e che anche dal carcere, in condizioni di estrema oppressione e sofferenza, ha costantemente continuato ad impegnarsi in difesa dei popoli oppressi, in difesa dei diritti umani, in difesa della Madre Terra, con la sua parola autorevole di martire perseguitato e di uomo di profonda spiritualita', con la poesia, con la pittura, con le attivita' educative e benefiche che con l'aiuto dei suoi sostenitori ha promosso a vantaggio dei piu' bisognosi di aiuto.
Lei ha il potere di liberare Leonard Peltier attraverso lo strumento della grazia presidenziale; Lei ha il potere di restituire la liberta' a un uomo innocente che ha subito una semisecolare crudelissima persecuzione, una lunghissima ingiustissima prigionia; Lei ha il potere di metter fine a un enorme scandalo, un'enorme assurdita', un'enorme iniquita'; Lei ha il potere di far finalmente prevalere la verita', la giustizia, l'umanita' liberando Leonard Peltier. Usi la prerogativa della grazia presidenziale e liberi finalmente Leonard Peltier: l'umanita' intera attende questo momento.
Presidente Biden,
liberi Leonard Peltier da 47 anni prigioniero innocente.
*
Questo il testo dell'appello diffuso a Roma ed in altre citta' del Lazio.
Invitiamo ogni persona di volonta' buona a diffonderlo ulteriormente.
Invitiamo ogni persona di volonta' buona a scrivere direttamente al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere la liberazione di Leonard Peltier: le lettere (il cui testo puo' anche essere semplicemente "Free Leonard Peltier") possono essere inviate attraverso la pagina web dedicata del sito della Presidenza degli Stati Uniti d'America: www.whitehouse.gov/contact/
5. REPETITA IUVANT. ESPOSTO ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI ROMA
Alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
e per opportuna conoscenza:
al Presidente della Repubblica
ai Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica
alla Presidente del Consiglio dei Ministri
a tutte le ministre e i ministri, a tutti i senatori e le senatrici, a tutte le deputate e i deputati, agli ed alle europarlamentari elette ed eletti in Italia
a numerosi pubblici ufficiali cui incombe, ricevendo tale notitia criminis, di promuovere l'azione giudiziaria
ai mezzi d'informazione
a numerose persone di volonta' buona, associazioni democratiche, istituzioni fedeli alla legalita' costituzionale
*
Oggetto: esposto relativo alla violazione dell'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana da parte del governo italiano.
Egregi signori,
*
l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana e' inequivocabile. Esso recita: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parita' con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranita' necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".
*
Il governo italiano ha violato l'articolo 11 della Costituzione in quanto:
a) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la fornitura di armi che la guerra alimentano;
b) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la propria aviazione militare che raccoglie informazioni e le invia all'esercito ucraino sul campo di battaglia (cfr. il servizio giornalistico apparso sul sito dell'autorevole agenzia giornalistica Ansa col titolo "La guerra dei top gun italiani", che fin dall'incipit esplicitamente afferma che "i nostri piloti, tra loro anche una donna, a bordo dei caccia catturano dati importanti che in poco tempo finiscono sui cellulari dei soldati ucraini sul campo di battaglia");
c) ostacola effettualmente ogni realistica ipotesi di "cessate il fuoco" ed ogni concreto impegno di pace sostenendo esplicitamente la tesi che la guerra deve concludersi non con un negoziato ma con la "vittoria" di una delle parti in conflitto (cfr. la dichiarazione della Presidente del Consiglio dei Ministri "scommettiamo sulla vittoria ucraina" riportata da numerosi mezzi d'informazione);
d) sostiene l'azione provocatrice ed eversiva della Nato che da decenni opera nell'Europa dell'est per destabilizzare gli equilibri regionali e suscitare conflitti (azione divenuta finanche esplicitamente terrorista e stragista durante la guerra di distruzione della Jugoslavia nel 1999).
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In flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione, il governo italiano arma e quindi alimenta la guerra, partecipa alla guerra e quindi alle stragi di cui ogni guerra sempre e solo consiste, e con cio' espone altresi' anche il nostro paese a subire le conseguenze della guerra, e - last, but not least - contribuisce all'escalation verso una guerra mondiale e nucleare che puo' metter fine all'intera civilta' umana.
