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[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 222
- Subject: [Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 222
- From: Centro di ricerca per la pace Centro di ricerca per la pace <centropacevt at gmail.com>
- Date: Thu, 10 Aug 2023 05:49:27 +0200
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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 222 del 10 agosto 2023
In questo numero:
1. Una cosa che so sulla violenza sessuale
2. Da varie parti d'Italia adesioni e sostegno all'esposto sulla violazione dell'articolo 11 della Costituzione da parte del governo italiano
3. Una cosa utile per la pace: bloccare la fornitura di armi assassine, con l'azione diretta nonviolenta
4. Una proposta per le elezioni europee del 2024: una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo
5. Ancora un appello per la liberazione di Leonard Peltier
6. Alcuni riferimenti utili
7. Tre tesi
8. Ripetiamo ancora una volta...
9. Adriana Chemello: Elisa Salerno, una giornalista dalla parte delle donne
1. L'ORA. UNA COSA CHE SO SULLA VIOLENZA SESSUALE
Se una donna dice che ha subito violenza, e' vero. E' vero sempre.
Sa che per il solo fatto di dirlo ne subira' una seconda: da parte di tutto il sistema di potere maschile che e' sempre totalitariamente schierato in assoluta complicita' con il violentatore, e sempre organizza il linciaggio della vittima.
E che poi ne subira' una terza: quella che nel processo scatenano gli avvocati degli stupratori, i quali avvocati, consci dell'indifendibilita' del violentatore da essi rapppresentato, pressoche' sempre adottano la strategia di aggredire anch'essi la vittima.
E poi una quarta: quella dei giornalisti che spalleggiano gli avvocati degli stupratori e gli stupratori nell'aggredire ancora e ancora la vittima, perche' si sa cos'e' che piace al pubblico e il viril giornalista solerte imbandisce: violenza e oscenita', apoteosi del sadismo e abissale umiliazione della vittima.
E non di rado se ne aggiunge una quinta: le ebbre raschianti sentenze che la vittima ancora una volta flagellano e lapidano e recano al rogo.
Ergo: se una donna dice di avere subito violenza, sapendo cosa dovra' subire ancora, e' certo che quel che dice e' vero.
M'inchino dinanzi a tanto coraggio. E ad ogni vittima dichiaro la mia solidarieta'.
2. REPETITA IUVANT. DA VARIE PARTI D'ITALIA ADESIONI E SOSTEGNO ALL'ESPOSTO SULLA VIOLAZIONE DELL'ARTICOLO 11 DELLA COSTITUZIONE DA PARTE DEL GOVERNO ITALIANO
Da varie parti d'Italia singole persone, associazioni e movimenti democratici hanno espresso adesione e sostegno all'esposto alla magistratura presentato il primo agosto 2023 contro la violazione dell'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana da parte del governo italiano.
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Nei giorni in cui si fa memoria delle vittime innocenti dei bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki, mentre la guerra in Ucraina prosegue e sempre di piu' cresce il rischio di una sua escalation verso un conflitto mondiale e nucleare che potrebbe distruggere l'intera umanita', i governi ascoltino finalmente l'appello corale dei popoli di tutto il mondo che chiedono pace, vita, dignita' e diritti.
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Assurdamente e tragicamente, in flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione, l'Italia e' coinvolta nella guerra in Ucraina, una guerra folle e scellerata come tutte le guerre.
Alle competenti magistrature chiediamo di intervenire al piu' presto per far cessare la violazione della Costituzione della Repubblica italiana da parte del governo; per far cessare il crimine abominevole della partecipazione italiana alla guerra; per ripristinare la legalita' costituzionale.
A tutte le parlamentari e a tutti i parlamentari della Repubblica - in capo alle ed ai quali collegialmente e' il potere legislativo - chiediamo di deliberare l'immediata cessazione della partecipazione italiana alla guerra, l'immediato ripristino della legalita' costituzionale.
Alle ministre e ai ministri chiediamo di recedere immediatamente dalla sciagurata, insensata ed illegale decisione di far partecipare l'Italia alla guerra con forniture di armi assassine ed in qualunque altra forma; chiediamo di cessare immediatamente di violare l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica; chiediamo di tornare alla legalita' costituzionale, alla democrazia, al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani, al rispetto e alla promozione della pace.
Al Presidente della Repubblica chiediamo una adeguata riflessione su quanto e' accaduto e sta accadendo, e di assumere le determinazioni e le iniziative che la piena intelligenza della Costituzione della Repubblica italiana, il suo discernimento intellettuale e morale, il suo ruolo istituzionale e il suo sentire di essere umano gli consiglieranno.
A tutte le persone che in Italia vivono e che costituiscono quindi il popolo italiano (anche se uno scandaloso regime di apartheid nega tuttora assurdamente pienezza di diritti a milioni e milioni di nostri conterranei nati altrove ma che in questo paese risiedono e ne sono quindi pienamente parte) chiediamo di far sentire la propria voce: per la pace, per i diritti umani di tutti gli esseri umani, per la legalita' che salva le vite, in difesa della Costituzione democratica, in difesa dell'intera famiglia umana.
Ai mezzi d'informazione chiediamo di informare onestamente l'opinione pubblica sull'orrore della guerra, sulla necessita' della pace, sul dovere della cessazione immediata della partecipazione italiana alla guerra.
La guerra e' sempre e solo assassina.
Solo la pace salva le vite.
Salvare le vite e' il primo dovere.
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Riproponiamo di seguito il testo dell'esposto presentato il primo agosto 2023.
Alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
e per opportuna conoscenza:
al Presidente della Repubblica
ai Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica
alla Presidente del Consiglio dei Ministri
a tutte le ministre e i ministri, a tutti i senatori e le senatrici, a tutte le deputate e i deputati, agli ed alle europarlamentari elette ed eletti in Italia
a numerosi pubblici ufficiali cui incombe, ricevendo tale notitia criminis, di promuovere l'azione giudiziaria
ai mezzi d'informazione
a numerose persone di volonta' buona, associazioni democratiche, istituzioni fedeli alla legalita' costituzionale
Oggetto: esposto relativo alla violazione dell'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana da parte del governo italiano.
Egregi signori,
l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana e' inequivocabile. Esso recita: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parita' con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranita' necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".
Il governo italiano ha violato l'articolo 11 della Costituzione in quanto:
a) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la fornitura di armi che la guerra alimentano;
b) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la propria aviazione militare che raccoglie informazioni e le invia all'esercito ucraino sul campo di battaglia (cfr. il servizio giornalistico apparso sul sito dell'autorevole agenzia giornalistica Ansa col titolo "La guerra dei top gun italiani", che fin dall'incipit esplicitamente afferma che "i nostri piloti, tra loro anche una donna, a bordo dei caccia catturano dati importanti che in poco tempo finiscono sui cellulari dei soldati ucraini sul campo di battaglia");
c) ostacola effettualmente ogni realistica ipotesi di "cessate il fuoco" ed ogni concreto impegno di pace sostenendo esplicitamente la tesi che la guerra deve concludersi non con un negoziato ma con la "vittoria" di una delle parti in conflitto (cfr. la dichiarazione della Presidente del Consiglio dei Ministri "scommettiamo sulla vittoria ucraina" riportata da numerosi mezzi d'informazione);
d) sostiene l'azione provocatrice ed eversiva della Nato che da decenni opera nell'Europa dell'est per destabilizzare gli equilibri regionali e suscitare conflitti (azione divenuta finanche esplicitamente terrorista e stragista durante la guerra di distruzione della Jugoslavia nel 1999).
In flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione, il governo italiano arma e quindi alimenta la guerra, partecipa alla guerra e quindi alle stragi di cui ogni guerra sempre e solo consiste, e con cio' espone altresi' anche il nostro paese a subire le conseguenze della guerra, e - last, but not least - contribuisce all'escalation verso una guerra mondiale e nucleare che puo' metter fine all'intera civilta' umana.
Egregi signori,
con il presente esposto si richiede il piu' tempestivo intervento per far cessare l'azione incostituzionale, folle e criminale del governo italiano.
Distinti saluti.
3. REPETITA IUVANT. UNA COSA UTILE PER LA PACE: BLOCCARE LA FORNITURA DI ARMI ASSASSINE, CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA
Ovviamente apprezzando e sostenendo le molte iniziative gia' in corso (e soprattutto quelle che concretamente recano aiuti umanitari e soccorrono, accolgono e assistono tutte le vittime e tutte le persone che dalla guerra fuggono e alla guerra si oppongono), vorremmo aggiungere una cosa da fare che ci sembra utile piu' di ogni altra per contribuire da qui, in Italia, a far cessare le stragi in Ucraina: bloccare la fornitura di armi assassine.
E per bloccare la fornitura di armi assassine occorre bloccare con specifiche e adeguate azioni dirette nonviolente le fabbriche di armi, i depositi di armi, i trasporti di armi, i centri decisionali e le strutture tecniche che le forniture di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Fornire armi assassine dove e' in corso una guerra significa partecipare a quella guerra, cosa esplicitamente vietata dall'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana.
Non vi e' infatti alcun dubbio che fornire armi assassine dove una guerra e' in corso e dove quindi esse vengono usate per uccidere degli esseri umani (e tutte le armi sono usate sempre e solo per uccidere) significa partecipare alla guerra e alle stragi di cui essa consiste, e il citato articolo 11 della Costituzione e' chiarissimo e inequivocabile al riguardo, aprendosi con queste precise parole: "L'Italia ripudia la guerra".
