[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 260
- Subject: [Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 260
- From: Centro di ricerca per la pace Centro di ricerca per la pace <centropacevt at gmail.com>
- Date: Sun, 17 Sep 2023 06:12:32 +0200
*********************
DONNA, VITA, LIBERTA'
*********************
A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 260 del 17 settembre 2023
In questo numero:
1. Per Mahsa Amini, un anno dopo
2. Paola Rivetti: Iran, la repressione di una societa' ormai cambiata
3. Abigail Celaya: Arizona Representative Raul Grijalva speaks out prior to a rally for Leonard Peltier's release
4. "Democracy Now": Indigenous Activists Gather in D.C. to Demand Release of Political Prisoner Leonard Peltier
5. Esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
6. Una cosa utile per la pace: bloccare la fornitura di armi assassine, con l'azione diretta nonviolenta
7. Una proposta per le elezioni europee del 2024: una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo
8. Alcuni riferimenti utili
9. Tre tesi
10. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
11. Solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani
12. Ripetiamo ancora una volta...
13. Guido Caldiron: Lontano dalle riserve, i nativi americani e il noir
14. Luca Celada: "Reservation Dogs", il senso della vita dei giovani nativi
1. MEMORIA. PER MAHSA AMINI, UN ANNO DOPO
Un anno fa i fascisti hanno ammazzato
la nostra sorella Mahsa Amini.
Ma la nostra sorella Mahsa Amini
ogni volta che una persona insorge
per la liberta' di ogni essere umano
e' ancora viva e lotta insieme a noi.
2. L'ORA. PAOLA RIVETTI: IRAN, LA REPRESSIONE DI UNA SOCIETA' ORNAI CAMBIATA
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 16 settembre 2023 riprendiamo e diffondiamo.
Paola Rivetti e' docente associata alla Dublin City University]
A un anno di distanza dalla morte di Mahsa Jina Amini, la societa' iraniana si trova a fare i conti con grandi cambiamenti socio-culturali in un contesto di forte repressione da parte dello stato. Quali conseguenze avra' questa impasse?
Le immagini di donne, piu' o meno giovani, che si muovono apertamente senza velo nella capitale Teheran e nelle altre citta' iraniane ci raccontano di una trasformazione culturale e politica ormai gia' avvenuta nella societa', e che ha a che vedere con l'indiscutibile diritto delle donne a controllare il proprio corpo e a scegliere per se' stesse in autonomia.
Inoltre, queste immagini ci raccontano anche della diffusione senza precedenti di un sentimento di ribellione e audacia che, sebbene da sempre presente nella societa', non si era mai espresso con tanta evidenza nello spazio pubblico.
Sono state tante, l'anno scorso, le testimonianze di chi rimaneva sorpresa dal fatto che, invece di riprenderle e insultarle, gli uomini alle manifestazioni applaudissero e sostenessero le donne che si toglievano il velo e lo davano alle fiamme.
E in tante, oggi, dicono che non si torna piu' indietro: il rapporto tra la societa' e lo stato e' irrimediabilmente cambiato. Complice il protagonismo di una generazione che non ha conosciuto la delusione per il fallimento del movimento riformista negli anni 2000 e la repressione decennale seguita al cosiddetto Movimento Verde del 2009, oggi sono in tanti a non avere paura.
Lo stato, dal canto suo, ha negli ultimi 12 mesi agito con violenza per recuperare il controllo su quegli spazi pubblici, ma anche privati, attraversati da tanta voglia di cambiamento e di resistenza. Per farlo, si e' mosso su diversi fronti.
Non solo ricordiamo, nel corso dello scorso anno, le repressioni violente, le condanne e le esecuzioni di giovani manifestanti, il misterioso avvelenamento di migliaia di studentesse, l'assedio alle universita' e la persecuzione di colleghe, colleghi e studenti perche' considerati vicini al movimento contestatario o bollati come "agitatori".
Ricordiamo anche le leggi restrittive che sono state approvate e che hanno rafforzato l'obbligo del velo sui posti di lavoro e nelle universita', e che hanno reso difficile l'accesso ai metodi contraccettivi e all'interruzione di gravidanza, col chiaro scopo di rafforzare un potere di stampo patriarcale; ricordiamo anche la riabilitazione della cosiddetta polizia morale, tornata a pattugliare le strade, e l'installazione di telecamere per il riconoscimento facciale che servono, tra le altre cose, a individuare e punire coloro che non sono coperte in maniera appropriata. A tutto cio', va aggiunta l'azione repressiva dello stato nelle aree di confine del paese come il Kurdistan e il Sistan-Baluchistan, non a caso abitate da minoranze etniche e religiose, che in queste ultime settimane hanno visto molti arresti.
Eppure, la societa' sembra attraversata da processi di cambiamento inarrestabili, nonostante gli sforzi del governo centrale. Con quali prospettive? Dal 1979, la societa' iraniana e' stata sottoposta a un processo di politicizzazione quasi totalizzante. La perenne mobilitazione, rivoluzionaria prima e nazionalista in seguito, e le continue commemorazioni dei martiri e del loro estremo sacrificio "per la patria e la rivoluzione", hanno forgiato una societa' ben conscia dell'importanza di valori quali la giustizia e la liberta', coscienza rafforzata da una grande opera di alfabetizzazione, scolarizzazione e modernizzazione portata avanti dallo stato. In molti, in questi anni, mi hanno fatta riflettere su come sia paradossale che lo stato pretenda che la popolazione non si accorga della mancanza di giustizia e liberta' in Iran, vista la socializzazione politica imperniata su questi valori. In tante mi hanno anche detto che, se i martiri fossero vivi, starebbero dalla nostra parte.
La repressione dello stato difficilmente riuscira' ad arrestare le trasformazioni politiche e culturali che vediamo in Iran, anche se le proteste sono diventate ormai sporadiche o si sono spostate dalle piazze fisiche a quelle virtuali. Tuttavia, in un contesto globale caratterizzato da un arretramento dei valori progressisti e democratici, e nel quale le politiche autoritarie e repressive sono normalizzate, lo sviluppo del movimento Donna Vita Liberta' dipende anche dal sostegno che sara' in grado di raccogliere dagli altri movimenti femministi e anti-razzisti, veri attori della resistenza all'autoritarismo neoliberale che caratterizza la nostra epoca.
3. DOCUMENTAZIONE. ABIGAIL CELAYA: ARIZONA REPRESENTATIVE RAUL GRIJALVA SPEAKS OUT PRIOR TO A RALLY FOR LEONARD PELTIER'S RELEASE
[Dal sito eu.azcentral.com riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dell'"Arizona Republic" dell'11 settembre 2023]
Raul Grijalva (D-AZ) and others were speaking out against the continued imprisonment of Native American activist Leonard Peltier and were advocating for his release, according to a news release.
Peltier is currently serving two life sentences for his alleged role in the deaths of two Federal Bureau of Investigation agents during a shootout, which occurred on the Pine Ridge Indian Reservation in South Dakota in 1975, according to a news release.
The news release said Peltier has served nearly 50 years in prison for a crime he may not have committed. They said there were major flaws in the prosecution of his case that have come to light in recent years, such as the FBI's withholding of evidence and witness tampering.
The rally takes place on Peltier's 79th birthday, Sept. 12, from 12 p.m. to 2 p.m. It will be held by the NDN Collective and Amnesty International USA. The release said hundreds of leaders and activists who traveled in a caravan that started on the Pine Ridge Reservation will converge in front of the White House.
"On his 79th birthday and nearly 50 years after he was wrongfully imprisoned, Mr. Peltier's continued incarceration stands as a grim symbol of this country's long history of stealing life and legacy from Indigenous communities," Grijalva said in a statement. "President Biden should take the opportunity today to correct the record with a grant of clemency and show that these injustices will no longer be tolerated at the hands of the U.S. government. Mr. Peltier's next birthday should be spent at home with friends and family, not in a prison cell."
According to the release, key people involved in Peltier's prosecution have stepped forward to advocate for his release.
Gerald Heaney - called for his release in 1991 and 2001 - the judge who presided over Peltier's 1986 appeal in the Eighth circuit court.
James Reynolds called on President Biden to commute the remainder of his sentence - former U.S. Attorney whose office handled the prosecution and appeal of Peltier's case.
Coleen Rowley wrote a leader to President Biden in 2022 in support of clemency for Peltier - retired FBI Special Agent.
"The United Nations Working Group on Arbitrary Detention specifically noted the anti-Indigenous bias surrounding Peltier's detention, stating simply that he "continues to be detained because he is Native American."
Led by Native American activists, the news release said the rally would build upon decades of advocacy that surrounded Leonard Peltier's case. They said Peltier's continued incarceration was a symbol of historical injustice.
4. DOCUMENTAZIONE. "DEMOCRACY NOW": INDIGENOUS ACTIVISTS GATHER IN D.C. TO DEMAND RELEASE OF POLITICAL PRISONER LEONARD PELTIER
[Dal sito democracynow.org riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo del 13 settembre 2023]
In Washington, D.C., at least 34 Indigenous activists were arrested as they rallied in front of the White House, calling on President Biden to grant clemency to political prisoner and Indigenous leader Leonard Peltier. Peltier has maintained his innocence over the 1975 killing of two FBI agents in a shootout on the Pine Ridge Reservation. His conviction was riddled with irregularities and prosecutorial misconduct. This is Indigenous writer and historian Nick Estes speaking at yesterday's action, which took place on Peltier's 79th birthday.