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Egregi signori,
con il presente esposto si richiede il piu' tempestivo intervento per far cessare l'azione incostituzionale, folle e criminale del governo italiano.
Distinti saluti,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, primo agosto 2023
6. REPETITA IUVANT. UNA COSA UTILE PER LA PACE: BLOCCARE LA FORNITURA DI ARMI ASSASSINE, CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA
Ovviamente apprezzando e sostenendo le molte iniziative gia' in corso (e soprattutto quelle che concretamente recano aiuti umanitari e soccorrono, accolgono e assistono tutte le vittime e tutte le persone che dalla guerra fuggono e alla guerra si oppongono), vorremmo aggiungere una cosa da fare che ci sembra utile piu' di ogni altra per contribuire da qui, in Italia, a far cessare le stragi in Ucraina: bloccare la fornitura di armi assassine.
E per bloccare la fornitura di armi assassine occorre bloccare con specifiche e adeguate azioni dirette nonviolente le fabbriche di armi, i depositi di armi, i trasporti di armi, i centri decisionali e le strutture tecniche che le forniture di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Fornire armi assassine dove e' in corso una guerra significa partecipare a quella guerra, cosa esplicitamente vietata dall'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana.
Non vi e' infatti alcun dubbio che fornire armi assassine dove una guerra e' in corso e dove quindi esse vengono usate per uccidere degli esseri umani (e tutte le armi sono usate sempre e solo per uccidere) significa partecipare alla guerra e alle stragi di cui essa consiste, e il citato articolo 11 della Costituzione e' chiarissimo e inequivocabile al riguardo, aprendosi con queste precise parole: "L'Italia ripudia la guerra".
Pertanto, un governo italiano che decide di fornire armi assassine a un paese in guerra e' ipso facto in contrasto con la Costituzione cui ha giurato fedelta', ed e' quindi un governo fuorilegge, criminale, golpista. E chiunque in Italia cooperasse all'invio di armi assassine, o l'invio di armi assassine consentisse, sarebbe parimenti criminale.
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E' quindi diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi all'invio di armi assassine dove una guerra e' in corso.
Cosi' come e' diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi a un governo golpista e a chiunque coopera alla commissione di stragi.
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Come e' possibile contrastare questo crimine?
Come e' possibile fare qualcosa di concreto per salvare le vite di coloro che la guerra - che quelle armi assassine alimentano - uccide?
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi le fabbriche, i depositi, i trasporti di armi.
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi i centri decisionali e le strutture tecniche che quell'invio di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Naturalmente occorre:
a) individuare tutti i luoghi da bloccare ed organizzare adeguatamente il blocco della scellerata attivita' finalizzata all'invio di armi assassine ovvero all'uccisione di esseri umani;
b) formare adeguatamente le persone di volonta' buona disponibili a partecipare a tali azioni dirette nonviolente.
La nonviolenza infatti richiede una specifica accurata preparazione e una completa conoscenza e consapevolezza del significato e delle conseguenze delle proprie azioni, che essendo non simboliche ma concrete espongono chi le esegue alle ovvie rappresaglie da parte dei poteri la cui azione criminale si vuole impedire.
La nonviolenza infatti, nel suo impegno per salvare tutte le vite, richiede una rigorosa coerenza tra i mezzi e i fini, una piena coscienza delle personali sofferenze cui si puo' andare incontro, una nitida disponibilita' ad accettare di subire torti e persecuzioni senza reagire, a subire violenza senza opporre violenza.
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A oltre un anno dall'inizio della guerra in Ucraina scatenata dall'invasione militare per volonta' del folle e criminale autocrate russo, e' ormai chiaro ad ogni persona che tutti i governi attivamente coinvolti nella guerra, che la guerra e le stragi hanno alimentato e tuttora alimentano e che hanno impedito fin qui ogni tregua ed ogni trattativa di pace, non intendono affatto porre fine alle stragi, non intendono affatto salvare le vite umane che ogni giorno la guerra distrugge, ma anzi cooperano alla prosecuzione, all'intensificazione e all'estensione delle uccisioni di esseri umani, ed accrescono il pericolo che la guerra si faccia mondiale e nucleare e possa distruggere l'intera umana famiglia.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per contrastare questo abominevole massacro e il pericolo dell'apocalisse atomica.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per imporre ai governi la cessazione della guerra.