Pertanto, un governo italiano che decide di fornire armi assassine a un paese in guerra e' ipso facto in contrasto con la Costituzione cui ha giurato fedelta', ed e' quindi un governo fuorilegge, criminale, golpista. E chiunque in Italia cooperasse all'invio di armi assassine, o l'invio di armi assassine consentisse, sarebbe parimenti criminale.
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E' quindi diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi all'invio di armi assassine dove una guerra e' in corso.
Cosi' come e' diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi a un governo golpista e a chiunque coopera alla commissione di stragi.
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Come e' possibile contrastare questo crimine?
Come e' possibile fare qualcosa di concreto per salvare le vite di coloro che la guerra - che quelle armi assassine alimentano - uccide?
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi le fabbriche, i depositi, i trasporti di armi.
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi i centri decisionali e le strutture tecniche che quell'invio di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Naturalmente occorre:
a) individuare tutti i luoghi da bloccare ed organizzare adeguatamente il blocco della scellerata attivita' finalizzata all'invio di armi assassine ovvero all'uccisione di esseri umani;
b) formare adeguatamente le persone di volonta' buona disponibili a partecipare a tali azioni dirette nonviolente.
La nonviolenza infatti richiede una specifica accurata preparazione e una completa conoscenza e consapevolezza del significato e delle conseguenze delle proprie azioni, che essendo non simboliche ma concrete espongono chi le esegue alle ovvie rappresaglie da parte dei poteri la cui azione criminale si vuole impedire.
La nonviolenza infatti, nel suo impegno per salvare tutte le vite, richiede una rigorosa coerenza tra i mezzi e i fini, una piena coscienza delle personali sofferenze cui si puo' andare incontro, una nitida disponibilita' ad accettare di subire torti e persecuzioni senza reagire, a subire violenza senza opporre violenza.
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A oltre un anno dall'inizio della guerra in Ucraina scatenata dall'invasione militare per volonta' del folle e criminale autocrate russo, e' ormai chiaro ad ogni persona che tutti i governi attivamente coinvolti nella guerra, che la guerra e le stragi hanno alimentato e tuttora alimentano e che hanno impedito fin qui ogni tregua ed ogni trattativa di pace, non intendono affatto porre fine alle stragi, non intendono affatto salvare le vite umane che ogni giorno la guerra distrugge, ma anzi cooperano alla prosecuzione, all'intensificazione e all'estensione delle uccisioni di esseri umani, ed accrescono il pericolo che la guerra si faccia mondiale e nucleare e possa distruggere l'intera umana famiglia.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per contrastare questo abominevole massacro e il pericolo dell'apocalisse atomica.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per imporre ai governi la cessazione della guerra.
Hic et nunc solo l'azione diretta nonviolenta puo' concretamente contribuire a fermare le stragi e ad imporre ai governi di cessare il fuoco e avviare trattative di pace.
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Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
4. REPETITA IUVANT. UNA PROPOSTA PER LE ELEZIONI EUROPEE DEL 2024: UNA LISTA NONVIOLENTA PER LA PACE E CONTRO IL RAZZISMO
Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
La politica dell'Unione Europea e' oggi caratterizzata da due orrori.
Il primo: la persecuzione dei migranti: col sostegno alle dittature che li imprigionano in condizioni disumane; con l'appalto ai poteri mafiosi in regime di monopolio della mobilita' per chi e' in fuga da guerre, dittature, fame e miseria; con la reclusione nei lager sia nei paesi di transito che in Europa; con la strage degli innocenti nel Mediterraneo; con lo schiavismo e l'apartheid in Europa. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
Il secondo: il sostegno alla prosecuzione della guerra in Ucraina che ogni giorno provoca altre stragi: con l'incessante fornitura di armi si alimenta la guerra e s'impedisce l'avvio di trattative di pace, e si contribuisce cosi' sia alla prosecuzione dello sterminio della popolazione ucraina vittima della guerra, sia all'escalation verso una guerra atomica che puo' mettere fine all'intera umanita'. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni politiche europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
I vertici dell'Unione Europea si sono peraltro ormai completamente prostituiti alla Nato, l'organizzazione terrorista e stragista che per conto del governo razzista e imperialista degli Stati Uniti d'America opera, dalla fine della Guerra fredda e con sempre maggiore intensita' ed accelerazione, per destabilizzare, asservire o distruggere non solo singole parti del continente europeo ma l'Europa intera. Abolire la Nato e' palesemente l'urgenza delle urgenze per dare all'Europa un futuro di pace.
Il Parlamento Europeo potrebbe e dovrebbe operare per la pace e in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e per la salvaguardia della biosfera, ma attualmente e' anch'esso complice della furia razzista e della furia bellica che si e' incistata nei governi dei paesi europei e nei vertici di tutte le istituzioni politiche europee.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
E l'Italia rischia di essere rappresentata unicamente da partiti fascisti, razzisti e bellicisti.
Esplicitamente fascista, razzista, bellicista ed ecocida e' tutta l'area governativa italiana.
Razzista si e' dimostrato il partito grillino, che durante la prima esperienza di governo ha condiviso e sostenuto la scellerata politica di brutale persecuzione dei migranti da parte del capo leghista che di quel governo era vicepresidente, ministro e magna pars.
Tragicamente bellicista e' il Pd (e quindi di fatto anche coloro che ad esso subalterni con esso si alleano e che pertanto al di la' del velame dei vaniloquenti proclami portano voti al partito della guerra in cambio di qualche scranno e prebenda).
Questa la triste e trista situazione.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Che fare, quindi?
Io credo che occorra costruire una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo.
Nonviolenta: che cioe' faccia della scelta della nonviolenza la discriminante fondamentale. La nonviolenza essendo l'unica lotta nitida e intransigente, concreta e coerente, contro tutte le violenze e le oppressioni; la nonviolenza essendo il fondamentale strumento teorico e pratico a disposizione della lotta del movimento delle oppresse e degli oppressi per la liberazione dell'umanita' e la salvaguardia dell'intero mondo vivente.
Per la pace: e quindi per il disarmo integrale e l'integrale smilitarizzazione dei conflitti, dei territori, delle societa', delle culture.
Contro il razzismo: e quindi per il pieno riconoscimento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani, poiche' siamo una sola famiglia umana in un unico mondo vivente.
E dire lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo significa dire una lista femminista ed ecologista, socialista e libertaria, delle classi sociali sfruttate e rapinate, delle oppresse e degli oppressi.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Se vogliamo aprire una riflessione comune e autentica, democratica e partecipata, fra tutte le persone e le esperienze disposte a riconoscersi in una prospettiva nonviolenta, femminista, ecologista, socialista e libertaria, per portare nel Parlamento Europeo la voce delle oppresse e degli oppressi e la lotta per la pace, l'affermazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani e la difesa della biosfera, il momento e' adesso.
Prenda la parola ogni persona ed ogni esperienza interessata.
Si promuovano ovunque possibile incontri di riflessione.
5. REPETITA IUVANT. ANCORA UN APPELLO PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER
Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni e' in prigione, condannato a vita per un crimine che non ha commesso.
Che non abbia commesso il crimine per cui e' stato condannato e' da molti anni cosa notoria.
E' stato incontrovertibilmente dimostrato che le cosiddette "testimonianze" contro di lui erano del tutto false.
E' stato incontrovertibilmente dimostrato che le cosiddette "prove" contro di lui erano del tutto false.
Lo stesso pubblico ministero che lo fece condannare ha successivamente chiesto la sua liberazione.
E la sua liberazione hanno chiesto milioni di persone, tra cui personalita' come Nelson Mandela e madre Teresa di Calcutta, associazioni umanitarie come Amnesty International, istituzioni come il Parlamento Europeo, la commissione giuridica ad hoc dell'Onu.
Ma Leonard Peltier e' ancora detenuto in un carcere di massima sicurezza, anche se il mondo intero sa che e' un innocente perseguitato, sa che e' un eroe dell'umanita'.
Dal carcere Leonard Peltier ha continuato a lottare per il suo popolo, per l'umanita' intera, per la Madre Terra: con la testimonianza, con la poesia, con la pittura, con opere di bene.
Ora e' vecchio e gravemente malato. Il 12 settembre compira' 79 anni.
E' assurdo che sia ancora in carcere.
E' orribile che sia ancora in carcere.
E' uno scandalo e una vergogna per l'intera umanita' che sia ancora in carcere.
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Ancora una volta chiediamo ad ogni persona di volonta' buona, ad ogni esperienza d'impegno per il bene comune, ad ogni umano istituto che voglia essere fedele al compito di difendere la vita, la dignita' e i diritti degli esseri umani, di far sentire la propria voce, di chiedere ancora una volta che Leonard Peltier sia liberato.
Chiediamo ad ogni persona senziente e pensante, ad ogni esperienza della societa' civile, ad ogni istituzione democratica, di esprimere pubblicamente la richiesta che sia liberato Leonard Peltier.
Chiediamo di scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere che conceda finalmente la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Messaggi a tal fine possono essere inviati attraverso la pagina ad hoc del sito della Casa Bianca: www.whitehouse.gov/contact/
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Per una informazione essenziale sulla figura e la vicenda di Leonard Peltier segnaliamo ancora una volta due testi la cui lettura e' indispensabile:
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
Nella rete telematica e' disponibile in italiano una sintetica esposizione della vicenda di Leonard Peltier con il titolo "Alcune parole per Leonard Peltier".
6. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI
Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com
7. REPETITA IUVANT. TRE TESI
La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
8. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...
... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
9. RITRATTI. ADRIANA CHEMELLO: ELISA SALERNO, UNA GIORNALISTA DALLA PARTE DELLE DONNE
[Dal sito di "Articolo 21" riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo del 28 novembre 2021]
Nota introduttiva di Mariangela Gritta Grainer
L'appuntamento di questo mese della rubrica "Dalla parte di Lei" e' dedicato a Elisa Salerno, una giornalista nata a Vicenza nel 1873 dove visse fino alla sua morte. Il profilo di Elisa Salerno e' curato con levita' da Adriana Chemello.
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Un lucente esempio di donna giornalista femminista che, nonostante le difficolta' incontrate, continuo' tutta la vita nelle sue "campagne" di promozione delle donne e della loro forza nel mondo del lavoro e domestico per accrescerne l'autostima e dunque la dignita'. Sappiamo che ancora non e' facile muoversi con quelle caratteristiche per una donna, ma nei primi decenni del Novecento era particolarmente difficile.
Elisa fu tra le Donne di frontiera che credevano e operavano per un rinnovamento della Chiesa. La sua riflessione ebbe una latitudine estesa e non si fermo' alla condizione marginale delle donne nella Chiesa ma affronto' le questioni sociali e i diritti civili col suo giornale "La donna e il lavoro" che fu costretta a chiudere ma senza rinunciare a scrivere parole schiette al Cardinale del tempo sull'utilita' del giornale:
"Sono circa un milione le operaie che si potrebbero definire col nome di schiave moderne e che hanno pochi amici buoni e operosi, molti amici falsi e malvagi, oltre a coloro che le sfruttano a tutto andare".
Elisa Salerno non pubblico' piu' per vent'anni: alla censura ecclesiastica si era aggiunta quella fascista. Continuo' a scrivere articoli e lettere raccolti in un archivio. In uno di questi articoli, del 1939, affronta il tema dello sfruttamento sessuale maschile sulla donna che riuscira' a pubblicare solo nel 1950.
MGG
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Elisa Salerno trascorse tutta la sua vita all'ombra della Basilica palladiana e del Duomo di Vicenza, tra le strade e le viuzze del centro storico e del quartiere di San Rocco dove si trasferi' negli ultimi anni della sua vita assieme alle nipoti Elisabetta e Giulia. Era nata nella citta' berica il 16 giugno 1873 e concluse la sua esistenza terrena il 15 febbraio 1957.
La storiografia piu' recente che la sta rivalutando, dopo decenni di oscuramento della sua figura e di oblio dei suoi scritti, l'ha accostata a quel manipolo di donne spesso nubili per scelta che, tra fine Ottocento e i primi anni del Novecento, condusse con audacia e determinazione una campagna di promozione e di emancipazione della donna attraverso il giornalismo, la scrittura letteraria, le iniziative pedagogiche. Donne di frontiera che chiedevano un rinnovamento della Chiesa, una fede adeguata ai tempi, pur restando sempre abbarbicate alla loro fede cristiana. La Chiesa le osteggio' e le chiamo' "eretiche", alcune di loro subirono l'umiliazione della scomunica e venne loro negato il sacramento dell'eucarestia. Furono delle "femministe" ante litteram che si spesero con tenacia e con passione per il riscatto sociale e personale di tutte le donne, coltivando relazioni intellettuali e spirituali con figure autorevoli del Modernismo e con esponenti di spicco del mondo cattolico del loro tempo. Alcune di esse non esitarono a scrivere direttamente al Papa.
Il loro esempio e il loro coraggio meritano ancor oggi la nostra attenzione e la giusta considerazione delle loro storie.
Elisa Salerno e' una di queste e, se le sue vicende biografiche, trascorse in una provincia veneta apparentemente marginale ed emarginata, sembrano prive di eventi eclatanti, in realta' scopriamo una sua "biografia" pubblica intrigante e travagliata nello stesso tempo.
Si definiva donna di "bassa condizione", proveniva da una famiglia della piccola borghesia, il padre era commerciante di granaglie e proprietario di uno "stabilimento a molini". Non riusci' a frequentare regolarmente la scuola pubblica, a causa di una salute cagionevole, ma ottenne la licenza elementare come privatista, con l'aiuto di don Giuseppe Fogazzaro, lo zio dello scrittore. Non rinuncio' pero' agli studi verso cui si sentiva portata, continuando la sua formazione da autodidatta con la lettura della pubblicistica periodica non solo locale, e dedicandosi in particolare agli studi religiosi. Era molto ricettiva nei confronti delle problematiche sociali del tempo, desiderosa di intervenire con la pratica del fare in quello che definiva il "rovaio micidiale d'un industrialismo che rovina tante vite". Il suo femminismo cristiano mirato all'"elevazione cristiana e sociale della classe operaia e della donna in ispecie", si nutri' e corroboro' nella lettura appassionata del periodico milanese "Pensiero e Azione" pensato e diretto da Adelaide Coari dal 1904 al 1908. Nel contempo prestava la sua collaborazione nel negozio gestito dai genitori. Dopo la morte della madre, la sorella Maria prese su di se' la conduzione del negozio, mentre Elisa si dedico' a gestire la contabilita' dell'impresa paterna. Contemporaneamente si spese molto per l'educazione e la formazione delle due nipoti, Elisabetta e Giulia, che sarebbero rimaste con lei per tutta la vita, condividendone spesso l'impegno civile. Fin da giovinetta partecipo' alla vita associativa nella sua parrocchia di Aracoeli, aderendo a congregazioni di carattere devozionale e in seguito alle prime associazioni femminili parrocchiali. Il tutto un po' in sordina, in modo defilato e poco appariscente, facendo vita ritirata e quasi monacale.
A partire dai primi anni del '900, la troviamo attiva nelle organizzazioni sindacali femminili, dove espresse una militanza attiva, fino ad aderire al convegno femminista di Milano del 1907. Tra il 1903 e il 1905 tenne una conferenza alle figlie di Maria, nella sua parrocchia di Aracoeli, poi pubblicata nelle colonne dell'"Azione Muliebre" nel gennaio 1906, dove indica le direttrici della sua azione sociale a favore delle donne: la diffusione dell'associazionismo femminile e la promozione dell'istruzione affinche' la donna sia "strumento vivo di civilta' e di progresso" e non sia piu' disprezzata e considerata "ignorante, debole, leggera".
Si spese molto a favore delle operaie, ma i suoi interventi non avevano un carattere meramente assistenziale, bensi' formativo, teso a costruire in loro una coscienza dei diritti civili della donna nel mondo del lavoro e in quello domestico, e soprattutto a promuovere il senso della loro dignita'.
Svolse il suo apprendistato giornalistico collaborando ad alcuni fogli vicentini, in particolare "Il Berico", quotidiano cattolico, espressione dell'area piu' intransigente e critica nei confronti dello Stato liberale. Il rapporto spesso conflittuale con questo foglio e' in parte narrato nelle pagine del suo romanzo autobiografico, pubblicato con lo pseudonimo di Lucilla Ardens, Un piccolo mondo cattolico ossia episodi e critiche pro democrazia e femminismo (Rocca S. Casciano, Cappelli, 1908). L'altro foglio a cui collaboro' era il "Vessillo bianco", organo delle Unioni professionali e dei democratici vicentini, fondato da don Attilio Caldana nel 1903. Il rapporto di Elisa con questo giornale, espressione del giovane movimento cattolico-sociale vicentino, fu piu' lineare e costruttivo, in quanto esisteva un interesse condiviso per le problematiche sociali.
Nei suoi articoli sosteneva la necessita' e l'urgenza del riscatto della donna sia sul piano socio-economico che ecclesiale. La "missione della donna" non doveva piu' consistere nell'essere subalterna e sottomessa all'uomo: "Iddio che ha creata la donna per essere aiuto e compagna dell'uomo [...] dubito che voglia ora fare il miracolo di salvare la societa' senza il concorso della donna" ("Il vessillo bianco", 5 maggio 1906).
Rivolgendosi direttamente alle operaie, le spronava con l'affettuosa sollecitudine di una sorella: "Se volete adunque essere all'altezza della vostra dignita' e della vostra missione, [...] se volete essere apprezzate e conseguire i vostri legittimi diritti, studiate, istruitevi" ("Il vessillo bianco", 25 febbraio 1905). Mentre rispetto alla loro emancipazione economica e sociale, sosteneva convinta: "non c'e' [...] conflitto tra funzioni familiari e funzioni sociali, tra lo zelo per il bene privato e quello pubblico, tutt'altro: che' anzi l'uno e' il complemento dell'altro e [...] il primo reclama il secondo". Le prime destinatarie dei suoi scritti sono le operaie, verso cui nutriva un'affezione sincera, un'attenzione partecipata ai loro problemi, una tensione non solo intellettuale ad alleviarli.
Un progetto, quello portato avanti da Elisa Salerno con il suo giornale "La Donna e il lavoro", unico nel suo genere e molto in anticipo sui tempi, soprattutto per la provincia veneta. Ma lei aveva compreso che per raggiungere i suoi obiettivi, per far cambiare la mentalita' sulla donna, era necessario denunciare gli errori della subalternita' femminile. Per questo nei suoi scritti prendeva di mira i teologi e il clero cattolico colpevoli di non essere veridici portatori ed interpreti del messaggio evangelico.
