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[Nonviolenza] Telegrammi. 4907
- Subject: [Nonviolenza] Telegrammi. 4907
- From: Centro di ricerca per la pace Centro di ricerca per la pace <centropacevt at gmail.com>
- Date: Tue, 25 Jul 2023 15:41:43 +0200
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4907 del 26 luglio 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Sommario di questo numero:
1. Marc Auge'
2. Otello Profazio
3. Il saluto dell'Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo a Bianca Pomeranzi
4. Oxfam-Italia: Addio a Bianca Maria Pomeranzi
5. Raniero La Valle: A Vilnius la Nato s'e' presa il mondo
6. Pasquale Pugliese: Senza logos. Quando i politologi vanno alla guerra
7. "Costituente Terra": La destra non sfonda
8. Una minima notizia su Leonard Peltier
9. Una cosa utile per la pace: bloccare la fornitura di armi assassine, con l'azione diretta nonviolenta
10. Una proposta per le elezioni europee del 2024: una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo
11. Segnalazioni librarie
12. La "Carta" del Movimento Nonviolento
13. Per saperne di piu'
1. LUTTI. MARC AUGE'
E' deceduto Marc Auge', illustre antropologo.
Con gratitudine lo ricordiamo.
2. LUTTI. OTELLO PROFAZIO
E' deceduto Otello Profazio, illustre cantautore.
Con gratitudine lo ricordiamo.
3. LUTTI. IL SALUTO DELL'AGENZIA ITALIANA PER LA COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO A BIANCA POMERANZI
[Dal sito dell'Aics riprendiamo e diffondiamo]
Cara Bianca,
ti ricorderemo sempre per la tua tenacia, la tua cultura immensa e la tua visione lungimirante. Ti ringraziamo per aver segnato la strada di un percorso difficile, quello per i diritti delle donne, ragazze e bambine ovunque esse si trovino, che tu hai tracciato con spirito battagliero. Ti porteremo con noi, promettendoti di non vanificare i tuoi sforzi e di rendere la Cooperazione italiana sempre piu' per le donne e delle donne.
Le tue colleghe e i tuoi colleghi dell'AICS
4. LUTTI. OXFAM-ITALIA: ADDIO A BIANCA MARIA POMERANZI
[Dal sito di Oxfam-Italia riprendiamo e diffondiamo]
Tutta Oxfam Italia con grande affetto e' vicina alla moglie e ai familiari di Bianca Maria Pomeranzi, scomparsa ieri.
Intellettuale e militante appassionata, Bianca e' stata una figura di riferimento per il movimento femminista in Italia e a livello internazionale in ambito ONU, per la societa' civile, nelle istituzioni.
Socia da molti anni di Oxfam Italia, era parte del nostro Consiglio di Amministrazione dal 2021, dando un importante contributo alla crescita della nostra organizzazione con grande intelligenza, acume ed empatia.
Bianca ci ha lasciato una grande eredita' e manchera' a tantə, in Italia e nel mondo, per tutto cio' che ha fatto.
5. L'ORA. RANIERO LA VALLE: A VILNIUS LA NATO S'E' PRESA IL MONDO
[Da "Il fatto quotidiano" del 25 luglio 2023 riprendiamo e diffondiamo]
Achtung, achtung, achtung, lo dico in tedesco perche' da bambino c'era l'occupazione tedesca e questa parola suonava come massimo allarme. Attenzione, ci stanno rubando il mondo.
Credevamo di vivere in un mondo fatto di terre, culture, popoli e valori diversi, uniti ma ciascuno al suo posto, distesi come su una sfera, che il Papa chiama un poliedro; ed ecco che a Vilnius trentatre' signori e signore, tutti insieme intessuti in una bella foto di gruppo, si prendono il mondo, ma non tutto, lo riducono a una sola immagine, la loro, vi riconoscono solo i loro valori, lo riducono alla loro cultura, lo dotano di un'unica armata, lo chiamano "area euro-atlantica", eppure va da mare a mare, dall'Atlantico all'Indo-Pacifico, all'Australia, al Giappone, alla Nuova Zelanda, alla Corea del Sud, e lo contrappongono ai nemici, agli scartati e ai senza nome, e dicono che questo e' il mondo, il solo legittimato a esistere e a vivere. E lo dicono in un documento di 33 pagine e 11.300 parole, nell'edizione inglese, che nessuno ha letto, nemmeno la Meloni, perche' nessuno legge piu' tante parole e del resto nella giornata di Vilnius nemmeno ce ne sarebbe stato il tempo.
Tuttavia il documento che qualcuno ha recapitato al vertice Nato in Lituania non era una sorpresa, perche' in realta' trasferiva e imputava ai 33 Stati membri dell'Alleanza e ai loro partner e complici, i dettati e le visioni dei due documenti, sulla strategia nazionale e la difesa nazionale degli Stati Uniti, pubblicati nell'ottobre scorso dalla Casa Bianca e dal Pentagono. Da Washington a Vilnius infatti tutto torna, tutto vale per l'America e per la sua "impareggiabile" Corte: gli stessi nemici, la Russia, la Cina, l'Iran, la Corea del Nord, il "terrorismo", la stessa vittima che unifica tutti intorno all'altare del sacrificio, l'Ucraina, la stessa determinazione all'uso anche per primi dell'arma nucleare perche' la deterrenza non basta piu', la stessa idea che il vecchio concetto di difesa e' superato, perche' oggi con le armi della guerra non si decidono solo le guerre, ma le alternative di ogni tipo, la gestione delle crisi, le politiche industriali, l'economia, il clima, i temi della "sicurezza umana", perfino la questione dell'uguaglianza di genere e la partecipazione delle donne: tutto ha a che fare con la Nato, il nuovo sovrano, perche' il suo approccio e' "a 360 gradi" e i suoi tre compiti fondamentali, "deterrenza e difesa, prevenzione e gestione delle crisi e sicurezza cooperativa", devono essere adempiuti con assoluta discrezionalita': "Risponderemo a qualsiasi minaccia alla nostra sicurezza come e quando lo riterremo opportuno, nell'area di nostra scelta, utilizzando strumenti militari e non militari in modo proporzionato, coerente e integrato"; e, come pare, a decidere nell'emergenza (ma questo non e' stato scritto) puo' essere anche il generale comandante della Nato senza interpellare "la struttura"; insomma c'e' il nucleare libero all'esercizio.
Vilnius decreta quindi lo stato del mondo. Dopo la rimozione del Muro di Berlino sembravano maturi i tempi per fare della intera comunita' umana un soggetto costituente, una "Costituente terra" per instaurare un costituzionalismo mondiale; ed eccola ora questa Costituzione della Terra, ammannita per grazia, octroyee, direbbero i francesi, e questa Costituzione e' la guerra, e' il sistema di guerra, e la Terra ne e' il poligono di tiro, prima che il campo di battaglia.
C'e' pero' una difficolta': questo non e' l'assetto scontato del mondo, nonostante le filosofie che della guerra fanno uno stato di natura e della pace invece un artificio, e le opinioni pubbliche non sono affatto inclini a prendere la guerra come norma, come ambiente in cui vivere, e tanto meno la vogliono i viziati dal benessere, i "giovani da divano", come li chiama papa Francesco. Dunque perche' si persuadano alla guerra, bisogna che la guerra ci sia, fin sulla soglia di casa, se no non puo' farsi politicamente ed emotivamente "ambiente di sicurezza", sistema e struttura. Questo spiega perche' la guerra d'Ucraina non deve finire mai, e il Vertice di Vilnius ha perfettamente stabilito questo presupposto.
L'Ucraina e' stata totalmente integrata nella Nato, ma bisogna far finta che non lo sia, per non costringere la Russia a usare l'arma nucleare; Putin accusa il colpo, deve stare al gioco, e si dice "pronto a trattare separatamente le garanzie di sicurezza dell'Ucraina, ma non nel contesto della sua adesione alla Nato". E a Vilnius si assicura che questo non avverra', che l'Ucraina entrera' nella Nato solo a guerra finita, ed e' la ragione per cui essa, come Biden ha voluto fin dal principio, non deve avere fine; e Zelensky dopo la prima arrabbiatura che gli e' valsa l'accusa di "ingratitudine" da parte del ministro della Difesa inglese, e' passato all'incasso e ha lietamente manifestato il suo entusiasmo.
A scanso di equivoci, per rassicurare i suoi lettori ha spiegato tutto il Corriere della Sera, dando la parola al colonnello dello Stato Maggiore ucraino e analista militare Oleg Zhdanov: "Negli ultimi 16 mesi, noi ci siamo integrati nella macchina militare atlantica come mai avremmo neppure sognato prima del 24 febbraio 2022; pur non appartenendo ufficialmente alla Nato ormai il 90 per cento delle nostre procedure militari segue i parametri Nato. Ma c'e' di piu', ormai la meta' dei nostri armamenti sono Nato, i circa 40.000 uomini pronti a sfondare le linee russe sono vestiti, armati, trasportati, addestrati dalla Nato; perfino le loro armi personali sono state fornite dagli alleati", e via enumerando: "i carri armati tedeschi Leopard 2, i gipponi Humvee americani o i corazzati Bradley e Strykes, decine di tipi diversi di blindati trasporto truppe, i cannoni francesi a lunga gittata Caesar o quelli Usa M777, i lanciarazzi americani Himars, gli obici semoventi Krab polacchi", tutto corredato da assistenza, pezzi di ricambio, personale specializzato, con una catena di interscambio e cooperazione nel lungo periodo, anche se "e' difficile dire quando l'Ucraina entrera' nella Nato, forse mai". E a questo punto il Corriere passa la parola a Biden che dice che la Russia ha gia' perso, ed e' spavaldamente certo che non usera' l'atomica.
E questa e' la vera novita': l'arma nucleare non e' piu' un tabu', gli Stati Uniti e l'Occidente allargato ne sono cosi' dotati, che nessun avversario o "competitore strategico" osera' mai ricorrervi, questo e' il calcolo irresponsabilmente considerato a somma zero, che fonda lo stato di guerra permanente, il gendarme universale. C'e' un rovesciamento: l'arma nucleare che durante tutto lo scontro tra i blocchi e' stata la garanzia che la guerra non ci sarebbe stata, oggi e' la garanzia che mette in sicurezza la guerra che c'e' e quelle che ci saranno domani. Per come e' descritta in questi documenti "la postura nucleare" e' la norma di chiusura della Costituzione della Terra, che permette tutte le guerre "convenzionali" ma anche "ibride" (comprese quelle cyber e spaziali) da fare direttamente o per procura in tutto il mondo; e' questo il suo articolo 11, che ripudia la pace.