Hic et nunc solo l'azione diretta nonviolenta puo' concretamente contribuire a fermare le stragi e ad imporre ai governi di cessare il fuoco e avviare trattative di pace.
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Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
7. REPETITA IUVANT. UNA PROPOSTA PER LE ELEZIONI EUROPEE DEL 2024: UNA LISTA NONVIOLENTA PER LA PACE E CONTRO IL RAZZISMO
Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
La politica dell'Unione Europea e' oggi caratterizzata da due orrori.
Il primo: la persecuzione dei migranti: col sostegno alle dittature che li imprigionano in condizioni disumane; con l'appalto ai poteri mafiosi in regime di monopolio della mobilita' per chi e' in fuga da guerre, dittature, fame e miseria; con la reclusione nei lager sia nei paesi di transito che in Europa; con la strage degli innocenti nel Mediterraneo; con lo schiavismo e l'apartheid in Europa. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
Il secondo: il sostegno alla prosecuzione della guerra in Ucraina che ogni giorno provoca altre stragi: con l'incessante fornitura di armi si alimenta la guerra e s'impedisce l'avvio di trattative di pace, e si contribuisce cosi' sia alla prosecuzione dello sterminio della popolazione ucraina vittima della guerra, sia all'escalation verso una guerra atomica che puo' mettere fine all'intera umanita'. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni politiche europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
I vertici dell'Unione Europea si sono peraltro ormai completamente prostituiti alla Nato, l'organizzazione terrorista e stragista che per conto del governo razzista e imperialista degli Stati Uniti d'America opera, dalla fine della Guerra fredda e con sempre maggiore intensita' ed accelerazione, per destabilizzare, asservire o distruggere non solo singole parti del continente europeo ma l'Europa intera. Abolire la Nato e' palesemente l'urgenza delle urgenze per dare all'Europa un futuro di pace.
Il Parlamento Europeo potrebbe e dovrebbe operare per la pace e in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e per la salvaguardia della biosfera, ma attualmente e' anch'esso complice della furia razzista e della furia bellica che si e' incistata nei governi dei paesi europei e nei vertici di tutte le istituzioni politiche europee.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
E l'Italia rischia di essere rappresentata unicamente da partiti fascisti, razzisti e bellicisti.
Esplicitamente fascista, razzista, bellicista ed ecocida e' tutta l'area governativa italiana.
Razzista si e' dimostrato il partito grillino, che durante la prima esperienza di governo ha condiviso e sostenuto la scellerata politica di brutale persecuzione dei migranti da parte del capo leghista che di quel governo era vicepresidente, ministro e magna pars.
Tragicamente bellicista e' il Pd (e quindi di fatto anche coloro che ad esso subalterni con esso si alleano e che pertanto al di la' del velame dei vaniloquenti proclami portano voti al partito della guerra in cambio di qualche scranno e prebenda).
Questa la triste e trista situazione.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Che fare, quindi?
Io credo che occorra costruire una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo.
Nonviolenta: che cioe' faccia della scelta della nonviolenza la discriminante fondamentale. La nonviolenza essendo l'unica lotta nitida e intransigente, concreta e coerente, contro tutte le violenze e le oppressioni; la nonviolenza essendo il fondamentale strumento teorico e pratico a disposizione della lotta del movimento delle oppresse e degli oppressi per la liberazione dell'umanita' e la salvaguardia dell'intero mondo vivente.
Per la pace: e quindi per il disarmo integrale e l'integrale smilitarizzazione dei conflitti, dei territori, delle societa', delle culture.
Contro il razzismo: e quindi per il pieno riconoscimento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani, poiche' siamo una sola famiglia umana in un unico mondo vivente.
