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[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 225
- Subject: [Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 225
- From: Centro di ricerca per la pace Centro di ricerca per la pace <centropacevt at gmail.com>
- Date: Sun, 13 Aug 2023 05:59:41 +0200
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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 225 del 13 agosto 2023
In questo numero:
1. Michela Murgia
2. Tre cose da fare contro la guerra
3. Esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
4. Una cosa utile per la pace: bloccare la fornitura di armi assassine, con l'azione diretta nonviolenta
5. Una proposta per le elezioni europee del 2024: una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo
6. Ancora un appello per la liberazione di Leonard Peltier
7. Amnesty International: Urge clemency for native american activist
8. Alcuni riferimenti utili
9. Tre tesi
10. Ripetiamo ancora una volta...
11. Marcella Filippa: Ursula Hirschmann. Una vita in viaggio oltre i confini
1. LUTTI. MICHELA MURGIA
E' deceduta Michela Murgia, scrittrice ed attivista.
Con gratitudine la ricordiamo.
2. L'ORA. TRE COSE DA FARE CONTRO LA GUERRA
Denunciare l'illegalita' della partecipazione italiana alla guerra.
Bloccare la produzione e l'invio di armi con l'azione diretta nonviolenta.
Preparare una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo alle elezioni europee del 2024.
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Ogni vittima ha il volto di Abele.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Salvare le vite e' il primo dovere.
3. REPETITA IUVANT. ESPOSTO ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI ROMA
Alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
e per opportuna conoscenza:
al Presidente della Repubblica
ai Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica
alla Presidente del Consiglio dei Ministri
a tutte le ministre e i ministri, a tutti i senatori e le senatrici, a tutte le deputate e i deputati, agli ed alle europarlamentari elette ed eletti in Italia
a numerosi pubblici ufficiali cui incombe, ricevendo tale notitia criminis, di promuovere l'azione giudiziaria
ai mezzi d'informazione
a numerose persone di volonta' buona, associazioni democratiche, istituzioni fedeli alla legalita' costituzionale
*
Oggetto: esposto relativo alla violazione dell'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana da parte del governo italiano.
Egregi signori,
*
l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana e' inequivocabile. Esso recita: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parita' con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranita' necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".
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Il governo italiano ha violato l'articolo 11 della Costituzione in quanto:
a) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la fornitura di armi che la guerra alimentano;
b) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la propria aviazione militare che raccoglie informazioni e le invia all'esercito ucraino sul campo di battaglia (cfr. il servizio giornalistico apparso sul sito dell'autorevole agenzia giornalistica Ansa col titolo "La guerra dei top gun italiani", che fin dall'incipit esplicitamente afferma che "i nostri piloti, tra loro anche una donna, a bordo dei caccia catturano dati importanti che in poco tempo finiscono sui cellulari dei soldati ucraini sul campo di battaglia");
c) ostacola effettualmente ogni realistica ipotesi di "cessate il fuoco" ed ogni concreto impegno di pace sostenendo esplicitamente la tesi che la guerra deve concludersi non con un negoziato ma con la "vittoria" di una delle parti in conflitto (cfr. la dichiarazione della Presidente del Consiglio dei Ministri "scommettiamo sulla vittoria ucraina" riportata da numerosi mezzi d'informazione);
d) sostiene l'azione provocatrice ed eversiva della Nato che da decenni opera nell'Europa dell'est per destabilizzare gli equilibri regionali e suscitare conflitti (azione divenuta finanche esplicitamente terrorista e stragista durante la guerra di distruzione della Jugoslavia nel 1999).
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In flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione, il governo italiano arma e quindi alimenta la guerra, partecipa alla guerra e quindi alle stragi di cui ogni guerra sempre e solo consiste, e con cio' espone altresi' anche il nostro paese a subire le conseguenze della guerra, e - last, but not least - contribuisce all'escalation verso una guerra mondiale e nucleare che puo' metter fine all'intera civilta' umana.
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Egregi signori,
con il presente esposto si richiede il piu' tempestivo intervento per far cessare l'azione incostituzionale, folle e criminale del governo italiano.
Distinti saluti,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, primo agosto 2023
4. REPETITA IUVANT. UNA COSA UTILE PER LA PACE: BLOCCARE LA FORNITURA DI ARMI ASSASSINE, CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA
Ovviamente apprezzando e sostenendo le molte iniziative gia' in corso (e soprattutto quelle che concretamente recano aiuti umanitari e soccorrono, accolgono e assistono tutte le vittime e tutte le persone che dalla guerra fuggono e alla guerra si oppongono), vorremmo aggiungere una cosa da fare che ci sembra utile piu' di ogni altra per contribuire da qui, in Italia, a far cessare le stragi in Ucraina: bloccare la fornitura di armi assassine.
E per bloccare la fornitura di armi assassine occorre bloccare con specifiche e adeguate azioni dirette nonviolente le fabbriche di armi, i depositi di armi, i trasporti di armi, i centri decisionali e le strutture tecniche che le forniture di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Fornire armi assassine dove e' in corso una guerra significa partecipare a quella guerra, cosa esplicitamente vietata dall'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana.
Non vi e' infatti alcun dubbio che fornire armi assassine dove una guerra e' in corso e dove quindi esse vengono usate per uccidere degli esseri umani (e tutte le armi sono usate sempre e solo per uccidere) significa partecipare alla guerra e alle stragi di cui essa consiste, e il citato articolo 11 della Costituzione e' chiarissimo e inequivocabile al riguardo, aprendosi con queste precise parole: "L'Italia ripudia la guerra".
Pertanto, un governo italiano che decide di fornire armi assassine a un paese in guerra e' ipso facto in contrasto con la Costituzione cui ha giurato fedelta', ed e' quindi un governo fuorilegge, criminale, golpista. E chiunque in Italia cooperasse all'invio di armi assassine, o l'invio di armi assassine consentisse, sarebbe parimenti criminale.
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E' quindi diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi all'invio di armi assassine dove una guerra e' in corso.
Cosi' come e' diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi a un governo golpista e a chiunque coopera alla commissione di stragi.
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Come e' possibile contrastare questo crimine?
Come e' possibile fare qualcosa di concreto per salvare le vite di coloro che la guerra - che quelle armi assassine alimentano - uccide?
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi le fabbriche, i depositi, i trasporti di armi.
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi i centri decisionali e le strutture tecniche che quell'invio di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Naturalmente occorre:
a) individuare tutti i luoghi da bloccare ed organizzare adeguatamente il blocco della scellerata attivita' finalizzata all'invio di armi assassine ovvero all'uccisione di esseri umani;
b) formare adeguatamente le persone di volonta' buona disponibili a partecipare a tali azioni dirette nonviolente.
La nonviolenza infatti richiede una specifica accurata preparazione e una completa conoscenza e consapevolezza del significato e delle conseguenze delle proprie azioni, che essendo non simboliche ma concrete espongono chi le esegue alle ovvie rappresaglie da parte dei poteri la cui azione criminale si vuole impedire.
La nonviolenza infatti, nel suo impegno per salvare tutte le vite, richiede una rigorosa coerenza tra i mezzi e i fini, una piena coscienza delle personali sofferenze cui si puo' andare incontro, una nitida disponibilita' ad accettare di subire torti e persecuzioni senza reagire, a subire violenza senza opporre violenza.
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A oltre un anno dall'inizio della guerra in Ucraina scatenata dall'invasione militare per volonta' del folle e criminale autocrate russo, e' ormai chiaro ad ogni persona che tutti i governi attivamente coinvolti nella guerra, che la guerra e le stragi hanno alimentato e tuttora alimentano e che hanno impedito fin qui ogni tregua ed ogni trattativa di pace, non intendono affatto porre fine alle stragi, non intendono affatto salvare le vite umane che ogni giorno la guerra distrugge, ma anzi cooperano alla prosecuzione, all'intensificazione e all'estensione delle uccisioni di esseri umani, ed accrescono il pericolo che la guerra si faccia mondiale e nucleare e possa distruggere l'intera umana famiglia.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per contrastare questo abominevole massacro e il pericolo dell'apocalisse atomica.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per imporre ai governi la cessazione della guerra.
Hic et nunc solo l'azione diretta nonviolenta puo' concretamente contribuire a fermare le stragi e ad imporre ai governi di cessare il fuoco e avviare trattative di pace.
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Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
5. REPETITA IUVANT. UNA PROPOSTA PER LE ELEZIONI EUROPEE DEL 2024: UNA LISTA NONVIOLENTA PER LA PACE E CONTRO IL RAZZISMO
Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
La politica dell'Unione Europea e' oggi caratterizzata da due orrori.
Il primo: la persecuzione dei migranti: col sostegno alle dittature che li imprigionano in condizioni disumane; con l'appalto ai poteri mafiosi in regime di monopolio della mobilita' per chi e' in fuga da guerre, dittature, fame e miseria; con la reclusione nei lager sia nei paesi di transito che in Europa; con la strage degli innocenti nel Mediterraneo; con lo schiavismo e l'apartheid in Europa. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
Il secondo: il sostegno alla prosecuzione della guerra in Ucraina che ogni giorno provoca altre stragi: con l'incessante fornitura di armi si alimenta la guerra e s'impedisce l'avvio di trattative di pace, e si contribuisce cosi' sia alla prosecuzione dello sterminio della popolazione ucraina vittima della guerra, sia all'escalation verso una guerra atomica che puo' mettere fine all'intera umanita'. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni politiche europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
I vertici dell'Unione Europea si sono peraltro ormai completamente prostituiti alla Nato, l'organizzazione terrorista e stragista che per conto del governo razzista e imperialista degli Stati Uniti d'America opera, dalla fine della Guerra fredda e con sempre maggiore intensita' ed accelerazione, per destabilizzare, asservire o distruggere non solo singole parti del continente europeo ma l'Europa intera. Abolire la Nato e' palesemente l'urgenza delle urgenze per dare all'Europa un futuro di pace.