Era inoltre consapevole dell'ostilita' dell'ambiente in cui si muoveva, ma non si lasciava per questo scoraggiare: "Far del femminismo a Vicenza e' lo stesso come voler a forza di unghie scavar terra e terra onde trovare una vena d'acqua per dissetarsi. Qui l'apatia, la' il conservatorismo, altrove il disprezzo, ovunque l'atavismo mantengono le donne nella passivita' e nell'abbandono" ("Il Vessillo bianco", 5 maggio 1906).
Adriano Navarotto, gia' direttore de "Il Berico", portavoce dell'intransigenza vicentina ("Gendarme del diritto e carabiniere dell'ortodossia"), la defini' "l'intrepida Pankhurst vicentina" e insistendo in questo accostamento ebbe a scrivere che il periodico fondato dalla Salerno "poteva dar dei punti al londinese 'The Suffraget' di miss Pankhurst". Del resto, la nostra scrivendo nel 1909 a Giuseppe Toniolo diceva di sentirsi "prima cattolica e poi femminista", una asserzione che ha la forza di un'iscrizione emblematica, esplicitata con l'affermazione "la base del mio femminismo e' la religione".
Al centro dell'interesse e della riflessione della giornalista non c'e' solo la condizione marginale e avvilita della donna nella Chiesa, ma anche le questioni sociali, i problemi dei lavoratori e soprattutto delle lavoratrici. Alla sua battaglia per il riscatto morale della donna si affianca la rivendicazione tenace di un miglioramento delle condizioni di vita della donna operaia, quell'"elevazione cristiana e sociale della classe operaia, e della donna in ispecie" che e' il leit motiv del suo impegno pubblicistico. Non a caso amava definirsi una "lavoratrice del pensiero", colei cioe' che nell'interesse per le questioni morali, sociali e religiose cerca di scoprirne le ragioni profonde e le radici remote. In una lettera al padre dell'ottobre 1906, scriveva: "tu sai bene che in questa terra vi sono [...] i lavoratori delle braccia ed i lavoratori del pensiero. Tutti secondo i doni di Dio... Ebbene io, nella mia pochezza, sento di appartenere ai lavoratori del pensiero, a coloro cioe' che si occupano delle cose morali e sociali".
Proprio da questa definizione che dava di se', scaturiva quella che col tempo si sarebbe affermata come l'attivita' principale della Salerno: l'attivita' pubblicistica. Fin dal 1906, una delle sue piu' grandi aspirazioni era quella di possedere una stamperia per la pubblicazione di un giornale popolare, idea che prese corpo qualche anno piu' tardi, nel 1909, quando fondo' il giornale "La Donna e il Lavoro", rivolto alla classe lavoratrice femminile, poco dopo che il periodico del femminismo cattolico milanese "Pensiero e Azione" (1904-1908), diretto da Adelaide Coari, era stato costretto a chiudere per le ripetute accuse di modernismo. Giova ricordare, per comprendere la lungimiranza di questa donna pur nell'appartata provincia vicentina, che l'impresa giornalistica di Anna Kuliscioff "La difesa delle lavoratrici" sarebbe decollata solo tre anni piu' tardi.
I temi affrontati nelle colonne del giornale: il basso salario per le donne, l'orario di lavoro defatigante, il riposo settimanale, la tutela della maternita', gli abusi che le donne erano costrette a subire nelle fabbriche per non perdere il posto di lavoro.
Il vertice di questa esperienza giornalistica fu una Inchiesta sul lavoro delle lavoratrici, pubblicata dal giornale nel 1910, che lo stesso Giuseppe Toniolo apprezzo' ed elogio'.
La vita del giornale fu tuttavia travagliata e contrastata dalle autorita' della diocesi vicentina e dal vescovo, mons. Rodolfi, che il 12 luglio 1917, con un atto pubblico e solenne della cancelleria vescovile, lo esclusero dal novero della stampa cattolica per le critiche aperte che esso indirizzava all'operato e agli insegnamenti della Chiesa verso le donne ("Bollettino della diocesi di Vicenza", viii, 1917, n. 7). Molti suoi articoli infatti erano degli aspri J'accuse che avevano come bersaglio privilegiato gli errori della dottrina della Chiesa, accusata apertamente di "antifemminismo". Sempre nel 1917, Elisa Salerno aveva pubblicato un pamphlet, intitolato Per la riabilitazione della donna, indirizzato "Al Sommo Pontefice Benedetto xv", dove condensava le sue idee sul femminismo cristiano.
I problemi con le autorita' ecclesiastiche erano iniziati gia' qualche anno prima, ed Elisa con tenacia e determinazione aveva cercato in tutti i modi di aggirare gli ostacoli posti sul suo cammino. Ne fanno fede un manipolo di lettere, conservate presso l'Archivio segreto vaticano, di cui alcuni stralci sono stati pubblicati da Mariano Nardello ("La Voce dei Berici", 30 novembre 2014, p. 22). Il 9 gennaio 1915 Elisa Salerno scriveva al suo concittadino, card. Gaetano De Lai, segretario della Congregazione Concistoriale, pregandolo di "presentare al Santo Padre" una sua lettera in cui chiedeva di essere illuminata e consigliata sul prosieguo della missione che si era assunta:
L'essermi messa da me stessa nell'impegno di pubblicare il settimanale "La donna e il lavoro", benche' dopo preso consiglio, e con l'approvazione di S.E. mons. Feruglio, di veneratissima memoria, ed il costante abbandono di S.E. mons. Rodolfi, nonostante gli abbia sempre attestato obbedienza e devozione a tutta prova, mi fanno dubitare che Iddio non voglia da me tale opera, per cui temo che le mie fatiche e sollecitudini pel settimanale, anziche' giovarmi, sieno un ostacolo alla mia santificazione. [...] Dati gli scopi del settimanale, sento d'amarlo piu' di me stessa; pure se sapessi che Iddio non vuole da me quest'opera, troverei la forza, col divino aiuto, di rinunciarvi.
Si coglie in queste frasi un atteggiamento di modestia e remissivita', ma nel contempo una testimonianza del trasporto quasi amoroso che la legava alla sua impresa giornalistica. Quali fossero gli scopi del suo giornale, Elisa lo esplicita in una lettera successiva, sempre rivolgendosi al card. De Lai (27 febbraio 1915) con parole schiette e veraci:
A rigore, si puo' dire che non esiste alcuna associazione generale per le operaie. Esse possono dare il loro nome all'Unione Femminile come donne cattoliche, ma non come operaie e non possono sperare che nello zelo volonteroso dei cattolici, i quali in certe plaghe svolgono un'azione esemplare, in altre lasciano molto a desiderare. [...] Sono circa un milione di operaie che si potrebbero definire col nome di schiave moderne e che hanno pochi amici buoni e operosi, molti amici falsi e malvagi, oltre a coloro che le sfruttano a tutto andare. In tale stato di cose "La donna e il lavoro" e' un tramite che imprime un certo qual carattere di unita', di uniformita' alle opere in favore delle lavoratrici, un focolare di attivita' che propugna, sempre e ovunque, un movimento di difesa e di elevazione schiettamente cristiano papale. [...] Il programma di questo periodico interessa un po' pressoche' tutte le grandi unioni nazionali cattoliche, a motivo dell'opera di rivendicazione cristiana, di giustizia sociale, di difesa del focolare domestico e della scuola libera e simili che e' implicitamente od esplicitamente nel loro programma.
A fronte dell'ingiunzione vescovile, Elisa fece atto di sottomissione ma continuo' a pubblicare il suo giornale fino al 29 novembre 1918. Dopo un mese di silenzio, il giornale ricomparve con periodicita' trisettimanale e con il titolo mutato: "Problemi femminili. Periodico nazionale delle operaie, impiegate, professioniste", evidenziando ancora una volta l'interesse verso tutte le donne lavoratrici. Il giornale cesso' le pubblicazioni nel 1927 in seguito alle continue censure ecclesiastiche a cui si erano aggiunte quelle prefettizie.
Dopo piu' di vent'anni di giornalismo militante, tra dibattiti e polemiche, la voce di Elisa Salerno venne ridotta al silenzio dalla censura ecclesiastica a cui si aggiunse quella fascista. Segui' un ventennio in cui la sua firma scomparve dalla scena pubblica, mentre Elisa continuava assiduamente a scrivere e a pensare. Ora la sua scrittura si era fatta privata: manteneva contatti epistolari intensi, riempiva quaderni con la sua fitta scrittura, portando avanti le sue riflessioni sul femminismo cristiano e sull'esegesi scritturale. Affrontava nel 1939, in uno studio in anticipo sui tempi ma destinato a rimanere inedito fino al 1950, il tema dello sfruttamento sessuale maschile sulla donna, pubblicato con il titolo Le tradite (Vicenza, Arti grafiche delle Venezie, 1950), con lo pseudonimo Maria Pasini, in occasione del dibattito parlamentare sulla proposta di legge della senatrice Merlin per l'abolizione delle case di tolleranza.
All'ultima sua fatica, pubblicata con il titolo Porro' inimicizia tra te e la donna (Vicenza, Arti grafiche delle Venezie, 1954), affidava la sua lettura in chiave femminista delle Sacre Scritture.
L'Archivio Salerno, per volonta' delle nipoti, e' conservato presso l'Istituto delle Suore Orsoline di Vicenza ed e' custodito presso la biblioteca del "Centro Documentazione e Studi Presenza Donna". Nel 1997, per il quarantesimo anniversario della morte, il Comune di Vicenza ha intitolato una strada a Elisa Salerno; e nel 2018, per iniziativa dell'associazione "Presenza Donna", e' stata collocata una lapide nella casa all'angolo tra contrada S. Rocco e contrada Busato dove Elisa ha trascorso gli ultimi anni della sua vita.