Nick Estes: "All Leonard Peltier was fighting for is the future of our people as Indigenous people, because they tried to take that away with boarding schools. They tried to erase our children. It's not just about taking them and making them speak English. When you steal youth, you try to steal the future."
5. REPETITA IUVANT. ESPOSTO ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI ROMA
Alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
e per opportuna conoscenza:
al Presidente della Repubblica
ai Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica
alla Presidente del Consiglio dei Ministri
a tutte le ministre e i ministri, a tutti i senatori e le senatrici, a tutte le deputate e i deputati, agli ed alle europarlamentari elette ed eletti in Italia
a numerosi pubblici ufficiali cui incombe, ricevendo tale notitia criminis, di promuovere l'azione giudiziaria
ai mezzi d'informazione
a numerose persone di volonta' buona, associazioni democratiche, istituzioni fedeli alla legalita' costituzionale
*
Oggetto: esposto relativo alla violazione dell'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana da parte del governo italiano.
Egregi signori,
*
l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana e' inequivocabile. Esso recita: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parita' con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranita' necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".
*
Il governo italiano ha violato l'articolo 11 della Costituzione in quanto:
a) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la fornitura di armi che la guerra alimentano;
b) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la propria aviazione militare che raccoglie informazioni e le invia all'esercito ucraino sul campo di battaglia (cfr. il servizio giornalistico apparso sul sito dell'autorevole agenzia giornalistica Ansa col titolo "La guerra dei top gun italiani", che fin dall'incipit esplicitamente afferma che "i nostri piloti, tra loro anche una donna, a bordo dei caccia catturano dati importanti che in poco tempo finiscono sui cellulari dei soldati ucraini sul campo di battaglia");
c) ostacola effettualmente ogni realistica ipotesi di "cessate il fuoco" ed ogni concreto impegno di pace sostenendo esplicitamente la tesi che la guerra deve concludersi non con un negoziato ma con la "vittoria" di una delle parti in conflitto (cfr. la dichiarazione della Presidente del Consiglio dei Ministri "scommettiamo sulla vittoria ucraina" riportata da numerosi mezzi d'informazione);
d) sostiene l'azione provocatrice ed eversiva della Nato che da decenni opera nell'Europa dell'est per destabilizzare gli equilibri regionali e suscitare conflitti (azione divenuta finanche esplicitamente terrorista e stragista durante la guerra di distruzione della Jugoslavia nel 1999).
*
In flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione, il governo italiano arma e quindi alimenta la guerra, partecipa alla guerra e quindi alle stragi di cui ogni guerra sempre e solo consiste, e con cio' espone altresi' anche il nostro paese a subire le conseguenze della guerra, e - last, but not least - contribuisce all'escalation verso una guerra mondiale e nucleare che puo' metter fine all'intera civilta' umana.
*
Egregi signori,
con il presente esposto si richiede il piu' tempestivo intervento per far cessare l'azione incostituzionale, folle e criminale del governo italiano.
Distinti saluti,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, primo agosto 2023
6. REPETITA IUVANT. UNA COSA UTILE PER LA PACE: BLOCCARE LA FORNITURA DI ARMI ASSASSINE, CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA
Ovviamente apprezzando e sostenendo le molte iniziative gia' in corso (e soprattutto quelle che concretamente recano aiuti umanitari e soccorrono, accolgono e assistono tutte le vittime e tutte le persone che dalla guerra fuggono e alla guerra si oppongono), vorremmo aggiungere una cosa da fare che ci sembra utile piu' di ogni altra per contribuire da qui, in Italia, a far cessare le stragi in Ucraina: bloccare la fornitura di armi assassine.
E per bloccare la fornitura di armi assassine occorre bloccare con specifiche e adeguate azioni dirette nonviolente le fabbriche di armi, i depositi di armi, i trasporti di armi, i centri decisionali e le strutture tecniche che le forniture di armi assassine organizzano ed eseguono.
*
Fornire armi assassine dove e' in corso una guerra significa partecipare a quella guerra, cosa esplicitamente vietata dall'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana.
Non vi e' infatti alcun dubbio che fornire armi assassine dove una guerra e' in corso e dove quindi esse vengono usate per uccidere degli esseri umani (e tutte le armi sono usate sempre e solo per uccidere) significa partecipare alla guerra e alle stragi di cui essa consiste, e il citato articolo 11 della Costituzione e' chiarissimo e inequivocabile al riguardo, aprendosi con queste precise parole: "L'Italia ripudia la guerra".
Pertanto, un governo italiano che decide di fornire armi assassine a un paese in guerra e' ipso facto in contrasto con la Costituzione cui ha giurato fedelta', ed e' quindi un governo fuorilegge, criminale, golpista. E chiunque in Italia cooperasse all'invio di armi assassine, o l'invio di armi assassine consentisse, sarebbe parimenti criminale.
*
E' quindi diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi all'invio di armi assassine dove una guerra e' in corso.
Cosi' come e' diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi a un governo golpista e a chiunque coopera alla commissione di stragi.
*
Come e' possibile contrastare questo crimine?
Come e' possibile fare qualcosa di concreto per salvare le vite di coloro che la guerra - che quelle armi assassine alimentano - uccide?
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi le fabbriche, i depositi, i trasporti di armi.
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi i centri decisionali e le strutture tecniche che quell'invio di armi assassine organizzano ed eseguono.
*
Naturalmente occorre:
a) individuare tutti i luoghi da bloccare ed organizzare adeguatamente il blocco della scellerata attivita' finalizzata all'invio di armi assassine ovvero all'uccisione di esseri umani;
b) formare adeguatamente le persone di volonta' buona disponibili a partecipare a tali azioni dirette nonviolente.
La nonviolenza infatti richiede una specifica accurata preparazione e una completa conoscenza e consapevolezza del significato e delle conseguenze delle proprie azioni, che essendo non simboliche ma concrete espongono chi le esegue alle ovvie rappresaglie da parte dei poteri la cui azione criminale si vuole impedire.
La nonviolenza infatti, nel suo impegno per salvare tutte le vite, richiede una rigorosa coerenza tra i mezzi e i fini, una piena coscienza delle personali sofferenze cui si puo' andare incontro, una nitida disponibilita' ad accettare di subire torti e persecuzioni senza reagire, a subire violenza senza opporre violenza.
*
A oltre un anno dall'inizio della guerra in Ucraina scatenata dall'invasione militare per volonta' del folle e criminale autocrate russo, e' ormai chiaro ad ogni persona che tutti i governi attivamente coinvolti nella guerra, che la guerra e le stragi hanno alimentato e tuttora alimentano e che hanno impedito fin qui ogni tregua ed ogni trattativa di pace, non intendono affatto porre fine alle stragi, non intendono affatto salvare le vite umane che ogni giorno la guerra distrugge, ma anzi cooperano alla prosecuzione, all'intensificazione e all'estensione delle uccisioni di esseri umani, ed accrescono il pericolo che la guerra si faccia mondiale e nucleare e possa distruggere l'intera umana famiglia.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per contrastare questo abominevole massacro e il pericolo dell'apocalisse atomica.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per imporre ai governi la cessazione della guerra.
Hic et nunc solo l'azione diretta nonviolenta puo' concretamente contribuire a fermare le stragi e ad imporre ai governi di cessare il fuoco e avviare trattative di pace.
*
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
7. REPETITA IUVANT. UNA PROPOSTA PER LE ELEZIONI EUROPEE DEL 2024: UNA LISTA NONVIOLENTA PER LA PACE E CONTRO IL RAZZISMO
Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
La politica dell'Unione Europea e' oggi caratterizzata da due orrori.
Il primo: la persecuzione dei migranti: col sostegno alle dittature che li imprigionano in condizioni disumane; con l'appalto ai poteri mafiosi in regime di monopolio della mobilita' per chi e' in fuga da guerre, dittature, fame e miseria; con la reclusione nei lager sia nei paesi di transito che in Europa; con la strage degli innocenti nel Mediterraneo; con lo schiavismo e l'apartheid in Europa. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
Il secondo: il sostegno alla prosecuzione della guerra in Ucraina che ogni giorno provoca altre stragi: con l'incessante fornitura di armi si alimenta la guerra e s'impedisce l'avvio di trattative di pace, e si contribuisce cosi' sia alla prosecuzione dello sterminio della popolazione ucraina vittima della guerra, sia all'escalation verso una guerra atomica che puo' mettere fine all'intera umanita'. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni politiche europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
I vertici dell'Unione Europea si sono peraltro ormai completamente prostituiti alla Nato, l'organizzazione terrorista e stragista che per conto del governo razzista e imperialista degli Stati Uniti d'America opera, dalla fine della Guerra fredda e con sempre maggiore intensita' ed accelerazione, per destabilizzare, asservire o distruggere non solo singole parti del continente europeo ma l'Europa intera. Abolire la Nato e' palesemente l'urgenza delle urgenze per dare all'Europa un futuro di pace.
