[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 267



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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 267 del 24 settembre 2023

In questo numero:
1. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
2. Solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani
3. Il Requiem di Anna Achmatova e noi (2009)
4. Anna Achmatova: Requiem, nella traduzione di Carlo Riccio
5. Anna Achmatova: Requiem, nella traduzione di Evelina Pascucci
6. Anna Achmatova: Requiem, nella traduzione di Michele Colucci
7. Et coetera
8. Una postilla del 2014
5. Esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
6. Una cosa utile per la pace: bloccare la fornitura di armi assassine, con l'azione diretta nonviolenta
7. Una proposta per le elezioni europee del 2024: una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo
8. Alcuni riferimenti utili
9. Tre tesi
10. Ripetiamo ancora una volta...

1. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE

Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it

2. REPETITA IUVANT. SOLIDALI CON LE DONNE IRANIANE NELLA LOTTA NONVIOLENTA PER I DIRITTI UMANI DI TUTTI GLI ESSERI UMANI

Siamo solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessi la repressione del movimento democratico e nonviolento delle donne - e degli uomini postisi alla loro sequela - che si riconosce nel motto "Donna, vita, liberta'", che siano liberate e liberati tutte le prigioniere e tutti i prigionieri politici, che cessi la violenza maschilista di stato, e che siano riconosciuti, rispettati e difesi tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Nessuna autorita' e' legittima se non rispetta la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

3. REPETITA IUVANT. IL REQUIEM DI ANNA ACHMATOVA E NOI (2009)

Requiem e' il ciclo di poesie cui Anna Achmatova affida la sua piu' nitida e lancinante testimonianza contro il totalitarismo. Straziata da tanto orrore, colpita negli affetti piu' intimi dall'arresto del figlio, ed anch'essa perseguitata, Anna Achmatova leva qui la sua voce - sottile come un sospiro, e forte come una tempesta - a nome di tutte le vittime, in nome dell'umanita' intera.
Cosi' scrivevamo nel gennaio 2006 presentando due delle seguenti traduzioni in un fascicolo di "Voci e volti della nonviolenza".
Riproponendo questa straordinaria testimonianza di Anna Achmatova e' ineludibile il pensiero che - mutatis mutandis - analoga e' la condizione che oggi nel nostro paese vien fatta alle sorelle e ai fratelli migranti. E che qui e adesso alla totalitaria violenza razzista nel nostro paese imperversante occorre opporsi.

4. TESTI. ANNA ACHMATOVA: REQUIEM, NELLA TRADUZIONE DI CARLO RICCIO
[Da Anna Achmatova, Poema senza eroe e altre poesie, Einaudi, Torino 1966, 1993, pp. 24-55]

Requiem
1935-1940

No, non sotto un estraneo cielo,
Non al riparo d'ali estranee:
Ero allora col mio popolo,
La' dove il mio popolo, per sventura, era.

1961

*

In luogo di prefazione

Nei terribili anni della "ezovscina" ho trascorso diciassette mesi a fare la
coda presso le carceri di Leningrado. Una volta un tale mi "riconobbe". Allora una donna dalle labbra bluastre che stava dietro di me, e che, certamente, non aveva mai udito il mio nome, si ridesto' dal torpore proprio a noi tutti e mi domando' all'orecchio (li' tutti parlavano sussurrando):
- Ma lei puo' descrivere questo?
E io dissi:
- Posso.
Allora una specie di sorriso scivolo' per quello che una volta era stato il suo volto.

I aprile 1957. Leningrado

*

Dedica

Davanti a questa pena s'incurvano i monti,
Non scorre il grande fiume,
Ma tenaci sono i chiavistelli del carcere,
E dietro ad essi le "tane dell'ergastolo"
E una mortale angoscia.
Per chi spiri il vento fresco,
Per chi sia delizia il tramonto,
Noi non sappiamo, siamo ovunque le stesse,
Sentiamo solo l'odioso strider delle chiavi
E i passi pesanti dei soldati.
Ci si alzava come a una messa mattutina,
Si andava per la capitale abbandonata,
La' ci s'incontrava, piu' inanimate dei morti,
Il sole piu' in basso e piu' nebbiosa la Neva,
Ma la speranza canta sempre di lontano.
La condanna... E subito sgorgano le lagrime,
Ormai divisa da tutti,
Come se con dolore la vita dal cuore le strappassero.
Come se con rozzezza la rovesciassero indietro,
Ma cammina... Barcolla... Sola...
Dove sono ora le amiche occasionali
Di questi due miei anni maledetti?
Che appare loro nella bufera siberiana,
Che balugina nel disco lunare?
A loro invio il mio saluto d'addio.

Marzo 1940

*

Introduzione

Cio' accadde allorche' a sorridere
Era solo chi e' morto - lieto della pace.
E, appendice inutile, si sbatteva
Leningrado intorno alle sue carceri.
E allorche', impazzite di tormento,
Condannate ormai andavano le schiere
E breve canzone di distacco
I fischi cantavano delle locomotive.
Stelle di morte incombevano su noi
E innocente la Russia si torceva
Sotto sanguinosi stivali
E copertoni di neri cellulari.

*

1.

Ti hanno portato via all'alba,
Io ti venivo dietro, come a un funerale,
Nella stanza buia i bambini piangevano,
Sull'altarino il cero sgocciolava.
Sulle tue labbra il freddo dell'icona.
Il sudore mortale sulla fronte... Non si scorda!
Come le mogli degli strelizzi, ululero'
Sotto le torri del Cremlino.

1935. Mosca (Kutaf'ja)

*

2.

Placido scorre il placido Don,
Gialla luna entra nella casa.

Entra col cappello sulle ventitre',
Vede l'ombra la gialla luna.

