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[Nonviolenza] Telegrammi. 4909
- Subject: [Nonviolenza] Telegrammi. 4909
- From: Centro di ricerca per la pace Centro di ricerca per la pace <centropacevt at gmail.com>
- Date: Thu, 27 Jul 2023 15:00:26 +0200
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4909 del 28 luglio 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Sommario di questo numero:
1. Giorgio Ferrari ricorda Angelo Baracca
2. Alessandro Marescotti ricorda Angelo Baracca
3. Olivier Turquet ricorda Angelo Baracca
4. "Contropiano" ricorda Angelo Baracca
5. "Medicina Democratica" ricorda Angelo Baracca
6. Sinead O'Connor
7. Una minima notizia su Leonard Peltier
8. Una cosa utile per la pace: bloccare la fornitura di armi assassine, con l'azione diretta nonviolenta
9. Una proposta per le elezioni europee del 2024: una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo
10. Andrea Capocci: Il secolo di Marcello Cini
11. Segnalazioni librarie
12. La "Carta" del Movimento Nonviolento
13. Per saperne di piu'
1. LUTTI. GIORGIO FERRARI RICORDA ANGELO BARACCA
[Dal sito del quotidiano "Il manifesto" riprendiamo e diffondiamo]
Angelo Baracca e' morto. Improvvisamente, per i molti e molte che lo conoscevano di persona o attraverso i suoi scritti.
Non per me, purtroppo, che di questa sua fine mi aveva messo a parte piu' volte negli ultimi anni appena trascorsi.
Non era la morte biologica che desiderava, quanto porre fine ad una esistenza di cui non sopportava piu' il peso umano e politico che gliene derivava da questo mondo.
Con Angelo ci siamo conosciuti tardi (di questo ci manifestavamo reciproco rimpianto) ed ora che non e' piu' tra noi, questo rimpianto e' tale da risultarmi incolmabile e sono sicuro che altri, meglio di me, sapranno ricordare quella parte della vita di Angelo a me sconosciuta.
Cio' che sento e ricordero' sempre di lui - al di la' della liturgia per le care persone scomparse - e' la sua grande disponibilita' abbinata ad un impegno incessante in quello che lui chiamava "ecopacifismo" vissuto pero' da materialista e comunista quale egli era, tanto piu' perche' apertamente professato da un cattedratico.
Un professore fuori dai ranghi accademici Angelo (se non addirittura contro) in cui spiccava quella rara e preziosa critica della scienza di cui c'e' tanto bisogno in questa era di sacrale idolatria della scienza e degli scienziati.
Per questo, tra i tanti impegni politici (in Democrazia Proletaria, nei movimenti pacifisti ed antinucleari) e gli altrettanti scritti e libri, vorrei citare la sua opera piu' coerente (e bistrattata!): un libro di testo universitario "Fisica per Scienze Biologiche e Ambientali" del 2007.
Un libro in cui si manifesta appieno il suo approccio innovativo, non solo all'insegnamento, ma alla produzione della vita stessa degli esseri umani su questa Terra; un'opera che, mi auguro, veda qualche rettore illuminato adottarla come testo di riferimento, restituendo ad Angelo quell'importanza che avrebbe meritato da vivo anche in ambito accademico.
Angelo e' stato lucido fino all'ultimo, e non ha fatto sconti ne' a se', ne' agli altri. Gli volevo bene e lo rispettavo profondamente.
Non mi sento di aggiungere altro, se non riportare il suo ultimo messaggio scritto:
"Carissime/i,
non posso neanche essere molto lungo. un tumore al fegato mi lascia poche settimane, in assistenza domiciliare avro' le cure del caso e verro' accompagnato alla fine. Destino migliore non potevo sperare.
Sapete che sono un ateo convinto e che nell'aldila' trovero' solo tenebre, la pace il silenzio del nulla. Finalmente.
Non faro' un funerale, anzi. Non mi dispiace mettere fine ai miei giorni, da 4 anni lo desideravo, finalmente ci siamo.
Se posso fare un'ultima esternazione me ne vado convinto che la non-violenza non abbia senso, sia una velleita' vuota che sussiste solo in Europa e in America non una prospettiva reale, andate a praticarla nell'Africa Nera...
Non ho piu' fiato per continuare. Vi prego non rispondetemi, non venitemi a cercare voglio solo silenzio. Non credete... sono su di morale. Abbraccio
Angelo".
Dopo questo suo ultimo testo ha interrotto il suo contatto col mondo. Addio caro amico.
2. LUTTI. ALESSANDRO MARESCOTTI RICORDA ANGELO BARACCA
[Dal sito del quotidiano "Il manifesto" riprendiamo e diffondiamo]
"E' stato il mio professore di Meccanica Statistica, senza di lui la mia visione della scienza e della politica sarebbero assai diverse", scrive Gaia, oggi docente in un liceo di Firenze, su un gruppo WhatsApp appena si diffonde la notizia della morte di Angelo Baracca. Angelo e' stato un riferimento per generazioni di studenti che hanno visto nella scienza uno strumento di comprensione e di trasformazione della societa'. Dall'ecologia alla pace e al disarmo.
Chi chiedeva a padre Alex Zanotelli un consiglio su una questione complicata, non di rado si sentiva dire alla fine: "Su questo sentiti con Angelo Baracca, che e' bravo". Cosi' e' stato in particolare all'inizio del 2022, quando i carri armati di Putin andavano avanti e indietro ai confini con l'Ucraina, lasciando il mondo con il fiato sospeso. E lasciando noi pacifisti disorientati. Quel "sentiti con Angelo Baracca che e' bravo" era la ragione di tante telefonate con al centro sia la sua competenza di scienziato, sia la sua lunga esperienza di pacifista, sia la sua affidabilita' come persona. Adesso che Angelo non c'e' piu', siamo gli eredi di tre eredita' che dovremo custodire con cura: quella di studioso, quella di uomo di pace e infine quella di uomo mai sceso a compromessi con il potere.
Era nato a Lugo di Romagna nel 1939. Dopo essersi laureato in Fisica a Milano si e' trasferito a Firenze nel 1967 per insegnare all'universita', trovandosi coinvolto nel movimento del 1968. La sua formazione marxista lo ha condotto a un approccio non neutrale alla scienza. Si e' impegnato contro il nucleare militare e contro il nucleare civile. Ha applicato agli specialismi il metodo storico, cercando proprio nella storia della scienza una chiave utile ad una sua migliore comprensione critica. La competenza di fisico l'ha trasferita agli scienziati impegnati per la pace e per il disarmo.
Angelo ha scritto tantissimo su il manifesto, unendo l'approccio pacifista a quello ecologista: "L'antimilitarismo - scriveva assieme a Marinella Correggia - dovrebbe imporsi fra gli ecomilitanti insieme al concetto di carbon bootprint (impronta climatica degli scarponi militari): l'impatto climalterante di energivori sistemi d'arma, basi e apparati, aerei, navi, carri armati, eserciti; soprattutto durante gli interventi bellici veri e propri".
Angelo collaborava con l'agenzia stampa Pressenza, coordinata da Olivier Turquet. La sua ultima apparizione pubblica e' stata il 28 maggio scorso quando ha presentato a Roma il suo libro "La Nato e i misteri d'Italia" (Left edizioni), nell'ambito dell'EireneFest, il Festival del libro per la pace e la nonviolenza. Anche se nella nonviolenza non si identificava. La sua lotta per la pace nasceva da altri presupposti. Era un marxista e lo e' stato fino alla fine.
Ha collaborato con la redazione di PeaceLink dando un contributo molto importante durante la guerra in Ucraina. Il suo ultimo messaggio l'ha consegnato proprio alla redazione di PeaceLink: "Mi restano poche settimane". Gli abbiamo recapitato una breve lettera collettiva con le firme degli amici, e Tiziano Cardosi, dopo averlo incontrato, ci ha riferito di una persona serena, capace di affrontare l'ultima difficile prova con una calma impressionante. Stessa impressione quella riferita da Alberto Cacopardo, quando lo ha incontrato qualche giorno fa per l'ultima volta, per raccogliere le sue volonta' circa la consegna del suo archivio. Aveva la consapevolezza di aver dato tutte le sue energie, senza riserve. Ed era sereno. "Vi abbraccio tutti", le sue ultime parole.
3. LUTTI. OLIVIER TURQUET RICORDA ANGELO BARACCA
[Dal sito di "Pressenza" riprendiamo e diffondiamo]
Nella giornata del 25 Luglio Angelo Baracca ci ha lasciati, dopo una breve e fulminante malattia.
A Pressenza e' stato, fin dall'inizio, un preciso e costante editorialista, parlando di nucleare, di solidarieta', di eventi storici e sociali, di ecologismo, di Cuba.
Con Angelo ci siamo conosciuti quando venne a presentare le Lettere ai Miei Amici di Silo, appena uscirono nel 1994. Da quell'incontro nasce una collaborazione con il Movimento Umanista che non e' piu' finita; Angelo invitava noi, come tante altre realta' sociali, alle sue lezioni all'Universita' a esporre le campagne e le tematiche del momento. Quella collaborazione si e' rinnovata e rafforzata nella Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza, nel coordinamento ICAN per l'adozione del Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari, nella collaborazione con Pressenza e Multimage con cui abbiamo pubblicato uno dei suoi ultimi libri.
Raccontare le innumerevoli attivita' di Angelo e' praticamente impossibile: attivista convinto antinucleare in tempi insospettabili, membro fondatore degli Scienziati Contro le Guerre e del Comitato fiorentino Fermiamolaguerra, militante di Medicina Democratica e di Italia-Cuba, consulente e amico del gruppo fiorentino dei Fridays for Future, attento saggista di temi che andavano dall'antinucleare alla storia critica della fisica, alla documentazione delle malefatte della NATO (il suo ultimo libro con Left) per citare i primi che vengono in mente.
Ma quello che personalmente vorrei ricordare e' l'amico sempre disponibile, pieno di iniziative, di idee, continuamente in giro a fare conferenze come quell'ultima, due mesi fa, al Festival del Libro per la Pace e la Nonviolenza a cui partecipo' online gia' essendo malato; quell'amico che dopo aver avuto un ictus mi telefono' per dirmi a stento che non mi dovevo preoccupare: per un po' non poteva scrivere articoli perche' doveva fare fisioterapia.
