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[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 259
- Subject: [Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 259
- From: Centro di ricerca per la pace Centro di ricerca per la pace <centropacevt at gmail.com>
- Date: Sat, 16 Sep 2023 05:42:18 +0200
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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 259 del 16 settembre 2023
In questo numero:
1. "Il paese delle donne": "Mahsa Day", manifestazioni nazionali in ricordo di Mahsa Amini
2. Giuliana Sgrena: Sotto l'"abaya" non c'e' nessuna liberta'
3. Nadia Maria Filippini: Lo stupro non e' una "questione ambientale" ma di cultura patriarcale
4. Alessandra Pigliaru: Carla Lonzi, perche' rileggerla e' una festa del femminismo
5. Esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
6. Una cosa utile per la pace: bloccare la fornitura di armi assassine, con l'azione diretta nonviolenta
7. Una proposta per le elezioni europee del 2024: una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo
8. Alcuni riferimenti utili
9. Tre tesi
10. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
11. Solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani
12. Ripetiamo ancora una volta...
1. REPETITA IUVANT. "IL PAESE DELLE DONNE": "MAHSA DAY", MANIFESTAZIONI NAZIONALI IN RICORDO DI MAHSA AMINI
[Dal sito de "Il paese delle donne" riprendiamo e diffondiamo]
A Roma e Milano, il 16 settembre 2023, si terranno due manifestazioni nazionali, organizzate dalla comunita' iraniana in Italia, in ricordo di Mahsa Amini, la ragazza uccisa un anno fa in Iran perche' non indossava correttamente il velo islamico.
Le manifestazioni di sabato 16 settembre si terranno a Roma, con concentramento in Piazza dell'Esquilino alle ore 14, e a Milano, in corso Venezia (ingresso Planetario), alle ore 16.
Venerdì 15 settembre, in occasione della Giornata mondiale della democrazia, la societa' civile italiana, insieme alle associazioni per la liberta' e la democrazia in Iran, organizzano un'assemblea a Roma presso la sede della CGIL Nazionale in corso d'Italia n.25, alle ore 16, che sara' possibile seguire anche da remoto.
2. L'ORA. GIULIANA SGRENA: SOTTO L'"ABAYA" NON C'E' NESSUNA LIBERTA'
[Dal quotidiano "Il manifesto" riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo del 7 settembre 2023 dal titolo Sotto l'"abaya" non c'e' nessuna liberta'"" e il sommario "Diritti delle donne. Ritenere che le forme di discriminazione delle donne attraverso la copertura (annullamento) del loro corpo siano una forma di liberta' e' una mistificazione della realta'"]
In tutti i paesi musulmani che ho visitato non ho mai visto una studentessa andare a scuola con l'abaya (abito lungo che copre tutto il corpo e che spesso comprende anche il capo). Finora non ho visitato l'Arabia Saudita - paese originario delle restrizioni piu' rigide per le donne - ma, proprio li', l'abaya e' stata vietata alle ragazze che devono sostenere gli esami. Anni fa in Algeria era stato imposto il divieto del niqab (che copre anche il viso) per evitare che gli esami universitari fossero sostenuti da studentesse che si sostituivano alle loro compagne meno preparate.
Naturalmente non e' il caso della Francia di cui si discute in questi giorni, dopo il divieto all'uso dell'abaya (per le ragazze) e del qamis (per i ragazzi) nelle scuole deciso dal ministero dell'istruzione.
Come gia' con la legge del 2004, che vietava l'uso dei simboli religiosi nei luoghi pubblici, approvata anche dalle comunita' musulmane, il governo francese si erge a difensore della laicita', principio sancito dalla costituzione d'oltralpe.
Il risultato di allora fu sicuramente rassicurante per il parlamento francese: poche le studentesse ritirate dalla scuola statale, alcune per iscriversi alle scuole cattoliche, altre per seguire lezioni on line, poche altre infine disperse, probabilmente rimaste senza istruzione. Come allora la sinistra francese e' divisa sulla legge: Ps e, questa volta, anche tutto il Pcf a a favore, mentre Europe Ecologie e France Insoumise sono contro. Tuttavia. secondo un sondaggio di Ifop realizzato per Charlie Hebdo, il 58 per cento degli elettori di France Insoumise sarebbero a favore della legge.
La storia si ripete, questa volta a non voler rinunciare all'abaya sono 67 studentesse. Perche' sono cosi' determinate a voler nascondere il proprio corpo, perche' questo e' il ruolo dell'abaya, che non risponde a un dettame culturale o tradizionale. Infatti, all'interno di uno stesso paese, come l'Iraq, possiamo trovare donne senza velo, con l'hijab o con l'abaya. La comunita' musulmana di Francia e' divisa sul riconoscere un carattere religioso all'abbigliamento in questione. Tuttavia, e' un fatto che in Francia l'acquisto dell'abaya via Internet avviene attraverso i negozi che offrono il pacchetto della buona musulmana, sottolineandone il carattere religioso, e dove, generalmente, si acquistano anche il Corano e altri libri religiosi.
Un dubbio sull'autenticita' "islamica" dell'abaya, o dei suoi sostenitori, tuttavia sorge quando in Francia per far fronte al divieto imposto dal governo, i religiosi e gli influencer islamici propongono di spacciare l'abbigliamento come abito pre-maman! Per chi e' contro il divieto dell'abaya, il velo che copre tutto il corpo non rappresenta solo un simbolo religioso, ma sicuramente un'opposizione alla laicita'. E non solo in Francia.
Ritenere che le forme di discriminazione delle donne attraverso la copertura (annullamento) del loro corpo siano una forma di liberta' e' una mistificazione della realta', della storia e della memoria di donne che hanno fatto rivoluzioni o che si apprestano a farle, come in Iran.
Eppure, l'Europa continua le sue campagne, sponsorizzate da organizzazioni islamiche, di "inclusione" con le immagini di donne velate. Come se il velo includesse tutte le donne musulmane in Europa o nel mondo. E questo avviene proprio mentre a parole in tutto il mondo occidentale si levano voci a sostegno delle donne iraniane che rischiano e sacrificano la propria vita per lottare contro l'imposizione del velo.
Fra pochi giorni, il 16 settembre, a un anno dalla morte di Masah Amini, la ragazza curda morta per le torture cui e' stata sottoposta dalla polizia morale perche' non portava correttamente il velo, si svolgeranno manifestazioni in tutto il mondo a sostegno del movimento "Donna, vita, liberta'".
La sfida e' contro il regime degli ayatollah incompatibile con il rispetto dei diritti umani e delle donne in particolare. La solidarieta' richiede gesti concreti, non basta tagliarsi una ciocca di capelli. L'insensibilita' dell'Europa e delle sue istituzioni, eccezion fatta per la Francia, trova l'opposizione solo della destra, in Italia come in altri paesi.
Possiamo noi, sinistra, femministe, lasciare la difesa della lotta delle donne musulmane per i loro diritti - che sono diritti universali - a forze reazionarie che usano l'opposizione a simboli islamici non per difendere i diritti delle donne ma per difendere la supremazia della cristianita'?
3. L'ORA. NADIA MARIA FILIPPINI: LO STUPRO NON E' UNA "QUESTIONE AMBIENTALE" DA DI CULTURA PATRIARCALE
[Dal quotidiano "Il manifesto" riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo del 7 settembre 2023 dal titolo "Lo stupro non e' una "questione ambientale" ma di cultura patriarcale" e il sommario "Un problema maschile. Ricompare con frequenza allarmante, in commenti e sentenze, quella "cultura", che minimizza la violenza maschile e/o la giustifica cercando responsabilita' nel comportamento delle donn".
Nadia Maria Filippini, gia' docente di storia delle donne all'Universita' Ca' Foscari di Venezia, e' autrice del libro "Mai piu' sole contro la violenza sessuale. Una pagina storica del femminismo degli anni Settanta" (Viella, 2022)]
"Lo stupro e' solo l'aspetto piu' vistoso della violenza che le donne subiscono quotidianamente; questa violenza nasce dal dominio che l'uomo ha consolidato storicamente nei suoi rapporti con la donna dunque e' di per se' un fatto politico".