Il Parlamento Europeo potrebbe e dovrebbe operare per la pace e in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e per la salvaguardia della biosfera, ma attualmente e' anch'esso complice della furia razzista e della furia bellica che si e' incistata nei governi dei paesi europei e nei vertici di tutte le istituzioni politiche europee.
*
Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
E l'Italia rischia di essere rappresentata unicamente da partiti fascisti, razzisti e bellicisti.
Esplicitamente fascista, razzista, bellicista ed ecocida e' tutta l'area governativa italiana.
Razzista si e' dimostrato il partito grillino, che durante la prima esperienza di governo ha condiviso e sostenuto la scellerata politica di brutale persecuzione dei migranti da parte del capo leghista che di quel governo era vicepresidente, ministro e magna pars.
Tragicamente bellicista e' il Pd (e quindi di fatto anche coloro che ad esso subalterni con esso si alleano e che pertanto al di la' del velame dei vaniloquenti proclami portano voti al partito della guerra in cambio di qualche scranno e prebenda).
Questa la triste e trista situazione.
*
Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Che fare, quindi?
Io credo che occorra costruire una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo.
Nonviolenta: che cioe' faccia della scelta della nonviolenza la discriminante fondamentale. La nonviolenza essendo l'unica lotta nitida e intransigente, concreta e coerente, contro tutte le violenze e le oppressioni; la nonviolenza essendo il fondamentale strumento teorico e pratico a disposizione della lotta del movimento delle oppresse e degli oppressi per la liberazione dell'umanita' e la salvaguardia dell'intero mondo vivente.
Per la pace: e quindi per il disarmo integrale e l'integrale smilitarizzazione dei conflitti, dei territori, delle societa', delle culture.
Contro il razzismo: e quindi per il pieno riconoscimento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani, poiche' siamo una sola famiglia umana in un unico mondo vivente.
E dire lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo significa dire una lista femminista ed ecologista, socialista e libertaria, delle classi sociali sfruttate e rapinate, delle oppresse e degli oppressi.
*
Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Se vogliamo aprire una riflessione comune e autentica, democratica e partecipata, fra tutte le persone e le esperienze disposte a riconoscersi in una prospettiva nonviolenta, femminista, ecologista, socialista e libertaria, per portare nel Parlamento Europeo la voce delle oppresse e degli oppressi e la lotta per la pace, l'affermazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani e la difesa della biosfera, il momento e' adesso.
Prenda la parola ogni persona ed ogni esperienza interessata.
Si promuovano ovunque possibile incontri di riflessione.
8. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI
Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com
9. REPETITA IUVANT. TRE TESI
La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
10. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE
Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it
11. REPETITA IUVANT. SOLIDALI CON LE DONNE IRANIANE NELLA LOTTA NONVIOLENTA PER I DIRITTI UMANI DI TUTTI GLI ESSERI UMANI
Siamo solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessi la repressione del movimento democratico e nonviolento delle donne - e degli uomini postisi alla loro sequela - che si riconosce nel motto "Donna, vita, liberta'", che siano liberate e liberati tutte le prigioniere e tutti i prigionieri politici, che cessi la violenza maschilista di stato, e che siano riconosciuti, rispettati e difesi tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Nessuna autorita' e' legittima se non rispetta la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
12. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...
... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
13. LIBRI. GUIDO CALDIRON: LONTANO DALLE RISERVE, I NATIVI AMERICANI E IL NOIR
[Dal quotidiano "Il manifesto" riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo del 13 maggio 2023 dal titolo Lontano dalle riserve, i nativi americani e il noir"" e il sommario "Il percorso. Con "Gli unici indiani buoni" (Fazi), Stephen Graham Jones rinnova il canone caro a Tony Hillerman. Tra Navajo, Hopi, Pueblo e Cherokee storie che indagano il confronto tra tradizione e modernita', la cruda bellezza della natura e l'ardua vita"]
Tutto ha inizio con un segreto gelosamente custodito tra quattro amici. Ma che nessuno di loro ne faccia parola con altri non e' sufficiente, non mette Lewis, Gabe, Rick e Cass al riparo dalle conseguenze del crimine di cui si sono macchiati dieci anni prima: in quanto accaduto allora, l'aver violato la legge degli uomini e' stata infatti la colpa meno grave della quale sono stati responsabili. In una zona di caccia destinata agli anziani della tribu' nei pressi del Duck Lake, in mezzo alle neve, si erano imbattuti in un grande branco di wapiti, una delle specie di cervo piu' imponenti che esistano, le corna che possono sfiorare i due metri, ancora presenti in alcuni parchi del Nord degli Stati Uniti e del Canada, e violando ogni regola della riserva si erano scatenati. Come ricorda Lewis, "tutti quei corpi enormi e perfetti stagliati contro il bianco assoluto erano uno spettacolo che non avevo mai osservato cosi' da vicino. Almeno non con un fucile tra le mani, e senza turisti intorno a scattare foto".
All'epoca erano poco piu' che ragazzi, e con quella caccia selvaggia avevano creduto di aver accesso al mondo degli adulti, di diventare dei "veri indiani", cosi' come accaduto per centinaia di anni nelle pianure del North Dakota. Eppure, di quella notte, di tutti quei capi uccisi e macellati sul posto prima che le intemperie ne rovinassero le carni, il ricordo piu' nitido che conservavano era quello di una giovane wapiti incinta che, per quanto colpita piu' volte, di morire sembrava non averne voluto sapere. Sempre Lewis credeva di rivederla ancora molto tempo dopo, come un'ombra stagliata sulla parete del salotto del suo appartamento fuori dalla riserva, con le sembianze di "una donna con una testa non umana".
Stephen Graham Jones e' uno scrittore texano di 53 anni, nativo americano e appartenente alla tribu' dei Piedi Neri, che con Gli unici indiani buoni (Fazi, pp. 350, euro 18,50, traduzione di Giuseppe Marano), il suo secondo titolo ad essere tradotto nel nostro Paese dopo Albero di carne (Racconti, 2016), mentre negli Stati Uniti ha pubblicato decine di romanzi e raccolte di short stories, mescola i tempi del noir con le atmosfere dell'horror, intrecciando l'evocazione del soprannaturale all'eco delle tradizioni con cui chi ancora oggi vive dentro o ai margini delle riserve "indiane" tenta di misurarsi. L'atto sanguinario con cui i quattro protagonisti della storia violano lo spazio sacro della propria tribu' diventa cosi' allo stesso tempo l'innesco per un itinerario a capofitto nei recessi piu' oscuri della mente e delle paure che vi albergano, e un modo inedito per affrontare cosa significhi oggi sentire su di se' il portato di un'identita' complessa e nella quale le difficolta' del presente si misurano di continuo con i miti tramandati di generazione in generazione. "Rileggendo il libro - ha spiegato l'autore che mette in parallelo il gesto che e' all'origine della vicenda ad una strage compiuta dall'esercito statunitense contro i Piedi Neri nel 1870 a Baker, in Montana, in una sorta di "stratificazione del male" -, mi sono accorto che in realta' tutti i personaggi cercano di capire che cosa significa essere un buon indiano".
Stephen Graham Jones appartiene ad una generazione di autori che da David Heska Wanbli Weiden a Andrea L. Rogers, da Louise Erdrich a Cheri Dimaline, da Mardi Oakley Medawar a Louis Owens, per non citare che alcuni dei piu' noti, negli ultimi anni sta indagando dall'interno le culture native tra Canada e Stati Uniti intrecciando i canoni del thriller e della science fiction, come delle infinite rivisitazioni del romanzo poliziesco. Il fenomeno, come ha sottolineato proprio David Heska Wanbli Weiden, Lakota americano, autore di diversi noir e docente di Studi nativi alla Metropolitan State University di Denver, in Colorado, e' pero' tutt'altro che una novita'.
"La crime fiction nativa ha radici profonde", ha scritto in un'ampia monografia sul tema pubblicata su The Strand Magazine dove spiega come gli storici ritengano che il primo romanzo mai scritto da un nativo americano sia La vita e le avventure di Joaquin Murieta (1854) dello scrittore Cherokee John Rollin Ridge che racconta la storia di un immigrato messicano che cerca vendetta dopo che la sua famiglia e' stata assassinata dai coloni bianchi; una vicenda ripresa anche da Pablo Neruda e, piu' tardi, sulla scorta di un testo del poeta cileno, dagli Inti Illimani.