Tutto questo vuol dire che la nuova Alleanza atlantica non ha piu' niente a che fare con quel Trattato di Washington istitutivo della Nato che De Gasperi tenacemente volle per l'Italia e a cui Dossetti si oppose. Cio' vuol dire che questa Alleanza e questa guerra italiana contro "il resto del mondo" non ha copertura ne' politica ne' parlamentare, e dunque va discussa nelle piazze e portata alla ratifica del Parlamento. Vogliono il governo e il Parlamento che l'Italia sia nemica della Russia e pronta a combattere contro la Cina? Vogliono il governo e il Parlamento impegnarsi a destinare alle armi non solo il 2 per cento, ma piu' del 2 per cento del Pil? Vogliono che nella spesa per la difesa il 20 per cento sia riservato alla ricerca e allo sviluppo? Vogliono dipendere da un semplice generale, nemmeno dal presidente degli Stati Uniti, per essere gettati in una guerra nucleare? Vogliono che a pochi metri da noi, nel cuore dell'Europa, sia istituita una guerra che non deve finire mai? Dovrebbero deciderlo proprio in nome della sovranita'. Ma del popolo.
6. RIFLESSIONE. PASQUALE PUGLIESE: SENZA LOGOS. QUANDO I POLITOLOGI VANNO ALLA GUERRA
[Riceviamo e diffondiamo]
Secondo l'etimologia della parola, politologo e' colui che applica le categorie della ragione (il logos) ai fatti della politica (che afferiscono alla polis). Eppure ci sono in giro esimi politologi che affrontano il tema delle guerre in corso (per esempio, quella tra Russia ed Ucraina, sostenuta dalla Nato) e delle possibili guerre future (per esempio, quella tra Cina e Taiwan, sostenuta dagli USA), non dal punto di vista della ragione, ma della sua assenza, ossia preoccupandosi: a) di come "vincerle", anziche' trovare una mediazione pacifica, in un contesto di impossibilita' di gioco a somma zero (uno vince, l'altro perde) tra potenze nucleari; b) di come convincere i cittadini, saggiamente recalcitranti, ad appoggiare incondizionatamente le scelte belliche dei governi italiani, all'interno di esse.
Non e' necessario citare l'enciclica Pacem in terris - alienum est a ratione bellum... (la guerra e' aliena alla ragione, cioe' e' una follia) - che almeno chi insegna in una Universita' cattolica dovrebbe conoscere, ma dovrebbe essere sufficiente citare la Costituzione della Repubblica italiana che - fondata sul pensiero razionale e sull'etica della responsabilita' - "ripudia la guerra" anche come "mezzo di risoluzione delle controversie internazionali", perche' strumento irrazionale e irresponsabile, soprattutto nell'epoca nucleare. Per cui essa invita a cercare, attivamente, metodi e strumenti per prevenire e/o affrontare e risolvere i conflitti in modo differente da quello militare.
Il fatto poi che coloro che affermano queste follie belliciste, anziche' essere accompagnati a fare un gioco con le carte da briscola al bar con gli amici, siano chiamati, per esempio, a fare una "lezione magistrale" esattamente sulla "propaganda" di guerra - che si configurerebbe cosi' come una dimostrazione pratica, fondata su decine di interventi che applicano i Principi elementari della propaganda di guerra (vedi Anne Morelli, 2005) - al Festival Filosofia di Modena, Carpi e Sassuolo, come Vittorio Emanuele Parsi; e nell'altro caso, per esempio, a scrivere editoriali sul Corriere della sera, come Angelo Panebianco, la dice lunga sullo stato della cultura politica nel nostro Paese. Per quanto riguarda il primo, ho gia' scritto qui e non ho molto da aggiungere se non lo sconcerto dell'aver sentito Parsi, in una recente intervista circolata sui social, esprimere perfino un giudizio di "ossessione" e "delirio" rispetto alla missione di pace di Monsignor Zuppi, per conto di papa Francesco, a Kiev ed a Mosca, perche' indebolirebbe "il sostegno delle opinioni pubbliche occidentali allo sforzo bellico...".
Preoccupazione espressa anche da Angelo Panebianco sul Corriere della sera del 17 luglio 2023 (L'Occidente diviso sui regimi), ma proiettata previsionalmente nel futuro. Panebianco dice che la prossima "gravissima crisi internazionale" riguardera' il destino dell'isola di Taiwan e da' per scontato - il politologo - che dalle crisi non se ne esca che con la guerra, per cui il punto nodale del suo "ragionamento" (definizione come atto gratuito di generosita') non e' come trovare una soluzione incruenta, ma come svolgere l'"opera di convincimento per impedire che settori rilevanti dell'opinione pubblica si perdano, come nel mito, seguendo il canto di certe sirene". Quali sirene? Quelle che - nel nome della ragione e della Costituzione - vorrebbero riportare la pace in Europa e cercare, e trovare, soluzioni non armate ai conflitti, compreso quello tra Cina e Usa per lo status di Taiwan. Ma questa ipotesi - attribuita da Panebianco al "partito filo-putiniano" - non e' minimamente contemplata nel suo discorso, tutto volto a dimostrare le simpatie dei "pacifisti" per i "regimi autocratici" e a stigmatizzare la loro capacita' di "trovare ascolto" nelle imbelli opinioni pubbliche occidentali e italiana in specie (traviata da decenni di pedagogia costituzionale, esplicitamente pacifista, mi permetto di suggerire).
Che dire di fronte a tali "autorevoli" argomentazioni, fondate su una serie di fallacie logiche e argomentative (vedi Roberta Covelli, Argomentare e' diabolico, 2022), se non che siamo passati dal ripudio costituzionale della guerra, non piu' al solo ripudio della Costituzione (come scrivo da tempo), ma ormai a un vero e proprio ripudio della ragione tout court ed al dispiegamento esplicito della propaganda di guerra? Con il corollario dell'arruolamento d'ufficio al partito dei "filo-putiniani" non solo dei Costituenti italiani, ma almeno di due papi pacifisti, Giovanni XXIII e Francesco. Insieme a tutti coloro - da Albert Einstein a Bertrand Russell, da Aldo Capitini a Carlo Rovelli - che, nel nome della ragione, hanno dimostrato e dimostrano l'irrazionalita' e l'irresponsabilita' della guerra, in particolare nel tempo della minaccia della distruzione atomica, e la necessita' di trovare mezzi differenti per affrontare e risolvere i conflitti. Trattandosi di polito/logi, mi pare ci sia in giro una gravissima assenza di logos.
7. RIFLESSIONE. "COSTITUENTE TERRA": LA DESTRA NON SFONDA
[Dalla newsletter di "Costituente Terra" n. 127 del 24 luglio 2023 (e-mail: notizieda at costituenteterra.com, sito:www.costituenteterra.it ) riprendiamo e diffondiamo]
Cari amici,
Si potra' dire quello che si vuole sui risultati delle elezioni politiche in Spagna, cercando di dipanare l'intricata matassa della geografia politica spagnola, ma una cosa e' certa, che la destra non ha sfondato, e non ha sfondato perche' la destra non ha futuro; sua non e' la pace, né essa ha per sua patria la Terra che geme, e se ha una dignita', non rispetta la dignita' delle persone, a cominciare dai migranti, dagli stranieri, dai nemici, dai "diversi".
Si sono offesi perche' Patrik Zaki uscito dal carcere egiziano dove era ingiustamente detenuto, ha preso un aereo di linea per tornare in Italia invece dell'aereo di Stato, ma la vera notizia e' un'altra: mentre l'Europa, a cominciare da Ursula von der Leyen, tresca con la Tunisia, per ottenere che non faccia passare i migranti in cambio di soldi, la tragedia dei disperati che sprofondano nel mare di sabbia del Sahara prima di poter raggiungere il mare per un altro naufragio, ha la sua foto-choc, come la chiama l'"Avvenire". Ha fatto il giro del mondo infatti l'immagine simbolo del dramma che stanno vivendo i migranti subsahariani cacciati dalla Tunisia e deportati nel deserto, al confine con la Libia: la foto di una donna trovata con la faccia in giu' sulla sabbia ardente insieme alla sua bambina, entrambe morte di caldo e di sete nel vano cammino verso un altro futuro: "Abbraccia la bimba, sua figlia, scrive l'"Avvenire": un ultimo gesto di protezione, forse per ripararla dal sole a picco, dal caldo o per consolarla. Hanno fame e sete, non hanno nulla. La foto riflette e testimonia l'orrore delle violenze e delle deportazioni che stanno subendo i migranti subsahariani, gli africani con la pelle nera, in Tunisia. Rintracciati per strada, caricati sui pullman e abbandonati nel deserto al confine con la Libia. Qui, senza acqua ne' cibo, sono in pochi a sopravvivere e a essere messi in salvo da chi li trova, sfiniti". E' una prova di quanto gia' scriveva Franco Valenti nell'articolo pubblicato nel nostro sito, "La Meloni a Tunisi, Farli morire non solo in mare ma nel deserto".
Ha parlato di loro papa Francesco nell'"Angelus" di domenica scorsa, proprio mentre a Roma si teneva una conferenza sui migranti (e una controconferenza promossa dalle ONG) : "Desidero attirare l'attenzione sul dramma che continua a consumarsi per i migranti nella parte settentrionale dell'Africa. Migliaia di essi, tra indicibili sofferenze, da settimane sono intrappolati e abbandonati in aree desertiche. Rivolgo il mio appello, in particolare ai capi di Stato e di Governo europei e africani, affinche' si presti urgente soccorso e assistenza a questi fratelli e sorelle. Il Mediterraneo non sia mai piu' teatro di morte e di disumanita'. Il Signore illumini le menti e i cuori di tutti, suscitando sentimenti di fraternita', solidarieta' e accoglienza".