Il Parlamento Europeo potrebbe e dovrebbe operare per la pace e in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e per la salvaguardia della biosfera, ma attualmente e' anch'esso complice della furia razzista e della furia bellica che si e' incistata nei governi dei paesi europei e nei vertici di tutte le istituzioni politiche europee.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
E l'Italia rischia di essere rappresentata unicamente da partiti fascisti, razzisti e bellicisti.
Esplicitamente fascista, razzista, bellicista ed ecocida e' tutta l'area governativa italiana.
Razzista si e' dimostrato il partito grillino, che durante la prima esperienza di governo ha condiviso e sostenuto la scellerata politica di brutale persecuzione dei migranti da parte del capo leghista che di quel governo era vicepresidente, ministro e magna pars.
Tragicamente bellicista e' il Pd (e quindi di fatto anche coloro che ad esso subalterni con esso si alleano e che pertanto al di la' del velame dei vaniloquenti proclami portano voti al partito della guerra in cambio di qualche scranno e prebenda).
Questa la triste e trista situazione.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Che fare, quindi?
Io credo che occorra costruire una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo.
Nonviolenta: che cioe' faccia della scelta della nonviolenza la discriminante fondamentale. La nonviolenza essendo l'unica lotta nitida e intransigente, concreta e coerente, contro tutte le violenze e le oppressioni; la nonviolenza essendo il fondamentale strumento teorico e pratico a disposizione della lotta del movimento delle oppresse e degli oppressi per la liberazione dell'umanita' e la salvaguardia dell'intero mondo vivente.
Per la pace: e quindi per il disarmo integrale e l'integrale smilitarizzazione dei conflitti, dei territori, delle societa', delle culture.
Contro il razzismo: e quindi per il pieno riconoscimento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani, poiche' siamo una sola famiglia umana in un unico mondo vivente.
E dire lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo significa dire una lista femminista ed ecologista, socialista e libertaria, delle classi sociali sfruttate e rapinate, delle oppresse e degli oppressi.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Se vogliamo aprire una riflessione comune e autentica, democratica e partecipata, fra tutte le persone e le esperienze disposte a riconoscersi in una prospettiva nonviolenta, femminista, ecologista, socialista e libertaria, per portare nel Parlamento Europeo la voce delle oppresse e degli oppressi e la lotta per la pace, l'affermazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani e la difesa della biosfera, il momento e' adesso.
Prenda la parola ogni persona ed ogni esperienza interessata.
Si promuovano ovunque possibile incontri di riflessione.
6. REPETITA IUVANT. ANCORA UN APPELLO PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER
Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni e' in prigione, condannato a vita per un crimine che non ha commesso.
Che non abbia commesso il crimine per cui e' stato condannato e' da molti anni cosa notoria.
E' stato incontrovertibilmente dimostrato che le cosiddette "testimonianze" contro di lui erano del tutto false.
E' stato incontrovertibilmente dimostrato che le cosiddette "prove" contro di lui erano del tutto false.
Lo stesso pubblico ministero che lo fece condannare ha successivamente chiesto la sua liberazione.
E la sua liberazione hanno chiesto milioni di persone, tra cui personalita' come Nelson Mandela e madre Teresa di Calcutta, associazioni umanitarie come Amnesty International, istituzioni come il Parlamento Europeo, la commissione giuridica ad hoc dell'Onu.
Ma Leonard Peltier e' ancora detenuto in un carcere di massima sicurezza, anche se il mondo intero sa che e' un innocente perseguitato, sa che e' un eroe dell'umanita'.
Dal carcere Leonard Peltier ha continuato a lottare per il suo popolo, per l'umanita' intera, per la Madre Terra: con la testimonianza, con la poesia, con la pittura, con opere di bene.
Ora e' vecchio e gravemente malato. Il 12 settembre compira' 79 anni.
E' assurdo che sia ancora in carcere.
E' orribile che sia ancora in carcere.
E' uno scandalo e una vergogna per l'intera umanita' che sia ancora in carcere.
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Ancora una volta chiediamo ad ogni persona di volonta' buona, ad ogni esperienza d'impegno per il bene comune, ad ogni umano istituto che voglia essere fedele al compito di difendere la vita, la dignita' e i diritti degli esseri umani, di far sentire la propria voce, di chiedere ancora una volta che Leonard Peltier sia liberato.
Chiediamo ad ogni persona senziente e pensante, ad ogni esperienza della societa' civile, ad ogni istituzione democratica, di esprimere pubblicamente la richiesta che sia liberato Leonard Peltier.
Chiediamo di scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere che conceda finalmente la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Messaggi a tal fine possono essere inviati attraverso la pagina ad hoc del sito della Casa Bianca: www.whitehouse.gov/contact/
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Per una informazione essenziale sulla figura e la vicenda di Leonard Peltier segnaliamo ancora una volta due testi la cui lettura e' indispensabile:
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
Nella rete telematica e' disponibile in italiano una sintetica esposizione della vicenda di Leonard Peltier con il titolo "Alcune parole per Leonard Peltier".
7. INIZIATIVE. AMNESTY INTERNATIONAL: URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
[Dal sito www.amnesty.org riprendiamo e diffondiamo questo appello del 3 aprile 2023]
3 April 2023
URGENT ACTION
URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
Native American activist Leonard Peltier has been imprisoned in the USA for over 46 years, some of which was spent in solitary confinement, serving two life sentences for murder despite concerns over the fairness of his trial. He has always maintained his innocence. Now 78 years old, he contracted COVID-19 in 2022 and suffers from several chronic health ailments, including one that is potentially fatal. Not eligible for parole again until 2024, his lawyers submitted a new petition for clemency in 2021. President Biden must grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
TAKE ACTION: WRITE AN APPEAL IN YOUR OWN WORDS OR USE THIS MODEL LETTER
President Joseph Biden
The White House
1600 Pennsylvania Ave NW
Washington, DC 20500
USA
White House Comment line: (202) 456-1111
Webform*: https://www.whitehouse.gov/contact/
* A US-based address is needed for the White House webform.
International action takers, please use AI USA's address when filling out:
Amnesty International USA
311 West 43rd St. 7th Floor,
New York, NY 10036 USA
Dear President Biden,
Leonard Peltier is a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. In 1975, during a confrontation involving AIM members, two FBI agents were killed. Leonard Peltier was convicted of their murders but has always denied killing the agents.
There are serious concerns about the fairness of proceedings leading to his trial and conviction, including for example the prosecution's withholding of evidence that might have assisted Leonard Peltier's defence.
In light of these concerns, the former US Attorney who supervised the prosecution team post-trial, James Reynolds, has since called for clemency.
Leonard Peltier is now 78 years old, has spent more than 46 years in US prisons, and has been repeatedly denied parole. There are serious concerns about Leonard Peltier's deteriorating health, including potential re-exposure to COVID-19. His lawyers submitted a new petition for clemency in 2021.
I urge you to grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
Yours sincerely,
*
ADDITIONAL INFORMATION
Leonard Peltier, an Anishinaabe-Lakota Native American, was a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. On 26 June 1975, during a confrontation involving AIM members on the Pine Ridge Indian reservation in South Dakota, FBI agents Ronald Williams and Jack Coler were shot dead. Leonard Peltier was convicted of their murders in 1977 and sentenced to two consecutive life sentences. Leonard Peltier has always denied killing the agents.
A key alleged eyewitness to the shootings was Myrtle Poor Bear, a Lakota Native woman who lived at Pine Ridge. Based on her statement that she saw Leonard Peltier kill both FBI agents, Leonard Peltier was extradited from Canada, where he had fled following the shootings. However, Myrtle Poor Bear later retracted her testimony. Although not called as a prosecution witness at trial, the trial judge refused to allow Leonard Peltier's attorneys to call Myrtle Poor Bear as a defense witness on the grounds that her testimony "could be highly prejudicial to the government". In 2000, Myrtle Poor Bear issued a public statement to say that her original testimony was a result of months of threats and harassment from FBI agents.
In 1980 documents were released to Leonard Peltier's lawyers as a result of a lawsuit under the Freedom of Information Act. The documents contained ballistics evidence which might have assisted Leonard Peltier's case, but which had been withheld by the prosecution at trial. However, in 1986, the U.S. Court of Appeal for the Eighth Circuit denied Leonard Peltier a retrial, stating that: "We recognize that there is some evidence in this record of improper conduct on the part of some FBI agents, but we are reluctant to impute even further improprieties to them."