Ci mancherai, Angelo e dovremo rimboccarci le maniche per onorare la tua memoria, cosi' come va onorata la memoria delle buone persone che hanno camminato su questa Terra, a te tanto cara e per cui tanto hai lottato.
4. LUTTI. "CONTROPIANO" RICORDA ANGELO BARACCA
[Dal sito di "Contropiano" riprendiamo e diffondiamo]
Ci e' giunta da poco la notizia della morte di Angelo Baracca da tempo in lotta contro la malattia. Lo avevamo sentito due settimane fa e con molta lucidita' ci aveva detto di essere consapevole di essere alla fine della sua vita. Con grande dignita' lo aveva anche scritto in un breve post del 15 luglio: "Non mi dispiace" - aveva scritto - "lo desideravo, finalmente ci siamo... voglio solo silenzio. Non credete, sono su di morale".
Da lottatore per la pace e contro la guerra ci aveva anche tenuto a sottolineare che "la nonviolenza non abbia senso, sia una velleita' vuota che sussiste solo in Europa, e' velleita' vuota in America, non una prospettiva reale, andate a praticarla in Africa nera".
Con Angelo Baracca era viva da tempo la collaborazione con Contropiano, che ha pubblicato molti dei suoi articoli. Quello a cui teneva in modo particolare e' stato L'orologio ticchetta verso l'apocalisse.
Angelo, da scienziato e attivista, ha collaborato con entusiasmo alle iniziative degli studenti di Cambiare Rotta di cui seguiva con entusiasmo le attivita'.
L'ultima iniziativa comune e' stato l'appello lanciato ad aprile scorso "Fermare la guerra, imporre la pace" che ha rilanciato la lotta contro la guerra in un momento di stanchezza del movimento per la pace e al quale intendiamo dare continuita' nei prossimi mesi, proprio per contrastare in ogni modo il coinvolgimento dell'Italia nella guerra della Nato in Ucraina.
Con Angelo Baracca se ne va uno degli scienziati che si e' prestato con convinzione alla lotta politica, socializzando con la cortesia che lo caratterizzava sia la conoscenza che la militanza. Insieme ad altri scienziati aveva dato vita a "Scienziati contro la guerra" che dalla guerra in Jugoslavia in poi hanno fornito montagne di materiali e documentazioni utili nella denuncia delle devastazione umane, politiche e ambientali della guerra.
Ciao Angelo, siamo sicuri che con te la terra sara' lieve.
5. LUTTI. "MEDICINA DEMOCRATICA" RICORDA ANGELO BARACCA
[Dal sito di "Medicina Democratica" riprendiamo e diffondiamo]
Angelo Baracca ci ha lasciato oggi, nella sua ricca vita e' stato molte persone in una, un fisico quantistico contrario all'utilizzo del nucleare sia militare che civile, un ambientalista e pacifista a tutto tondo, un sostenitore di Cuba, un socio e membro del direttivo di Medicina Democratica.
Nella immediatezza della sua scomparsa lo ricordiamo con una nota di Emanuela Bavazzano: "Un grande dolore per questa partenza di cui in parte sapevo, una stima immensa per quanto fino all'ultimo sia stato attivo e sempre di sostegno alle nostre lotte con tanta tanta umanita', nei rapporti con tutte e tutti noi personali oltre che nel suo essere presente sempre nonostante la sua fragilita' di cui non faceva mistero ma riusciva con gran dignita' a dire sempre la sua opinione, con competenza e disponibilita' estrema".
Riportiamo l’articolo pubblicato sull'ultimo numero di Medicina Democratica nella sua versione integrale, con le immagini che, per motivi di stampa, non abbiamo inserito nella rivista.
Come la monografia sul nucleare contenuta nel numero 176 della rivista (novembre-dicembre 2007).
Ci sara' tempo e necessita' di ricordarne lo spirito e l'esperienza scientifica, politica e sociale, ciao Angelo.
6. LUTTI. SINEAD O'CONNOR
E' deceduta Sinead O'Connor, cantante, sofferente.
Con tenerezza e con strazio la ricordiamo.
7. REPETITA IUVANT. UNA MINIMA NOTIZIA SU LEONARD PELTIER
Leonard Peltier nasce a Grand Forks, nel North Dakota, il 12 settembre 1944.
Nell'infanzia, nell'adolescenza e nella prima giovinezza subisce pressoche' tutte le vessazioni, tutte le umiliazioni, tutti i traumi e l'emarginazione che il potere razzista bianco infligge ai nativi americani. Nella sua autobiografia questo processo di brutale alienazione ed inferiorizzazione e' descritto in pagine profonde e commoventi.
Nei primi anni Settanta incontra l'American Indian Movement (Aim), fondato nel 1968 proprio per difendere i diritti e restituire coscienza della propria dignita' ai nativi americani; e con l'impegno nell'Aim riscopre l'orgoglio di essere indiano - la propria identita', il valore della propria cultura, e quindi la lotta per la riconquista dei diritti del proprio popolo e di tutti i popoli oppressi.
Partecipa nel 1972 al "Sentiero dei trattati infranti", la carovana di migliaia di indiani che attraversa gli Stati Uniti e si conclude a Washington con la presentazione delle rivendicazioni contenute nel documento detto dei "Venti punti" che il governo Nixon non degna di considerazione, e con l'occupazione del Bureau of Indian Affairs.
Dopo l'occupazione nel 1973 da parte dell'Aim di Wounded Knee (il luogo del massacro del 1890 assurto a simbolo della memoria del genocidio delle popolazioni native commesso dal potere razzista e colonialista bianco) nella riserva di Pine Ridge - in cui Wounded Knee si trova - si scatena la repressione: i nativi tradizionalisti ed i militanti dell'Aim unitisi a loro nel rivendicare l'identita', la dignita' e i diritti degli indiani, vengono perseguitati e massacrati dagli squadroni della morte del corrotto presidente del consiglio tribale Dick Wilson: uno stillicidio di assassinii in cui i sicari della polizia privata di Wilson (i famigerati "Goons") sono favoreggiati dall'Fbi che ha deciso di perseguitare l'Aim ed eliminarne i militanti con qualunque mezzo.
Nel 1975 per difendersi dalle continue aggressioni dei Goons di Wilson, alcuni residenti tradizionalisti chiedono l'aiuto dell'Aim, un cui gruppo di militanti viene ospitato nel ranch della famiglia Jumping Bull in cui organizza un campo di spiritualita'.
Proprio in quel lasso di tempo Dick Wilson sta anche trattando in segreto la cessione di una consistente parte del territorio della riserva alle compagnie minerarie.
Il 26 giugno 1975 avviene l'"incidente a Oglala", ovvero la sparatoria scatenata dall'Fbi che si conclude con la morte di due agenti dell'Fbi, Jack Coler e Ronald Williams, e di un giovane militante dell'Aim, Joe Stuntz, e la successiva fuga dei militanti dell'Aim superstiti guidati da Leonard Peltier che riescono ad eludere l'accerchiamento da parte dell'Fbi e degli squadroni della morte di Wilson.
Mentre nessuna inchiesta viene aperta sulla morte della giovane vittima indiana della sparatoria, cosi' come nessuna adeguata inchiesta era stata aperta sulle morti degli altri nativi assassinati nei mesi e negli anni precedenti da parte dei Goons, l'Fbi scatena una vasta e accanita caccia all'uomo per vendicare la morte dei suoi due agenti: in un primo momento vengono imputati dell'uccisione dei due agenti quattro persone: Jimmy Eagle, Dino Butler, Leonard Peltier e Bob Robideau.
Dino Butler e Bob Robideau vengono arrestati non molto tempo dopo, processati a Rapid City ed assolti perche' viene loro riconosciuta la legittima difesa.
A quel punto l'Fbi decide di rinunciare a perseguire Jimmy Eagle e di concentrare le accuse su Leonard Peltier, che nel frattempo e' riuscito a riparare in Canada; li' viene arrestato ed estradato negli Usa sulla base di due affidavit di una "testimone" che lo accusano menzogneramente del duplice omicidio; la cosiddetta "testimone" successivamente rivelera' di essere stata costretta dall'Fbi a dichiarare e sottoscrivere quelle flagranti falsita'.
Peltier viene processato non a Rapid City come i suoi compagni gia' assolti per legittima difesa ma a Fargo, da una giuria di soli bianchi, in un contesto razzista fomentato dall'Fbi.
Viene condannato a due ergastoli nonostante sia ormai evidente che le testimonianze contro di lui erano false, estorte ai testimoni dall'Fbi con gravi minacce, e nonostante che le cosiddette prove contro di lui fossero altrettanto false.
Successivamente infatti, grazie al Freedom of Information Act, fu possibile accedere a documenti che l'Fbi aveva tenuto nascosti e scoprire che non era affatto il cosiddetto "fucile di Peltier" ad aver ucciso i due agenti.
In carcere, si organizza un tentativo di ucciderlo, che viene sventato in modo rocambolesco; ma anche se riesce a salvarsi la vita Leonard Peltier viene sottoposto a un regime particolarmente vessatorio e le sue condizioni di salute ben presto si aggravano.
Tuttavia anche dal carcere, anche in condizioni di particolare durezza, Leonard Peltier riesce a svolgere un'intensa attivita' di testimonianza, di sensibilizzazione, di militanza, finanche di beneficenza; un'attivita' non solo di riflessione e d'impegno morale, sociale e politico, ma anche artistica e letteraria; nel corso degli anni diventa sempre piu' un punto di riferimento in tutto il mondo, come lo fu Nelson Mandela negli anni di prigionia nelle carceri del regime dell'apartheid.
La sua liberazione viene chiesta da illustri personalita', ma e' costantemente negata da parte di chi ha il potere di concederla. Analogamente la richiesta di un nuovo pronunciamento giudiziario e' sempre respinta, cosi' come gli vengono negate tutte le altre guarentigie riconosciute a tutti i detenuti.
Nel 1983 e poi in seconda edizione nel 1991 viene pubblicato il libro di Peter Matthiessen che fa piena luce sulla persecuzione subita da Leonard Peltier.
Nel 1999 viene pubblicata l'autobiografia di Leonard Peltier (presto tradotta anche in francese, italiano, spagnolo e tedesco).