C'e' un precedente di questo appello: come ha raccontato venerdì scorso l'"Avvenire" il Papa ha voluto ricevere Bentolo, un giovane camerunense che era stato catturato dai trafficanti in Libia e venduto ai guardiani di Stato che lo avevano portato in diversi luoghi di detenzione. Da uno di questi egli era riuscito a contattare con un telefonino don Mattia Ferrari, il giovane sacerdote modenese che opera con la organizzazione umanitaria Mediterranea Saving Humans, cosi' che si venne a sapere di molti migranti che dopo maltrattamenti, abusi, torture, erano in fin di vita. Poi di lui si persero le tracce, quando un giorno la nave di soccorso dell'organizzazione umanitaria tedesca Sea Watch salvo' nel Mediterraneo decine di profughi caduti in acqua da un barcone, tra cui c'era proprio Bentolo. Quando papa Francesco ha saputo del suo arrivo in Italia ha chiesto di poterlo incontrare, cio' che e' avvenuto a Santa Marta con una delegazione di Mediterranea tra cui lo stesso don Ferrari; il papa ha rivolto molte domande a Bentolo e chiesto ai presenti quali notizie giungessero dalle coste maghrebine. Nel corso del colloquio il Papa ha parlato della situazione dei migranti spinti e abbandonati nel deserto tra Tunisia e Libia mentre gli sono state fatte vedere alcune immagini eloquenti delle violenze in atto. Nel fare un resoconto di questo incontro, don Mattia Ferrari ha poi scritto domenica: "Quello che sta avvenendo e' gravissimo. Le milizie tunisine stanno catturando i migranti subsahariani e li stanno deportando nelle zone desertiche, dove stanno morendo di sete. Alcune persone sono intrappolate li' da quasi due settimane. Nei contatti che si riescono ad avere con loro dicono: "Stiamo morendo uno alla volta, aiutateci". In un audio una giovane donna supplica tutti: "Aiutateci, non ci abbandonate qui". In sottofondo si sentono bambini che piangono. Tutto questo avviene mentre l'Italia e l'Europa siglano l'accordo con la Tunisia con cui l'Europa le da' soldi in cambio del blocco dei migranti. Oggi il presidente tunisino Saied e' a Roma alla Conferenza promossa dal governo italiano per la gestione dei flussi. Insomma, l'Italia e l'Europa anziche' chiedere alla Tunisia di smettere di intrappolare i migranti nel deserto e di farli morire di sete le danno soldi perche' continui a farlo. Tutto questo e' di gravita' inaudita e se non ci opponiamo non saremo piu' umani e nemmeno cristiani".
Con i piu' cordiali saluti,
Costituente Terra
8. REPETITA IUVANT. UNA MINIMA NOTIZIA SU LEONARD PELTIER
Leonard Peltier nasce a Grand Forks, nel North Dakota, il 12 settembre 1944.
Nell'infanzia, nell'adolescenza e nella prima giovinezza subisce pressoche' tutte le vessazioni, tutte le umiliazioni, tutti i traumi e l'emarginazione che il potere razzista bianco infligge ai nativi americani. Nella sua autobiografia questo processo di brutale alienazione ed inferiorizzazione e' descritto in pagine profonde e commoventi.
Nei primi anni Settanta incontra l'American Indian Movement (Aim), fondato nel 1968 proprio per difendere i diritti e restituire coscienza della propria dignita' ai nativi americani; e con l'impegno nell'Aim riscopre l'orgoglio di essere indiano - la propria identita', il valore della propria cultura, e quindi la lotta per la riconquista dei diritti del proprio popolo e di tutti i popoli oppressi.
Partecipa nel 1972 al "Sentiero dei trattati infranti", la carovana di migliaia di indiani che attraversa gli Stati Uniti e si conclude a Washington con la presentazione delle rivendicazioni contenute nel documento detto dei "Venti punti" che il governo Nixon non degna di considerazione, e con l'occupazione del Bureau of Indian Affairs.
Dopo l'occupazione nel 1973 da parte dell'Aim di Wounded Knee (il luogo del massacro del 1890 assurto a simbolo della memoria del genocidio delle popolazioni native commesso dal potere razzista e colonialista bianco) nella riserva di Pine Ridge - in cui Wounded Knee si trova - si scatena la repressione: i nativi tradizionalisti ed i militanti dell'Aim unitisi a loro nel rivendicare l'identita', la dignita' e i diritti degli indiani, vengono perseguitati e massacrati dagli squadroni della morte del corrotto presidente del consiglio tribale Dick Wilson: uno stillicidio di assassinii in cui i sicari della polizia privata di Wilson (i famigerati "Goons") sono favoreggiati dall'Fbi che ha deciso di perseguitare l'Aim ed eliminarne i militanti con qualunque mezzo.
Nel 1975 per difendersi dalle continue aggressioni dei Goons di Wilson, alcuni residenti tradizionalisti chiedono l'aiuto dell'Aim, un cui gruppo di militanti viene ospitato nel ranch della famiglia Jumping Bull in cui organizza un campo di spiritualita'.
Proprio in quel lasso di tempo Dick Wilson sta anche trattando in segreto la cessione di una consistente parte del territorio della riserva alle compagnie minerarie.
Il 26 giugno 1975 avviene l'"incidente a Oglala", ovvero la sparatoria scatenata dall'Fbi che si conclude con la morte di due agenti dell'Fbi, Jack Coler e Ronald Williams, e di un giovane militante dell'Aim, Joe Stuntz, e la successiva fuga dei militanti dell'Aim superstiti guidati da Leonard Peltier che riescono ad eludere l'accerchiamento da parte dell'Fbi e degli squadroni della morte di Wilson.
Mentre nessuna inchiesta viene aperta sulla morte della giovane vittima indiana della sparatoria, cosi' come nessuna adeguata inchiesta era stata aperta sulle morti degli altri nativi assassinati nei mesi e negli anni precedenti da parte dei Goons, l'Fbi scatena una vasta e accanita caccia all'uomo per vendicare la morte dei suoi due agenti: in un primo momento vengono imputati dell'uccisione dei due agenti quattro persone: Jimmy Eagle, Dino Butler, Leonard Peltier e Bob Robideau.
Dino Butler e Bob Robideau vengono arrestati non molto tempo dopo, processati a Rapid City ed assolti perche' viene loro riconosciuta la legittima difesa.
A quel punto l'Fbi decide di rinunciare a perseguire Jimmy Eagle e di concentrare le accuse su Leonard Peltier, che nel frattempo e' riuscito a riparare in Canada; li' viene arrestato ed estradato negli Usa sulla base di due affidavit di una "testimone" che lo accusano menzogneramente del duplice omicidio; la cosiddetta "testimone" successivamente rivelera' di essere stata costretta dall'Fbi a dichiarare e sottoscrivere quelle flagranti falsita'.
Peltier viene processato non a Rapid City come i suoi compagni gia' assolti per legittima difesa ma a Fargo, da una giuria di soli bianchi, in un contesto razzista fomentato dall'Fbi.
Viene condannato a due ergastoli nonostante sia ormai evidente che le testimonianze contro di lui erano false, estorte ai testimoni dall'Fbi con gravi minacce, e nonostante che le cosiddette prove contro di lui fossero altrettanto false.
Successivamente infatti, grazie al Freedom of Information Act, fu possibile accedere a documenti che l'Fbi aveva tenuto nascosti e scoprire che non era affatto il cosiddetto "fucile di Peltier" ad aver ucciso i due agenti.
In carcere, si organizza un tentativo di ucciderlo, che viene sventato in modo rocambolesco; ma anche se riesce a salvarsi la vita Leonard Peltier viene sottoposto a un regime particolarmente vessatorio e le sue condizioni di salute ben presto si aggravano.
Tuttavia anche dal carcere, anche in condizioni di particolare durezza, Leonard Peltier riesce a svolgere un'intensa attivita' di testimonianza, di sensibilizzazione, di militanza, finanche di beneficenza; un'attivita' non solo di riflessione e d'impegno morale, sociale e politico, ma anche artistica e letteraria; nel corso degli anni diventa sempre piu' un punto di riferimento in tutto il mondo, come lo fu Nelson Mandela negli anni di prigionia nelle carceri del regime dell'apartheid.
La sua liberazione viene chiesta da illustri personalita', ma e' costantemente negata da parte di chi ha il potere di concederla. Analogamente la richiesta di un nuovo pronunciamento giudiziario e' sempre respinta, cosi' come gli vengono negate tutte le altre guarentigie riconosciute a tutti i detenuti.
Nel 1983 e poi in seconda edizione nel 1991 viene pubblicato il libro di Peter Matthiessen che fa piena luce sulla persecuzione subita da Leonard Peltier.
Nel 1999 viene pubblicata l'autobiografia di Leonard Peltier (presto tradotta anche in francese, italiano, spagnolo e tedesco).
Ma nei primi anni Duemila il processo per la tragica morte di un'altra militante del'Aim, Anna Mae Aquash, viene strumentalizzato dall'Fbi per orchestrare una nuova squallida e grottesca campagna diffamatoria e persecutoria nei confronti di Leonard Peltier. E nel 2009 un agente speciale che aveva avuto un ruolo fondamentale nella "guerra sporca" dell'Fbi contro l'Aim, Joseph Trimbach, da' alle stampe un libro che e' una vera e propria "summa" delle accuse contro Leonard Peltier.
Tuttavia e' ormai chiarissimo che Peltier e' innocente, e la prova definitiva dell'innocenza la da' proprio il libro di Trimbach: in quest'opera il cui scopo dichiarato e' dimostrare che l'Aim e' nient'altro che un'organizzazione criminale e terroristica, e che Leonard Peltier e' nient'altro che un efferato assassino, l'autore non solo non presenta alcuna vera prova contro Peltier, ma di fatto conferma cosi' che prove contro Peltier non ci sono.
Ma gli anni continuano a passare e la solidarieta' con Leonard Peltier non riesce ad ottenerne la liberazione. Occlusa proditoriamente la via giudiziaria, resta solo la grazia presidenziale, ma quando alcuni presidenti statunitensi lasciano intendere di essere disposti a prendere in considerazione un atto di clemenza che restituirebbe la liberta' a Leonard Peltier la reazione dell'Fbi e' minacciosa. Clinton prima e Obama poi rinunciano. Pavidita' dinanzi alla capacita' di intimidazione anche nei confronti della Casa bianca da parte dell'Fbi?
E giungiamo ad oggi: Leonard Peltier, che e' gia' affetto da gravi patologie, alcuni mesi fa e' stato anche malato di covid: nuovamente chiediamo al presidente degli Stati Uniti che sia liberato e riceva cure adeguate. Non muoia in carcere un uomo innocente, non muoia in carcere un eroico lottatore per i diritti umani di tutti gli esseri umani e per la difesa del mondo vivente.
Leonard Peltier deve essere liberato non solo perche' e' anziano e malato, ma perche' e' innocente.
Una bibliografia essenziale:
- Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Pomezia (Roma) 1996 (ora Roberto Massari Editore, Bolsena Vt).
