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[Nonviolenza] Telegrammi. 4901
- Subject: [Nonviolenza] Telegrammi. 4901
- From: Centro di ricerca per la pace Centro di ricerca per la pace <centropacevt at gmail.com>
- Date: Wed, 19 Jul 2023 15:34:28 +0200
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4901 del 20 luglio 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Sommario di questo numero:
1. Movimento Nonviolento: Memoria di Luigi Bettazzi
2. Andrea Purgatori
3. Antonio Vermigli
4. Non per fare il grillo parlante...
5. Per Patrick Zaki
6. Processare il golpista Trump
7. Una proposta per le elezioni europee del 2024: una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo
8. Tre minime descrizioni della nonviolenza e cinque perorazioni per il disarmo
9. Una minima notizia su Leonard Peltier
10. Omero Dellistorti: Una confidenza
11. Omero Dellistorti: Il funerale
12. Segnalazioni librarie
13. La "Carta" del Movimento Nonviolento
14. Per saperne di piu'
1. LUTTI. MOVIMENTO NONVIOLENTO: MEMORIA DI LUIGI BETTAZZI
[Dal sito di "Azione Nonviolenta" riprendiamo e diffondiamo]
Il Movimento Nonviolento partecipa al cordoglio per la morte terrena di Mons. Luigi Bettazzi, Padre Conciliare, Uomo del dialogo, amico della Nonviolenza, da religioso e da laico, impegnato come Presidente de Pax Christi a favore dell'obiezione di coscienza in anni in cui in Italia era reato d'opinione solo propagandarla.
Ringraziamo Mons. Bettazzi per l'impegno di una vita contro "il flagello della guerra", come ha detto oggi Papa Francesco, anche per la collaborazione che ha sempre tenuta viva con il Movimento Nonviolento e la rivista Azione nonviolenta. Riposi in Pace.
2. LUTTI. ANDREA PURGATORI
E' deceduto Andrea Purgatori, giornalista d'inchiesta.
Con gratitudine lo ricordiamo.
3. LUTTI. ANTONIO VERMIGLI
E' deceduto Antonio Vermigli, costruttore di pace, infaticabile promotore di solidarieta' e nonviolenza.
Con gratitudine lo ricordiamo.
4. L'ORA. NON PER FARE IL GRILLO PARLANTE...
... ma se non passiamo all'azione diretta nonviolenta per bloccare la produzione e l'invio delle armi assassine non daremo il nostro fondamentale, concreto e adeguato contributo per bloccare la guerra.
E poiche' non saranno certo i governi a cessare di uccidere, se non le contrastiamo noi le stragi non le contrastera' nessuno.
Solo la nonviolenza puo' fermare la guerra.
Solo la nonviolenza salva le vite.
Insorgere nonviolentemente occorre per la salvezza comune dell'umanita'.
Noi che viviamo nei paesi dell'Unione Europea dobbiamo passare all'azione diretta nonviolenta per bloccare la produzione e l'invio delle armi assassine.
Questo e' il compito dell'ora
*
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
5. L'ORA. PER PATRICK ZAKI
La condanna di Patrick Zaki emessa da un tribunale egiziano e' cosi' proditoria e aberrante che la prima cosa che viene in mente e' che essa sia stata pronunciata solo per permettere al presidente al-Sisi di concedere successivamente la grazia, forse nella cieca e tracotante presunzione di dare cosi', di se' e del suo regime, un'immagine diversa dalla spietata dittatura i cui scherani hanno torturato e ucciso Giulio Regeni e tanti altri inermi difensori della vita, della dignita' e dei diritti umani di tutti gli esseri umani.
Se cosi' fosse, ci auguriamo che la grazia sia concessa al piu' presto e Patrick Zaki possa quindi tornare in liberta'.
Non c'e' bisogno di aggiungere che se questo fosse il calcolo alla base della condanna, e chiunque abbia determinato tale scandalosa decisione, la vicenda conferma una volta di piu' quanto oppressivo, brutale e scellerato sia quel regime e con esso chi ne e' a capo.
E quale che sia l'interpretazione degli eventi, ancora una volta ci associamo alla richiesta che Patrick Zaki sia liberato, e come lui tutte le vittime di persecuzioni.
6. L'ORA. PROCESSARE IL GOLPISTA TRUMP
Processare l'allora Presidente Trump per aver ispirato e istigato il tentato golpe del gennaio 2021 ci sembra il minimo che un paese che ha un ordinamento giuridico e quindi un insieme di leggi debba a se stesso.
7. REPETITA IUVANT. UNA PROPOSTA PER LE ELEZIONI EUROPEE DEL 2024: UNA LISTA NONVIOLENTA PER LA PACE E CONTRO IL RAZZISMO
Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
La politica dell'Unione Europea e' oggi caratterizzata da due orrori.
