[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 224



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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 224 del 12 agosto 2023

In questo numero:
1. Esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
2. Una cosa utile per la pace: bloccare la fornitura di armi assassine, con l'azione diretta nonviolenta
3. Una proposta per le elezioni europee del 2024: una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo
4. Ancora un appello per la liberazione di Leonard Peltier
5. Amnesty International: Urge clemency for native american activist
6. Alcuni riferimenti utili
7. Tre tesi
8. Ripetiamo ancora una volta...
9. Elisa Signori: Maria Maddalena Rossi quella "Ragazza al bar": immagine del cambiamento femminile, protagonista alla Costituente nel Parlamento e sempre "Dalla parte di Lei"

1. REPETITA IUVANT. ESPOSTO ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI ROMA

Alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
e per opportuna conoscenza:
al Presidente della Repubblica
ai Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica
alla Presidente del Consiglio dei Ministri
a tutte le ministre e i ministri, a tutti i senatori e le senatrici, a tutte le deputate e i deputati, agli ed alle europarlamentari elette ed eletti in Italia
a numerosi pubblici ufficiali cui incombe, ricevendo tale notitia criminis, di promuovere l'azione giudiziaria
ai mezzi d'informazione
a numerose persone di volonta' buona, associazioni democratiche, istituzioni fedeli alla legalita' costituzionale
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Oggetto: esposto relativo alla violazione dell'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana da parte del governo italiano.
Egregi signori,
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l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana e' inequivocabile. Esso recita: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parita' con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranita' necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".
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Il governo italiano ha violato l'articolo 11 della Costituzione in quanto:
a) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la fornitura di armi che la guerra alimentano;
b) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la propria aviazione militare che raccoglie informazioni e le invia all'esercito ucraino sul campo di battaglia (cfr. il servizio giornalistico apparso sul sito dell'autorevole agenzia giornalistica Ansa col titolo "La guerra dei top gun italiani", che fin dall'incipit esplicitamente afferma che "i nostri piloti, tra loro anche una donna, a bordo dei caccia catturano dati importanti che in poco tempo finiscono sui cellulari dei soldati ucraini sul campo di battaglia");
c) ostacola effettualmente ogni realistica ipotesi di "cessate il fuoco" ed ogni concreto impegno di pace sostenendo esplicitamente la tesi che la guerra deve concludersi non con un negoziato ma con la "vittoria" di una delle parti in conflitto (cfr. la dichiarazione della Presidente del Consiglio dei Ministri "scommettiamo sulla vittoria ucraina" riportata da numerosi mezzi d'informazione);
d) sostiene l'azione provocatrice ed eversiva della Nato che da decenni opera nell'Europa dell'est per destabilizzare gli equilibri regionali e suscitare conflitti (azione divenuta finanche esplicitamente terrorista e stragista durante la guerra di distruzione della Jugoslavia nel 1999).
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In flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione, il governo italiano arma e quindi alimenta la guerra, partecipa alla guerra e quindi alle stragi di cui ogni guerra sempre e solo consiste, e con cio' espone altresi' anche il nostro paese a subire le conseguenze della guerra, e - last, but not least - contribuisce all'escalation verso una guerra mondiale e nucleare che puo' metter fine all'intera civilta' umana.
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Egregi signori,
con il presente esposto si richiede il piu' tempestivo intervento per far cessare l'azione incostituzionale, folle e criminale del governo italiano.
Distinti saluti,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, primo agosto 2023

2. REPETITA IUVANT. UNA COSA UTILE PER LA PACE: BLOCCARE LA FORNITURA DI ARMI ASSASSINE, CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA

Ovviamente apprezzando e sostenendo le molte iniziative gia' in corso (e soprattutto quelle che concretamente recano aiuti umanitari e soccorrono, accolgono e assistono tutte le vittime e tutte le persone che dalla guerra fuggono e alla guerra si oppongono), vorremmo aggiungere una cosa da fare che ci sembra utile piu' di ogni altra per contribuire da qui, in Italia, a far cessare le stragi in Ucraina: bloccare la fornitura di armi assassine.
E per bloccare la fornitura di armi assassine occorre bloccare con specifiche e adeguate azioni dirette nonviolente le fabbriche di armi, i depositi di armi, i trasporti di armi, i centri decisionali e le strutture tecniche che le forniture di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Fornire armi assassine dove e' in corso una guerra significa partecipare a quella guerra, cosa esplicitamente vietata dall'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana.
Non vi e' infatti alcun dubbio che fornire armi assassine dove una guerra e' in corso e dove quindi esse vengono usate per uccidere degli esseri umani (e tutte le armi sono usate sempre e solo per uccidere) significa partecipare alla guerra e alle stragi di cui essa consiste, e il citato articolo 11 della Costituzione e' chiarissimo e inequivocabile al riguardo, aprendosi con queste precise parole: "L'Italia ripudia la guerra".
Pertanto, un governo italiano che decide di fornire armi assassine a un paese in guerra e' ipso facto in contrasto con la Costituzione cui ha giurato fedelta', ed e' quindi un governo fuorilegge, criminale, golpista. E chiunque in Italia cooperasse all'invio di armi assassine, o l'invio di armi assassine consentisse, sarebbe parimenti criminale.
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E' quindi diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi all'invio di armi assassine dove una guerra e' in corso.
Cosi' come e' diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi a un governo golpista e a chiunque coopera alla commissione di stragi.
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Come e' possibile contrastare questo crimine?
Come e' possibile fare qualcosa di concreto per salvare le vite di coloro che la guerra - che quelle armi assassine alimentano - uccide?
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi le fabbriche, i depositi, i trasporti di armi.
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi i centri decisionali e le strutture tecniche che quell'invio di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Naturalmente occorre:
a) individuare tutti i luoghi da bloccare ed organizzare adeguatamente il blocco della scellerata attivita' finalizzata all'invio di armi assassine ovvero all'uccisione di esseri umani;
b) formare adeguatamente le persone di volonta' buona disponibili a partecipare a tali azioni dirette nonviolente.
La nonviolenza infatti richiede una specifica accurata preparazione e una completa conoscenza e consapevolezza del significato e delle conseguenze delle proprie azioni, che essendo non simboliche ma concrete espongono chi le esegue alle ovvie rappresaglie da parte dei poteri la cui azione criminale si vuole impedire.
La nonviolenza infatti, nel suo impegno per salvare tutte le vite, richiede una rigorosa coerenza tra i mezzi e i fini, una piena coscienza delle personali sofferenze cui si puo' andare incontro, una nitida disponibilita' ad accettare di subire torti e persecuzioni senza reagire, a subire violenza senza opporre violenza.
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A oltre un anno dall'inizio della guerra in Ucraina scatenata dall'invasione militare per volonta' del folle e criminale autocrate russo, e' ormai chiaro ad ogni persona che tutti i governi attivamente coinvolti nella guerra, che la guerra e le stragi hanno alimentato e tuttora alimentano e che hanno impedito fin qui ogni tregua ed ogni trattativa di pace, non intendono affatto porre fine alle stragi, non intendono affatto salvare le vite umane che ogni giorno la guerra distrugge, ma anzi cooperano alla prosecuzione, all'intensificazione e all'estensione delle uccisioni di esseri umani, ed accrescono il pericolo che la guerra si faccia mondiale e nucleare e possa distruggere l'intera umana famiglia.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per contrastare questo abominevole massacro e il pericolo dell'apocalisse atomica.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per imporre ai governi la cessazione della guerra.
Hic et nunc solo l'azione diretta nonviolenta puo' concretamente contribuire a fermare le stragi e ad imporre ai governi di cessare il fuoco e avviare trattative di pace.
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Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

3. REPETITA IUVANT. UNA PROPOSTA PER LE ELEZIONI EUROPEE DEL 2024: UNA LISTA NONVIOLENTA PER LA PACE E CONTRO IL RAZZISMO

Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
La politica dell'Unione Europea e' oggi caratterizzata da due orrori.
Il primo: la persecuzione dei migranti: col sostegno alle dittature che li imprigionano in condizioni disumane; con l'appalto ai poteri mafiosi in regime di monopolio della mobilita' per chi e' in fuga da guerre, dittature, fame e miseria; con la reclusione nei lager sia nei paesi di transito che in Europa; con la strage degli innocenti nel Mediterraneo; con lo schiavismo e l'apartheid in Europa. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
Il secondo: il sostegno alla prosecuzione della guerra in Ucraina che ogni giorno provoca altre stragi: con l'incessante fornitura di armi si alimenta la guerra e s'impedisce l'avvio di trattative di pace, e si contribuisce cosi' sia alla prosecuzione dello sterminio della popolazione ucraina vittima della guerra, sia all'escalation verso una guerra atomica che puo' mettere fine all'intera umanita'. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni politiche europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
I vertici dell'Unione Europea si sono peraltro ormai completamente prostituiti alla Nato, l'organizzazione terrorista e stragista che per conto del governo razzista e imperialista degli Stati Uniti d'America opera, dalla fine della Guerra fredda e con sempre maggiore intensita' ed accelerazione, per destabilizzare, asservire o distruggere non solo singole parti del continente europeo ma l'Europa intera. Abolire la Nato e' palesemente l'urgenza delle urgenze per dare all'Europa un futuro di pace.
Il Parlamento Europeo potrebbe e dovrebbe operare per la pace e in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e per la salvaguardia della biosfera, ma attualmente e' anch'esso complice della furia razzista e della furia bellica che si e' incistata nei governi dei paesi europei e nei vertici di tutte le istituzioni politiche europee.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
E l'Italia rischia di essere rappresentata unicamente da partiti fascisti, razzisti e bellicisti.
Esplicitamente fascista, razzista, bellicista ed ecocida e' tutta l'area governativa italiana.
Razzista si e' dimostrato il partito grillino, che durante la prima esperienza di governo ha condiviso e sostenuto la scellerata politica di brutale persecuzione dei migranti da parte del capo leghista che di quel governo era vicepresidente, ministro e magna pars.
Tragicamente bellicista e' il Pd (e quindi di fatto anche coloro che ad esso subalterni con esso si alleano e che pertanto al di la' del velame dei vaniloquenti proclami portano voti al partito della guerra in cambio di qualche scranno e prebenda).
Questa la triste e trista situazione.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Che fare, quindi?
Io credo che occorra costruire una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo.
Nonviolenta: che cioe' faccia della scelta della nonviolenza la discriminante fondamentale. La nonviolenza essendo l'unica lotta nitida e intransigente, concreta e coerente, contro tutte le violenze e le oppressioni; la nonviolenza essendo il fondamentale strumento teorico e pratico a disposizione della lotta del movimento delle oppresse e degli oppressi per la liberazione dell'umanita' e la salvaguardia dell'intero mondo vivente.
Per la pace: e quindi per il disarmo integrale e l'integrale smilitarizzazione dei conflitti, dei territori, delle societa', delle culture.
Contro il razzismo: e quindi per il pieno riconoscimento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani, poiche' siamo una sola famiglia umana in un unico mondo vivente.
E dire lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo significa dire una lista femminista ed ecologista, socialista e libertaria, delle classi sociali sfruttate e rapinate, delle oppresse e degli oppressi.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Se vogliamo aprire una riflessione comune e autentica, democratica e partecipata, fra tutte le persone e le esperienze disposte a riconoscersi in una prospettiva nonviolenta, femminista, ecologista, socialista e libertaria, per portare nel Parlamento Europeo la voce delle oppresse e degli oppressi e la lotta per la pace, l'affermazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani e la difesa della biosfera, il momento e' adesso.
Prenda la parola ogni persona ed ogni esperienza interessata.
Si promuovano ovunque possibile incontri di riflessione.

4. REPETITA IUVANT. ANCORA UN APPELLO PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER

Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni e' in prigione, condannato a vita per un crimine che non ha commesso.
Che non abbia commesso il crimine per cui e' stato condannato e' da molti anni cosa notoria.
E' stato incontrovertibilmente dimostrato che le cosiddette "testimonianze" contro di lui erano del tutto false.
E' stato incontrovertibilmente dimostrato che le cosiddette "prove" contro di lui erano del tutto false.
Lo stesso pubblico ministero che lo fece condannare ha successivamente chiesto la sua liberazione.
E la sua liberazione hanno chiesto milioni di persone, tra cui personalita' come Nelson Mandela e madre Teresa di Calcutta, associazioni umanitarie come Amnesty International, istituzioni come il Parlamento Europeo, la commissione giuridica ad hoc dell'Onu.
Ma Leonard Peltier e' ancora detenuto in un carcere di massima sicurezza, anche se il mondo intero sa che e' un innocente perseguitato, sa che e' un eroe dell'umanita'.
Dal carcere Leonard Peltier ha continuato a lottare per il suo popolo, per l'umanita' intera, per la Madre Terra: con la testimonianza, con la poesia, con la pittura, con opere di bene.
Ora e' vecchio e gravemente malato. Il 12 settembre compira' 79 anni.
E' assurdo che sia ancora in carcere.
E' orribile che sia ancora in carcere.
E' uno scandalo e una vergogna per l'intera umanita' che sia ancora in carcere.
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Ancora una volta chiediamo ad ogni persona di volonta' buona, ad ogni esperienza d'impegno per il bene comune, ad ogni umano istituto che voglia essere fedele al compito di difendere la vita, la dignita' e i diritti degli esseri umani, di far sentire la propria voce, di chiedere ancora una volta che Leonard Peltier sia liberato.
Chiediamo ad ogni persona senziente e pensante, ad ogni esperienza della societa' civile, ad ogni istituzione democratica, di esprimere pubblicamente la richiesta che sia liberato Leonard Peltier.
Chiediamo di scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere che conceda finalmente la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Messaggi a tal fine possono essere inviati attraverso la pagina ad hoc del sito della Casa Bianca: www.whitehouse.gov/contact/
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Per una informazione essenziale sulla figura e la vicenda di Leonard Peltier segnaliamo ancora una volta due testi la cui lettura e' indispensabile:
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
Nella rete telematica e' disponibile in italiano una sintetica esposizione della vicenda di Leonard Peltier con il titolo "Alcune parole per Leonard Peltier".