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002 (disponibile in edizione digitale nel sito dell'"International Leonard Peltier Defense Committee": www.whoisleonardpeltier.info)-
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, Agents of Repression: The FBI's Secret Wars Against the Black Panther Party and the American Indian Movement, South End Press, Boulder, Colorado, 1988, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, The COINTELPRO Papers: Documents from the FBI's Secret Wars Against Dissent in the United States, South End Press, Boulder, Colorado, 1990, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Joseph H. Trimbach e John M. Trimbach, American Indian Mafia. An FBI Agent's True Story About Wounded Knee, Leonard Peltier, and the American Indian Movement (AIM), Outskirts Press, Denver 2009.
- Roxanne Dunbar-Ortiz, An Indigenous Peoples' History of the United States, Beacon Press, Boston 2014.
- Dick Bancroft e Laura Waterman Wittstock, We Are Still Here. A photographic history of the American Indian Movement, Minnesota Historical Society Press, 2013.
- Michael Koch e Michael Schiffmann, Ein leben fur Freiheit. Leonard Peltier und der indianische Widerstand, TraumFaenger Verlag, Hohenthann 2016.
9. REPETITA IUVANT. UNA COSA UTILE PER LA PACE: BLOCCARE LA FORNITURA DI ARMI ASSASSINE, CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA
Ovviamente apprezzando e sostenendo le molte iniziative gia' in corso (e soprattutto quelle che concretamente recano aiuti umanitari e soccorrono, accolgono e assistono tutte le vittime e tutte le persone che dalla guerra fuggono e alla guerra si oppongono), vorremmo aggiungere una cosa da fare che ci sembra utile piu' di ogni altra per contribuire da qui, in Italia, a far cessare le stragi in Ucraina: bloccare la fornitura di armi assassine.
E per bloccare la fornitura di armi assassine occorre bloccare con specifiche e adeguate azioni dirette nonviolente le fabbriche di armi, i depositi di armi, i trasporti di armi, i centri decisionali e le strutture tecniche che le forniture di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Fornire armi assassine dove e' in corso una guerra significa partecipare a quella guerra, cosa esplicitamente vietata dall'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana.
Non vi e' infatti alcun dubbio che fornire armi assassine dove una guerra e' in corso e dove quindi esse vengono usate per uccidere degli esseri umani (e tutte le armi sono usate sempre e solo per uccidere) significa partecipare alla guerra e alle stragi di cui essa consiste, e il citato articolo 11 della Costituzione e' chiarissimo e inequivocabile al riguardo, aprendosi con queste precise parole: "L'Italia ripudia la guerra".
Pertanto, un governo italiano che decide di fornire armi assassine a un paese in guerra e' ipso facto in contrasto con la Costituzione cui ha giurato fedelta', ed e' quindi un governo fuorilegge, criminale, golpista. E chiunque in Italia cooperasse all'invio di armi assassine, o l'invio di armi assassine consentisse, sarebbe parimenti criminale.
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E' quindi diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi all'invio di armi assassine dove una guerra e' in corso.
Cosi' come e' diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi a un governo golpista e a chiunque coopera alla commissione di stragi.
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Come e' possibile contrastare questo crimine?
Come e' possibile fare qualcosa di concreto per salvare le vite di coloro che la guerra - che quelle armi assassine alimentano - uccide?
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi le fabbriche, i depositi, i trasporti di armi.
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi i centri decisionali e le strutture tecniche che quell'invio di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Naturalmente occorre:
a) individuare tutti i luoghi da bloccare ed organizzare adeguatamente il blocco della scellerata attivita' finalizzata all'invio di armi assassine ovvero all'uccisione di esseri umani;
b) formare adeguatamente le persone di volonta' buona disponibili a partecipare a tali azioni dirette nonviolente.
La nonviolenza infatti richiede una specifica accurata preparazione e una completa conoscenza e consapevolezza del significato e delle conseguenze delle proprie azioni, che essendo non simboliche ma concrete espongono chi le esegue alle ovvie rappresaglie da parte dei poteri la cui azione criminale si vuole impedire.
La nonviolenza infatti, nel suo impegno per salvare tutte le vite, richiede una rigorosa coerenza tra i mezzi e i fini, una piena coscienza delle personali sofferenze cui si puo' andare incontro, una nitida disponibilita' ad accettare di subire torti e persecuzioni senza reagire, a subire violenza senza opporre violenza.
*
A oltre un anno dall'inizio della guerra in Ucraina scatenata dall'invasione militare per volonta' del folle e criminale autocrate russo, e' ormai chiaro ad ogni persona che tutti i governi attivamente coinvolti nella guerra, che la guerra e le stragi hanno alimentato e tuttora alimentano e che hanno impedito fin qui ogni tregua ed ogni trattativa di pace, non intendono affatto porre fine alle stragi, non intendono affatto salvare le vite umane che ogni giorno la guerra distrugge, ma anzi cooperano alla prosecuzione, all'intensificazione e all'estensione delle uccisioni di esseri umani, ed accrescono il pericolo che la guerra si faccia mondiale e nucleare e possa distruggere l'intera umana famiglia.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per contrastare questo abominevole massacro e il pericolo dell'apocalisse atomica.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per imporre ai governi la cessazione della guerra.
Hic et nunc solo l'azione diretta nonviolenta puo' concretamente contribuire a fermare le stragi e ad imporre ai governi di cessare il fuoco e avviare trattative di pace.
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Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
10. REPETITA IUVANT. UNA PROPOSTA PER LE ELEZIONI EUROPEE DEL 2024: UNA LISTA NONVIOLENTA PER LA PACE E CONTRO IL RAZZISMO
Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
La politica dell'Unione Europea e' oggi caratterizzata da due orrori.
Il primo: la persecuzione dei migranti: col sostegno alle dittature che li imprigionano in condizioni disumane; con l'appalto ai poteri mafiosi in regime di monopolio della mobilita' per chi e' in fuga da guerre, dittature, fame e miseria; con la reclusione nei lager sia nei paesi di transito che in Europa; con la strage degli innocenti nel Mediterraneo; con lo schiavismo e l'apartheid in Europa. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
Il secondo: il sostegno alla prosecuzione della guerra in Ucraina che ogni giorno provoca altre stragi: con l'incessante fornitura di armi si alimenta la guerra e s'impedisce l'avvio di trattative di pace, e si contribuisce cosi' sia alla prosecuzione dello sterminio della popolazione ucraina vittima della guerra, sia all'escalation verso una guerra atomica che puo' mettere fine all'intera umanita'. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni politiche europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
I vertici dell'Unione Europea si sono peraltro ormai completamente prostituiti alla Nato, l'organizzazione terrorista e stragista che per conto del governo razzista e imperialista degli Stati Uniti d'America opera, dalla fine della Guerra fredda e con sempre maggiore intensita' ed accelerazione, per destabilizzare, asservire o distruggere non solo singole parti del continente europeo ma l'Europa intera. Abolire la Nato e' palesemente l'urgenza delle urgenze per dare all'Europa un futuro di pace.
Il Parlamento Europeo potrebbe e dovrebbe operare per la pace e in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e per la salvaguardia della biosfera, ma attualmente e' anch'esso complice della furia razzista e della furia bellica che si e' incistata nei governi dei paesi europei e nei vertici di tutte le istituzioni politiche europee.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
E l'Italia rischia di essere rappresentata unicamente da partiti fascisti, razzisti e bellicisti.
Esplicitamente fascista, razzista, bellicista ed ecocida e' tutta l'area governativa italiana.
Razzista si e' dimostrato il partito grillino, che durante la prima esperienza di governo ha condiviso e sostenuto la scellerata politica di brutale persecuzione dei migranti da parte del capo leghista che di quel governo era vicepresidente, ministro e magna pars.
Tragicamente bellicista e' il Pd (e quindi di fatto anche coloro che ad esso subalterni con esso si alleano e che pertanto al di la' del velame dei vaniloquenti proclami portano voti al partito della guerra in cambio di qualche scranno e prebenda).
Questa la triste e trista situazione.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Che fare, quindi?
Io credo che occorra costruire una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo.
Nonviolenta: che cioe' faccia della scelta della nonviolenza la discriminante fondamentale. La nonviolenza essendo l'unica lotta nitida e intransigente, concreta e coerente, contro tutte le violenze e le oppressioni; la nonviolenza essendo il fondamentale strumento teorico e pratico a disposizione della lotta del movimento delle oppresse e degli oppressi per la liberazione dell'umanita' e la salvaguardia dell'intero mondo vivente.
Per la pace: e quindi per il disarmo integrale e l'integrale smilitarizzazione dei conflitti, dei territori, delle societa', delle culture.
Contro il razzismo: e quindi per il pieno riconoscimento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani, poiche' siamo una sola famiglia umana in un unico mondo vivente.
E dire lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo significa dire una lista femminista ed ecologista, socialista e libertaria, delle classi sociali sfruttate e rapinate, delle oppresse e degli oppressi.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Se vogliamo aprire una riflessione comune e autentica, democratica e partecipata, fra tutte le persone e le esperienze disposte a riconoscersi in una prospettiva nonviolenta, femminista, ecologista, socialista e libertaria, per portare nel Parlamento Europeo la voce delle oppresse e degli oppressi e la lotta per la pace, l'affermazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani e la difesa della biosfera, il momento e' adesso.
Prenda la parola ogni persona ed ogni esperienza interessata.
Si promuovano ovunque possibile incontri di riflessione.
11. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Riletture
- Boris Vian, Il disertore, Stampa Alternativa - Nuovi Equilibri, Viterbo 1993, pp. 64.
- Boris Vian, Il lupo mannaro, Marcos y Marcos, 1994, Demetra, Bussolengo (Vr) 1996, pp. 160.
- Boris Vian, Non vorrei crepare, Newton Compton, Roma 1993, pp. 98.
- Boris Vian, Sputero' sulle vostre tombe, Savelli, Roma 1979, pp. 128.
- Boris Vian, Teatro, Einaudi, Torino 1978, pp. XII + 270.
- Boris Vian, Tre racconti, Stampa Alternativa - Nuovi Equilibri, Viterbo 1997, pp. 64.
- Boris Vian, Vercoquin et le plancton, Gallimard, Paris 1947, 1994, pp. 194.
*
Classici
- Margaret Mead, Sesso e temperamento in tre societa' primitive, Il Saggiatore, Milno 1967, Garzanti, Milano 1979, pp. 352.
12. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
13. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4907 del 26 luglio 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
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Numero 4907 del 26 luglio 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Sommario di questo numero:
1. Marc Auge'
2. Otello Profazio
3. Il saluto dell'Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo a Bianca Pomeranzi
4. Oxfam-Italia: Addio a Bianca Maria Pomeranzi
5. Raniero La Valle: A Vilnius la Nato s'e' presa il mondo
6. Pasquale Pugliese: Senza logos. Quando i politologi vanno alla guerra
7. "Costituente Terra": La destra non sfonda
8. Una minima notizia su Leonard Peltier
9. Una cosa utile per la pace: bloccare la fornitura di armi assassine, con l'azione diretta nonviolenta
10. Una proposta per le elezioni europee del 2024: una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo
11. Segnalazioni librarie
12. La "Carta" del Movimento Nonviolento
13. Per saperne di piu'
1. LUTTI. MARC AUGE'
E' deceduto Marc Auge', illustre antropologo.
Con gratitudine lo ricordiamo.
2. LUTTI. OTELLO PROFAZIO
E' deceduto Otello Profazio, illustre cantautore.
Con gratitudine lo ricordiamo.
3. LUTTI. IL SALUTO DELL'AGENZIA ITALIANA PER LA COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO A BIANCA POMERANZI
[Dal sito dell'Aics riprendiamo e diffondiamo]
Cara Bianca,
ti ricorderemo sempre per la tua tenacia, la tua cultura immensa e la tua visione lungimirante. Ti ringraziamo per aver segnato la strada di un percorso difficile, quello per i diritti delle donne, ragazze e bambine ovunque esse si trovino, che tu hai tracciato con spirito battagliero. Ti porteremo con noi, promettendoti di non vanificare i tuoi sforzi e di rendere la Cooperazione italiana sempre piu' per le donne e delle donne.
Le tue colleghe e i tuoi colleghi dell'AICS
4. LUTTI. OXFAM-ITALIA: ADDIO A BIANCA MARIA POMERANZI
[Dal sito di Oxfam-Italia riprendiamo e diffondiamo]
Tutta Oxfam Italia con grande affetto e' vicina alla moglie e ai familiari di Bianca Maria Pomeranzi, scomparsa ieri.
Intellettuale e militante appassionata, Bianca e' stata una figura di riferimento per il movimento femminista in Italia e a livello internazionale in ambito ONU, per la societa' civile, nelle istituzioni.
Socia da molti anni di Oxfam Italia, era parte del nostro Consiglio di Amministrazione dal 2021, dando un importante contributo alla crescita della nostra organizzazione con grande intelligenza, acume ed empatia.
Bianca ci ha lasciato una grande eredita' e manchera' a tantə, in Italia e nel mondo, per tutto cio' che ha fatto.
5. L'ORA. RANIERO LA VALLE: A VILNIUS LA NATO S'E' PRESA IL MONDO
[Da "Il fatto quotidiano" del 25 luglio 2023 riprendiamo e diffondiamo]
Achtung, achtung, achtung, lo dico in tedesco perche' da bambino c'era l'occupazione tedesca e questa parola suonava come massimo allarme. Attenzione, ci stanno rubando il mondo.
Credevamo di vivere in un mondo fatto di terre, culture, popoli e valori diversi, uniti ma ciascuno al suo posto, distesi come su una sfera, che il Papa chiama un poliedro; ed ecco che a Vilnius trentatre' signori e signore, tutti insieme intessuti in una bella foto di gruppo, si prendono il mondo, ma non tutto, lo riducono a una sola immagine, la loro, vi riconoscono solo i loro valori, lo riducono alla loro cultura, lo dotano di un'unica armata, lo chiamano "area euro-atlantica", eppure va da mare a mare, dall'Atlantico all'Indo-Pacifico, all'Australia, al Giappone, alla Nuova Zelanda, alla Corea del Sud, e lo contrappongono ai nemici, agli scartati e ai senza nome, e dicono che questo e' il mondo, il solo legittimato a esistere e a vivere. E lo dicono in un documento di 33 pagine e 11.300 parole, nell'edizione inglese, che nessuno ha letto, nemmeno la Meloni, perche' nessuno legge piu' tante parole e del resto nella giornata di Vilnius nemmeno ce ne sarebbe stato il tempo.
Tuttavia il documento che qualcuno ha recapitato al vertice Nato in Lituania non era una sorpresa, perche' in realta' trasferiva e imputava ai 33 Stati membri dell'Alleanza e ai loro partner e complici, i dettati e le visioni dei due documenti, sulla strategia nazionale e la difesa nazionale degli Stati Uniti, pubblicati nell'ottobre scorso dalla Casa Bianca e dal Pentagono. Da Washington a Vilnius infatti tutto torna, tutto vale per l'America e per la sua "impareggiabile" Corte: gli stessi nemici, la Russia, la Cina, l'Iran, la Corea del Nord, il "terrorismo", la stessa vittima che unifica tutti intorno all'altare del sacrificio, l'Ucraina, la stessa determinazione all'uso anche per primi dell'arma nucleare perche' la deterrenza non basta piu', la stessa idea che il vecchio concetto di difesa e' superato, perche' oggi con le armi della guerra non si decidono solo le guerre, ma le alternative di ogni tipo, la gestione delle crisi, le politiche industriali, l'economia, il clima, i temi della "sicurezza umana", perfino la questione dell'uguaglianza di genere e la partecipazione delle donne: tutto ha a che fare con la Nato, il nuovo sovrano, perche' il suo approccio e' "a 360 gradi" e i suoi tre compiti fondamentali, "deterrenza e difesa, prevenzione e gestione delle crisi e sicurezza cooperativa", devono essere adempiuti con assoluta discrezionalita': "Risponderemo a qualsiasi minaccia alla nostra sicurezza come e quando lo riterremo opportuno, nell'area di nostra scelta, utilizzando strumenti militari e non militari in modo proporzionato, coerente e integrato"; e, come pare, a decidere nell'emergenza (ma questo non e' stato scritto) puo' essere anche il generale comandante della Nato senza interpellare "la struttura"; insomma c'e' il nucleare libero all'esercizio.
Vilnius decreta quindi lo stato del mondo. Dopo la rimozione del Muro di Berlino sembravano maturi i tempi per fare della intera comunita' umana un soggetto costituente, una "Costituente terra" per instaurare un costituzionalismo mondiale; ed eccola ora questa Costituzione della Terra, ammannita per grazia, octroyee, direbbero i francesi, e questa Costituzione e' la guerra, e' il sistema di guerra, e la Terra ne e' il poligono di tiro, prima che il campo di battaglia.
C'e' pero' una difficolta': questo non e' l'assetto scontato del mondo, nonostante le filosofie che della guerra fanno uno stato di natura e della pace invece un artificio, e le opinioni pubbliche non sono affatto inclini a prendere la guerra come norma, come ambiente in cui vivere, e tanto meno la vogliono i viziati dal benessere, i "giovani da divano", come li chiama papa Francesco. Dunque perche' si persuadano alla guerra, bisogna che la guerra ci sia, fin sulla soglia di casa, se no non puo' farsi politicamente ed emotivamente "ambiente di sicurezza", sistema e struttura. Questo spiega perche' la guerra d'Ucraina non deve finire mai, e il Vertice di Vilnius ha perfettamente stabilito questo presupposto.
L'Ucraina e' stata totalmente integrata nella Nato, ma bisogna far finta che non lo sia, per non costringere la Russia a usare l'arma nucleare; Putin accusa il colpo, deve stare al gioco, e si dice "pronto a trattare separatamente le garanzie di sicurezza dell'Ucraina, ma non nel contesto della sua adesione alla Nato". E a Vilnius si assicura che questo non avverra', che l'Ucraina entrera' nella Nato solo a guerra finita, ed e' la ragione per cui essa, come Biden ha voluto fin dal principio, non deve avere fine; e Zelensky dopo la prima arrabbiatura che gli e' valsa l'accusa di "ingratitudine" da parte del ministro della Difesa inglese, e' passato all'incasso e ha lietamente manifestato il suo entusiasmo.
A scanso di equivoci, per rassicurare i suoi lettori ha spiegato tutto il Corriere della Sera, dando la parola al colonnello dello Stato Maggiore ucraino e analista militare Oleg Zhdanov: "Negli ultimi 16 mesi, noi ci siamo integrati nella macchina militare atlantica come mai avremmo neppure sognato prima del 24 febbraio 2022; pur non appartenendo ufficialmente alla Nato ormai il 90 per cento delle nostre procedure militari segue i parametri Nato. Ma c'e' di piu', ormai la meta' dei nostri armamenti sono Nato, i circa 40.000 uomini pronti a sfondare le linee russe sono vestiti, armati, trasportati, addestrati dalla Nato; perfino le loro armi personali sono state fornite dagli alleati", e via enumerando: "i carri armati tedeschi Leopard 2, i gipponi Humvee americani o i corazzati Bradley e Strykes, decine di tipi diversi di blindati trasporto truppe, i cannoni francesi a lunga gittata Caesar o quelli Usa M777, i lanciarazzi americani Himars, gli obici semoventi Krab polacchi", tutto corredato da assistenza, pezzi di ricambio, personale specializzato, con una catena di interscambio e cooperazione nel lungo periodo, anche se "e' difficile dire quando l'Ucraina entrera' nella Nato, forse mai". E a questo punto il Corriere passa la parola a Biden che dice che la Russia ha gia' perso, ed e' spavaldamente certo che non usera' l'atomica.
E questa e' la vera novita': l'arma nucleare non e' piu' un tabu', gli Stati Uniti e l'Occidente allargato ne sono cosi' dotati, che nessun avversario o "competitore strategico" osera' mai ricorrervi, questo e' il calcolo irresponsabilmente considerato a somma zero, che fonda lo stato di guerra permanente, il gendarme universale. C'e' un rovesciamento: l'arma nucleare che durante tutto lo scontro tra i blocchi e' stata la garanzia che la guerra non ci sarebbe stata, oggi e' la garanzia che mette in sicurezza la guerra che c'e' e quelle che ci saranno domani. Per come e' descritta in questi documenti "la postura nucleare" e' la norma di chiusura della Costituzione della Terra, che permette tutte le guerre "convenzionali" ma anche "ibride" (comprese quelle cyber e spaziali) da fare direttamente o per procura in tutto il mondo; e' questo il suo articolo 11, che ripudia la pace.