The U.S. Parole Commission has always denied parole to Leonard Peltier on the grounds that he did not accept criminal responsibility for the murders of the two FBI agents. This is even though, after one such hearing, the Commission acknowledged that, "the prosecution has conceded the lack of any direct evidence that you personally participated in the executions of two FBI agents". Leonard Peltier would not be eligible for another parole hearing until 2024. Furthermore, James H. Reynolds, the US Attorney whose office handled the criminal case prosecution and appeal of Leonard Peltier, wrote that he supported clemency "in the best interest of Justice in considering the totality of all matters involved."
Leonard Peltier suffers from a variety of ailments, including kidney disease, Type 2 diabetes, high blood pressure, a heart condition, a degenerative joint disease, and constant shortness of breath and dizziness. A stroke in 1986 left him virtually blind in one eye. In January 2016, doctors diagnosed him with a life-threatening condition: a large and potentially fatal abdominal aortic aneurysm that could rupture at any time and would result in his death. He currently uses a walker due to limited mobility and contracted COVID-19 in 2022. He continues to be at risk of re-infection while in detention.
In 2015, several Nobel Peace Prize winners—including Archbishop Desmond Tutu—called for Leonard Peltier's release. The Standing Rock Sioux Tribe and the National Congress of American Indians have also called for his release. Leonard Peltier's attorney applied for clemency to President Biden in July 2021. President Biden committed to granting clemency on a rolling basis during his administration.
However, as of February 2023, no decision has been made on his application. He has previously sought clemency, most recently from President Obama in 2016, but his petition has been denied each time.
Due to the numerous issues at trial, the exhaustion of all his legal avenues for appeal, the amount of time he has already served, his continued maintenance of innocence along with his chronic health issues, Amnesty International supports calls for clemency for Leonard Peltier.
PREFERRED LANGUAGE TO ADDRESS TARGET: English
You can also write in your own language.
PLEASE TAKE ACTION AS SOON AS POSSIBLE UNTIL: 29 May 2023
Please check with the Amnesty office in your country if you wish to send appeals after the deadline.
NAME AND PRONOUN: Leonard Peltier - He/Him
LINK TO PREVIOUS UA: https://www.amnesty.org/en/documents/amr51/5208/2022/en/
8. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI
Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com
9. REPETITA IUVANT. TRE TESI
La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
10. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...
... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
11. RITRATTI. MARCELLA FILIPPA: URSULA HIRSCHMANN. UNA VITA IN VIAGGIO OLTRE I CONFINI
[Dal sito di "Articolo 21" riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo del 27 novembre 2022]
Nota introduttiva di Adriana Chemello
Quando, ormai piu' di un anno fa, abbiamo dato vita a questa rubrica avevamo sottolineato con forza che uno degli obiettivi era di far uscire dall'ombra, di far conoscere figure di donne che negli anni o nei secoli erano state lasciate ai margini, spesso ignorate dalla storiografia ufficiale. La storia sociale e culturale, il mondo delle professioni hanno oscurato la presenza delle donne, facendole scomparire dalla scena del mondo. Non una assenza, bensi' una vera e propria espulsione. Lo evidenzia, fin dalla provocatoria formulazione del titolo, il saggio di Rosalind Miles, Chi ha cucinato l'ultima cena? Storia femminile del mondo (Roma, Elliot Edizioni, 2009), per sottolineare come le donne non siano state incluse nella storia umana a nessun livello, eppure c'erano e assolvevano a compiti rilevanti, anzi essenziali. Una condizione che si prefigura gia' nella "suonatrice di flauto" del Simposio platonico, congedata al suo primo apparire in scena e invitata ad andare "a suonare per se' o, se vuole, per le donne di casa", destinata a rimanere senza nome, scomparendo agli occhi del lettore, "cancellata dalla storia". La giovane suonatrice, viene invitata ad allontanarsi dalla stanza dove un gruppo eletto di uomini si riunisce per riflettere sull'Amore: scompare dalla scena del dialogo senza lasciare traccia di se', facendosi emblema di una esclusione che ha relegato nell'oscurita' dei secoli i volti e i nomi di tante donne. Solo a partire dagli ultimi decenni (ultimi 40 anni) "le donne sono le abitatrici del '900", come scrive Alessandra Bocchetti, sono rientrate in scena e hanno preso la parola per parlare con voce propria. Oggi, a piu' di trent'anni dalla scomparsa, dedichiamo lo spazio della nostra rubrica a una delle "madri fondatrici dell'Europa", Ursula Hirschmann.
Una donna che ha partecipato attivamente alla fase progettuale nonche' alla stesura, assieme a Eugenio Colorni, Ernesto Rossi e Altiero Spinelli, del Manifesto per un'Europa libera e unita, passato alla storia come Manifesto di Ventotene. Una donna che, avendo aderito con convinzione alla causa europeista e federalista, ha contribuito insieme ad altre donne a far uscire dall'isola di Ventotene il prezioso documento, nascosto e portato via in modo rocambolesco, e poi ha lavorato attivamente alla sua diffusione nel continente, grazie a tutta una rete "clandestina" che aveva saputo intessere. Va a lei riconosciuto il merito della sua diffusione in Europa, facendolo diventare lo strumento della Resistenza antifascista. Sua anche la prima traduzione in lingua tedesca. Grazie al suo impegno, alla sua determinazione e alle sue intuizioni lungimiranti, si e' costituito a Milano nell'agosto 1943 il MFE (Movimento Federalista Europeo). Negli stessi anni, la troviamo anche attiva collaboratrice nella redazione e nella diffusione del primo numero del giornale clandestino l'"Unita' Europea".
Cosi' la ricorda Renata Colorni, la figlia avuta da Eugenio Colorni:
La politica, oltre ad Altiero Spinelli, e' stata il grande amore della sua vita. Tutto cio' che le importava, fino alla fine dei suoi giorni, era leggere di politica. E proprio le donne nella politica hanno contrassegnato il suo impegno negli anni. Mi ha insegnato l'indipendenza, la liberta' e l'importanza di un lavoro.
Altiero Spinelli, ricordando il lungo impegno della sua vita per la causa europeista, la defini' "un'europea della prima ora". E la studiosa Silvana Boccanfuso nel tratteggiarne il profilo scrisse: Ursula rappresenta una figura potente di militante politica che, nel contempo, si spende anche per organizzare una vita familiare complessa (...). La sua freschezza, la sua decisione, la sua dedizione sono state pero' sempre quelle della giovane berlinese che decise, nel luglio 1933, che l'Europa era la sua casa, e di Europa, da allora, si nutri'.
Il suo pensiero, affidato in parte alle memorie autobiografiche pubblicate postume, Noi senzapatria (Bologna, Il Mulino, 1993), ritorna prepotentemente d'attualita' in questa Europa attraversata da sovranismi di diversa natura, da insidie nazionaliste, e addirittura da una guerra devastante. Abbiamo affidato il profilo di Ursula Hirschmann alla penna di Marcella Filippa.
Marcella Filippa, storica, saggista, traduttrice, giornalista pubblicista, vincitrice di premi letterari; ha diretto mostre, realizzato sceneggiature per documentari, coordinato progetti europei, e' consulente di case editrici, responsabile di collane editoriali sulla storia delle donne e sul pensiero femminile europeo. Ha pubblicato numerosi libri di storia del Novecento, tra cui la biografia Ursula Hirschman: come in una giostra (Fano, Aras edizioni, 2021).