5. INIZIATIVE. AMNESTY INTERNATIONAL: URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
[Dal sito www.amnesty.org riprendiamo e diffondiamo questo appello del 3 aprile 2023]

3 April 2023
URGENT ACTION
URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
Native American activist Leonard Peltier has been imprisoned in the USA for over 46 years, some of which was spent in solitary confinement, serving two life sentences for murder despite concerns over the fairness of his trial. He has always maintained his innocence. Now 78 years old, he contracted COVID-19 in 2022 and suffers from several chronic health ailments, including one that is potentially fatal. Not eligible for parole again until 2024, his lawyers submitted a new petition for clemency in 2021. President Biden must grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
TAKE ACTION: WRITE AN APPEAL IN YOUR OWN WORDS OR USE THIS MODEL LETTER
President Joseph Biden
The White House
1600 Pennsylvania Ave NW
Washington, DC 20500
USA
White House Comment line: (202) 456-1111
Webform*: https://www.whitehouse.gov/contact/
* A US-based address is needed for the White House webform.
International action takers, please use AI USA's address when filling out:
Amnesty International USA
311 West 43rd St. 7th Floor,
New York, NY 10036 USA
Dear President Biden,
Leonard Peltier is a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. In 1975, during a confrontation involving AIM members, two FBI agents were killed. Leonard Peltier was convicted of their murders but has always denied killing the agents.
There are serious concerns about the fairness of proceedings leading to his trial and conviction, including for example the prosecution's withholding of evidence that might have assisted Leonard Peltier's defence.
In light of these concerns, the former US Attorney who supervised the prosecution team post-trial, James Reynolds, has since called for clemency.
Leonard Peltier is now 78 years old, has spent more than 46 years in US prisons, and has been repeatedly denied parole. There are serious concerns about Leonard Peltier's deteriorating health, including potential re-exposure to COVID-19. His lawyers submitted a new petition for clemency in 2021.
I urge you to grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
Yours sincerely,
*
ADDITIONAL INFORMATION
Leonard Peltier, an Anishinaabe-Lakota Native American, was a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. On 26 June 1975, during a confrontation involving AIM members on the Pine Ridge Indian reservation in South Dakota, FBI agents Ronald Williams and Jack Coler were shot dead. Leonard Peltier was convicted of their murders in 1977 and sentenced to two consecutive life sentences. Leonard Peltier has always denied killing the agents.
A key alleged eyewitness to the shootings was Myrtle Poor Bear, a Lakota Native woman who lived at Pine Ridge. Based on her statement that she saw Leonard Peltier kill both FBI agents, Leonard Peltier was extradited from Canada, where he had fled following the shootings. However, Myrtle Poor Bear later retracted her testimony. Although not called as a prosecution witness at trial, the trial judge refused to allow Leonard Peltier's attorneys to call Myrtle Poor Bear as a defense witness on the grounds that her testimony "could be highly prejudicial to the government". In 2000, Myrtle Poor Bear issued a public statement to say that her original testimony was a result of months of threats and harassment from FBI agents.
In 1980 documents were released to Leonard Peltier's lawyers as a result of a lawsuit under the Freedom of Information Act. The documents contained ballistics evidence which might have assisted Leonard Peltier's case, but which had been withheld by the prosecution at trial. However, in 1986, the U.S. Court of Appeal for the Eighth Circuit denied Leonard Peltier a retrial, stating that: "We recognize that there is some evidence in this record of improper conduct on the part of some FBI agents, but we are reluctant to impute even further improprieties to them."
The U.S. Parole Commission has always denied parole to Leonard Peltier on the grounds that he did not accept criminal responsibility for the murders of the two FBI agents. This is even though, after one such hearing, the Commission acknowledged that, "the prosecution has conceded the lack of any direct evidence that you personally participated in the executions of two FBI agents". Leonard Peltier would not be eligible for another parole hearing until 2024. Furthermore, James H. Reynolds, the US Attorney whose office handled the criminal case prosecution and appeal of Leonard Peltier, wrote that he supported clemency "in the best interest of Justice in considering the totality of all matters involved."
Leonard Peltier suffers from a variety of ailments, including kidney disease, Type 2 diabetes, high blood pressure, a heart condition, a degenerative joint disease, and constant shortness of breath and dizziness. A stroke in 1986 left him virtually blind in one eye. In January 2016, doctors diagnosed him with a life-threatening condition: a large and potentially fatal abdominal aortic aneurysm that could rupture at any time and would result in his death. He currently uses a walker due to limited mobility and contracted COVID-19 in 2022. He continues to be at risk of re-infection while in detention.
In 2015, several Nobel Peace Prize winners—including Archbishop Desmond Tutu—called for Leonard Peltier's release. The Standing Rock Sioux Tribe and the National Congress of American Indians have also called for his release. Leonard Peltier's attorney applied for clemency to President Biden in July 2021. President Biden committed to granting clemency on a rolling basis during his administration.
However, as of February 2023, no decision has been made on his application. He has previously sought clemency, most recently from President Obama in 2016, but his petition has been denied each time.
Due to the numerous issues at trial, the exhaustion of all his legal avenues for appeal, the amount of time he has already served, his continued maintenance of innocence along with his chronic health issues, Amnesty International supports calls for clemency for Leonard Peltier.
PREFERRED LANGUAGE TO ADDRESS TARGET: English
You can also write in your own language.
PLEASE TAKE ACTION AS SOON AS POSSIBLE UNTIL: 29 May 2023
Please check with the Amnesty office in your country if you wish to send appeals after the deadline.
NAME AND PRONOUN: Leonard Peltier - He/Him
LINK TO PREVIOUS UA: https://www.amnesty.org/en/documents/amr51/5208/2022/en/

6. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI

Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com

7. REPETITA IUVANT. TRE TESI

La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

8. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

9. RITRATTI. ELISA SIGNORI: MARIA MADDALENA ROSSI QUELLA £RAGAZZA AL BAR": IMMAGINE DEL CAMBIAMENTO FEMMINILE, PROTAGONISTA ALLA COSTITUENTE NEL PARLAMENTO E SEMPRE "DALLA PARTE DI LEI"
[Dal sito di "Articolo 21" riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo del 31 gennaio 2022]

Nota introduttiva di Mariangela Gritta Grainer
L’appuntamento di questo mese per la rubrica "Dalla parte di Lei" e' dedicato a Maria Maddalena Rossi, una delle 21 madri della Costituzione eletta il 2 giugno 1946 nella Costituente (21 donne su 556 componenti). Fu nominata, insieme a Maria De Unterrichter, nella Commissione dei Trattati Internazionali: due donne su 40 componenti. Altre cinque donne fecero parte dei 75 componenti per la scrittura della Costituzione.Il profilo di Maria Maddalena Rossi e' curato da Elisa Signori che ne racconta la storia, l'impegno civile e politico durante il ventennio, nella Resistenza in parlamento fino al 1963 e sempre "Dalla parte di Lei".
Per sottolinearne il talento eccentrico per quel tempo l'ha definita: "Una chimica nel laboratorio della politica italiana". Ce ne sarebbe bisogno anche oggi... Elisa Signori e' Presidente di Articolo 21 Lombardia, direttora dell'Istituto pavese per la storia della Resistenza e dell'eta' contemporanea. E' stata professoressa di storia contemporanea presso l'Universita' di Pavia.
MGG
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Un volto di giovane donna tra le volute azzurre di una sigaretta. E' il soggetto di un quadro di Guttuso del 1958 dal titolo Ragazza al bar. Giocato sui toni dell'azzurro, del grigio e del marrone, con una lama di luce sugli zigomi e sulle dita a V che tengono la sigaretta, mi pare rappresenti simbolicamente i caratteri di una femminilita' nuova, spigliata e consapevole, di una bellezza spontanea e senza vezzi, anni Cinquanta appunto. E' il pezzo che preferisco nella raccolta d'arte, quasi tutta figurativa, che Maria Maddalena Rossi ha lasciato al suo comune di nascita, Codevilla, in provincia di Pavia, sulle prime colline dell'Oltrepo'. Non mancano certo altri quadri "programmatici" nella collezione, specchio rivelatore dei gusti ma anche dei convincimenti della Rossi, sia per il soggetto, ad esempio la Madre di partigiano del 1965, di Gabriele Mucchi, sia per la personalita' degli artisti, alcuni dei quali come Aligi Sassu antifascisti militanti e impegnati come Guttuso nell'estetica di un realismo popolare e antiaccademico.
Eppure quella Ragazza al bar mi sembra l'immagine piu' consona a riassumere le novita' di una stagione di travagliato ma epocale cambiamento nella condizione femminile, di cui Maria Maddalena Rossi fu fautrice e protagonista, alla Costituente, nel Parlamento, nell'Unione Donne Italiane, come militante del Pci e come avveduta amministratrice e sindaca di Portovenere.
Seguire qualche segmento di questa lunga e operosa esperienza, ovviamente senza l'intento celebrativo di disegnare un medaglione edificante, ci consente di cogliere alcuni aspetti del rapporto accidentato tra donne e politica nella storia del nostro paese, ancora oggi "democrazia incompiuta", tanto per la persistente difficolta' delle donne nell'accesso ai ruoli apicali nel mondo delle professioni, del lavoro e dell'economia, quanto per la loro ancora irrisolta marginalita' nelle istituzioni e nelle rappresentanze politiche.
Va detto preliminarmente che gli stereotipi non si confanno alla biografia della Rossi: approda al comunismo nel 1937, senza le stigmate dell'origine operaia e proletaria, la sua e' infatti una "buona famiglia" di piccola borghesia di provincia. Ne' si puo' ipotizzare al proposito un'influenza antifascista respirata in casa, con padre, fratelli o amici oppositori del regime. Quando leggiamo i dossier intestati dalla polizia politica a donne antifasciste, i funzionari biografi, ciechi e sordi di fronte all'impegno femminile fuori dalle mura domestiche, ne spiegano la partecipazione ad attivita' cospirative come eterodiretta, ossia effetto del "traviamento" indotto da congiunti o "amanti" maschi, i soli capaci e responsabili di attitudini politiche devianti. Sfugge loro il fenomeno di una identita' politica femminile autonoma. E proprio il caso di Maria Maddalena Rossi appare in tal senso un'anomalia: il tempo della scelta giunge per lei a 31 anni d'eta', dopo aver percorso un buon tratto di strada nella societa' irreggimentata dal fascismo e averne variamente saggiato ambienti diversi, dall'universita' all'industria, fino a concepire una vera e propria alterita' nei confronti dei valori e dei modelli comportamentali imposti nell'Italia di Mussolini.
La svolta, operata con matura consapevolezza, si tradusse in attivita' concrete, anzitutto nel Soccorso rosso internazionale, la rete di assistenza ai militanti comunisti perseguitati e alle loro famiglie. Perseguitata divento' peraltro la stessa Rossi nel 1942, quando sfollata a Bergamo, sperimento' l'arbitrio dell'arresto e l'invio al confino di polizia scontato poi a Sant'Angelo in Vado nell'alta valle del Metauro, alle pendici dell'appennino marchigiano. Riconosciuta come un avversario politico, la Rossi fu infatti una dei 12.230 sudditi italiani che subirono, senza passare per un processo, questa particolare condanna inflitta da una commissione amministrativa provinciale: era una condanna a porte chiuse, senza imputazione, senza diritto di difesa, senza obbligo di prova, senza durata certa della pena e inaugurava la detenzione in una "prigione a cielo aperto", cosi' sono state suggestivamente definite queste colonie penali. Volto a ridurre al silenzio, a mettere fuori gioco i veri o presunti oppositori e ad azzerare ogni manifestazione di dissenso, il sistema confinario, connotato da una pratica quotidiana di vessazioni, abusi e punizioni e' uno degli aspetti piu' illuminanti della distruzione fascista dello Stato di diritto. Chi, come Silvio Berlusconi, ne parlo' come di una vacanza a spese dello Stato dimostrava il suo deficit di informazione storica e poteva solo compiacersi di vivere in un contesto di tutt'altra civilta' giuridica.
La Rossi ritorno' in liberta' grazie alla crisi del regime, nel luglio 1943, e imbocco' poi la strada dell'esilio in Svizzera a Zurigo, sempre clandestinamente attiva nel contesto delle iniziative dei rifugiati antifascisti e comunisti. In Svizzera intraprese anche un'attivita' giornalistica che sarebbe poi diventata nel dopoguerra uno degli assi portanti del suo impegno pubblico, nella redazione de "L'Unita'", nell'ufficio stampa del suo partito e nella collaborazione ad altre testate comuniste, come "Noi Donne" e "Vie Nuove".
Un'altra anomalia nel profilo di Maria Maddalena Rossi e' costituita dalla sua preparazione scientifica e professionale: e' infatti una delle 78 donne iscrittesi nel 1925 a Chimica farmaceutica all'universita' di Pavia, ove si laureo' nel 1929 insieme ad altre non molte colleghe, 13 in tutto.
La sua vocazione politica non ha dunque radici in una formazione umanistica, come in alcune delle donne elette alla Costituente. Nella sparuta pattuglia delle 21 costituenti - meno del 4% sul totale dei 556 membri eletti all'Assemblea -, che pionieristicamente apri' la strada all'impegno femminile nel parlamento della repubblica, un titolo di laurea era gia' un connotato tutt'altro che comune, ma per lo piu' risultava conseguito a Lettere come nel caso di Nilde Iotti o a Filosofia come in quelli di Bianca Bianchi, di Elisabetta Conci e di Laura Bianchi.
Conseguita la laurea, la traiettoria professionale di Maria Maddalena Rossi interseco' inoltre territori poco consueti nel curriculum di chi sarebbe diventata una "signora della politica italiana", deputata comunista per le prime tre legislature repubblicane dal 1948 fino al 1963, presidente dell'UDI dal 1947 al 1956.
Conclusi gli studi universitari Maria Maddalena Rossi lavoro' e poi diresse farmacie in diverse localita' prima di essere assunta alla Zambeletti, una delle principali aziende farmaceutiche italiane.
Di questa esperienza troviamo un'eco precisa in un articolo del 1947, apparso nel numero di "Vie nuove" dedicato all'8 marzo e provocatoriamente intitolato Non fanno solo la calza. L'autrice, che si sarebbe poi sempre battuta per sgombrare il campo dai molti ostacoli che precludevano l'accesso delle donne alle professioni, sottolinea quanto faticosa fosse la conquista della parita' tra i sessi e come tra i principi fissati negli articoli della Costituzione e la realta' esistesse uno iato profondo. L'asimmetria tra i due sessi nella scelta dei curricula universitari era conseguenza diretta non tanto di una diversita' nelle vocazioni e negli interessi delle studentesse quanto delle realistiche aspettative occupazionali su cui esse potevano contare: questa era la ragione dell'alta frequenza alle facolta' che aprivano la prospettiva dell'insegnamento, mentre poche si iscrivevano a ingegneria o architettura che non promettevano spazi per laureate donne. "Una delle facolta' frequentata dalle donne - osserva Rossi - e' oggi quella della chimica. Migliaia di dottoresse in chimica popolano oggi i laboratori" dell'industria chimica. Ma la realta' della loro esperienza era sconfortante per l'umiliante subalternita' in cui erano relegate: "costantemente escluse da compiti di direzione, [...] adibite all'applicazione pratica di ricerche e studi compiuti da altri, nei laboratori d'analisi compiono sempre lo stesso lavoro, tanto monotono da divenire meccanico" e tuttavia erano ricercate nelle aziende perche' retribuite in misura assai modesta. Gli stessi ruoli erano riservati alle donne nella ricerca scientifica: collaboratrici ed esecutrici chiamate a un "lavoro paziente e oscuro" erano elementi "preziosi ma sempre di secondo piano", tal che per loro "la cattedra e' un miraggio irraggiungibile, anche senza limitazioni di legge". "Mancano alle donne - si domanda la Rossi - le capacita' per assolvere a compiti di direzione? E' una leggenda sfatata giorno per giorno, in realta' esse hanno bisogno soltanto che la lotta per il rinnovamento della societa' si sviluppi nel senso di modernizzarla, di farla progredire sulle vie ampie e maestre in fondo alle quali appaiono possibili per tutti le piu' ardite conquiste".
Emerge qui in piena luce la consapevolezza che non sarebbero bastati gli articoli 3, 37, 48 e 51 della Costituzione ad innestare la parita' dei sessi nella societa' italiana, se non si fosse realizzata una autentica svolta culturale che facesse giustizia di luoghi comuni e pregiudizi. La cittadinanza femminile, malgrado l'accesso al voto ottenuto nel 1946, sarebbe divenuta piena e effettiva solo nel futuro che Rossi e altre colleghe anticipavano con battaglieri interventi, tra l'altro sperimentando tra loro alleanze, sinergie e dialogo al di sopra degli steccati di partito. E' il caso, per esempio, dell'appassionata difesa del diritto delle donne all'esercizio della magistratura in cui si trovarono fianco a fianco la comunista Rossi e la democristiana Maria Federici.
Del resto, come dimenticare che a frenare ogni avanzamento nella lunga marcia della cittadinanza femminile stavano le norme sempre in vigore del Codice Civile del 1942, di genuina ispirazione fascista, e il Codice Rocco, di proverbiale longevita' nell'Italia repubblicana, entrambi ancorati a una visione retriva della funzione della donna nella societa'. Furono Maria Maddalena Rossi, Lina Merlin, Tina Anselmi, Nilde Iotti e molte altre deputate ad appellarsi alla Costituzione per sottolinearne le contraddizioni con l'impianto giuridico vigente e a far leva su quelle contraddizioni per denunciare situazioni concrete in stridente contrasto con i valori e i principi ispiratori della carta fondativa della repubblica.
Straordinariamente ampio e' il ventaglio dei temi su cui la deputata Rossi si impegno', dalla tutela dei figli illegittimi e delle madri nubili, reietti entro la societa' perbenista, al pauperismo delle popolazioni del Cassinate e del Frusinate devastati dalla guerra, ai diversi aspetti del diritto di famiglia, fino alle tematiche di politica internazionale nel contesto della Guerra fredda, a partire dalla discussione dei trattati di pace per arrivare ai primi passi dell'integrazione europea.
In tutti questi diversi ambiti Rossi fu un'interprete ortodossa della linea del partito, nella quale si riconobbe senza pentimenti, nemmeno all'epoca dei fatti di Budapest nel '56, adattandosi disciplinatamente a non contestare la visione tradizionalista, ristretta e persino bigotta dell'identita' femminile, che il Pci con prudenza sostenne  negli anni del dopoguerra, applicandola ai comportamenti privati, a quelli pubblici e alla vita interna del partito. Ma entro i binari di un'accettazione mai smentita,  Rossi seppe affrontare con coraggio alcuni temi decisamente scandalosi e pur senza vestire i panni di un femminismo agguerrito, pose la condizione delle italiane al cuore del suo impegno politico, scelse di stare "dalla parte di lei", come recita il titolo di questa rubrica. Una spia della modernita' del suo pensiero si coglie nella difesa della sua personale indipendenza esplicitata, ad esempio, dal non assumere accanto al proprio il cognome del marito, cosi' come previsto dall'allora vigente diritto di famiglia. Beninteso senza che cio' fosse in contrasto con la felice unione vissuta con Antonio Semproni, pure lui chimico, comunista, appassionato collezionista d'arte, primo artefice della raccolta di quadri che oggi ammiriamo a Codevilla.