Ma nei primi anni Duemila il processo per la tragica morte di un'altra militante del'Aim, Anna Mae Aquash, viene strumentalizzato dall'Fbi per orchestrare una nuova squallida e grottesca campagna diffamatoria e persecutoria nei confronti di Leonard Peltier. E nel 2009 un agente speciale che aveva avuto un ruolo fondamentale nella "guerra sporca" dell'Fbi contro l'Aim, Joseph Trimbach, da' alle stampe un libro che e' una vera e propria "summa" delle accuse contro Leonard Peltier.
Tuttavia e' ormai chiarissimo che Peltier e' innocente, e la prova definitiva dell'innocenza la da' proprio il libro di Trimbach: in quest'opera il cui scopo dichiarato e' dimostrare che l'Aim e' nient'altro che un'organizzazione criminale e terroristica, e che Leonard Peltier e' nient'altro che un efferato assassino, l'autore non solo non presenta alcuna vera prova contro Peltier, ma di fatto conferma cosi' che prove contro Peltier non ci sono.
Ma gli anni continuano a passare e la solidarieta' con Leonard Peltier non riesce ad ottenerne la liberazione. Occlusa proditoriamente la via giudiziaria, resta solo la grazia presidenziale, ma quando alcuni presidenti statunitensi lasciano intendere di essere disposti a prendere in considerazione un atto di clemenza che restituirebbe la liberta' a Leonard Peltier la reazione dell'Fbi e' minacciosa. Clinton prima e Obama poi rinunciano. Pavidita' dinanzi alla capacita' di intimidazione anche nei confronti della Casa bianca da parte dell'Fbi?
E giungiamo ad oggi: Leonard Peltier, che e' gia' affetto da gravi patologie, alcuni mesi fa e' stato anche malato di covid: nuovamente chiediamo al presidente degli Stati Uniti che sia liberato e riceva cure adeguate. Non muoia in carcere un uomo innocente, non muoia in carcere un eroico lottatore per i diritti umani di tutti gli esseri umani e per la difesa del mondo vivente.
Leonard Peltier deve essere liberato non solo perche' e' anziano e malato, ma perche' e' innocente.
Una bibliografia essenziale:
- Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Pomezia (Roma) 1996 (ora Roberto Massari Editore, Bolsena Vt).
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002 (disponibile in edizione digitale nel sito dell'"International Leonard Peltier Defense Committee": www.whoisleonardpeltier.info)-
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, Agents of Repression: The FBI's Secret Wars Against the Black Panther Party and the American Indian Movement, South End Press, Boulder, Colorado, 1988, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, The COINTELPRO Papers: Documents from the FBI's Secret Wars Against Dissent in the United States, South End Press, Boulder, Colorado, 1990, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Joseph H. Trimbach e John M. Trimbach, American Indian Mafia. An FBI Agent's True Story About Wounded Knee, Leonard Peltier, and the American Indian Movement (AIM), Outskirts Press, Denver 2009.
- Roxanne Dunbar-Ortiz, An Indigenous Peoples' History of the United States, Beacon Press, Boston 2014.
- Dick Bancroft e Laura Waterman Wittstock, We Are Still Here. A photographic history of the American Indian Movement, Minnesota Historical Society Press, 2013.
- Michael Koch e Michael Schiffmann, Ein leben fur Freiheit. Leonard Peltier und der indianische Widerstand, TraumFaenger Verlag, Hohenthann 2016.
8. REPETITA IUVANT. UNA COSA UTILE PER LA PACE: BLOCCARE LA FORNITURA DI ARMI ASSASSINE, CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA
Ovviamente apprezzando e sostenendo le molte iniziative gia' in corso (e soprattutto quelle che concretamente recano aiuti umanitari e soccorrono, accolgono e assistono tutte le vittime e tutte le persone che dalla guerra fuggono e alla guerra si oppongono), vorremmo aggiungere una cosa da fare che ci sembra utile piu' di ogni altra per contribuire da qui, in Italia, a far cessare le stragi in Ucraina: bloccare la fornitura di armi assassine.
E per bloccare la fornitura di armi assassine occorre bloccare con specifiche e adeguate azioni dirette nonviolente le fabbriche di armi, i depositi di armi, i trasporti di armi, i centri decisionali e le strutture tecniche che le forniture di armi assassine organizzano ed eseguono.
*
Fornire armi assassine dove e' in corso una guerra significa partecipare a quella guerra, cosa esplicitamente vietata dall'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana.
Non vi e' infatti alcun dubbio che fornire armi assassine dove una guerra e' in corso e dove quindi esse vengono usate per uccidere degli esseri umani (e tutte le armi sono usate sempre e solo per uccidere) significa partecipare alla guerra e alle stragi di cui essa consiste, e il citato articolo 11 della Costituzione e' chiarissimo e inequivocabile al riguardo, aprendosi con queste precise parole: "L'Italia ripudia la guerra".
Pertanto, un governo italiano che decide di fornire armi assassine a un paese in guerra e' ipso facto in contrasto con la Costituzione cui ha giurato fedelta', ed e' quindi un governo fuorilegge, criminale, golpista. E chiunque in Italia cooperasse all'invio di armi assassine, o l'invio di armi assassine consentisse, sarebbe parimenti criminale.
*
E' quindi diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi all'invio di armi assassine dove una guerra e' in corso.
Cosi' come e' diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi a un governo golpista e a chiunque coopera alla commissione di stragi.
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Come e' possibile contrastare questo crimine?
Come e' possibile fare qualcosa di concreto per salvare le vite di coloro che la guerra - che quelle armi assassine alimentano - uccide?
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi le fabbriche, i depositi, i trasporti di armi.
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi i centri decisionali e le strutture tecniche che quell'invio di armi assassine organizzano ed eseguono.
*
Naturalmente occorre:
a) individuare tutti i luoghi da bloccare ed organizzare adeguatamente il blocco della scellerata attivita' finalizzata all'invio di armi assassine ovvero all'uccisione di esseri umani;
b) formare adeguatamente le persone di volonta' buona disponibili a partecipare a tali azioni dirette nonviolente.
La nonviolenza infatti richiede una specifica accurata preparazione e una completa conoscenza e consapevolezza del significato e delle conseguenze delle proprie azioni, che essendo non simboliche ma concrete espongono chi le esegue alle ovvie rappresaglie da parte dei poteri la cui azione criminale si vuole impedire.
La nonviolenza infatti, nel suo impegno per salvare tutte le vite, richiede una rigorosa coerenza tra i mezzi e i fini, una piena coscienza delle personali sofferenze cui si puo' andare incontro, una nitida disponibilita' ad accettare di subire torti e persecuzioni senza reagire, a subire violenza senza opporre violenza.
*
A oltre un anno dall'inizio della guerra in Ucraina scatenata dall'invasione militare per volonta' del folle e criminale autocrate russo, e' ormai chiaro ad ogni persona che tutti i governi attivamente coinvolti nella guerra, che la guerra e le stragi hanno alimentato e tuttora alimentano e che hanno impedito fin qui ogni tregua ed ogni trattativa di pace, non intendono affatto porre fine alle stragi, non intendono affatto salvare le vite umane che ogni giorno la guerra distrugge, ma anzi cooperano alla prosecuzione, all'intensificazione e all'estensione delle uccisioni di esseri umani, ed accrescono il pericolo che la guerra si faccia mondiale e nucleare e possa distruggere l'intera umana famiglia.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per contrastare questo abominevole massacro e il pericolo dell'apocalisse atomica.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per imporre ai governi la cessazione della guerra.
Hic et nunc solo l'azione diretta nonviolenta puo' concretamente contribuire a fermare le stragi e ad imporre ai governi di cessare il fuoco e avviare trattative di pace.
*
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
9. REPETITA IUVANT. UNA PROPOSTA PER LE ELEZIONI EUROPEE DEL 2024: UNA LISTA NONVIOLENTA PER LA PACE E CONTRO IL RAZZISMO
Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
La politica dell'Unione Europea e' oggi caratterizzata da due orrori.
Il primo: la persecuzione dei migranti: col sostegno alle dittature che li imprigionano in condizioni disumane; con l'appalto ai poteri mafiosi in regime di monopolio della mobilita' per chi e' in fuga da guerre, dittature, fame e miseria; con la reclusione nei lager sia nei paesi di transito che in Europa; con la strage degli innocenti nel Mediterraneo; con lo schiavismo e l'apartheid in Europa. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
Il secondo: il sostegno alla prosecuzione della guerra in Ucraina che ogni giorno provoca altre stragi: con l'incessante fornitura di armi si alimenta la guerra e s'impedisce l'avvio di trattative di pace, e si contribuisce cosi' sia alla prosecuzione dello sterminio della popolazione ucraina vittima della guerra, sia all'escalation verso una guerra atomica che puo' mettere fine all'intera umanita'. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni politiche europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
I vertici dell'Unione Europea si sono peraltro ormai completamente prostituiti alla Nato, l'organizzazione terrorista e stragista che per conto del governo razzista e imperialista degli Stati Uniti d'America opera, dalla fine della Guerra fredda e con sempre maggiore intensita' ed accelerazione, per destabilizzare, asservire o distruggere non solo singole parti del continente europeo ma l'Europa intera. Abolire la Nato e' palesemente l'urgenza delle urgenze per dare all'Europa un futuro di pace.
Il Parlamento Europeo potrebbe e dovrebbe operare per la pace e in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e per la salvaguardia della biosfera, ma attualmente e' anch'esso complice della furia razzista e della furia bellica che si e' incistata nei governi dei paesi europei e nei vertici di tutte le istituzioni politiche europee.
*
Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
E l'Italia rischia di essere rappresentata unicamente da partiti fascisti, razzisti e bellicisti.
Esplicitamente fascista, razzista, bellicista ed ecocida e' tutta l'area governativa italiana.
Razzista si e' dimostrato il partito grillino, che durante la prima esperienza di governo ha condiviso e sostenuto la scellerata politica di brutale persecuzione dei migranti da parte del capo leghista che di quel governo era vicepresidente, ministro e magna pars.
Tragicamente bellicista e' il Pd (e quindi di fatto anche coloro che ad esso subalterni con esso si alleano e che pertanto al di la' del velame dei vaniloquenti proclami portano voti al partito della guerra in cambio di qualche scranno e prebenda).