Il primo: la persecuzione dei migranti: col sostegno alle dittature che li imprigionano in condizioni disumane; con l'appalto ai poteri mafiosi in regime di monopolio della mobilita' per chi e' in fuga da guerre, dittature, fame e miseria; con la reclusione nei lager sia nei paesi di transito che in Europa; con la strage degli innocenti nel Mediterraneo; con lo schiavismo e l'apartheid in Europa. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
Il secondo: il sostegno alla prosecuzione della guerra in Ucraina che ogni giorno provoca altre stragi: con l'incessante fornitura di armi si alimenta la guerra e s'impedisce l'avvio di trattative di pace, e si contribuisce cosi' sia alla prosecuzione dello sterminio della popolazione ucraina vittima della guerra, sia all'escalation verso una guerra atomica che puo' mettere fine all'intera umanita'. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni politiche europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
I vertici dell'Unione Europea si sono peraltro ormai completamente prostituiti alla Nato, l'organizzazione terrorista e stragista che per conto del governo razzista e imperialista degli Stati Uniti d'America opera, dalla fine della Guerra fredda e con sempre maggiore intensita' ed accelerazione, per destabilizzare, asservire o distruggere non solo singole parti del continente europeo ma l'Europa intera. Abolire la Nato e' palesemente l'urgenza delle urgenze per dare all'Europa un futuro di pace.
Il Parlamento Europeo potrebbe e dovrebbe operare per la pace e in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e per la salvaguardia della biosfera, ma attualmente e' anch'esso complice della furia razzista e della furia bellica che si e' incistata nei governi dei paesi europei e nei vertici di tutte le istituzioni politiche europee.
*
Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
E l'Italia rischia di essere rappresentata unicamente da partiti fascisti, razzisti e bellicisti.
Esplicitamente fascista, razzista, bellicista ed ecocida e' tutta l'area governativa italiana.
Razzista si e' dimostrato il partito grillino, che durante la prima esperienza di governo ha condiviso e sostenuto la scellerata politica di brutale persecuzione dei migranti da parte del capo leghista che di quel governo era vicepresidente, ministro e magna pars.
Tragicamente bellicista e' il Pd (e quindi di fatto anche coloro che ad esso subalterni con esso si alleano e che pertanto al di la' del velame dei vaniloquenti proclami portano voti al partito della guerra in cambio di qualche scranno e prebenda).
Questa la triste e trista situazione.
*
Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Che fare, quindi?
Io credo che occorra costruire una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo.
Nonviolenta: che cioe' faccia della scelta della nonviolenza la discriminante fondamentale. La nonviolenza essendo l'unica lotta nitida e intransigente, concreta e coerente, contro tutte le violenze e le oppressioni; la nonviolenza essendo il fondamentale strumento teorico e pratico a disposizione della lotta del movimento delle oppresse e degli oppressi per la liberazione dell'umanita' e la salvaguardia dell'intero mondo vivente.
Per la pace: e quindi per il disarmo integrale e l'integrale smilitarizzazione dei conflitti, dei territori, delle societa', delle culture.
Contro il razzismo: e quindi per il pieno riconoscimento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani, poiche' siamo una sola famiglia umana in un unico mondo vivente.
E dire lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo significa dire una lista femminista ed ecologista, socialista e libertaria, delle classi sociali sfruttate e rapinate, delle oppresse e degli oppressi.
*
Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Se vogliamo aprire una riflessione comune e autentica, democratica e partecipata, fra tutte le persone e le esperienze disposte a riconoscersi in una prospettiva nonviolenta, femminista, ecologista, socialista e libertaria, per portare nel Parlamento Europeo la voce delle oppresse e degli oppressi e la lotta per la pace, l'affermazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani e la difesa della biosfera, il momento e' adesso.
Prenda la parola ogni persona ed ogni esperienza interessata.
Si promuovano ovunque possibile incontri di riflessione.
8. REPETITA IUVANT. TRE MINIME DESCRIZIONI DELLA NONVIOLENZA E CINQUE PERORAZIONI PER IL DISARMO
I. Tre minime descrizioni della nonviolenza
1. La nonviolenza non indossa il frac
La nonviolenza non la trovi al ristorante.
Non la incontri al circolo dei nobili.
Non frequenta la scuola di buone maniere.
E' sempre fuori dall'inquadratura delle telecamere delle televisioni.
La nonviolenza non fa spettacolo.
La nonviolenza non vende consolazioni.
La nonviolenza non guarda la partita.
E' nel conflitto che la nonviolenza agisce.
Dove vi e' chi soffre, li' interviene la nonviolenza.
Dove vi e' ingiustizia, li' interviene la nonviolenza.
Non la trovi nei salotti e nelle aule.
Non la trovi tra chi veste buoni panni.
Non la trovi dove e' lustra l'epidermide e non brontola giammai lo stomaco.
La nonviolenza e' dove c'e' la lotta per far cessare tutte le violenze.
La nonviolenza e' l'umanita' in cammino per abolire ogni sopraffazione.
Non siede nel consiglio di amministrazione.
Non si abbuffa coi signori eccellentissimi.
Non ha l'automobile, non ha gli occhiali da sole, non ha il costume da bagno.
Condivide la sorte delle oppresse e degli oppressi.
Quando vince rinuncia a ogni potere.