Nei primi decenni del Novecento tocchera' quindi allo scrittore della tribu' Choctaw Todd Downing pubblicare una serie di romanzi polizieschi, la maggior parte dei quali ambientati pero' in Messico e con protagonisti non nativi. Infine, segnala ancora Heska Wanbli Weiden, e' all'autore di origine puebla Martin Cruz Smith, che ha firmato molti thriller di grande successo, che si deve probabilmente il primo vero "noir nativo". Si tratta di L'ala della notte (uscito in Italia nel 1977 per Mondadori), un mistery legato all'immaginario religioso Hopi, le tribu' presenti soprattutto nel Sud-Ovest del Paese e in modo particolare in Arizona. Il vice sceriffo Youngman Duran, ex-tossicodipendente e ex sergente dell'aviazione in Vietnam, passato per le carceri militari statunitensi, deve indagare sulla morte di Abner Tasupi, un anziano sciamano Hopi che stava cercando di fermare con le arti della magia tradizionale il tentativo della El Paso Gas di mettere le mani sulla terra dei nativi. Gia' nel 1970, Smith aveva pero' pubblicato The Indians Won (tutt'ora inedito nel nostro Paese), il primo romanzo di "storia alternativa" scritto da un nativo che immaginava come nell'Ottocento tutte le nazioni indiane avessero collaborato per sconfiggere l'esercito "dei bianchi" e creare un Paese indipendente negli Stati delle grandi pianure centrali.
Ma, naturalmente, raccontare il rapporto tra i nativi americani e questo ambito della narrativa di genere significa parlare soprattutto di Tony Hillerman, lo scrittore dell'Oklahoma scomparso nel 2008 a 83 anni lasciando dietro di se' decine di romanzi polizieschi ambientati nelle riserve e con protagonisti esclusivamente indiani, da cui sono stati poi tratti film e serie tv. Si devono a lui figure indimenticabili come Joe Leaphorn e Jim Chee, rispettivamente tenente e sergente della polizia tribale attivi nella regione Navajo dei Four Corners, lungo il confine tra Nuovo Messico e Arizona. Di Hillerman, negli ultimi anni sono tornati in libreria per HarperCollins le prime due indagini di Leaphorn e Chee, Il canto del nemico (2021) e La' dove danzano i morti (2022), entrambi pubblicati all'inizio degli anni Settanta, oltre all'inedito Donna che ascolta (2022). Romanzi nei quali si respirano gran parte dei temi cari all'autore, a partire dal confronto/scontro tra tradizione e modernita', con il pragmatico, e piu' anziano Leaphorn spesso perplesso di fronte a riti e cerimonie, mentre il suo giovane collega aspira addirittura a diventare uno sciamano. Sullo sfondo, la cruda bellezza della natura locale e la difficile vita nelle riserve, specie per le nuove generazioni di nativi.
Al nome di Hillerman e' legato anche un paradosso, almeno apparente. Proprio lo scrittore che meglio ha utilizzato le storie criminali per indagare l'animo dei nativi, tanto da meritarsi il soprannome di "Chandler dei Navajos" era in realta' figlio di un contadino di origine tedesca e quello che sarebbe divenuto il suo "popolo d'elezione" lo aveva scoperto gia' cinquantenne durante una serie di viaggi compiuti con la moglie tra le montagne del Sud-Ovest americano.
14. TELEVISIONE. LUCA CELADA: "RESERVATION DOGS", IL SENSO DELLA VITA DEI GIOVANI NATIVI
[Dal quotidiano "Il manifesto" riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo del del 15 settembre 2023 dal titolo "Reservation Dogs, il senso della vita dei giovani nativi" e il sommario "Streaming. Terza e ultima stagione - a breve su Disney + - della serie, atto liberatorio da 500 anni di colonialismo e subalternita'"]
"Reservation Dogs" arriva alla terza ed ultima stagione fra plausi della critica, premi e delusione dei fans per una fine "prematura". In realta' si tratta semplicemente di una serie che ha il coraggio di chiudere al momento piu' logico per l'arco narrativo invece di continuare ad oltranza, come afferma lo stesso show-runner, Sterlin Harjo: "Abbiamo sempre saputo come volevamo chiudere la storia, si trattava solo di capire quando ci saremmo arrivati". Nell'opinione di Harjo e del co-creatore Taika Waititi, quel momento e' giunto al termine della terza stagione in onda a breve negli Stati Uniti e prossimamente sugli schermi Disney + anche in Italia.
Per le ultime dieci puntate, tornano Elora, Bear, Cheese e Willie Jack, la banda di amici che bazzica la riserva popolata da disoccupati cronici, assistenti sociali, stregoni part-time, millantatori, madri single, rapper falliti ed un campionario umano che potrebbe in definitiva popolare un quartiere di una qualunque periferia del mondo. Sullo sfondo del degrado cronico che attanaglia le terre indiane d'America, loro cercano di dare un senso alla propria vita quotidiana ed alla scomparsa di Daniel, amico morto e presenza/assenza costante della storia. Se nelle prime due stagioni hanno meditato la fuga dalla riserva arrivando fino in California, l'ultimo capitolo e' quello del ritorno e delle conclusioni.
Sfondo della "dramedy" e' una piccola comunita' sulla riserva Muscogee in Oklahoma, stato non lontano dal centro geografico degli Stati Uniti e dalla collocazione centrale anche nella cattiva coscienza del paese. Alla fine dell'800 il territorio venne convertito in enorme campo di confino dove vennero deportate dozzine di tribu' da tutta America. Per questo l'Oklahoma e' tuttora seconda solo all'Alaska per percentuale di nativi ed uno stato che grava pesantemente sull'immaginario indiano come terminale delle "trail of tears". Harjo, etnia Seminole e Muscogee, e' lui stesso originario di Holdenville Oklahoma e sulle terre tribali dello stato aveva gia' ambientato due lungometraggi ed un documentario, tutti premiati a Sundance.
Reservation Dogs riflette la diversita' dei popoli originari con un cast corale in cui sono rappresentate diverse generazioni di attori nativi, dai bravissimi giovani protagonisti, a collaudati veterani come Graham Greene (candidato oscar per Balla coi lupi) e Wes Studi (il Geronimo di Walter Hill) ed un vasto assortimento di validissimi caratteristi ed esordienti appartenenti a decine di tribu' diverse - e solo per questo la serie promette di lasciare un segno importante come trampolino per molte carriere.
Rappresentazione, quindi, e, si', riappropriazione della narrazione, riscattata da un secolo di stereotipi hollywoodiani in questa prima produzione creata, interpretata e prodotta da una squadra interamente nativa, ma senza cadere tuttavia nella trappola del didattico o del didascalico. Reservation Dogs e' frutto soprattutto dell'esperienza di Harjo e della collaborazione col regista neozelandese, nativo Maori, Taika Waititi (Jojo Rabbit e Last Goal Wins, appena presentato a Toronto), entrambi decisi a smitizzare la "condizione indiana" con umorismo ed autoironia. Ecco gli spiriti guida, imperfetti come gli avi fantasma che popolano il Macondo di "Cento anni di solitudine", soprattutto William Knifeman (Dallas Goldtooth) autoproclamato guerriero, caduto a Little Big Horn, col vizio di apparire nei momenti meno opportuni al giovane Bear elargendo sibillini consigli spirituali. Vi sono poi i riferimenti pop-culturali, come le citazioni di Balla coi lupi - che ricordano quelle del Padrino nei Sopranos e l'abbondanza di battute sui paradossi di coniugare l'antica sapienza con l'arte di sbarcare il lunario.
Un atto liberatorio da 500 anni di colonialismo e subalternita', insomma, ma anche dalla mitologizzazione e dall'esotismo del nobile selvaggio. Come ha detto Waititi, "Un tentativo di parlare di nativi in un modo diverso dall'immagine mistica di chi accarezza le praterie e ascolta le risposte del vento". E, aggiunge Harjo, "Trattiamo temi seri, ma sempre attraverso il filtro umoristico, credo sia ora di liberarsi di certi obblighi - le nostre genti sanno ridere, e' cosi' che sopravviviamo". Non per questo mancano riferimenti ad episodi particolarmente raccapriccianti come l'evangelizzazione forzata e l'orrore dei collegi indiani, oggetto delle recenti macabre scoperte di cimiteri anonimi e fosse comuni di bambini, sottratti alle famiglie e non sopravvissuti al tentativo di estirparli con la forza e la religione dal loro mondo.
Un diario corale dal sapore di un indie movie, capace di liberare i protagonisti dal ruolo monodimensionale di "vittime del genocidio" e restituire una dimensione umana ai ragazzi alle prese col cordoglio, l'elaborazione del dolore e l'angoscia identitaria di cosa fare da grandi. Nella terza serie e' sottolineata la dimensione ciclica del trauma, con flashback, ed interi episodi dedicati ad una precedente generazione di amici adolescenti negli anni '70. Un aspetto che arricchisce ancor piu' la narrazione collettiva con un tocco lieve e letterario, che dimostra per una volta di cosa sia capace, al suo meglio, il formato seriale.