Questa donna e' malata,
Questa donna e' sola,

Il marito nella tomba, il figlio in prigione.
Pregate per me.

*

3.

No, non sono io, e' qualcun altro che soffre.
Io non potrei esser cosi', ma quel che e' successo
Neri drappi lo ricoprano,
E portino via le lanterne...
Notte.

*

4.

Se mostrato t'avessero, burlona
E prediletta fra tutti gli amici,
Di Carskoe Selo' allegra peccatrice,
Quel che sarebbe della tua vita:
Startene, col pacco,
Trecentesima sotto le Croci
E con le tue lagrime cocenti
Sciogliere dell'anno nuovo il ghiaccio.
La' si dondola il pioppo del carcere,
E non un suono - ma quante
Incolpevoli vite vi hanno fine...

*

5.

Diciassette mesi che grido,
Ti chiamo a casa.
Mi gettavo ai piedi del boia,
Figlio mio e mio terrore.
Tutto s'e' confuso per sempre,
E non riesco a capire
Ora chi sia belva e chi uomo,
E se a lungo attendero' l'esecuzione.
E solo fiori polverosi, e il tintinnio
Del turibolo, e le tracce
Chissa' dove nel nulla.
E diritto negli occhi mi fissa
E una prossima morte minaccia
L'enorme stella.

*

6.

Lievi volano le settimane,
Quel che e' stato non capisco.
Come ti guardavano, figlio,
Le notti bianche, in carcere,
Com'esse di nuovo guardano
Con occhio ardente di sparviero,
E della tua alta croce
E della morte parlano.

1939

*

7.

La sentenza

Ed e' caduta la parola di pietra
Sul mio petto ancor vivo.
Non e' nulla, vi ero preparata,
Ne verro' a capo in qualche modo.

Ho molto da fare, oggi:
Bisogna uccidere fino in fondo la memoria,
Bisogna che l'anima si pietrifichi,
Bisogna di nuovo imparare a vivere,

Se no... L'ardente stormire dell'estate,
Come una festa oltre la finestra.
Da tempo avevo presentito questo
Giorno radioso e la casa vuota.

1939. Estate

*

8.

Alla morte

Tu lo stesso verrai - perche' non subito allora?
T'aspetto - ho molta pena.
Ho spento la luce e aperto l'uscio
A te, cosi' semplice e prodigiosa.
Prendi per questo l'aspetto che vuoi,
Penetra come un proiettile avvelenato
O furtiva avvicinati come un esperto bandito,
O avvelenami col delirio del tifo.
O con una storiella da te inventata
E a tutti nota fino alla nausea,
Ch'io veda l'azzurra sommita' del berretto
E il capofabbricato pallido di paura.
Ora tutto e' uguale per me. Turbina lo Enisej,
Brilla la stella polare.
E l'estremo terrore offusca
Il bagliore turchino degli occhi adorati.

19 agosto 1939. Casa delle Fontane

*

9.

La follia ormai con la sua ala
Ha coperto una meta' dell'anima.
E un vino di fuoco mesce
E in una nera valle invita.

E ho compreso che ad essa
Devo cedere la vittoria,
Prestando ascolto al mio delirio
Come se ormai fosse di un altro.

E nulla essa mi consente
Di portare via con me
(Per quanto la si implori
E la si annoi con le preghiere):

Ne' gli occhi spaventosi di mio figlio -
Pietrificata sofferenza -,
Ne' il giorno in cui venne la bufera,
Ne' l'ora della visita in prigione,

Ne' il caro refrigerio delle mani,
Ne' le ombre agitate dei tigli,
Ne' un lieve suono di lontano -
Le parole dei conforti estremi.

4 maggio 1940. Casa delle Fontane

*

10.

La crocifissione

Non singhiozzare per Me, Madre, che giaccio nella bara.

I.

Il coro degli angeli glorifico' l'ora solenne
E i cieli si sciolsero nel fuoco.
Al Padre disse: "Perche' Mi hai abbandonato?"
E alla Madre: "Oh, non singhiozzare per Me..."

II.

Maddalena si disperava e singhiozzava,
Il discepolo prediletto era impietrito,
E la' dove in silenzio stava la Madre
Nessuno osava neppure volgere lo sguardo.

1940-1943

*

Epilogo

I.

Ho appreso come s'infossino i volti,
Come di sotto alle palpebre s'affacci la paura,
Come dure pagine di scrittura cuneiforme
Il dolore tracci sulle guance,
Come i riccioli da cinerei e neri
D'un tratto si facciano d'argento,
Il sorriso appassisca sulle labbra rassegnate,
E in un ghigno arido tremi lo spavento.
E non per me sola prego,
Ma per tutti coloro che erano con me, laggiu',
Nel freddo spietato, nell'afa di luglio,
Sotto la rossa muraglia abbacinata.

II.

S'e' di nuovo avvicinata l'ora del suffragio.
Vi vedo, vi ascolto, vi sento:

E colei che fu a stento condotta allo spioncino,
E colei che non calpesta il suolo natale,

E colei che, scrollando la bella testa,
Disse: "Qui vengo, come a casa".

Avrei voluto chiamare tutte per nome,
Ma hanno portato via l'elenco, e non so come fare.

Per loro ho intessuto un'ampia coltre
Di povere parole, che ho inteso da loro.

Di loro mi rammento sempre e in ogni dove,
Di loro neppure in una nuova disgrazia mi scordero',

E se mi chiuderanno la bocca tormentata
Con cui grida un popolo di cento milioni,

Che esse mi commemorino allo stesso modo
Alla vigilia del mio giorno di suffragio.