A. C.
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La vita di Ursula Hirschmann, le sue scelte, il suo essere in viaggio sempre, realmente e simbolicamente, ci offre nel nostro oggi tanti spunti di riflessione e ci aiuta a districarci nel mare magnum del tempo da noi abitato. Ursula Hirschmann nasce a Berlino il 2 settembre 1913, in una famiglia ebrea non praticante. Il padre Carl e' medico e la madre Marcuse discende da una famiglia di banchieri di Francoforte (1). Negli anni matura un forte conflitto con la madre, una sorta di alter ego, conflitto che non cessera' nel tempo, mai placato, e acquistera' toni molto dolorosi. Una madre ritenuta troppo esuberante, libertina, imperiosa, piena di pregiudizi e luoghi comuni. Il rapporto col padre sara' molto forte, anche se con la madre il rapporto si puo' definire oppositivo ma passionale. Ursula e il fratello Otto Albert, negli anni della giovinezza, maturano una forte identita' politica e successivamente di opposizione alla violenta ascesa del nazismo. Costretti a lasciare la citta' nel 1933, giungeranno a Parigi, luogo per eccellenza dei fuoriusciti che dolorosamente lasciano la propria terra (2), talvolta per non tornarvi mai piu'. Tra i tanti incontri che lei avra' segnalo quello con Renzo Giua, tra i piu' forti e significativi. Arrestato a diciotto anni per attivita' antifascista, rilasciato dopo centotto giorni lascera' l'Italia alla volta della Francia, dove aderira' al movimento 'Giustizia e Liberta''. Critico severo, spirito libero, generoso, incarna la figura di un giovane capace di essere dissacrante e provocatore, offrendo a Ursula un'attitudine critica nei confronti del mondo dei fuoriusciti, spesso chiuso e diffidente, financo ostile. Morira' combattendo in Spagna, volontario della colonna anarchica Buenaventura Durruti, la stessa nella quale si arruola Simone Weil. Sempre a Parigi, Ursula rivede il giovane filosofo ebreo Eugenio Colorni, conosciuto a suo tempo a Berlino, incontro dal quale scaturira' una storia d'amore coinvolgente e problematica, dalla quale nasceranno tre figlie, in circostanze burrascose. Si trasferisce a Trieste con Eugenio, che presto, dopo il loro matrimonio nel 1935, verra' incarcerato per la sua attivita' antifascista, e poi confinato, in quanto soggetto fortemente pericoloso, a Ventotene nel 1938. E decide di seguirlo al confino. E' quella che chiamo l'isola del vento, a forgiare e rafforzare ulteriormente l'identita' poliedrica di Ursula, che segue il marito con le bambine nate nel frattempo, Silvia, Renata e Eva, assumendo un ruolo importante nel dibattito tra confinati e nella stesura del Manifesto di Ventotene. Una rappresentazione parziale e carica di luoghi comuni ci ha trasmesso una versione del contributo al celebre manifesto esclusivamente al maschile - Eugenio Colorni, Altiero Spinelli e Ernesto Rossi sarebbero stati gli unici autori - mentre ci fu un contributo intellettuale di elaborazione e operativo di donne come Ursula, Ada Rossi, moglie di Ernesto, e le sorelle di Spinelli, Gigliola e Fiorella. Ursula in quegli anni e' ancora in viaggio, arriva nell'isola, la lascia per i parti e i problemi di salute, e per sostenere gli esami presso la facolta' di Filologia moderna a Venezia, dove si laureera' col massimo dei voti e la lode il 30 ottobre 1939. Maria Zambrano ci offre, nelle sue luminose riflessioni, elementi per comprendere meglio la Hirschmann, ovvero la sua capacita' di rinascere, dis-nascere, come scrive la filosofa spagnola, anch'ella in perenne esilio, di ricostruire il proprio essere con lo stupore di un bambino, rimettendosi al mondo un'altra volta, ogni volta che ne abbiamo bisogno e ne sentiamo il bisogno. Senza la sua ripetizione non ci puo' essere salvezza dal negativo della storia che ci opprime. A Ventotene, Ursula fara' l'incontro con l'uomo che la accompagnera', dopo la tragica morte di Colorni, e del quale allora riconoscera' il potente sentimento, per il resto della sua travagliata esistenza, e dal cui rapporto nasceranno altre tre figlie (Diana, Barbara e Sara): Altiero Spinelli. La maternita' rappresenta per Ursula una forte connotazione identitaria e in qualche modo, come usa dire, ci spariglia le carte, rispetto alle donne di quella generazione che si impegnano pubblicamente e attivamente nella societa'. Molte donne del suo tempo son costrette a scegliere, talvolta anche dolorosamente, tra vita privata e vita pubblica, tra affetti e impegno. Ursula sfida il suo tempo, scegliendo lucidamente di coniugare entrambi gli aspetti, non rinunciando, pur con grande fatica, a essere madre. Sto leggendo in questi giorni il bel libro di Maria Rosa Cutrufelli, Maria Giudice (3), un'altra donna interessante per il suo originale percorso biografico, anche lei madre di ben nove figli, in una vita tumultuosa e impegnata nella lotta per i diritti e la liberta', rompendo ancora una volta la rigida separazione tra vita pubblica e privata, nella sottrazione di una vita di affettivita' esuberante, proprio come in parte possiamo affermare lo sia stata per Ursula. Cutrufelli scrive che per Maria Giudice la maternita' sembra essere "un desiderio senza limiti, che si ripete, si rinnova e non si acquieta". Instancabile organizzatrice, tra le figure che hanno preparato l'incontro internazionale fondante il movimento federalista a Parigi in piena guerra, che vede la partecipazione tra gli altri di Albert Camus, Emmanuel Mounier, George Orwell. Altiero Spinelli scrivera' a tal proposito nelle sue memorie: "Sbalordito guardavo Ursula, chiedendomi in quale pasticcio ci aveva messi. (...) Ma Ursula era tranquilla, sicura di se', delle sue capacitaì animatrici ed organizzative, della sua tenacia, della sua antica conoscenza di Parigi". Il suo impegno a favore delle donne, la porta a costituire nel 1975 a Bruxelles, Femmes pour l'Europe, poiche' ritiene che ci sia bisogno della forza e del coraggio delle donne, soprattutto di quelle piu' giovani, per affermare il tortuoso cammino dell'emancipazione femminile. Ursula afferma la necessita' di influenzare la societa' e l'Europa, apportando "una dimensione umana secondo il nostro modo di pensare", consapevole che tanti ostacoli si incontreranno sul cammino della costruzione di una nuova coscienza politica. Nel 1987 si iscrive al Partito radicale, riconoscendolo piu' affine alla sua visione di tutela dei diritti civili.
Ursula Hirschmann, una donna in continuo erramento reale e esistenziale, una deracine', come avra' a definirsi:
Non sono italiana, benche' abbia figli italiani, non sono tedesca, benche' la Germania una volta fosse la mia patria. E non sono nemmeno ebrea, benche' sia per puro caso se non sono stata arrestata e poi bruciata in uno di quei forni di qualche campo di sterminio. (...) Noi deracines dell'Europa che abbiamo 'cambiato piu' volte di frontiera che di scarpe' - come dice Brecht, questo re dei deracines - anche noi non abbiamo altro da perdere che le nostre catene.
E pertanto aggiungera' in un passaggio successivo, non possiamo che dirci Europei.
L'erramento e' la condizione esistenziale che le appartiene. Una condizione che la rende una figura di grande attualita' oggi, in un'Europa ferita, che talvolta non sa rispondere adeguatamente e pienamente alle sfide e agli urti della storia. Una condizione che sia Zambrano che Hannah Arendt hanno vissuto sulla loro pelle e sulla quale hanno riflettuto, offrendoci spunti interessanti che possiamo ancor oggi portare alla nostra riflessione, in un confronto che trova somiglianze e riconosce le inevitabili differenze rispetto al passato. Ursula Hirschmann, una donna che e' vissuta, per parafrasare il titolo del mio libro su di lei, come in una giostra, salendo e scendendo, girando vorticosamente e talvolta in leggerezza e delicatezza, una giostra dai colori tenui e un po' antica, attraversando confini e frontiere, citta' come Berlino, Parigi, Trieste, Melfi, Milano, Bellinzona, Roma, Sabaudia, Bruxelles, e tanti altri luoghi visitati, vissuti, abitati e talvolta lasciati dolorosamente. A Roma, nel giardino dei Giusti a Villa Pamphili, un albero e' stato piantato in sua memoria, accanto ad altri che ricordano l'ebrea olandese Etty Hillesum, morta ad Auschwitz, Bronislaw Geremek, uomo politico polacco dirigente di Solidarnosc, Alexander Langer, pacifista e ambientalista italiano, Antonio Megalizzi, giovane reporter e convinto europeista ucciso in un attentato terroristico a Strasburgo, la danese Karen Jeppe che salvo' molti armeni. In buona compagnia di figure uniche e che ci possono aiutare in questo tempo difficile, difficile davvero, nel quale districarci per trovare speranza di un futuro nel quale la lezione di Ursula e di tanti altri uomini e donne come lei, che hanno creduto in un'Europa unita, ci aiuta a trovare speranza e conforto e una visione. Una Europa libera e pacificata, come ebbero a suo tempo a scrivere.
In un passaggio conclusivo del mio libro ho provato a definirla, e man mano aggiungevo forme e appartenenze che rendevano la sua identita' multipla, complessa, sfaccettata e nello stesso tempo le riconoscevano una unicita' nel secolo nel quale ha vissuto:
Ursula donna, madre, sorella, moglie, amica, ebrea, senza patria, poliglotta, europeista, minuta ma forte, amante della musica, in viaggio sempre, intelligente, colta, autonoma, fiera, tenace animatrice, musa ispiratrice, un po' brusca a volte, spregiudicata, coraggiosa, berlinese di nascita ma cittadina del mondo, dall'apparente timidezza e incertezza, dalla eccezionale capacita' di decisione, dai capelli castani mossi dal vento dell'isola, sfidante, autentica, fragile, dalla pelle diafana, malata fino a perdere la parola, capace di rinascere tante volte, tessitrice instancabile, dimenticata per troppo tempo, vissuta in instancabili equilibri, tante volte affaticata e stanca, sognatrice, l'Europa la sua casa.
Ursula ci ha lasciato in un freddo gennaio del 1991. E' stata seppellita nel cimitero acattolico di Roma. Abbiamo bisogno oggi piu' che mai di essere ispirate e ispirati da figure come lei, e rileggere il suo percorso esistenziale, tutto intero, fino alla malattia degli ultimi anni che la colpisce e alla ripresa grazie al valore terapeutico della musica. Per un futuro che non dimentica il passato, e da esso trae ispirazione.
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Note
1. Per un approfondimento rimando al mio libro, Ursula Hirschmann. Come in una giostra, Fano, Aras edizioni, 2021; e alla voce da me curata Ursula Hirschmann, in enciclopediadelledonne.it; e inoltre Ursula Hirschmann, Noi senza patria, Bologna, il Mulino, 1993.
2. Cfr. Marcella Filippa, Vite in fuga, in Enrico Miletto, Stefano Tallia (a cura di), Vite sospese. Profughi, rifugiati e richiedenti asilo dal Novecento a oggi, Milano, FrancoAngeli, 2021, pp. 17-37.
