[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 271



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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 271 del 28 settembre 2023

In questo numero:
1. Lea Melandri: La pornografia che non si vede
2. Lisa Clark: Tra i venti di guerra, attualita' e urgenza del disarmo nucleare
3. Omero Dellistorti: Dialoghi minimi. Tutti gli uomini sono fratelli
4. "Presidente Biden, liberi Leonard Peltier da 47 anni prigioniero innocente". Un appello diffuso a Roma ed in altre citta' del Lazio in occasione del settantanovesimo anniversario della nascita di Leonard Peltier
5. Esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
6. Una cosa utile per la pace: bloccare la fornitura di armi assassine, con l'azione diretta nonviolenta
7. Una proposta per le elezioni europee del 2024: una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo
8. Alcuni riferimenti utili
9. Tre tesi
10. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
11. Solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani
12. Ripetiamo ancora una volta...
13. Itala Vivan: Ahmadou Kourouma, voci dolenti dalla nuova Africa

1. L'ORA. LEA MELANDRI: LA PORNOGRAFIA CHE NON SI VEDE
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 5 settembre 2023 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo]

La ministra delle Pari Opportunita', della Famiglia e della natalita', Eugenia Roccella, in una recente intervista al Quotidiano Nazionale ha sostenuto la necessita' di limitare ai minori l'accesso ai siti porno, trovando in questo un alleato in Rocco Siffredi, e nella sua competenza in materia.
"C'e' una pornografia  - ha detto la ministra delle Pari Opportunita', della Famiglia e della natalita', Eugenia Roccella, - che e' molto cambiata ed e' sempre piu' violenta e umiliante nei confronti delle donne (...) attraverso il porno possono passare forme di sessualita' brutali, e dobbiamo interrogarci sugli effetti che possono avere su un minore".
Puntare il dito contro la pornografia e' fin troppo facile, quando ci sono casi come quello di Palermo, e viene il dubbio che sia un modo per non affrontare il sessismo in tutte le sue manifestazioni, a partire da quelle che passano invisibili perche' considerate 'normali'. Una analoga via di fuga e' la proposta della castrazione chimica per lo  stupratore. Si potrebbe dire che il determinismo biologico ha un radicamento di incredibile durata, se non solo si continua a confondere la sessualita' con la procreazione, ma a riportare sull'organo sessuale maschile forme di violenza e di aggressivita' che vengono dall'esercizio di un potere patriarcale millenario.
All'origine della "guerra tra i sessi", come la chiama Pierre Bourdieu, c'e' innanzi tutto la riduzione di quel primo "straniero" che l'uomo conosce nella condizione di figlio, nel momento della sua maggiore dipendenza e inermita', a "natura inferiore", corpo, animalita', su cui poter affermare 'legittimamente' il dominio di un "principio paterno spirituale e immortale", per usare le parole di Bachofen.
Nel libro Sesso e carattere, che ha avuto fin dalla sua uscita nel 1903 una straordinaria diffusione in tutto il mondo, scrive Otto Weininger: "La donna si consuma tutta nella vita sessuale, nella sfera dell'accoppiamento e della procreazione, nella relazione cioe' di moglie e madre; essa ne viene totalmente assorbita, mentre l'uomo non e' solamente sessuale (...) Se le si domanda che concetto abbia del proprio Io, ella non sa rappresentarsi null'altro che il proprio corpo (...) vuole ella stessa venire utilizzata dall'uomo quale mezzo per uno scopo, vuol venire trattata come una cosa, un oggetto, una sua proprieta', venire da lui plasmata e trasformata a suo piacere".
Nella sua profonda misoginia, che lo portera' al suicidio a soli 23 anni, subito dopo aver finito la tesi di laurea - il libro che lo ha reso famoso -, non c'e' dubbio che Weininger abbia portato allo scoperto il fondamento di quella Ragione che ha segnato il lungo percorso della cultura occidentale e che, nonostante tanti cambiamenti, continua a ricomparire.
In un recente sondaggio pubblicato sull'Ansa del 31 agosto 2023 e' stato fatto notare che le donne "sono viste ancora come oggetto sessuale quanto e piu' degli anni '50", segno che il neofemminismo e movimenti come il Metoo "non sono bastati a modificare la prospettiva". Sui media e sui social il corpo femminile, per l'86% degli italiani, e' sempre piu' esposto, e la sua rappresentazione sta peggiorando.
In realta', un cambiamento c'e' stato, ed e' la maggiore liberta' e consapevolezza con cui le donne oggi guardano al destino loro assegnato: l'identificazione col corpo, un corpo a cui altri ha dato forme, identita', ruoli. La violenza degli uomini mostra oggi il suo volto piu' cinico e selvaggio, oltre che arcaico, quando e' praticata dal branco. Si puo' pensare che abbia influito in questo il venir meno di quei "riti di passaggio" che garantivano alla formazione del maschio la strada privilegiata verso corpi sociali di simili, dall'esercito alla chiesa.
Ma sarebbe un errore fermare l'attenzione e lo sdegno soltanto sulla "violenza manifesta" e non rendersi conto che alla base degli stupri e dei femminicidi, passati al momento in ombra, c'e' la stessa ideologia che, riducendo la donna a "corpo", "cosa", "oggetto", "proprieta'", di fatto ne legittima l'uso e la violazione. Piu' insidiosa, perche' "invisibile" e' la violenza che passa come 'normale', coperta da altri interessi.
Penso in particolare all'immagine della donna che domina ancora oggi nella pubblicita': quei corpi esposti allo sguardo maschile che fecero dire a Luce Irigaray: "corpi stuprabili". Perche' per vendere materassi c'e' bisogno di una donna seminuda che vi si stende sopra? Pochi giorni fa si e' visto il caso di una donna ricoperta di cioccolato su una tavola imbandita per il buffet dei dolci in un resort in Sardegna. Cosa puo' pensare un bambino davanti a queste immagini, se non che la donna e' "da letto", per dirla volgarmente, cioe' essenzialmente sessualita', o che e' una "pietanza"?  La prima e la piu' duratura delle violenze invisibili e' quella che passa attraverso le figure tradizionali del maschile e del femminile, le costruzioni di "genere" che strutturano ambiguamente sia rapporti di potere che quello che abbiamo finora chiamato amore: fusionalita', appartenenza intima a un altro essere, complementarieta'.
Di fronte a casi di particolare efferatezza, come gli stupri praticati da un branco di minorenni, la proposta che e' venuta dal versante istituzionale e' stata di portare le vittime nelle scuole, dove dare testimonianza di quello che hanno subito. Non sono certo la spettacolarizzazione e il voyeurismo, di cui gia' abbondano la cultura di massa e i social, ad aiutarci contro una rappresentazione del mondo che le donne stesse hanno forzatamente fatta propria.
Nella scuola vanno portate le consapevolezze, i saperi e le pratiche di movimenti, come l'antiautoritarismo e femminismo, che a partire dagli anni Settanta hanno formato nuove generazioni di donne e in parte anche di uomini.
Ma non e' un caso che siano proprio alcune delle intuizioni piu' radicali di quel decennio -la messa a tema delle problematiche del corpo, della cancellazione della donna come persona, della critica ai ruoli di genere, ecc. - a essere ostacolate, per non dire osteggiate da chi oggi proclama a gran voce la necessita' di "educare" e "prevenire".

