[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 229



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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 229 del 17 agosto 2023

In questo numero:
1. Il diluvio dei femminicidi
2. "Cessate il fuoco"
3. Esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
4. Una cosa utile per la pace: bloccare la fornitura di armi assassine, con l'azione diretta nonviolenta
5. Una proposta per le elezioni europee del 2024: una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo
6. Ancora un appello per la liberazione di Leonard Peltier
7. Alcuni riferimenti utili
8. Tre tesi
9. Ripetiamo ancora una volta...
10. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
11. Solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani
12. Elisa Signori: Gisella Floreanini, l'"Amelia" e non solo
13. Omero Dellistorti: Qui

1. L'ORA. IL DILUVIO DEI FEMMINICIDI

I.

Piovono spade e coltelli
e piovono dita piu' dure dei coltelli
afferrano alla gola e tolgono il respiro
si serrano in pugno fracassano le ossa
il carnefice ride e piange insieme
di gioia e furore e intanto grida
"o mia o di nessuno, te l'avevo gia' detto".

Fiamme abbrustoliscono la carne massacrata
nel giardino di casa nei campi vicini
ai bordi della macchia si arriva con le taniche
i pezzi sbranati a colpi di accetta
"o mia o di nessuno, adesso l'ha capito"
pensa il necroforo e ride di un riso
che sembra una mitraglia che sembra un ruggito
mentre che versa e versa la benzina.

Cavalli spettrali volano in cielo
nel livido buio della tempesta urlante
nel rombo di mille tamburi scoccano gli zoccoli scintille
che squarciano le nubi che corrono e s'infrangono
diluviano fiumi di porpora e siero
"o mia o di nessuno, sono io il padrone"
canta l'uccisore il suo canto ebbro.

II.

L'intera societa' dei maschi appoggia
con tutta la sua forza ogni stupratore
ogni femminicida con tutta la sua forza.

L'intera societa' dei maschi si regge
sula violenza contro tutte le donne.

La violenza maschile e' la prima radice
e il primo paradigma di tutte le violenze.

Il maschilismo e' gia' il fascismo
e' gia' l'apocalisse
che tutto divora.

III.

Solo la lotta di liberazione delle donne
puo' salvare l'umanita' dall'orrore
che da millenni si prolunga a opprimerci.

Solo la lotta di liberazione delle donne
puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe
che sempre piu' rapida ci sta inabissando.

Resistere occorre alla follia onnicida
del sistema di potere maschilista,
guerriero, razzista, schiavista.

Resistere occorre alla violenza onnicida
con la forza della verita'
con la scelta della nonviolenza.

Salvare le vite e' il primo dovere
solo la nonviolenza puo' salvarci.

Con volto e con voce di donna
la nonviolenza e' in cammino.

2. L'ORA. "CESSATE IL FUOCO"

Smettete di uccidere le vostre sorelle i vostri fratelli
smettete di uccidere i vostri genitori le vostre genitrici
smettete di uccidere le figlie e i figli vostri.

Siamo una sola umanita'
in quest'unico mondo vivente
salvare le vite e' il primo dovere.

3. REPETITA IUVANT. ESPOSTO ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI ROMA

Alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
e per opportuna conoscenza:
al Presidente della Repubblica
ai Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica
alla Presidente del Consiglio dei Ministri
a tutte le ministre e i ministri, a tutti i senatori e le senatrici, a tutte le deputate e i deputati, agli ed alle europarlamentari elette ed eletti in Italia
a numerosi pubblici ufficiali cui incombe, ricevendo tale notitia criminis, di promuovere l'azione giudiziaria
ai mezzi d'informazione
a numerose persone di volonta' buona, associazioni democratiche, istituzioni fedeli alla legalita' costituzionale
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Oggetto: esposto relativo alla violazione dell'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana da parte del governo italiano.
Egregi signori,
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l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana e' inequivocabile. Esso recita: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parita' con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranita' necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".
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Il governo italiano ha violato l'articolo 11 della Costituzione in quanto:
a) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la fornitura di armi che la guerra alimentano;
b) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la propria aviazione militare che raccoglie informazioni e le invia all'esercito ucraino sul campo di battaglia (cfr. il servizio giornalistico apparso sul sito dell'autorevole agenzia giornalistica Ansa col titolo "La guerra dei top gun italiani", che fin dall'incipit esplicitamente afferma che "i nostri piloti, tra loro anche una donna, a bordo dei caccia catturano dati importanti che in poco tempo finiscono sui cellulari dei soldati ucraini sul campo di battaglia");
c) ostacola effettualmente ogni realistica ipotesi di "cessate il fuoco" ed ogni concreto impegno di pace sostenendo esplicitamente la tesi che la guerra deve concludersi non con un negoziato ma con la "vittoria" di una delle parti in conflitto (cfr. la dichiarazione della Presidente del Consiglio dei Ministri "scommettiamo sulla vittoria ucraina" riportata da numerosi mezzi d'informazione);
d) sostiene l'azione provocatrice ed eversiva della Nato che da decenni opera nell'Europa dell'est per destabilizzare gli equilibri regionali e suscitare conflitti (azione divenuta finanche esplicitamente terrorista e stragista durante la guerra di distruzione della Jugoslavia nel 1999).
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In flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione, il governo italiano arma e quindi alimenta la guerra, partecipa alla guerra e quindi alle stragi di cui ogni guerra sempre e solo consiste, e con cio' espone altresi' anche il nostro paese a subire le conseguenze della guerra, e - last, but not least - contribuisce all'escalation verso una guerra mondiale e nucleare che puo' metter fine all'intera civilta' umana.
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Egregi signori,
con il presente esposto si richiede il piu' tempestivo intervento per far cessare l'azione incostituzionale, folle e criminale del governo italiano.
Distinti saluti,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, primo agosto 2023