3. Maria Rosa Cutrufelli, Maria Giudice, Roma, Giulio Perrone editore, 2022.
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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 225 del 13 agosto 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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Numero 225 del 13 agosto 2023
In questo numero:
1. Michela Murgia
2. Tre cose da fare contro la guerra
3. Esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
4. Una cosa utile per la pace: bloccare la fornitura di armi assassine, con l'azione diretta nonviolenta
5. Una proposta per le elezioni europee del 2024: una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo
6. Ancora un appello per la liberazione di Leonard Peltier
7. Amnesty International: Urge clemency for native american activist
8. Alcuni riferimenti utili
9. Tre tesi
10. Ripetiamo ancora una volta...
11. Marcella Filippa: Ursula Hirschmann. Una vita in viaggio oltre i confini
1. LUTTI. MICHELA MURGIA
E' deceduta Michela Murgia, scrittrice ed attivista.
Con gratitudine la ricordiamo.
2. L'ORA. TRE COSE DA FARE CONTRO LA GUERRA
Denunciare l'illegalita' della partecipazione italiana alla guerra.
Bloccare la produzione e l'invio di armi con l'azione diretta nonviolenta.
Preparare una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo alle elezioni europee del 2024.
*
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Salvare le vite e' il primo dovere.
3. REPETITA IUVANT. ESPOSTO ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI ROMA
Alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
e per opportuna conoscenza:
al Presidente della Repubblica
ai Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica
alla Presidente del Consiglio dei Ministri
a tutte le ministre e i ministri, a tutti i senatori e le senatrici, a tutte le deputate e i deputati, agli ed alle europarlamentari elette ed eletti in Italia
a numerosi pubblici ufficiali cui incombe, ricevendo tale notitia criminis, di promuovere l'azione giudiziaria
ai mezzi d'informazione
a numerose persone di volonta' buona, associazioni democratiche, istituzioni fedeli alla legalita' costituzionale
*
Oggetto: esposto relativo alla violazione dell'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana da parte del governo italiano.
Egregi signori,
*
l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana e' inequivocabile. Esso recita: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parita' con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranita' necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".
*
Il governo italiano ha violato l'articolo 11 della Costituzione in quanto:
a) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la fornitura di armi che la guerra alimentano;
b) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la propria aviazione militare che raccoglie informazioni e le invia all'esercito ucraino sul campo di battaglia (cfr. il servizio giornalistico apparso sul sito dell'autorevole agenzia giornalistica Ansa col titolo "La guerra dei top gun italiani", che fin dall'incipit esplicitamente afferma che "i nostri piloti, tra loro anche una donna, a bordo dei caccia catturano dati importanti che in poco tempo finiscono sui cellulari dei soldati ucraini sul campo di battaglia");
c) ostacola effettualmente ogni realistica ipotesi di "cessate il fuoco" ed ogni concreto impegno di pace sostenendo esplicitamente la tesi che la guerra deve concludersi non con un negoziato ma con la "vittoria" di una delle parti in conflitto (cfr. la dichiarazione della Presidente del Consiglio dei Ministri "scommettiamo sulla vittoria ucraina" riportata da numerosi mezzi d'informazione);
d) sostiene l'azione provocatrice ed eversiva della Nato che da decenni opera nell'Europa dell'est per destabilizzare gli equilibri regionali e suscitare conflitti (azione divenuta finanche esplicitamente terrorista e stragista durante la guerra di distruzione della Jugoslavia nel 1999).
*
In flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione, il governo italiano arma e quindi alimenta la guerra, partecipa alla guerra e quindi alle stragi di cui ogni guerra sempre e solo consiste, e con cio' espone altresi' anche il nostro paese a subire le conseguenze della guerra, e - last, but not least - contribuisce all'escalation verso una guerra mondiale e nucleare che puo' metter fine all'intera civilta' umana.
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Egregi signori,
con il presente esposto si richiede il piu' tempestivo intervento per far cessare l'azione incostituzionale, folle e criminale del governo italiano.
Distinti saluti,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, primo agosto 2023
4. REPETITA IUVANT. UNA COSA UTILE PER LA PACE: BLOCCARE LA FORNITURA DI ARMI ASSASSINE, CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA
Ovviamente apprezzando e sostenendo le molte iniziative gia' in corso (e soprattutto quelle che concretamente recano aiuti umanitari e soccorrono, accolgono e assistono tutte le vittime e tutte le persone che dalla guerra fuggono e alla guerra si oppongono), vorremmo aggiungere una cosa da fare che ci sembra utile piu' di ogni altra per contribuire da qui, in Italia, a far cessare le stragi in Ucraina: bloccare la fornitura di armi assassine.
E per bloccare la fornitura di armi assassine occorre bloccare con specifiche e adeguate azioni dirette nonviolente le fabbriche di armi, i depositi di armi, i trasporti di armi, i centri decisionali e le strutture tecniche che le forniture di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Fornire armi assassine dove e' in corso una guerra significa partecipare a quella guerra, cosa esplicitamente vietata dall'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana.
Non vi e' infatti alcun dubbio che fornire armi assassine dove una guerra e' in corso e dove quindi esse vengono usate per uccidere degli esseri umani (e tutte le armi sono usate sempre e solo per uccidere) significa partecipare alla guerra e alle stragi di cui essa consiste, e il citato articolo 11 della Costituzione e' chiarissimo e inequivocabile al riguardo, aprendosi con queste precise parole: "L'Italia ripudia la guerra".
Pertanto, un governo italiano che decide di fornire armi assassine a un paese in guerra e' ipso facto in contrasto con la Costituzione cui ha giurato fedelta', ed e' quindi un governo fuorilegge, criminale, golpista. E chiunque in Italia cooperasse all'invio di armi assassine, o l'invio di armi assassine consentisse, sarebbe parimenti criminale.
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E' quindi diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi all'invio di armi assassine dove una guerra e' in corso.
Cosi' come e' diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi a un governo golpista e a chiunque coopera alla commissione di stragi.
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Come e' possibile contrastare questo crimine?
Come e' possibile fare qualcosa di concreto per salvare le vite di coloro che la guerra - che quelle armi assassine alimentano - uccide?
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi le fabbriche, i depositi, i trasporti di armi.
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi i centri decisionali e le strutture tecniche che quell'invio di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Naturalmente occorre:
a) individuare tutti i luoghi da bloccare ed organizzare adeguatamente il blocco della scellerata attivita' finalizzata all'invio di armi assassine ovvero all'uccisione di esseri umani;
b) formare adeguatamente le persone di volonta' buona disponibili a partecipare a tali azioni dirette nonviolente.
La nonviolenza infatti richiede una specifica accurata preparazione e una completa conoscenza e consapevolezza del significato e delle conseguenze delle proprie azioni, che essendo non simboliche ma concrete espongono chi le esegue alle ovvie rappresaglie da parte dei poteri la cui azione criminale si vuole impedire.
La nonviolenza infatti, nel suo impegno per salvare tutte le vite, richiede una rigorosa coerenza tra i mezzi e i fini, una piena coscienza delle personali sofferenze cui si puo' andare incontro, una nitida disponibilita' ad accettare di subire torti e persecuzioni senza reagire, a subire violenza senza opporre violenza.
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A oltre un anno dall'inizio della guerra in Ucraina scatenata dall'invasione militare per volonta' del folle e criminale autocrate russo, e' ormai chiaro ad ogni persona che tutti i governi attivamente coinvolti nella guerra, che la guerra e le stragi hanno alimentato e tuttora alimentano e che hanno impedito fin qui ogni tregua ed ogni trattativa di pace, non intendono affatto porre fine alle stragi, non intendono affatto salvare le vite umane che ogni giorno la guerra distrugge, ma anzi cooperano alla prosecuzione, all'intensificazione e all'estensione delle uccisioni di esseri umani, ed accrescono il pericolo che la guerra si faccia mondiale e nucleare e possa distruggere l'intera umana famiglia.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per contrastare questo abominevole massacro e il pericolo dell'apocalisse atomica.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per imporre ai governi la cessazione della guerra.
Hic et nunc solo l'azione diretta nonviolenta puo' concretamente contribuire a fermare le stragi e ad imporre ai governi di cessare il fuoco e avviare trattative di pace.
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Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
5. REPETITA IUVANT. UNA PROPOSTA PER LE ELEZIONI EUROPEE DEL 2024: UNA LISTA NONVIOLENTA PER LA PACE E CONTRO IL RAZZISMO
Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
La politica dell'Unione Europea e' oggi caratterizzata da due orrori.
Il primo: la persecuzione dei migranti: col sostegno alle dittature che li imprigionano in condizioni disumane; con l'appalto ai poteri mafiosi in regime di monopolio della mobilita' per chi e' in fuga da guerre, dittature, fame e miseria; con la reclusione nei lager sia nei paesi di transito che in Europa; con la strage degli innocenti nel Mediterraneo; con lo schiavismo e l'apartheid in Europa. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
Il secondo: il sostegno alla prosecuzione della guerra in Ucraina che ogni giorno provoca altre stragi: con l'incessante fornitura di armi si alimenta la guerra e s'impedisce l'avvio di trattative di pace, e si contribuisce cosi' sia alla prosecuzione dello sterminio della popolazione ucraina vittima della guerra, sia all'escalation verso una guerra atomica che puo' mettere fine all'intera umanita'. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni politiche europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
I vertici dell'Unione Europea si sono peraltro ormai completamente prostituiti alla Nato, l'organizzazione terrorista e stragista che per conto del governo razzista e imperialista degli Stati Uniti d'America opera, dalla fine della Guerra fredda e con sempre maggiore intensita' ed accelerazione, per destabilizzare, asservire o distruggere non solo singole parti del continente europeo ma l'Europa intera. Abolire la Nato e' palesemente l'urgenza delle urgenze per dare all'Europa un futuro di pace.