Questa la triste e trista situazione.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Che fare, quindi?
Io credo che occorra costruire una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo.
Nonviolenta: che cioe' faccia della scelta della nonviolenza la discriminante fondamentale. La nonviolenza essendo l'unica lotta nitida e intransigente, concreta e coerente, contro tutte le violenze e le oppressioni; la nonviolenza essendo il fondamentale strumento teorico e pratico a disposizione della lotta del movimento delle oppresse e degli oppressi per la liberazione dell'umanita' e la salvaguardia dell'intero mondo vivente.
Per la pace: e quindi per il disarmo integrale e l'integrale smilitarizzazione dei conflitti, dei territori, delle societa', delle culture.
Contro il razzismo: e quindi per il pieno riconoscimento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani, poiche' siamo una sola famiglia umana in un unico mondo vivente.
E dire lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo significa dire una lista femminista ed ecologista, socialista e libertaria, delle classi sociali sfruttate e rapinate, delle oppresse e degli oppressi.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Se vogliamo aprire una riflessione comune e autentica, democratica e partecipata, fra tutte le persone e le esperienze disposte a riconoscersi in una prospettiva nonviolenta, femminista, ecologista, socialista e libertaria, per portare nel Parlamento Europeo la voce delle oppresse e degli oppressi e la lotta per la pace, l'affermazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani e la difesa della biosfera, il momento e' adesso.
Prenda la parola ogni persona ed ogni esperienza interessata.
Si promuovano ovunque possibile incontri di riflessione.
10. MAESTRI. ANDREA CAPOCCI: IL SECOLO DI MARCELLO CINI
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 23 luglio 2023 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "Il secolo di Marcello Cini" e il sommario "Anniversari. Nasceva cento anni fa lo scienziato militante e filosofo della scienza, tra i fondatori del 'manifesto'. La sua eredita' piu' scomoda e' la 'non neutralita' della scienza', tema attuale ma rimosso dall'accademia"]
Cade in questa settimana il compleanno di Marcello Cini, nato il 29 luglio di un secolo fa esatto e scomparso nel 2012. Oltre che fisico brillante, militante comunista, filosofo della scienza e pioniere dell'ecologia politica, e' stato uno dei fondatori di questo giornale. Molte delle sue intuizioni sono diventate battaglie di tanti, a partire dalla lotta al nucleare. Altre no: una volta andato via lui si sono affievolite, come se non avessero trovato eredi in grado di farsene carico. Per tutti, il suo nome e' legato a L'Ape e l'architetto, un saggio scritto a cavallo tra la fine degli anni '60 e l’inizio dei '70 del secolo scorso e pubblicato nel 1976.
Il titolo era una citazione di un brano di Karl Marx in cui si distingueva tra la costruzione dell'alveare e di un edificio, che nasce "nella testa" del progettista. Scritto insieme a Michelangelo De Maria (scomparso da poco), Giovanni Ciccotti e Giovanni Jona-Lasinio, l'Ape parlava pero' di scienza e di scienziati. Sono tuttora nelle pagine di quel libro i contributi intellettuali piu' preziosi di Marcello Cini e oggi meno frequentati.
Per alcuni versi L'ape e l'architetto oggi puo' risultare illeggibile. Piu' che a un testo scientifico fa pensare a un pamphlet teologico, di quelli in cui si dibatte tra ortodossia ed eresia. L'oggetto del contendere: cosa pensava davvero Marx della scienza? Un fattore di progresso che porta inesorabilmente alla crisi dei rapporti di produzione capitalistici oppure, come suggerivano Cini e compagni, essa stessa parte del meccanismo di dominio? Una diatriba filologica che impegno' le firme piu' popolari di quotidiani e settimanali non solo d'area - da Giorgio Bocca a Lucio Colletti - ma che ora appare oziosa.
L'ape e l'architetto pero' conteneva altri spunti ben piu' stimolanti, che non interrogavano solo i marxiani ma anche i tanti scienziati che si ritenevano estranei all'agone politico. Nel libro, Cini sosteneva infatti la tesi della "non neutralita' della scienza", secondo cui non sono le applicazioni tecnologiche a fare di una scoperta un fattore di progresso o di sfruttamento, come vuole la vulgata: il carattere di classe e' gia' contenuto nelle stesse teorie, per quanto astratte appaiano, e persino nelle scienze "dure" (matematica, fisica, chimica). Apriti cielo: allora in una societa' diversa da quella capitalistica le leggi della gravita' non sarebbero piu' valide, tento' di banalizzare qualcuno?
Certo che no: Cini e colleghi erano fisici di altissimo livello e non riducevano la scienza a una teoria del complotto ordito dai poteri forti. La "non neutralita' della scienza" significava che il contesto storico in cui nasce una teoria ne determina gli obiettivi e i mezzi con cui perseguirli, influenzando anche la speculazione apparentemente piu' disinteressata. I rapporti sociali non determinano le risposte che la scienza fornisce - due piu' due fa sempre quattro. Ma plasmano le domande che essa si pone e l'organizzazione del lavoro che si da'.
Mentre Cini scriveva, si realizzavano i primi acceleratori di particelle e prendevano il via le missioni spaziali: i laboratori di ricerca iniziavano ad assomigliare a fabbriche, facendo coniare il termine di "Big Science". Impossibile non notare come la competizione politico-economica della Guerra Fredda stesse plasmando anche la conoscenza di base.
Quella riflessione si intrecciava poi con il dibattito internazionale sulla natura del metodo scientifico e sull'influsso che fattori extra-scientifici esercitano sulle teorie. Nel 1969 Einaudi aveva tradotto La struttura delle rivoluzioni scientifiche, il saggio di storia della scienza piu' influente del '900 in cui il fisico ed epistemologo statunitense Thomas Kuhn sosteneva (senza scomodare Marx) che la scienza non avanza gradualmente solo sulla base del metodo galileiano ma e' periodicamente scossa da rivoluzioni che ne riscrivono metodi e statuto anche sulla base di cio' che accade "fuori": un modo di vedere la scienza piu' vicino a quello degli eretici dell'Ape rispetto al cosiddetto "sviluppismo" in voga nella sinistra ufficiale.
Il corollario della "non neutralita' della scienza" era che la proverbiale torre d'avorio non esiste e che il ricercatore non puo' scaricare su altri la responsabilita' per le conseguenze negative dello sviluppo.
Una tesi che negli anni '70 porto' a frequenti solidarieta' tra quadri tecnici e operai nelle aziende ad alta tecnologia. Ma diventata via via piu' scomoda nei decenni successivi quando la comunita' scientifica italiana, cresciuta numericamente, ha perso ogni dimensione artigianale e si e' strutturata in dipartimenti, cordate di potere e vari livelli di precarieta' che irregimentano la forza lavoro e sconsigliano ogni tentativo di autoanalisi sul ruolo sociale degli scienziati.
Lo spiega bene la filosofa della scienza Elena Gagliasso, tra le persone piu' vicine a Cini sul piano umano e intellettuale sulla cui eredita' ha organizzato un convegno recente all'Accademia dei Lincei. "Oggi - dice al manifesto - chi fa ricerca non ha il tempo per fermarsi. La rincorsa alla consegna del prodotto scientifico e la caccia ai fondi non ammettono pause di riflessione".
In effetti, lo scienziato engage' a cavallo del millennio ha cambiato faccia: non e' piu' quello che si fa domande sulle ricadute sociali dei suoi studi anche a costo di spaccare la corporazione (come fece Cini sul nucleare), ma quello che a nome dell'intera comunita' scientifica rivendica maggiori finanziamenti pubblici, in Italia tra i piu' bassi d'Europa, senza fare troppe questioni su come spenderli. All'assenza di dibattito interno al mondo della ricerca la societa' ha reagito in modo speculare, coltivando il cospirazionismo che vede poteri oscuri dietro ogni esperto: una parodia della critica dei saperi.
In questa mutazione, il tema della "non neutralita' della scienza" e' diventato marginale? Gagliasso non concorda del tutto. "L'organizzazione della comunita' scientifica adesso e' oggetto del lavoro dei sociologi, degli specialisti di science policy o di science and technology studies. Quel filone di ricerca si e' istituzionalizzato ma in questo modo se ne e' sterilizzato il contenuto politico". Non e' pero' una svolta a destra. "Tra gli scienziati l'impegno civile non manca", rileva l'epistemologo Gerardo Ienna dell'Universita' di Verona che con Pietro Daniel Omodeo sta curando la prossima pubblicazione in inglese dell'Ape.
"Manca pero' l'impulso auto-riflessivo a collocare la propria attivita' di scienziato nelle strutture di dominio". Forse il vento sta cambiando: le facolta' della Sapienza di Roma sono state recentemente occupate dagli studenti per denunciare i rapporti tra l'ateneo e l'industria dei combustibili fossili responsabile dei cambiamenti climatici. "In questi ultimi tempi nelle generazioni piu' giovani l'Ape ricomincia a circolare e a far discutere", osserva Ienna. "Chi si avvicina alla scienza con spirito critico di solito e' consapevole del ruolo di Cini. Ma attualizzarne l'analisi e' difficile".
Non mancherebbero le occasioni: mai come oggi scienza e tecnologia veicolano cambiamenti sociali radicali al riparo dalla dialettica democratica. Basti pensare all'impatto degli algoritmi sul lavoro e sul consumo. O all'evanescente dibattito intorno a una transizione ecologica che coniughi sostenibilita' e giustizia. Nella crisi ambientale globale la comunita' scientifica e' chiamata a fare la sua parte ed e' bene che qualcuno inizi a ricordarlo. Anche le api nel loro piccolo si incazzano.
11. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Letture
- Andrea Carni', Ecomafia, Rcs, Milano 2023, pp. 160, euro 5,99.
- Dario Fiorentino, I processi alla destra eversiva, Rcs, Milano 2023, pp. 156, euro 5,99.
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Riedizioni
- Emilio Gentile, 25 luglio 1943, Laterza, Roma-Bari 2018, Rcs, Milano 2023, pp. 320, euro 8,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
- Miyazawa Kenji, Matasaburo del vento e altri racconti, Marsilio, Venezia 2022, Gedi, Torino 2023, pp. 256, euro 8,90 (in supplemento al quotidiano "La Repubblica").
12. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
13. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4909 del 28 luglio 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
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Numero 4909 del 28 luglio 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Sommario di questo numero:
1. Giorgio Ferrari ricorda Angelo Baracca
2. Alessandro Marescotti ricorda Angelo Baracca
3. Olivier Turquet ricorda Angelo Baracca
4. "Contropiano" ricorda Angelo Baracca
5. "Medicina Democratica" ricorda Angelo Baracca
6. Sinead O'Connor
7. Una minima notizia su Leonard Peltier
8. Una cosa utile per la pace: bloccare la fornitura di armi assassine, con l'azione diretta nonviolenta
9. Una proposta per le elezioni europee del 2024: una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo
10. Andrea Capocci: Il secolo di Marcello Cini
11. Segnalazioni librarie
12. La "Carta" del Movimento Nonviolento
13. Per saperne di piu'
1. LUTTI. GIORGIO FERRARI RICORDA ANGELO BARACCA
[Dal sito del quotidiano "Il manifesto" riprendiamo e diffondiamo]
Angelo Baracca e' morto. Improvvisamente, per i molti e molte che lo conoscevano di persona o attraverso i suoi scritti.
Non per me, purtroppo, che di questa sua fine mi aveva messo a parte piu' volte negli ultimi anni appena trascorsi.
Non era la morte biologica che desiderava, quanto porre fine ad una esistenza di cui non sopportava piu' il peso umano e politico che gliene derivava da questo mondo.
Con Angelo ci siamo conosciuti tardi (di questo ci manifestavamo reciproco rimpianto) ed ora che non e' piu' tra noi, questo rimpianto e' tale da risultarmi incolmabile e sono sicuro che altri, meglio di me, sapranno ricordare quella parte della vita di Angelo a me sconosciuta.
Cio' che sento e ricordero' sempre di lui - al di la' della liturgia per le care persone scomparse - e' la sua grande disponibilita' abbinata ad un impegno incessante in quello che lui chiamava "ecopacifismo" vissuto pero' da materialista e comunista quale egli era, tanto piu' perche' apertamente professato da un cattedratico.
Un professore fuori dai ranghi accademici Angelo (se non addirittura contro) in cui spiccava quella rara e preziosa critica della scienza di cui c'e' tanto bisogno in questa era di sacrale idolatria della scienza e degli scienziati.
Per questo, tra i tanti impegni politici (in Democrazia Proletaria, nei movimenti pacifisti ed antinucleari) e gli altrettanti scritti e libri, vorrei citare la sua opera piu' coerente (e bistrattata!): un libro di testo universitario "Fisica per Scienze Biologiche e Ambientali" del 2007.
Un libro in cui si manifesta appieno il suo approccio innovativo, non solo all'insegnamento, ma alla produzione della vita stessa degli esseri umani su questa Terra; un'opera che, mi auguro, veda qualche rettore illuminato adottarla come testo di riferimento, restituendo ad Angelo quell'importanza che avrebbe meritato da vivo anche in ambito accademico.
Angelo e' stato lucido fino all'ultimo, e non ha fatto sconti ne' a se', ne' agli altri. Gli volevo bene e lo rispettavo profondamente.
Non mi sento di aggiungere altro, se non riportare il suo ultimo messaggio scritto:
"Carissime/i,
non posso neanche essere molto lungo. un tumore al fegato mi lascia poche settimane, in assistenza domiciliare avro' le cure del caso e verro' accompagnato alla fine. Destino migliore non potevo sperare.
Sapete che sono un ateo convinto e che nell'aldila' trovero' solo tenebre, la pace il silenzio del nulla. Finalmente.
Non faro' un funerale, anzi. Non mi dispiace mettere fine ai miei giorni, da 4 anni lo desideravo, finalmente ci siamo.
Se posso fare un'ultima esternazione me ne vado convinto che la non-violenza non abbia senso, sia una velleita' vuota che sussiste solo in Europa e in America non una prospettiva reale, andate a praticarla nell'Africa Nera...
Non ho piu' fiato per continuare. Vi prego non rispondetemi, non venitemi a cercare voglio solo silenzio. Non credete... sono su di morale. Abbraccio
Angelo".
Dopo questo suo ultimo testo ha interrotto il suo contatto col mondo. Addio caro amico.
2. LUTTI. ALESSANDRO MARESCOTTI RICORDA ANGELO BARACCA
[Dal sito del quotidiano "Il manifesto" riprendiamo e diffondiamo]
"E' stato il mio professore di Meccanica Statistica, senza di lui la mia visione della scienza e della politica sarebbero assai diverse", scrive Gaia, oggi docente in un liceo di Firenze, su un gruppo WhatsApp appena si diffonde la notizia della morte di Angelo Baracca. Angelo e' stato un riferimento per generazioni di studenti che hanno visto nella scienza uno strumento di comprensione e di trasformazione della societa'. Dall'ecologia alla pace e al disarmo.
Chi chiedeva a padre Alex Zanotelli un consiglio su una questione complicata, non di rado si sentiva dire alla fine: "Su questo sentiti con Angelo Baracca, che e' bravo". Cosi' e' stato in particolare all'inizio del 2022, quando i carri armati di Putin andavano avanti e indietro ai confini con l'Ucraina, lasciando il mondo con il fiato sospeso. E lasciando noi pacifisti disorientati. Quel "sentiti con Angelo Baracca che e' bravo" era la ragione di tante telefonate con al centro sia la sua competenza di scienziato, sia la sua lunga esperienza di pacifista, sia la sua affidabilita' come persona. Adesso che Angelo non c'e' piu', siamo gli eredi di tre eredita' che dovremo custodire con cura: quella di studioso, quella di uomo di pace e infine quella di uomo mai sceso a compromessi con il potere.
Era nato a Lugo di Romagna nel 1939. Dopo essersi laureato in Fisica a Milano si e' trasferito a Firenze nel 1967 per insegnare all'universita', trovandosi coinvolto nel movimento del 1968. La sua formazione marxista lo ha condotto a un approccio non neutrale alla scienza. Si e' impegnato contro il nucleare militare e contro il nucleare civile. Ha applicato agli specialismi il metodo storico, cercando proprio nella storia della scienza una chiave utile ad una sua migliore comprensione critica. La competenza di fisico l'ha trasferita agli scienziati impegnati per la pace e per il disarmo.
Angelo ha scritto tantissimo su il manifesto, unendo l'approccio pacifista a quello ecologista: "L'antimilitarismo - scriveva assieme a Marinella Correggia - dovrebbe imporsi fra gli ecomilitanti insieme al concetto di carbon bootprint (impronta climatica degli scarponi militari): l'impatto climalterante di energivori sistemi d'arma, basi e apparati, aerei, navi, carri armati, eserciti; soprattutto durante gli interventi bellici veri e propri".
Angelo collaborava con l'agenzia stampa Pressenza, coordinata da Olivier Turquet. La sua ultima apparizione pubblica e' stata il 28 maggio scorso quando ha presentato a Roma il suo libro "La Nato e i misteri d'Italia" (Left edizioni), nell'ambito dell'EireneFest, il Festival del libro per la pace e la nonviolenza. Anche se nella nonviolenza non si identificava. La sua lotta per la pace nasceva da altri presupposti. Era un marxista e lo e' stato fino alla fine.
Ha collaborato con la redazione di PeaceLink dando un contributo molto importante durante la guerra in Ucraina. Il suo ultimo messaggio l'ha consegnato proprio alla redazione di PeaceLink: "Mi restano poche settimane". Gli abbiamo recapitato una breve lettera collettiva con le firme degli amici, e Tiziano Cardosi, dopo averlo incontrato, ci ha riferito di una persona serena, capace di affrontare l'ultima difficile prova con una calma impressionante. Stessa impressione quella riferita da Alberto Cacopardo, quando lo ha incontrato qualche giorno fa per l'ultima volta, per raccogliere le sue volonta' circa la consegna del suo archivio. Aveva la consapevolezza di aver dato tutte le sue energie, senza riserve. Ed era sereno. "Vi abbraccio tutti", le sue ultime parole.
3. LUTTI. OLIVIER TURQUET RICORDA ANGELO BARACCA
[Dal sito di "Pressenza" riprendiamo e diffondiamo]
Nella giornata del 25 Luglio Angelo Baracca ci ha lasciati, dopo una breve e fulminante malattia.
A Pressenza e' stato, fin dall'inizio, un preciso e costante editorialista, parlando di nucleare, di solidarieta', di eventi storici e sociali, di ecologismo, di Cuba.
Con Angelo ci siamo conosciuti quando venne a presentare le Lettere ai Miei Amici di Silo, appena uscirono nel 1994. Da quell'incontro nasce una collaborazione con il Movimento Umanista che non e' piu' finita; Angelo invitava noi, come tante altre realta' sociali, alle sue lezioni all'Universita' a esporre le campagne e le tematiche del momento. Quella collaborazione si e' rinnovata e rafforzata nella Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza, nel coordinamento ICAN per l'adozione del Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari, nella collaborazione con Pressenza e Multimage con cui abbiamo pubblicato uno dei suoi ultimi libri.
Raccontare le innumerevoli attivita' di Angelo e' praticamente impossibile: attivista convinto antinucleare in tempi insospettabili, membro fondatore degli Scienziati Contro le Guerre e del Comitato fiorentino Fermiamolaguerra, militante di Medicina Democratica e di Italia-Cuba, consulente e amico del gruppo fiorentino dei Fridays for Future, attento saggista di temi che andavano dall'antinucleare alla storia critica della fisica, alla documentazione delle malefatte della NATO (il suo ultimo libro con Left) per citare i primi che vengono in mente.
Ma quello che personalmente vorrei ricordare e' l'amico sempre disponibile, pieno di iniziative, di idee, continuamente in giro a fare conferenze come quell'ultima, due mesi fa, al Festival del Libro per la Pace e la Nonviolenza a cui partecipo' online gia' essendo malato; quell'amico che dopo aver avuto un ictus mi telefono' per dirmi a stento che non mi dovevo preoccupare: per un po' non poteva scrivere articoli perche' doveva fare fisioterapia.