Non esiste nella solitudine.
Sempre pensa alla liberta' del prossimo, sempre pensa al riscatto del vinto,
sempre pensa ad abbattere i regimi e di poi a riconciliare gli animi.
Sa che il male e' nella ricchezza, sa che il bene e' la condivisione;
sa che si puo' e si deve liberare ogni persona e quindi questo vuole:
la liberta' di tutte, la giustizia, la misericordia.
La nonviolenza e' l'antibarbarie.
La nonviolenza e' il riconoscimento della dignita' di ogni essere vivente.
La nonviolenza e' questa compassione: sentire insieme, voler essere insieme,
dialogo infinito, colloquio corale, miracolo dell'incontro e della nascita;
l'intera umanita' unita contro il male e la morte;
si', se possiamo dirlo in un soffio e in un sorriso: tutti per uno, uno per tutti.
La nonviolenza e' la lotta che salva.
Ha volto e voce di donna, sa mettere al mondo il mondo,
il suo tocco risana le ferite, i suoi gesti sono limpida acqua, i suoi atti recano luce;
sempre lotta per la verita' ed il bene, usa solo mezzi coerenti
con il fine della verita' e del bene.
Sa che il mondo e' gremito di persone, cosi' fragili, smarrite e sofferenti.
Sa che la sua lotta deve esser la piu' ferma; e deve essere la piu' delicata.
Quando la plebe all'opra china si rialza: li' e' la nonviolenza.
Quando lo schiavo dice adesso basta, li' e' la nonviolenza.
Quando le oppresse e gli oppressi cominciano a lottare
per un'umanita' di persone tutte libere ed eguali in diritti,
li', li' e' la nonviolenza.
Quando ti svegli ed entri nella lotta, la nonviolenza gia' ti viene incontro.
La nonviolenza e' una buona cosa.
E' questa buona cosa che fai tu quando fai la cosa giusta e necessaria.
*
2. Breve litania della nonviolenza
La nonviolenza non e' la luna nel pozzo.
La nonviolenza non e' la pappa nel piatto.
La nonviolenza non e' il galateo del pappagallo.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.
La nonviolenza non e' la ciancia dei rassegnati.
La nonviolenza non e' il bignami degli ignoranti.
La nonviolenza non e' il giocattolo degli intellettuali.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.
La nonviolenza non e' il cappotto di Gogol.
La nonviolenza non e' il cavallo a dondolo dei generali falliti.
La nonviolenza non e' la Danimarca senza il marcio.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.
La nonviolenza non e' l'ascensore senza bottoni.
La nonviolenza non e' il colpo di carambola.
La nonviolenza non e' l'applauso alla fine dell'atto terzo.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.
La nonviolenza non e' il museo dell'esotismo.
La nonviolenza non e' il salotto dei perdigiorno.
La nonviolenza non e' il barbiere di Siviglia.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.
La nonviolenza non e' la spiritosaggine degli impotenti.
La nonviolenza non e' la sala dei professori.
La nonviolenza non e' il capello senza diavoli.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.
La nonviolenza non e' il ricettario di Mamma Oca.
La nonviolenza non e' l'albero senza serpente.
La nonviolenza non e' il piagnisteo di chi si e' arreso.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.
La nonviolenza non e' la quiete dopo la tempesta.
La nonviolenza non e' il bicchiere della staffa.
La nonviolenza non e' il vestito di gala.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.
La nonviolenza non e' il sapone con gli gnocchi.
La nonviolenza non e' il film al rallentatore.
La nonviolenza non e' il semaforo sempre verde.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.
La nonviolenza non e' il jolly pescato nel mazzo.
La nonviolenza non e' il buco senza la rete.
La nonviolenza non e' il fiume dove ti bagni due volte.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.
La nonviolenza non e' l'abracadabra degli stenterelli.
La nonviolenza non e' il cilindro estratto dal coniglio.
La nonviolenza non e' il coro delle mummie del gabinetto.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.
La nonviolenza non e' niente che si veda in televisione.
La nonviolenza non e' niente che si insegni dalle cattedre.
La nonviolenza non e' niente che si serva al bar.
La nonviolenza e' solo la lotta contro la violenza.
*
3. Della nonviolenza dispiegata al sole ad asciugare
Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza la politica necessaria.
Chiamiamo nonviolenza l'occhio che vede e piange.
Chiamiamo nonviolenza la lotta per l'abolizione di tutte le guerre.
Chiamiamo nonviolenza la lotta che abroga ogni servitu'.
Chiamiamo nonviolenza questo accampamento notturno nel deserto.
Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza l'amicizia che non tradisce.
Chiamiamo nonviolenza il ponte di corda teso sull'abisso.
Chiamiamo nonviolenza la fine della paura della morte.
Chiamiamo nonviolenza la fine della minaccia della morte.
Chiamiamo nonviolenza aver visto e alba e tramonto con limpido cuore.
Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza il tappeto volante.
Chiamiamo nonviolenza il voto unanime per la salvezza degli assenti.
Chiamiamo nonviolenza il cielo stellato.