*********************
DONNA, VITA, LIBERTA'
*********************
A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 260 del 17 settembre 2023
*
Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
*
Informativa sulla privacy
E' possibile consultare l'informativa sulla privacy a questo indirizzo: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
Per non ricevere piu' il notiziario e' sufficiente recarsi in questa pagina: https://lists.peacelink.it/sympa/signoff/nonviolenza
Per iscriversi al notiziario l'indirizzo e' https://lists.peacelink.it/sympa/subscribe/nonviolenza
*
L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e' centropacevt at gmail.com
DONNA, VITA, LIBERTA'
*********************
A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 260 del 17 settembre 2023
In questo numero:
1. Per Mahsa Amini, un anno dopo
2. Paola Rivetti: Iran, la repressione di una societa' ormai cambiata
3. Abigail Celaya: Arizona Representative Raul Grijalva speaks out prior to a rally for Leonard Peltier's release
4. "Democracy Now": Indigenous Activists Gather in D.C. to Demand Release of Political Prisoner Leonard Peltier
5. Esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
6. Una cosa utile per la pace: bloccare la fornitura di armi assassine, con l'azione diretta nonviolenta
7. Una proposta per le elezioni europee del 2024: una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo
8. Alcuni riferimenti utili
9. Tre tesi
10. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
11. Solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani
12. Ripetiamo ancora una volta...
13. Guido Caldiron: Lontano dalle riserve, i nativi americani e il noir
14. Luca Celada: "Reservation Dogs", il senso della vita dei giovani nativi
1. MEMORIA. PER MAHSA AMINI, UN ANNO DOPO
Un anno fa i fascisti hanno ammazzato
la nostra sorella Mahsa Amini.
Ma la nostra sorella Mahsa Amini
ogni volta che una persona insorge
per la liberta' di ogni essere umano
e' ancora viva e lotta insieme a noi.
2. L'ORA. PAOLA RIVETTI: IRAN, LA REPRESSIONE DI UNA SOCIETA' ORNAI CAMBIATA
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 16 settembre 2023 riprendiamo e diffondiamo.
Paola Rivetti e' docente associata alla Dublin City University]
A un anno di distanza dalla morte di Mahsa Jina Amini, la societa' iraniana si trova a fare i conti con grandi cambiamenti socio-culturali in un contesto di forte repressione da parte dello stato. Quali conseguenze avra' questa impasse?
Le immagini di donne, piu' o meno giovani, che si muovono apertamente senza velo nella capitale Teheran e nelle altre citta' iraniane ci raccontano di una trasformazione culturale e politica ormai gia' avvenuta nella societa', e che ha a che vedere con l'indiscutibile diritto delle donne a controllare il proprio corpo e a scegliere per se' stesse in autonomia.
Inoltre, queste immagini ci raccontano anche della diffusione senza precedenti di un sentimento di ribellione e audacia che, sebbene da sempre presente nella societa', non si era mai espresso con tanta evidenza nello spazio pubblico.
Sono state tante, l'anno scorso, le testimonianze di chi rimaneva sorpresa dal fatto che, invece di riprenderle e insultarle, gli uomini alle manifestazioni applaudissero e sostenessero le donne che si toglievano il velo e lo davano alle fiamme.
E in tante, oggi, dicono che non si torna piu' indietro: il rapporto tra la societa' e lo stato e' irrimediabilmente cambiato. Complice il protagonismo di una generazione che non ha conosciuto la delusione per il fallimento del movimento riformista negli anni 2000 e la repressione decennale seguita al cosiddetto Movimento Verde del 2009, oggi sono in tanti a non avere paura.
Lo stato, dal canto suo, ha negli ultimi 12 mesi agito con violenza per recuperare il controllo su quegli spazi pubblici, ma anche privati, attraversati da tanta voglia di cambiamento e di resistenza. Per farlo, si e' mosso su diversi fronti.
Non solo ricordiamo, nel corso dello scorso anno, le repressioni violente, le condanne e le esecuzioni di giovani manifestanti, il misterioso avvelenamento di migliaia di studentesse, l'assedio alle universita' e la persecuzione di colleghe, colleghi e studenti perche' considerati vicini al movimento contestatario o bollati come "agitatori".
Ricordiamo anche le leggi restrittive che sono state approvate e che hanno rafforzato l'obbligo del velo sui posti di lavoro e nelle universita', e che hanno reso difficile l'accesso ai metodi contraccettivi e all'interruzione di gravidanza, col chiaro scopo di rafforzare un potere di stampo patriarcale; ricordiamo anche la riabilitazione della cosiddetta polizia morale, tornata a pattugliare le strade, e l'installazione di telecamere per il riconoscimento facciale che servono, tra le altre cose, a individuare e punire coloro che non sono coperte in maniera appropriata. A tutto cio', va aggiunta l'azione repressiva dello stato nelle aree di confine del paese come il Kurdistan e il Sistan-Baluchistan, non a caso abitate da minoranze etniche e religiose, che in queste ultime settimane hanno visto molti arresti.
Eppure, la societa' sembra attraversata da processi di cambiamento inarrestabili, nonostante gli sforzi del governo centrale. Con quali prospettive? Dal 1979, la societa' iraniana e' stata sottoposta a un processo di politicizzazione quasi totalizzante. La perenne mobilitazione, rivoluzionaria prima e nazionalista in seguito, e le continue commemorazioni dei martiri e del loro estremo sacrificio "per la patria e la rivoluzione", hanno forgiato una societa' ben conscia dell'importanza di valori quali la giustizia e la liberta', coscienza rafforzata da una grande opera di alfabetizzazione, scolarizzazione e modernizzazione portata avanti dallo stato. In molti, in questi anni, mi hanno fatta riflettere su come sia paradossale che lo stato pretenda che la popolazione non si accorga della mancanza di giustizia e liberta' in Iran, vista la socializzazione politica imperniata su questi valori. In tante mi hanno anche detto che, se i martiri fossero vivi, starebbero dalla nostra parte.
La repressione dello stato difficilmente riuscira' ad arrestare le trasformazioni politiche e culturali che vediamo in Iran, anche se le proteste sono diventate ormai sporadiche o si sono spostate dalle piazze fisiche a quelle virtuali. Tuttavia, in un contesto globale caratterizzato da un arretramento dei valori progressisti e democratici, e nel quale le politiche autoritarie e repressive sono normalizzate, lo sviluppo del movimento Donna Vita Liberta' dipende anche dal sostegno che sara' in grado di raccogliere dagli altri movimenti femministi e anti-razzisti, veri attori della resistenza all'autoritarismo neoliberale che caratterizza la nostra epoca.
3. DOCUMENTAZIONE. ABIGAIL CELAYA: ARIZONA REPRESENTATIVE RAUL GRIJALVA SPEAKS OUT PRIOR TO A RALLY FOR LEONARD PELTIER'S RELEASE
[Dal sito eu.azcentral.com riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dell'"Arizona Republic" dell'11 settembre 2023]
Raul Grijalva (D-AZ) and others were speaking out against the continued imprisonment of Native American activist Leonard Peltier and were advocating for his release, according to a news release.
Peltier is currently serving two life sentences for his alleged role in the deaths of two Federal Bureau of Investigation agents during a shootout, which occurred on the Pine Ridge Indian Reservation in South Dakota in 1975, according to a news release.
The news release said Peltier has served nearly 50 years in prison for a crime he may not have committed. They said there were major flaws in the prosecution of his case that have come to light in recent years, such as the FBI's withholding of evidence and witness tampering.
The rally takes place on Peltier's 79th birthday, Sept. 12, from 12 p.m. to 2 p.m. It will be held by the NDN Collective and Amnesty International USA. The release said hundreds of leaders and activists who traveled in a caravan that started on the Pine Ridge Reservation will converge in front of the White House.
"On his 79th birthday and nearly 50 years after he was wrongfully imprisoned, Mr. Peltier's continued incarceration stands as a grim symbol of this country's long history of stealing life and legacy from Indigenous communities," Grijalva said in a statement. "President Biden should take the opportunity today to correct the record with a grant of clemency and show that these injustices will no longer be tolerated at the hands of the U.S. government. Mr. Peltier's next birthday should be spent at home with friends and family, not in a prison cell."
According to the release, key people involved in Peltier's prosecution have stepped forward to advocate for his release.
Gerald Heaney - called for his release in 1991 and 2001 - the judge who presided over Peltier's 1986 appeal in the Eighth circuit court.
James Reynolds called on President Biden to commute the remainder of his sentence - former U.S. Attorney whose office handled the prosecution and appeal of Peltier's case.
Coleen Rowley wrote a leader to President Biden in 2022 in support of clemency for Peltier - retired FBI Special Agent.
"The United Nations Working Group on Arbitrary Detention specifically noted the anti-Indigenous bias surrounding Peltier's detention, stating simply that he "continues to be detained because he is Native American."
Led by Native American activists, the news release said the rally would build upon decades of advocacy that surrounded Leonard Peltier's case. They said Peltier's continued incarceration was a symbol of historical injustice.
4. DOCUMENTAZIONE. "DEMOCRACY NOW": INDIGENOUS ACTIVISTS GATHER IN D.C. TO DEMAND RELEASE OF POLITICAL PRISONER LEONARD PELTIER
[Dal sito democracynow.org riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo del 13 settembre 2023]
In Washington, D.C., at least 34 Indigenous activists were arrested as they rallied in front of the White House, calling on President Biden to grant clemency to political prisoner and Indigenous leader Leonard Peltier. Peltier has maintained his innocence over the 1975 killing of two FBI agents in a shootout on the Pine Ridge Reservation. His conviction was riddled with irregularities and prosecutorial misconduct. This is Indigenous writer and historian Nick Estes speaking at yesterday's action, which took place on Peltier's 79th birthday.