Ci mancherai, Angelo e dovremo rimboccarci le maniche per onorare la tua memoria, cosi' come va onorata la memoria delle buone persone che hanno camminato su questa Terra, a te tanto cara e per cui tanto hai lottato.
4. LUTTI. "CONTROPIANO" RICORDA ANGELO BARACCA
[Dal sito di "Contropiano" riprendiamo e diffondiamo]
Ci e' giunta da poco la notizia della morte di Angelo Baracca da tempo in lotta contro la malattia. Lo avevamo sentito due settimane fa e con molta lucidita' ci aveva detto di essere consapevole di essere alla fine della sua vita. Con grande dignita' lo aveva anche scritto in un breve post del 15 luglio: "Non mi dispiace" - aveva scritto - "lo desideravo, finalmente ci siamo... voglio solo silenzio. Non credete, sono su di morale".
Da lottatore per la pace e contro la guerra ci aveva anche tenuto a sottolineare che "la nonviolenza non abbia senso, sia una velleita' vuota che sussiste solo in Europa, e' velleita' vuota in America, non una prospettiva reale, andate a praticarla in Africa nera".
Con Angelo Baracca era viva da tempo la collaborazione con Contropiano, che ha pubblicato molti dei suoi articoli. Quello a cui teneva in modo particolare e' stato L'orologio ticchetta verso l'apocalisse.
Angelo, da scienziato e attivista, ha collaborato con entusiasmo alle iniziative degli studenti di Cambiare Rotta di cui seguiva con entusiasmo le attivita'.
L'ultima iniziativa comune e' stato l'appello lanciato ad aprile scorso "Fermare la guerra, imporre la pace" che ha rilanciato la lotta contro la guerra in un momento di stanchezza del movimento per la pace e al quale intendiamo dare continuita' nei prossimi mesi, proprio per contrastare in ogni modo il coinvolgimento dell'Italia nella guerra della Nato in Ucraina.
Con Angelo Baracca se ne va uno degli scienziati che si e' prestato con convinzione alla lotta politica, socializzando con la cortesia che lo caratterizzava sia la conoscenza che la militanza. Insieme ad altri scienziati aveva dato vita a "Scienziati contro la guerra" che dalla guerra in Jugoslavia in poi hanno fornito montagne di materiali e documentazioni utili nella denuncia delle devastazione umane, politiche e ambientali della guerra.
Ciao Angelo, siamo sicuri che con te la terra sara' lieve.
5. LUTTI. "MEDICINA DEMOCRATICA" RICORDA ANGELO BARACCA
[Dal sito di "Medicina Democratica" riprendiamo e diffondiamo]
Angelo Baracca ci ha lasciato oggi, nella sua ricca vita e' stato molte persone in una, un fisico quantistico contrario all'utilizzo del nucleare sia militare che civile, un ambientalista e pacifista a tutto tondo, un sostenitore di Cuba, un socio e membro del direttivo di Medicina Democratica.
Nella immediatezza della sua scomparsa lo ricordiamo con una nota di Emanuela Bavazzano: "Un grande dolore per questa partenza di cui in parte sapevo, una stima immensa per quanto fino all'ultimo sia stato attivo e sempre di sostegno alle nostre lotte con tanta tanta umanita', nei rapporti con tutte e tutti noi personali oltre che nel suo essere presente sempre nonostante la sua fragilita' di cui non faceva mistero ma riusciva con gran dignita' a dire sempre la sua opinione, con competenza e disponibilita' estrema".
Riportiamo l’articolo pubblicato sull'ultimo numero di Medicina Democratica nella sua versione integrale, con le immagini che, per motivi di stampa, non abbiamo inserito nella rivista.
Come la monografia sul nucleare contenuta nel numero 176 della rivista (novembre-dicembre 2007).
Ci sara' tempo e necessita' di ricordarne lo spirito e l'esperienza scientifica, politica e sociale, ciao Angelo.
6. LUTTI. SINEAD O'CONNOR
E' deceduta Sinead O'Connor, cantante, sofferente.
Con tenerezza e con strazio la ricordiamo.
7. REPETITA IUVANT. UNA MINIMA NOTIZIA SU LEONARD PELTIER
Leonard Peltier nasce a Grand Forks, nel North Dakota, il 12 settembre 1944.
Nell'infanzia, nell'adolescenza e nella prima giovinezza subisce pressoche' tutte le vessazioni, tutte le umiliazioni, tutti i traumi e l'emarginazione che il potere razzista bianco infligge ai nativi americani. Nella sua autobiografia questo processo di brutale alienazione ed inferiorizzazione e' descritto in pagine profonde e commoventi.
Nei primi anni Settanta incontra l'American Indian Movement (Aim), fondato nel 1968 proprio per difendere i diritti e restituire coscienza della propria dignita' ai nativi americani; e con l'impegno nell'Aim riscopre l'orgoglio di essere indiano - la propria identita', il valore della propria cultura, e quindi la lotta per la riconquista dei diritti del proprio popolo e di tutti i popoli oppressi.
Partecipa nel 1972 al "Sentiero dei trattati infranti", la carovana di migliaia di indiani che attraversa gli Stati Uniti e si conclude a Washington con la presentazione delle rivendicazioni contenute nel documento detto dei "Venti punti" che il governo Nixon non degna di considerazione, e con l'occupazione del Bureau of Indian Affairs.
Dopo l'occupazione nel 1973 da parte dell'Aim di Wounded Knee (il luogo del massacro del 1890 assurto a simbolo della memoria del genocidio delle popolazioni native commesso dal potere razzista e colonialista bianco) nella riserva di Pine Ridge - in cui Wounded Knee si trova - si scatena la repressione: i nativi tradizionalisti ed i militanti dell'Aim unitisi a loro nel rivendicare l'identita', la dignita' e i diritti degli indiani, vengono perseguitati e massacrati dagli squadroni della morte del corrotto presidente del consiglio tribale Dick Wilson: uno stillicidio di assassinii in cui i sicari della polizia privata di Wilson (i famigerati "Goons") sono favoreggiati dall'Fbi che ha deciso di perseguitare l'Aim ed eliminarne i militanti con qualunque mezzo.
Nel 1975 per difendersi dalle continue aggressioni dei Goons di Wilson, alcuni residenti tradizionalisti chiedono l'aiuto dell'Aim, un cui gruppo di militanti viene ospitato nel ranch della famiglia Jumping Bull in cui organizza un campo di spiritualita'.
Proprio in quel lasso di tempo Dick Wilson sta anche trattando in segreto la cessione di una consistente parte del territorio della riserva alle compagnie minerarie.
Il 26 giugno 1975 avviene l'"incidente a Oglala", ovvero la sparatoria scatenata dall'Fbi che si conclude con la morte di due agenti dell'Fbi, Jack Coler e Ronald Williams, e di un giovane militante dell'Aim, Joe Stuntz, e la successiva fuga dei militanti dell'Aim superstiti guidati da Leonard Peltier che riescono ad eludere l'accerchiamento da parte dell'Fbi e degli squadroni della morte di Wilson.
Mentre nessuna inchiesta viene aperta sulla morte della giovane vittima indiana della sparatoria, cosi' come nessuna adeguata inchiesta era stata aperta sulle morti degli altri nativi assassinati nei mesi e negli anni precedenti da parte dei Goons, l'Fbi scatena una vasta e accanita caccia all'uomo per vendicare la morte dei suoi due agenti: in un primo momento vengono imputati dell'uccisione dei due agenti quattro persone: Jimmy Eagle, Dino Butler, Leonard Peltier e Bob Robideau.
Dino Butler e Bob Robideau vengono arrestati non molto tempo dopo, processati a Rapid City ed assolti perche' viene loro riconosciuta la legittima difesa.
A quel punto l'Fbi decide di rinunciare a perseguire Jimmy Eagle e di concentrare le accuse su Leonard Peltier, che nel frattempo e' riuscito a riparare in Canada; li' viene arrestato ed estradato negli Usa sulla base di due affidavit di una "testimone" che lo accusano menzogneramente del duplice omicidio; la cosiddetta "testimone" successivamente rivelera' di essere stata costretta dall'Fbi a dichiarare e sottoscrivere quelle flagranti falsita'.
Peltier viene processato non a Rapid City come i suoi compagni gia' assolti per legittima difesa ma a Fargo, da una giuria di soli bianchi, in un contesto razzista fomentato dall'Fbi.
Viene condannato a due ergastoli nonostante sia ormai evidente che le testimonianze contro di lui erano false, estorte ai testimoni dall'Fbi con gravi minacce, e nonostante che le cosiddette prove contro di lui fossero altrettanto false.
Successivamente infatti, grazie al Freedom of Information Act, fu possibile accedere a documenti che l'Fbi aveva tenuto nascosti e scoprire che non era affatto il cosiddetto "fucile di Peltier" ad aver ucciso i due agenti.
In carcere, si organizza un tentativo di ucciderlo, che viene sventato in modo rocambolesco; ma anche se riesce a salvarsi la vita Leonard Peltier viene sottoposto a un regime particolarmente vessatorio e le sue condizioni di salute ben presto si aggravano.
Tuttavia anche dal carcere, anche in condizioni di particolare durezza, Leonard Peltier riesce a svolgere un'intensa attivita' di testimonianza, di sensibilizzazione, di militanza, finanche di beneficenza; un'attivita' non solo di riflessione e d'impegno morale, sociale e politico, ma anche artistica e letteraria; nel corso degli anni diventa sempre piu' un punto di riferimento in tutto il mondo, come lo fu Nelson Mandela negli anni di prigionia nelle carceri del regime dell'apartheid.
La sua liberazione viene chiesta da illustri personalita', ma e' costantemente negata da parte di chi ha il potere di concederla. Analogamente la richiesta di un nuovo pronunciamento giudiziario e' sempre respinta, cosi' come gli vengono negate tutte le altre guarentigie riconosciute a tutti i detenuti.
Nel 1983 e poi in seconda edizione nel 1991 viene pubblicato il libro di Peter Matthiessen che fa piena luce sulla persecuzione subita da Leonard Peltier.
Nel 1999 viene pubblicata l'autobiografia di Leonard Peltier (presto tradotta anche in francese, italiano, spagnolo e tedesco).
Ma nei primi anni Duemila il processo per la tragica morte di un'altra militante del'Aim, Anna Mae Aquash, viene strumentalizzato dall'Fbi per orchestrare una nuova squallida e grottesca campagna diffamatoria e persecutoria nei confronti di Leonard Peltier. E nel 2009 un agente speciale che aveva avuto un ruolo fondamentale nella "guerra sporca" dell'Fbi contro l'Aim, Joseph Trimbach, da' alle stampe un libro che e' una vera e propria "summa" delle accuse contro Leonard Peltier.
Tuttavia e' ormai chiarissimo che Peltier e' innocente, e la prova definitiva dell'innocenza la da' proprio il libro di Trimbach: in quest'opera il cui scopo dichiarato e' dimostrare che l'Aim e' nient'altro che un'organizzazione criminale e terroristica, e che Leonard Peltier e' nient'altro che un efferato assassino, l'autore non solo non presenta alcuna vera prova contro Peltier, ma di fatto conferma cosi' che prove contro Peltier non ci sono.
Ma gli anni continuano a passare e la solidarieta' con Leonard Peltier non riesce ad ottenerne la liberazione. Occlusa proditoriamente la via giudiziaria, resta solo la grazia presidenziale, ma quando alcuni presidenti statunitensi lasciano intendere di essere disposti a prendere in considerazione un atto di clemenza che restituirebbe la liberta' a Leonard Peltier la reazione dell'Fbi e' minacciosa. Clinton prima e Obama poi rinunciano. Pavidita' dinanzi alla capacita' di intimidazione anche nei confronti della Casa bianca da parte dell'Fbi?
E giungiamo ad oggi: Leonard Peltier, che e' gia' affetto da gravi patologie, alcuni mesi fa e' stato anche malato di covid: nuovamente chiediamo al presidente degli Stati Uniti che sia liberato e riceva cure adeguate. Non muoia in carcere un uomo innocente, non muoia in carcere un eroico lottatore per i diritti umani di tutti gli esseri umani e per la difesa del mondo vivente.
Leonard Peltier deve essere liberato non solo perche' e' anziano e malato, ma perche' e' innocente.
Una bibliografia essenziale:
- Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Pomezia (Roma) 1996 (ora Roberto Massari Editore, Bolsena Vt).
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002 (disponibile in edizione digitale nel sito dell'"International Leonard Peltier Defense Committee": www.whoisleonardpeltier.info)-
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, Agents of Repression: The FBI's Secret Wars Against the Black Panther Party and the American Indian Movement, South End Press, Boulder, Colorado, 1988, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, The COINTELPRO Papers: Documents from the FBI's Secret Wars Against Dissent in the United States, South End Press, Boulder, Colorado, 1990, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Joseph H. Trimbach e John M. Trimbach, American Indian Mafia. An FBI Agent's True Story About Wounded Knee, Leonard Peltier, and the American Indian Movement (AIM), Outskirts Press, Denver 2009.
- Roxanne Dunbar-Ortiz, An Indigenous Peoples' History of the United States, Beacon Press, Boston 2014.
- Dick Bancroft e Laura Waterman Wittstock, We Are Still Here. A photographic history of the American Indian Movement, Minnesota Historical Society Press, 2013.
- Michael Koch e Michael Schiffmann, Ein leben fur Freiheit. Leonard Peltier und der indianische Widerstand, TraumFaenger Verlag, Hohenthann 2016.
8. REPETITA IUVANT. UNA COSA UTILE PER LA PACE: BLOCCARE LA FORNITURA DI ARMI ASSASSINE, CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA
Ovviamente apprezzando e sostenendo le molte iniziative gia' in corso (e soprattutto quelle che concretamente recano aiuti umanitari e soccorrono, accolgono e assistono tutte le vittime e tutte le persone che dalla guerra fuggono e alla guerra si oppongono), vorremmo aggiungere una cosa da fare che ci sembra utile piu' di ogni altra per contribuire da qui, in Italia, a far cessare le stragi in Ucraina: bloccare la fornitura di armi assassine.
E per bloccare la fornitura di armi assassine occorre bloccare con specifiche e adeguate azioni dirette nonviolente le fabbriche di armi, i depositi di armi, i trasporti di armi, i centri decisionali e le strutture tecniche che le forniture di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Fornire armi assassine dove e' in corso una guerra significa partecipare a quella guerra, cosa esplicitamente vietata dall'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana.
Non vi e' infatti alcun dubbio che fornire armi assassine dove una guerra e' in corso e dove quindi esse vengono usate per uccidere degli esseri umani (e tutte le armi sono usate sempre e solo per uccidere) significa partecipare alla guerra e alle stragi di cui essa consiste, e il citato articolo 11 della Costituzione e' chiarissimo e inequivocabile al riguardo, aprendosi con queste precise parole: "L'Italia ripudia la guerra".
Pertanto, un governo italiano che decide di fornire armi assassine a un paese in guerra e' ipso facto in contrasto con la Costituzione cui ha giurato fedelta', ed e' quindi un governo fuorilegge, criminale, golpista. E chiunque in Italia cooperasse all'invio di armi assassine, o l'invio di armi assassine consentisse, sarebbe parimenti criminale.
*
E' quindi diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi all'invio di armi assassine dove una guerra e' in corso.
Cosi' come e' diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi a un governo golpista e a chiunque coopera alla commissione di stragi.
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Come e' possibile contrastare questo crimine?
Come e' possibile fare qualcosa di concreto per salvare le vite di coloro che la guerra - che quelle armi assassine alimentano - uccide?
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi le fabbriche, i depositi, i trasporti di armi.
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi i centri decisionali e le strutture tecniche che quell'invio di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Naturalmente occorre:
a) individuare tutti i luoghi da bloccare ed organizzare adeguatamente il blocco della scellerata attivita' finalizzata all'invio di armi assassine ovvero all'uccisione di esseri umani;
b) formare adeguatamente le persone di volonta' buona disponibili a partecipare a tali azioni dirette nonviolente.
La nonviolenza infatti richiede una specifica accurata preparazione e una completa conoscenza e consapevolezza del significato e delle conseguenze delle proprie azioni, che essendo non simboliche ma concrete espongono chi le esegue alle ovvie rappresaglie da parte dei poteri la cui azione criminale si vuole impedire.
La nonviolenza infatti, nel suo impegno per salvare tutte le vite, richiede una rigorosa coerenza tra i mezzi e i fini, una piena coscienza delle personali sofferenze cui si puo' andare incontro, una nitida disponibilita' ad accettare di subire torti e persecuzioni senza reagire, a subire violenza senza opporre violenza.
*
A oltre un anno dall'inizio della guerra in Ucraina scatenata dall'invasione militare per volonta' del folle e criminale autocrate russo, e' ormai chiaro ad ogni persona che tutti i governi attivamente coinvolti nella guerra, che la guerra e le stragi hanno alimentato e tuttora alimentano e che hanno impedito fin qui ogni tregua ed ogni trattativa di pace, non intendono affatto porre fine alle stragi, non intendono affatto salvare le vite umane che ogni giorno la guerra distrugge, ma anzi cooperano alla prosecuzione, all'intensificazione e all'estensione delle uccisioni di esseri umani, ed accrescono il pericolo che la guerra si faccia mondiale e nucleare e possa distruggere l'intera umana famiglia.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per contrastare questo abominevole massacro e il pericolo dell'apocalisse atomica.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per imporre ai governi la cessazione della guerra.
Hic et nunc solo l'azione diretta nonviolenta puo' concretamente contribuire a fermare le stragi e ad imporre ai governi di cessare il fuoco e avviare trattative di pace.
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Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
9. REPETITA IUVANT. UNA PROPOSTA PER LE ELEZIONI EUROPEE DEL 2024: UNA LISTA NONVIOLENTA PER LA PACE E CONTRO IL RAZZISMO
Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
La politica dell'Unione Europea e' oggi caratterizzata da due orrori.
Il primo: la persecuzione dei migranti: col sostegno alle dittature che li imprigionano in condizioni disumane; con l'appalto ai poteri mafiosi in regime di monopolio della mobilita' per chi e' in fuga da guerre, dittature, fame e miseria; con la reclusione nei lager sia nei paesi di transito che in Europa; con la strage degli innocenti nel Mediterraneo; con lo schiavismo e l'apartheid in Europa. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
Il secondo: il sostegno alla prosecuzione della guerra in Ucraina che ogni giorno provoca altre stragi: con l'incessante fornitura di armi si alimenta la guerra e s'impedisce l'avvio di trattative di pace, e si contribuisce cosi' sia alla prosecuzione dello sterminio della popolazione ucraina vittima della guerra, sia all'escalation verso una guerra atomica che puo' mettere fine all'intera umanita'. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni politiche europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
I vertici dell'Unione Europea si sono peraltro ormai completamente prostituiti alla Nato, l'organizzazione terrorista e stragista che per conto del governo razzista e imperialista degli Stati Uniti d'America opera, dalla fine della Guerra fredda e con sempre maggiore intensita' ed accelerazione, per destabilizzare, asservire o distruggere non solo singole parti del continente europeo ma l'Europa intera. Abolire la Nato e' palesemente l'urgenza delle urgenze per dare all'Europa un futuro di pace.
Il Parlamento Europeo potrebbe e dovrebbe operare per la pace e in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e per la salvaguardia della biosfera, ma attualmente e' anch'esso complice della furia razzista e della furia bellica che si e' incistata nei governi dei paesi europei e nei vertici di tutte le istituzioni politiche europee.
*
Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
E l'Italia rischia di essere rappresentata unicamente da partiti fascisti, razzisti e bellicisti.
Esplicitamente fascista, razzista, bellicista ed ecocida e' tutta l'area governativa italiana.
Razzista si e' dimostrato il partito grillino, che durante la prima esperienza di governo ha condiviso e sostenuto la scellerata politica di brutale persecuzione dei migranti da parte del capo leghista che di quel governo era vicepresidente, ministro e magna pars.
Tragicamente bellicista e' il Pd (e quindi di fatto anche coloro che ad esso subalterni con esso si alleano e che pertanto al di la' del velame dei vaniloquenti proclami portano voti al partito della guerra in cambio di qualche scranno e prebenda).
Questa la triste e trista situazione.
*
Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Che fare, quindi?
Io credo che occorra costruire una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo.
Nonviolenta: che cioe' faccia della scelta della nonviolenza la discriminante fondamentale. La nonviolenza essendo l'unica lotta nitida e intransigente, concreta e coerente, contro tutte le violenze e le oppressioni; la nonviolenza essendo il fondamentale strumento teorico e pratico a disposizione della lotta del movimento delle oppresse e degli oppressi per la liberazione dell'umanita' e la salvaguardia dell'intero mondo vivente.
Per la pace: e quindi per il disarmo integrale e l'integrale smilitarizzazione dei conflitti, dei territori, delle societa', delle culture.
Contro il razzismo: e quindi per il pieno riconoscimento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani, poiche' siamo una sola famiglia umana in un unico mondo vivente.
E dire lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo significa dire una lista femminista ed ecologista, socialista e libertaria, delle classi sociali sfruttate e rapinate, delle oppresse e degli oppressi.
*
Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Se vogliamo aprire una riflessione comune e autentica, democratica e partecipata, fra tutte le persone e le esperienze disposte a riconoscersi in una prospettiva nonviolenta, femminista, ecologista, socialista e libertaria, per portare nel Parlamento Europeo la voce delle oppresse e degli oppressi e la lotta per la pace, l'affermazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani e la difesa della biosfera, il momento e' adesso.
Prenda la parola ogni persona ed ogni esperienza interessata.
Si promuovano ovunque possibile incontri di riflessione.
10. MAESTRI. ANDREA CAPOCCI: IL SECOLO DI MARCELLO CINI
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 23 luglio 2023 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "Il secolo di Marcello Cini" e il sommario "Anniversari. Nasceva cento anni fa lo scienziato militante e filosofo della scienza, tra i fondatori del 'manifesto'. La sua eredita' piu' scomoda e' la 'non neutralita' della scienza', tema attuale ma rimosso dall'accademia"]
Cade in questa settimana il compleanno di Marcello Cini, nato il 29 luglio di un secolo fa esatto e scomparso nel 2012. Oltre che fisico brillante, militante comunista, filosofo della scienza e pioniere dell'ecologia politica, e' stato uno dei fondatori di questo giornale. Molte delle sue intuizioni sono diventate battaglie di tanti, a partire dalla lotta al nucleare. Altre no: una volta andato via lui si sono affievolite, come se non avessero trovato eredi in grado di farsene carico. Per tutti, il suo nome e' legato a L'Ape e l'architetto, un saggio scritto a cavallo tra la fine degli anni '60 e l’inizio dei '70 del secolo scorso e pubblicato nel 1976.
Il titolo era una citazione di un brano di Karl Marx in cui si distingueva tra la costruzione dell'alveare e di un edificio, che nasce "nella testa" del progettista. Scritto insieme a Michelangelo De Maria (scomparso da poco), Giovanni Ciccotti e Giovanni Jona-Lasinio, l'Ape parlava pero' di scienza e di scienziati. Sono tuttora nelle pagine di quel libro i contributi intellettuali piu' preziosi di Marcello Cini e oggi meno frequentati.
Per alcuni versi L'ape e l'architetto oggi puo' risultare illeggibile. Piu' che a un testo scientifico fa pensare a un pamphlet teologico, di quelli in cui si dibatte tra ortodossia ed eresia. L'oggetto del contendere: cosa pensava davvero Marx della scienza? Un fattore di progresso che porta inesorabilmente alla crisi dei rapporti di produzione capitalistici oppure, come suggerivano Cini e compagni, essa stessa parte del meccanismo di dominio? Una diatriba filologica che impegno' le firme piu' popolari di quotidiani e settimanali non solo d'area - da Giorgio Bocca a Lucio Colletti - ma che ora appare oziosa.
L'ape e l'architetto pero' conteneva altri spunti ben piu' stimolanti, che non interrogavano solo i marxiani ma anche i tanti scienziati che si ritenevano estranei all'agone politico. Nel libro, Cini sosteneva infatti la tesi della "non neutralita' della scienza", secondo cui non sono le applicazioni tecnologiche a fare di una scoperta un fattore di progresso o di sfruttamento, come vuole la vulgata: il carattere di classe e' gia' contenuto nelle stesse teorie, per quanto astratte appaiano, e persino nelle scienze "dure" (matematica, fisica, chimica). Apriti cielo: allora in una societa' diversa da quella capitalistica le leggi della gravita' non sarebbero piu' valide, tento' di banalizzare qualcuno?
Certo che no: Cini e colleghi erano fisici di altissimo livello e non riducevano la scienza a una teoria del complotto ordito dai poteri forti. La "non neutralita' della scienza" significava che il contesto storico in cui nasce una teoria ne determina gli obiettivi e i mezzi con cui perseguirli, influenzando anche la speculazione apparentemente piu' disinteressata. I rapporti sociali non determinano le risposte che la scienza fornisce - due piu' due fa sempre quattro. Ma plasmano le domande che essa si pone e l'organizzazione del lavoro che si da'.
Mentre Cini scriveva, si realizzavano i primi acceleratori di particelle e prendevano il via le missioni spaziali: i laboratori di ricerca iniziavano ad assomigliare a fabbriche, facendo coniare il termine di "Big Science". Impossibile non notare come la competizione politico-economica della Guerra Fredda stesse plasmando anche la conoscenza di base.
Quella riflessione si intrecciava poi con il dibattito internazionale sulla natura del metodo scientifico e sull'influsso che fattori extra-scientifici esercitano sulle teorie. Nel 1969 Einaudi aveva tradotto La struttura delle rivoluzioni scientifiche, il saggio di storia della scienza piu' influente del '900 in cui il fisico ed epistemologo statunitense Thomas Kuhn sosteneva (senza scomodare Marx) che la scienza non avanza gradualmente solo sulla base del metodo galileiano ma e' periodicamente scossa da rivoluzioni che ne riscrivono metodi e statuto anche sulla base di cio' che accade "fuori": un modo di vedere la scienza piu' vicino a quello degli eretici dell'Ape rispetto al cosiddetto "sviluppismo" in voga nella sinistra ufficiale.
Il corollario della "non neutralita' della scienza" era che la proverbiale torre d'avorio non esiste e che il ricercatore non puo' scaricare su altri la responsabilita' per le conseguenze negative dello sviluppo.
Una tesi che negli anni '70 porto' a frequenti solidarieta' tra quadri tecnici e operai nelle aziende ad alta tecnologia. Ma diventata via via piu' scomoda nei decenni successivi quando la comunita' scientifica italiana, cresciuta numericamente, ha perso ogni dimensione artigianale e si e' strutturata in dipartimenti, cordate di potere e vari livelli di precarieta' che irregimentano la forza lavoro e sconsigliano ogni tentativo di autoanalisi sul ruolo sociale degli scienziati.
Lo spiega bene la filosofa della scienza Elena Gagliasso, tra le persone piu' vicine a Cini sul piano umano e intellettuale sulla cui eredita' ha organizzato un convegno recente all'Accademia dei Lincei. "Oggi - dice al manifesto - chi fa ricerca non ha il tempo per fermarsi. La rincorsa alla consegna del prodotto scientifico e la caccia ai fondi non ammettono pause di riflessione".
In effetti, lo scienziato engage' a cavallo del millennio ha cambiato faccia: non e' piu' quello che si fa domande sulle ricadute sociali dei suoi studi anche a costo di spaccare la corporazione (come fece Cini sul nucleare), ma quello che a nome dell'intera comunita' scientifica rivendica maggiori finanziamenti pubblici, in Italia tra i piu' bassi d'Europa, senza fare troppe questioni su come spenderli. All'assenza di dibattito interno al mondo della ricerca la societa' ha reagito in modo speculare, coltivando il cospirazionismo che vede poteri oscuri dietro ogni esperto: una parodia della critica dei saperi.
In questa mutazione, il tema della "non neutralita' della scienza" e' diventato marginale? Gagliasso non concorda del tutto. "L'organizzazione della comunita' scientifica adesso e' oggetto del lavoro dei sociologi, degli specialisti di science policy o di science and technology studies. Quel filone di ricerca si e' istituzionalizzato ma in questo modo se ne e' sterilizzato il contenuto politico". Non e' pero' una svolta a destra. "Tra gli scienziati l'impegno civile non manca", rileva l'epistemologo Gerardo Ienna dell'Universita' di Verona che con Pietro Daniel Omodeo sta curando la prossima pubblicazione in inglese dell'Ape.
"Manca pero' l'impulso auto-riflessivo a collocare la propria attivita' di scienziato nelle strutture di dominio". Forse il vento sta cambiando: le facolta' della Sapienza di Roma sono state recentemente occupate dagli studenti per denunciare i rapporti tra l'ateneo e l'industria dei combustibili fossili responsabile dei cambiamenti climatici. "In questi ultimi tempi nelle generazioni piu' giovani l'Ape ricomincia a circolare e a far discutere", osserva Ienna. "Chi si avvicina alla scienza con spirito critico di solito e' consapevole del ruolo di Cini. Ma attualizzarne l'analisi e' difficile".
Non mancherebbero le occasioni: mai come oggi scienza e tecnologia veicolano cambiamenti sociali radicali al riparo dalla dialettica democratica. Basti pensare all'impatto degli algoritmi sul lavoro e sul consumo. O all'evanescente dibattito intorno a una transizione ecologica che coniughi sostenibilita' e giustizia. Nella crisi ambientale globale la comunita' scientifica e' chiamata a fare la sua parte ed e' bene che qualcuno inizi a ricordarlo. Anche le api nel loro piccolo si incazzano.
11. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Letture
- Andrea Carni', Ecomafia, Rcs, Milano 2023, pp. 160, euro 5,99.
- Dario Fiorentino, I processi alla destra eversiva, Rcs, Milano 2023, pp. 156, euro 5,99.
*
Riedizioni
- Emilio Gentile, 25 luglio 1943, Laterza, Roma-Bari 2018, Rcs, Milano 2023, pp. 320, euro 8,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
- Miyazawa Kenji, Matasaburo del vento e altri racconti, Marsilio, Venezia 2022, Gedi, Torino 2023, pp. 256, euro 8,90 (in supplemento al quotidiano "La Repubblica").
12. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
13. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4909 del 28 luglio 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
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