Chiamiamo nonviolenza il rispetto della vita altrui.
Chiamiamo nonviolenza il sonno dei giusti e dei giusti la veglia.
Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza il silenzio che non spaventa.
Chiamiamo nonviolenza la telefonata che ferma l'esecuzione.
Chiamiamo nonviolenza il libro che ti fa ridere e piangere.
Chiamiamo nonviolenza il viaggio senza bagagli.
Chiamiamo nonviolenza il suono dell'arcobaleno.
Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza il pasto in comune.
Chiamiamo nonviolenza il miracolo della nascita.
Chiamiamo nonviolenza la voce che risponde.
Chiamiamo nonviolenza la porta che si apre allo straniero.
Chiamiamo nonviolenza la lotta contro la violenza.
Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza il dono e la rinuncia.
Chiamiamo nonviolenza la leggerezza sui corpi.
Chiamiamo nonviolenza la parola che suscita le praterie.
Chiamiamo nonviolenza il soffio che estingue gli incendi.
Chiamiamo nonviolenza l'infinito respiro del mare.
Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza l'umanita' come dovrebbe essere.
Chiamiamo nonviolenza la coscienza del limite.
Chiamiamo nonviolenza il ritrovamento dell'anello di Salomone.
Chiamiamo nonviolenza gl'immortali principi dell'Ottantanove.
Chiamiamo nonviolenza l'ironia e la pazienza.
Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza il riconoscimento della pluralita' delle persone e dei mondi.
Chiamiamo nonviolenza la distruzione di tutte le armi assassine.
Chiamiamo nonviolenza non nascondere la nostra ignoranza.
Chiamiamo nonviolenza rifiutarsi di mentire.
Chiamiamo nonviolenza la scelta di fare la cosa che salva le vite.
Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza una giornata di sole sulla strada.
Chiamiamo nonviolenza la scuola di Spartaco e della Rosa Rossa.
Chiamiamo nonviolenza la certezza morale del figlio della levatrice.
Chiamiamo nonviolenza la legge nuova del figlio del falegname.
Chiamiamo nonviolenza le tre ghinee di Virginia.
Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza questo atto di riconoscimento e di riconoscenza.
Chiamiamo nonviolenza il giro della borraccia.
Chiamiamo nonviolenza questo colloquio corale.
Chiamiamo nonviolenza la Resistenza antifascista.
Chiamiamo nonviolenza l'uscita dallo stato di minorita'.
Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza parlare e ascoltare.
Chiamiamo nonviolenza la stazione sempre aperta.
Chiamiamo nonviolenza lo specchio e la sorgente.
Chiamiamo nonviolenza sentire il dolore degli altri.
Chiamiamo nonviolenza prendersi cura del mondo.
Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
* * *
II. Cinque perorazioni per il disarmo
1. La prima politica e' il disarmo
La prima politica e' il disarmo
sostituire all'arte dell'uccidere
quella severa di salvare le vite
Senza disarmo il mondo tutto muore
senza disarmo le nuvole si ghiacciano
le lacrime diventano veleno
si crepano i marmi ne escono draghi
Senza disarmo ogni parola mente
senza disarmo ogni albero si secca
l'aria non porta piu' i suoni
la polvere colma i polmoni
Senza disarmo piovono scorpioni
senza disarmo in ogni piatto e' vomito
dal rubinetto esce sale e vetro
le scarpe stritolano le ossa dei piedi
Solo il disarmo frena le valanghe
solo il disarmo risana le ferite
solo il disarmo salva le vite
Salvare le vite e' il primo dovere
salvare le vite
il primo dovere
*
2. Piccolo dittico delle armi e del disarmo
I.
Le armi sanno a cosa servono
le armi non sbagliano la mira
le armi odiano le persone
quando le ammazzano poi vanno all'osteria
a ubriacarsi e a cantare fino all'alba
Le armi bevono il sangue
le armi mettono briglie e sella alle persone
poi le cavalcano fino a sfiancarle
affondano gli speroni per godere dei sussulti
della carne che soffre
Le armi non sentono ragione
una sola cosa desiderano: uccidere
e poi ancora uccidere
uccidere le persone
tutte le persone
Le armi la sanno lunga
fanno bella figura in televisione
sorridono sempre
parlano di cose belle
promettono miliardi di posti di lavoro
e latte e miele gratis per tutti
Le armi hanno la loro religione
hanno la scienza esatta degli orologi
hanno l'arte sottile del pennello
e del bulino e la sapienza grande
di trasformare tutto in pietra e vento
e della loro religione l'unico
articolo di fede dice: nulla
e nulla e nulla e nulla e nulla e nulla
e tutto ha da tornare ad esser nulla
Le armi ci guardano dal balcone
mentre ci affaccendiamo per le strade
ci fischiano e poi fanno finta di niente
ci gettano qualche spicciolo qualche caramella
cerini accesi mozziconi scampoli
di tela e schizzi di vernice e polpette
con dentro minuscole schegge di vetro
Sanno il francese hanno tutti i dischi
raccontano di quando in mongolfiera
e delle proprieta' nelle colonie d'oltremare
e delle ville tutte marmi e stucchi
t'invitano nel loro palco all'opera
ti portano al campo dei miracoli
Sanno le armi come farsi amare
e passo dopo passo addurti dove
hanno allestito la sala del banchetto
II.