E se un giorno in questo paese
Pensassero di erigermi un monumento,

Acconsento ad esser celebrata,
Ma solo a condizione di non porlo

Ne' accanto al mare dov'io nacqui:
Col mare l'ultimo legame e' reciso,

Ne' del giardino dello zar presso il desiato ceppo,
Dove l'ombra sconsolata mi cerca,

Ma qui, dove stetti per trecento ore
E dove non mi aprirono il chiavistello.

Perche' anche nella beata morte temo
Di dimenticare lo strepito delle nere "marusi",

Di dimenticare come sbatteva l'odiosa porta
E una vecchia ululava da bestia ferita.

E che dalle immobili palpebre di bronzo
Come lagrime fluisca la neve disciolta.

E il colombo del carcere che tubi di lontano,
E placide per la Neva vadano le navi.

1940. Marzo

5. TESTI. ANNA ACHMATOVA: REQUIEM, NELLA TRADUZIONE DI EVELINA PASCUCCI
[Da Anna Achmatova, Io sono la vostra voce..., Edizioni Studio Tesi, Pordenone 1990, 1995, pp. 192-207]

Requiem
1935-1940

No! Non sotto estraneo cielo,
Non sotto ali straniere a difesa,
Ero con il mio popolo allora,
La' dove esso era, per sciagura

1961

*

In luogo di prefazione

Negli anni terribili della "ezovscina" io trascorsi diciassette mesi in code d'attesa fuori del carcere, a Leningrado. Un giorno qualcuno mi "riconobbe". Allora una donna dietro di me, con le labbra livide, che certamente in vita sua mai aveva sentito il mio nome, riprendendosi dal torpore mentale che ci accomunava, mi domando' all'orecchio (li' comunicavamo tutti sottovoce):
"Ma lei questo puo' descriverlo?".
E io dissi:
"Posso".
Allora una specie di sorriso scorse per quello che una volta era il suo viso.

I aprile 1957
Leningrado

*

Dedica

Le montagne si piegano dinanzi a questa ambascia,
Non scorre l'ampio fiume,
Ma del carcere sono saldi i chiavistelli,
Le "tane della catorga" al di la' di quelli
E mortale un'angoscia.
Per qualcuno aleggia fresco il vento,
Per qualcuno e' diletto il tramonto -
Noi non sappiamo, siamo ovunque le stesse,
Solo sentiamo delle chiavi l'odioso cigolio
E dei soldati i pesanti passi.
Ci levavamo come per la prima messa,
Andavamo per la Capitale in stato di abbandono,
C'incontravamo la', piu' esanime dei morti,
Piu' basso il sole, la Neva piu' nebbiosa,
La speranza pur sempre canta, ascosa.
La condanna... E in una prorompe in lacrime,
Da tutti ormai separata,
Come se le cavassero la vita dal cuore con dolore,
Come se brutalmente l'atterrassero,
Ma cammina... Vacilla... Sola.
Dove sono ora le spontanee amiche
Di questi miei dannati due anni?
Che cosa appare loro nella tormenta siberiana,
Che cosa sembra loro di vedere nel disco della luna?
A loro invio il mio saluto d'addio.

Marzo 1940

*

Introduzione

Questo fu quando sorrideva
Soltanto il defunto, contento della pace.
E si dibatteva, inutile appendice,
Presso le sue prigioni Leningrado.
E quando, per il supplizio impazzite,
Andavano colonne di condannati ormai
E una breve canzone di commiato
Cantavano i fischi delle locomotive.
Verticali su di noi stelle di morte
E innocente la Rus' si contorceva
Sotto stivali insanguinati
E copertoni di nere marusi.

*

I

All'alba ti hanno portato via,
Dietro di te, come a un funerale, andavo,
Nella camera buia piangevano i bambini,
Il cero sgocciolava sull'altarino.
Sulle tue labbra il freddo dell'icona.
Sulla fronte un sudore di morte... Come dimenticare!
Urlero', come le mogli degli strelcy,
Sotto le torri del Cremlino.

Autunno 1935
Mosca

*

II

Placido scorre il placido Don,
La gialla luna entra nella casa,
Entra con il cappello di sghimbescio,
Vede la gialla luna un'ombra.
Questa donna e' inferma,
Questa donna e' sola,
Il marito nella fossa, il figlio in cella.
Pregate per me.

*

III

No, non sono io, e' qualcun altro a soffrire
Io cosi' non potrei, ma quanto e' successo
Sia da neri drappi coperto,
E portino via le lucerne...
Notte.

*

IV

T'avessero mostrata, scherzosa
E prediletta di tutti gli amici,
Di Carskoe Selo peccatrice gioiosa,
Che ne sarebbe stato della tua vita:
Come con l'involto, trecentesima,
Sotto Kresty avresti atteso
E con le tue lacrime ardenti
Fuso il ghiaccio del nuovo anno.
La' si culla il pioppo del carcere,
E non c'e' suono - ma quante
Vite innocenti la' si concludono...

*

V

Diciassette mesi a gridare,
A chiamarti a casa,
Ai piedi del carnefice gettata,
Figlio mio e mio terrore.
Tutto si e' sovvertito per sempre
E non capisco ora
Chi sia la belva, chi l'umana creatura
E se lunga per l'esecuzione sara' l'attesa.
E solo rigogliosi fiori
E del turibolo il tinnire, e in qualche dove
Orme verso nessun dove.
E dritto negli occhi mi guarda
E di morte imminente minaccia
Enorme una stella.

*

VI

Volano lievi le settimane,
Che cosa sia successo non capisco.
Come in carcere, figlio,
Le notti bianche ti guardassero,
Come nuovamente guardino
Con occhio di sparviero, ardente
Dell'alta tua croce
Parlino, e di morte.