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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 222 del 10 agosto 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 222 del 10 agosto 2023
In questo numero:
1. Una cosa che so sulla violenza sessuale
2. Da varie parti d'Italia adesioni e sostegno all'esposto sulla violazione dell'articolo 11 della Costituzione da parte del governo italiano
3. Una cosa utile per la pace: bloccare la fornitura di armi assassine, con l'azione diretta nonviolenta
4. Una proposta per le elezioni europee del 2024: una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo
5. Ancora un appello per la liberazione di Leonard Peltier
6. Alcuni riferimenti utili
7. Tre tesi
8. Ripetiamo ancora una volta...
9. Adriana Chemello: Elisa Salerno, una giornalista dalla parte delle donne
1. L'ORA. UNA COSA CHE SO SULLA VIOLENZA SESSUALE
Se una donna dice che ha subito violenza, e' vero. E' vero sempre.
Sa che per il solo fatto di dirlo ne subira' una seconda: da parte di tutto il sistema di potere maschile che e' sempre totalitariamente schierato in assoluta complicita' con il violentatore, e sempre organizza il linciaggio della vittima.
E che poi ne subira' una terza: quella che nel processo scatenano gli avvocati degli stupratori, i quali avvocati, consci dell'indifendibilita' del violentatore da essi rapppresentato, pressoche' sempre adottano la strategia di aggredire anch'essi la vittima.
E poi una quarta: quella dei giornalisti che spalleggiano gli avvocati degli stupratori e gli stupratori nell'aggredire ancora e ancora la vittima, perche' si sa cos'e' che piace al pubblico e il viril giornalista solerte imbandisce: violenza e oscenita', apoteosi del sadismo e abissale umiliazione della vittima.
E non di rado se ne aggiunge una quinta: le ebbre raschianti sentenze che la vittima ancora una volta flagellano e lapidano e recano al rogo.
Ergo: se una donna dice di avere subito violenza, sapendo cosa dovra' subire ancora, e' certo che quel che dice e' vero.
M'inchino dinanzi a tanto coraggio. E ad ogni vittima dichiaro la mia solidarieta'.
2. REPETITA IUVANT. DA VARIE PARTI D'ITALIA ADESIONI E SOSTEGNO ALL'ESPOSTO SULLA VIOLAZIONE DELL'ARTICOLO 11 DELLA COSTITUZIONE DA PARTE DEL GOVERNO ITALIANO
Da varie parti d'Italia singole persone, associazioni e movimenti democratici hanno espresso adesione e sostegno all'esposto alla magistratura presentato il primo agosto 2023 contro la violazione dell'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana da parte del governo italiano.
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Nei giorni in cui si fa memoria delle vittime innocenti dei bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki, mentre la guerra in Ucraina prosegue e sempre di piu' cresce il rischio di una sua escalation verso un conflitto mondiale e nucleare che potrebbe distruggere l'intera umanita', i governi ascoltino finalmente l'appello corale dei popoli di tutto il mondo che chiedono pace, vita, dignita' e diritti.
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Assurdamente e tragicamente, in flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione, l'Italia e' coinvolta nella guerra in Ucraina, una guerra folle e scellerata come tutte le guerre.
Alle competenti magistrature chiediamo di intervenire al piu' presto per far cessare la violazione della Costituzione della Repubblica italiana da parte del governo; per far cessare il crimine abominevole della partecipazione italiana alla guerra; per ripristinare la legalita' costituzionale.
A tutte le parlamentari e a tutti i parlamentari della Repubblica - in capo alle ed ai quali collegialmente e' il potere legislativo - chiediamo di deliberare l'immediata cessazione della partecipazione italiana alla guerra, l'immediato ripristino della legalita' costituzionale.
Alle ministre e ai ministri chiediamo di recedere immediatamente dalla sciagurata, insensata ed illegale decisione di far partecipare l'Italia alla guerra con forniture di armi assassine ed in qualunque altra forma; chiediamo di cessare immediatamente di violare l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica; chiediamo di tornare alla legalita' costituzionale, alla democrazia, al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani, al rispetto e alla promozione della pace.
Al Presidente della Repubblica chiediamo una adeguata riflessione su quanto e' accaduto e sta accadendo, e di assumere le determinazioni e le iniziative che la piena intelligenza della Costituzione della Repubblica italiana, il suo discernimento intellettuale e morale, il suo ruolo istituzionale e il suo sentire di essere umano gli consiglieranno.
A tutte le persone che in Italia vivono e che costituiscono quindi il popolo italiano (anche se uno scandaloso regime di apartheid nega tuttora assurdamente pienezza di diritti a milioni e milioni di nostri conterranei nati altrove ma che in questo paese risiedono e ne sono quindi pienamente parte) chiediamo di far sentire la propria voce: per la pace, per i diritti umani di tutti gli esseri umani, per la legalita' che salva le vite, in difesa della Costituzione democratica, in difesa dell'intera famiglia umana.
Ai mezzi d'informazione chiediamo di informare onestamente l'opinione pubblica sull'orrore della guerra, sulla necessita' della pace, sul dovere della cessazione immediata della partecipazione italiana alla guerra.
La guerra e' sempre e solo assassina.
Solo la pace salva le vite.
Salvare le vite e' il primo dovere.
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Riproponiamo di seguito il testo dell'esposto presentato il primo agosto 2023.
Alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
e per opportuna conoscenza:
al Presidente della Repubblica
ai Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica
alla Presidente del Consiglio dei Ministri
a tutte le ministre e i ministri, a tutti i senatori e le senatrici, a tutte le deputate e i deputati, agli ed alle europarlamentari elette ed eletti in Italia
a numerosi pubblici ufficiali cui incombe, ricevendo tale notitia criminis, di promuovere l'azione giudiziaria
ai mezzi d'informazione
a numerose persone di volonta' buona, associazioni democratiche, istituzioni fedeli alla legalita' costituzionale
Oggetto: esposto relativo alla violazione dell'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana da parte del governo italiano.
Egregi signori,
l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana e' inequivocabile. Esso recita: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parita' con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranita' necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".
Il governo italiano ha violato l'articolo 11 della Costituzione in quanto:
a) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la fornitura di armi che la guerra alimentano;
b) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la propria aviazione militare che raccoglie informazioni e le invia all'esercito ucraino sul campo di battaglia (cfr. il servizio giornalistico apparso sul sito dell'autorevole agenzia giornalistica Ansa col titolo "La guerra dei top gun italiani", che fin dall'incipit esplicitamente afferma che "i nostri piloti, tra loro anche una donna, a bordo dei caccia catturano dati importanti che in poco tempo finiscono sui cellulari dei soldati ucraini sul campo di battaglia");
c) ostacola effettualmente ogni realistica ipotesi di "cessate il fuoco" ed ogni concreto impegno di pace sostenendo esplicitamente la tesi che la guerra deve concludersi non con un negoziato ma con la "vittoria" di una delle parti in conflitto (cfr. la dichiarazione della Presidente del Consiglio dei Ministri "scommettiamo sulla vittoria ucraina" riportata da numerosi mezzi d'informazione);
d) sostiene l'azione provocatrice ed eversiva della Nato che da decenni opera nell'Europa dell'est per destabilizzare gli equilibri regionali e suscitare conflitti (azione divenuta finanche esplicitamente terrorista e stragista durante la guerra di distruzione della Jugoslavia nel 1999).
In flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione, il governo italiano arma e quindi alimenta la guerra, partecipa alla guerra e quindi alle stragi di cui ogni guerra sempre e solo consiste, e con cio' espone altresi' anche il nostro paese a subire le conseguenze della guerra, e - last, but not least - contribuisce all'escalation verso una guerra mondiale e nucleare che puo' metter fine all'intera civilta' umana.
Egregi signori,
con il presente esposto si richiede il piu' tempestivo intervento per far cessare l'azione incostituzionale, folle e criminale del governo italiano.
Distinti saluti.
3. REPETITA IUVANT. UNA COSA UTILE PER LA PACE: BLOCCARE LA FORNITURA DI ARMI ASSASSINE, CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA
Ovviamente apprezzando e sostenendo le molte iniziative gia' in corso (e soprattutto quelle che concretamente recano aiuti umanitari e soccorrono, accolgono e assistono tutte le vittime e tutte le persone che dalla guerra fuggono e alla guerra si oppongono), vorremmo aggiungere una cosa da fare che ci sembra utile piu' di ogni altra per contribuire da qui, in Italia, a far cessare le stragi in Ucraina: bloccare la fornitura di armi assassine.
E per bloccare la fornitura di armi assassine occorre bloccare con specifiche e adeguate azioni dirette nonviolente le fabbriche di armi, i depositi di armi, i trasporti di armi, i centri decisionali e le strutture tecniche che le forniture di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Fornire armi assassine dove e' in corso una guerra significa partecipare a quella guerra, cosa esplicitamente vietata dall'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana.
Non vi e' infatti alcun dubbio che fornire armi assassine dove una guerra e' in corso e dove quindi esse vengono usate per uccidere degli esseri umani (e tutte le armi sono usate sempre e solo per uccidere) significa partecipare alla guerra e alle stragi di cui essa consiste, e il citato articolo 11 della Costituzione e' chiarissimo e inequivocabile al riguardo, aprendosi con queste precise parole: "L'Italia ripudia la guerra".