Senza disarmo i panni stesi non si asciugano
senza disarmo la pizza diventa carbone
senza disarmo hai freddo anche con tre cappotti
Senza disarmo il fazzoletto ti strappa la mano
senza disarmo la maniglia della porta ti da' la scossa
senza disarmo le scarpe ti mangiano i piedi
Senza disarmo l'aria t'avvelena
senza disarmo il caffe' diventa sterco
senza disarmo dallo specchio uno ti spara
Senza disarmo il letto e' tutto spine
senza disarmo scordi tutte le parole
senza disarmo e' buio anche di giorno
Senza disarmo ogni casa brucia
senza disarmo quel che tocchi ghiaccia
senza disarmo tutto e' aceto e grandine
Senza disarmo la guerra non finisce
Senza disarmo finisce l'umanita'
*
3. In quanto le armi
In quanto le armi servono a uccidere
le persone, l'esistenza delle armi
e' gia' una violazione dei diritti umani.
Solo il disarmo salva le vite
solo il disarmo rispetta e difende gli esseri umani
solo il disarmo riconosce e restituisce
umanita' all'umanita'.
Solo con il disarmo
la civilta' rinasce
il sole sorge ancora
fioriscono i meli
tornano umani gli esseri umani.
*
4. Del non uccidere argomento primo
Si assomigliano come due fratelli
Abele e Caino, nessuno dei due
sa chi sara' la vittima, chi l'assassino.
Non c'e' netto un confine
tra bene e male
e l'occhio non distingue
zucchero e sale.
In questo laborioso labirinto
che non ha uscita
non esser tu del novero di quelli
che ad altri strappano la breve vita.
Mantieni l'unica vera sapienza:
come vorresti esser trattato tu
le altre persone tratta.
Da te l'umanita' non sia disfatta.
Sull'orlo dell'abisso scegli sempre
di non uccidere, di opporti a ogni uccisione,
ad ogni guerra, ogni arma, ogni divisa:
ogni plotone e' di esecuzione.
Non c'e' netto un confine
tra bene e male
e l'occhio non distingue
zucchero e sale.
Si assomigliano come due fratelli
Abele e Caino, nessuno dei due
sa chi sara' la vittima, chi l'assassino.
*
5. Poiche' vi e' una sola umanita'
Poiche' vi e' una sola umanita'
noi dichiariamo che ogni essere umano
abbia rispetto e solidarieta'
da chiunque altro sia essere umano.
Nessun confine puo' la dignita'
diminuire umana, o il volto umano
sfregiare, o denegar la qualita'
umana propria di ogni essere umano.
Se l'edificio della civilta'
umana ha un senso, ed esso non e' vano,
nessuno allora osi levar la mano
contro chi chiede ospitalita'.
Se la giustizia e se la liberta'
non ciancia, bensi' pane quotidiano
hanno da essere, cosi' il lontano
come il vicino merita pieta'.
Nel condividere e' la verita'
ogni volto rispecchia il volto umano
nel mutuo aiuto e' la felicita'
ogni diritto e' un diritto umano.
Se vero e' che tutto finira'
non prevarra' la morte sull'umano
soltanto se la generosita'
sara' la legge di ogni essere umano.
La nonviolenza e' questa gaia scienza
che lotta per salvar tutte le vite
la nonviolenza e' questa lotta mite
e intransigente contro ogni violenza.
9. REPETITA IUVANT. UNA MINIMA NOTIZIA SU LEONARD PELTIER
Leonard Peltier nasce a Grand Forks, nel North Dakota, il 12 settembre 1944.
Nell'infanzia, nell'adolescenza e nella prima giovinezza subisce pressoche' tutte le vessazioni, tutte le umiliazioni, tutti i traumi e l'emarginazione che il potere razzista bianco infligge ai nativi americani. Nella sua autobiografia questo processo di brutale alienazione ed inferiorizzazione e' descritto in pagine profonde e commoventi.
Nei primi anni Settanta incontra l'American Indian Movement (Aim), fondato nel 1968 proprio per difendere i diritti e restituire coscienza della propria dignita' ai nativi americani; e con l'impegno nell'Aim riscopre l'orgoglio di essere indiano - la propria identita', il valore della propria cultura, e quindi la lotta per la riconquista dei diritti del proprio popolo e di tutti i popoli oppressi.
Partecipa nel 1972 al "Sentiero dei trattati infranti", la carovana di migliaia di indiani che attraversa gli Stati Uniti e si conclude a Washington con la presentazione delle rivendicazioni contenute nel documento detto dei "Venti punti" che il governo Nixon non degna di considerazione, e con l'occupazione del Bureau of Indian Affairs.