2. L'ORA. LISA CLARK: TRA I VENTI DI GUERRA, ATTUALITA' E URGENZA DEL DISARMO NUCLEARE
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 26 settembre 2023 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo]

In questi giorni abbiamo consegnato ai militari della Base di Aviano la lettera che avevamo scritto loro il 9 agosto, nell'anniversario del bombardamento su Nagasaki: lo abbiamo condiviso con i partecipanti quella mattina, sul prato di fronte a uno dei cancelli di ingresso alla base. Sottolineando il motivo della manifestazione - il sostegno alla campagna "Italia, ripensaci" che chiede al governo italiano di avvicinarsi al Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari - auspicavamo di poter aprire uno scambio con il personale della base, un dialogo tra esseri umani che hanno a cuore il futuro di figli e nipoti, dell'umanita' intera, di Madre Terra.
Come nel famoso appello del 1955 di Bertrand Russell e Albert Einstein, prima di tutto dobbiamo ricordarci di essere membri di questa umanita' planetaria e non rimanere prigionieri delle alleanze militari, delle appartenenze nazionali, professionali o politiche. Tanto piu' che proprio in questo anno e mezzo di guerra in Ucraina la minaccia dell'uso delle armi nucleari e' tornata incredibilmente d'attualita'.
Da molto tempo, nell'attivita' internazionale per la messa al bando delle armi nucleari, ci sono stati fecondi rapporti con militari di varie nazionalita', principalmente dei due paesi con gli arsenali maggiori. E abbiamo imparato da loro che quegli strumenti dalle conseguenze catastrofiche infrangono tutti i fondamentali principi etici che guidano il comportamento dei militari, per gli stessi motivi per cui il loro uso costituisce un crimine di guerra o un crimine contro l'umanita': non vengono usati contro altre forze armate sul campo di battaglia, uccidono i non combattenti, avvelenano l'ambiente per anni rendendo impossibile la vita normale delle comunita', e cosi' via.
Il generale Usa Omar Bradley arrivo' a Hiroshima pochi giorni dopo il bombardamento del 6 agosto 1945. Scrisse nel suo diario: "In tecnologia militare siamo dei giganti, ma sul piano dell'etica siamo analfabeti. Abbiamo svelato i segreti dell'atomo, ma abbiamo dimenticato la lezione delle Beatitudini. Abbiamo sviluppato un potere privo di coscienza, una scienza priva di saggezza. Sappiamo infinitamente piu' sulla guerra che sulla pace, abbiamo imparato a uccidere molto meglio di quanto non abbiamo imparato a vivere".
Oggi, 26 settembre, e' la Giornata internazionale Onu per l'eliminazione di tutte le armi nucleari: ricorda la notte in cui il colonnello sovietico Stanislav Petrov, nel 1983, esattamente 40 anni fa, scelse di disobbedire ai protocolli e NON ordino' l'attacco nucleare massiccio contro le principali citta' statunitensi e dell'Europa occidentale in risposta ai segnali del monitoraggio satellitare che indicavano il lancio da parte degli Usa di 5 missili intercontinentali. Petrov intui' che poteva trattarsi di un'errata interpretazione del sistema di monitoraggio satellitare. Non fece niente. E cosi' non lancio' la prima azione di quella che sarebbe diventata una escalation nucleare capace, forse, di portare alla guerra totale...
Se oggi abbiamo un Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari (TPNW), che ne vieta l'uso, la produzione e lo stoccaggio, lo dobbiamo a una straordinaria coalizione globale, cresciuta nei decenni con il contributo di centinaia di associazioni di societa' civile, ma anche di enti locali (le citta' sono l'obiettivo delle armi nucleari!), di parlamentari, di giuristi, medici e infermieri, coordinati a partire dal 2007 da ICAN (la Campagna internazionale per l'abolizione delle armi nucleari, Premio Nobel per la Pace 2017). Due terzi degli Stati membri delle Nazioni unite hanno approvato il testo del TPNW nel 2017, che e' entrato in vigore il 22 gennaio 2021 con la ratifica da parte dei primi 50 Stati. Le ratifiche continuano (siamo a 69) e l'anno scorso si e' tenuta la prima conferenza degli Stati che sono parti contraenti del trattato. Vi hanno partecipato anche 34 Stati non aderenti, in qualita' di osservatori. Ma in tutto questo movimento verso il disarmo nucleare l'Italia governativa e' rimasta assente. A novembre si terra' la seconda conferenza degli Stati Parti al Palazzo di Vetro a New York. Come l'anno scorso per la prima conferenza, anche nel luglio scorso la Camera dei Deputati ha approvato una mozione che chiede al Governo di valutare la possibilita' di partecipare come osservatore alla conferenza a New York.
Per noi, Rete Italiana Pace e Disarmo e Senzatomica, promotori della Campagna "Italia, ripensaci", arrivare ad un avvicinamento del Governo italiano al TPNW e' l'obiettivo! Per raggiungere, anche in un secondo momento, la ratifica dell'Italia e la rimozione delle armi nucleari da Ghedi e Aviano. Il primo passo potrebbe senz'altro essere quello di "osservare" la conferenza di novembre a New York. E il secondo di inserire nel programma della Presidenza italiana del G7 del 2024 il tema del disarmo e della non proliferazione nucleare. Che l'Italia ci ripensi, e torni a svolgere un ruolo importante nel consesso internazionale che si impegna per creare strumenti di disarmo e di pace.

3. LA MEGLIO UMANITA'. OMERO DELLISTORTI: DIALOGHI MINIMI. TUTTI GLI UOMINI SONO FRATELLI

- Mi aiuti, sono caduto e non riesco a rialzarmi...
- E non si vergogna? Bella figura che ci facciamo con i turisti.
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- Mi aiuti, sono caduto e non riesco a rialzarmi...
- Chiami un medico, no? Deve scocciare proprio me?
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- Mi aiuti, sono caduto e non riesco a rialzarmi...
- Resti li', che se lo merita.
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- Mi aiuti, sono caduto e non riesco a rialzarmi...
- Ah si'? Adesso ti do' il resto.

4. REPETITA IUVANT. "PRESIDENTE BIDEN, LIBERI LEONARD PELTIER DA 47 ANNI PRIGIONIERO INNOCENTE". UN APPELLO DIFFUSO A ROMA ED IN ALTRE CITTA' DEL LAZIO IN OCCASIONE DEL SETTANTANOVESIMO ANNIVERSARIO DELLA NASCITA DI LEONARD PELTIER