Tra i temi affrontati dalla Rossi nelle discussioni parlamentari conviene riservare almeno un cenno a quello piu' scabroso, sia perche' attinente alla sfera del corpo e del sesso, rigorosamente tabu' nel costume dell'epoca, sia perche' politicamente scomodo, ossia rivelatore di una pagina oscura e disonorevole nell'epopea delle forze alleate in guerra contro il nazifascismo. Una sua interrogazione alla Camera nel 1952 sollevo' il velo della reticenza e della rimozione sulle gesta barbariche dei goumiers, i soldati coloniali, per lo piu' marocchini, inquadrati nelle truppe francesi che, risalendo la penisola con le forze anglo-americane tra l'aprile e il giugno del 1944 si resero responsabili di crimini di guerra contro la popolazione civile, alimentando una casistica di stupri, assassinii, saccheggi e violenze ancora oggi solo in parte nota.
Con uno stile comunicativo sobrio e lineare, ma capace di efficaci impennate di indignazione, l'interrogante denuncio' i ritardi e le manchevolezze dell'assistenza pubblica verso le vittime, illustro' i drammi delle donne violate, trinceratesi spesso in un silenzio fatto di vergogna e di sofferenza, e delle comunita' paesane ferite da brutalita' e eccidi, scelse alcune vicende esemplari citando nomi e cognomi, descrisse la prima "singolare" manifestazione tenutasi a Pontecorvo nell'ottobre 1951 con la partecipazione dei rappresentanti delle famiglie in lutto, delle "donne vecchie, anzi, vecchissime" e delle giovinette calpestate nella loro dignita', un convegno conclusosi con una serie di richieste d'aiuto rivolte alle autorita'. Il verbale della seduta notturna della Camera il 7 aprile 1952 ci trasmette il pathos e la tensione di un'accorata requisitoria, fondata sugli incontri della deputata con le dolenti vittime di quella storia e sui racconti raccolti dal vivo.
Rossi concludeva: "L'infermita' contratta da queste donne non e' solo quella che puo' essere guarita con un anno o due di cure; e' un'infermita' che esse porteranno per tutta la vita. E percio' noi diciamo stasera al Governo: applicate pure le leggi vigenti finora non applicate o non sufficientemente applicate, ma studiate anche provvedimenti speciali per questa mutilazione orrenda che la guerra ha causato, studiate qualcosa di diverso per questo male diverso da tutti quelli pur gravi che la guerra ci ha lasciato da curare. Provvedete a concedere alle donne violentate dai marocchini uno speciale assegno vitalizio, oppure un assegno una tantum ma adeguato alla pieta' che queste innocenti ci ispirano. Pensate alle giovani, alle ragazze, alla tragedia dei bambini [...]. So che vi e' chi si finge scandalizzato perche' noi prendiamo nel Parlamento e nel Paese la difesa di queste donne. Credo piuttosto che ci si debba scandalizzare perche' vi e' fra noi chi vorrebbe coprire questa piaga [...] con un velo di silenzio, fidando nel fatto che esse vivono lontano dalle citta', in villaggi sperduti. [...] Date una sistemazione adeguata a queste infelici. Ve lo chiediamo come lo chiederemmo per qualsiasi innocente vittima della guerra, ma in piu' con la convinzione che queste meritino speciale attenzione e aiuto dal Governo".
A risponderle fu il sottosegretario al Tesoro che, con un tono tra indulgente e paternalistico, rivendico' la puntualita' del disbrigo delle pratiche e l'efficacia delle misure sanitarie adottate dal Governo. La sua era una risposta burocratica, di autodifesa della normale azione amministrativa, ma che prescindeva dalla specificita' del dramma sollevato da Rossi. Tale incomprensione e mancanza di empatia venne pienamente in luce quando il sottosegretario si lascio' sfuggire un paragone tra questa casistica di violenze e quella degli incidenti stradali o ancora quella dei lutti famigliari per i caduti in guerra. Non si poteva certo risarcire tutti, si giustificava il sottosegretario. E qui Rossi sbotto': "Si vede che lei non e' una donna".
La deputata non ottenne gli aiuti chiesti al Governo, ma defini' con forza come un unicum quelle violenze che lasciavano ferite inguaribili. La barbarie della marocchinate avrebbe trovato nel 1957 ne La ciociara di Moravia una rappresentazione letteraria e nel volto di Sophia Loren un'icona che fece il giro del mondo. Ma un lungo cammino doveva ancora essere percorso perche' con la legge n. 66 del 15 febbraio 1996, si affermasse il principio per cui lo stupro e' un crimine contro la persona e non contro la morale pubblica.
La bella notizia e' che, col patrocinio del Comune di Codevilla, una brava studiosa dell'Universita' di Pavia, Benedetta Sceresini, al lavoro sulla biografia di Maria Maddalena Rossi potra' tra breve dar conto pienamente della ricchezza e attualita' di questa esperienza d'impegno alle radici della cittadinanza politica femminile nell'Italia repubblicana.

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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 224 del 12 agosto 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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