Pertanto, un governo italiano che decide di fornire armi assassine a un paese in guerra e' ipso facto in contrasto con la Costituzione cui ha giurato fedelta', ed e' quindi un governo fuorilegge, criminale, golpista. E chiunque in Italia cooperasse all'invio di armi assassine, o l'invio di armi assassine consentisse, sarebbe parimenti criminale.
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E' quindi diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi all'invio di armi assassine dove una guerra e' in corso.
Cosi' come e' diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi a un governo golpista e a chiunque coopera alla commissione di stragi.
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Come e' possibile contrastare questo crimine?
Come e' possibile fare qualcosa di concreto per salvare le vite di coloro che la guerra - che quelle armi assassine alimentano - uccide?
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi le fabbriche, i depositi, i trasporti di armi.
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi i centri decisionali e le strutture tecniche che quell'invio di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Naturalmente occorre:
a) individuare tutti i luoghi da bloccare ed organizzare adeguatamente il blocco della scellerata attivita' finalizzata all'invio di armi assassine ovvero all'uccisione di esseri umani;
b) formare adeguatamente le persone di volonta' buona disponibili a partecipare a tali azioni dirette nonviolente.
La nonviolenza infatti richiede una specifica accurata preparazione e una completa conoscenza e consapevolezza del significato e delle conseguenze delle proprie azioni, che essendo non simboliche ma concrete espongono chi le esegue alle ovvie rappresaglie da parte dei poteri la cui azione criminale si vuole impedire.
La nonviolenza infatti, nel suo impegno per salvare tutte le vite, richiede una rigorosa coerenza tra i mezzi e i fini, una piena coscienza delle personali sofferenze cui si puo' andare incontro, una nitida disponibilita' ad accettare di subire torti e persecuzioni senza reagire, a subire violenza senza opporre violenza.
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A oltre un anno dall'inizio della guerra in Ucraina scatenata dall'invasione militare per volonta' del folle e criminale autocrate russo, e' ormai chiaro ad ogni persona che tutti i governi attivamente coinvolti nella guerra, che la guerra e le stragi hanno alimentato e tuttora alimentano e che hanno impedito fin qui ogni tregua ed ogni trattativa di pace, non intendono affatto porre fine alle stragi, non intendono affatto salvare le vite umane che ogni giorno la guerra distrugge, ma anzi cooperano alla prosecuzione, all'intensificazione e all'estensione delle uccisioni di esseri umani, ed accrescono il pericolo che la guerra si faccia mondiale e nucleare e possa distruggere l'intera umana famiglia.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per contrastare questo abominevole massacro e il pericolo dell'apocalisse atomica.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per imporre ai governi la cessazione della guerra.
Hic et nunc solo l'azione diretta nonviolenta puo' concretamente contribuire a fermare le stragi e ad imporre ai governi di cessare il fuoco e avviare trattative di pace.
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Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
4. REPETITA IUVANT. UNA PROPOSTA PER LE ELEZIONI EUROPEE DEL 2024: UNA LISTA NONVIOLENTA PER LA PACE E CONTRO IL RAZZISMO
Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
La politica dell'Unione Europea e' oggi caratterizzata da due orrori.
Il primo: la persecuzione dei migranti: col sostegno alle dittature che li imprigionano in condizioni disumane; con l'appalto ai poteri mafiosi in regime di monopolio della mobilita' per chi e' in fuga da guerre, dittature, fame e miseria; con la reclusione nei lager sia nei paesi di transito che in Europa; con la strage degli innocenti nel Mediterraneo; con lo schiavismo e l'apartheid in Europa. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
Il secondo: il sostegno alla prosecuzione della guerra in Ucraina che ogni giorno provoca altre stragi: con l'incessante fornitura di armi si alimenta la guerra e s'impedisce l'avvio di trattative di pace, e si contribuisce cosi' sia alla prosecuzione dello sterminio della popolazione ucraina vittima della guerra, sia all'escalation verso una guerra atomica che puo' mettere fine all'intera umanita'. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni politiche europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
I vertici dell'Unione Europea si sono peraltro ormai completamente prostituiti alla Nato, l'organizzazione terrorista e stragista che per conto del governo razzista e imperialista degli Stati Uniti d'America opera, dalla fine della Guerra fredda e con sempre maggiore intensita' ed accelerazione, per destabilizzare, asservire o distruggere non solo singole parti del continente europeo ma l'Europa intera. Abolire la Nato e' palesemente l'urgenza delle urgenze per dare all'Europa un futuro di pace.
Il Parlamento Europeo potrebbe e dovrebbe operare per la pace e in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e per la salvaguardia della biosfera, ma attualmente e' anch'esso complice della furia razzista e della furia bellica che si e' incistata nei governi dei paesi europei e nei vertici di tutte le istituzioni politiche europee.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
E l'Italia rischia di essere rappresentata unicamente da partiti fascisti, razzisti e bellicisti.
Esplicitamente fascista, razzista, bellicista ed ecocida e' tutta l'area governativa italiana.
Razzista si e' dimostrato il partito grillino, che durante la prima esperienza di governo ha condiviso e sostenuto la scellerata politica di brutale persecuzione dei migranti da parte del capo leghista che di quel governo era vicepresidente, ministro e magna pars.
Tragicamente bellicista e' il Pd (e quindi di fatto anche coloro che ad esso subalterni con esso si alleano e che pertanto al di la' del velame dei vaniloquenti proclami portano voti al partito della guerra in cambio di qualche scranno e prebenda).
Questa la triste e trista situazione.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Che fare, quindi?
Io credo che occorra costruire una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo.
Nonviolenta: che cioe' faccia della scelta della nonviolenza la discriminante fondamentale. La nonviolenza essendo l'unica lotta nitida e intransigente, concreta e coerente, contro tutte le violenze e le oppressioni; la nonviolenza essendo il fondamentale strumento teorico e pratico a disposizione della lotta del movimento delle oppresse e degli oppressi per la liberazione dell'umanita' e la salvaguardia dell'intero mondo vivente.
Per la pace: e quindi per il disarmo integrale e l'integrale smilitarizzazione dei conflitti, dei territori, delle societa', delle culture.
Contro il razzismo: e quindi per il pieno riconoscimento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani, poiche' siamo una sola famiglia umana in un unico mondo vivente.
E dire lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo significa dire una lista femminista ed ecologista, socialista e libertaria, delle classi sociali sfruttate e rapinate, delle oppresse e degli oppressi.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Se vogliamo aprire una riflessione comune e autentica, democratica e partecipata, fra tutte le persone e le esperienze disposte a riconoscersi in una prospettiva nonviolenta, femminista, ecologista, socialista e libertaria, per portare nel Parlamento Europeo la voce delle oppresse e degli oppressi e la lotta per la pace, l'affermazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani e la difesa della biosfera, il momento e' adesso.
Prenda la parola ogni persona ed ogni esperienza interessata.
Si promuovano ovunque possibile incontri di riflessione.
5. REPETITA IUVANT. ANCORA UN APPELLO PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER
Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni e' in prigione, condannato a vita per un crimine che non ha commesso.
Che non abbia commesso il crimine per cui e' stato condannato e' da molti anni cosa notoria.
E' stato incontrovertibilmente dimostrato che le cosiddette "testimonianze" contro di lui erano del tutto false.
E' stato incontrovertibilmente dimostrato che le cosiddette "prove" contro di lui erano del tutto false.
Lo stesso pubblico ministero che lo fece condannare ha successivamente chiesto la sua liberazione.
E la sua liberazione hanno chiesto milioni di persone, tra cui personalita' come Nelson Mandela e madre Teresa di Calcutta, associazioni umanitarie come Amnesty International, istituzioni come il Parlamento Europeo, la commissione giuridica ad hoc dell'Onu.
Ma Leonard Peltier e' ancora detenuto in un carcere di massima sicurezza, anche se il mondo intero sa che e' un innocente perseguitato, sa che e' un eroe dell'umanita'.
Dal carcere Leonard Peltier ha continuato a lottare per il suo popolo, per l'umanita' intera, per la Madre Terra: con la testimonianza, con la poesia, con la pittura, con opere di bene.
Ora e' vecchio e gravemente malato. Il 12 settembre compira' 79 anni.
E' assurdo che sia ancora in carcere.
E' orribile che sia ancora in carcere.
E' uno scandalo e una vergogna per l'intera umanita' che sia ancora in carcere.
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Ancora una volta chiediamo ad ogni persona di volonta' buona, ad ogni esperienza d'impegno per il bene comune, ad ogni umano istituto che voglia essere fedele al compito di difendere la vita, la dignita' e i diritti degli esseri umani, di far sentire la propria voce, di chiedere ancora una volta che Leonard Peltier sia liberato.
Chiediamo ad ogni persona senziente e pensante, ad ogni esperienza della societa' civile, ad ogni istituzione democratica, di esprimere pubblicamente la richiesta che sia liberato Leonard Peltier.
Chiediamo di scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere che conceda finalmente la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Messaggi a tal fine possono essere inviati attraverso la pagina ad hoc del sito della Casa Bianca: www.whitehouse.gov/contact/
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Per una informazione essenziale sulla figura e la vicenda di Leonard Peltier segnaliamo ancora una volta due testi la cui lettura e' indispensabile:
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
Nella rete telematica e' disponibile in italiano una sintetica esposizione della vicenda di Leonard Peltier con il titolo "Alcune parole per Leonard Peltier".
6. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI
Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com
7. REPETITA IUVANT. TRE TESI
La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
8. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...
... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
9. RITRATTI. ADRIANA CHEMELLO: ELISA SALERNO, UNA GIORNALISTA DALLA PARTE DELLE DONNE
[Dal sito di "Articolo 21" riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo del 28 novembre 2021]
Nota introduttiva di Mariangela Gritta Grainer
L'appuntamento di questo mese della rubrica "Dalla parte di Lei" e' dedicato a Elisa Salerno, una giornalista nata a Vicenza nel 1873 dove visse fino alla sua morte. Il profilo di Elisa Salerno e' curato con levita' da Adriana Chemello.
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Un lucente esempio di donna giornalista femminista che, nonostante le difficolta' incontrate, continuo' tutta la vita nelle sue "campagne" di promozione delle donne e della loro forza nel mondo del lavoro e domestico per accrescerne l'autostima e dunque la dignita'. Sappiamo che ancora non e' facile muoversi con quelle caratteristiche per una donna, ma nei primi decenni del Novecento era particolarmente difficile.
Elisa fu tra le Donne di frontiera che credevano e operavano per un rinnovamento della Chiesa. La sua riflessione ebbe una latitudine estesa e non si fermo' alla condizione marginale delle donne nella Chiesa ma affronto' le questioni sociali e i diritti civili col suo giornale "La donna e il lavoro" che fu costretta a chiudere ma senza rinunciare a scrivere parole schiette al Cardinale del tempo sull'utilita' del giornale:
"Sono circa un milione le operaie che si potrebbero definire col nome di schiave moderne e che hanno pochi amici buoni e operosi, molti amici falsi e malvagi, oltre a coloro che le sfruttano a tutto andare".
Elisa Salerno non pubblico' piu' per vent'anni: alla censura ecclesiastica si era aggiunta quella fascista. Continuo' a scrivere articoli e lettere raccolti in un archivio. In uno di questi articoli, del 1939, affronta il tema dello sfruttamento sessuale maschile sulla donna che riuscira' a pubblicare solo nel 1950.
MGG
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Elisa Salerno trascorse tutta la sua vita all'ombra della Basilica palladiana e del Duomo di Vicenza, tra le strade e le viuzze del centro storico e del quartiere di San Rocco dove si trasferi' negli ultimi anni della sua vita assieme alle nipoti Elisabetta e Giulia. Era nata nella citta' berica il 16 giugno 1873 e concluse la sua esistenza terrena il 15 febbraio 1957.
La storiografia piu' recente che la sta rivalutando, dopo decenni di oscuramento della sua figura e di oblio dei suoi scritti, l'ha accostata a quel manipolo di donne spesso nubili per scelta che, tra fine Ottocento e i primi anni del Novecento, condusse con audacia e determinazione una campagna di promozione e di emancipazione della donna attraverso il giornalismo, la scrittura letteraria, le iniziative pedagogiche. Donne di frontiera che chiedevano un rinnovamento della Chiesa, una fede adeguata ai tempi, pur restando sempre abbarbicate alla loro fede cristiana. La Chiesa le osteggio' e le chiamo' "eretiche", alcune di loro subirono l'umiliazione della scomunica e venne loro negato il sacramento dell'eucarestia. Furono delle "femministe" ante litteram che si spesero con tenacia e con passione per il riscatto sociale e personale di tutte le donne, coltivando relazioni intellettuali e spirituali con figure autorevoli del Modernismo e con esponenti di spicco del mondo cattolico del loro tempo. Alcune di esse non esitarono a scrivere direttamente al Papa.
Il loro esempio e il loro coraggio meritano ancor oggi la nostra attenzione e la giusta considerazione delle loro storie.
Elisa Salerno e' una di queste e, se le sue vicende biografiche, trascorse in una provincia veneta apparentemente marginale ed emarginata, sembrano prive di eventi eclatanti, in realta' scopriamo una sua "biografia" pubblica intrigante e travagliata nello stesso tempo.
Si definiva donna di "bassa condizione", proveniva da una famiglia della piccola borghesia, il padre era commerciante di granaglie e proprietario di uno "stabilimento a molini". Non riusci' a frequentare regolarmente la scuola pubblica, a causa di una salute cagionevole, ma ottenne la licenza elementare come privatista, con l'aiuto di don Giuseppe Fogazzaro, lo zio dello scrittore. Non rinuncio' pero' agli studi verso cui si sentiva portata, continuando la sua formazione da autodidatta con la lettura della pubblicistica periodica non solo locale, e dedicandosi in particolare agli studi religiosi. Era molto ricettiva nei confronti delle problematiche sociali del tempo, desiderosa di intervenire con la pratica del fare in quello che definiva il "rovaio micidiale d'un industrialismo che rovina tante vite". Il suo femminismo cristiano mirato all'"elevazione cristiana e sociale della classe operaia e della donna in ispecie", si nutri' e corroboro' nella lettura appassionata del periodico milanese "Pensiero e Azione" pensato e diretto da Adelaide Coari dal 1904 al 1908. Nel contempo prestava la sua collaborazione nel negozio gestito dai genitori. Dopo la morte della madre, la sorella Maria prese su di se' la conduzione del negozio, mentre Elisa si dedico' a gestire la contabilita' dell'impresa paterna. Contemporaneamente si spese molto per l'educazione e la formazione delle due nipoti, Elisabetta e Giulia, che sarebbero rimaste con lei per tutta la vita, condividendone spesso l'impegno civile. Fin da giovinetta partecipo' alla vita associativa nella sua parrocchia di Aracoeli, aderendo a congregazioni di carattere devozionale e in seguito alle prime associazioni femminili parrocchiali. Il tutto un po' in sordina, in modo defilato e poco appariscente, facendo vita ritirata e quasi monacale.
A partire dai primi anni del '900, la troviamo attiva nelle organizzazioni sindacali femminili, dove espresse una militanza attiva, fino ad aderire al convegno femminista di Milano del 1907. Tra il 1903 e il 1905 tenne una conferenza alle figlie di Maria, nella sua parrocchia di Aracoeli, poi pubblicata nelle colonne dell'"Azione Muliebre" nel gennaio 1906, dove indica le direttrici della sua azione sociale a favore delle donne: la diffusione dell'associazionismo femminile e la promozione dell'istruzione affinche' la donna sia "strumento vivo di civilta' e di progresso" e non sia piu' disprezzata e considerata "ignorante, debole, leggera".
Si spese molto a favore delle operaie, ma i suoi interventi non avevano un carattere meramente assistenziale, bensi' formativo, teso a costruire in loro una coscienza dei diritti civili della donna nel mondo del lavoro e in quello domestico, e soprattutto a promuovere il senso della loro dignita'.
Svolse il suo apprendistato giornalistico collaborando ad alcuni fogli vicentini, in particolare "Il Berico", quotidiano cattolico, espressione dell'area piu' intransigente e critica nei confronti dello Stato liberale. Il rapporto spesso conflittuale con questo foglio e' in parte narrato nelle pagine del suo romanzo autobiografico, pubblicato con lo pseudonimo di Lucilla Ardens, Un piccolo mondo cattolico ossia episodi e critiche pro democrazia e femminismo (Rocca S. Casciano, Cappelli, 1908). L'altro foglio a cui collaboro' era il "Vessillo bianco", organo delle Unioni professionali e dei democratici vicentini, fondato da don Attilio Caldana nel 1903. Il rapporto di Elisa con questo giornale, espressione del giovane movimento cattolico-sociale vicentino, fu piu' lineare e costruttivo, in quanto esisteva un interesse condiviso per le problematiche sociali.
Nei suoi articoli sosteneva la necessita' e l'urgenza del riscatto della donna sia sul piano socio-economico che ecclesiale. La "missione della donna" non doveva piu' consistere nell'essere subalterna e sottomessa all'uomo: "Iddio che ha creata la donna per essere aiuto e compagna dell'uomo [...] dubito che voglia ora fare il miracolo di salvare la societa' senza il concorso della donna" ("Il vessillo bianco", 5 maggio 1906).
Rivolgendosi direttamente alle operaie, le spronava con l'affettuosa sollecitudine di una sorella: "Se volete adunque essere all'altezza della vostra dignita' e della vostra missione, [...] se volete essere apprezzate e conseguire i vostri legittimi diritti, studiate, istruitevi" ("Il vessillo bianco", 25 febbraio 1905). Mentre rispetto alla loro emancipazione economica e sociale, sosteneva convinta: "non c'e' [...] conflitto tra funzioni familiari e funzioni sociali, tra lo zelo per il bene privato e quello pubblico, tutt'altro: che' anzi l'uno e' il complemento dell'altro e [...] il primo reclama il secondo". Le prime destinatarie dei suoi scritti sono le operaie, verso cui nutriva un'affezione sincera, un'attenzione partecipata ai loro problemi, una tensione non solo intellettuale ad alleviarli.
Un progetto, quello portato avanti da Elisa Salerno con il suo giornale "La Donna e il lavoro", unico nel suo genere e molto in anticipo sui tempi, soprattutto per la provincia veneta. Ma lei aveva compreso che per raggiungere i suoi obiettivi, per far cambiare la mentalita' sulla donna, era necessario denunciare gli errori della subalternita' femminile. Per questo nei suoi scritti prendeva di mira i teologi e il clero cattolico colpevoli di non essere veridici portatori ed interpreti del messaggio evangelico.
Era inoltre consapevole dell'ostilita' dell'ambiente in cui si muoveva, ma non si lasciava per questo scoraggiare: "Far del femminismo a Vicenza e' lo stesso come voler a forza di unghie scavar terra e terra onde trovare una vena d'acqua per dissetarsi. Qui l'apatia, la' il conservatorismo, altrove il disprezzo, ovunque l'atavismo mantengono le donne nella passivita' e nell'abbandono" ("Il Vessillo bianco", 5 maggio 1906).