In occasione del settantanovesimo anniversario della nascita di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente, si sono svolte in molte citta' italiane iniziative per la sua liberazione.
A Roma ed in altre citta' del Lazio e' stato diffuso un appello al Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia presidenziale che restituisca la liberta' all'eroe perseguitato universalmente noto come "il Nelson Mandela americano".
Di seguito trascriviamo il testo dell'appello diffuso.
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Presidente Biden,
liberi Leonard Peltier da 47 anni prigioniero innocente.
Lei sa che il 12 settembre 2023 Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, ha compiuto 79 anni, dei quali gli ultimi 47 trascorsi in carcere, condannato per un delitto che non ha commesso.
Lei sa che Leonard Peltier e' innocente.
Lei sa che le cosiddette "testimonianze" contro Leonard Peltier si sono dimostrate false.
Lei sa che anche le cosiddette "prove" contro Leonard Peltier si sono dimostrate false.
Lei sa che lo stesso Procuratore capo dell'accusa che ottenne la condanna di Leonard Peltier ha poi riconosciuto e dichiarato che fu un errore giudiziario e Le ha scritto per chiederLe di concedere la grazia e liberare Leonard Peltier.
Lei sa che lo scorso anno una Commissione giuridica ad hoc dell'ONU ha riesaminato l'intero processo ed ha concluso che Leonard Peltier deve essere liberato.
Lei sa che milioni di persone di tutto il mondo hanno chiesto che Leonard Peltier sia liberato: persone come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu, persone come papa Francesco e il Dalai Lama.
Lei sa che innumerevoli associazioni democratiche della societa' civile di tutto il mondo hanno chiesto che Leonard Peltier sia liberato: associazioni prestigiose come Amnesty International.
Lei sa che un gran numero di istituzioni e di rappresentanze istituzionali di tutto il mondo hanno chiesto che Leonard Peltier sia liberato: istituzioni rilevanti come il Parlamento Europeo e rappresentanti istituzionali qualificati come i Sindaci di molte grandi citta'.
Lei sa che Leonard Peltier e' anziano e gravemente malato, e che anche dal carcere, in condizioni di estrema oppressione e sofferenza, ha costantemente continuato ad impegnarsi in difesa dei popoli oppressi, in difesa dei diritti umani, in difesa della Madre Terra, con la sua parola autorevole di martire perseguitato e di uomo di profonda spiritualita', con la poesia, con la pittura, con le attivita' educative e benefiche che con l'aiuto dei suoi sostenitori ha promosso a vantaggio dei piu' bisognosi di aiuto.
Lei ha il potere di liberare Leonard Peltier attraverso lo strumento della grazia presidenziale; Lei ha il potere di restituire la liberta' a un uomo innocente che ha subito una semisecolare crudelissima persecuzione, una lunghissima ingiustissima prigionia; Lei ha il potere di metter fine a un enorme scandalo, un'enorme assurdita', un'enorme iniquita'; Lei ha il potere di far finalmente prevalere la verita', la giustizia, l'umanita' liberando Leonard Peltier. Usi la prerogativa della grazia presidenziale e liberi finalmente Leonard Peltier: l'umanita' intera attende questo momento.
Presidente Biden,
liberi Leonard Peltier da 47 anni prigioniero innocente.
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Questo il testo dell'appello diffuso a Roma ed in altre citta' del Lazio.
Invitiamo ogni persona di volonta' buona a diffonderlo ulteriormente.
Invitiamo ogni persona di volonta' buona a scrivere direttamente al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere la liberazione di Leonard Peltier: le lettere (il cui testo puo' anche essere semplicemente "Free Leonard Peltier") possono essere inviate attraverso la pagina web dedicata del sito della Presidenza degli Stati Uniti d'America: www.whitehouse.gov/contact/

5. REPETITA IUVANT. ESPOSTO ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI ROMA

Alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
e per opportuna conoscenza:
al Presidente della Repubblica
ai Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica
alla Presidente del Consiglio dei Ministri
a tutte le ministre e i ministri, a tutti i senatori e le senatrici, a tutte le deputate e i deputati, agli ed alle europarlamentari elette ed eletti in Italia
a numerosi pubblici ufficiali cui incombe, ricevendo tale notitia criminis, di promuovere l'azione giudiziaria
ai mezzi d'informazione
a numerose persone di volonta' buona, associazioni democratiche, istituzioni fedeli alla legalita' costituzionale
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Oggetto: esposto relativo alla violazione dell'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana da parte del governo italiano.
Egregi signori,
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l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana e' inequivocabile. Esso recita: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parita' con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranita' necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".
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Il governo italiano ha violato l'articolo 11 della Costituzione in quanto:
a) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la fornitura di armi che la guerra alimentano;
b) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la propria aviazione militare che raccoglie informazioni e le invia all'esercito ucraino sul campo di battaglia (cfr. il servizio giornalistico apparso sul sito dell'autorevole agenzia giornalistica Ansa col titolo "La guerra dei top gun italiani", che fin dall'incipit esplicitamente afferma che "i nostri piloti, tra loro anche una donna, a bordo dei caccia catturano dati importanti che in poco tempo finiscono sui cellulari dei soldati ucraini sul campo di battaglia");
c) ostacola effettualmente ogni realistica ipotesi di "cessate il fuoco" ed ogni concreto impegno di pace sostenendo esplicitamente la tesi che la guerra deve concludersi non con un negoziato ma con la "vittoria" di una delle parti in conflitto (cfr. la dichiarazione della Presidente del Consiglio dei Ministri "scommettiamo sulla vittoria ucraina" riportata da numerosi mezzi d'informazione);
d) sostiene l'azione provocatrice ed eversiva della Nato che da decenni opera nell'Europa dell'est per destabilizzare gli equilibri regionali e suscitare conflitti (azione divenuta finanche esplicitamente terrorista e stragista durante la guerra di distruzione della Jugoslavia nel 1999).
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In flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione, il governo italiano arma e quindi alimenta la guerra, partecipa alla guerra e quindi alle stragi di cui ogni guerra sempre e solo consiste, e con cio' espone altresi' anche il nostro paese a subire le conseguenze della guerra, e - last, but not least - contribuisce all'escalation verso una guerra mondiale e nucleare che puo' metter fine all'intera civilta' umana.
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Egregi signori,
con il presente esposto si richiede il piu' tempestivo intervento per far cessare l'azione incostituzionale, folle e criminale del governo italiano.
Distinti saluti,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, primo agosto 2023