*

VII

La condanna

E la parola di petra e' caduta
Sul mio petto ancora vivo.
Non e' nulla, ecco, ero preparata.
In qualche modo la superero'.

Oggi ho molto da fare:
Occorre la memoria annientare,
Occorre fare l'anima impietrire,
Occorre reimparare a vivere.

Se no... Infuocato il sussurro dell'estate,
Come una festa oltre la mia finestra.
Avevo da molto presentito questo
Radioso giorno e la casa rimasta vuota.

Estate 1939

*

VIII

Alla morte

Tu comunque verrai - perche' non adesso, allora?
Ti aspetto - mi e' cosi' penoso.
Ho spento la luce e dischiuso la porta
A te, cosi' semplice e prodigiosa.
Assumi per questo qualsiasi aspetto:
Penetra da piombo avvelenato
O quatta con un peso avvicinati, da bandito provetto,
O attossicami con delirio da tifo.
O con una fandonia ideata da te
E, fino alla nausea, da tutti conosciuta,
Cosi' ch'io veda la sommita' di un berretto azzurro
E pallido di paura il capopalazzo.
Ora per me tutto e' lo stesso. Turbina lo Enisej,
La stella polare brilla.
E degli occhi amati il terrore estremo
Offusca la turchina scintilla.

19 agosto 1939

*

IX

Gia' la follia con l'ala
Meta' dell'anima ha coperto,
E offre ardente un vino
E attrae nella nera dolina.

E ho capito che a lei
Cedere devo la vittoria,
Dando al mio delirio ascolto
Come fosse ormai di un altro.

E nulla ella permette
Ch'io porti via con me
(Per quanto supplicata
E tediata con la preghiera):

Ne' del figlio gli occhi terribili -
Sofferenza impietrita,
Ne' il giorno in cui arrivo' il terrore
Ne' in carcere l'ora della visita,

Ne' la cara freschezza delle mani
Ne' dei tigli le ombre agitate,
Ne' un lieve suono lontano -
Le parole dei conforti estremi.

4 maggio 1940

*

X

La crocifissione

Non singhiozzare per Me, Madre,
che sono nella tomba.

1

Il coro degli angeli magnifico' l'ora grande
E i cieli si fusero nel fuoco.
Al Padre disse: "Perche' mi hai abbandonato!".
A alla Madre: "Oh, non singhiozzare per Me...".

2

Maddalena si dibatteva e singhiozzava,
Il discepolo prediletto impietriva,
Ma la', dove la Madre stava muta,
Nessuno volgere lo sguardo neppure osava.

*

Epilogo

1

Ho provato come si scavino i volti,
Come di sotto le palpebre occhieggi la paura,
Come di scrittura cuneiforme ruvide pagine
Tracci la sofferenza sulle guance,
Come le ciocche, da nere e color cenere,
Argentee si facciano di colpo,
Su rassegnate labbra il sorriso declini
E in un freddo ghigno tremi lo spavento.
E io non per me sola prego,
Ma per coloro tutti che stavano li' con me,
E nel freddo atroce e nell'afa di luglio,
Sotto le rosse mura abbacinate.

2

Di nuovo del suffragio si e' avvicinata l'ora.
Vi vedo, vi sento, vi percepisco:
E lei che a stento allo spioncino condussero,
E lei che non calca il suolo natio,
E lei che, scrollata la bella testa,
Disse: "Qui vengo come a casa!"
Vorrei tutte chiamarle per nome,
Ma l'elenco sottrassero e, dove saperli?
Per loro un ampio drappo ho intessuto
Di povere parole presso di loro orecchiate.
Loro ricordo sempre e in ogni dove,
Loro non dimentichero' in una nuova sciagura neppure,
E se chiuderanno la mia bocca estenuata
Con cui un popolo di cento milioni grida,
Che ugualmente mi commemorino esse
Alla vigilia del mio funebre di'.
E se in questo paese un giorno
Di erigermi un monumento si proponessero,
A tale celebrazione acconsento, ma
A condizione solo che non lo innalzino
Ne' presso il mare dove nacqui:
E' spezzato col mare l'ultimo legame,
Ne' presso il sospirato ceppo nel giardino dello zar,
Dove l'ombra inconsolabile mi cerca,
Ma qui, dove trecento ore sono stata
E dove il chiavistello non fu aperto per me.
Poiche' nella beata morte appunto temo
Di dimenticare delle nere marusi il fragore,
Di dimenticare come la porta odiosa cigolasse
E una vecchia ululasse come bestia ferita.
E che dalle palpebre immobili di bronzo
Come lacrime, disgelata, scorra la neve,
E il colombo del carcere in lontananza tubi,
E pacifiche vadano per la Neva le navi.

1940, marzo. Fontannyj Dom

6. TESTI. ANNA ACHMATOVA: REQUIEM, NELLA TRADUZIONE DI MICHELE COLUCCI
[Da Anna Achmatova, La corsa del tempo. Liriche e poemi, Einaudi, Torino 1992, 2004, pp. 136-167]

Requiem
1935-1940

No, non sotto un cielo straniero,
non al riparo di ali straniere:
io ero allora col mio popolo,
la' dove, per sventura, il mio popolo era.

1961

*

In luogo di prefazione

Negli anni terribili della ezovscina ho passato diciassette mesi in fila davanti alle carceri di Leningrado. Una volta qualcuno mi "riconobbe". Allora una donna dalle labbra livide che stava dietro di me e che, sicuramente, non aveva mai sentito il mio nome, si riscosse dal torpore che era caratteristico di noi tutti e mi domando' in un orecchio (li' tutti parlavano sussurrando):
- Ma questo lei puo' descriverlo?
E io dissi:
- Posso.
Allora una sorta di sorriso scivolo' lungo quello che un tempo era stato il suo volto.

Leningrado, I aprile 1957

*

Dedica

Davanti a questa pena piegano i monti,
non scorre il grande fiume,
ma sono saldi i lucchetti del carcere,
dietro di essi "le tane dell'ergastolo"
e un'angoscia mortale.
Per qualcuno alita fresco il vento,
per qualcuno si strugge il tramonto,
noi non sappiamo, siamo ovunque le stesse,
sentiamo solo stridori odiosi di chiavi
e pesanti passi di soldati.
Ci si levava come a una messa mattutina,
si andava per un'inselvatichita capitale,
li' ci si incontrava piu' inanimate dei morti;
il sole piu' occiduo e la Neva' piu' brumosa,
ma da lontano canta sempre la speranza.
La sentenza... E subito sgorgano lacrime;
oramai separata da tutti,
come se dal cuore con dolore le strappassero la vita,
come se rozzamente la stendessero supina,
ma cammina... Vacilla... Sola...
Dove sono ora le amiche involontarie
dei miei due anni infernali?
Cosa scorgono nella tormenta siberiana,
cosa intravedono nel disco della luna?
A loro io mando il mio addio.

Marzo 1940

*

Introduzione

Cio' accadeva quando sorrideva
solo il morto, lieto della propria pace.
E accanto alle sue carceri Leningrado
penzolava come una vana appendice.
E quando, impazzite dal tormento,
gia' marciavano schiere di condannati
ed un canto laconico di addio
cantava il fischio delle vaporiere.
Sopra di noi le stelle della morte,
e innocente la Rus' si torceva
sotto stivali insanguinati,
sotto le gomme di nere marusi.

*

I.

Ti hanno condotto via all'alba,
ti andavo dietro come ad esequie,
nella buia stanza piangevano i bimbi,
gocciava il cero sull'altarino.
Sulle tue labbra il freddo dell'icona.
Un sudore di morte lungo la fronte... Non si scorda!
Come le mogli degli strelizzi, ululero'
sotto le torri del Cremlino.

1935. Autunno. Mosca

*

II.

Scorre placido il placido Don,
entra in casa una gialla luna,

il cappello a sghimbescio, entra,
vede un'ombra la gialla luna.

Questa donna e' malata,
questa donna e' sola,

morto il marito, in carcere il figlio,
pregate per me.

*

III.

No, non sono io, e' qualcun altro che soffre.
Io non potrei essere cosi', ma cio' che e' accaduto
neri drappi lo coprano,
e portino via le lanterne...
Notte.

*

IV.

Se ti avessero mostrato, burlona,
beniamina di tutti gli amici,
gaia peccatrice di Carskoe Selo',
quel che sarebbe stata la tua vita:
in piedi, con un pacco,
trecentesima sotto Le croci,
fondendo il ghiaccio dell'anno nuovo
con le tue lacrime cocenti.
Dondola il pioppo della prigione
laggiu', e non un suono... ma quante
vite innocenti li' hanno fine.

1938

*

V.

Diciassette mesi che grido,
ti chiamo a casa.
Mi gettavo ai piedi del boia,
figlio mio e mio incubo.
Si e' confuso tutto per sempre,
e non riesco a comprendere
chi e' una belva, chi e' un uomo,
e se attendero' a lungo il supplizio.
Rigogliosi fiori soltanto,
tintinnio del turibolo e tracce
chissa' dove, nel nulla.
E mi fissa dritto negli occhi
e minaccia prossima morte
un'enorme stella.

1939

*

VI.

Volano lievi le settimane,
non capisco quel che e' stato.
Come le notti bianche, figlio,
ti guardavano in prigione,
come guardano di nuovo
con l'occhio ardente di un rapace,
e della tua alta croce
e della morte parlano.

Primavera 1939

*

VII.

La sentenza

E sul mio petto ancora vivo
piombo' la parola di pietra.
Non fa nulla, vi ero pronta,
in qualche modo ne verro' a capo.

Oggi ho da fare molte cose:
occorre sino in fondo uccidere la memoria,
occorre che l'anima impietrisca,
occorre di nuovo imparare a vivere.

Se no... Oltre la finestra
l'ardente fremito dell'estate, come una festa.
Da tempo lo presentivo:
un giorno radioso e la casa deserta.

Estate 1939. Casa della Fontanka

*

VIII.

Alla morte

Tu verrai comunque: perche' dunque non ora?
Ti attendo, sono sfinita.
Ho spento il lume e aperto l'uscio
a te, cosi' semplice e prodigiosa.
Prendi per questo l'aspetto che ti aggrada,
irrompi come una palla avvelenata,
o insinuati furtiva come un provetto bandito,
o intossicami col delirio del tifo.
O con una storiella da te inventata
e nota a tutti fino alla nausea:
che io veda la punta di un berretto turchino
e il capopalazzo pallido di paura.
Ora per me tutto e' uguale. Turbina lo Enisej,
risplende la stella polare.
E annebbia un ultimo terrore
l'azzurro bagliore di occhi adorati.

19 agosto 1939. Casa della Fontanka

*

IX.

Gia' ha coperto meta' dell'anima
la follia con la sua ala,
e un vino di fuoco mesce
e in una nera valle chiama.

Ed io ho compreso che devo
concederle la vittoria,
dando ascolto al mio delirio
come se ormai fosse di un altro.

E nulla consentira'
che con me io porti via
(per quanto possa implorarla
e annoiarla con preghiere):

ne' gli occhi terribili del figlio -
pietrificato dolore -
ne' il giorno in cui venne la bufera,
ne' l'ora dell'incontro in prigione,

ne' il dolce refrigerio delle mani,
ne' le ombre scosse dei tigli,
ne' un lontano, lieve suono:
le parole dei conforti estremi.

4 maggio 1940

*

X.

La crocefissione

Non piangere per Me, Madre, vedendomi nella tomba.

1.

Saluto' l'ora suprema un coro d'angeli,
e i cieli si dissolsero nel fuoco.
Disse al padre: "Perche' Mi hai abbandonato...?"
E alla Madre: "Oh, non piangere per Me..."

2.

Si straziava e singhiozzava Maddalena,
il discepolo amato era impietrito,
ma la', dove muta stava la Madre,
nessuno oso' neppure guardare.

*

Epilogo

1.

Ho appreso come si infossano i volti,
come dalle palpebre si affaccia la paura,
come traccia il dolore sulle gote
rigide, cuneiformi pagine,
come d'un tratto, da cinerei o neri,
i riccioli diventano d'argento,
su labbra docili appassisce il sorriso
e in un arido ghigno trema lo spavento.
E non per me sola prego,
ma per quanti erano la' con me
nel freddo crudele, nell'afa di luglio,
sotto la rossa, accecata muraglia.

2.

L'ora del suffragio di nuovo e' giunta,
io vi vedo, io vi ascolto, io vi sento:
quella che a stento spinsero al vetro,
quella che non calpesta il suolo natio,
e quella che disse, scuotendo il bel capo:
"Vengo qui come a casa".
Le volevo tutte chiamare per nome,
ma han preso l'elenco, e non so come fare.
Coi poveri suoni che ho inteso da loro
per loro ho tessuto un largo manto.
Le ricordero' sempre e in ogni dove,
non le scordero' neanche in nuove sventure,
ma se tapperanno la bocca straziata
con cui un popolo di centinaia di milioni grida,
mi commemorino loro allo stesso modo,
la vigilia del mio giorno di suffragio.
E se un di' pensassero in questo paese
di erigermi un monumento,
acconsento ad essere celebrata
ma solo ad un patto: non porre la statua
accanto al mare ove nacqui -
col mare ho reciso l'estremo legame -
o nel parco dello zar, presso il fatale ceppo
dove mi cerca l'ombra sconsolata,
ma qui, dove stetti trecento ore e dove
non mi apersero i chiavistelli.
Perche' anche nella beata morte temo
di scordare un rombo di nere marusi,
di scordare come l'odiosa porta sbatteva
e - bestia ferita - una vecchia ululava.
E dalle immote, bronze palpebre
la neve sciolta scorra come lacrime,
e il colombo del carcere tubi di lontano,
e vadano le navi placide sulla Neva'.

Marzo 1940. Casa della Fontanka

7. REPETITA IUVANT. ET COETERA

Anna Achmatova (pseudonimo di Anna Andreevna Gorenko, nata a Odessa nel 1889 e deceduta a Domodedovo, presso Mosca, nel 1966) e' una delle grandi poetesse del Novecento. Il ciclo di poesie Requiem, concluso gia' nel '40, conservato per anni solo nella memoria dell'autrice e di pochi amici fidati, fu dall'autrice steso su carta solo nel 1962, e fu pubblicato per la prima volta a Monaco di Baviera nel 1963; la prima traduzione italiana, di Carlo Riccio, apparve su "Tempo presente" nel 1964; solo nel 1987 fu pubblicato nella patria della poetessa. In italiano sono disponibili varie raccolte di scritti di Anna Achmatova, oltre le tre da cui abbiamo estratto le traduzioni riportate sopra. Tra le opere su Anna Achmatova segnaliamo particolarmente Lidija Cukovskaja, Incontri con Anna Achmatova. 1938-1941, Adelphi, Milano 1990.
Per un accostamento alla poesia russa del Novecento segnaliamo particolarmente le belle antologie di Renato Poggioli e di Angelo Maria Ripellino (Renato Poggioli, Il fiore del verso russo, Einaudi, Torino 1949, Mondadori, Milano 1961, 1991; Angelo Maria Ripellino (a cura di), Poesia russa del Novecento, Guanda, Parma 1954, Feltrinelli, Milano 1960, 1979); per un'ampia e aggiornata panoramica cfr. anche Stefano Garzonio, Guido Carpi (a cura di), Antologia della poesia russa, E-ducation.it, Firenze 2004, Gruppo editoriale L'Espresso, Roma 2004.
Per un accostamento alla letteratura russa cfr. almeno Ettore Lo Gatto, Storia della letteratura russa, Sansoni, Firenze 1992 (la prima edizione e' del 1942), e Dmitrij P. Mirskij, Storia della letteratura russa, Garzanti, Milano 1965, 1998.
Ma tre libri almeno ancora vorremmo segnalare, la cui lettura riteniamo indispensabile: Margarete Buber-Neumann, Prigioniera di Stalin e Hitler, Il Mulino, Bologna 1994, 2005; Aleksandr Solzenicyn, Arcipelago Gulag, Mondadori, Milano 1974-1978, 1995; Tzvetan Todorov, Memoria del male, tentazione del bene, Garzanti, Milano 2001.

8. REPETITA IUVANT. UNA POSTILLA DEL 2014

Da questi versi ineludibili ancora e sempre un appello scaturisce: cessino tutte le uccisioni e tutte le persecuzioni; cessino tutte le guerre e tutte le dittature; si adoperi ogni essere umano a recare soccorso a tutti gli altri esseri umani; si adoperi l'umanita' intera a recare soccorso ad ogni essere umano.
Ogni essere umano e' un valore infinito.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Vi e' una sola umanita', in un unico mondo casa comune dell'umanita' intera.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

5. REPETITA IUVANT. ESPOSTO ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI ROMA

Alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
e per opportuna conoscenza:
al Presidente della Repubblica
ai Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica
alla Presidente del Consiglio dei Ministri
a tutte le ministre e i ministri, a tutti i senatori e le senatrici, a tutte le deputate e i deputati, agli ed alle europarlamentari elette ed eletti in Italia
a numerosi pubblici ufficiali cui incombe, ricevendo tale notitia criminis, di promuovere l'azione giudiziaria
ai mezzi d'informazione
a numerose persone di volonta' buona, associazioni democratiche, istituzioni fedeli alla legalita' costituzionale
*
Oggetto: esposto relativo alla violazione dell'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana da parte del governo italiano.
Egregi signori,
*
l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana e' inequivocabile. Esso recita: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parita' con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranita' necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".
*
Il governo italiano ha violato l'articolo 11 della Costituzione in quanto:
a) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la fornitura di armi che la guerra alimentano;
b) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la propria aviazione militare che raccoglie informazioni e le invia all'esercito ucraino sul campo di battaglia (cfr. il servizio giornalistico apparso sul sito dell'autorevole agenzia giornalistica Ansa col titolo "La guerra dei top gun italiani", che fin dall'incipit esplicitamente afferma che "i nostri piloti, tra loro anche una donna, a bordo dei caccia catturano dati importanti che in poco tempo finiscono sui cellulari dei soldati ucraini sul campo di battaglia");
c) ostacola effettualmente ogni realistica ipotesi di "cessate il fuoco" ed ogni concreto impegno di pace sostenendo esplicitamente la tesi che la guerra deve concludersi non con un negoziato ma con la "vittoria" di una delle parti in conflitto (cfr. la dichiarazione della Presidente del Consiglio dei Ministri "scommettiamo sulla vittoria ucraina" riportata da numerosi mezzi d'informazione);
d) sostiene l'azione provocatrice ed eversiva della Nato che da decenni opera nell'Europa dell'est per destabilizzare gli equilibri regionali e suscitare conflitti (azione divenuta finanche esplicitamente terrorista e stragista durante la guerra di distruzione della Jugoslavia nel 1999).
*
In flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione, il governo italiano arma e quindi alimenta la guerra, partecipa alla guerra e quindi alle stragi di cui ogni guerra sempre e solo consiste, e con cio' espone altresi' anche il nostro paese a subire le conseguenze della guerra, e - last, but not least - contribuisce all'escalation verso una guerra mondiale e nucleare che puo' metter fine all'intera civilta' umana.
*
Egregi signori,
con il presente esposto si richiede il piu' tempestivo intervento per far cessare l'azione incostituzionale, folle e criminale del governo italiano.
Distinti saluti,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, primo agosto 2023

6. REPETITA IUVANT. UNA COSA UTILE PER LA PACE: BLOCCARE LA FORNITURA DI ARMI ASSASSINE, CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA

Ovviamente apprezzando e sostenendo le molte iniziative gia' in corso (e soprattutto quelle che concretamente recano aiuti umanitari e soccorrono, accolgono e assistono tutte le vittime e tutte le persone che dalla guerra fuggono e alla guerra si oppongono), vorremmo aggiungere una cosa da fare che ci sembra utile piu' di ogni altra per contribuire da qui, in Italia, a far cessare le stragi in Ucraina: bloccare la fornitura di armi assassine.
E per bloccare la fornitura di armi assassine occorre bloccare con specifiche e adeguate azioni dirette nonviolente le fabbriche di armi, i depositi di armi, i trasporti di armi, i centri decisionali e le strutture tecniche che le forniture di armi assassine organizzano ed eseguono.
*
Fornire armi assassine dove e' in corso una guerra significa partecipare a quella guerra, cosa esplicitamente vietata dall'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana.
Non vi e' infatti alcun dubbio che fornire armi assassine dove una guerra e' in corso e dove quindi esse vengono usate per uccidere degli esseri umani (e tutte le armi sono usate sempre e solo per uccidere) significa partecipare alla guerra e alle stragi di cui essa consiste, e il citato articolo 11 della Costituzione e' chiarissimo e inequivocabile al riguardo, aprendosi con queste precise parole: "L'Italia ripudia la guerra".
Pertanto, un governo italiano che decide di fornire armi assassine a un paese in guerra e' ipso facto in contrasto con la Costituzione cui ha giurato fedelta', ed e' quindi un governo fuorilegge, criminale, golpista. E chiunque in Italia cooperasse all'invio di armi assassine, o l'invio di armi assassine consentisse, sarebbe parimenti criminale.
*
E' quindi diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi all'invio di armi assassine dove una guerra e' in corso.
Cosi' come e' diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi a un governo golpista e a chiunque coopera alla commissione di stragi.
*
Come e' possibile contrastare questo crimine?
Come e' possibile fare qualcosa di concreto per salvare le vite di coloro che la guerra - che quelle armi assassine alimentano - uccide?
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi le fabbriche, i depositi, i trasporti di armi.
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi i centri decisionali e le strutture tecniche che quell'invio di armi assassine organizzano ed eseguono.
*
Naturalmente occorre:
a) individuare tutti i luoghi da bloccare ed organizzare adeguatamente il blocco della scellerata attivita' finalizzata all'invio di armi assassine ovvero all'uccisione di esseri umani;
b) formare adeguatamente le persone di volonta' buona disponibili a partecipare a tali azioni dirette nonviolente.
La nonviolenza infatti richiede una specifica accurata preparazione e una completa conoscenza e consapevolezza del significato e delle conseguenze delle proprie azioni, che essendo non simboliche ma concrete espongono chi le esegue alle ovvie rappresaglie da parte dei poteri la cui azione criminale si vuole impedire.
La nonviolenza infatti, nel suo impegno per salvare tutte le vite, richiede una rigorosa coerenza tra i mezzi e i fini, una piena coscienza delle personali sofferenze cui si puo' andare incontro, una nitida disponibilita' ad accettare di subire torti e persecuzioni senza reagire, a subire violenza senza opporre violenza.
*
A oltre un anno dall'inizio della guerra in Ucraina scatenata dall'invasione militare per volonta' del folle e criminale autocrate russo, e' ormai chiaro ad ogni persona che tutti i governi attivamente coinvolti nella guerra, che la guerra e le stragi hanno alimentato e tuttora alimentano e che hanno impedito fin qui ogni tregua ed ogni trattativa di pace, non intendono affatto porre fine alle stragi, non intendono affatto salvare le vite umane che ogni giorno la guerra distrugge, ma anzi cooperano alla prosecuzione, all'intensificazione e all'estensione delle uccisioni di esseri umani, ed accrescono il pericolo che la guerra si faccia mondiale e nucleare e possa distruggere l'intera umana famiglia.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per contrastare questo abominevole massacro e il pericolo dell'apocalisse atomica.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per imporre ai governi la cessazione della guerra.
Hic et nunc solo l'azione diretta nonviolenta puo' concretamente contribuire a fermare le stragi e ad imporre ai governi di cessare il fuoco e avviare trattative di pace.
*
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

7. REPETITA IUVANT. UNA PROPOSTA PER LE ELEZIONI EUROPEE DEL 2024: UNA LISTA NONVIOLENTA PER LA PACE E CONTRO IL RAZZISMO

Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
La politica dell'Unione Europea e' oggi caratterizzata da due orrori.
Il primo: la persecuzione dei migranti: col sostegno alle dittature che li imprigionano in condizioni disumane; con l'appalto ai poteri mafiosi in regime di monopolio della mobilita' per chi e' in fuga da guerre, dittature, fame e miseria; con la reclusione nei lager sia nei paesi di transito che in Europa; con la strage degli innocenti nel Mediterraneo; con lo schiavismo e l'apartheid in Europa. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
Il secondo: il sostegno alla prosecuzione della guerra in Ucraina che ogni giorno provoca altre stragi: con l'incessante fornitura di armi si alimenta la guerra e s'impedisce l'avvio di trattative di pace, e si contribuisce cosi' sia alla prosecuzione dello sterminio della popolazione ucraina vittima della guerra, sia all'escalation verso una guerra atomica che puo' mettere fine all'intera umanita'. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni politiche europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
I vertici dell'Unione Europea si sono peraltro ormai completamente prostituiti alla Nato, l'organizzazione terrorista e stragista che per conto del governo razzista e imperialista degli Stati Uniti d'America opera, dalla fine della Guerra fredda e con sempre maggiore intensita' ed accelerazione, per destabilizzare, asservire o distruggere non solo singole parti del continente europeo ma l'Europa intera. Abolire la Nato e' palesemente l'urgenza delle urgenze per dare all'Europa un futuro di pace.
Il Parlamento Europeo potrebbe e dovrebbe operare per la pace e in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e per la salvaguardia della biosfera, ma attualmente e' anch'esso complice della furia razzista e della furia bellica che si e' incistata nei governi dei paesi europei e nei vertici di tutte le istituzioni politiche europee.
*
Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
E l'Italia rischia di essere rappresentata unicamente da partiti fascisti, razzisti e bellicisti.
Esplicitamente fascista, razzista, bellicista ed ecocida e' tutta l'area governativa italiana.
Razzista si e' dimostrato il partito grillino, che durante la prima esperienza di governo ha condiviso e sostenuto la scellerata politica di brutale persecuzione dei migranti da parte del capo leghista che di quel governo era vicepresidente, ministro e magna pars.
Tragicamente bellicista e' il Pd (e quindi di fatto anche coloro che ad esso subalterni con esso si alleano e che pertanto al di la' del velame dei vaniloquenti proclami portano voti al partito della guerra in cambio di qualche scranno e prebenda).
Questa la triste e trista situazione.
*
Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Che fare, quindi?
Io credo che occorra costruire una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo.
Nonviolenta: che cioe' faccia della scelta della nonviolenza la discriminante fondamentale. La nonviolenza essendo l'unica lotta nitida e intransigente, concreta e coerente, contro tutte le violenze e le oppressioni; la nonviolenza essendo il fondamentale strumento teorico e pratico a disposizione della lotta del movimento delle oppresse e degli oppressi per la liberazione dell'umanita' e la salvaguardia dell'intero mondo vivente.
Per la pace: e quindi per il disarmo integrale e l'integrale smilitarizzazione dei conflitti, dei territori, delle societa', delle culture.
Contro il razzismo: e quindi per il pieno riconoscimento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani, poiche' siamo una sola famiglia umana in un unico mondo vivente.
E dire lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo significa dire una lista femminista ed ecologista, socialista e libertaria, delle classi sociali sfruttate e rapinate, delle oppresse e degli oppressi.
*
Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Se vogliamo aprire una riflessione comune e autentica, democratica e partecipata, fra tutte le persone e le esperienze disposte a riconoscersi in una prospettiva nonviolenta, femminista, ecologista, socialista e libertaria, per portare nel Parlamento Europeo la voce delle oppresse e degli oppressi e la lotta per la pace, l'affermazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani e la difesa della biosfera, il momento e' adesso.
Prenda la parola ogni persona ed ogni esperienza interessata.
Si promuovano ovunque possibile incontri di riflessione.

8. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI

Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com

9. REPETITA IUVANT. TRE TESI

La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

10. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 267 del 24 settembre 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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