Nick Estes: "All Leonard Peltier was fighting for is the future of our people as Indigenous people, because they tried to take that away with boarding schools. They tried to erase our children. It's not just about taking them and making them speak English. When you steal youth, you try to steal the future."
5. REPETITA IUVANT. ESPOSTO ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI ROMA
Alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
e per opportuna conoscenza:
al Presidente della Repubblica
ai Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica
alla Presidente del Consiglio dei Ministri
a tutte le ministre e i ministri, a tutti i senatori e le senatrici, a tutte le deputate e i deputati, agli ed alle europarlamentari elette ed eletti in Italia
a numerosi pubblici ufficiali cui incombe, ricevendo tale notitia criminis, di promuovere l'azione giudiziaria
ai mezzi d'informazione
a numerose persone di volonta' buona, associazioni democratiche, istituzioni fedeli alla legalita' costituzionale
*
Oggetto: esposto relativo alla violazione dell'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana da parte del governo italiano.
Egregi signori,
*
l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana e' inequivocabile. Esso recita: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parita' con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranita' necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".
*
Il governo italiano ha violato l'articolo 11 della Costituzione in quanto:
a) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la fornitura di armi che la guerra alimentano;
b) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la propria aviazione militare che raccoglie informazioni e le invia all'esercito ucraino sul campo di battaglia (cfr. il servizio giornalistico apparso sul sito dell'autorevole agenzia giornalistica Ansa col titolo "La guerra dei top gun italiani", che fin dall'incipit esplicitamente afferma che "i nostri piloti, tra loro anche una donna, a bordo dei caccia catturano dati importanti che in poco tempo finiscono sui cellulari dei soldati ucraini sul campo di battaglia");
c) ostacola effettualmente ogni realistica ipotesi di "cessate il fuoco" ed ogni concreto impegno di pace sostenendo esplicitamente la tesi che la guerra deve concludersi non con un negoziato ma con la "vittoria" di una delle parti in conflitto (cfr. la dichiarazione della Presidente del Consiglio dei Ministri "scommettiamo sulla vittoria ucraina" riportata da numerosi mezzi d'informazione);
d) sostiene l'azione provocatrice ed eversiva della Nato che da decenni opera nell'Europa dell'est per destabilizzare gli equilibri regionali e suscitare conflitti (azione divenuta finanche esplicitamente terrorista e stragista durante la guerra di distruzione della Jugoslavia nel 1999).
*
In flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione, il governo italiano arma e quindi alimenta la guerra, partecipa alla guerra e quindi alle stragi di cui ogni guerra sempre e solo consiste, e con cio' espone altresi' anche il nostro paese a subire le conseguenze della guerra, e - last, but not least - contribuisce all'escalation verso una guerra mondiale e nucleare che puo' metter fine all'intera civilta' umana.
*
Egregi signori,
con il presente esposto si richiede il piu' tempestivo intervento per far cessare l'azione incostituzionale, folle e criminale del governo italiano.
Distinti saluti,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, primo agosto 2023
6. REPETITA IUVANT. UNA COSA UTILE PER LA PACE: BLOCCARE LA FORNITURA DI ARMI ASSASSINE, CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA
Ovviamente apprezzando e sostenendo le molte iniziative gia' in corso (e soprattutto quelle che concretamente recano aiuti umanitari e soccorrono, accolgono e assistono tutte le vittime e tutte le persone che dalla guerra fuggono e alla guerra si oppongono), vorremmo aggiungere una cosa da fare che ci sembra utile piu' di ogni altra per contribuire da qui, in Italia, a far cessare le stragi in Ucraina: bloccare la fornitura di armi assassine.
E per bloccare la fornitura di armi assassine occorre bloccare con specifiche e adeguate azioni dirette nonviolente le fabbriche di armi, i depositi di armi, i trasporti di armi, i centri decisionali e le strutture tecniche che le forniture di armi assassine organizzano ed eseguono.
*
Fornire armi assassine dove e' in corso una guerra significa partecipare a quella guerra, cosa esplicitamente vietata dall'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana.
Non vi e' infatti alcun dubbio che fornire armi assassine dove una guerra e' in corso e dove quindi esse vengono usate per uccidere degli esseri umani (e tutte le armi sono usate sempre e solo per uccidere) significa partecipare alla guerra e alle stragi di cui essa consiste, e il citato articolo 11 della Costituzione e' chiarissimo e inequivocabile al riguardo, aprendosi con queste precise parole: "L'Italia ripudia la guerra".
Pertanto, un governo italiano che decide di fornire armi assassine a un paese in guerra e' ipso facto in contrasto con la Costituzione cui ha giurato fedelta', ed e' quindi un governo fuorilegge, criminale, golpista. E chiunque in Italia cooperasse all'invio di armi assassine, o l'invio di armi assassine consentisse, sarebbe parimenti criminale.
*
E' quindi diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi all'invio di armi assassine dove una guerra e' in corso.
Cosi' come e' diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi a un governo golpista e a chiunque coopera alla commissione di stragi.
*
Come e' possibile contrastare questo crimine?
Come e' possibile fare qualcosa di concreto per salvare le vite di coloro che la guerra - che quelle armi assassine alimentano - uccide?
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi le fabbriche, i depositi, i trasporti di armi.
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi i centri decisionali e le strutture tecniche che quell'invio di armi assassine organizzano ed eseguono.
*
Naturalmente occorre:
a) individuare tutti i luoghi da bloccare ed organizzare adeguatamente il blocco della scellerata attivita' finalizzata all'invio di armi assassine ovvero all'uccisione di esseri umani;
b) formare adeguatamente le persone di volonta' buona disponibili a partecipare a tali azioni dirette nonviolente.
La nonviolenza infatti richiede una specifica accurata preparazione e una completa conoscenza e consapevolezza del significato e delle conseguenze delle proprie azioni, che essendo non simboliche ma concrete espongono chi le esegue alle ovvie rappresaglie da parte dei poteri la cui azione criminale si vuole impedire.
La nonviolenza infatti, nel suo impegno per salvare tutte le vite, richiede una rigorosa coerenza tra i mezzi e i fini, una piena coscienza delle personali sofferenze cui si puo' andare incontro, una nitida disponibilita' ad accettare di subire torti e persecuzioni senza reagire, a subire violenza senza opporre violenza.
*
A oltre un anno dall'inizio della guerra in Ucraina scatenata dall'invasione militare per volonta' del folle e criminale autocrate russo, e' ormai chiaro ad ogni persona che tutti i governi attivamente coinvolti nella guerra, che la guerra e le stragi hanno alimentato e tuttora alimentano e che hanno impedito fin qui ogni tregua ed ogni trattativa di pace, non intendono affatto porre fine alle stragi, non intendono affatto salvare le vite umane che ogni giorno la guerra distrugge, ma anzi cooperano alla prosecuzione, all'intensificazione e all'estensione delle uccisioni di esseri umani, ed accrescono il pericolo che la guerra si faccia mondiale e nucleare e possa distruggere l'intera umana famiglia.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per contrastare questo abominevole massacro e il pericolo dell'apocalisse atomica.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per imporre ai governi la cessazione della guerra.
Hic et nunc solo l'azione diretta nonviolenta puo' concretamente contribuire a fermare le stragi e ad imporre ai governi di cessare il fuoco e avviare trattative di pace.
*
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
7. REPETITA IUVANT. UNA PROPOSTA PER LE ELEZIONI EUROPEE DEL 2024: UNA LISTA NONVIOLENTA PER LA PACE E CONTRO IL RAZZISMO
Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
La politica dell'Unione Europea e' oggi caratterizzata da due orrori.
Il primo: la persecuzione dei migranti: col sostegno alle dittature che li imprigionano in condizioni disumane; con l'appalto ai poteri mafiosi in regime di monopolio della mobilita' per chi e' in fuga da guerre, dittature, fame e miseria; con la reclusione nei lager sia nei paesi di transito che in Europa; con la strage degli innocenti nel Mediterraneo; con lo schiavismo e l'apartheid in Europa. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
Il secondo: il sostegno alla prosecuzione della guerra in Ucraina che ogni giorno provoca altre stragi: con l'incessante fornitura di armi si alimenta la guerra e s'impedisce l'avvio di trattative di pace, e si contribuisce cosi' sia alla prosecuzione dello sterminio della popolazione ucraina vittima della guerra, sia all'escalation verso una guerra atomica che puo' mettere fine all'intera umanita'. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni politiche europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
I vertici dell'Unione Europea si sono peraltro ormai completamente prostituiti alla Nato, l'organizzazione terrorista e stragista che per conto del governo razzista e imperialista degli Stati Uniti d'America opera, dalla fine della Guerra fredda e con sempre maggiore intensita' ed accelerazione, per destabilizzare, asservire o distruggere non solo singole parti del continente europeo ma l'Europa intera. Abolire la Nato e' palesemente l'urgenza delle urgenze per dare all'Europa un futuro di pace.
Il Parlamento Europeo potrebbe e dovrebbe operare per la pace e in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e per la salvaguardia della biosfera, ma attualmente e' anch'esso complice della furia razzista e della furia bellica che si e' incistata nei governi dei paesi europei e nei vertici di tutte le istituzioni politiche europee.