6. REPETITA IUVANT. UNA COSA UTILE PER LA PACE: BLOCCARE LA FORNITURA DI ARMI ASSASSINE, CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA

Ovviamente apprezzando e sostenendo le molte iniziative gia' in corso (e soprattutto quelle che concretamente recano aiuti umanitari e soccorrono, accolgono e assistono tutte le vittime e tutte le persone che dalla guerra fuggono e alla guerra si oppongono), vorremmo aggiungere una cosa da fare che ci sembra utile piu' di ogni altra per contribuire da qui, in Italia, a far cessare le stragi in Ucraina: bloccare la fornitura di armi assassine.
E per bloccare la fornitura di armi assassine occorre bloccare con specifiche e adeguate azioni dirette nonviolente le fabbriche di armi, i depositi di armi, i trasporti di armi, i centri decisionali e le strutture tecniche che le forniture di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Fornire armi assassine dove e' in corso una guerra significa partecipare a quella guerra, cosa esplicitamente vietata dall'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana.
Non vi e' infatti alcun dubbio che fornire armi assassine dove una guerra e' in corso e dove quindi esse vengono usate per uccidere degli esseri umani (e tutte le armi sono usate sempre e solo per uccidere) significa partecipare alla guerra e alle stragi di cui essa consiste, e il citato articolo 11 della Costituzione e' chiarissimo e inequivocabile al riguardo, aprendosi con queste precise parole: "L'Italia ripudia la guerra".
Pertanto, un governo italiano che decide di fornire armi assassine a un paese in guerra e' ipso facto in contrasto con la Costituzione cui ha giurato fedelta', ed e' quindi un governo fuorilegge, criminale, golpista. E chiunque in Italia cooperasse all'invio di armi assassine, o l'invio di armi assassine consentisse, sarebbe parimenti criminale.
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E' quindi diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi all'invio di armi assassine dove una guerra e' in corso.
Cosi' come e' diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi a un governo golpista e a chiunque coopera alla commissione di stragi.
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Come e' possibile contrastare questo crimine?
Come e' possibile fare qualcosa di concreto per salvare le vite di coloro che la guerra - che quelle armi assassine alimentano - uccide?
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi le fabbriche, i depositi, i trasporti di armi.
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi i centri decisionali e le strutture tecniche che quell'invio di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Naturalmente occorre:
a) individuare tutti i luoghi da bloccare ed organizzare adeguatamente il blocco della scellerata attivita' finalizzata all'invio di armi assassine ovvero all'uccisione di esseri umani;
b) formare adeguatamente le persone di volonta' buona disponibili a partecipare a tali azioni dirette nonviolente.
La nonviolenza infatti richiede una specifica accurata preparazione e una completa conoscenza e consapevolezza del significato e delle conseguenze delle proprie azioni, che essendo non simboliche ma concrete espongono chi le esegue alle ovvie rappresaglie da parte dei poteri la cui azione criminale si vuole impedire.
La nonviolenza infatti, nel suo impegno per salvare tutte le vite, richiede una rigorosa coerenza tra i mezzi e i fini, una piena coscienza delle personali sofferenze cui si puo' andare incontro, una nitida disponibilita' ad accettare di subire torti e persecuzioni senza reagire, a subire violenza senza opporre violenza.
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A oltre un anno dall'inizio della guerra in Ucraina scatenata dall'invasione militare per volonta' del folle e criminale autocrate russo, e' ormai chiaro ad ogni persona che tutti i governi attivamente coinvolti nella guerra, che la guerra e le stragi hanno alimentato e tuttora alimentano e che hanno impedito fin qui ogni tregua ed ogni trattativa di pace, non intendono affatto porre fine alle stragi, non intendono affatto salvare le vite umane che ogni giorno la guerra distrugge, ma anzi cooperano alla prosecuzione, all'intensificazione e all'estensione delle uccisioni di esseri umani, ed accrescono il pericolo che la guerra si faccia mondiale e nucleare e possa distruggere l'intera umana famiglia.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per contrastare questo abominevole massacro e il pericolo dell'apocalisse atomica.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per imporre ai governi la cessazione della guerra.
Hic et nunc solo l'azione diretta nonviolenta puo' concretamente contribuire a fermare le stragi e ad imporre ai governi di cessare il fuoco e avviare trattative di pace.
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Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

7. REPETITA IUVANT. UNA PROPOSTA PER LE ELEZIONI EUROPEE DEL 2024: UNA LISTA NONVIOLENTA PER LA PACE E CONTRO IL RAZZISMO

Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
La politica dell'Unione Europea e' oggi caratterizzata da due orrori.
Il primo: la persecuzione dei migranti: col sostegno alle dittature che li imprigionano in condizioni disumane; con l'appalto ai poteri mafiosi in regime di monopolio della mobilita' per chi e' in fuga da guerre, dittature, fame e miseria; con la reclusione nei lager sia nei paesi di transito che in Europa; con la strage degli innocenti nel Mediterraneo; con lo schiavismo e l'apartheid in Europa. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
Il secondo: il sostegno alla prosecuzione della guerra in Ucraina che ogni giorno provoca altre stragi: con l'incessante fornitura di armi si alimenta la guerra e s'impedisce l'avvio di trattative di pace, e si contribuisce cosi' sia alla prosecuzione dello sterminio della popolazione ucraina vittima della guerra, sia all'escalation verso una guerra atomica che puo' mettere fine all'intera umanita'. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni politiche europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
I vertici dell'Unione Europea si sono peraltro ormai completamente prostituiti alla Nato, l'organizzazione terrorista e stragista che per conto del governo razzista e imperialista degli Stati Uniti d'America opera, dalla fine della Guerra fredda e con sempre maggiore intensita' ed accelerazione, per destabilizzare, asservire o distruggere non solo singole parti del continente europeo ma l'Europa intera. Abolire la Nato e' palesemente l'urgenza delle urgenze per dare all'Europa un futuro di pace.
Il Parlamento Europeo potrebbe e dovrebbe operare per la pace e in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e per la salvaguardia della biosfera, ma attualmente e' anch'esso complice della furia razzista e della furia bellica che si e' incistata nei governi dei paesi europei e nei vertici di tutte le istituzioni politiche europee.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
E l'Italia rischia di essere rappresentata unicamente da partiti fascisti, razzisti e bellicisti.
Esplicitamente fascista, razzista, bellicista ed ecocida e' tutta l'area governativa italiana.
Razzista si e' dimostrato il partito grillino, che durante la prima esperienza di governo ha condiviso e sostenuto la scellerata politica di brutale persecuzione dei migranti da parte del capo leghista che di quel governo era vicepresidente, ministro e magna pars.
Tragicamente bellicista e' il Pd (e quindi di fatto anche coloro che ad esso subalterni con esso si alleano e che pertanto al di la' del velame dei vaniloquenti proclami portano voti al partito della guerra in cambio di qualche scranno e prebenda).
Questa la triste e trista situazione.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Che fare, quindi?
Io credo che occorra costruire una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo.
Nonviolenta: che cioe' faccia della scelta della nonviolenza la discriminante fondamentale. La nonviolenza essendo l'unica lotta nitida e intransigente, concreta e coerente, contro tutte le violenze e le oppressioni; la nonviolenza essendo il fondamentale strumento teorico e pratico a disposizione della lotta del movimento delle oppresse e degli oppressi per la liberazione dell'umanita' e la salvaguardia dell'intero mondo vivente.
Per la pace: e quindi per il disarmo integrale e l'integrale smilitarizzazione dei conflitti, dei territori, delle societa', delle culture.
Contro il razzismo: e quindi per il pieno riconoscimento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani, poiche' siamo una sola famiglia umana in un unico mondo vivente.
E dire lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo significa dire una lista femminista ed ecologista, socialista e libertaria, delle classi sociali sfruttate e rapinate, delle oppresse e degli oppressi.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Se vogliamo aprire una riflessione comune e autentica, democratica e partecipata, fra tutte le persone e le esperienze disposte a riconoscersi in una prospettiva nonviolenta, femminista, ecologista, socialista e libertaria, per portare nel Parlamento Europeo la voce delle oppresse e degli oppressi e la lotta per la pace, l'affermazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani e la difesa della biosfera, il momento e' adesso.
Prenda la parola ogni persona ed ogni esperienza interessata.
Si promuovano ovunque possibile incontri di riflessione.

8. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI

Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com

9. REPETITA IUVANT. TRE TESI

La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

10. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE

Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it

11. REPETITA IUVANT. SOLIDALI CON LE DONNE IRANIANE NELLA LOTTA NONVIOLENTA PER I DIRITTI UMANI DI TUTTI GLI ESSERI UMANI

Siamo solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessi la repressione del movimento democratico e nonviolento delle donne - e degli uomini postisi alla loro sequela - che si riconosce nel motto "Donna, vita, liberta'", che siano liberate e liberati tutte le prigioniere e tutti i prigionieri politici, che cessi la violenza maschilista di stato, e che siano riconosciuti, rispettati e difesi tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Nessuna autorita' e' legittima se non rispetta la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

12. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

13. LIBRI. ITALA VIVAN: AHMADOU KOUROUMA, VOCI DOLENTI DALLA NUOVA AFRICA
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 24 settembre 2023 riprendiamo e diffondiamo la seguente intervista dal titolo "Ahmadou Kourouma, voci dolenti dalla nuova Africa" e il sommario "Geografie letterarie. Torna in libreria per e/o "I soli delle indipendenze", capolavoro dello scrittore malinke scomparso nel 2003. Un quadro satirico, ma realistico, dell'universo postcoloniale in forme visionarie e tragicomiche. L'originale usci' nel 1968 in Quebec, dopo essere stato rifiutato dai maggiori editori francesi. Dopo aver combattuto il colonialismo di Parigi, Fama, il protagonista, critica il nuovo potere che ha preso la forma di un regime autocratico, ipocrita e predatorio"]

Le edizioni e/o hanno appena ripubblicato uno dei grandi romanzi della tradizione narrativa africana, I soli delle indipendenze (traduzione di Monica Amari, pp. 192, euro 18) dello scrittore malinke Ahmadou Kourouma (1927-2003), gia' comparso nel 1996 con Jaca Book nella versione di Mario Bensi. L'originale era uscito nel 1968 in Quebec, dopo esser stato rifiutato dagli editori francesi. L'opera e' una pietra miliare nella storia delle letterature d'Africa, sia per le audaci e personalissime invenzioni stilistiche, sia per gli argomenti che affronta creando un quadro sarcastico e satirico, ma al contempo realistico, dell'universo postcoloniale articolato in modalita' visionarie e tragicomiche, in un linguaggio altamente inventivo, un francese plasmato sulla sottostante lingua africana di espressione orale. E' quindi doppiamente importante veder riaffiorare questo libro strabiliante che apri' la strada a tanti romanzi successivi e che comunque rimane un capolavoro unico nel suo genere. Anche oggi la rilevanza di quest'opera si riafferma prepotente per forza espressiva e originalita' stilistica, come pure per una capacita' di visione politica e culturale di drammatica vivezza.
I soli delle indipendenze narra di Fama Dumbuya, ultimo discendente dell'omonima famiglia principesca dello Horodugu, nell'attuale Guinea. Come lo stesso Kourouma, anche Fama e' un malinke, popolazione diffusa in varie parti dell'Africa Occidentale. All'apertura del romanzo corre affannosamente a un funerale, dove pero' il griot lo dileggia definendolo "avvoltoio", poiche' va ai funerali per saziarsi. E del resto lui stesso e' consapevole di essere decaduto e ridotto miseramente rispetto al rango della sua stirpe: "Proprio lui, Fama, nato nell'oro, nel cibo, negli onori, tra le donne! Educato per preferire l'oro all'oro, per scegliere il cibo prima degli altri e per dormire con la favorita scelta fra cento spose! Che cosa era diventato? Un avvoltoio".
Fama vive da parassita e grazie alla moglie Salimata che vende cibo cotto nel mercato cittadino. Con Salimata i rapporti sono tesi poiche' i figli non arrivano e i coniugi si accusano l'un l'altro d'essere sterili, mentre la donna ricorre a ogni mezzo pur di rimanere incinta, e vaga da un marabutto e uno stregone all'altro. Fama inoltre e' disgustato per come vanno le cose pubbliche. Lui, che ha combattuto contro il colonialismo francese e quindi ha criticato il nuovo ordine postcoloniale, si trova ora sottoposto a un regime che disprezza e che definisce sarcasticamente "i soli delle indipendenze", schernendone aspramente il carattere prevaricatore e autocratico, ipocrita e predatorio.
L'impostura e l'egoismo governano un mondo che si era aperto con tante promesse, e Fama si ritrova a riandare al passato con dolore e nostalgia. Percio', non appena ha notizia della morte dell'ultimo rappresentante dei Dumbuya i cui funerali avverranno nel villaggio avito di Togobala, in Guinea, si incammina per presenziarvi ed assumere la carica che gli spetta di nuovo principe Dumbuya. A Togobala, pero', dove arriva dopo un viaggio rocambolesco, trova che l'antico insediamento e' semiabbandonato e ormai in rovina, cosicche' la sua e' una ben magra eredita'. Quindi ritorna nella capitale portando con se' una seconda moglie che fa parte appunto dell'eredita', essendo la vedova del defunto suo predecessore Dumbuya.
Ma ecco sopraggiungere un'ondata di tumulti e cospirazioni in cui Fama e' coinvolto e che lo fanno finire in carcere, condannato ad anni di detenzione. Verra' improvvisamente amnistiato dopo qualche tempo, ma ormai la sua forte fibra di cacciatore e' intaccata, il suo animo piegato e sconvolto dalle sventure, e finira' ucciso da un coccodrillo dopo essersi buttato in un fiume per sfuggire alle guardie che lo inseguono per aver attraversato illegalmente dei confini per tornare a Togobala, dove non arrivera' mai.