4. REPETITA IUVANT. UNA COSA UTILE PER LA PACE: BLOCCARE LA FORNITURA DI ARMI ASSASSINE, CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA

Ovviamente apprezzando e sostenendo le molte iniziative gia' in corso (e soprattutto quelle che concretamente recano aiuti umanitari e soccorrono, accolgono e assistono tutte le vittime e tutte le persone che dalla guerra fuggono e alla guerra si oppongono), vorremmo aggiungere una cosa da fare che ci sembra utile piu' di ogni altra per contribuire da qui, in Italia, a far cessare le stragi in Ucraina: bloccare la fornitura di armi assassine.
E per bloccare la fornitura di armi assassine occorre bloccare con specifiche e adeguate azioni dirette nonviolente le fabbriche di armi, i depositi di armi, i trasporti di armi, i centri decisionali e le strutture tecniche che le forniture di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Fornire armi assassine dove e' in corso una guerra significa partecipare a quella guerra, cosa esplicitamente vietata dall'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana.
Non vi e' infatti alcun dubbio che fornire armi assassine dove una guerra e' in corso e dove quindi esse vengono usate per uccidere degli esseri umani (e tutte le armi sono usate sempre e solo per uccidere) significa partecipare alla guerra e alle stragi di cui essa consiste, e il citato articolo 11 della Costituzione e' chiarissimo e inequivocabile al riguardo, aprendosi con queste precise parole: "L'Italia ripudia la guerra".
Pertanto, un governo italiano che decide di fornire armi assassine a un paese in guerra e' ipso facto in contrasto con la Costituzione cui ha giurato fedelta', ed e' quindi un governo fuorilegge, criminale, golpista. E chiunque in Italia cooperasse all'invio di armi assassine, o l'invio di armi assassine consentisse, sarebbe parimenti criminale.
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E' quindi diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi all'invio di armi assassine dove una guerra e' in corso.
Cosi' come e' diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi a un governo golpista e a chiunque coopera alla commissione di stragi.
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Come e' possibile contrastare questo crimine?
Come e' possibile fare qualcosa di concreto per salvare le vite di coloro che la guerra - che quelle armi assassine alimentano - uccide?
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi le fabbriche, i depositi, i trasporti di armi.
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi i centri decisionali e le strutture tecniche che quell'invio di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Naturalmente occorre:
a) individuare tutti i luoghi da bloccare ed organizzare adeguatamente il blocco della scellerata attivita' finalizzata all'invio di armi assassine ovvero all'uccisione di esseri umani;
b) formare adeguatamente le persone di volonta' buona disponibili a partecipare a tali azioni dirette nonviolente.
La nonviolenza infatti richiede una specifica accurata preparazione e una completa conoscenza e consapevolezza del significato e delle conseguenze delle proprie azioni, che essendo non simboliche ma concrete espongono chi le esegue alle ovvie rappresaglie da parte dei poteri la cui azione criminale si vuole impedire.
La nonviolenza infatti, nel suo impegno per salvare tutte le vite, richiede una rigorosa coerenza tra i mezzi e i fini, una piena coscienza delle personali sofferenze cui si puo' andare incontro, una nitida disponibilita' ad accettare di subire torti e persecuzioni senza reagire, a subire violenza senza opporre violenza.
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A oltre un anno dall'inizio della guerra in Ucraina scatenata dall'invasione militare per volonta' del folle e criminale autocrate russo, e' ormai chiaro ad ogni persona che tutti i governi attivamente coinvolti nella guerra, che la guerra e le stragi hanno alimentato e tuttora alimentano e che hanno impedito fin qui ogni tregua ed ogni trattativa di pace, non intendono affatto porre fine alle stragi, non intendono affatto salvare le vite umane che ogni giorno la guerra distrugge, ma anzi cooperano alla prosecuzione, all'intensificazione e all'estensione delle uccisioni di esseri umani, ed accrescono il pericolo che la guerra si faccia mondiale e nucleare e possa distruggere l'intera umana famiglia.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per contrastare questo abominevole massacro e il pericolo dell'apocalisse atomica.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per imporre ai governi la cessazione della guerra.
Hic et nunc solo l'azione diretta nonviolenta puo' concretamente contribuire a fermare le stragi e ad imporre ai governi di cessare il fuoco e avviare trattative di pace.
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Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