Dopo l'occupazione nel 1973 da parte dell'Aim di Wounded Knee (il luogo del massacro del 1890 assurto a simbolo della memoria del genocidio delle popolazioni native commesso dal potere razzista e colonialista bianco) nella riserva di Pine Ridge - in cui Wounded Knee si trova - si scatena la repressione: i nativi tradizionalisti ed i militanti dell'Aim unitisi a loro nel rivendicare l'identita', la dignita' e i diritti degli indiani, vengono perseguitati e massacrati dagli squadroni della morte del corrotto presidente del consiglio tribale Dick Wilson: uno stillicidio di assassinii in cui i sicari della polizia privata di Wilson (i famigerati "Goons") sono favoreggiati dall'Fbi che ha deciso di perseguitare l'Aim ed eliminarne i militanti con qualunque mezzo.
Nel 1975 per difendersi dalle continue aggressioni dei Goons di Wilson, alcuni residenti tradizionalisti chiedono l'aiuto dell'Aim, un cui gruppo di militanti viene ospitato nel ranch della famiglia Jumping Bull in cui organizza un campo di spiritualita'.
Proprio in quel lasso di tempo Dick Wilson sta anche trattando in segreto la cessione di una consistente parte del territorio della riserva alle compagnie minerarie.
Il 26 giugno 1975 avviene l'"incidente a Oglala", ovvero la sparatoria scatenata dall'Fbi che si conclude con la morte di due agenti dell'Fbi, Jack Coler e Ronald Williams, e di un giovane militante dell'Aim, Joe Stuntz, e la successiva fuga dei militanti dell'Aim superstiti guidati da Leonard Peltier che riescono ad eludere l'accerchiamento da parte dell'Fbi e degli squadroni della morte di Wilson.
Mentre nessuna inchiesta viene aperta sulla morte della giovane vittima indiana della sparatoria, cosi' come nessuna adeguata inchiesta era stata aperta sulle morti degli altri nativi assassinati nei mesi e negli anni precedenti da parte dei Goons, l'Fbi scatena una vasta e accanita caccia all'uomo per vendicare la morte dei suoi due agenti: in un primo momento vengono imputati dell'uccisione dei due agenti quattro persone: Jimmy Eagle, Dino Butler, Leonard Peltier e Bob Robideau.
Dino Butler e Bob Robideau vengono arrestati non molto tempo dopo, processati a Rapid City ed assolti perche' viene loro riconosciuta la legittima difesa.
A quel punto l'Fbi decide di rinunciare a perseguire Jimmy Eagle e di concentrare le accuse su Leonard Peltier, che nel frattempo e' riuscito a riparare in Canada; li' viene arrestato ed estradato negli Usa sulla base di due affidavit di una "testimone" che lo accusano menzogneramente del duplice omicidio; la cosiddetta "testimone" successivamente rivelera' di essere stata costretta dall'Fbi a dichiarare e sottoscrivere quelle flagranti falsita'.
Peltier viene processato non a Rapid City come i suoi compagni gia' assolti per legittima difesa ma a Fargo, da una giuria di soli bianchi, in un contesto razzista fomentato dall'Fbi.
Viene condannato a due ergastoli nonostante sia ormai evidente che le testimonianze contro di lui erano false, estorte ai testimoni dall'Fbi con gravi minacce, e nonostante che le cosiddette prove contro di lui fossero altrettanto false.
Successivamente infatti, grazie al Freedom of Information Act, fu possibile accedere a documenti che l'Fbi aveva tenuto nascosti e scoprire che non era affatto il cosiddetto "fucile di Peltier" ad aver ucciso i due agenti.
In carcere, si organizza un tentativo di ucciderlo, che viene sventato in modo rocambolesco; ma anche se riesce a salvarsi la vita Leonard Peltier viene sottoposto a un regime particolarmente vessatorio e le sue condizioni di salute ben presto si aggravano.
Tuttavia anche dal carcere, anche in condizioni di particolare durezza, Leonard Peltier riesce a svolgere un'intensa attivita' di testimonianza, di sensibilizzazione, di militanza, finanche di beneficenza; un'attivita' non solo di riflessione e d'impegno morale, sociale e politico, ma anche artistica e letteraria; nel corso degli anni diventa sempre piu' un punto di riferimento in tutto il mondo, come lo fu Nelson Mandela negli anni di prigionia nelle carceri del regime dell'apartheid.
La sua liberazione viene chiesta da illustri personalita', ma e' costantemente negata da parte di chi ha il potere di concederla. Analogamente la richiesta di un nuovo pronunciamento giudiziario e' sempre respinta, cosi' come gli vengono negate tutte le altre guarentigie riconosciute a tutti i detenuti.
Nel 1983 e poi in seconda edizione nel 1991 viene pubblicato il libro di Peter Matthiessen che fa piena luce sulla persecuzione subita da Leonard Peltier.
Nel 1999 viene pubblicata l'autobiografia di Leonard Peltier (presto tradotta anche in francese, italiano, spagnolo e tedesco).
Ma nei primi anni Duemila il processo per la tragica morte di un'altra militante del'Aim, Anna Mae Aquash, viene strumentalizzato dall'Fbi per orchestrare una nuova squallida e grottesca campagna diffamatoria e persecutoria nei confronti di Leonard Peltier. E nel 2009 un agente speciale che aveva avuto un ruolo fondamentale nella "guerra sporca" dell'Fbi contro l'Aim, Joseph Trimbach, da' alle stampe un libro che e' una vera e propria "summa" delle accuse contro Leonard Peltier.
Tuttavia e' ormai chiarissimo che Peltier e' innocente, e la prova definitiva dell'innocenza la da' proprio il libro di Trimbach: in quest'opera il cui scopo dichiarato e' dimostrare che l'Aim e' nient'altro che un'organizzazione criminale e terroristica, e che Leonard Peltier e' nient'altro che un efferato assassino, l'autore non solo non presenta alcuna vera prova contro Peltier, ma di fatto conferma cosi' che prove contro Peltier non ci sono.
Ma gli anni continuano a passare e la solidarieta' con Leonard Peltier non riesce ad ottenerne la liberazione. Occlusa proditoriamente la via giudiziaria, resta solo la grazia presidenziale, ma quando alcuni presidenti statunitensi lasciano intendere di essere disposti a prendere in considerazione un atto di clemenza che restituirebbe la liberta' a Leonard Peltier la reazione dell'Fbi e' minacciosa. Clinton prima e Obama poi rinunciano. Pavidita' dinanzi alla capacita' di intimidazione anche nei confronti della Casa bianca da parte dell'Fbi?
E giungiamo ad oggi: Leonard Peltier, che e' gia' affetto da gravi patologie, alcuni mesi fa e' stato anche malato di covid: nuovamente chiediamo al presidente degli Stati Uniti che sia liberato e riceva cure adeguate. Non muoia in carcere un uomo innocente, non muoia in carcere un eroico lottatore per i diritti umani di tutti gli esseri umani e per la difesa del mondo vivente.
Leonard Peltier deve essere liberato non solo perche' e' anziano e malato, ma perche' e' innocente.
Una bibliografia essenziale:
- Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Pomezia (Roma) 1996 (ora Roberto Massari Editore, Bolsena Vt).
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002 (disponibile in edizione digitale nel sito dell'"International Leonard Peltier Defense Committee": www.whoisleonardpeltier.info)-
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, Agents of Repression: The FBI's Secret Wars Against the Black Panther Party and the American Indian Movement, South End Press, Boulder, Colorado, 1988, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, The COINTELPRO Papers: Documents from the FBI's Secret Wars Against Dissent in the United States, South End Press, Boulder, Colorado, 1990, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Joseph H. Trimbach e John M. Trimbach, American Indian Mafia. An FBI Agent's True Story About Wounded Knee, Leonard Peltier, and the American Indian Movement (AIM), Outskirts Press, Denver 2009.
- Roxanne Dunbar-Ortiz, An Indigenous Peoples' History of the United States, Beacon Press, Boston 2014.
- Dick Bancroft e Laura Waterman Wittstock, We Are Still Here. A photographic history of the American Indian Movement, Minnesota Historical Society Press, 2013.
- Michael Koch e Michael Schiffmann, Ein leben fur Freiheit. Leonard Peltier und der indianische Widerstand, TraumFaenger Verlag, Hohenthann 2016.
10. SOTTO Il VELAME. OMERO DELLISTORTI: UNA CONFIDENZA
- Permette una confidenza?
- Come dice?
- Se permette una confidenza.
- Ma non credo che ci conosciamo.
- Appunto.
- Non credo sia opportuno.
- Io invece penso di si'.
- Guardi, si confidi con qualcun altro.
- Non c'e' nessun altro.
- Non dico adesso, magari dopo.
- Il treno e' vuoto.
- Lo so, lo prendo tutte le sere.
- Anch'io.
- Si', l'ho notata, siamo cosi' pochi a prendere questo treno a quest'ora cosi' tarda. Oltretutto stasera e' anche in ritardo di un'ora e piu'.
- Per questo mi sono permesso.
- Ma guardi, non e' il caso. Mi scusi, ma proprio non e' il caso.
- La capisco. Veramente. Ma supponga, per fare un'ipotesi astratta, che una persona abbia un messaggio importante da riferire e che per circostanze che adesso non occorre precisare tema di non averne il tempo e che prima che sia troppo tardi trovi una persona a cui potrebbe comunicarlo, ebbene, non dovrebbe farlo?
- Immagino di si'.
- Io mi trovo in una situazione analoga, anzi, ancor piu' stringente.
- Non capisco.
- La prego di credermi.
- Si sente male?
- No, non si tratta di questo.
- Allora le bastera' aspettare fino alla stazione di arrivo, e poi...
- Mi creda, non ne ho il tempo.
- Sinceramente non capisco.
- Si fidi, la prego.
- Telefoni allora. Telefoni a qualche suo amico, no?
- Non ho un telefonino.
- Posso prestarle il mio se crede. Se e' una cosa cosi' urgente e cosi' importante, mi creda che sara' un piacere per me poterla favorire.