Tutto questo vuol dire che la nuova Alleanza atlantica non ha piu' niente a che fare con quel Trattato di Washington istitutivo della Nato che De Gasperi tenacemente volle per l'Italia e a cui Dossetti si oppose. Cio' vuol dire che questa Alleanza e questa guerra italiana contro "il resto del mondo" non ha copertura ne' politica ne' parlamentare, e dunque va discussa nelle piazze e portata alla ratifica del Parlamento. Vogliono il governo e il Parlamento che l'Italia sia nemica della Russia e pronta a combattere contro la Cina? Vogliono il governo e il Parlamento impegnarsi a destinare alle armi non solo il 2 per cento, ma piu' del 2 per cento del Pil? Vogliono che nella spesa per la difesa il 20 per cento sia riservato alla ricerca e allo sviluppo? Vogliono dipendere da un semplice generale, nemmeno dal presidente degli Stati Uniti, per essere gettati in una guerra nucleare? Vogliono che a pochi metri da noi, nel cuore dell'Europa, sia istituita una guerra che non deve finire mai? Dovrebbero deciderlo proprio in nome della sovranita'. Ma del popolo.
6. RIFLESSIONE. PASQUALE PUGLIESE: SENZA LOGOS. QUANDO I POLITOLOGI VANNO ALLA GUERRA
[Riceviamo e diffondiamo]
Secondo l'etimologia della parola, politologo e' colui che applica le categorie della ragione (il logos) ai fatti della politica (che afferiscono alla polis). Eppure ci sono in giro esimi politologi che affrontano il tema delle guerre in corso (per esempio, quella tra Russia ed Ucraina, sostenuta dalla Nato) e delle possibili guerre future (per esempio, quella tra Cina e Taiwan, sostenuta dagli USA), non dal punto di vista della ragione, ma della sua assenza, ossia preoccupandosi: a) di come "vincerle", anziche' trovare una mediazione pacifica, in un contesto di impossibilita' di gioco a somma zero (uno vince, l'altro perde) tra potenze nucleari; b) di come convincere i cittadini, saggiamente recalcitranti, ad appoggiare incondizionatamente le scelte belliche dei governi italiani, all'interno di esse.
Non e' necessario citare l'enciclica Pacem in terris - alienum est a ratione bellum... (la guerra e' aliena alla ragione, cioe' e' una follia) - che almeno chi insegna in una Universita' cattolica dovrebbe conoscere, ma dovrebbe essere sufficiente citare la Costituzione della Repubblica italiana che - fondata sul pensiero razionale e sull'etica della responsabilita' - "ripudia la guerra" anche come "mezzo di risoluzione delle controversie internazionali", perche' strumento irrazionale e irresponsabile, soprattutto nell'epoca nucleare. Per cui essa invita a cercare, attivamente, metodi e strumenti per prevenire e/o affrontare e risolvere i conflitti in modo differente da quello militare.
Il fatto poi che coloro che affermano queste follie belliciste, anziche' essere accompagnati a fare un gioco con le carte da briscola al bar con gli amici, siano chiamati, per esempio, a fare una "lezione magistrale" esattamente sulla "propaganda" di guerra - che si configurerebbe cosi' come una dimostrazione pratica, fondata su decine di interventi che applicano i Principi elementari della propaganda di guerra (vedi Anne Morelli, 2005) - al Festival Filosofia di Modena, Carpi e Sassuolo, come Vittorio Emanuele Parsi; e nell'altro caso, per esempio, a scrivere editoriali sul Corriere della sera, come Angelo Panebianco, la dice lunga sullo stato della cultura politica nel nostro Paese. Per quanto riguarda il primo, ho gia' scritto qui e non ho molto da aggiungere se non lo sconcerto dell'aver sentito Parsi, in una recente intervista circolata sui social, esprimere perfino un giudizio di "ossessione" e "delirio" rispetto alla missione di pace di Monsignor Zuppi, per conto di papa Francesco, a Kiev ed a Mosca, perche' indebolirebbe "il sostegno delle opinioni pubbliche occidentali allo sforzo bellico...".
Preoccupazione espressa anche da Angelo Panebianco sul Corriere della sera del 17 luglio 2023 (L'Occidente diviso sui regimi), ma proiettata previsionalmente nel futuro. Panebianco dice che la prossima "gravissima crisi internazionale" riguardera' il destino dell'isola di Taiwan e da' per scontato - il politologo - che dalle crisi non se ne esca che con la guerra, per cui il punto nodale del suo "ragionamento" (definizione come atto gratuito di generosita') non e' come trovare una soluzione incruenta, ma come svolgere l'"opera di convincimento per impedire che settori rilevanti dell'opinione pubblica si perdano, come nel mito, seguendo il canto di certe sirene". Quali sirene? Quelle che - nel nome della ragione e della Costituzione - vorrebbero riportare la pace in Europa e cercare, e trovare, soluzioni non armate ai conflitti, compreso quello tra Cina e Usa per lo status di Taiwan. Ma questa ipotesi - attribuita da Panebianco al "partito filo-putiniano" - non e' minimamente contemplata nel suo discorso, tutto volto a dimostrare le simpatie dei "pacifisti" per i "regimi autocratici" e a stigmatizzare la loro capacita' di "trovare ascolto" nelle imbelli opinioni pubbliche occidentali e italiana in specie (traviata da decenni di pedagogia costituzionale, esplicitamente pacifista, mi permetto di suggerire).
Che dire di fronte a tali "autorevoli" argomentazioni, fondate su una serie di fallacie logiche e argomentative (vedi Roberta Covelli, Argomentare e' diabolico, 2022), se non che siamo passati dal ripudio costituzionale della guerra, non piu' al solo ripudio della Costituzione (come scrivo da tempo), ma ormai a un vero e proprio ripudio della ragione tout court ed al dispiegamento esplicito della propaganda di guerra? Con il corollario dell'arruolamento d'ufficio al partito dei "filo-putiniani" non solo dei Costituenti italiani, ma almeno di due papi pacifisti, Giovanni XXIII e Francesco. Insieme a tutti coloro - da Albert Einstein a Bertrand Russell, da Aldo Capitini a Carlo Rovelli - che, nel nome della ragione, hanno dimostrato e dimostrano l'irrazionalita' e l'irresponsabilita' della guerra, in particolare nel tempo della minaccia della distruzione atomica, e la necessita' di trovare mezzi differenti per affrontare e risolvere i conflitti. Trattandosi di polito/logi, mi pare ci sia in giro una gravissima assenza di logos.
7. RIFLESSIONE. "COSTITUENTE TERRA": LA DESTRA NON SFONDA
[Dalla newsletter di "Costituente Terra" n. 127 del 24 luglio 2023 (e-mail: notizieda at costituenteterra.com, sito:www.costituenteterra.it ) riprendiamo e diffondiamo]
Cari amici,
Si potra' dire quello che si vuole sui risultati delle elezioni politiche in Spagna, cercando di dipanare l'intricata matassa della geografia politica spagnola, ma una cosa e' certa, che la destra non ha sfondato, e non ha sfondato perche' la destra non ha futuro; sua non e' la pace, né essa ha per sua patria la Terra che geme, e se ha una dignita', non rispetta la dignita' delle persone, a cominciare dai migranti, dagli stranieri, dai nemici, dai "diversi".
Si sono offesi perche' Patrik Zaki uscito dal carcere egiziano dove era ingiustamente detenuto, ha preso un aereo di linea per tornare in Italia invece dell'aereo di Stato, ma la vera notizia e' un'altra: mentre l'Europa, a cominciare da Ursula von der Leyen, tresca con la Tunisia, per ottenere che non faccia passare i migranti in cambio di soldi, la tragedia dei disperati che sprofondano nel mare di sabbia del Sahara prima di poter raggiungere il mare per un altro naufragio, ha la sua foto-choc, come la chiama l'"Avvenire". Ha fatto il giro del mondo infatti l'immagine simbolo del dramma che stanno vivendo i migranti subsahariani cacciati dalla Tunisia e deportati nel deserto, al confine con la Libia: la foto di una donna trovata con la faccia in giu' sulla sabbia ardente insieme alla sua bambina, entrambe morte di caldo e di sete nel vano cammino verso un altro futuro: "Abbraccia la bimba, sua figlia, scrive l'"Avvenire": un ultimo gesto di protezione, forse per ripararla dal sole a picco, dal caldo o per consolarla. Hanno fame e sete, non hanno nulla. La foto riflette e testimonia l'orrore delle violenze e delle deportazioni che stanno subendo i migranti subsahariani, gli africani con la pelle nera, in Tunisia. Rintracciati per strada, caricati sui pullman e abbandonati nel deserto al confine con la Libia. Qui, senza acqua ne' cibo, sono in pochi a sopravvivere e a essere messi in salvo da chi li trova, sfiniti". E' una prova di quanto gia' scriveva Franco Valenti nell'articolo pubblicato nel nostro sito, "La Meloni a Tunisi, Farli morire non solo in mare ma nel deserto".
Ha parlato di loro papa Francesco nell'"Angelus" di domenica scorsa, proprio mentre a Roma si teneva una conferenza sui migranti (e una controconferenza promossa dalle ONG) : "Desidero attirare l'attenzione sul dramma che continua a consumarsi per i migranti nella parte settentrionale dell'Africa. Migliaia di essi, tra indicibili sofferenze, da settimane sono intrappolati e abbandonati in aree desertiche. Rivolgo il mio appello, in particolare ai capi di Stato e di Governo europei e africani, affinche' si presti urgente soccorso e assistenza a questi fratelli e sorelle. Il Mediterraneo non sia mai piu' teatro di morte e di disumanita'. Il Signore illumini le menti e i cuori di tutti, suscitando sentimenti di fraternita', solidarieta' e accoglienza".
C'e' un precedente di questo appello: come ha raccontato venerdì scorso l'"Avvenire" il Papa ha voluto ricevere Bentolo, un giovane camerunense che era stato catturato dai trafficanti in Libia e venduto ai guardiani di Stato che lo avevano portato in diversi luoghi di detenzione. Da uno di questi egli era riuscito a contattare con un telefonino don Mattia Ferrari, il giovane sacerdote modenese che opera con la organizzazione umanitaria Mediterranea Saving Humans, cosi' che si venne a sapere di molti migranti che dopo maltrattamenti, abusi, torture, erano in fin di vita. Poi di lui si persero le tracce, quando un giorno la nave di soccorso dell'organizzazione umanitaria tedesca Sea Watch salvo' nel Mediterraneo decine di profughi caduti in acqua da un barcone, tra cui c'era proprio Bentolo. Quando papa Francesco ha saputo del suo arrivo in Italia ha chiesto di poterlo incontrare, cio' che e' avvenuto a Santa Marta con una delegazione di Mediterranea tra cui lo stesso don Ferrari; il papa ha rivolto molte domande a Bentolo e chiesto ai presenti quali notizie giungessero dalle coste maghrebine. Nel corso del colloquio il Papa ha parlato della situazione dei migranti spinti e abbandonati nel deserto tra Tunisia e Libia mentre gli sono state fatte vedere alcune immagini eloquenti delle violenze in atto. Nel fare un resoconto di questo incontro, don Mattia Ferrari ha poi scritto domenica: "Quello che sta avvenendo e' gravissimo. Le milizie tunisine stanno catturando i migranti subsahariani e li stanno deportando nelle zone desertiche, dove stanno morendo di sete. Alcune persone sono intrappolate li' da quasi due settimane. Nei contatti che si riescono ad avere con loro dicono: "Stiamo morendo uno alla volta, aiutateci". In un audio una giovane donna supplica tutti: "Aiutateci, non ci abbandonate qui". In sottofondo si sentono bambini che piangono. Tutto questo avviene mentre l'Italia e l'Europa siglano l'accordo con la Tunisia con cui l'Europa le da' soldi in cambio del blocco dei migranti. Oggi il presidente tunisino Saied e' a Roma alla Conferenza promossa dal governo italiano per la gestione dei flussi. Insomma, l'Italia e l'Europa anziche' chiedere alla Tunisia di smettere di intrappolare i migranti nel deserto e di farli morire di sete le danno soldi perche' continui a farlo. Tutto questo e' di gravita' inaudita e se non ci opponiamo non saremo piu' umani e nemmeno cristiani".
Con i piu' cordiali saluti,
Costituente Terra
8. REPETITA IUVANT. UNA MINIMA NOTIZIA SU LEONARD PELTIER
Leonard Peltier nasce a Grand Forks, nel North Dakota, il 12 settembre 1944.
Nell'infanzia, nell'adolescenza e nella prima giovinezza subisce pressoche' tutte le vessazioni, tutte le umiliazioni, tutti i traumi e l'emarginazione che il potere razzista bianco infligge ai nativi americani. Nella sua autobiografia questo processo di brutale alienazione ed inferiorizzazione e' descritto in pagine profonde e commoventi.
Nei primi anni Settanta incontra l'American Indian Movement (Aim), fondato nel 1968 proprio per difendere i diritti e restituire coscienza della propria dignita' ai nativi americani; e con l'impegno nell'Aim riscopre l'orgoglio di essere indiano - la propria identita', il valore della propria cultura, e quindi la lotta per la riconquista dei diritti del proprio popolo e di tutti i popoli oppressi.
Partecipa nel 1972 al "Sentiero dei trattati infranti", la carovana di migliaia di indiani che attraversa gli Stati Uniti e si conclude a Washington con la presentazione delle rivendicazioni contenute nel documento detto dei "Venti punti" che il governo Nixon non degna di considerazione, e con l'occupazione del Bureau of Indian Affairs.
Dopo l'occupazione nel 1973 da parte dell'Aim di Wounded Knee (il luogo del massacro del 1890 assurto a simbolo della memoria del genocidio delle popolazioni native commesso dal potere razzista e colonialista bianco) nella riserva di Pine Ridge - in cui Wounded Knee si trova - si scatena la repressione: i nativi tradizionalisti ed i militanti dell'Aim unitisi a loro nel rivendicare l'identita', la dignita' e i diritti degli indiani, vengono perseguitati e massacrati dagli squadroni della morte del corrotto presidente del consiglio tribale Dick Wilson: uno stillicidio di assassinii in cui i sicari della polizia privata di Wilson (i famigerati "Goons") sono favoreggiati dall'Fbi che ha deciso di perseguitare l'Aim ed eliminarne i militanti con qualunque mezzo.
Nel 1975 per difendersi dalle continue aggressioni dei Goons di Wilson, alcuni residenti tradizionalisti chiedono l'aiuto dell'Aim, un cui gruppo di militanti viene ospitato nel ranch della famiglia Jumping Bull in cui organizza un campo di spiritualita'.
Proprio in quel lasso di tempo Dick Wilson sta anche trattando in segreto la cessione di una consistente parte del territorio della riserva alle compagnie minerarie.
Il 26 giugno 1975 avviene l'"incidente a Oglala", ovvero la sparatoria scatenata dall'Fbi che si conclude con la morte di due agenti dell'Fbi, Jack Coler e Ronald Williams, e di un giovane militante dell'Aim, Joe Stuntz, e la successiva fuga dei militanti dell'Aim superstiti guidati da Leonard Peltier che riescono ad eludere l'accerchiamento da parte dell'Fbi e degli squadroni della morte di Wilson.
Mentre nessuna inchiesta viene aperta sulla morte della giovane vittima indiana della sparatoria, cosi' come nessuna adeguata inchiesta era stata aperta sulle morti degli altri nativi assassinati nei mesi e negli anni precedenti da parte dei Goons, l'Fbi scatena una vasta e accanita caccia all'uomo per vendicare la morte dei suoi due agenti: in un primo momento vengono imputati dell'uccisione dei due agenti quattro persone: Jimmy Eagle, Dino Butler, Leonard Peltier e Bob Robideau.
Dino Butler e Bob Robideau vengono arrestati non molto tempo dopo, processati a Rapid City ed assolti perche' viene loro riconosciuta la legittima difesa.
A quel punto l'Fbi decide di rinunciare a perseguire Jimmy Eagle e di concentrare le accuse su Leonard Peltier, che nel frattempo e' riuscito a riparare in Canada; li' viene arrestato ed estradato negli Usa sulla base di due affidavit di una "testimone" che lo accusano menzogneramente del duplice omicidio; la cosiddetta "testimone" successivamente rivelera' di essere stata costretta dall'Fbi a dichiarare e sottoscrivere quelle flagranti falsita'.
Peltier viene processato non a Rapid City come i suoi compagni gia' assolti per legittima difesa ma a Fargo, da una giuria di soli bianchi, in un contesto razzista fomentato dall'Fbi.
Viene condannato a due ergastoli nonostante sia ormai evidente che le testimonianze contro di lui erano false, estorte ai testimoni dall'Fbi con gravi minacce, e nonostante che le cosiddette prove contro di lui fossero altrettanto false.
Successivamente infatti, grazie al Freedom of Information Act, fu possibile accedere a documenti che l'Fbi aveva tenuto nascosti e scoprire che non era affatto il cosiddetto "fucile di Peltier" ad aver ucciso i due agenti.
In carcere, si organizza un tentativo di ucciderlo, che viene sventato in modo rocambolesco; ma anche se riesce a salvarsi la vita Leonard Peltier viene sottoposto a un regime particolarmente vessatorio e le sue condizioni di salute ben presto si aggravano.
Tuttavia anche dal carcere, anche in condizioni di particolare durezza, Leonard Peltier riesce a svolgere un'intensa attivita' di testimonianza, di sensibilizzazione, di militanza, finanche di beneficenza; un'attivita' non solo di riflessione e d'impegno morale, sociale e politico, ma anche artistica e letteraria; nel corso degli anni diventa sempre piu' un punto di riferimento in tutto il mondo, come lo fu Nelson Mandela negli anni di prigionia nelle carceri del regime dell'apartheid.
La sua liberazione viene chiesta da illustri personalita', ma e' costantemente negata da parte di chi ha il potere di concederla. Analogamente la richiesta di un nuovo pronunciamento giudiziario e' sempre respinta, cosi' come gli vengono negate tutte le altre guarentigie riconosciute a tutti i detenuti.
Nel 1983 e poi in seconda edizione nel 1991 viene pubblicato il libro di Peter Matthiessen che fa piena luce sulla persecuzione subita da Leonard Peltier.
Nel 1999 viene pubblicata l'autobiografia di Leonard Peltier (presto tradotta anche in francese, italiano, spagnolo e tedesco).
Ma nei primi anni Duemila il processo per la tragica morte di un'altra militante del'Aim, Anna Mae Aquash, viene strumentalizzato dall'Fbi per orchestrare una nuova squallida e grottesca campagna diffamatoria e persecutoria nei confronti di Leonard Peltier. E nel 2009 un agente speciale che aveva avuto un ruolo fondamentale nella "guerra sporca" dell'Fbi contro l'Aim, Joseph Trimbach, da' alle stampe un libro che e' una vera e propria "summa" delle accuse contro Leonard Peltier.
Tuttavia e' ormai chiarissimo che Peltier e' innocente, e la prova definitiva dell'innocenza la da' proprio il libro di Trimbach: in quest'opera il cui scopo dichiarato e' dimostrare che l'Aim e' nient'altro che un'organizzazione criminale e terroristica, e che Leonard Peltier e' nient'altro che un efferato assassino, l'autore non solo non presenta alcuna vera prova contro Peltier, ma di fatto conferma cosi' che prove contro Peltier non ci sono.
Ma gli anni continuano a passare e la solidarieta' con Leonard Peltier non riesce ad ottenerne la liberazione. Occlusa proditoriamente la via giudiziaria, resta solo la grazia presidenziale, ma quando alcuni presidenti statunitensi lasciano intendere di essere disposti a prendere in considerazione un atto di clemenza che restituirebbe la liberta' a Leonard Peltier la reazione dell'Fbi e' minacciosa. Clinton prima e Obama poi rinunciano. Pavidita' dinanzi alla capacita' di intimidazione anche nei confronti della Casa bianca da parte dell'Fbi?
E giungiamo ad oggi: Leonard Peltier, che e' gia' affetto da gravi patologie, alcuni mesi fa e' stato anche malato di covid: nuovamente chiediamo al presidente degli Stati Uniti che sia liberato e riceva cure adeguate. Non muoia in carcere un uomo innocente, non muoia in carcere un eroico lottatore per i diritti umani di tutti gli esseri umani e per la difesa del mondo vivente.
Leonard Peltier deve essere liberato non solo perche' e' anziano e malato, ma perche' e' innocente.
Una bibliografia essenziale:
- Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Pomezia (Roma) 1996 (ora Roberto Massari Editore, Bolsena Vt).
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002 (disponibile in edizione digitale nel sito dell'"International Leonard Peltier Defense Committee": www.whoisleonardpeltier.info)-
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, Agents of Repression: The FBI's Secret Wars Against the Black Panther Party and the American Indian Movement, South End Press, Boulder, Colorado, 1988, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, The COINTELPRO Papers: Documents from the FBI's Secret Wars Against Dissent in the United States, South End Press, Boulder, Colorado, 1990, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Joseph H. Trimbach e John M. Trimbach, American Indian Mafia. An FBI Agent's True Story About Wounded Knee, Leonard Peltier, and the American Indian Movement (AIM), Outskirts Press, Denver 2009.
- Roxanne Dunbar-Ortiz, An Indigenous Peoples' History of the United States, Beacon Press, Boston 2014.
- Dick Bancroft e Laura Waterman Wittstock, We Are Still Here. A photographic history of the American Indian Movement, Minnesota Historical Society Press, 2013.
- Michael Koch e Michael Schiffmann, Ein leben fur Freiheit. Leonard Peltier und der indianische Widerstand, TraumFaenger Verlag, Hohenthann 2016.
9. REPETITA IUVANT. UNA COSA UTILE PER LA PACE: BLOCCARE LA FORNITURA DI ARMI ASSASSINE, CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA
Ovviamente apprezzando e sostenendo le molte iniziative gia' in corso (e soprattutto quelle che concretamente recano aiuti umanitari e soccorrono, accolgono e assistono tutte le vittime e tutte le persone che dalla guerra fuggono e alla guerra si oppongono), vorremmo aggiungere una cosa da fare che ci sembra utile piu' di ogni altra per contribuire da qui, in Italia, a far cessare le stragi in Ucraina: bloccare la fornitura di armi assassine.
E per bloccare la fornitura di armi assassine occorre bloccare con specifiche e adeguate azioni dirette nonviolente le fabbriche di armi, i depositi di armi, i trasporti di armi, i centri decisionali e le strutture tecniche che le forniture di armi assassine organizzano ed eseguono.
*
Fornire armi assassine dove e' in corso una guerra significa partecipare a quella guerra, cosa esplicitamente vietata dall'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana.
Non vi e' infatti alcun dubbio che fornire armi assassine dove una guerra e' in corso e dove quindi esse vengono usate per uccidere degli esseri umani (e tutte le armi sono usate sempre e solo per uccidere) significa partecipare alla guerra e alle stragi di cui essa consiste, e il citato articolo 11 della Costituzione e' chiarissimo e inequivocabile al riguardo, aprendosi con queste precise parole: "L'Italia ripudia la guerra".
Pertanto, un governo italiano che decide di fornire armi assassine a un paese in guerra e' ipso facto in contrasto con la Costituzione cui ha giurato fedelta', ed e' quindi un governo fuorilegge, criminale, golpista. E chiunque in Italia cooperasse all'invio di armi assassine, o l'invio di armi assassine consentisse, sarebbe parimenti criminale.
*
E' quindi diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi all'invio di armi assassine dove una guerra e' in corso.
Cosi' come e' diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi a un governo golpista e a chiunque coopera alla commissione di stragi.
*
Come e' possibile contrastare questo crimine?
Come e' possibile fare qualcosa di concreto per salvare le vite di coloro che la guerra - che quelle armi assassine alimentano - uccide?
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi le fabbriche, i depositi, i trasporti di armi.
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi i centri decisionali e le strutture tecniche che quell'invio di armi assassine organizzano ed eseguono.
*
Naturalmente occorre:
a) individuare tutti i luoghi da bloccare ed organizzare adeguatamente il blocco della scellerata attivita' finalizzata all'invio di armi assassine ovvero all'uccisione di esseri umani;
b) formare adeguatamente le persone di volonta' buona disponibili a partecipare a tali azioni dirette nonviolente.
La nonviolenza infatti richiede una specifica accurata preparazione e una completa conoscenza e consapevolezza del significato e delle conseguenze delle proprie azioni, che essendo non simboliche ma concrete espongono chi le esegue alle ovvie rappresaglie da parte dei poteri la cui azione criminale si vuole impedire.
La nonviolenza infatti, nel suo impegno per salvare tutte le vite, richiede una rigorosa coerenza tra i mezzi e i fini, una piena coscienza delle personali sofferenze cui si puo' andare incontro, una nitida disponibilita' ad accettare di subire torti e persecuzioni senza reagire, a subire violenza senza opporre violenza.
*
A oltre un anno dall'inizio della guerra in Ucraina scatenata dall'invasione militare per volonta' del folle e criminale autocrate russo, e' ormai chiaro ad ogni persona che tutti i governi attivamente coinvolti nella guerra, che la guerra e le stragi hanno alimentato e tuttora alimentano e che hanno impedito fin qui ogni tregua ed ogni trattativa di pace, non intendono affatto porre fine alle stragi, non intendono affatto salvare le vite umane che ogni giorno la guerra distrugge, ma anzi cooperano alla prosecuzione, all'intensificazione e all'estensione delle uccisioni di esseri umani, ed accrescono il pericolo che la guerra si faccia mondiale e nucleare e possa distruggere l'intera umana famiglia.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per contrastare questo abominevole massacro e il pericolo dell'apocalisse atomica.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per imporre ai governi la cessazione della guerra.
Hic et nunc solo l'azione diretta nonviolenta puo' concretamente contribuire a fermare le stragi e ad imporre ai governi di cessare il fuoco e avviare trattative di pace.
*
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
10. REPETITA IUVANT. UNA PROPOSTA PER LE ELEZIONI EUROPEE DEL 2024: UNA LISTA NONVIOLENTA PER LA PACE E CONTRO IL RAZZISMO
Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
La politica dell'Unione Europea e' oggi caratterizzata da due orrori.
Il primo: la persecuzione dei migranti: col sostegno alle dittature che li imprigionano in condizioni disumane; con l'appalto ai poteri mafiosi in regime di monopolio della mobilita' per chi e' in fuga da guerre, dittature, fame e miseria; con la reclusione nei lager sia nei paesi di transito che in Europa; con la strage degli innocenti nel Mediterraneo; con lo schiavismo e l'apartheid in Europa. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
Il secondo: il sostegno alla prosecuzione della guerra in Ucraina che ogni giorno provoca altre stragi: con l'incessante fornitura di armi si alimenta la guerra e s'impedisce l'avvio di trattative di pace, e si contribuisce cosi' sia alla prosecuzione dello sterminio della popolazione ucraina vittima della guerra, sia all'escalation verso una guerra atomica che puo' mettere fine all'intera umanita'. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni politiche europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
I vertici dell'Unione Europea si sono peraltro ormai completamente prostituiti alla Nato, l'organizzazione terrorista e stragista che per conto del governo razzista e imperialista degli Stati Uniti d'America opera, dalla fine della Guerra fredda e con sempre maggiore intensita' ed accelerazione, per destabilizzare, asservire o distruggere non solo singole parti del continente europeo ma l'Europa intera. Abolire la Nato e' palesemente l'urgenza delle urgenze per dare all'Europa un futuro di pace.
Il Parlamento Europeo potrebbe e dovrebbe operare per la pace e in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e per la salvaguardia della biosfera, ma attualmente e' anch'esso complice della furia razzista e della furia bellica che si e' incistata nei governi dei paesi europei e nei vertici di tutte le istituzioni politiche europee.
*
Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
E l'Italia rischia di essere rappresentata unicamente da partiti fascisti, razzisti e bellicisti.
Esplicitamente fascista, razzista, bellicista ed ecocida e' tutta l'area governativa italiana.
Razzista si e' dimostrato il partito grillino, che durante la prima esperienza di governo ha condiviso e sostenuto la scellerata politica di brutale persecuzione dei migranti da parte del capo leghista che di quel governo era vicepresidente, ministro e magna pars.
Tragicamente bellicista e' il Pd (e quindi di fatto anche coloro che ad esso subalterni con esso si alleano e che pertanto al di la' del velame dei vaniloquenti proclami portano voti al partito della guerra in cambio di qualche scranno e prebenda).
Questa la triste e trista situazione.
*
Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Che fare, quindi?
Io credo che occorra costruire una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo.
Nonviolenta: che cioe' faccia della scelta della nonviolenza la discriminante fondamentale. La nonviolenza essendo l'unica lotta nitida e intransigente, concreta e coerente, contro tutte le violenze e le oppressioni; la nonviolenza essendo il fondamentale strumento teorico e pratico a disposizione della lotta del movimento delle oppresse e degli oppressi per la liberazione dell'umanita' e la salvaguardia dell'intero mondo vivente.
Per la pace: e quindi per il disarmo integrale e l'integrale smilitarizzazione dei conflitti, dei territori, delle societa', delle culture.
Contro il razzismo: e quindi per il pieno riconoscimento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani, poiche' siamo una sola famiglia umana in un unico mondo vivente.
E dire lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo significa dire una lista femminista ed ecologista, socialista e libertaria, delle classi sociali sfruttate e rapinate, delle oppresse e degli oppressi.
*
Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Se vogliamo aprire una riflessione comune e autentica, democratica e partecipata, fra tutte le persone e le esperienze disposte a riconoscersi in una prospettiva nonviolenta, femminista, ecologista, socialista e libertaria, per portare nel Parlamento Europeo la voce delle oppresse e degli oppressi e la lotta per la pace, l'affermazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani e la difesa della biosfera, il momento e' adesso.
Prenda la parola ogni persona ed ogni esperienza interessata.
Si promuovano ovunque possibile incontri di riflessione.
11. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Riletture
- Boris Vian, Il disertore, Stampa Alternativa - Nuovi Equilibri, Viterbo 1993, pp. 64.
- Boris Vian, Il lupo mannaro, Marcos y Marcos, 1994, Demetra, Bussolengo (Vr) 1996, pp. 160.
- Boris Vian, Non vorrei crepare, Newton Compton, Roma 1993, pp. 98.
- Boris Vian, Sputero' sulle vostre tombe, Savelli, Roma 1979, pp. 128.
- Boris Vian, Teatro, Einaudi, Torino 1978, pp. XII + 270.
- Boris Vian, Tre racconti, Stampa Alternativa - Nuovi Equilibri, Viterbo 1997, pp. 64.
- Boris Vian, Vercoquin et le plancton, Gallimard, Paris 1947, 1994, pp. 194.
*
Classici
- Margaret Mead, Sesso e temperamento in tre societa' primitive, Il Saggiatore, Milno 1967, Garzanti, Milano 1979, pp. 352.
12. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
13. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4907 del 26 luglio 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
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