5. REPETITA IUVANT. UNA PROPOSTA PER LE ELEZIONI EUROPEE DEL 2024: UNA LISTA NONVIOLENTA PER LA PACE E CONTRO IL RAZZISMO

Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
La politica dell'Unione Europea e' oggi caratterizzata da due orrori.
Il primo: la persecuzione dei migranti: col sostegno alle dittature che li imprigionano in condizioni disumane; con l'appalto ai poteri mafiosi in regime di monopolio della mobilita' per chi e' in fuga da guerre, dittature, fame e miseria; con la reclusione nei lager sia nei paesi di transito che in Europa; con la strage degli innocenti nel Mediterraneo; con lo schiavismo e l'apartheid in Europa. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
Il secondo: il sostegno alla prosecuzione della guerra in Ucraina che ogni giorno provoca altre stragi: con l'incessante fornitura di armi si alimenta la guerra e s'impedisce l'avvio di trattative di pace, e si contribuisce cosi' sia alla prosecuzione dello sterminio della popolazione ucraina vittima della guerra, sia all'escalation verso una guerra atomica che puo' mettere fine all'intera umanita'. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni politiche europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
I vertici dell'Unione Europea si sono peraltro ormai completamente prostituiti alla Nato, l'organizzazione terrorista e stragista che per conto del governo razzista e imperialista degli Stati Uniti d'America opera, dalla fine della Guerra fredda e con sempre maggiore intensita' ed accelerazione, per destabilizzare, asservire o distruggere non solo singole parti del continente europeo ma l'Europa intera. Abolire la Nato e' palesemente l'urgenza delle urgenze per dare all'Europa un futuro di pace.
Il Parlamento Europeo potrebbe e dovrebbe operare per la pace e in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e per la salvaguardia della biosfera, ma attualmente e' anch'esso complice della furia razzista e della furia bellica che si e' incistata nei governi dei paesi europei e nei vertici di tutte le istituzioni politiche europee.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
E l'Italia rischia di essere rappresentata unicamente da partiti fascisti, razzisti e bellicisti.
Esplicitamente fascista, razzista, bellicista ed ecocida e' tutta l'area governativa italiana.
Razzista si e' dimostrato il partito grillino, che durante la prima esperienza di governo ha condiviso e sostenuto la scellerata politica di brutale persecuzione dei migranti da parte del capo leghista che di quel governo era vicepresidente, ministro e magna pars.
Tragicamente bellicista e' il Pd (e quindi di fatto anche coloro che ad esso subalterni con esso si alleano e che pertanto al di la' del velame dei vaniloquenti proclami portano voti al partito della guerra in cambio di qualche scranno e prebenda).
Questa la triste e trista situazione.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Che fare, quindi?
Io credo che occorra costruire una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo.
Nonviolenta: che cioe' faccia della scelta della nonviolenza la discriminante fondamentale. La nonviolenza essendo l'unica lotta nitida e intransigente, concreta e coerente, contro tutte le violenze e le oppressioni; la nonviolenza essendo il fondamentale strumento teorico e pratico a disposizione della lotta del movimento delle oppresse e degli oppressi per la liberazione dell'umanita' e la salvaguardia dell'intero mondo vivente.
Per la pace: e quindi per il disarmo integrale e l'integrale smilitarizzazione dei conflitti, dei territori, delle societa', delle culture.
Contro il razzismo: e quindi per il pieno riconoscimento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani, poiche' siamo una sola famiglia umana in un unico mondo vivente.
E dire lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo significa dire una lista femminista ed ecologista, socialista e libertaria, delle classi sociali sfruttate e rapinate, delle oppresse e degli oppressi.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Se vogliamo aprire una riflessione comune e autentica, democratica e partecipata, fra tutte le persone e le esperienze disposte a riconoscersi in una prospettiva nonviolenta, femminista, ecologista, socialista e libertaria, per portare nel Parlamento Europeo la voce delle oppresse e degli oppressi e la lotta per la pace, l'affermazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani e la difesa della biosfera, il momento e' adesso.
Prenda la parola ogni persona ed ogni esperienza interessata.
Si promuovano ovunque possibile incontri di riflessione.