*
Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
E l'Italia rischia di essere rappresentata unicamente da partiti fascisti, razzisti e bellicisti.
Esplicitamente fascista, razzista, bellicista ed ecocida e' tutta l'area governativa italiana.
Razzista si e' dimostrato il partito grillino, che durante la prima esperienza di governo ha condiviso e sostenuto la scellerata politica di brutale persecuzione dei migranti da parte del capo leghista che di quel governo era vicepresidente, ministro e magna pars.
Tragicamente bellicista e' il Pd (e quindi di fatto anche coloro che ad esso subalterni con esso si alleano e che pertanto al di la' del velame dei vaniloquenti proclami portano voti al partito della guerra in cambio di qualche scranno e prebenda).
Questa la triste e trista situazione.
*
Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Che fare, quindi?
Io credo che occorra costruire una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo.
Nonviolenta: che cioe' faccia della scelta della nonviolenza la discriminante fondamentale. La nonviolenza essendo l'unica lotta nitida e intransigente, concreta e coerente, contro tutte le violenze e le oppressioni; la nonviolenza essendo il fondamentale strumento teorico e pratico a disposizione della lotta del movimento delle oppresse e degli oppressi per la liberazione dell'umanita' e la salvaguardia dell'intero mondo vivente.
Per la pace: e quindi per il disarmo integrale e l'integrale smilitarizzazione dei conflitti, dei territori, delle societa', delle culture.
Contro il razzismo: e quindi per il pieno riconoscimento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani, poiche' siamo una sola famiglia umana in un unico mondo vivente.
E dire lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo significa dire una lista femminista ed ecologista, socialista e libertaria, delle classi sociali sfruttate e rapinate, delle oppresse e degli oppressi.
*
Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Se vogliamo aprire una riflessione comune e autentica, democratica e partecipata, fra tutte le persone e le esperienze disposte a riconoscersi in una prospettiva nonviolenta, femminista, ecologista, socialista e libertaria, per portare nel Parlamento Europeo la voce delle oppresse e degli oppressi e la lotta per la pace, l'affermazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani e la difesa della biosfera, il momento e' adesso.
Prenda la parola ogni persona ed ogni esperienza interessata.
Si promuovano ovunque possibile incontri di riflessione.
8. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI
Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com
9. REPETITA IUVANT. TRE TESI
La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
10. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE
Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it
11. REPETITA IUVANT. SOLIDALI CON LE DONNE IRANIANE NELLA LOTTA NONVIOLENTA PER I DIRITTI UMANI DI TUTTI GLI ESSERI UMANI
Siamo solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessi la repressione del movimento democratico e nonviolento delle donne - e degli uomini postisi alla loro sequela - che si riconosce nel motto "Donna, vita, liberta'", che siano liberate e liberati tutte le prigioniere e tutti i prigionieri politici, che cessi la violenza maschilista di stato, e che siano riconosciuti, rispettati e difesi tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Nessuna autorita' e' legittima se non rispetta la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
12. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...
... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
13. LIBRI. GUIDO CALDIRON: LONTANO DALLE RISERVE, I NATIVI AMERICANI E IL NOIR
[Dal quotidiano "Il manifesto" riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo del 13 maggio 2023 dal titolo Lontano dalle riserve, i nativi americani e il noir"" e il sommario "Il percorso. Con "Gli unici indiani buoni" (Fazi), Stephen Graham Jones rinnova il canone caro a Tony Hillerman. Tra Navajo, Hopi, Pueblo e Cherokee storie che indagano il confronto tra tradizione e modernita', la cruda bellezza della natura e l'ardua vita"]
Tutto ha inizio con un segreto gelosamente custodito tra quattro amici. Ma che nessuno di loro ne faccia parola con altri non e' sufficiente, non mette Lewis, Gabe, Rick e Cass al riparo dalle conseguenze del crimine di cui si sono macchiati dieci anni prima: in quanto accaduto allora, l'aver violato la legge degli uomini e' stata infatti la colpa meno grave della quale sono stati responsabili. In una zona di caccia destinata agli anziani della tribu' nei pressi del Duck Lake, in mezzo alle neve, si erano imbattuti in un grande branco di wapiti, una delle specie di cervo piu' imponenti che esistano, le corna che possono sfiorare i due metri, ancora presenti in alcuni parchi del Nord degli Stati Uniti e del Canada, e violando ogni regola della riserva si erano scatenati. Come ricorda Lewis, "tutti quei corpi enormi e perfetti stagliati contro il bianco assoluto erano uno spettacolo che non avevo mai osservato cosi' da vicino. Almeno non con un fucile tra le mani, e senza turisti intorno a scattare foto".
All'epoca erano poco piu' che ragazzi, e con quella caccia selvaggia avevano creduto di aver accesso al mondo degli adulti, di diventare dei "veri indiani", cosi' come accaduto per centinaia di anni nelle pianure del North Dakota. Eppure, di quella notte, di tutti quei capi uccisi e macellati sul posto prima che le intemperie ne rovinassero le carni, il ricordo piu' nitido che conservavano era quello di una giovane wapiti incinta che, per quanto colpita piu' volte, di morire sembrava non averne voluto sapere. Sempre Lewis credeva di rivederla ancora molto tempo dopo, come un'ombra stagliata sulla parete del salotto del suo appartamento fuori dalla riserva, con le sembianze di "una donna con una testa non umana".
Stephen Graham Jones e' uno scrittore texano di 53 anni, nativo americano e appartenente alla tribu' dei Piedi Neri, che con Gli unici indiani buoni (Fazi, pp. 350, euro 18,50, traduzione di Giuseppe Marano), il suo secondo titolo ad essere tradotto nel nostro Paese dopo Albero di carne (Racconti, 2016), mentre negli Stati Uniti ha pubblicato decine di romanzi e raccolte di short stories, mescola i tempi del noir con le atmosfere dell'horror, intrecciando l'evocazione del soprannaturale all'eco delle tradizioni con cui chi ancora oggi vive dentro o ai margini delle riserve "indiane" tenta di misurarsi. L'atto sanguinario con cui i quattro protagonisti della storia violano lo spazio sacro della propria tribu' diventa cosi' allo stesso tempo l'innesco per un itinerario a capofitto nei recessi piu' oscuri della mente e delle paure che vi albergano, e un modo inedito per affrontare cosa significhi oggi sentire su di se' il portato di un'identita' complessa e nella quale le difficolta' del presente si misurano di continuo con i miti tramandati di generazione in generazione. "Rileggendo il libro - ha spiegato l'autore che mette in parallelo il gesto che e' all'origine della vicenda ad una strage compiuta dall'esercito statunitense contro i Piedi Neri nel 1870 a Baker, in Montana, in una sorta di "stratificazione del male" -, mi sono accorto che in realta' tutti i personaggi cercano di capire che cosa significa essere un buon indiano".
Stephen Graham Jones appartiene ad una generazione di autori che da David Heska Wanbli Weiden a Andrea L. Rogers, da Louise Erdrich a Cheri Dimaline, da Mardi Oakley Medawar a Louis Owens, per non citare che alcuni dei piu' noti, negli ultimi anni sta indagando dall'interno le culture native tra Canada e Stati Uniti intrecciando i canoni del thriller e della science fiction, come delle infinite rivisitazioni del romanzo poliziesco. Il fenomeno, come ha sottolineato proprio David Heska Wanbli Weiden, Lakota americano, autore di diversi noir e docente di Studi nativi alla Metropolitan State University di Denver, in Colorado, e' pero' tutt'altro che una novita'.
"La crime fiction nativa ha radici profonde", ha scritto in un'ampia monografia sul tema pubblicata su The Strand Magazine dove spiega come gli storici ritengano che il primo romanzo mai scritto da un nativo americano sia La vita e le avventure di Joaquin Murieta (1854) dello scrittore Cherokee John Rollin Ridge che racconta la storia di un immigrato messicano che cerca vendetta dopo che la sua famiglia e' stata assassinata dai coloni bianchi; una vicenda ripresa anche da Pablo Neruda e, piu' tardi, sulla scorta di un testo del poeta cileno, dagli Inti Illimani.
Nei primi decenni del Novecento tocchera' quindi allo scrittore della tribu' Choctaw Todd Downing pubblicare una serie di romanzi polizieschi, la maggior parte dei quali ambientati pero' in Messico e con protagonisti non nativi. Infine, segnala ancora Heska Wanbli Weiden, e' all'autore di origine puebla Martin Cruz Smith, che ha firmato molti thriller di grande successo, che si deve probabilmente il primo vero "noir nativo". Si tratta di L'ala della notte (uscito in Italia nel 1977 per Mondadori), un mistery legato all'immaginario religioso Hopi, le tribu' presenti soprattutto nel Sud-Ovest del Paese e in modo particolare in Arizona. Il vice sceriffo Youngman Duran, ex-tossicodipendente e ex sergente dell'aviazione in Vietnam, passato per le carceri militari statunitensi, deve indagare sulla morte di Abner Tasupi, un anziano sciamano Hopi che stava cercando di fermare con le arti della magia tradizionale il tentativo della El Paso Gas di mettere le mani sulla terra dei nativi. Gia' nel 1970, Smith aveva pero' pubblicato The Indians Won (tutt'ora inedito nel nostro Paese), il primo romanzo di "storia alternativa" scritto da un nativo che immaginava come nell'Ottocento tutte le nazioni indiane avessero collaborato per sconfiggere l'esercito "dei bianchi" e creare un Paese indipendente negli Stati delle grandi pianure centrali.