Adriano Navarotto, gia' direttore de "Il Berico", portavoce dell'intransigenza vicentina ("Gendarme del diritto e carabiniere dell'ortodossia"), la defini' "l'intrepida Pankhurst vicentina" e insistendo in questo accostamento ebbe a scrivere che il periodico fondato dalla Salerno "poteva dar dei punti al londinese 'The Suffraget' di miss Pankhurst". Del resto, la nostra scrivendo nel 1909 a Giuseppe Toniolo diceva di sentirsi "prima cattolica e poi femminista", una asserzione che ha la forza di un'iscrizione emblematica, esplicitata con l'affermazione "la base del mio femminismo e' la religione".
Al centro dell'interesse e della riflessione della giornalista non c'e' solo la condizione marginale e avvilita della donna nella Chiesa, ma anche le questioni sociali, i problemi dei lavoratori e soprattutto delle lavoratrici. Alla sua battaglia per il riscatto morale della donna si affianca la rivendicazione tenace di un miglioramento delle condizioni di vita della donna operaia, quell'"elevazione cristiana e sociale della classe operaia, e della donna in ispecie" che e' il leit motiv del suo impegno pubblicistico. Non a caso amava definirsi una "lavoratrice del pensiero", colei cioe' che nell'interesse per le questioni morali, sociali e religiose cerca di scoprirne le ragioni profonde e le radici remote. In una lettera al padre dell'ottobre 1906, scriveva: "tu sai bene che in questa terra vi sono [...] i lavoratori delle braccia ed i lavoratori del pensiero. Tutti secondo i doni di Dio... Ebbene io, nella mia pochezza, sento di appartenere ai lavoratori del pensiero, a coloro cioe' che si occupano delle cose morali e sociali".
Proprio da questa definizione che dava di se', scaturiva quella che col tempo si sarebbe affermata come l'attivita' principale della Salerno: l'attivita' pubblicistica. Fin dal 1906, una delle sue piu' grandi aspirazioni era quella di possedere una stamperia per la pubblicazione di un giornale popolare, idea che prese corpo qualche anno piu' tardi, nel 1909, quando fondo' il giornale "La Donna e il Lavoro", rivolto alla classe lavoratrice femminile, poco dopo che il periodico del femminismo cattolico milanese "Pensiero e Azione" (1904-1908), diretto da Adelaide Coari, era stato costretto a chiudere per le ripetute accuse di modernismo. Giova ricordare, per comprendere la lungimiranza di questa donna pur nell'appartata provincia vicentina, che l'impresa giornalistica di Anna Kuliscioff "La difesa delle lavoratrici" sarebbe decollata solo tre anni piu' tardi.
I temi affrontati nelle colonne del giornale: il basso salario per le donne, l'orario di lavoro defatigante, il riposo settimanale, la tutela della maternita', gli abusi che le donne erano costrette a subire nelle fabbriche per non perdere il posto di lavoro.
Il vertice di questa esperienza giornalistica fu una Inchiesta sul lavoro delle lavoratrici, pubblicata dal giornale nel 1910, che lo stesso Giuseppe Toniolo apprezzo' ed elogio'.
La vita del giornale fu tuttavia travagliata e contrastata dalle autorita' della diocesi vicentina e dal vescovo, mons. Rodolfi, che il 12 luglio 1917, con un atto pubblico e solenne della cancelleria vescovile, lo esclusero dal novero della stampa cattolica per le critiche aperte che esso indirizzava all'operato e agli insegnamenti della Chiesa verso le donne ("Bollettino della diocesi di Vicenza", viii, 1917, n. 7). Molti suoi articoli infatti erano degli aspri J'accuse che avevano come bersaglio privilegiato gli errori della dottrina della Chiesa, accusata apertamente di "antifemminismo". Sempre nel 1917, Elisa Salerno aveva pubblicato un pamphlet, intitolato Per la riabilitazione della donna, indirizzato "Al Sommo Pontefice Benedetto xv", dove condensava le sue idee sul femminismo cristiano.
I problemi con le autorita' ecclesiastiche erano iniziati gia' qualche anno prima, ed Elisa con tenacia e determinazione aveva cercato in tutti i modi di aggirare gli ostacoli posti sul suo cammino. Ne fanno fede un manipolo di lettere, conservate presso l'Archivio segreto vaticano, di cui alcuni stralci sono stati pubblicati da Mariano Nardello ("La Voce dei Berici", 30 novembre 2014, p. 22). Il 9 gennaio 1915 Elisa Salerno scriveva al suo concittadino, card. Gaetano De Lai, segretario della Congregazione Concistoriale, pregandolo di "presentare al Santo Padre" una sua lettera in cui chiedeva di essere illuminata e consigliata sul prosieguo della missione che si era assunta:
L'essermi messa da me stessa nell'impegno di pubblicare il settimanale "La donna e il lavoro", benche' dopo preso consiglio, e con l'approvazione di S.E. mons. Feruglio, di veneratissima memoria, ed il costante abbandono di S.E. mons. Rodolfi, nonostante gli abbia sempre attestato obbedienza e devozione a tutta prova, mi fanno dubitare che Iddio non voglia da me tale opera, per cui temo che le mie fatiche e sollecitudini pel settimanale, anziche' giovarmi, sieno un ostacolo alla mia santificazione. [...] Dati gli scopi del settimanale, sento d'amarlo piu' di me stessa; pure se sapessi che Iddio non vuole da me quest'opera, troverei la forza, col divino aiuto, di rinunciarvi.
Si coglie in queste frasi un atteggiamento di modestia e remissivita', ma nel contempo una testimonianza del trasporto quasi amoroso che la legava alla sua impresa giornalistica. Quali fossero gli scopi del suo giornale, Elisa lo esplicita in una lettera successiva, sempre rivolgendosi al card. De Lai (27 febbraio 1915) con parole schiette e veraci:
A rigore, si puo' dire che non esiste alcuna associazione generale per le operaie. Esse possono dare il loro nome all'Unione Femminile come donne cattoliche, ma non come operaie e non possono sperare che nello zelo volonteroso dei cattolici, i quali in certe plaghe svolgono un'azione esemplare, in altre lasciano molto a desiderare. [...] Sono circa un milione di operaie che si potrebbero definire col nome di schiave moderne e che hanno pochi amici buoni e operosi, molti amici falsi e malvagi, oltre a coloro che le sfruttano a tutto andare. In tale stato di cose "La donna e il lavoro" e' un tramite che imprime un certo qual carattere di unita', di uniformita' alle opere in favore delle lavoratrici, un focolare di attivita' che propugna, sempre e ovunque, un movimento di difesa e di elevazione schiettamente cristiano papale. [...] Il programma di questo periodico interessa un po' pressoche' tutte le grandi unioni nazionali cattoliche, a motivo dell'opera di rivendicazione cristiana, di giustizia sociale, di difesa del focolare domestico e della scuola libera e simili che e' implicitamente od esplicitamente nel loro programma.
A fronte dell'ingiunzione vescovile, Elisa fece atto di sottomissione ma continuo' a pubblicare il suo giornale fino al 29 novembre 1918. Dopo un mese di silenzio, il giornale ricomparve con periodicita' trisettimanale e con il titolo mutato: "Problemi femminili. Periodico nazionale delle operaie, impiegate, professioniste", evidenziando ancora una volta l'interesse verso tutte le donne lavoratrici. Il giornale cesso' le pubblicazioni nel 1927 in seguito alle continue censure ecclesiastiche a cui si erano aggiunte quelle prefettizie.
Dopo piu' di vent'anni di giornalismo militante, tra dibattiti e polemiche, la voce di Elisa Salerno venne ridotta al silenzio dalla censura ecclesiastica a cui si aggiunse quella fascista. Segui' un ventennio in cui la sua firma scomparve dalla scena pubblica, mentre Elisa continuava assiduamente a scrivere e a pensare. Ora la sua scrittura si era fatta privata: manteneva contatti epistolari intensi, riempiva quaderni con la sua fitta scrittura, portando avanti le sue riflessioni sul femminismo cristiano e sull'esegesi scritturale. Affrontava nel 1939, in uno studio in anticipo sui tempi ma destinato a rimanere inedito fino al 1950, il tema dello sfruttamento sessuale maschile sulla donna, pubblicato con il titolo Le tradite (Vicenza, Arti grafiche delle Venezie, 1950), con lo pseudonimo Maria Pasini, in occasione del dibattito parlamentare sulla proposta di legge della senatrice Merlin per l'abolizione delle case di tolleranza.
All'ultima sua fatica, pubblicata con il titolo Porro' inimicizia tra te e la donna (Vicenza, Arti grafiche delle Venezie, 1954), affidava la sua lettura in chiave femminista delle Sacre Scritture.
L'Archivio Salerno, per volonta' delle nipoti, e' conservato presso l'Istituto delle Suore Orsoline di Vicenza ed e' custodito presso la biblioteca del "Centro Documentazione e Studi Presenza Donna". Nel 1997, per il quarantesimo anniversario della morte, il Comune di Vicenza ha intitolato una strada a Elisa Salerno; e nel 2018, per iniziativa dell'associazione "Presenza Donna", e' stata collocata una lapide nella casa all'angolo tra contrada S. Rocco e contrada Busato dove Elisa ha trascorso gli ultimi anni della sua vita.
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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 222 del 10 agosto 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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