6. REPETITA IUVANT. ANCORA UN APPELLO PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER

Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni e' in prigione, condannato a vita per un crimine che non ha commesso.
Che non abbia commesso il crimine per cui e' stato condannato e' da molti anni cosa notoria.
E' stato incontrovertibilmente dimostrato che le cosiddette "testimonianze" contro di lui erano del tutto false.
E' stato incontrovertibilmente dimostrato che le cosiddette "prove" contro di lui erano del tutto false.
Lo stesso pubblico ministero che lo fece condannare ha successivamente chiesto la sua liberazione.
E la sua liberazione hanno chiesto milioni di persone, tra cui personalita' come Nelson Mandela e madre Teresa di Calcutta, associazioni umanitarie come Amnesty International, istituzioni come il Parlamento Europeo, la commissione giuridica ad hoc dell'Onu.
Ma Leonard Peltier e' ancora detenuto in un carcere di massima sicurezza, anche se il mondo intero sa che e' un innocente perseguitato, sa che e' un eroe dell'umanita'.
Dal carcere Leonard Peltier ha continuato a lottare per il suo popolo, per l'umanita' intera, per la Madre Terra: con la testimonianza, con la poesia, con la pittura, con opere di bene.
Ora e' vecchio e gravemente malato. Il 12 settembre compira' 79 anni.
E' assurdo che sia ancora in carcere.
E' orribile che sia ancora in carcere.
E' uno scandalo e una vergogna per l'intera umanita' che sia ancora in carcere.
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Ancora una volta chiediamo ad ogni persona di volonta' buona, ad ogni esperienza d'impegno per il bene comune, ad ogni umano istituto che voglia essere fedele al compito di difendere la vita, la dignita' e i diritti degli esseri umani, di far sentire la propria voce, di chiedere ancora una volta che Leonard Peltier sia liberato.
Chiediamo ad ogni persona senziente e pensante, ad ogni esperienza della societa' civile, ad ogni istituzione democratica, di esprimere pubblicamente la richiesta che sia liberato Leonard Peltier.
Chiediamo di scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere che conceda finalmente la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Messaggi a tal fine possono essere inviati attraverso la pagina ad hoc del sito della Casa Bianca: www.whitehouse.gov/contact/
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Per una informazione essenziale sulla figura e la vicenda di Leonard Peltier segnaliamo ancora una volta due testi la cui lettura e' indispensabile:
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
Nella rete telematica e' disponibile in italiano una sintetica esposizione della vicenda di Leonard Peltier con il titolo "Alcune parole per Leonard Peltier".

7. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI

Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com

8. REPETITA IUVANT. TRE TESI

La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

9. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

10. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE

Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it

11. REPETITA IUVANT. SOLIDALI CON LE DONNE IRANIANE NELLA LOTTA NONVIOLENTA PER I DIRITTI UMANI DI TUTTI GLI ESSERI UMANI

Siamo solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessi la repressione del movimento democratico e nonviolento delle donne - e degli uomini postisi alla loro sequela - che si riconosce nel motto "Donna, vita, liberta'", che siano liberate e liberati tutte le prigioniere e tutti i prigionieri politici, che cessi la violenza maschilista di stato, e che siano riconosciuti, rispettati e difesi tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Nessuna autorita' e' legittima se non rispetta la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

12. RITRATTI. ELISA SIGNORI: GISELLA FLOREANINI, L'"AMELIA" E NON SOLO
[Dal sito di "Articolo 21" riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo del 29 maggio 2023]

Nota introduttiva di Mariangela Gritta Grainer
L'appuntamento di maggio per la rubrica "Dalla parte di Lei" e' dedicato a Gisella Floreanini. E' Elisa Signori a raccontarne la sua storia facendo emergere con efficacia il profilo di una donna forte con un'identita' poliedrica.
Gisella e' nota per i 44 giorni della Repubblica libera ossolana a cui partecipo' da protagonista. E poi nella Resistenza col nome Amelia, leggendaria capa del CLN nel durissimo inverno del 1944, fino alla liberazione. Ma Gisella fu molto di piu' e cosi' la sua vita. Il racconto che ne fa Elisa e' avvincente. Le sue scelte nell'impegno antifascista e politico in generale, cosi' come nella sua vita privata, sono coraggiose, nette, mai scontate e anche eccentriche, "non convenzionali, se non addirittura eversive nell'accezione corrente della moralita'", come scrive Elisa. Fu tra le tredici donne "nominate" nella Consulta, su 430 componenti, con decreto legislativo luogotenenziale del 5 aprile 1945, n.146. Fu eletta in Parlamento nel 1948 e vi resto' per due legislature. Non fu candidata alla Costituente. La cultura patriarcale, che il fascismo aveva esasperato, costituiva un ostacolo all'ingresso delle donne nella politica nonostante la liberazione dal nazifascismo. Per quelle con rapporti interpersonali "irregolari" ancora di piu'. Una vera e propria discriminazione che non valeva per gli uomini. Ho cercato nel decreto citato i nomi relativi alle nomine dei partiti nella Consulta. Non ho trovato Gisella Floreanini ma Gisella Della Porta nei nominati dal P.C.I. Mi sono ricordata che, in effetti, fino alla legge del 1975 per il nuovo diritto di famiglia, le donne sposate dovevano utilizzare il cognome del marito a cui poteva seguire il proprio. Nei primi anni di insegnamento e fino al nuovo diritto di famiglia ho anch'io subìto questo esproprio di identita'.
L'impegno di Gisella continuo' dopo la liberazione, con la Repubblica e la nuova Costituzione contribuendo in Parlamento e non solo a impedire che si offuscasse quella specie di alchimia di cambiamento della societa' che si era percepita. Con la Resistenza e la Liberazione. Bisognava ancora lottare. Le donne ancora di piu'. Senza donne come Gisella e come quelle che andiamo raccontando in questa rubrica (e molte altre) non saremmo giunte fino a qui. Dobbiamo portarle con noi sempre perche' non smettano di illuminare la nostra vita, il nostro futuro e quello delle nuove generazioni.
MGG
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Non sono molti i segni materiali che ci parlano, a trent'anni dalla sua morte, di Gisella Floreanini spentasi a 87 anni proprio il 30 maggio 1993. A suo nome sono state intitolate una scuola media e una via a Domodossola, nonche' un'altra via a Novara. E si capisce: sono questi luoghi il contesto del capitolo piu' noto della sua storia, sono gli scenari nei quali si dipanarono i 44 giorni della Repubblica libera ossolana e poi la Resistenza partigiana cui partecipo' da protagonista. Dopo la caduta in mano fascista di Domodossola Gisella raggiunse infatti le bande partigiane in Valsesia nel durissimo inverno del 1944, diresse poi il CLN novarese fino al 26 aprile 1945, quando i tedeschi trattarono la resa e fu lei, la leggendaria "Amelia", a liberare dal carcere gli ultimi prigionieri dei nazifascisti e a consegnare alla sopraggiunta delegazione militare inglese la citta', gia' libera grazie ai suoi partigiani e alla sua popolazione.
Non a caso per sua volonta' le spoglie riposano nel camposanto di Domodossola, patria del cuore per l'"Amelia".
Tuttavia la sua ricca, intensa biografia politica e intellettuale non si riassume tutta in quei luoghi ne' in quegli scenari di guerra. E penso tra l'altro a Milano che pure e' stata la sua citta', dove ha operato con impegno e a lungo, e dove ho avuto il privilegio di conoscerla nel lontano gennaio del 1981. Le avevo chiesto un colloquio, a proposito dei rifugiati italiani in Svizzera tra il 1943 e il 1945, che allora stavo studiando, e con lei parlammo a lungo delle reti antifasciste attive dentro e fuori dai campi di internamento, parlammo di frontiere e di missioni clandestine. Di quell'incontro serbo appunti dettagliati e il ricordo di una grande precisione nell'indicare protagonisti e problemi di quella esperienza, senza alcuna enfasi nel raccontare il suo personale contributo a quelle vicende, sempre relegato sullo sfondo. Ricordo la luminosa mansarda di corso Vercelli a Milano dove mi accolse e le piante che vi crescevano rigogliose e che a posteriori colorano di una luce verde brillante le immagini di quell'incontro archiviate nella memoria.
Gisella Floreanini era giustamente orgogliosa della sua nomina a Commissario all'assistenza e ai collegamenti con gli organismi di massa, decisa all'unanimita' dalla Giunta di governo della libera Repubblica dell'Ossola - "per la prima volta - scrisse - una donna che non fosse ne' regina ne' principessa assumeva impegni di governo" e fu la "prima donna ministro nella storia d'Italia" -, ma ne valorizzava il significato non tanto come un tributo di stima alle sue doti personali, ma quale riconoscimento precoce, proprio durante la prova drammatica dell'opposizione al nazifascismo, dei diritti, delle competenze e dell'impegno di tutte le donne. "La capacita' politica e amministrativa, la massiccia presenza delle donne, la loro intelligenza e il loro valore furono riconosciute incondizionatamente dai volontari della liberta' e dagli uomini politici [...] quando ancora le donne italiane non avevano conquistato il diritto di voto".
Oltre al valore collettivo di quella sua esperienza istituzionale Gisella Floreanini teneva a rivendicare la lunga durata dell'impegno antifascista femminile e le radici della partecipazione delle donne, in armi e senz'armi, alla Resistenza, che - osservo' - "non ebbe inizio l'8 settembre 1943" e "non fu un'improvvisa fiammata di eroismo".
In un'appassionata conversazione tenuta il 23 gennaio 1975 nell'Aula Magna dell'Universita' cattolica di Milano Gisella spiego' che "esplose si' allora la combattivita' antifascista delle donne, ma essa si sostanziava di una volonta' liberatrice che era venuta maturandosi attraverso le sofferenze e le privazioni imposte dalla stolida politica di guerra del fascismo, da quella reazionaria e antistorica verso le donne, fatta di reazionari principi di negazione del lavoro, di discriminazione e di sfruttamento del lavoro femminile nella scuola, nelle leggi, nell'imposizione bassamente volgare, nella mera funzione biologica, della continuazione della specie". Tra le righe possiamo anche qui cogliere il senso autobiografico di quella rievocazione, pur nel riserbo che Gisella coltivo' sempre per il racconto in prima persona.
Nella costruzione della sua identita' politica e nella scelta dell'impegno attivo contro il fascismo ritroviamo infatti le tracce di un retroterra complesso, di una scelta d'impegno certo non improvvisata ma nutrita di varie influenze ed esperienze. Va detto che non vi si ravvisano gli elementi "classici" della militanza comunista - l'estrazione proletaria, la partecipazione agli scioperi, lo sfruttamento in fabbrica o in campagna -, ma piuttosto un percorso che si snoda in ambienti borghesi, ad un livello culturale elevato, di cultura aristocratica e raffinata come quella musicale e che, a partire dall'influenza familiare antifascista, la spinse negli anni Trenta a frequentare gruppi e reti cospirative dell'antifascismo democratico e socialista. Da "Giustizia e Liberta'", fondato nel 1929 da Carlo Rosselli, Lussu, Salvemini, al Centro interno socialista di Rodolfo Morandi, Floreanini sperimento' idee e modalita' diverse di cospirazione antifascista, integrandosi poi nel gruppo Erba, operante a Milano, nel Vercellese e in Valsesia in collegamento con i centri dell'antifascismo italiano fuoruscito in Svizzera. Si trattava di un volenteroso tentativo di unire sul terreno dell'opposizione al fascismo elementi di varia connotazione sociale - studenti, operai, artisti - e di orientamento politico diverso, dai socialisti ai comunisti, dai democratici ai repubblicani. La scelta comunista di Gisella Floreanini non fu dunque un prologo ma piuttosto la conclusione di quell'itinerario: vi approdo' qualche anno piu' tardi quando, dopo gli arresti a Borgosesia e a Milano che scompaginarono il citato gruppo Erba - le sentenze emesse poi dal Tribunale speciale nel 1937 e nel 1938 comminarono condanne a decenni di carcere e confino - ormai "bruciata" come militante in Italia, riparo' clandestinamente in Svizzera.
Fu dunque durante il suo esilio svizzero, nel Ticino e a Ginevra, che Floreanini, attiva nella Lega per i diritti dell'Uomo (LIDU) e segretaria della sezione ginevrina del Psi, contesto' all'epoca del patto Ribbentrop-Molotov del 24 agosto 1938 la rottura del patto d'azione tra Pci e Psi, decisa da quest'ultimo. Gradualmente si oriento' cosi' verso il partito comunista, nelle cui file risulta documentata la sua attivita' nei primi anni di guerra.
Come spiegare questa adesione? Gisella Floreanini era forse una neofita comunista filo-staliniana, diventata una militante insensibile ai diritti di liberta' e di giustizia che il regime sovietico aveva dimostrato di calpestare fino ad assumere i connotati di una dittatura? E in ambito internazionale il consenso al Pci, proprio quando la Realpolitik staliniana metteva in crisi ovunque la fiducia nel paese della rivoluzione, significava un avallo dell'alleanza sovietica con Hitler?
Pongo qui domande volutamente provocatorie e propongo qualche risposta. Se ci liberiamo del senno di poi che tanto spesso ispira le valutazioni dei posteri e ci poniamo idealmente tra il 1938 e il 1940 in quel crocevia di eventi e problemi, affiorano molte componenti di una coscienza antifascista unitaria e di una carica di volontarismo che costituirono la cifra dell'impegno di Floreanini. Allenata dalle sue precedenti esperienze a mettere da parte settarismi e sottigliezze ideologiche, Floreanini dovette ritenere una iattura la divisione interna delle forze antifasciste, specie di fronte alla minaccia del Novus Ordo nazifascista che gravava sul destino europeo e difese la collaborazione tra socialisti e comunisti, comunque viva e operante ad esempio nel contesto ginevrino di quegli anni a lei familiare.
Dovette certo avere forte risonanza anche su di lei il mito positivo dell'URSS, che, in mancanza di una diretta e piu' spregiudicata conoscenza della realta' dell'esperimento sovietico, visto attraverso la lente idealizzante della liberazione e redenzione degli oppressi, attrasse tanti giovani dell'ultima generazione antifascista e ispiro' loro un generoso investimento di speranza e di fiducia. Alla luce della quale, tra l'altro, il patto Ribbentrop-Molotov, dovette apparire nient'altro che una mossa tattica, un espediente dilatorio in vista di un prossimo, definitivo scontro frontale col nazismo.
Si aggiunga la peculiare attitudine di Floreanini a collaborare in vista di obiettivi comuni con antifascisti non necessariamente militanti nello stesso perimetro partitico e la presumibile ammirazione per l'abnegazione dei quadri comunisti, per la loro combattivita' e competenza organizzativa e si avra' un quadro plausibile delle valutazioni cui la "Gisa" - cosi' in molti la chiamavano - sarebbe poi rimasta fedele anche in tempi di pace e negli anni della Repubblica.
Fu per conto del Pci pertanto che Gisella compi' diverse missioni clandestine di collegamento tra Svizzera e Italia, ove era rientrata dopo il 25 luglio 1943. Fu in una di queste missioni che tra maggio e giugno 1944 venne intercettata dalla polizia svizzera e incarcerata per passaggio illegale della frontiera. Dal carcere, inasprito da qualche giorno di segregazione cellulare, Gisella Floreanini sarebbe uscita nel settembre successivo allorche', avuta notizia della creazione della zona libera dell'Ossola chiese e ottenne di essere espulsa verso il confine ossolano.
Ricordo ancora l'episodio che al proposito lei stessa mi racconto', fiera dell'accorgimento allora adottato per non vanificare l'esito della sua missione. Latrice di una cospicua somma di denaro elargita dall'American Friends Service Committee quacchero a supporto della causa antifascista, Floreanini, grazie al lavoro di un abile ciabattino, aveva nascosto i dollari americani nei tacchi delle sue scarpe, sfuggite alla perquisizione della polizia. Con l'aiuto di un compagno ticinese, Romeo Nesa, gia' volontario in Spagna e ferito in guerra, la somma giunse poi con grande soddisfazione di tutti nelle mani dei destinatari.
Al di la' dell'espediente cospirativo, la vicenda esemplifica bene la rete di solidarieta' creatasi durante l'esperienza svizzera di Gisella, intessuta con pazienza tra Ginevra, Zurigo e soprattutto il Canton Ticino. Attraverso quei contatti Gisella aveva slargato i suoi orizzonti ideali, culturali, ma anche operativi. E durante l'esperienza ossolana pote' metterli piu' volte a frutto, ottenendo aiuti materiali e sostegno, ad esempio nell'organizzazione dei convogli ferroviari che portarono molti bambini ossolani, denutriti e a rischio, nelle case di generosi amici ticinesi, che li accolsero spontaneamente e accudirono. Per la stampa fascista repubblichina si tratto' di "deportazione" oltre frontiera dei bambini italiani, in realta' si intrecciarono allora legami di gratitudine e affetto rimasti poi vivi di qua e di la' dalla frontiera in tempo di pace.
Tornando al bell'intervento pubblico di Gisella nel 1975, va sottolineata una componente fondamentale della sua personalita' che traspare nelle parole poc'anzi citate, ossia la consapevole valenza antagonista e rivoluzionaria dell'impegno suo e di altre donne della sua generazione nei confronti dell'identita' femminile, da sempre relegata in una immobile subalternita' sociale, culturale, di diritti e di linguaggi.
Entriamo cosi' in una dimensione piu' intima, esistenziale, del suo percorso politico. Gisella Floreanini varco' piu' volte di slancio non solo la frontiera politica e militarmente munita che divideva due paesi vicini, ma con pari coraggio varco' le invisibili frontiere simboliche della differenza di ruolo tra uomo e donna, cosi' come la societa' del suo tempo aveva codificato e il fascismo aveva aggravato. La costruzione del suo impegno politico pare pertanto procedere in sintonia con scelte personali non convenzionali, se non addirittura eversive nell'accezione corrente della moralita'. La rottura di un matrimonio e la creazione di un nuovo libero legame con Vittorio Della Porta, attivo nello stesso gruppo Erba di cui s'e' detto, un legame fondato su comuni idealita' etico-politiche, il ridimensionamento del ruolo materno con la dolorosa separazione dalla figlia, il matrimonio contratto con Della Porta a Lugano e poi sciolto nel dopoguerra, la solitudine scelta e in parte subita per il resto della sua vita, sono altrettanti momenti, vissuti senza alcun compiacimento trasgressivo, di una ricerca strenua di coerenza tra affetti, pensiero e azione. Per tutto cio' Gisella pago' un prezzo assai alto non solo nell'Italia fascista, di cui lei stessa stigmatizzo' in diverse occasioni la politica regressiva e repressiva verso le donne, ma anche nell'Italia repubblicana, tra le file di un partito come quello comunista, avaro di comprensione e, anzi, incline alla moralistica riprovazione per militanti come la Floreanini dalla situazione personale "irregolare". E' forse inutile osservare che si trattava di una sanzione asimmetrica, che non colpiva o coinvolgeva i compagni dirigenti dalle situazioni familiari anomale, ma si limitava a emarginare le compagne in condizioni analoghe.