Il Parlamento Europeo potrebbe e dovrebbe operare per la pace e in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e per la salvaguardia della biosfera, ma attualmente e' anch'esso complice della furia razzista e della furia bellica che si e' incistata nei governi dei paesi europei e nei vertici di tutte le istituzioni politiche europee.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
E l'Italia rischia di essere rappresentata unicamente da partiti fascisti, razzisti e bellicisti.
Esplicitamente fascista, razzista, bellicista ed ecocida e' tutta l'area governativa italiana.
Razzista si e' dimostrato il partito grillino, che durante la prima esperienza di governo ha condiviso e sostenuto la scellerata politica di brutale persecuzione dei migranti da parte del capo leghista che di quel governo era vicepresidente, ministro e magna pars.
Tragicamente bellicista e' il Pd (e quindi di fatto anche coloro che ad esso subalterni con esso si alleano e che pertanto al di la' del velame dei vaniloquenti proclami portano voti al partito della guerra in cambio di qualche scranno e prebenda).
Questa la triste e trista situazione.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Che fare, quindi?
Io credo che occorra costruire una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo.
Nonviolenta: che cioe' faccia della scelta della nonviolenza la discriminante fondamentale. La nonviolenza essendo l'unica lotta nitida e intransigente, concreta e coerente, contro tutte le violenze e le oppressioni; la nonviolenza essendo il fondamentale strumento teorico e pratico a disposizione della lotta del movimento delle oppresse e degli oppressi per la liberazione dell'umanita' e la salvaguardia dell'intero mondo vivente.
Per la pace: e quindi per il disarmo integrale e l'integrale smilitarizzazione dei conflitti, dei territori, delle societa', delle culture.
Contro il razzismo: e quindi per il pieno riconoscimento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani, poiche' siamo una sola famiglia umana in un unico mondo vivente.
E dire lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo significa dire una lista femminista ed ecologista, socialista e libertaria, delle classi sociali sfruttate e rapinate, delle oppresse e degli oppressi.
*
Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Se vogliamo aprire una riflessione comune e autentica, democratica e partecipata, fra tutte le persone e le esperienze disposte a riconoscersi in una prospettiva nonviolenta, femminista, ecologista, socialista e libertaria, per portare nel Parlamento Europeo la voce delle oppresse e degli oppressi e la lotta per la pace, l'affermazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani e la difesa della biosfera, il momento e' adesso.
Prenda la parola ogni persona ed ogni esperienza interessata.
Si promuovano ovunque possibile incontri di riflessione.
6. REPETITA IUVANT. ANCORA UN APPELLO PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER
Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni e' in prigione, condannato a vita per un crimine che non ha commesso.
Che non abbia commesso il crimine per cui e' stato condannato e' da molti anni cosa notoria.
E' stato incontrovertibilmente dimostrato che le cosiddette "testimonianze" contro di lui erano del tutto false.
E' stato incontrovertibilmente dimostrato che le cosiddette "prove" contro di lui erano del tutto false.
Lo stesso pubblico ministero che lo fece condannare ha successivamente chiesto la sua liberazione.
E la sua liberazione hanno chiesto milioni di persone, tra cui personalita' come Nelson Mandela e madre Teresa di Calcutta, associazioni umanitarie come Amnesty International, istituzioni come il Parlamento Europeo, la commissione giuridica ad hoc dell'Onu.
Ma Leonard Peltier e' ancora detenuto in un carcere di massima sicurezza, anche se il mondo intero sa che e' un innocente perseguitato, sa che e' un eroe dell'umanita'.
Dal carcere Leonard Peltier ha continuato a lottare per il suo popolo, per l'umanita' intera, per la Madre Terra: con la testimonianza, con la poesia, con la pittura, con opere di bene.
Ora e' vecchio e gravemente malato. Il 12 settembre compira' 79 anni.
E' assurdo che sia ancora in carcere.
E' orribile che sia ancora in carcere.
E' uno scandalo e una vergogna per l'intera umanita' che sia ancora in carcere.
*
Ancora una volta chiediamo ad ogni persona di volonta' buona, ad ogni esperienza d'impegno per il bene comune, ad ogni umano istituto che voglia essere fedele al compito di difendere la vita, la dignita' e i diritti degli esseri umani, di far sentire la propria voce, di chiedere ancora una volta che Leonard Peltier sia liberato.
Chiediamo ad ogni persona senziente e pensante, ad ogni esperienza della societa' civile, ad ogni istituzione democratica, di esprimere pubblicamente la richiesta che sia liberato Leonard Peltier.
Chiediamo di scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere che conceda finalmente la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Messaggi a tal fine possono essere inviati attraverso la pagina ad hoc del sito della Casa Bianca: www.whitehouse.gov/contact/
*
Per una informazione essenziale sulla figura e la vicenda di Leonard Peltier segnaliamo ancora una volta due testi la cui lettura e' indispensabile:
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
Nella rete telematica e' disponibile in italiano una sintetica esposizione della vicenda di Leonard Peltier con il titolo "Alcune parole per Leonard Peltier".
7. INIZIATIVE. AMNESTY INTERNATIONAL: URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
[Dal sito www.amnesty.org riprendiamo e diffondiamo questo appello del 3 aprile 2023]
3 April 2023
URGENT ACTION
URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
Native American activist Leonard Peltier has been imprisoned in the USA for over 46 years, some of which was spent in solitary confinement, serving two life sentences for murder despite concerns over the fairness of his trial. He has always maintained his innocence. Now 78 years old, he contracted COVID-19 in 2022 and suffers from several chronic health ailments, including one that is potentially fatal. Not eligible for parole again until 2024, his lawyers submitted a new petition for clemency in 2021. President Biden must grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
TAKE ACTION: WRITE AN APPEAL IN YOUR OWN WORDS OR USE THIS MODEL LETTER
President Joseph Biden
The White House
1600 Pennsylvania Ave NW
Washington, DC 20500
USA
White House Comment line: (202) 456-1111
Webform*: https://www.whitehouse.gov/contact/
* A US-based address is needed for the White House webform.
International action takers, please use AI USA's address when filling out:
Amnesty International USA
311 West 43rd St. 7th Floor,
New York, NY 10036 USA
Dear President Biden,
Leonard Peltier is a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. In 1975, during a confrontation involving AIM members, two FBI agents were killed. Leonard Peltier was convicted of their murders but has always denied killing the agents.
There are serious concerns about the fairness of proceedings leading to his trial and conviction, including for example the prosecution's withholding of evidence that might have assisted Leonard Peltier's defence.
In light of these concerns, the former US Attorney who supervised the prosecution team post-trial, James Reynolds, has since called for clemency.
Leonard Peltier is now 78 years old, has spent more than 46 years in US prisons, and has been repeatedly denied parole. There are serious concerns about Leonard Peltier's deteriorating health, including potential re-exposure to COVID-19. His lawyers submitted a new petition for clemency in 2021.
I urge you to grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
Yours sincerely,
*
ADDITIONAL INFORMATION
Leonard Peltier, an Anishinaabe-Lakota Native American, was a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. On 26 June 1975, during a confrontation involving AIM members on the Pine Ridge Indian reservation in South Dakota, FBI agents Ronald Williams and Jack Coler were shot dead. Leonard Peltier was convicted of their murders in 1977 and sentenced to two consecutive life sentences. Leonard Peltier has always denied killing the agents.
A key alleged eyewitness to the shootings was Myrtle Poor Bear, a Lakota Native woman who lived at Pine Ridge. Based on her statement that she saw Leonard Peltier kill both FBI agents, Leonard Peltier was extradited from Canada, where he had fled following the shootings. However, Myrtle Poor Bear later retracted her testimony. Although not called as a prosecution witness at trial, the trial judge refused to allow Leonard Peltier's attorneys to call Myrtle Poor Bear as a defense witness on the grounds that her testimony "could be highly prejudicial to the government". In 2000, Myrtle Poor Bear issued a public statement to say that her original testimony was a result of months of threats and harassment from FBI agents.
In 1980 documents were released to Leonard Peltier's lawyers as a result of a lawsuit under the Freedom of Information Act. The documents contained ballistics evidence which might have assisted Leonard Peltier's case, but which had been withheld by the prosecution at trial. However, in 1986, the U.S. Court of Appeal for the Eighth Circuit denied Leonard Peltier a retrial, stating that: "We recognize that there is some evidence in this record of improper conduct on the part of some FBI agents, but we are reluctant to impute even further improprieties to them."
The U.S. Parole Commission has always denied parole to Leonard Peltier on the grounds that he did not accept criminal responsibility for the murders of the two FBI agents. This is even though, after one such hearing, the Commission acknowledged that, "the prosecution has conceded the lack of any direct evidence that you personally participated in the executions of two FBI agents". Leonard Peltier would not be eligible for another parole hearing until 2024. Furthermore, James H. Reynolds, the US Attorney whose office handled the criminal case prosecution and appeal of Leonard Peltier, wrote that he supported clemency "in the best interest of Justice in considering the totality of all matters involved."