La parabola tragica di Fama Dumbuya rispecchia l'impossibilita' per l'eroe di accettare una sorte sciagurata e un declino inesorabile, ma anche, d'altro canto, la sua incapacita' di incidere sulla realta' per mutarla imprimendole un corso diverso. Come gia' Okonkwo nel romanzo Il crollo di Chinua Achebe (1958), Fama si autodistrugge con un gesto clamoroso e quasi pirotecnico: ma qui non siamo piu' in epoca coloniale, e il malessere della societa' non puo' piu' venire imputato ai dominatori europei. Il male ha ormai corroso la nuova nazione africana guidata da un dittatoriale Houphouet-Boigny cui Kourouma allude apertamente.
Ahmadou Kourouma era nato intorno al 1927, in un potente clan malinke. Rimasto orfano, era stato cresciuto da uno zio che faceva l'infermiere, ma era soprattutto un grande cacciatore, e portava con se' il bambino nella foresta. Aveva vissuto fra Costa d'Avorio, Camerun, Togo e Francia, ma aveva girato il mondo. Dopo gli studi a Bamako, in Mali, aveva fatto il servizio militare coi francesi, in colonia, e avendo rifiutato di partecipare alla repressione d'una sommossa popolare era stato inviato per punizione a combattere in Indocina. Erano gli anni in cui si preparava la guerra del Vietnam: il giovane si trova sbalzato in un caos drammatico, proprio come accadra' all'eroe del suo romanzo Allah non e' mica obbligato (2000), ragazzo soldato travolto da vicende piu' grandi di lui, attore suo malgrado in una guerra insensata. Ritornato in Africa, Kourouma vive l'indipendenza della Costa d'Avorio nei primi anni '60.
Ma anche questa rivela presto aspetti negativi: tirannia, corruzione, ingiustizia. Kourouma reagisce, combatte contro quello che sta diventando un regime. E, mentre per guadagnarsi la vita diventa consulente economico finanziario, comincia a scrivere, creandosi un'arte tutta sua, originale e potente. Nel 1968 compare I soli delle indipendenze. "Ma allora che cosa ci hanno portato le indipendenze?", dice il protagonista Fama. "Nulla, a parte la carta d'identita' e la tessera del partito unico". La caustica descrizione schernisce sia la borghesia ingorda, che ha preso in mano il paese, sia i capi tradizionali corrotti e servili, incapaci di ripensare il proprio ruolo e abbandonare i privilegi in favore del bene della collettivita'.
Kourouma pago' cara l'opposizione al regime e le scelte politiche (era entrato nel Partito Comunista). Dovette lasciare la Costa d'Avorio, e passo' molto tempo prima che comparisse il secondo romanzo, Monne', oltraggi e provocazioni (1990). Ambientato in epoca coloniale, Monne' persegue la vena di feroce sarcasmo dell'opera prima, e Kourouma emerge come erede degli antichi griot, cantore audace e irriverente della storia africana, teso a denunciare i potenti ed evocare un intero popolo, quello di Soba, il cui re Djigui Keita diviene complice del francesi (chiamati "nazareni", cioe' cristiani).
Del 1998 e' il terzo romanzo, Aspettando il voto delle bestie selvagge, e del 2000 Allah non e' mica obbligato. Il primo e' una travolgente invettiva contro un orrendo tiranno africano, Koyaga, in cui si proiettano personaggi della storia recente, da Amin Dada a Bokassa, grottesco imperatore del Centro Africa. La narrazione ritmata si articola in sei "veglie" cantate da un poeta orale e percorre la storia dell'Africa e del colonialismo in un crescendo di furia che risponde pero' all'esigenza di spiegare l'Africa a se stessa, con le sue mitologie e filosofie. Allah non e' mica obbligato e' l'amarissima e demenziale storia contemporanea di un ragazzo soldato in Liberia, che esordisce con uno sberleffo da pagliaccio: "E per cominciare... e uno!... Mi chiamo Birahima e sono p'tit negre. Non perche' sono nero e bambino. No! Sono p'tit negre perche' parlo male il francese. Proprio cosi', davvero. Se si parla male il francese, si dice che si parla p'tit negre, anche se si e' adulti, anche vecchi, anche arabi, cinesi, bianchi, russi, anche americani, si e' sempre e comunque p'tit negre. Cosi' vuole la legge del francese quotidiano".
L'idea di imperniare la narrazione sulla figura del ragazzo soldato ha il piu' illustre precedente nel romanzo Sozaboy del nigeriano Ken Saro-Wiwa (1985), che dalla vicenda d'un soldier boy travolto dalla guerra civile trasse una frenetica storia impastata di linguaggi ibridi e invenzioni espressive. Infine, Kourouma ha ottenuto successo e premi anche in Francia, mentre consolidava il suo ruolo di intellettuale pubblico unendo la propria voce a quella di un gruppo di scrittori che si recarono in Ruanda dopo i massacri di hutu e tutsi e ne scrissero in toni drammatici.
Il grande scrittore malinke e' venuto piu' volte in Italia, anche al Festivaletteratura di Mantova, dove ha incantato tutti con le sue storie dei "mangiatori d'anime" appollaiati sugli alberi, in agguato, pronti a balzare sui passanti e farne preda.

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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 271 del 28 settembre 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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