Si dovette probabilmente a questo moralismo bigotto se una militante come Gisella, di grande statura politica e di grande prestigio personale non fu mai cooptata nel Comitato centrale del partito, dove avrebbe certo meritato di stare.
Malgrado questa larvata discriminazione, Gisella Floreanini fu una delle 13 donne - 13 su un totale di 430 membri - nominate alla Consulta Nazionale, l'organismo non elettivo, creato il 5 aprile 1945 per affiancare il governo e offrirgli pareri su questioni di particolare rilevanza. La sua nomina ebbe il valore di un riconoscimento inequivocabile della sua competenza politico-amministrativa, ma alle successive elezioni per la Costituente Gisella fu di nuovo penalizzata dalla scelta del Pci di non candidarla nel collegio novarese, ove poteva contare su un vasto consenso, ma in quello di Milano. Fu un'altra conferma della sottile, strisciante disapprovazione espressa dal partito nei suoi confronti.
Peraltro nelle successive due legislature Floreanini fu eletta deputato e visse con impegno il suo mandato alla Camera fino al 1958, presentando disegni di legge per la protezione della maternita' e dell'infanzia e per l'applicazione della parita' di genere. In queste iniziative, a fianco di compagne come Teresa Noce "Estella" - cui dedico' in mortem un commosso ricordo -, Gisella sperimento' con altre parlamentari inedite alleanze trasversali che, superando gli steccati dell'appartenenza partitica, puntavano a fare fronte comune per strappare diritti garantiti alle donne dalla Costituzione, ma ridimensionati o addirittura negati nella prassi concreta.
Ancora bisognerebbe lumeggiare il suo impegno nell'Unione Donne Italiane, sempre a vantaggio dell'infanzia e della condizione femminile, illustrare la sua attivita' per conto del Pci nella segreteria della Federazione democratica internazionale della donna (FDIF) a Berlino tra il 1959 e il 1963 - ancora una volta un incarico del partito defilato dal centro della scena politica nazionale - e poi il ruolo di amministratrice svolto nei consigli comunali di Domodossola, Novara e Milano, per finire con la partecipazione appassionata alle iniziative dell'Anpi milanese.
Ma in conclusione credo convenga dedicare almeno un cenno a una dimensione talvolta dimenticata ma cruciale della sua personalita' e della sua vita: la musica. Diplomata al Conservatorio Verdi di Milano, Gisella coltivo' per tutta la vita questo suo talento musicale, insegnando pianoforte e storia della musica. Sensibilita' e passione, ascolto e pratica pianistica l'accompagnarono nei diversi e difficili contesti della sua esistenza, affiorando a tratti in superficie, in occasione di una conferenza, come quelle di storia della musica che tenne a Ginevra alla Dante Alighieri durante il suo esilio, o pronunciando un discorso pubblico, come la sua commossa, emozionante commemorazione di Arturo Toscanini alla Camera il 17 gennaio 1957, o, ancora per un incarico istituzionale, come quello svolto nel piu' milanese dei luoghi dell'universo musicale, il Teatro alla Scala.
Non so quali furono i suoi autori piu' amati e m'immagino la musica come una sommessa colonna sonora dei suoi giorni. Un po' come nel film Quaranta giorni di liberta' del 1974, dove una giovane Anna Identici presta il suo volto ad Amalia e canta con voce fresca e limpida un motivo orecchiabile, che fa da leitmotiv al racconto.

13. STORIE MINIME E DISPERATE. OMERO DELLISTORTI: QUI

- Scusi.
- Dica.
- Dove ci troviamo?
- Non lo sa?
- No.
- Possibile?
- Si'. Se lo sapessi non l'avrei disturbata.
- Ma no, nessun disturbo.
- Lei e' molto gentile.
- Grazie.
- Prego.
- E quindi vorrebbe sapere dove ci troviamo?
- Proprio cosi'.
- E secondo lei dove ci troviamo?
- Non lo so, mi creda.
- Ma almeno ricordera' come ci e' arrivato fin qui, no?
- Guidavo, era notte, pioveva. Forse ho sbagliato strada. Sicuramente ho sbagliato strada. E poi c'e' stato l'incidente. Sono sceso dall'auto e ho proseguito a piedi in cerca di soccorsi. Ecco, questo e' quel che ricordo.
- E li ha poi trovati i soccorsi?
- Lo sa? Proprio non mi ricordo piu'. Forse sono venuto qui proprio per chiedere aiuto.

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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 229 del 17 agosto 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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