Questo scrivevano nel 1975 le femministe del collettivo di via Cherubini di Milano in occasione del dibattito che segui' il cosiddetto "massacro" del Circeo che sconvolse l'opinione pubblica. L'anno dopo il movimento femminista di Verona riprese queste analisi, in una grande manifestazione contro la violenza di genere, in occasione del primo processo per stupro a porte aperte.
A essere contestata dalle donne, nel dibattito di allora, era un'interpretazione classista, sostenuta da molti intellettuali di sinistra, che leggeva la violenza sessuale del Circeo in chiave di oppressione di classe (i pariolini e le ragazze di borgata), offuscandone la radice di genere e il sessismo. Oggi il rischio mi sembra quello contrario, come suggeriscono vari interventi sui casi di Palermo e Caivano: quello di leggere gli stupri in chiave prevalentemente "ambientale", come conseguenze di un degrado sociale. Non c'e' dubbio che il degrado aggiunga a queste violenze particolari agghiaccianti, rivelando una realta' sociale indegna di un paese civile. Ma lo stupro non ha questa matrice: e', e rimane, un crimine orrendo che distrugge la donna sia che venga consumato negli edifici fatiscenti, come nelle ville e attici lussuosi (come ben mostra il caso Genovese).
Mi sembra questo un ulteriore tentativo di spostare lo sguardo dal cuore del problema, evitando di vederlo come l'esito di una cultura sessista che ha radici profonde nell'ordine patriarcale. Una cultura che permea la societa' e determina squilibri e dissimetrie di potere nelle relazioni di genere, come ha riconosciuto l'Onu nella Dichiarazione Sull'eliminazione della violenza contro le donne (1993) e la piu' recente Convenzione di Istanbul (2011). Ricompare con una frequenza allarmante, in vari commenti e sentenze attuali in Italia, quella "cultura solidale con lo stupro", come la definiva Susan Brownmiller in Against our will (1975), che minimizza la violenza maschile e/o la giustifica in vario modo, cercando responsabilita' nel comportamento delle donne.
Certo ai nostri giorni non si arriva a dire che se la sono cercata, che dovevano "rimanere a casa presso il focolare", come sentenziato dagli avvocati difensori nel processo del Circeo. Si dice magari che non dovevano ubriacarsi per "non incontrare il lupo", o vestirsi in modo troppo succinto, ecc., perche', si sa i maschi sono cosi': "la carne e' carne", come ha dichiarato uno degli stupratori di Palermo. Clamorose per "vittimizzazione secondaria" e stereotipi sessisti alcune recenti sentenze dei tribunali nazionali (come quella della Corte d'Appello di Firenze), per le quali l'Italia e' stata pure sanzionata dalla Corte europea dei Diritti umani (2021), a riprova di una cultura trasversale rispetto alla classi sociali e ai livelli di istruzione e dalla quale neppure molte donne in quanto tali sono immuni.
Decenni di battaglie e iniziative femministe (che hanno preceduto e stimolato interventi pubblici) hanno prodotto in 50 anni importanti strumenti che consentono oggi alle vittime di trovare assistenza, di rivendicare giustizia (dai Centri Antiviolenza, alle norme della legge 66/1996, al Codice Rosso, ecc.). E le donne vi fanno ricorso con una frequenza sempre maggiore, segno di una soggettivita' femminile che rifiuta il vittimismo, il silenzio, la vergogna. Il problema e' che il cambiamento di genere e' andato in questi decenni a due velocita' e una larga parte del mondo maschile e' rimasta ancorata a modelli di genere obsoleti, a privilegi e poteri tradizionali, che non trovano piu' riscontro in codici fascisti, ma che risultano enfatizzati in quella nuova platea che sono i social media.
I maschi insomma andavano ri-educati: a distinguere, ad esempio, il potere dalla sessualita', l'amore dal possesso, la sopraffazione dalla relazione, la differenza dalla subalternita', a interiorizzare i limiti del proprio impulso e narcisismo. Perche' il problema della violenza sessuale - se occorresse ribadirlo - e' un problema maschile. Ed e' su questo piano educativo e culturale, cioe' proprio quello della prevenzione, che si evidenzia il colpevole vuoto di iniziative pubbliche (basti pensare che l'Italia e' tra i paesi ultimi in Europa per educazione sessuale nelle scuole). Ora guardiamo con attenzione alle promesse fatte dal governo e alla proposta lanciata dai Ministro della Pubblica Istruzione e delle Pari Opportunita', di attivare corsi contro la violenza sessuale, augurandoci che non rimangano i soliti annunci fatti sull'onda emotiva della cronaca, destinati a spegnersi con l'affievolirsi dei riflettori mediatici.
Perche' quello che necessita e' una vera e propria offensiva culturale, un piano articolato e complessivo che preveda il coinvolgimento e la sinergia di tutte le agenzie educative, dei media, oltre che delle forze dell'ordine e della magistratura. L'avvio di questi programmi - lo sappiamo - non porta immediati vantaggi in termini elettorali; guarda ad un orizzonte piu' lontano di cambiamento culturale, e tuttavia rappresenterebbe un passo concreto nella direzione di promuovere quel cambiamento nelle relazioni di genere e nella cultura che puo' far sperare in una societa' migliore.
4. MAESTRE. ALESSANDRA PIGLIARU: CARLA LONZI, PERCHE' RILEGGERLA E' UNA FESTA DEL FEMMINISMO
[Dal quotidiano "Il manifesto" riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo del 2 settembre 2023 dal titolo "Carla Lonzi, perche' rileggerla e' una festa del femminismo" e il sommario "Festivaletteratura di Mantova. Due incontri dedicati all'autrice di "Sputiamo su Hegel". La casa editrice La Tartaruga pubblichera' tutti gli scritti, fuori commercio e non disponibili da anni. Venerdi' 8 settembre ne discutono Laura Iamurri, Luca Scarlini, Carla Subrizi ed Elvira Vannini con Annarosa Buttarelli. Sabato 9 sara' la volta di Lunetta Savino e Viola Lo Moro"]
"Cosi' sono arrivata al femminismo che e' stata la mia festa, qualcuna doveva ben cominciare, e la sensazione che mi portavo addosso che, o lo facevo io o nessuno mi avrebbe salvato, ha operato in modo che l'ho fatto io. Dovevo trovare chi ero, alla fine, dopo avere accettato di essere qualcosa che non sapevo". E' il 16 agosto del 1972 ed e' quanto scrive Carla Lonzi nel suo Taci, anzi parla. Diario di una femminista, edito nel 1978, ancora oggi un documento straordinario e tra i piu' significativi del femminismo italiano degli anni Settanta. Unico nel suo genere, contiene infatti il lavorio della pratica delle relazioni tra donne e lo svelamento delle contraddizioni, pensieri, poesie, lettere, sogni e aspettative in riferimento, anzitutto, alla propria singolare esperienza incarnata. In effetti, ogni suo singolo libro (pubblicati negli anni Settanta grazie agli Scritti di Rivolta Femminile) risponde alla necessita' dettata dal dissenso verso l'immagine in cui si sentiva costretta da chi la osservava "inespressa e felice di rappresentare qualcosa, non me stessa".
L'intuizione di Carla Lonzi pero', morta di cancro nel 1982 all'eta' di 51 anni, e' ancora piu' esatta. L'inizio e' la comparsa di una possibilita', un movimento di donne che le fa sentire di avere "tutto pronto", si accorge che l'automatismo della identificazione le aveva fatto consumare "un'infinita' di energie"; niente sarebbe stato lo stesso senza la relazione con le compagne di Rivolta Femminile. Carnalmente esistente dunque, sia pure nella parzialita' del contesto materiale e storico da cui ha agito, e' cruciale, per chiunque e non solo per le donne, avere ancora oggi la possibilita' di leggerla.
Dopo anni in cui la sua produzione era ormai fuori commercio, il progetto di ripubblicazione era stato ripreso dall'editore Et al che dal 2010 al 2012 aveva dato alle stampe cinque volumi (Sputiamo su Hegel e altri scritti; Taci, anzi parla; Autoritratto; Vai pure. Dialogo con Pietro Consagra; Scritti sull'arte - quest'ultima una collazione postuma). Ora dobbiamo invece ringraziare La Tartaruga, perche' Claudia Durastanti che ne segue le scelte editoriali ha affidato ad Annarosa Buttarelli la curatela di tutti gli scritti lonziani.
Arriva nelle librerie in questi giorni il primo libro: Sputiamo su Hegel e altri scritti che nel titolo perde la decisione di Rivolta Femminile del 1974 di tenere in copertina anche Donna clitoridea e donna vaginale, uno dei testi compresi nel volumetto, tra i piu' spiazzanti e che ancora oggi ci interroga su quanto riusciamo a gettare nel discredito il piacere femminile riempiendo dotte conversazioni di "desiderio" e non toccando piu' i corpi, sempre piu' immalinconiti e attorcigliati. Diversamente dalla scelta di Et al pero', che al tempo aveva fatto introdurre ogni volume, nel caso della Tartaruga gli scritti di Carla Lonzi, leggiamo nella nota di Annarosa Buttarelli (filosofa, esponente di primo piano del femminismo della differenza italiano nonche' responsabile del Fondo Carla Lonzi avviato nel 2018 presso la Gnam di Roma) che, questa volta, non ci saranno prefazioni. La ragione e' convincente: i testi lonziani "non sopportano commenti, spiegazioni, interpretazioni che spegnerebbero la loro forza travolgente, la loro intensa, parlante presenza".
Insieme al diario del 1978 e a Vai pure (1980), Sputiamo su Hegel (titolo che Lonzi ha definito "squisitamente orale") rappresenta uno dei punti piu' alti mentre, il testo omonimo interno al volume, spiega lo sberleffo irriverente verso il pensiero sistematico, perche' non ci deve essere reverenza verso chi ha collocato le donne come inferiori o inesistenti nel tessuto storico. E' una somma provocazione che Lonzi poteva ben permettersi, scrittrice e lettrice colta, pensatrice finissima oltre che critica d'arte acclarata che poi abbandona quel mondo perche' il riconoscimento attribuitole era interno a un processo di produzione maschile, narcisistico e inservibile.
Composto da testi pubblicati da Rivolta femminile tra il 1970 e il 1972 e successivamente riuniti nel 1974, Sputiamo su Hegel, sia per cio' che ha firmato Lonzi sia per cio' che e' stato firmato collettivamente, e' l'itinerario delle singole tappe di una personale e politica presa di coscienza. Lo definira', nel valore che si da' agli inizi liberatori, come ciò che è stato l’Inferno per Dante, un primo stadio.
In apertura, il Manifesto di Rivolta Femminile (luglio 1970), procede per frasi brevi, asciutte e taglienti in cui il tema di fondo e' la liberazione radicale della donna intesa come soggetto che "non rifiuta l'uomo come soggetto, ma lo rifiuta come ruolo assoluto. Nella vita sociale lo rifiuta come ruolo autoritario". La decostruzione e' dei nodi del patriarcato, trappola che non ha concesso un pieno affrancamento dalla cultura maschile rendendo la donna spettatrice muta di una storia mutilata che non le appartiene. Si rifiuta il matrimonio; si denuncia la discrasia del pensiero maschile come unilaterale, in particolare rispetto alla dialettica servo-padrone, "regolazione di conti tra collettivi di uomini: essa non prevede la liberazione della donna, il grande oppresso della civilt' patriarcale". Ci si smarca dal principio di uguaglianza e si annuncia infine il separatismo.
Uno dei testi piu' controversi e' Sessualita' femminile e aborto, nel luglio del 1971 rappresenta una delle prime prese di parola pubblica sull'interruzione volontaria della gravidanza, sia pure in netta discontinuita': quella che viene rifiutata e' infatti una sessualita' femminile slegata dal piacere e la gravidanza - talvolta - e' il frutto dell'accondiscendenza all'egoismo maschile che vuole colonizzare il corpo della donna. E' da qui che si comprende meglio Donna clitoridea e donna vaginale (agosto 1971), dove Lonzi dichiara che il sesso femminile e' la clitoride e non la cavita' vaginale, slegata dal piacere. Anche per questo, rileggerla e' una festa. Come lo e' il femminismo, ce lo ha detto lei.
5. REPETITA IUVANT. ESPOSTO ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI ROMA
Alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
e per opportuna conoscenza:
al Presidente della Repubblica
ai Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica
alla Presidente del Consiglio dei Ministri
a tutte le ministre e i ministri, a tutti i senatori e le senatrici, a tutte le deputate e i deputati, agli ed alle europarlamentari elette ed eletti in Italia
a numerosi pubblici ufficiali cui incombe, ricevendo tale notitia criminis, di promuovere l'azione giudiziaria
ai mezzi d'informazione
a numerose persone di volonta' buona, associazioni democratiche, istituzioni fedeli alla legalita' costituzionale
*
Oggetto: esposto relativo alla violazione dell'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana da parte del governo italiano.
Egregi signori,
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l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana e' inequivocabile. Esso recita: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parita' con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranita' necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".
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Il governo italiano ha violato l'articolo 11 della Costituzione in quanto:
a) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la fornitura di armi che la guerra alimentano;
b) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la propria aviazione militare che raccoglie informazioni e le invia all'esercito ucraino sul campo di battaglia (cfr. il servizio giornalistico apparso sul sito dell'autorevole agenzia giornalistica Ansa col titolo "La guerra dei top gun italiani", che fin dall'incipit esplicitamente afferma che "i nostri piloti, tra loro anche una donna, a bordo dei caccia catturano dati importanti che in poco tempo finiscono sui cellulari dei soldati ucraini sul campo di battaglia");
c) ostacola effettualmente ogni realistica ipotesi di "cessate il fuoco" ed ogni concreto impegno di pace sostenendo esplicitamente la tesi che la guerra deve concludersi non con un negoziato ma con la "vittoria" di una delle parti in conflitto (cfr. la dichiarazione della Presidente del Consiglio dei Ministri "scommettiamo sulla vittoria ucraina" riportata da numerosi mezzi d'informazione);
d) sostiene l'azione provocatrice ed eversiva della Nato che da decenni opera nell'Europa dell'est per destabilizzare gli equilibri regionali e suscitare conflitti (azione divenuta finanche esplicitamente terrorista e stragista durante la guerra di distruzione della Jugoslavia nel 1999).
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In flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione, il governo italiano arma e quindi alimenta la guerra, partecipa alla guerra e quindi alle stragi di cui ogni guerra sempre e solo consiste, e con cio' espone altresi' anche il nostro paese a subire le conseguenze della guerra, e - last, but not least - contribuisce all'escalation verso una guerra mondiale e nucleare che puo' metter fine all'intera civilta' umana.
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Egregi signori,
con il presente esposto si richiede il piu' tempestivo intervento per far cessare l'azione incostituzionale, folle e criminale del governo italiano.
Distinti saluti,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, primo agosto 2023
6. REPETITA IUVANT. UNA COSA UTILE PER LA PACE: BLOCCARE LA FORNITURA DI ARMI ASSASSINE, CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA
Ovviamente apprezzando e sostenendo le molte iniziative gia' in corso (e soprattutto quelle che concretamente recano aiuti umanitari e soccorrono, accolgono e assistono tutte le vittime e tutte le persone che dalla guerra fuggono e alla guerra si oppongono), vorremmo aggiungere una cosa da fare che ci sembra utile piu' di ogni altra per contribuire da qui, in Italia, a far cessare le stragi in Ucraina: bloccare la fornitura di armi assassine.
E per bloccare la fornitura di armi assassine occorre bloccare con specifiche e adeguate azioni dirette nonviolente le fabbriche di armi, i depositi di armi, i trasporti di armi, i centri decisionali e le strutture tecniche che le forniture di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Fornire armi assassine dove e' in corso una guerra significa partecipare a quella guerra, cosa esplicitamente vietata dall'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana.
Non vi e' infatti alcun dubbio che fornire armi assassine dove una guerra e' in corso e dove quindi esse vengono usate per uccidere degli esseri umani (e tutte le armi sono usate sempre e solo per uccidere) significa partecipare alla guerra e alle stragi di cui essa consiste, e il citato articolo 11 della Costituzione e' chiarissimo e inequivocabile al riguardo, aprendosi con queste precise parole: "L'Italia ripudia la guerra".
Pertanto, un governo italiano che decide di fornire armi assassine a un paese in guerra e' ipso facto in contrasto con la Costituzione cui ha giurato fedelta', ed e' quindi un governo fuorilegge, criminale, golpista. E chiunque in Italia cooperasse all'invio di armi assassine, o l'invio di armi assassine consentisse, sarebbe parimenti criminale.
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E' quindi diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi all'invio di armi assassine dove una guerra e' in corso.
Cosi' come e' diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi a un governo golpista e a chiunque coopera alla commissione di stragi.
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Come e' possibile contrastare questo crimine?
Come e' possibile fare qualcosa di concreto per salvare le vite di coloro che la guerra - che quelle armi assassine alimentano - uccide?
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi le fabbriche, i depositi, i trasporti di armi.
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi i centri decisionali e le strutture tecniche che quell'invio di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Naturalmente occorre:
a) individuare tutti i luoghi da bloccare ed organizzare adeguatamente il blocco della scellerata attivita' finalizzata all'invio di armi assassine ovvero all'uccisione di esseri umani;
b) formare adeguatamente le persone di volonta' buona disponibili a partecipare a tali azioni dirette nonviolente.
La nonviolenza infatti richiede una specifica accurata preparazione e una completa conoscenza e consapevolezza del significato e delle conseguenze delle proprie azioni, che essendo non simboliche ma concrete espongono chi le esegue alle ovvie rappresaglie da parte dei poteri la cui azione criminale si vuole impedire.
La nonviolenza infatti, nel suo impegno per salvare tutte le vite, richiede una rigorosa coerenza tra i mezzi e i fini, una piena coscienza delle personali sofferenze cui si puo' andare incontro, una nitida disponibilita' ad accettare di subire torti e persecuzioni senza reagire, a subire violenza senza opporre violenza.
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A oltre un anno dall'inizio della guerra in Ucraina scatenata dall'invasione militare per volonta' del folle e criminale autocrate russo, e' ormai chiaro ad ogni persona che tutti i governi attivamente coinvolti nella guerra, che la guerra e le stragi hanno alimentato e tuttora alimentano e che hanno impedito fin qui ogni tregua ed ogni trattativa di pace, non intendono affatto porre fine alle stragi, non intendono affatto salvare le vite umane che ogni giorno la guerra distrugge, ma anzi cooperano alla prosecuzione, all'intensificazione e all'estensione delle uccisioni di esseri umani, ed accrescono il pericolo che la guerra si faccia mondiale e nucleare e possa distruggere l'intera umana famiglia.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per contrastare questo abominevole massacro e il pericolo dell'apocalisse atomica.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per imporre ai governi la cessazione della guerra.
Hic et nunc solo l'azione diretta nonviolenta puo' concretamente contribuire a fermare le stragi e ad imporre ai governi di cessare il fuoco e avviare trattative di pace.
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Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
7. REPETITA IUVANT. UNA PROPOSTA PER LE ELEZIONI EUROPEE DEL 2024: UNA LISTA NONVIOLENTA PER LA PACE E CONTRO IL RAZZISMO
Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
La politica dell'Unione Europea e' oggi caratterizzata da due orrori.
Il primo: la persecuzione dei migranti: col sostegno alle dittature che li imprigionano in condizioni disumane; con l'appalto ai poteri mafiosi in regime di monopolio della mobilita' per chi e' in fuga da guerre, dittature, fame e miseria; con la reclusione nei lager sia nei paesi di transito che in Europa; con la strage degli innocenti nel Mediterraneo; con lo schiavismo e l'apartheid in Europa. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
Il secondo: il sostegno alla prosecuzione della guerra in Ucraina che ogni giorno provoca altre stragi: con l'incessante fornitura di armi si alimenta la guerra e s'impedisce l'avvio di trattative di pace, e si contribuisce cosi' sia alla prosecuzione dello sterminio della popolazione ucraina vittima della guerra, sia all'escalation verso una guerra atomica che puo' mettere fine all'intera umanita'. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni politiche europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
I vertici dell'Unione Europea si sono peraltro ormai completamente prostituiti alla Nato, l'organizzazione terrorista e stragista che per conto del governo razzista e imperialista degli Stati Uniti d'America opera, dalla fine della Guerra fredda e con sempre maggiore intensita' ed accelerazione, per destabilizzare, asservire o distruggere non solo singole parti del continente europeo ma l'Europa intera. Abolire la Nato e' palesemente l'urgenza delle urgenze per dare all'Europa un futuro di pace.
Il Parlamento Europeo potrebbe e dovrebbe operare per la pace e in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e per la salvaguardia della biosfera, ma attualmente e' anch'esso complice della furia razzista e della furia bellica che si e' incistata nei governi dei paesi europei e nei vertici di tutte le istituzioni politiche europee.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
E l'Italia rischia di essere rappresentata unicamente da partiti fascisti, razzisti e bellicisti.
Esplicitamente fascista, razzista, bellicista ed ecocida e' tutta l'area governativa italiana.
Razzista si e' dimostrato il partito grillino, che durante la prima esperienza di governo ha condiviso e sostenuto la scellerata politica di brutale persecuzione dei migranti da parte del capo leghista che di quel governo era vicepresidente, ministro e magna pars.
Tragicamente bellicista e' il Pd (e quindi di fatto anche coloro che ad esso subalterni con esso si alleano e che pertanto al di la' del velame dei vaniloquenti proclami portano voti al partito della guerra in cambio di qualche scranno e prebenda).
Questa la triste e trista situazione.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Che fare, quindi?
Io credo che occorra costruire una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo.
Nonviolenta: che cioe' faccia della scelta della nonviolenza la discriminante fondamentale. La nonviolenza essendo l'unica lotta nitida e intransigente, concreta e coerente, contro tutte le violenze e le oppressioni; la nonviolenza essendo il fondamentale strumento teorico e pratico a disposizione della lotta del movimento delle oppresse e degli oppressi per la liberazione dell'umanita' e la salvaguardia dell'intero mondo vivente.
Per la pace: e quindi per il disarmo integrale e l'integrale smilitarizzazione dei conflitti, dei territori, delle societa', delle culture.
Contro il razzismo: e quindi per il pieno riconoscimento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani, poiche' siamo una sola famiglia umana in un unico mondo vivente.
E dire lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo significa dire una lista femminista ed ecologista, socialista e libertaria, delle classi sociali sfruttate e rapinate, delle oppresse e degli oppressi.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Se vogliamo aprire una riflessione comune e autentica, democratica e partecipata, fra tutte le persone e le esperienze disposte a riconoscersi in una prospettiva nonviolenta, femminista, ecologista, socialista e libertaria, per portare nel Parlamento Europeo la voce delle oppresse e degli oppressi e la lotta per la pace, l'affermazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani e la difesa della biosfera, il momento e' adesso.
Prenda la parola ogni persona ed ogni esperienza interessata.
Si promuovano ovunque possibile incontri di riflessione.
8. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI
Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com
9. REPETITA IUVANT. TRE TESI
La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
10. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE
Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it
11. REPETITA IUVANT. SOLIDALI CON LE DONNE IRANIANE NELLA LOTTA NONVIOLENTA PER I DIRITTI UMANI DI TUTTI GLI ESSERI UMANI
Siamo solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessi la repressione del movimento democratico e nonviolento delle donne - e degli uomini postisi alla loro sequela - che si riconosce nel motto "Donna, vita, liberta'", che siano liberate e liberati tutte le prigioniere e tutti i prigionieri politici, che cessi la violenza maschilista di stato, e che siano riconosciuti, rispettati e difesi tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Nessuna autorita' e' legittima se non rispetta la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
12. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...
... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 259 del 16 settembre 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
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Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 259 del 16 settembre 2023
In questo numero:
1. "Il paese delle donne": "Mahsa Day", manifestazioni nazionali in ricordo di Mahsa Amini
2. Giuliana Sgrena: Sotto l'"abaya" non c'e' nessuna liberta'
3. Nadia Maria Filippini: Lo stupro non e' una "questione ambientale" ma di cultura patriarcale
4. Alessandra Pigliaru: Carla Lonzi, perche' rileggerla e' una festa del femminismo
5. Esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
6. Una cosa utile per la pace: bloccare la fornitura di armi assassine, con l'azione diretta nonviolenta
7. Una proposta per le elezioni europee del 2024: una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo
8. Alcuni riferimenti utili
9. Tre tesi
10. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
11. Solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani
12. Ripetiamo ancora una volta...
1. REPETITA IUVANT. "IL PAESE DELLE DONNE": "MAHSA DAY", MANIFESTAZIONI NAZIONALI IN RICORDO DI MAHSA AMINI
[Dal sito de "Il paese delle donne" riprendiamo e diffondiamo]
A Roma e Milano, il 16 settembre 2023, si terranno due manifestazioni nazionali, organizzate dalla comunita' iraniana in Italia, in ricordo di Mahsa Amini, la ragazza uccisa un anno fa in Iran perche' non indossava correttamente il velo islamico.
Le manifestazioni di sabato 16 settembre si terranno a Roma, con concentramento in Piazza dell'Esquilino alle ore 14, e a Milano, in corso Venezia (ingresso Planetario), alle ore 16.
Venerdì 15 settembre, in occasione della Giornata mondiale della democrazia, la societa' civile italiana, insieme alle associazioni per la liberta' e la democrazia in Iran, organizzano un'assemblea a Roma presso la sede della CGIL Nazionale in corso d'Italia n.25, alle ore 16, che sara' possibile seguire anche da remoto.
2. L'ORA. GIULIANA SGRENA: SOTTO L'"ABAYA" NON C'E' NESSUNA LIBERTA'
[Dal quotidiano "Il manifesto" riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo del 7 settembre 2023 dal titolo Sotto l'"abaya" non c'e' nessuna liberta'"" e il sommario "Diritti delle donne. Ritenere che le forme di discriminazione delle donne attraverso la copertura (annullamento) del loro corpo siano una forma di liberta' e' una mistificazione della realta'"]
In tutti i paesi musulmani che ho visitato non ho mai visto una studentessa andare a scuola con l'abaya (abito lungo che copre tutto il corpo e che spesso comprende anche il capo). Finora non ho visitato l'Arabia Saudita - paese originario delle restrizioni piu' rigide per le donne - ma, proprio li', l'abaya e' stata vietata alle ragazze che devono sostenere gli esami. Anni fa in Algeria era stato imposto il divieto del niqab (che copre anche il viso) per evitare che gli esami universitari fossero sostenuti da studentesse che si sostituivano alle loro compagne meno preparate.
Naturalmente non e' il caso della Francia di cui si discute in questi giorni, dopo il divieto all'uso dell'abaya (per le ragazze) e del qamis (per i ragazzi) nelle scuole deciso dal ministero dell'istruzione.
Come gia' con la legge del 2004, che vietava l'uso dei simboli religiosi nei luoghi pubblici, approvata anche dalle comunita' musulmane, il governo francese si erge a difensore della laicita', principio sancito dalla costituzione d'oltralpe.
Il risultato di allora fu sicuramente rassicurante per il parlamento francese: poche le studentesse ritirate dalla scuola statale, alcune per iscriversi alle scuole cattoliche, altre per seguire lezioni on line, poche altre infine disperse, probabilmente rimaste senza istruzione. Come allora la sinistra francese e' divisa sulla legge: Ps e, questa volta, anche tutto il Pcf a a favore, mentre Europe Ecologie e France Insoumise sono contro. Tuttavia. secondo un sondaggio di Ifop realizzato per Charlie Hebdo, il 58 per cento degli elettori di France Insoumise sarebbero a favore della legge.
La storia si ripete, questa volta a non voler rinunciare all'abaya sono 67 studentesse. Perche' sono cosi' determinate a voler nascondere il proprio corpo, perche' questo e' il ruolo dell'abaya, che non risponde a un dettame culturale o tradizionale. Infatti, all'interno di uno stesso paese, come l'Iraq, possiamo trovare donne senza velo, con l'hijab o con l'abaya. La comunita' musulmana di Francia e' divisa sul riconoscere un carattere religioso all'abbigliamento in questione. Tuttavia, e' un fatto che in Francia l'acquisto dell'abaya via Internet avviene attraverso i negozi che offrono il pacchetto della buona musulmana, sottolineandone il carattere religioso, e dove, generalmente, si acquistano anche il Corano e altri libri religiosi.
Un dubbio sull'autenticita' "islamica" dell'abaya, o dei suoi sostenitori, tuttavia sorge quando in Francia per far fronte al divieto imposto dal governo, i religiosi e gli influencer islamici propongono di spacciare l'abbigliamento come abito pre-maman! Per chi e' contro il divieto dell'abaya, il velo che copre tutto il corpo non rappresenta solo un simbolo religioso, ma sicuramente un'opposizione alla laicita'. E non solo in Francia.
Ritenere che le forme di discriminazione delle donne attraverso la copertura (annullamento) del loro corpo siano una forma di liberta' e' una mistificazione della realta', della storia e della memoria di donne che hanno fatto rivoluzioni o che si apprestano a farle, come in Iran.
Eppure, l'Europa continua le sue campagne, sponsorizzate da organizzazioni islamiche, di "inclusione" con le immagini di donne velate. Come se il velo includesse tutte le donne musulmane in Europa o nel mondo. E questo avviene proprio mentre a parole in tutto il mondo occidentale si levano voci a sostegno delle donne iraniane che rischiano e sacrificano la propria vita per lottare contro l'imposizione del velo.
Fra pochi giorni, il 16 settembre, a un anno dalla morte di Masah Amini, la ragazza curda morta per le torture cui e' stata sottoposta dalla polizia morale perche' non portava correttamente il velo, si svolgeranno manifestazioni in tutto il mondo a sostegno del movimento "Donna, vita, liberta'".
La sfida e' contro il regime degli ayatollah incompatibile con il rispetto dei diritti umani e delle donne in particolare. La solidarieta' richiede gesti concreti, non basta tagliarsi una ciocca di capelli. L'insensibilita' dell'Europa e delle sue istituzioni, eccezion fatta per la Francia, trova l'opposizione solo della destra, in Italia come in altri paesi.
Possiamo noi, sinistra, femministe, lasciare la difesa della lotta delle donne musulmane per i loro diritti - che sono diritti universali - a forze reazionarie che usano l'opposizione a simboli islamici non per difendere i diritti delle donne ma per difendere la supremazia della cristianita'?
3. L'ORA. NADIA MARIA FILIPPINI: LO STUPRO NON E' UNA "QUESTIONE AMBIENTALE" DA DI CULTURA PATRIARCALE
[Dal quotidiano "Il manifesto" riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo del 7 settembre 2023 dal titolo "Lo stupro non e' una "questione ambientale" ma di cultura patriarcale" e il sommario "Un problema maschile. Ricompare con frequenza allarmante, in commenti e sentenze, quella "cultura", che minimizza la violenza maschile e/o la giustifica cercando responsabilita' nel comportamento delle donn".
Nadia Maria Filippini, gia' docente di storia delle donne all'Universita' Ca' Foscari di Venezia, e' autrice del libro "Mai piu' sole contro la violenza sessuale. Una pagina storica del femminismo degli anni Settanta" (Viella, 2022)]
"Lo stupro e' solo l'aspetto piu' vistoso della violenza che le donne subiscono quotidianamente; questa violenza nasce dal dominio che l'uomo ha consolidato storicamente nei suoi rapporti con la donna dunque e' di per se' un fatto politico".
Questo scrivevano nel 1975 le femministe del collettivo di via Cherubini di Milano in occasione del dibattito che segui' il cosiddetto "massacro" del Circeo che sconvolse l'opinione pubblica. L'anno dopo il movimento femminista di Verona riprese queste analisi, in una grande manifestazione contro la violenza di genere, in occasione del primo processo per stupro a porte aperte.
A essere contestata dalle donne, nel dibattito di allora, era un'interpretazione classista, sostenuta da molti intellettuali di sinistra, che leggeva la violenza sessuale del Circeo in chiave di oppressione di classe (i pariolini e le ragazze di borgata), offuscandone la radice di genere e il sessismo. Oggi il rischio mi sembra quello contrario, come suggeriscono vari interventi sui casi di Palermo e Caivano: quello di leggere gli stupri in chiave prevalentemente "ambientale", come conseguenze di un degrado sociale. Non c'e' dubbio che il degrado aggiunga a queste violenze particolari agghiaccianti, rivelando una realta' sociale indegna di un paese civile. Ma lo stupro non ha questa matrice: e', e rimane, un crimine orrendo che distrugge la donna sia che venga consumato negli edifici fatiscenti, come nelle ville e attici lussuosi (come ben mostra il caso Genovese).
Mi sembra questo un ulteriore tentativo di spostare lo sguardo dal cuore del problema, evitando di vederlo come l'esito di una cultura sessista che ha radici profonde nell'ordine patriarcale. Una cultura che permea la societa' e determina squilibri e dissimetrie di potere nelle relazioni di genere, come ha riconosciuto l'Onu nella Dichiarazione Sull'eliminazione della violenza contro le donne (1993) e la piu' recente Convenzione di Istanbul (2011). Ricompare con una frequenza allarmante, in vari commenti e sentenze attuali in Italia, quella "cultura solidale con lo stupro", come la definiva Susan Brownmiller in Against our will (1975), che minimizza la violenza maschile e/o la giustifica in vario modo, cercando responsabilita' nel comportamento delle donne.
Certo ai nostri giorni non si arriva a dire che se la sono cercata, che dovevano "rimanere a casa presso il focolare", come sentenziato dagli avvocati difensori nel processo del Circeo. Si dice magari che non dovevano ubriacarsi per "non incontrare il lupo", o vestirsi in modo troppo succinto, ecc., perche', si sa i maschi sono cosi': "la carne e' carne", come ha dichiarato uno degli stupratori di Palermo. Clamorose per "vittimizzazione secondaria" e stereotipi sessisti alcune recenti sentenze dei tribunali nazionali (come quella della Corte d'Appello di Firenze), per le quali l'Italia e' stata pure sanzionata dalla Corte europea dei Diritti umani (2021), a riprova di una cultura trasversale rispetto alla classi sociali e ai livelli di istruzione e dalla quale neppure molte donne in quanto tali sono immuni.
Decenni di battaglie e iniziative femministe (che hanno preceduto e stimolato interventi pubblici) hanno prodotto in 50 anni importanti strumenti che consentono oggi alle vittime di trovare assistenza, di rivendicare giustizia (dai Centri Antiviolenza, alle norme della legge 66/1996, al Codice Rosso, ecc.). E le donne vi fanno ricorso con una frequenza sempre maggiore, segno di una soggettivita' femminile che rifiuta il vittimismo, il silenzio, la vergogna. Il problema e' che il cambiamento di genere e' andato in questi decenni a due velocita' e una larga parte del mondo maschile e' rimasta ancorata a modelli di genere obsoleti, a privilegi e poteri tradizionali, che non trovano piu' riscontro in codici fascisti, ma che risultano enfatizzati in quella nuova platea che sono i social media.
I maschi insomma andavano ri-educati: a distinguere, ad esempio, il potere dalla sessualita', l'amore dal possesso, la sopraffazione dalla relazione, la differenza dalla subalternita', a interiorizzare i limiti del proprio impulso e narcisismo. Perche' il problema della violenza sessuale - se occorresse ribadirlo - e' un problema maschile. Ed e' su questo piano educativo e culturale, cioe' proprio quello della prevenzione, che si evidenzia il colpevole vuoto di iniziative pubbliche (basti pensare che l'Italia e' tra i paesi ultimi in Europa per educazione sessuale nelle scuole). Ora guardiamo con attenzione alle promesse fatte dal governo e alla proposta lanciata dai Ministro della Pubblica Istruzione e delle Pari Opportunita', di attivare corsi contro la violenza sessuale, augurandoci che non rimangano i soliti annunci fatti sull'onda emotiva della cronaca, destinati a spegnersi con l'affievolirsi dei riflettori mediatici.
Perche' quello che necessita e' una vera e propria offensiva culturale, un piano articolato e complessivo che preveda il coinvolgimento e la sinergia di tutte le agenzie educative, dei media, oltre che delle forze dell'ordine e della magistratura. L'avvio di questi programmi - lo sappiamo - non porta immediati vantaggi in termini elettorali; guarda ad un orizzonte piu' lontano di cambiamento culturale, e tuttavia rappresenterebbe un passo concreto nella direzione di promuovere quel cambiamento nelle relazioni di genere e nella cultura che puo' far sperare in una societa' migliore.
4. MAESTRE. ALESSANDRA PIGLIARU: CARLA LONZI, PERCHE' RILEGGERLA E' UNA FESTA DEL FEMMINISMO
[Dal quotidiano "Il manifesto" riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo del 2 settembre 2023 dal titolo "Carla Lonzi, perche' rileggerla e' una festa del femminismo" e il sommario "Festivaletteratura di Mantova. Due incontri dedicati all'autrice di "Sputiamo su Hegel". La casa editrice La Tartaruga pubblichera' tutti gli scritti, fuori commercio e non disponibili da anni. Venerdi' 8 settembre ne discutono Laura Iamurri, Luca Scarlini, Carla Subrizi ed Elvira Vannini con Annarosa Buttarelli. Sabato 9 sara' la volta di Lunetta Savino e Viola Lo Moro"]
"Cosi' sono arrivata al femminismo che e' stata la mia festa, qualcuna doveva ben cominciare, e la sensazione che mi portavo addosso che, o lo facevo io o nessuno mi avrebbe salvato, ha operato in modo che l'ho fatto io. Dovevo trovare chi ero, alla fine, dopo avere accettato di essere qualcosa che non sapevo". E' il 16 agosto del 1972 ed e' quanto scrive Carla Lonzi nel suo Taci, anzi parla. Diario di una femminista, edito nel 1978, ancora oggi un documento straordinario e tra i piu' significativi del femminismo italiano degli anni Settanta. Unico nel suo genere, contiene infatti il lavorio della pratica delle relazioni tra donne e lo svelamento delle contraddizioni, pensieri, poesie, lettere, sogni e aspettative in riferimento, anzitutto, alla propria singolare esperienza incarnata. In effetti, ogni suo singolo libro (pubblicati negli anni Settanta grazie agli Scritti di Rivolta Femminile) risponde alla necessita' dettata dal dissenso verso l'immagine in cui si sentiva costretta da chi la osservava "inespressa e felice di rappresentare qualcosa, non me stessa".
L'intuizione di Carla Lonzi pero', morta di cancro nel 1982 all'eta' di 51 anni, e' ancora piu' esatta. L'inizio e' la comparsa di una possibilita', un movimento di donne che le fa sentire di avere "tutto pronto", si accorge che l'automatismo della identificazione le aveva fatto consumare "un'infinita' di energie"; niente sarebbe stato lo stesso senza la relazione con le compagne di Rivolta Femminile. Carnalmente esistente dunque, sia pure nella parzialita' del contesto materiale e storico da cui ha agito, e' cruciale, per chiunque e non solo per le donne, avere ancora oggi la possibilita' di leggerla.
Dopo anni in cui la sua produzione era ormai fuori commercio, il progetto di ripubblicazione era stato ripreso dall'editore Et al che dal 2010 al 2012 aveva dato alle stampe cinque volumi (Sputiamo su Hegel e altri scritti; Taci, anzi parla; Autoritratto; Vai pure. Dialogo con Pietro Consagra; Scritti sull'arte - quest'ultima una collazione postuma). Ora dobbiamo invece ringraziare La Tartaruga, perche' Claudia Durastanti che ne segue le scelte editoriali ha affidato ad Annarosa Buttarelli la curatela di tutti gli scritti lonziani.
Arriva nelle librerie in questi giorni il primo libro: Sputiamo su Hegel e altri scritti che nel titolo perde la decisione di Rivolta Femminile del 1974 di tenere in copertina anche Donna clitoridea e donna vaginale, uno dei testi compresi nel volumetto, tra i piu' spiazzanti e che ancora oggi ci interroga su quanto riusciamo a gettare nel discredito il piacere femminile riempiendo dotte conversazioni di "desiderio" e non toccando piu' i corpi, sempre piu' immalinconiti e attorcigliati. Diversamente dalla scelta di Et al pero', che al tempo aveva fatto introdurre ogni volume, nel caso della Tartaruga gli scritti di Carla Lonzi, leggiamo nella nota di Annarosa Buttarelli (filosofa, esponente di primo piano del femminismo della differenza italiano nonche' responsabile del Fondo Carla Lonzi avviato nel 2018 presso la Gnam di Roma) che, questa volta, non ci saranno prefazioni. La ragione e' convincente: i testi lonziani "non sopportano commenti, spiegazioni, interpretazioni che spegnerebbero la loro forza travolgente, la loro intensa, parlante presenza".
Insieme al diario del 1978 e a Vai pure (1980), Sputiamo su Hegel (titolo che Lonzi ha definito "squisitamente orale") rappresenta uno dei punti piu' alti mentre, il testo omonimo interno al volume, spiega lo sberleffo irriverente verso il pensiero sistematico, perche' non ci deve essere reverenza verso chi ha collocato le donne come inferiori o inesistenti nel tessuto storico. E' una somma provocazione che Lonzi poteva ben permettersi, scrittrice e lettrice colta, pensatrice finissima oltre che critica d'arte acclarata che poi abbandona quel mondo perche' il riconoscimento attribuitole era interno a un processo di produzione maschile, narcisistico e inservibile.
Composto da testi pubblicati da Rivolta femminile tra il 1970 e il 1972 e successivamente riuniti nel 1974, Sputiamo su Hegel, sia per cio' che ha firmato Lonzi sia per cio' che e' stato firmato collettivamente, e' l'itinerario delle singole tappe di una personale e politica presa di coscienza. Lo definira', nel valore che si da' agli inizi liberatori, come ciò che è stato l’Inferno per Dante, un primo stadio.
In apertura, il Manifesto di Rivolta Femminile (luglio 1970), procede per frasi brevi, asciutte e taglienti in cui il tema di fondo e' la liberazione radicale della donna intesa come soggetto che "non rifiuta l'uomo come soggetto, ma lo rifiuta come ruolo assoluto. Nella vita sociale lo rifiuta come ruolo autoritario". La decostruzione e' dei nodi del patriarcato, trappola che non ha concesso un pieno affrancamento dalla cultura maschile rendendo la donna spettatrice muta di una storia mutilata che non le appartiene. Si rifiuta il matrimonio; si denuncia la discrasia del pensiero maschile come unilaterale, in particolare rispetto alla dialettica servo-padrone, "regolazione di conti tra collettivi di uomini: essa non prevede la liberazione della donna, il grande oppresso della civilt' patriarcale". Ci si smarca dal principio di uguaglianza e si annuncia infine il separatismo.
Uno dei testi piu' controversi e' Sessualita' femminile e aborto, nel luglio del 1971 rappresenta una delle prime prese di parola pubblica sull'interruzione volontaria della gravidanza, sia pure in netta discontinuita': quella che viene rifiutata e' infatti una sessualita' femminile slegata dal piacere e la gravidanza - talvolta - e' il frutto dell'accondiscendenza all'egoismo maschile che vuole colonizzare il corpo della donna. E' da qui che si comprende meglio Donna clitoridea e donna vaginale (agosto 1971), dove Lonzi dichiara che il sesso femminile e' la clitoride e non la cavita' vaginale, slegata dal piacere. Anche per questo, rileggerla e' una festa. Come lo e' il femminismo, ce lo ha detto lei.
5. REPETITA IUVANT. ESPOSTO ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI ROMA
Alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
e per opportuna conoscenza:
al Presidente della Repubblica
ai Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica
alla Presidente del Consiglio dei Ministri
a tutte le ministre e i ministri, a tutti i senatori e le senatrici, a tutte le deputate e i deputati, agli ed alle europarlamentari elette ed eletti in Italia
a numerosi pubblici ufficiali cui incombe, ricevendo tale notitia criminis, di promuovere l'azione giudiziaria
ai mezzi d'informazione
a numerose persone di volonta' buona, associazioni democratiche, istituzioni fedeli alla legalita' costituzionale
*
Oggetto: esposto relativo alla violazione dell'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana da parte del governo italiano.
Egregi signori,
*
l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana e' inequivocabile. Esso recita: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parita' con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranita' necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".
*
Il governo italiano ha violato l'articolo 11 della Costituzione in quanto:
a) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la fornitura di armi che la guerra alimentano;
b) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la propria aviazione militare che raccoglie informazioni e le invia all'esercito ucraino sul campo di battaglia (cfr. il servizio giornalistico apparso sul sito dell'autorevole agenzia giornalistica Ansa col titolo "La guerra dei top gun italiani", che fin dall'incipit esplicitamente afferma che "i nostri piloti, tra loro anche una donna, a bordo dei caccia catturano dati importanti che in poco tempo finiscono sui cellulari dei soldati ucraini sul campo di battaglia");
c) ostacola effettualmente ogni realistica ipotesi di "cessate il fuoco" ed ogni concreto impegno di pace sostenendo esplicitamente la tesi che la guerra deve concludersi non con un negoziato ma con la "vittoria" di una delle parti in conflitto (cfr. la dichiarazione della Presidente del Consiglio dei Ministri "scommettiamo sulla vittoria ucraina" riportata da numerosi mezzi d'informazione);
d) sostiene l'azione provocatrice ed eversiva della Nato che da decenni opera nell'Europa dell'est per destabilizzare gli equilibri regionali e suscitare conflitti (azione divenuta finanche esplicitamente terrorista e stragista durante la guerra di distruzione della Jugoslavia nel 1999).
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In flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione, il governo italiano arma e quindi alimenta la guerra, partecipa alla guerra e quindi alle stragi di cui ogni guerra sempre e solo consiste, e con cio' espone altresi' anche il nostro paese a subire le conseguenze della guerra, e - last, but not least - contribuisce all'escalation verso una guerra mondiale e nucleare che puo' metter fine all'intera civilta' umana.
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Egregi signori,
con il presente esposto si richiede il piu' tempestivo intervento per far cessare l'azione incostituzionale, folle e criminale del governo italiano.
Distinti saluti,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, primo agosto 2023
6. REPETITA IUVANT. UNA COSA UTILE PER LA PACE: BLOCCARE LA FORNITURA DI ARMI ASSASSINE, CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA
Ovviamente apprezzando e sostenendo le molte iniziative gia' in corso (e soprattutto quelle che concretamente recano aiuti umanitari e soccorrono, accolgono e assistono tutte le vittime e tutte le persone che dalla guerra fuggono e alla guerra si oppongono), vorremmo aggiungere una cosa da fare che ci sembra utile piu' di ogni altra per contribuire da qui, in Italia, a far cessare le stragi in Ucraina: bloccare la fornitura di armi assassine.
E per bloccare la fornitura di armi assassine occorre bloccare con specifiche e adeguate azioni dirette nonviolente le fabbriche di armi, i depositi di armi, i trasporti di armi, i centri decisionali e le strutture tecniche che le forniture di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Fornire armi assassine dove e' in corso una guerra significa partecipare a quella guerra, cosa esplicitamente vietata dall'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana.
Non vi e' infatti alcun dubbio che fornire armi assassine dove una guerra e' in corso e dove quindi esse vengono usate per uccidere degli esseri umani (e tutte le armi sono usate sempre e solo per uccidere) significa partecipare alla guerra e alle stragi di cui essa consiste, e il citato articolo 11 della Costituzione e' chiarissimo e inequivocabile al riguardo, aprendosi con queste precise parole: "L'Italia ripudia la guerra".
Pertanto, un governo italiano che decide di fornire armi assassine a un paese in guerra e' ipso facto in contrasto con la Costituzione cui ha giurato fedelta', ed e' quindi un governo fuorilegge, criminale, golpista. E chiunque in Italia cooperasse all'invio di armi assassine, o l'invio di armi assassine consentisse, sarebbe parimenti criminale.
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E' quindi diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi all'invio di armi assassine dove una guerra e' in corso.
Cosi' come e' diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi a un governo golpista e a chiunque coopera alla commissione di stragi.
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Come e' possibile contrastare questo crimine?
Come e' possibile fare qualcosa di concreto per salvare le vite di coloro che la guerra - che quelle armi assassine alimentano - uccide?
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi le fabbriche, i depositi, i trasporti di armi.
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi i centri decisionali e le strutture tecniche che quell'invio di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Naturalmente occorre:
a) individuare tutti i luoghi da bloccare ed organizzare adeguatamente il blocco della scellerata attivita' finalizzata all'invio di armi assassine ovvero all'uccisione di esseri umani;
b) formare adeguatamente le persone di volonta' buona disponibili a partecipare a tali azioni dirette nonviolente.
La nonviolenza infatti richiede una specifica accurata preparazione e una completa conoscenza e consapevolezza del significato e delle conseguenze delle proprie azioni, che essendo non simboliche ma concrete espongono chi le esegue alle ovvie rappresaglie da parte dei poteri la cui azione criminale si vuole impedire.
La nonviolenza infatti, nel suo impegno per salvare tutte le vite, richiede una rigorosa coerenza tra i mezzi e i fini, una piena coscienza delle personali sofferenze cui si puo' andare incontro, una nitida disponibilita' ad accettare di subire torti e persecuzioni senza reagire, a subire violenza senza opporre violenza.
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A oltre un anno dall'inizio della guerra in Ucraina scatenata dall'invasione militare per volonta' del folle e criminale autocrate russo, e' ormai chiaro ad ogni persona che tutti i governi attivamente coinvolti nella guerra, che la guerra e le stragi hanno alimentato e tuttora alimentano e che hanno impedito fin qui ogni tregua ed ogni trattativa di pace, non intendono affatto porre fine alle stragi, non intendono affatto salvare le vite umane che ogni giorno la guerra distrugge, ma anzi cooperano alla prosecuzione, all'intensificazione e all'estensione delle uccisioni di esseri umani, ed accrescono il pericolo che la guerra si faccia mondiale e nucleare e possa distruggere l'intera umana famiglia.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per contrastare questo abominevole massacro e il pericolo dell'apocalisse atomica.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per imporre ai governi la cessazione della guerra.
Hic et nunc solo l'azione diretta nonviolenta puo' concretamente contribuire a fermare le stragi e ad imporre ai governi di cessare il fuoco e avviare trattative di pace.
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Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
7. REPETITA IUVANT. UNA PROPOSTA PER LE ELEZIONI EUROPEE DEL 2024: UNA LISTA NONVIOLENTA PER LA PACE E CONTRO IL RAZZISMO
Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
La politica dell'Unione Europea e' oggi caratterizzata da due orrori.
Il primo: la persecuzione dei migranti: col sostegno alle dittature che li imprigionano in condizioni disumane; con l'appalto ai poteri mafiosi in regime di monopolio della mobilita' per chi e' in fuga da guerre, dittature, fame e miseria; con la reclusione nei lager sia nei paesi di transito che in Europa; con la strage degli innocenti nel Mediterraneo; con lo schiavismo e l'apartheid in Europa. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
Il secondo: il sostegno alla prosecuzione della guerra in Ucraina che ogni giorno provoca altre stragi: con l'incessante fornitura di armi si alimenta la guerra e s'impedisce l'avvio di trattative di pace, e si contribuisce cosi' sia alla prosecuzione dello sterminio della popolazione ucraina vittima della guerra, sia all'escalation verso una guerra atomica che puo' mettere fine all'intera umanita'. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni politiche europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
I vertici dell'Unione Europea si sono peraltro ormai completamente prostituiti alla Nato, l'organizzazione terrorista e stragista che per conto del governo razzista e imperialista degli Stati Uniti d'America opera, dalla fine della Guerra fredda e con sempre maggiore intensita' ed accelerazione, per destabilizzare, asservire o distruggere non solo singole parti del continente europeo ma l'Europa intera. Abolire la Nato e' palesemente l'urgenza delle urgenze per dare all'Europa un futuro di pace.
Il Parlamento Europeo potrebbe e dovrebbe operare per la pace e in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e per la salvaguardia della biosfera, ma attualmente e' anch'esso complice della furia razzista e della furia bellica che si e' incistata nei governi dei paesi europei e nei vertici di tutte le istituzioni politiche europee.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
E l'Italia rischia di essere rappresentata unicamente da partiti fascisti, razzisti e bellicisti.
Esplicitamente fascista, razzista, bellicista ed ecocida e' tutta l'area governativa italiana.
Razzista si e' dimostrato il partito grillino, che durante la prima esperienza di governo ha condiviso e sostenuto la scellerata politica di brutale persecuzione dei migranti da parte del capo leghista che di quel governo era vicepresidente, ministro e magna pars.
Tragicamente bellicista e' il Pd (e quindi di fatto anche coloro che ad esso subalterni con esso si alleano e che pertanto al di la' del velame dei vaniloquenti proclami portano voti al partito della guerra in cambio di qualche scranno e prebenda).
Questa la triste e trista situazione.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Che fare, quindi?
Io credo che occorra costruire una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo.
Nonviolenta: che cioe' faccia della scelta della nonviolenza la discriminante fondamentale. La nonviolenza essendo l'unica lotta nitida e intransigente, concreta e coerente, contro tutte le violenze e le oppressioni; la nonviolenza essendo il fondamentale strumento teorico e pratico a disposizione della lotta del movimento delle oppresse e degli oppressi per la liberazione dell'umanita' e la salvaguardia dell'intero mondo vivente.
Per la pace: e quindi per il disarmo integrale e l'integrale smilitarizzazione dei conflitti, dei territori, delle societa', delle culture.
Contro il razzismo: e quindi per il pieno riconoscimento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani, poiche' siamo una sola famiglia umana in un unico mondo vivente.
E dire lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo significa dire una lista femminista ed ecologista, socialista e libertaria, delle classi sociali sfruttate e rapinate, delle oppresse e degli oppressi.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Se vogliamo aprire una riflessione comune e autentica, democratica e partecipata, fra tutte le persone e le esperienze disposte a riconoscersi in una prospettiva nonviolenta, femminista, ecologista, socialista e libertaria, per portare nel Parlamento Europeo la voce delle oppresse e degli oppressi e la lotta per la pace, l'affermazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani e la difesa della biosfera, il momento e' adesso.
Prenda la parola ogni persona ed ogni esperienza interessata.
Si promuovano ovunque possibile incontri di riflessione.
8. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI
Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com
9. REPETITA IUVANT. TRE TESI
La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
10. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE
Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it
11. REPETITA IUVANT. SOLIDALI CON LE DONNE IRANIANE NELLA LOTTA NONVIOLENTA PER I DIRITTI UMANI DI TUTTI GLI ESSERI UMANI
Siamo solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessi la repressione del movimento democratico e nonviolento delle donne - e degli uomini postisi alla loro sequela - che si riconosce nel motto "Donna, vita, liberta'", che siano liberate e liberati tutte le prigioniere e tutti i prigionieri politici, che cessi la violenza maschilista di stato, e che siano riconosciuti, rispettati e difesi tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Nessuna autorita' e' legittima se non rispetta la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
12. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...
... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 259 del 16 settembre 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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