Leonard Peltier suffers from a variety of ailments, including kidney disease, Type 2 diabetes, high blood pressure, a heart condition, a degenerative joint disease, and constant shortness of breath and dizziness. A stroke in 1986 left him virtually blind in one eye. In January 2016, doctors diagnosed him with a life-threatening condition: a large and potentially fatal abdominal aortic aneurysm that could rupture at any time and would result in his death. He currently uses a walker due to limited mobility and contracted COVID-19 in 2022. He continues to be at risk of re-infection while in detention.
In 2015, several Nobel Peace Prize winners—including Archbishop Desmond Tutu—called for Leonard Peltier's release. The Standing Rock Sioux Tribe and the National Congress of American Indians have also called for his release. Leonard Peltier's attorney applied for clemency to President Biden in July 2021. President Biden committed to granting clemency on a rolling basis during his administration.
However, as of February 2023, no decision has been made on his application. He has previously sought clemency, most recently from President Obama in 2016, but his petition has been denied each time.
Due to the numerous issues at trial, the exhaustion of all his legal avenues for appeal, the amount of time he has already served, his continued maintenance of innocence along with his chronic health issues, Amnesty International supports calls for clemency for Leonard Peltier.
PREFERRED LANGUAGE TO ADDRESS TARGET: English
You can also write in your own language.
PLEASE TAKE ACTION AS SOON AS POSSIBLE UNTIL: 29 May 2023
Please check with the Amnesty office in your country if you wish to send appeals after the deadline.
NAME AND PRONOUN: Leonard Peltier - He/Him
LINK TO PREVIOUS UA: https://www.amnesty.org/en/documents/amr51/5208/2022/en/
8. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI
Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com
9. REPETITA IUVANT. TRE TESI
La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
10. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...
... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
11. RITRATTI. MARCELLA FILIPPA: URSULA HIRSCHMANN. UNA VITA IN VIAGGIO OLTRE I CONFINI
[Dal sito di "Articolo 21" riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo del 27 novembre 2022]
Nota introduttiva di Adriana Chemello
Quando, ormai piu' di un anno fa, abbiamo dato vita a questa rubrica avevamo sottolineato con forza che uno degli obiettivi era di far uscire dall'ombra, di far conoscere figure di donne che negli anni o nei secoli erano state lasciate ai margini, spesso ignorate dalla storiografia ufficiale. La storia sociale e culturale, il mondo delle professioni hanno oscurato la presenza delle donne, facendole scomparire dalla scena del mondo. Non una assenza, bensi' una vera e propria espulsione. Lo evidenzia, fin dalla provocatoria formulazione del titolo, il saggio di Rosalind Miles, Chi ha cucinato l'ultima cena? Storia femminile del mondo (Roma, Elliot Edizioni, 2009), per sottolineare come le donne non siano state incluse nella storia umana a nessun livello, eppure c'erano e assolvevano a compiti rilevanti, anzi essenziali. Una condizione che si prefigura gia' nella "suonatrice di flauto" del Simposio platonico, congedata al suo primo apparire in scena e invitata ad andare "a suonare per se' o, se vuole, per le donne di casa", destinata a rimanere senza nome, scomparendo agli occhi del lettore, "cancellata dalla storia". La giovane suonatrice, viene invitata ad allontanarsi dalla stanza dove un gruppo eletto di uomini si riunisce per riflettere sull'Amore: scompare dalla scena del dialogo senza lasciare traccia di se', facendosi emblema di una esclusione che ha relegato nell'oscurita' dei secoli i volti e i nomi di tante donne. Solo a partire dagli ultimi decenni (ultimi 40 anni) "le donne sono le abitatrici del '900", come scrive Alessandra Bocchetti, sono rientrate in scena e hanno preso la parola per parlare con voce propria. Oggi, a piu' di trent'anni dalla scomparsa, dedichiamo lo spazio della nostra rubrica a una delle "madri fondatrici dell'Europa", Ursula Hirschmann.
Una donna che ha partecipato attivamente alla fase progettuale nonche' alla stesura, assieme a Eugenio Colorni, Ernesto Rossi e Altiero Spinelli, del Manifesto per un'Europa libera e unita, passato alla storia come Manifesto di Ventotene. Una donna che, avendo aderito con convinzione alla causa europeista e federalista, ha contribuito insieme ad altre donne a far uscire dall'isola di Ventotene il prezioso documento, nascosto e portato via in modo rocambolesco, e poi ha lavorato attivamente alla sua diffusione nel continente, grazie a tutta una rete "clandestina" che aveva saputo intessere. Va a lei riconosciuto il merito della sua diffusione in Europa, facendolo diventare lo strumento della Resistenza antifascista. Sua anche la prima traduzione in lingua tedesca. Grazie al suo impegno, alla sua determinazione e alle sue intuizioni lungimiranti, si e' costituito a Milano nell'agosto 1943 il MFE (Movimento Federalista Europeo). Negli stessi anni, la troviamo anche attiva collaboratrice nella redazione e nella diffusione del primo numero del giornale clandestino l'"Unita' Europea".
Cosi' la ricorda Renata Colorni, la figlia avuta da Eugenio Colorni:
La politica, oltre ad Altiero Spinelli, e' stata il grande amore della sua vita. Tutto cio' che le importava, fino alla fine dei suoi giorni, era leggere di politica. E proprio le donne nella politica hanno contrassegnato il suo impegno negli anni. Mi ha insegnato l'indipendenza, la liberta' e l'importanza di un lavoro.
Altiero Spinelli, ricordando il lungo impegno della sua vita per la causa europeista, la defini' "un'europea della prima ora". E la studiosa Silvana Boccanfuso nel tratteggiarne il profilo scrisse: Ursula rappresenta una figura potente di militante politica che, nel contempo, si spende anche per organizzare una vita familiare complessa (...). La sua freschezza, la sua decisione, la sua dedizione sono state pero' sempre quelle della giovane berlinese che decise, nel luglio 1933, che l'Europa era la sua casa, e di Europa, da allora, si nutri'.
Il suo pensiero, affidato in parte alle memorie autobiografiche pubblicate postume, Noi senzapatria (Bologna, Il Mulino, 1993), ritorna prepotentemente d'attualita' in questa Europa attraversata da sovranismi di diversa natura, da insidie nazionaliste, e addirittura da una guerra devastante. Abbiamo affidato il profilo di Ursula Hirschmann alla penna di Marcella Filippa.
Marcella Filippa, storica, saggista, traduttrice, giornalista pubblicista, vincitrice di premi letterari; ha diretto mostre, realizzato sceneggiature per documentari, coordinato progetti europei, e' consulente di case editrici, responsabile di collane editoriali sulla storia delle donne e sul pensiero femminile europeo. Ha pubblicato numerosi libri di storia del Novecento, tra cui la biografia Ursula Hirschman: come in una giostra (Fano, Aras edizioni, 2021).
A. C.
*
La vita di Ursula Hirschmann, le sue scelte, il suo essere in viaggio sempre, realmente e simbolicamente, ci offre nel nostro oggi tanti spunti di riflessione e ci aiuta a districarci nel mare magnum del tempo da noi abitato. Ursula Hirschmann nasce a Berlino il 2 settembre 1913, in una famiglia ebrea non praticante. Il padre Carl e' medico e la madre Marcuse discende da una famiglia di banchieri di Francoforte (1). Negli anni matura un forte conflitto con la madre, una sorta di alter ego, conflitto che non cessera' nel tempo, mai placato, e acquistera' toni molto dolorosi. Una madre ritenuta troppo esuberante, libertina, imperiosa, piena di pregiudizi e luoghi comuni. Il rapporto col padre sara' molto forte, anche se con la madre il rapporto si puo' definire oppositivo ma passionale. Ursula e il fratello Otto Albert, negli anni della giovinezza, maturano una forte identita' politica e successivamente di opposizione alla violenta ascesa del nazismo. Costretti a lasciare la citta' nel 1933, giungeranno a Parigi, luogo per eccellenza dei fuoriusciti che dolorosamente lasciano la propria terra (2), talvolta per non tornarvi mai piu'. Tra i tanti incontri che lei avra' segnalo quello con Renzo Giua, tra i piu' forti e significativi. Arrestato a diciotto anni per attivita' antifascista, rilasciato dopo centotto giorni lascera' l'Italia alla volta della Francia, dove aderira' al movimento 'Giustizia e Liberta''. Critico severo, spirito libero, generoso, incarna la figura di un giovane capace di essere dissacrante e provocatore, offrendo a Ursula un'attitudine critica nei confronti del mondo dei fuoriusciti, spesso chiuso e diffidente, financo ostile. Morira' combattendo in Spagna, volontario della colonna anarchica Buenaventura Durruti, la stessa nella quale si arruola Simone Weil. Sempre a Parigi, Ursula rivede il giovane filosofo ebreo Eugenio Colorni, conosciuto a suo tempo a Berlino, incontro dal quale scaturira' una storia d'amore coinvolgente e problematica, dalla quale nasceranno tre figlie, in circostanze burrascose. Si trasferisce a Trieste con Eugenio, che presto, dopo il loro matrimonio nel 1935, verra' incarcerato per la sua attivita' antifascista, e poi confinato, in quanto soggetto fortemente pericoloso, a Ventotene nel 1938. E decide di seguirlo al confino. E' quella che chiamo l'isola del vento, a forgiare e rafforzare ulteriormente l'identita' poliedrica di Ursula, che segue il marito con le bambine nate nel frattempo, Silvia, Renata e Eva, assumendo un ruolo importante nel dibattito tra confinati e nella stesura del Manifesto di Ventotene. Una rappresentazione parziale e carica di luoghi comuni ci ha trasmesso una versione del contributo al celebre manifesto esclusivamente al maschile - Eugenio Colorni, Altiero Spinelli e Ernesto Rossi sarebbero stati gli unici autori - mentre ci fu un contributo intellettuale di elaborazione e operativo di donne come Ursula, Ada Rossi, moglie di Ernesto, e le sorelle di Spinelli, Gigliola e Fiorella. Ursula in quegli anni e' ancora in viaggio, arriva nell'isola, la lascia per i parti e i problemi di salute, e per sostenere gli esami presso la facolta' di Filologia moderna a Venezia, dove si laureera' col massimo dei voti e la lode il 30 ottobre 1939. Maria Zambrano ci offre, nelle sue luminose riflessioni, elementi per comprendere meglio la Hirschmann, ovvero la sua capacita' di rinascere, dis-nascere, come scrive la filosofa spagnola, anch'ella in perenne esilio, di ricostruire il proprio essere con lo stupore di un bambino, rimettendosi al mondo un'altra volta, ogni volta che ne abbiamo bisogno e ne sentiamo il bisogno. Senza la sua ripetizione non ci puo' essere salvezza dal negativo della storia che ci opprime. A Ventotene, Ursula fara' l'incontro con l'uomo che la accompagnera', dopo la tragica morte di Colorni, e del quale allora riconoscera' il potente sentimento, per il resto della sua travagliata esistenza, e dal cui rapporto nasceranno altre tre figlie (Diana, Barbara e Sara): Altiero Spinelli. La maternita' rappresenta per Ursula una forte connotazione identitaria e in qualche modo, come usa dire, ci spariglia le carte, rispetto alle donne di quella generazione che si impegnano pubblicamente e attivamente nella societa'. Molte donne del suo tempo son costrette a scegliere, talvolta anche dolorosamente, tra vita privata e vita pubblica, tra affetti e impegno. Ursula sfida il suo tempo, scegliendo lucidamente di coniugare entrambi gli aspetti, non rinunciando, pur con grande fatica, a essere madre. Sto leggendo in questi giorni il bel libro di Maria Rosa Cutrufelli, Maria Giudice (3), un'altra donna interessante per il suo originale percorso biografico, anche lei madre di ben nove figli, in una vita tumultuosa e impegnata nella lotta per i diritti e la liberta', rompendo ancora una volta la rigida separazione tra vita pubblica e privata, nella sottrazione di una vita di affettivita' esuberante, proprio come in parte possiamo affermare lo sia stata per Ursula. Cutrufelli scrive che per Maria Giudice la maternita' sembra essere "un desiderio senza limiti, che si ripete, si rinnova e non si acquieta". Instancabile organizzatrice, tra le figure che hanno preparato l'incontro internazionale fondante il movimento federalista a Parigi in piena guerra, che vede la partecipazione tra gli altri di Albert Camus, Emmanuel Mounier, George Orwell. Altiero Spinelli scrivera' a tal proposito nelle sue memorie: "Sbalordito guardavo Ursula, chiedendomi in quale pasticcio ci aveva messi. (...) Ma Ursula era tranquilla, sicura di se', delle sue capacitaì animatrici ed organizzative, della sua tenacia, della sua antica conoscenza di Parigi". Il suo impegno a favore delle donne, la porta a costituire nel 1975 a Bruxelles, Femmes pour l'Europe, poiche' ritiene che ci sia bisogno della forza e del coraggio delle donne, soprattutto di quelle piu' giovani, per affermare il tortuoso cammino dell'emancipazione femminile. Ursula afferma la necessita' di influenzare la societa' e l'Europa, apportando "una dimensione umana secondo il nostro modo di pensare", consapevole che tanti ostacoli si incontreranno sul cammino della costruzione di una nuova coscienza politica. Nel 1987 si iscrive al Partito radicale, riconoscendolo piu' affine alla sua visione di tutela dei diritti civili.
Ursula Hirschmann, una donna in continuo erramento reale e esistenziale, una deracine', come avra' a definirsi:
Non sono italiana, benche' abbia figli italiani, non sono tedesca, benche' la Germania una volta fosse la mia patria. E non sono nemmeno ebrea, benche' sia per puro caso se non sono stata arrestata e poi bruciata in uno di quei forni di qualche campo di sterminio. (...) Noi deracines dell'Europa che abbiamo 'cambiato piu' volte di frontiera che di scarpe' - come dice Brecht, questo re dei deracines - anche noi non abbiamo altro da perdere che le nostre catene.
E pertanto aggiungera' in un passaggio successivo, non possiamo che dirci Europei.
L'erramento e' la condizione esistenziale che le appartiene. Una condizione che la rende una figura di grande attualita' oggi, in un'Europa ferita, che talvolta non sa rispondere adeguatamente e pienamente alle sfide e agli urti della storia. Una condizione che sia Zambrano che Hannah Arendt hanno vissuto sulla loro pelle e sulla quale hanno riflettuto, offrendoci spunti interessanti che possiamo ancor oggi portare alla nostra riflessione, in un confronto che trova somiglianze e riconosce le inevitabili differenze rispetto al passato. Ursula Hirschmann, una donna che e' vissuta, per parafrasare il titolo del mio libro su di lei, come in una giostra, salendo e scendendo, girando vorticosamente e talvolta in leggerezza e delicatezza, una giostra dai colori tenui e un po' antica, attraversando confini e frontiere, citta' come Berlino, Parigi, Trieste, Melfi, Milano, Bellinzona, Roma, Sabaudia, Bruxelles, e tanti altri luoghi visitati, vissuti, abitati e talvolta lasciati dolorosamente. A Roma, nel giardino dei Giusti a Villa Pamphili, un albero e' stato piantato in sua memoria, accanto ad altri che ricordano l'ebrea olandese Etty Hillesum, morta ad Auschwitz, Bronislaw Geremek, uomo politico polacco dirigente di Solidarnosc, Alexander Langer, pacifista e ambientalista italiano, Antonio Megalizzi, giovane reporter e convinto europeista ucciso in un attentato terroristico a Strasburgo, la danese Karen Jeppe che salvo' molti armeni. In buona compagnia di figure uniche e che ci possono aiutare in questo tempo difficile, difficile davvero, nel quale districarci per trovare speranza di un futuro nel quale la lezione di Ursula e di tanti altri uomini e donne come lei, che hanno creduto in un'Europa unita, ci aiuta a trovare speranza e conforto e una visione. Una Europa libera e pacificata, come ebbero a suo tempo a scrivere.
In un passaggio conclusivo del mio libro ho provato a definirla, e man mano aggiungevo forme e appartenenze che rendevano la sua identita' multipla, complessa, sfaccettata e nello stesso tempo le riconoscevano una unicita' nel secolo nel quale ha vissuto:
Ursula donna, madre, sorella, moglie, amica, ebrea, senza patria, poliglotta, europeista, minuta ma forte, amante della musica, in viaggio sempre, intelligente, colta, autonoma, fiera, tenace animatrice, musa ispiratrice, un po' brusca a volte, spregiudicata, coraggiosa, berlinese di nascita ma cittadina del mondo, dall'apparente timidezza e incertezza, dalla eccezionale capacita' di decisione, dai capelli castani mossi dal vento dell'isola, sfidante, autentica, fragile, dalla pelle diafana, malata fino a perdere la parola, capace di rinascere tante volte, tessitrice instancabile, dimenticata per troppo tempo, vissuta in instancabili equilibri, tante volte affaticata e stanca, sognatrice, l'Europa la sua casa.
Ursula ci ha lasciato in un freddo gennaio del 1991. E' stata seppellita nel cimitero acattolico di Roma. Abbiamo bisogno oggi piu' che mai di essere ispirate e ispirati da figure come lei, e rileggere il suo percorso esistenziale, tutto intero, fino alla malattia degli ultimi anni che la colpisce e alla ripresa grazie al valore terapeutico della musica. Per un futuro che non dimentica il passato, e da esso trae ispirazione.
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Note
1. Per un approfondimento rimando al mio libro, Ursula Hirschmann. Come in una giostra, Fano, Aras edizioni, 2021; e alla voce da me curata Ursula Hirschmann, in enciclopediadelledonne.it; e inoltre Ursula Hirschmann, Noi senza patria, Bologna, il Mulino, 1993.
2. Cfr. Marcella Filippa, Vite in fuga, in Enrico Miletto, Stefano Tallia (a cura di), Vite sospese. Profughi, rifugiati e richiedenti asilo dal Novecento a oggi, Milano, FrancoAngeli, 2021, pp. 17-37.
3. Maria Rosa Cutrufelli, Maria Giudice, Roma, Giulio Perrone editore, 2022.
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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 225 del 13 agosto 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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