Ma, naturalmente, raccontare il rapporto tra i nativi americani e questo ambito della narrativa di genere significa parlare soprattutto di Tony Hillerman, lo scrittore dell'Oklahoma scomparso nel 2008 a 83 anni lasciando dietro di se' decine di romanzi polizieschi ambientati nelle riserve e con protagonisti esclusivamente indiani, da cui sono stati poi tratti film e serie tv. Si devono a lui figure indimenticabili come Joe Leaphorn e Jim Chee, rispettivamente tenente e sergente della polizia tribale attivi nella regione Navajo dei Four Corners, lungo il confine tra Nuovo Messico e Arizona. Di Hillerman, negli ultimi anni sono tornati in libreria per HarperCollins le prime due indagini di Leaphorn e Chee, Il canto del nemico (2021) e La' dove danzano i morti (2022), entrambi pubblicati all'inizio degli anni Settanta, oltre all'inedito Donna che ascolta (2022). Romanzi nei quali si respirano gran parte dei temi cari all'autore, a partire dal confronto/scontro tra tradizione e modernita', con il pragmatico, e piu' anziano Leaphorn spesso perplesso di fronte a riti e cerimonie, mentre il suo giovane collega aspira addirittura a diventare uno sciamano. Sullo sfondo, la cruda bellezza della natura locale e la difficile vita nelle riserve, specie per le nuove generazioni di nativi.
Al nome di Hillerman e' legato anche un paradosso, almeno apparente. Proprio lo scrittore che meglio ha utilizzato le storie criminali per indagare l'animo dei nativi, tanto da meritarsi il soprannome di "Chandler dei Navajos" era in realta' figlio di un contadino di origine tedesca e quello che sarebbe divenuto il suo "popolo d'elezione" lo aveva scoperto gia' cinquantenne durante una serie di viaggi compiuti con la moglie tra le montagne del Sud-Ovest americano.
14. TELEVISIONE. LUCA CELADA: "RESERVATION DOGS", IL SENSO DELLA VITA DEI GIOVANI NATIVI
[Dal quotidiano "Il manifesto" riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo del del 15 settembre 2023 dal titolo "Reservation Dogs, il senso della vita dei giovani nativi" e il sommario "Streaming. Terza e ultima stagione - a breve su Disney + - della serie, atto liberatorio da 500 anni di colonialismo e subalternita'"]
"Reservation Dogs" arriva alla terza ed ultima stagione fra plausi della critica, premi e delusione dei fans per una fine "prematura". In realta' si tratta semplicemente di una serie che ha il coraggio di chiudere al momento piu' logico per l'arco narrativo invece di continuare ad oltranza, come afferma lo stesso show-runner, Sterlin Harjo: "Abbiamo sempre saputo come volevamo chiudere la storia, si trattava solo di capire quando ci saremmo arrivati". Nell'opinione di Harjo e del co-creatore Taika Waititi, quel momento e' giunto al termine della terza stagione in onda a breve negli Stati Uniti e prossimamente sugli schermi Disney + anche in Italia.
Per le ultime dieci puntate, tornano Elora, Bear, Cheese e Willie Jack, la banda di amici che bazzica la riserva popolata da disoccupati cronici, assistenti sociali, stregoni part-time, millantatori, madri single, rapper falliti ed un campionario umano che potrebbe in definitiva popolare un quartiere di una qualunque periferia del mondo. Sullo sfondo del degrado cronico che attanaglia le terre indiane d'America, loro cercano di dare un senso alla propria vita quotidiana ed alla scomparsa di Daniel, amico morto e presenza/assenza costante della storia. Se nelle prime due stagioni hanno meditato la fuga dalla riserva arrivando fino in California, l'ultimo capitolo e' quello del ritorno e delle conclusioni.
Sfondo della "dramedy" e' una piccola comunita' sulla riserva Muscogee in Oklahoma, stato non lontano dal centro geografico degli Stati Uniti e dalla collocazione centrale anche nella cattiva coscienza del paese. Alla fine dell'800 il territorio venne convertito in enorme campo di confino dove vennero deportate dozzine di tribu' da tutta America. Per questo l'Oklahoma e' tuttora seconda solo all'Alaska per percentuale di nativi ed uno stato che grava pesantemente sull'immaginario indiano come terminale delle "trail of tears". Harjo, etnia Seminole e Muscogee, e' lui stesso originario di Holdenville Oklahoma e sulle terre tribali dello stato aveva gia' ambientato due lungometraggi ed un documentario, tutti premiati a Sundance.
Reservation Dogs riflette la diversita' dei popoli originari con un cast corale in cui sono rappresentate diverse generazioni di attori nativi, dai bravissimi giovani protagonisti, a collaudati veterani come Graham Greene (candidato oscar per Balla coi lupi) e Wes Studi (il Geronimo di Walter Hill) ed un vasto assortimento di validissimi caratteristi ed esordienti appartenenti a decine di tribu' diverse - e solo per questo la serie promette di lasciare un segno importante come trampolino per molte carriere.
Rappresentazione, quindi, e, si', riappropriazione della narrazione, riscattata da un secolo di stereotipi hollywoodiani in questa prima produzione creata, interpretata e prodotta da una squadra interamente nativa, ma senza cadere tuttavia nella trappola del didattico o del didascalico. Reservation Dogs e' frutto soprattutto dell'esperienza di Harjo e della collaborazione col regista neozelandese, nativo Maori, Taika Waititi (Jojo Rabbit e Last Goal Wins, appena presentato a Toronto), entrambi decisi a smitizzare la "condizione indiana" con umorismo ed autoironia. Ecco gli spiriti guida, imperfetti come gli avi fantasma che popolano il Macondo di "Cento anni di solitudine", soprattutto William Knifeman (Dallas Goldtooth) autoproclamato guerriero, caduto a Little Big Horn, col vizio di apparire nei momenti meno opportuni al giovane Bear elargendo sibillini consigli spirituali. Vi sono poi i riferimenti pop-culturali, come le citazioni di Balla coi lupi - che ricordano quelle del Padrino nei Sopranos e l'abbondanza di battute sui paradossi di coniugare l'antica sapienza con l'arte di sbarcare il lunario.
Un atto liberatorio da 500 anni di colonialismo e subalternita', insomma, ma anche dalla mitologizzazione e dall'esotismo del nobile selvaggio. Come ha detto Waititi, "Un tentativo di parlare di nativi in un modo diverso dall'immagine mistica di chi accarezza le praterie e ascolta le risposte del vento". E, aggiunge Harjo, "Trattiamo temi seri, ma sempre attraverso il filtro umoristico, credo sia ora di liberarsi di certi obblighi - le nostre genti sanno ridere, e' cosi' che sopravviviamo". Non per questo mancano riferimenti ad episodi particolarmente raccapriccianti come l'evangelizzazione forzata e l'orrore dei collegi indiani, oggetto delle recenti macabre scoperte di cimiteri anonimi e fosse comuni di bambini, sottratti alle famiglie e non sopravvissuti al tentativo di estirparli con la forza e la religione dal loro mondo.
Un diario corale dal sapore di un indie movie, capace di liberare i protagonisti dal ruolo monodimensionale di "vittime del genocidio" e restituire una dimensione umana ai ragazzi alle prese col cordoglio, l'elaborazione del dolore e l'angoscia identitaria di cosa fare da grandi. Nella terza serie e' sottolineata la dimensione ciclica del trauma, con flashback, ed interi episodi dedicati ad una precedente generazione di amici adolescenti negli anni '70. Un aspetto che arricchisce ancor piu' la narrazione collettiva con un tocco lieve e letterario, che dimostra per una volta di cosa sia capace, al suo meglio, il formato seriale.
*********************
DONNA, VITA, LIBERTA'
*********************
A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 260 del 17 settembre 2023
*
Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
*
Informativa sulla privacy
E' possibile consultare l'informativa sulla privacy a questo indirizzo: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
Per non ricevere piu' il notiziario e' sufficiente recarsi in questa pagina: https://lists.peacelink.it/sympa/signoff/nonviolenza
Per iscriversi al notiziario l'indirizzo e' https://lists.peacelink.it/sympa/subscribe/nonviolenza
*
L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e' centropacevt at gmail.com
- Prev by Date: [Nonviolenza] Telegrammi. 4960
- Next by Date: [Nonviolenza] In 16 regioni e 37 province d'Italia iniziative per la liberazione di Leonard Peltier in occasione del suo 79simo compleanno
- Previous by thread: [Nonviolenza] Telegrammi. 4960
- Next by thread: [Nonviolenza] In 16 regioni e 37 province d'Italia iniziative per la liberazione di Leonard Peltier in occasione del suo 79simo compleanno
- Indice: