[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 236



*********************
DONNA, VITA, LIBERTA'
*********************
A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 236 del 24 agosto 2023

In questo numero:
1. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
2. Solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani
3. Esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
4. Una cosa utile per la pace: bloccare la fornitura di armi assassine, con l'azione diretta nonviolenta
5. Una proposta per le elezioni europee del 2024: una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo
6. Ancora un appello per la liberazione di Leonard Peltier
7. Alcuni riferimenti utili
8. Ripetiamo ancora una volta...
9. Luisa Lama: Nilde Iotti, scorci di una rara "progressione" femminile

1. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE

Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it

2. REPETITA IUVANT. SOLIDALI CON LE DONNE IRANIANE NELLA LOTTA NONVIOLENTA PER I DIRITTI UMANI DI TUTTI GLI ESSERI UMANI

Siamo solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessi la repressione del movimento democratico e nonviolento delle donne - e degli uomini postisi alla loro sequela - che si riconosce nel motto "Donna, vita, liberta'", che siano liberate e liberati tutte le prigioniere e tutti i prigionieri politici, che cessi la violenza maschilista di stato, e che siano riconosciuti, rispettati e difesi tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Nessuna autorita' e' legittima se non rispetta la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

3. REPETITA IUVANT. ESPOSTO ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI ROMA

Alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
e per opportuna conoscenza:
al Presidente della Repubblica
ai Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica
alla Presidente del Consiglio dei Ministri
a tutte le ministre e i ministri, a tutti i senatori e le senatrici, a tutte le deputate e i deputati, agli ed alle europarlamentari elette ed eletti in Italia
a numerosi pubblici ufficiali cui incombe, ricevendo tale notitia criminis, di promuovere l'azione giudiziaria
ai mezzi d'informazione
a numerose persone di volonta' buona, associazioni democratiche, istituzioni fedeli alla legalita' costituzionale
*
Oggetto: esposto relativo alla violazione dell'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana da parte del governo italiano.
Egregi signori,
*
l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana e' inequivocabile. Esso recita: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parita' con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranita' necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".
*
Il governo italiano ha violato l'articolo 11 della Costituzione in quanto:
a) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la fornitura di armi che la guerra alimentano;
b) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la propria aviazione militare che raccoglie informazioni e le invia all'esercito ucraino sul campo di battaglia (cfr. il servizio giornalistico apparso sul sito dell'autorevole agenzia giornalistica Ansa col titolo "La guerra dei top gun italiani", che fin dall'incipit esplicitamente afferma che "i nostri piloti, tra loro anche una donna, a bordo dei caccia catturano dati importanti che in poco tempo finiscono sui cellulari dei soldati ucraini sul campo di battaglia");
c) ostacola effettualmente ogni realistica ipotesi di "cessate il fuoco" ed ogni concreto impegno di pace sostenendo esplicitamente la tesi che la guerra deve concludersi non con un negoziato ma con la "vittoria" di una delle parti in conflitto (cfr. la dichiarazione della Presidente del Consiglio dei Ministri "scommettiamo sulla vittoria ucraina" riportata da numerosi mezzi d'informazione);
d) sostiene l'azione provocatrice ed eversiva della Nato che da decenni opera nell'Europa dell'est per destabilizzare gli equilibri regionali e suscitare conflitti (azione divenuta finanche esplicitamente terrorista e stragista durante la guerra di distruzione della Jugoslavia nel 1999).
*
In flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione, il governo italiano arma e quindi alimenta la guerra, partecipa alla guerra e quindi alle stragi di cui ogni guerra sempre e solo consiste, e con cio' espone altresi' anche il nostro paese a subire le conseguenze della guerra, e - last, but not least - contribuisce all'escalation verso una guerra mondiale e nucleare che puo' metter fine all'intera civilta' umana.
*
Egregi signori,
con il presente esposto si richiede il piu' tempestivo intervento per far cessare l'azione incostituzionale, folle e criminale del governo italiano.
Distinti saluti,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, primo agosto 2023

4. REPETITA IUVANT. UNA COSA UTILE PER LA PACE: BLOCCARE LA FORNITURA DI ARMI ASSASSINE, CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA

Ovviamente apprezzando e sostenendo le molte iniziative gia' in corso (e soprattutto quelle che concretamente recano aiuti umanitari e soccorrono, accolgono e assistono tutte le vittime e tutte le persone che dalla guerra fuggono e alla guerra si oppongono), vorremmo aggiungere una cosa da fare che ci sembra utile piu' di ogni altra per contribuire da qui, in Italia, a far cessare le stragi in Ucraina: bloccare la fornitura di armi assassine.
E per bloccare la fornitura di armi assassine occorre bloccare con specifiche e adeguate azioni dirette nonviolente le fabbriche di armi, i depositi di armi, i trasporti di armi, i centri decisionali e le strutture tecniche che le forniture di armi assassine organizzano ed eseguono.
*
Fornire armi assassine dove e' in corso una guerra significa partecipare a quella guerra, cosa esplicitamente vietata dall'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana.
Non vi e' infatti alcun dubbio che fornire armi assassine dove una guerra e' in corso e dove quindi esse vengono usate per uccidere degli esseri umani (e tutte le armi sono usate sempre e solo per uccidere) significa partecipare alla guerra e alle stragi di cui essa consiste, e il citato articolo 11 della Costituzione e' chiarissimo e inequivocabile al riguardo, aprendosi con queste precise parole: "L'Italia ripudia la guerra".
Pertanto, un governo italiano che decide di fornire armi assassine a un paese in guerra e' ipso facto in contrasto con la Costituzione cui ha giurato fedelta', ed e' quindi un governo fuorilegge, criminale, golpista. E chiunque in Italia cooperasse all'invio di armi assassine, o l'invio di armi assassine consentisse, sarebbe parimenti criminale.
*
E' quindi diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi all'invio di armi assassine dove una guerra e' in corso.
Cosi' come e' diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi a un governo golpista e a chiunque coopera alla commissione di stragi.
*
Come e' possibile contrastare questo crimine?
Come e' possibile fare qualcosa di concreto per salvare le vite di coloro che la guerra - che quelle armi assassine alimentano - uccide?
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi le fabbriche, i depositi, i trasporti di armi.
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi i centri decisionali e le strutture tecniche che quell'invio di armi assassine organizzano ed eseguono.
*
Naturalmente occorre:
a) individuare tutti i luoghi da bloccare ed organizzare adeguatamente il blocco della scellerata attivita' finalizzata all'invio di armi assassine ovvero all'uccisione di esseri umani;
b) formare adeguatamente le persone di volonta' buona disponibili a partecipare a tali azioni dirette nonviolente.
La nonviolenza infatti richiede una specifica accurata preparazione e una completa conoscenza e consapevolezza del significato e delle conseguenze delle proprie azioni, che essendo non simboliche ma concrete espongono chi le esegue alle ovvie rappresaglie da parte dei poteri la cui azione criminale si vuole impedire.
La nonviolenza infatti, nel suo impegno per salvare tutte le vite, richiede una rigorosa coerenza tra i mezzi e i fini, una piena coscienza delle personali sofferenze cui si puo' andare incontro, una nitida disponibilita' ad accettare di subire torti e persecuzioni senza reagire, a subire violenza senza opporre violenza.
*
A oltre un anno dall'inizio della guerra in Ucraina scatenata dall'invasione militare per volonta' del folle e criminale autocrate russo, e' ormai chiaro ad ogni persona che tutti i governi attivamente coinvolti nella guerra, che la guerra e le stragi hanno alimentato e tuttora alimentano e che hanno impedito fin qui ogni tregua ed ogni trattativa di pace, non intendono affatto porre fine alle stragi, non intendono affatto salvare le vite umane che ogni giorno la guerra distrugge, ma anzi cooperano alla prosecuzione, all'intensificazione e all'estensione delle uccisioni di esseri umani, ed accrescono il pericolo che la guerra si faccia mondiale e nucleare e possa distruggere l'intera umana famiglia.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per contrastare questo abominevole massacro e il pericolo dell'apocalisse atomica.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per imporre ai governi la cessazione della guerra.
Hic et nunc solo l'azione diretta nonviolenta puo' concretamente contribuire a fermare le stragi e ad imporre ai governi di cessare il fuoco e avviare trattative di pace.
*
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

5. REPETITA IUVANT. UNA PROPOSTA PER LE ELEZIONI EUROPEE DEL 2024: UNA LISTA NONVIOLENTA PER LA PACE E CONTRO IL RAZZISMO

Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
La politica dell'Unione Europea e' oggi caratterizzata da due orrori.
Il primo: la persecuzione dei migranti: col sostegno alle dittature che li imprigionano in condizioni disumane; con l'appalto ai poteri mafiosi in regime di monopolio della mobilita' per chi e' in fuga da guerre, dittature, fame e miseria; con la reclusione nei lager sia nei paesi di transito che in Europa; con la strage degli innocenti nel Mediterraneo; con lo schiavismo e l'apartheid in Europa. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
Il secondo: il sostegno alla prosecuzione della guerra in Ucraina che ogni giorno provoca altre stragi: con l'incessante fornitura di armi si alimenta la guerra e s'impedisce l'avvio di trattative di pace, e si contribuisce cosi' sia alla prosecuzione dello sterminio della popolazione ucraina vittima della guerra, sia all'escalation verso una guerra atomica che puo' mettere fine all'intera umanita'. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni politiche europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
I vertici dell'Unione Europea si sono peraltro ormai completamente prostituiti alla Nato, l'organizzazione terrorista e stragista che per conto del governo razzista e imperialista degli Stati Uniti d'America opera, dalla fine della Guerra fredda e con sempre maggiore intensita' ed accelerazione, per destabilizzare, asservire o distruggere non solo singole parti del continente europeo ma l'Europa intera. Abolire la Nato e' palesemente l'urgenza delle urgenze per dare all'Europa un futuro di pace.
Il Parlamento Europeo potrebbe e dovrebbe operare per la pace e in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e per la salvaguardia della biosfera, ma attualmente e' anch'esso complice della furia razzista e della furia bellica che si e' incistata nei governi dei paesi europei e nei vertici di tutte le istituzioni politiche europee.
*
Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
E l'Italia rischia di essere rappresentata unicamente da partiti fascisti, razzisti e bellicisti.
Esplicitamente fascista, razzista, bellicista ed ecocida e' tutta l'area governativa italiana.
Razzista si e' dimostrato il partito grillino, che durante la prima esperienza di governo ha condiviso e sostenuto la scellerata politica di brutale persecuzione dei migranti da parte del capo leghista che di quel governo era vicepresidente, ministro e magna pars.
Tragicamente bellicista e' il Pd (e quindi di fatto anche coloro che ad esso subalterni con esso si alleano e che pertanto al di la' del velame dei vaniloquenti proclami portano voti al partito della guerra in cambio di qualche scranno e prebenda).
Questa la triste e trista situazione.
*
Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Che fare, quindi?
Io credo che occorra costruire una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo.
Nonviolenta: che cioe' faccia della scelta della nonviolenza la discriminante fondamentale. La nonviolenza essendo l'unica lotta nitida e intransigente, concreta e coerente, contro tutte le violenze e le oppressioni; la nonviolenza essendo il fondamentale strumento teorico e pratico a disposizione della lotta del movimento delle oppresse e degli oppressi per la liberazione dell'umanita' e la salvaguardia dell'intero mondo vivente.
Per la pace: e quindi per il disarmo integrale e l'integrale smilitarizzazione dei conflitti, dei territori, delle societa', delle culture.
Contro il razzismo: e quindi per il pieno riconoscimento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani, poiche' siamo una sola famiglia umana in un unico mondo vivente.
E dire lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo significa dire una lista femminista ed ecologista, socialista e libertaria, delle classi sociali sfruttate e rapinate, delle oppresse e degli oppressi.
*
Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Se vogliamo aprire una riflessione comune e autentica, democratica e partecipata, fra tutte le persone e le esperienze disposte a riconoscersi in una prospettiva nonviolenta, femminista, ecologista, socialista e libertaria, per portare nel Parlamento Europeo la voce delle oppresse e degli oppressi e la lotta per la pace, l'affermazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani e la difesa della biosfera, il momento e' adesso.
Prenda la parola ogni persona ed ogni esperienza interessata.
Si promuovano ovunque possibile incontri di riflessione.

6. REPETITA IUVANT. ANCORA UN APPELLO PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER

Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni e' in prigione, condannato a vita per un crimine che non ha commesso.
Che non abbia commesso il crimine per cui e' stato condannato e' da molti anni cosa notoria.
E' stato incontrovertibilmente dimostrato che le cosiddette "testimonianze" contro di lui erano del tutto false.
E' stato incontrovertibilmente dimostrato che le cosiddette "prove" contro di lui erano del tutto false.
Lo stesso pubblico ministero che lo fece condannare ha successivamente chiesto la sua liberazione.
E la sua liberazione hanno chiesto milioni di persone, tra cui personalita' come Nelson Mandela e madre Teresa di Calcutta, associazioni umanitarie come Amnesty International, istituzioni come il Parlamento Europeo, la commissione giuridica ad hoc dell'Onu.
Ma Leonard Peltier e' ancora detenuto in un carcere di massima sicurezza, anche se il mondo intero sa che e' un innocente perseguitato, sa che e' un eroe dell'umanita'.
Dal carcere Leonard Peltier ha continuato a lottare per il suo popolo, per l'umanita' intera, per la Madre Terra: con la testimonianza, con la poesia, con la pittura, con opere di bene.
Ora e' vecchio e gravemente malato. Il 12 settembre compira' 79 anni.
E' assurdo che sia ancora in carcere.
E' orribile che sia ancora in carcere.
E' uno scandalo e una vergogna per l'intera umanita' che sia ancora in carcere.
*
Ancora una volta chiediamo ad ogni persona di volonta' buona, ad ogni esperienza d'impegno per il bene comune, ad ogni umano istituto che voglia essere fedele al compito di difendere la vita, la dignita' e i diritti degli esseri umani, di far sentire la propria voce, di chiedere ancora una volta che Leonard Peltier sia liberato.
Chiediamo ad ogni persona senziente e pensante, ad ogni esperienza della societa' civile, ad ogni istituzione democratica, di esprimere pubblicamente la richiesta che sia liberato Leonard Peltier.
Chiediamo di scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere che conceda finalmente la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Messaggi a tal fine possono essere inviati attraverso la pagina ad hoc del sito della Casa Bianca: www.whitehouse.gov/contact/
*
Per una informazione essenziale sulla figura e la vicenda di Leonard Peltier segnaliamo ancora una volta due testi la cui lettura e' indispensabile:
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
Nella rete telematica e' disponibile in italiano una sintetica esposizione della vicenda di Leonard Peltier con il titolo "Alcune parole per Leonard Peltier".

7. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI

Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com

8. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

9. RITRATTI. LUISA LAMA: NILDE IOTTI, SCORCI DI UNA RARA "PROGRESSIONE" FEMMINILE
[Dal sito di "Articolo 21" riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo del 25 settembre 2022]

Nota introduttiva di Mariangela Gritta Grainer e Adriana Chemello
L'appuntamento di questo mese per la rubrica "Dalla parte di Lei" e' dedicato a Nilde Iotti, una delle 21 madri della Costituzione, eletta il 2 giugno 1946 nell'Assemblea Costituente (21 donne su 556 componenti). E' stata designata, assieme ad altre quattro donne, Maria Agamben Federici, Angela Gotelli, Lina Merlin, Teresa Noce, nella Commissione dei 75 deputati a cui venne affidata la scrittura della Costituzione,
Nilde Iotti: la prima donna eletta Presidente della Camera dei Deputati il 20 giugno del 1979, "il seggio piu' alto di Montecitorio, la sua 'casa' ormai da trentatre' anni", come scrive Luisa Lama che cura il suo profilo biografico fino a quella data.
Ne racconta la storia, l'impegno civile e politico, dalla Resistenza come staffetta e responsabile, nella sua regione, dei Gruppi di difesa della donna, all'elezione nell'Assemblea Costituente, al suo lavoro in Parlamento fino al 1979. Agli anni successivi di Nilde Iotti, che reggera' fino al 1993 la carica di Presidente della Camera, in Parlamento fino al 1999 e sempre "Dalla parte di Lei", dedicheremo altre pagine. Sviluppando l'intreccio della storia di Nilde con quella dei movimenti femminili e femministi fino al progetto della carta "Dalle donne la forza delle donne", perche' il suo impegno con le donne per l'emancipazione non fu solo per il diritto al lavoro, a una maternita' responsabile e alla sua tutela, a una famiglia paritaria e non gerarchica, ai servizi sociali: pose la questione della liberta' femminile e dunque del rapporto con gli uomini.
Luisa Lama e' studiosa di Storia delle Istituzioni pubbliche e dell'Universita' nel Novecento italiano. Ha curato il volume Nilde Iotti. Una storia politica al femminile (introduzione di Livia Turco, Donzelli Editore).
C'e' una preziosita' nel profilo che Luisa ha curato, in particolare nella parte relativa agli anni dal 1945 al 1964: anni cruciali per Nilde, per la sua vita, la sua formazione e la sua "progressione" politica. E' l'amore che nasce e si sviluppa con Palmiro Togliatti, amore contrastato perche' "eccentrico" e "trasgressivo" in quegli anni pervasi da tanto perbenismo moralistico, ma profondo e intenso a cui entrambi non rinunciarono.
Scrive Livia Turco, Presidente della Fondazione Nilde Iotti, nella presentazione del libro citato:
E' importante leggere con gli occhi di oggi il racconto di questa storia d'amore che ha coinvolto personalita' autorevoli della politica. In un tempo in cui tutto sembra fragile... e anche le relazioni umane rischiano di impoverirsi, ci fa piacere offrire... l'esempio di un sentimento cosi' profondo e duraturo, cosi' intensamente umano... nell'intreccio tra passione d'amore e passione per la politica. Dove pero' il piano della vita privata e quello della politica sono sempre stati distinti... Un esempio di bella e grande politica anche dal modo di vivere l'amore.
Casualmente questo profilo esce il giorno stesso delle elezioni politiche, forse le piu' importanti degli ultimi decenni: l'abbiamo programmato a fine maggio quando non c'erano all'orizzonte elezioni anticipate. Ma questa storia vera di una donna come Nilde Iotti ci sembra una necessita' raccontarla proprio in questo momento. Con una importante precisazione per dire che l'obiettivo politico dei movimenti femminili e femministi non e' semplicisticamente di avere una donna Presidente del Consiglio ma in primis quello di cambiare la forma mentis la cultura la politica le relazioni tra le persone, introducendovi una visionaria sinergia multigenere, per produrre piena coscienza e capacita' di percepire un mondo fatto pensato immaginato raccontato e abitato da donne e uomini. E di poterne costruire uno migliore.
MGG e AC
*
Mercoledi' 5 marzo 1975. Camera dei deputati. Votazione finale del provvedimento legislativo sulla riforma del diritto di famiglia. Nilde Iotti si alza dal suo scranno, posto alla sinistra del presidente dell'Assemblea Sandro Pertini, per esprimere il suo voto favorevole. Non si tratta di una seduta di routine; soprattutto per lei che, allora giovanissima Costituente, per la prima volta era entrata in quella sala il 25 giugno 1946. E forse non e' un caso se, ancora trent'anni dopo, la stessa Iotti scelga di dedicare il suo primo pensiero proprio alla Costituzione e ai principi che la legge in approvazione finalmente riconosceva e sanciva:
Senza voler entrare in un'analisi approfondita delle ragioni che hanno permesso di far trascorrere tanto tempo prima che si attuassero i principi costituzionali, io credo che non si debba dimenticare che c'e' stato un lungo periodo in cui reclamare in questa materia l'attuazione della Costituzione significava essere contro la legge, poiche' si era convinti che la legge ancora in vigore (il codice civile attuale) avesse un peso maggiore della stessa Costituzione, cioe' che la Costituzione dovesse essere interpretata nella chiave della legge vigente. Per fortuna questo periodo e' finito e oggi la nostra discussione ci ha riportato alle stesse fonti del nostro Stato: La Costituzione e lo spirito che ha animato la guerra di Liberazione.
Due sono quindi i punti imprescindibili ai quali la deputata Iotti lega il suo voto e quello del gruppo comunista a cui appartiene: i valori della Resistenza al nazifascismo e la Costituzione, che da quei valori e' innervata. Del resto Nilde conosceva bene quella storia. Era stata ed era diretta testimone di tutte le difficolta' e i pregiudizi che avevano inceppato l'affermazione dei diritti delle donne. Le sue radici erano ben piantate in quei principi e anche nei luoghi in cui quelle esperienze di vita, sia personale che istituzionale, si erano dipanate.
E proprio da qui sorge un interrogativo: come era riuscita una donna della sua generazione - quella nata negli anni '20 del '900 - a raggiungere un traguardo tanto prestigioso e quali "tappe" avevano segnato il suo percorso esistenziale, per tanti aspetti eccentrico per il suo genere e per il suo paese?
In definitiva, riflettendo su quella vita, cio' che in particolare colpisce e' lo scatto con cui Nilde Iotti compie i suoi primi passi nella politica. Un'accelerazione che, con un richiamo all'alternarsi delle stagioni, potremmo definire "da maggio '45 a maggio '46". Perche' di fatto tutte le sue prime esperienze si concentrano nell'arco di un solo anno, compreso fra i giorni della Liberazione e la vigilia di due straordinari appuntamenti elettorali: il Referendum istituzionale e l'elezione dell'Assemblea costituente.
Nilde Iotti era nata a Reggio Emilia il 10 aprile 1920. Era cresciuta in una famiglia di modeste condizioni economiche. Il padre, ferroviere, fu costretto ben presto ad abbandonare il lavoro per le sue idee antifasciste. Fin da piccola Nilde aveva avuto un'educazione cattolica, vissuta con intensita' e convinzione. Si era diplomata maestra, poi, grazie a una borsa di studio messa a bando dalle Ferrovie, si era laureata alla Cattolica di Milano nell'ottobre del 1942 e subito aveva trovato lavoro come insegnante di lettere presso un istituto tecnico di Reggio Emilia. Dopo l'8 settembre 1943 si era rifugiata con la madre a Cavriago, un piccolo paese della cintura reggiana, e qui aveva aderito al movimento antifascista clandestino dei Gruppi di difesa della donna. Da quella scelta di campo maturera' progressivamente una vera e propria formazione "nuova": culturale, spirituale, politica e psicologica. Certo volitiva e determinata, Nilde coglie al volo cio' che il mondo del suo microcosmo reggiano le offre. Si impegna, cerca di dare il meglio dei suoi talenti su due temi cruciali: innanzitutto le donne, che in quei mesi del primo dopoguerra rappresentavano la "vera" novita', in quanto protagoniste del nuovo panorama politico. Con coraggio avevano partecipato alla Resistenza e finalmente erano "cittadine". Dopo le prime battaglie di inizio '900, avevano conquistato il diritto di voto attivo e passivo, quindi erano elettrici e potevano essere elette; il suo secondo impegno e' dedicato all'assistenza - settore cruciale in quegli anni drammatici del dopoguerra in cui i bisogni erano immensi e scarse le risorse. Sul piano spirituale perdera' la fede e su quello ideologico si avvicinera' al comunismo, sempre con un atteggiamento misurato e unitario, soprattutto nei confronti delle donne cattoliche con le quali cerchera' il dialogo e la condivisione nelle battaglie legate all'emancipazione, che diventera' la sua vera bandiera.
E proprio in quella tarda primavera del '46, da cui siamo partiti, troviamo Nilde Iotti nel pieno di un'impegnativa campagna elettorale. Si presenta come candidata, poi eletta, nelle liste del PCI. Aveva 26 anni Nilde in quel 25 giugno 1946 quando, per la prima volta, fa il suo ingresso nell'emiciclo di Montecitorio. E cosi' ce lo racconta:
Quando nel gruppo dei miei compagni entro nella sala ormai quasi gremita di Montecitorio il cuore mi batte forte, non tanto per l'emozione naturale di trovarmi per la prima volta in un ambiente estraneo ove ogni ingresso e' controllato dagli occhi dei colleghi e del pubblico che affolla le tribune, quanto per il pensiero sempre presente che oggi, in questa sala nasce ufficialmente la nuova Italia Repubblicana.
Un successo straordinario ma anche una "prova" per lei e per molti giovani della sua generazione. Ragazzi e ragazze che, come Nilde, erano nati negli anni venti, spesso cresciuti in una famiglia antifascista, formati nelle scuole di regime, poi, con maggiori o minori responsabilita', partigiani nella Resistenza. Erano giovani che avevano scelto di combattere la lotta armata accanto e sotto la guida di uomini e donne costretti all'esilio, al confino o al carcere, i quali sapevano bene che se si voleva rompere col fascismo era necessario voltare pagina e quindi mettere in campo proprio quei giovani, ai quali affidare il governo della nuova Italia repubblicana.
Ma per Nilde non bastava la scelta di campo e l'impegno politico, svolto soprattutto a fianco delle donne dell'UDI. In quel passaggio gia' di per se' singolare e raro, la sua vita ha uno "scarto" imprevisto. In quell'aula di Montecitorio la costituente Iotti scopre un sentimento d'amore, ricambiato, che la leghera' per sempre a Palmiro Togliatti, il segretario del partito che l'aveva eletta al Parlamento. Il mitico "Ercoli" e' un uomo non piu' giovane, sposato e padre di un figlio. Per l'Italia perbenista di quegli anni e' uno scandalo, cosi' come lo e' per il PCI. Di fatto essi vivevano come concubini e quella convivenza, fuori dalle "regole", costituiva un reato penale. Le lettere che Iotti e Togliatti si scambiano nella prima fase della loro relazione testimoniano bene quel clima, insieme alle difficolta' e al coraggio con cui scelsero di vivere il loro rapporto, vitale per entrambi:
"... Con tanta freschezza e impeto entrava il tuo sorriso nella mia vita... te l'ho detto una sera: come una striscia di sole in una stanza buia... una striscia di sole che ora e' lontana e soffro: nec tecum vivere possum nec sine te", scrive Togliatti e Iotti risponde: "Quanta tristezza in questo paese distrutto! Ho visto troppe rovine. Questo senso di morte mi fa sorgere un monte di dubbi nel cuore. Fino a quando mi amerai? ... mi prende il senso dell'assurdo del nostro amore... Non puo' essere che il sogno di una lunga notte... anche se il cuore ne piangera'".
"... Ho abbandonato me stesso a te come mai avrei pensato... Ma forse e' vera la cosa piu' semplice di tutte, che ti voglio bene. Senza di te non so pensare la mia vita ora". "Non credevo che avrei tanto sofferto, di non ritrovarti... di non avere nulla di te, di non sapere quando l'avro'. Ora mi pare che non potro' vivere cosi'... vivro' come da tanti anni, solo con il mio lavoro... Come diceva Gramsci una vita costruita solo dalla volonta'. Povero Gramsci ma anch'egli ha amato".  "Se tu sapessi quanto sforzo io debba fare per parlare di me... forse perche' c'e' sempre stata solitudine intorno a me... quale Dio ti ha insegnato la strada segreta per cui mi hai conquistata senza che potessi accorgermene? Per la prima volta io non sono stata piu' sola" (Da lettere dell'agosto 1946).
"Dopo esserci sentiti tanto vicini non si puo' rimpiangere di non poter vivere insieme... Ho immaginato come potrebbe essere la nostra vita. Un bel sogno, un bel ricamo della fantasia e null'altro lo so... La gioia di quell'istante fara' svanire ogni tristezza e ogni malinconia" (Iotti). "Quanto ho fatto verso di te e con te non e' mai stata un'intenzione frivola... ho seguito un impulso piu' forte della mia volonta'... dobbiamo solo andare avanti come in certi passi difficili di montagna... questa e' la lettera piu' seria che ti ho scritto, cara, stracciala bruciala... ma voglimi bene!" (Togliatti). "Mi sento di lottare con le unghie e con i denti per difendere un sentimento che e' mio e solo mio... non importa se il cammino - duro e difficile - se la scalata ci fara' sanguinare i piedi e le mani, la corda che ci unisce non si puo' spezzare perche' e' intrecciata di fibre umane..." (Iotti, settembre 1946).
Un rapporto solido quanto quello di una famiglia "regolare", completata nel 1950 dall'arrivo di Marisa Malagoli, la piccola modenese, sorella di un operaio delle Officine Orsi, ucciso a Modena dalla polizia durante uno sciopero generale.
Cosi' Nilde Iotti racconta in un'intervista del 12 agosto 1989 al Corriere della Sera:
"A Modena, dopo l'eccidio dei sei operai, si tiene un'assemblea dei deputati dell'opposizione. Togliatti mi manda un biglietto: "e se adottassimo uno dei bambini rimasti senza niente?".  Gli rispondo con una parola: d'accordo. Cosi' Marisa entro' nella nostra casa... Marisa arriva a Roma accompagnata dal padre. E' bionda, ma il ciuffo sulla fronte e' piu' chiaro. Togliatti la guarda e sorride: "ha i capelli di due colori"".
Cosi' Nilde Iotti, nel raccontare alla giornalista e scrittrice Oriana Fallaci il significato piu' profondo dell'affetto che la legava a Togliatti, rivelava anche la sua concezione del sentimento materno:
La maternita' non e' solo un fatto viscerale (...) esiste anche un'altra forma di maternita' e di paternita', quella che ti fa allevare un figlio, te lo fa amare, educare, dargli un modo di essere. Forse mi sbaglio ma non so se e' piu' forte questa maternita' o l'altra... Quando io parlo di Marisa e dico mia figlia, lo dico perche' lo sento che e' mia figlia.
Certo tutto sarebbe stato piu' facile se avesse scelto di chiudere con il suo lavoro, o comunque con l'attivita' politica, come in definitiva le era stato suggerito dal partito, ma lei era stata irremovibile, anzi:
Questo fu l'argomento di una delle prime lunghe spiegazioni che ebbi con Togliatti. Gli dissi che non avrei mai abbandonato, per nessuna ragione, la lotta politica per il nostro rapporto. Nella vita potrei accettare di tutto salvo che di non lavorare, di non essere me stessa.
Questo d'altra parte corrispondeva anche alla sua immagine di donna.
I riflessi del difficile rapporto con il partito, e in particolare con quello della sua citta', emergono gia' dalla candidatura alle elezioni politiche del 1948. La si accusava di scarso legame con il suo territorio. E certo quello era lo schermo alzato per nascondere un giudizio moralistico sul loro rapporto ma, forse, quel giudizio celava anche un messaggio trasversale, indirizzato al Segretario dai compagni reggiani, ancora riluttanti a condividere l'idea del partito "nuovo" che Togliatti, solo due anni prima, parlando di "ceti medi e Emilia rossa", aveva scelto di diffondere e rilanciare proprio da Reggio Emilia. E colpire Nilde Iotti, la sua compagna, poteva significare anche colpire la nuova linea del PCI.
Poi l'attentato del 14 luglio 1948. La coppia esce da Montecitorio: i colpi di pistola, Togliatti riverso sul selciato, la corsa verso l'ospedale, l'interdizione a Nilde di assisterlo (stanno per arrivare la moglie e il figlio, la vera famiglia di Togliatti; Nilde si sente un'intrusa ma riesce a forzare la protezione delle guardie di fronte alla stanza di Togliatti mostrando il tesserino da deputata!), la guarigione, poi la ripresa della vita insieme, la' dove era stata interrotta.
Ecco alcuni brani del racconto di Nilde di quel giorno tragico:
Uscimmo insieme quella mattina.. dal Parlamento... avevamo percorso pochi metri e all'improvviso qualcosa di pauroso sembro' stagnare nell'aria offuscandone la luce... Vidi Togliatti cadere a terra; mi precipitai, mi inginocchiai davanti a lui... In quell'istante un'ombra scura ci fu accanto, intravidi la canna lucente di una pistola. Mi gettai d'istinto sul petto di Togliatti e forse questo gesto fece deviare, all'ultimo istante, la mira dell'assassino e colse il nostro compagno solo di striscio, sul fianco. Allora gridai con tutta la mia voce... non so quanti attimi siano trascorsi o quante ore; la vita intorno si era fermata... Togliatti era a terra con gli occhi chiusi, inerte, "morto"... Mai ho sofferto cosi', non mi sono sentita cosi' sola disperata e impotente come in quell'istante. Misi la mano sotto la sua testa... la ritrassi adagio e in quell'istante Togliatti apri' gli occhi: erano i suoi occhi penetranti tranquilli di sempre: gli occhi di Togliatti vivo... seppi in quel momento, nel modo piu' sicuro, che quell'uomo che per i lavoratori e la nostra patria aveva combattuto e vinto tante battaglie avrebbe vinto la morte. (da "Vie Nuove", 10 luglio 1949).
Nei primi anni cinquanta, a quel dramma fece seguito per Nilde un periodo di sofferta solitudine politica e professionale. Non le mancava certo la tenacia, continuava il suo lavoro sui temi femminili sia in Parlamento che all'UDI, ma la sua "progressione" - definizione che preferiva alla parola carriera - rimaneva sospesa. Anche la fisionomia complessiva di quel decennio sembrava stagnante e senza slanci. Eppure non tutto era cosi' fermo e immobile, come appariva. Le esperienze e i bisogni di liberta', di emancipazione della generazione di donne nate poco prima o durante la guerra, erano gia' in fermento nelle famiglie e nella societa'. Tuttavia - o forse proprio per questo - quelle giovani erano consapevoli di dover sfidare una cultura ancora imperniata sulla soggezione e sul familismo. Anche per questo, progetti ambiziosi, che poi si sarebbero rivelati vincenti negli anni successivi, ebbero la loro gestazione proprio alla meta' di quel decennio. In particolare si trattava di due progetti di legge. Il primo riguardava l'istituzione della pensione per le casalinghe. Un provvedimento che divise il fronte femminile fra chi dubitava che esso rappresentasse un passo significativo sulla via dell'emancipazione e chi, come Nilde, lo giustificava come un segnale lanciato per dar voce alla moltitudine di donne italiane, che vivevano nella solitudine del lavoro domestico, perno vitale dell'attivita' di cura alla famiglia. In quello stesso mese del luglio '55, due deputate socialiste e tre comuniste, fra cui Nilde Iotti, presentavano un secondo progetto di legge che riguardava un tema certo ben piu' incisivo per il presente e il futuro delle donne. Si trattava del testo per la Modificazione degli articoli del codice civile sull'ordinamento del matrimonio, con cui le proponenti evidenziavano lo stridente contrasto esistente fra le norme riguardanti il diritto di famiglia, contenute nel codice civile del '42, e le mutate condizioni economiche e sociali delle famiglie italiane, ma soprattutto sottolineavano con forza la loro contraddittorieta' con i principi di eguaglianza dei cittadini, dichiarati dall'art. 3 della Carta costituzionale:
L'uguaglianza di dignita' sociale e di capacita' giuridica di tutti i cittadini senza distinzione di qualsiasi natura - ivi compresa la distinzione di sesso - e' un principio che prima di essere accolto dalla Costituzione, ha avuto la sua affermazione storica nella Resistenza e nella lotta per la liberta', a cui le donne italiane hanno partecipato con chiara coscienza e con una generosita' d'azione a volte spinta al sacrificio. Al riconoscimento del diritto di uguaglianza - diritto che non si puo' negare senza negare la dignita' della persona - la donna e' giunta dopo una lunga serie di prove; oggi essa esige che questo diritto sia attuato per ogni istanza della vita sociale.
L'intento cardine del provvedimento era quello di cancellare la potesta' maritale e di sostituire la collaborazione fra i coniugi nella direzione della famiglia, all'ordinamento gerarchico del matrimonio, tuttora in vigore. Si trattava, com'e' oggi evidente, di un'importante anticipazione delle norme sul diritto di famiglia, sancite vent'anni dopo dalla legge 151/75.
Intanto i sommovimenti carsici degli anni cinquanta, qui appena accennati, trovavano nel decennio successivo una loro effettiva concretezza. Finalmente cadeva il veto all'ingresso delle donne in Magistratura, un traguardo perseguito invano dalle Costituenti fin dalle prime accese discussioni sui valori della Carta (con la legge 66 del 1963; le prime otto donne entrano in magistratura nel 1965). Entravano in campo i "media", rappresentati dalle riviste femminili, ma non solo. C'era la televisione, il cinema, la letteratura, la musica. Tutto era alla ribalta e testimoniava un mondo in profonda trasformazione, attraversato dal boom economico, dall'effervescenza politica e sociale, dal mutamento degli stili di vita e dei consumi. E le donne di sinistra erano parte viva di quel laboratorio aperto che era l'Italia.
Anche la "progressione" di Nilde Iotti riprendeva vigore. Ora il suo interesse e' piu' rivolto al partito. Sa di avere le carte in regola per svolgere il lavoro di cui esso ha bisogno: rilanciare una politica attrattiva, convincente e autonoma rivolta alle donne. Del resto anche nel PCI, sia pure faticosamente, erano cadute le prime chiusure nei suoi confronti. Nel 1956, all'VIII congresso, Nilde entra nel Comitato centrale. Nei primi anni sessanta viene nominata Segretaria della Commissione femminile comunista e nel '62 entra in Direzione.
Poi l'evento traumatico, e mai piu' rimarginato, della scomparsa del suo compagno. Il 21 agosto del 1964 Togliatti muore a Yalta. Il dolore per quella perdita poteva essere devastante e definitivo. E comportare anche l'eventualita', volontaria o indotta, di un suo abbandono della politica per riservarsi un ruolo che ormai le competeva di diritto, quello di custode della sua memoria. Al funerale di Togliatti la sua presenza, insieme a quella di Marisa, diventa ufficiale proprio nel momento in cui tutti riconoscevano in lei la sua vedova. Vedova di un uomo che mai era stato suo marito. E pur se travolta dal dolore sa di dover compiere un gesto li' e subito. Quel "Memoriale" che lei e Marisa avevano ricopiato sulle rive del mar Nero non era un documento di routine ma il testamento di Palmiro Togliatti, segretario del P.C.I., il suo uomo. Bisognava renderlo pubblico e in fretta.
Nilde non rinuncera' al suo lavoro, anzi con l'impegno di sempre si aggrappa alle cause che l'hanno appassionata: i diritti delle donne e la loro emancipazione, la loro liberta'.
Ma saranno gli anni settanta a cogliere i frutti di quel ventennio di effervescenza politica e progettuale. E nonostante gli eventi drammatici che lo contrassegneranno: dalla comparsa del terrorismo rosso e nero, all'uccisione del presidente Aldo Moro e, sul piano politico, dal tramonto definitivo del "compromesso storico". Una sconfitta che non riesce pero' a cancellarne le grandi riforme che puntavano in particolare sull'affermazione dei diritti delle donne. E Nilde Iotti fu protagonista di quelle che potremmo definire le tre missioni fino ad allora "impossibili": divorzio, diritto di famiglia, aborto.
Per tanti motivi, a cui si e' accennato, la legge sul diritto di famiglia, forse quella che le stava piu' a cuore, fu approvata in sei mesi, praticamente da tutti i partiti dell'arco costituzionale. Con quelle norme, finalmente, si sanciva l'assoluta parita' fra i coniugi, l'abolizione della figura del capofamiglia, il mantenimento del suo cognome per la moglie, l'equiparazione dei figli naturali a quelli illegittimi, la comunione dei beni (in armonia con l'idea ispiratrice di fondo della legge cioe' quello della famiglia comunita' con la possibilita' di scegliere da parte dei coniugi un regime patrimoniale diverso). Erano principi e diritti di parita' ormai divenuti maturi e che sottintendevano anche una sua antica idea di famiglia, fondata sui sentimenti e sulla comprensione reciproca.
Il 1979 sara' il suo anno "magico". Prima sara' eletta parlamentare europea poi, pochi giorni dopo, il coronamento desiderato, sperato, forse inatteso, della sua lunga "progressione". Il 20 giugno proprio lei sarebbe salita sul seggio piu' alto di Montecitorio, la sua "casa" ormai da trentatre anni. E risalendo i gradini di quello "scalone" dove tutto era iniziato e si era intrecciato - la sua storia di donna e la sua carriera politica - forse avra' ricordato una frase di Borges che l'aveva colpita:
Il passato e' indistruttibile,
prima o poi tornano tutte le cose,
e una delle cose che tornano e' il progetto di abolire il passato.

*********************
DONNA, VITA, LIBERTA'
*********************
A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 236 del 24 agosto 2023
*
Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
*
Informativa sulla privacy
E' possibile consultare l'informativa sulla privacy a questo indirizzo: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
Per non ricevere piu' il notiziario e' sufficiente recarsi in questa pagina: https://lists.peacelink.it/sympa/signoff/nonviolenza
Per iscriversi al notiziario l'indirizzo e' https://lists.peacelink.it/sympa/subscribe/nonviolenza
*
L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e' centropacevt at gmail.com