E dire lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo significa dire una lista femminista ed ecologista, socialista e libertaria, delle classi sociali sfruttate e rapinate, delle oppresse e degli oppressi.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Se vogliamo aprire una riflessione comune e autentica, democratica e partecipata, fra tutte le persone e le esperienze disposte a riconoscersi in una prospettiva nonviolenta, femminista, ecologista, socialista e libertaria, per portare nel Parlamento Europeo la voce delle oppresse e degli oppressi e la lotta per la pace, l'affermazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani e la difesa della biosfera, il momento e' adesso.
Prenda la parola ogni persona ed ogni esperienza interessata.
Si promuovano ovunque possibile incontri di riflessione.
8. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI
Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com
9. REPETITA IUVANT. TRE TESI
La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
10. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE
Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it
11. REPETITA IUVANT. SOLIDALI CON LE DONNE IRANIANE NELLA LOTTA NONVIOLENTA PER I DIRITTI UMANI DI TUTTI GLI ESSERI UMANI
Siamo solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessi la repressione del movimento democratico e nonviolento delle donne - e degli uomini postisi alla loro sequela - che si riconosce nel motto "Donna, vita, liberta'", che siano liberate e liberati tutte le prigioniere e tutti i prigionieri politici, che cessi la violenza maschilista di stato, e che siano riconosciuti, rispettati e difesi tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Nessuna autorita' e' legittima se non rispetta la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
12. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...
... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
13. LIBRI. GUIDO CALDIRON: RESISTERE ALLA JIHAD CON UN ROMANZO (2019)
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 17 febbraio 2019 riprendiamo e diffondiamo la seguente intervista dal titolo "Resistere alla jihad con un romanzo" e il sommario "Mohamed Mbougar Sarr. Intervista allo scrittore senegalese autore di "Terra violata" (e/o). Uno "Stato Islamico" in Africa, dove gli integralisti impongono con la violenza la loro "legge religiosa". Un giornale clandestino cerchera' di opporre alla barbarie montante il linguaggio della liberta'"]
La vicenda che narra Mohamed Mbougar Sarr in Terra violata, il romanzo appena pubblicato nella bella collana Dal mondo di e/o (pp. 208, euro 16), ha luogo in una citta' africana dal nome inventato, in uno Stato africano ugualmente non rintracciabile su nessuna carta geografica, ma non potrebbe essere piu' vera. Con una prosa lineare che rende con efficacia il dramma collettivo cui si assiste, e con il contrappunto delle pagine di un diario intimo aperto sull'orrore crescente della popolazione, il giovane talento della letteratura africana racconta della presa del potere da parte della "Fratellanza", un gruppo di feroci fondamentalisti islamici decisi ad imporre con la violenza la propria "legge religiosa", e delle forme di resistenza che si organizzano, prima fra tutte la nascita di un giornale clandestino d'opposizione che cerchera' di opporre alla barbarie montante il linguaggio della liberta'. Nato in Senegal nel 1990 in una famiglia di medici, passato per l'Ecole des hautes etudes en sciences sociales di Parigi, Mbougar Sarr ha all'attivo quattro romanzi e ha partecipato, accanto ad una decina di esponenti della societa' civile senegalese, al volume collettivo Politisez-vous! che auspica una rivoluzione pacifica dei giovani africani.
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- "Terra violata" racconta di una citta' africana dominata dagli jihadisti. Le e' servito da ispirazione quanto accaduto nel Nord del Mali piuttosto che nello Stato Islamico del Medioriente?
- Quando ho cominciato a lavorare al romanzo, tra il 2012 e il 2013, pensavo soprattutto alla minaccia costituita dall'integralismo islamico in Mali. Nel frattempo pero' anche la Siria aveva iniziato la sua lunga discesa verso il caos. Cosi', ho scelto che la citta' in cui si svolge gran parte della storia si chiamasse Kalep, una sorta di contrazione tra la maliana Kidal e la siriana Aleppo. Naturalmente quanto accaduto a Timbuctu', dove il gruppo jihadista Ansar Eddine ha distrutto nove mausolei pre-islamici, parte del patrimonio culturale dell'Africa occidentale e dell'intera umanita', mi ha spinto a raccontare questo orrore soprattutto pensando al Mali. Anche se la minaccia riguarda purtroppo tutto il mondo.
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- La minaccia jihadista e' spesso descritta nei termini di uno scontro tra Islam e Occidente. Questo romanzo, al contrario, ci ricorda come le prime vittime dei fondamentalisti siano i musulmani e le popolazioni arabe e africane.
- Questo e' un elemento che dovrebbe essere ormai chiaro a tutti, ma che paradossalmente si e' costretti a sottolineare ancora. L'integralismo islamico si nutre di un'ideologia di conquista globale che considera alla stregua di un "nemico" chiunque non aderisca ai suoi precetti o chi percepisce come un "alleato" dell'Occidente. Quella di lasciar credere - per primo all'Occidente stesso - che si trattasse solo di uno scontro tra islamici e occidentali e' stata una strategia deliberata. Certo, questa e' forse la componente maggiore nell'ideologia che alimenta il terrorismo, anche se nei fatti e' smentita ogni giorno. Prima di tutto perche' molti musulmani vivono proprio nei paesi occidentali o nei luoghi nei quali, ovunque nel mondo, questi fanatici hanno perpetrato i loro attentati. E penso in particolare a diversi Stati e citta' africane. Piu' che contro il solo Occidente, il terrore jihadista e' in guerra contro tutti coloro che, quale che sia la loro fede o il colore della loro pelle, non intendano sottomettersi a cio' che i fondamentalisti considerano come "la Verita'".
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- Il romanzo si apre con la scena raccapricciante di una folla eccitata che attende l'esecuzione pubblica di una coppia "colpevole" di essersi amata fuori dal matrimonio. Oltre a indagare le forme di resistenza, ha voluto descrivere come una dittatura possa trasformare gli individui e l'anima stessa di una societa'?
- Sono sempre stato interessato alle condizioni di vita durante una dittatura, un regime totalitario, uno stato d'assedio. Mi sono interrogato a lungo su quale potesse essere il quotidiano delle persone in tali circostanze. Come potevano fare i conti con la paura, con la minaccia e il pericolo permanenti. Cosa succede in tali situazioni? E' ovvio che tutti gli uomini cambiano a seconda di quanto accade intorno a loro, ma regimi brutali e coercitivi costringono ciascuno a pensare ed agire piu' velocemente: ad ogni istante la loro vita puo' essere messa in gioco. Una sorta di intensita' fisica e metafisica che apre molte possibilita' di scelta, di atteggiamenti, di morale. E' questa molteplicita' di comportamenti che mi interessava: chi resiste, chi si sottomette, chi tace, chi si astiene, chi collabora, chi soffre.
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- Lei ha spiegato che per definire la psicologia e il profilo dei personaggi di "Terra violata" si e' ispirato ad alcuni romanzi che hanno raccontato l'occupazione nazista della Francia.
- Il XX secolo costituisce una "materia prima" pressoche' infinita per esplorare questi temi. Per antonomasia secolo delle dittature piu' violente, disumane, tecnologiche, e dunque le piu' mostruose, offre informazioni e tracce preziose sulla psicologia della coercizione, della paura, della violenza. I regimi totalitari costringono gli individui ad assumere un nuovo linguaggio: una parte della loro violenza si esercita proprio con l'imposizione di una sorta di nuova grammatica, una nuova lingua; per dirlo ancor piu' chiaramente, sul pensiero e sullo spirito. Ho studiato a lungo il periodo dell'occupazione nazista della Francia: le testimonianze, le storie, i diari e, soprattutto, i romanzi. Mi sono serviti da ispirazione gli scritti di Albert Camus per Combat, il giornale antifascista a lungo clandestino, o un romanzo come L'Armee des ombres di Joseph Kessel. Mi hanno fatto riflettere sul modo in cui i "resistenti", i partigiani, si sono organizzati, ma mi hanno detto molto anche del loro coraggio. dei loro metodi. Allo stesso modo mi interessavano le figure dei collaborazionisti. C'era poi tutta una fetta della popolazione che non avresti saputo dire se stava fino in fondo dalla parte della resistenza o della collaborazione, o se si trovava in una specie di zona psicologica e morale intermedia. Percio', ho attinto da tutte queste tracce per costruire i personaggi e il clima di fondo del mio romanzo.
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- Non a caso anche i protagonisti del suo libro decidono di organizzare la resistenza allo "Stato Islamico" che si e' insediato nel loro paese dando vita ad un giornale clandestino.
- Sono assolutamente convinto, come dicevo, che il linguaggio, in quanto espressione del pensiero, e' una delle prime cose che ogni sorta di regime totalitario, politico o religioso - o le due cose insieme come accade spesso - cerca di controllare imponendo un determinato vocabolario, considerato capace di imbrigliare il pensiero. Per questo si tratta di un elemento centrale in molti romanzi distopici, come accade ad esempio nelle opere di George Orwell. E' quindi chiaro che e' prima di tutto sul terreno del linguaggio che si deve lottare per opporsi alla dittatura. Ma come procedere? Prima di tutto, come fanno i personaggi del romanzo per contrastare l'ideologia jihadista, ricorrendo a tutta la profondita', la ricchezza e le sfumature della lingua che i loro oppressori vorrebbero invece piatta e standardizzata. Personalmente ho scelto questo mestiere perche' credo nella capacita' della scrittura di elevare l'uomo, di immergerlo in cio' che la sua mente puo' avere di piu' complesso e piu' alto. Essere liberi significa essere in grado di usare la propria lingua per parlare al mondo come a se stessi.
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- L'altro elemento per il quale si caratterizza il regime che si e' imposto nella citta' di Kalep e' il controllo dei corpi, in particolare quello delle donne.
- L'ideologia islamista esprime da sempre una specie di paradosso a proposito del corpo delle donne. Se vogliono cosi' tanto coprirlo, controllarlo, nasconderlo, e' perche' lo desiderano tanto. E' strano, ma quello che vogliono cosi' intensamente fa loro altrettanta paura. Quello delle donne spaventa gli islamisti perche' e' un corpo politico: simboleggia cio' che potrebbe far vacillare i dogmi e i "principi eterni". Nella fase di preparazione del romanzo mi ha segnato moltissimo l'aver assistito a delle proteste delle donne del Nord del Mali contro la sopraffazione e le violenze degli jihadisti: non ho mai visto una rivolta cosi' decisa.
*
- Per questo romanzo ha ricevuto il premio Ahmadou Kourouma. Qual e' il suo rapporto con l'opera del grande scrittore ivoriano, scomparso nel 2003, e come valuta l'approccio critico verso le elite africane post-coloniali, che lui espresse fin da "I soli delle indipendenze" (e/o) del 1968?
- Ammiro il suo lavoro, la sua energia, la sua inventiva e audacia linguistica. Non cerco di imitarlo, sarebbe impossibile. Ma cio' cui mi ispiro e' soprattutto la sua lucidita' e ironia. Ne I soli delle indipendenze guardava alle societa' post-coloniali africane con lucidita', senza alcun compiacimento, dipingendo un quadro molto cupo non solo del colonialismo, ma anche delle societa' africane corrotte che l'hanno seguito. E tutto cio', Kourouma lo raccontava con un umorismo estremo e contagioso.
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- Nel suo romanzo "Silence du choeur" (Editions Présence Africaine, 2017), inedito in Italia, racconta, dando voce a tutte le parti coinvolte - e ai rispettivi punti di vista -, l'arrivo di un gruppo di immigrati africani in un villaggio della Sicilia. Un modo per rispondere all'allarme che domina il dibattito sull'argomento in Europa?
- Non so se questa storia contiene le risposte alla crisi che il mondo attraversa oggi. Spero pero' che possa aver contribuito almeno a far si' che su questo tema ci si ponessero le domande in modo diverso. E' uno dei processi che i romanzi possono mettere in moto: suggerire che si guardi in modo diverso a quanto accade intorno a noi, concentrando la nostra attenzione sulla condizione umana, sulla vita interiore, sul complesso dell'anima piu' che sui grandi quesiti della geopolitica. Per questa via potremmo scoprire che cio' che e' davvero in crisi attualmente e' soprattutto la capacita' di alcuni uomini di accoglierne altri e, l'"altro da se'".
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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 272 del 29 settembre 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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Informativa sulla privacy
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