- Io la ringrazio, ma vede, se io telefonassi col suo telefonino, lei mi sentirebbe e allora sarebbe come se gliela facessi lo stesso questa confidenza, non crede?
- Ma guardi, lei puo' allontanarsi, il treno e' praticamente vuoto, lei va nel vagone precedente o in quello successivo, parla con chi deve parlare, dice quello che deve dire, e poi torna.
- E lei lascerebbe che io mi allontanassi col suo telefonino?
- Certo. Tra pendolari...
- Lei e' veramente una persona gentile, ma debbo declinare la sua cortese proposta.
- Ma perche'?
- Mi creda. Dopo che le avro' fatto la mia confidenza converra' anche lei che ho ragione di dirle quel che le dico.
- Senta, io le credo, pero' anche lei deve fare un atto di fiducia nei miei confronti. Accetti il fatto che io preferisca non ricevere confidenze, non dico da lei, ma da chicchessia. Non c'e' nulla di personale, mi creda. E del resto neppure ci conosciamo, no? Quindi non ho alcuna ragione per offenderla e lei non ha alcuna ragione per sentrsi offeso dal mio riserbo.
- Capisco.
- Grazie.
- Pero' devo insistere.
- La prego.
- Sono io che la prego, e mi creda, il tempo e' poco e per me farle la confidenza che intendo farle e' - come posso dire - un dovere morale.
- Un dovere morale?
- Si'.
- Mi sembra inverosimile.
- Lo so, ma e' proprio come le dico.
- Guardi, se proprio deve...
- Devo.
- D'accordo allora.
- Grazie.
- Prego, si figuri.
- La confidenza e' questa: purtroppo sono un lupo mannaro.
- Un lupo mannaro?
- Si'.
- Ma dice sul serio?
- Sono serissimo.
- Mi scusi, intende forse dire che ha una patologia che le provoca sintomi analoghi a quelli che la fantasia popolare eccetera eccetera?
- No, guardi, intendo proprio dire che sono un lupo mannaro. Un vero lupo mannaro.
- E cosa intende lei per lupo mannaro, per vero lupo mannaro?
- Un lupo mannaro. E sento che sto per trasformarmi, non posso farci niente, e non sara' una cosa bella da vedere.
- Mi dispiace.
- Anche a me.
- Posso fare qualcosa per lei?
- Ecco, puo' cercare di mettersi in salvo.
- In salvo da cosa?
- Da me.
- Da lei?
- Si'. Quando mi trasformo perdo il lume della ragione e divento un lupo famelico.
- Ah.
- Eh.
- Ed e' pericoloso?
- Si', divento pericoloso, e piu' che pericoloso: letale. Non posso farci niente, mi dispiace.
- Dispiace anche a me.
- Vede, accecato dal furore divoro chi mi trovo a tiro.
- Intende me?
- Si', qui c'e' solo lei.
- E allora cosa dovrei fare?
- Deve cercare di mettersi in salvo.
- E come posso farlo?
- Non lo so, forse se cambia vagone...
- E lei non m 'inseguirebbe? Intendo una volta trasformatosi in lupo.
- La inseguirei si'.
- E quindi?
- Ecco, se lei riesce a bloccare una porta...
- E come si fa?
- Non lo so, se lo sapessi glielo direi ma non lo so.
- E se mi barricassi nel bagno?
- Sfonderei la porta, non e' un rifugio sicuro.
- Ah.
- Gia'.
- E se invece tirassi il freno d'emergenza?
- Per far fermare il treno?
- Si'.
- Non credo che la salverebbe.
- Se scendessi e corressi via...
- Sarei piu' veloce e piu' agile di lei.
- Se mi rifugiassi nella cabina del guidatore? Credo che la porta sia chiusa e forse e' anche piu' solida di quella del bagno.
- Non credo che reggerebbe. Divento molto forte, sa.
- Immagino, immagino.
- Mi creda, sono desolato.
- Le credo, le credo, a nessuno fa piacere di essere un lupo mannaro.
- Se lei trovasse una via di fuga, gliene sarei grato oltre ogni dire.
- E' che non mi viene in mente nient'altro.
- Neanche a me.
- Magari il capotreno ha un'arma... mi scusi...
- No, no, fa bene a pensarci.
- Non sto dicendo che...
- Non si preoccupi.
- Se lei e' d'accordo potrei cercare il capotreno.
- Certo, lo cerchi. Anche se non credo che abbia un'arma, ed anche se l'avesse...
- Anche se l'avesse...
- Non e' la prima volta che affronto avversari armati. Purtroppo.
- Intende dire...
- Si'.
- E quindi?
- Non so, pero' si sbrighi a fare qualcosa, sento che sto per trasformarmi.
- Pero' mi scusi...
- Dica, dica pure, ma in fretta.
- Insomma, la vedo spesso su questo treno da mesi, e non e' mai successo niente...
- Dipende dalla luna piena.
- Cioe'?
- Non e' che io mi trasformi tutte le notti, solo le notti di luna piena e solo a una cert'ora.
- Non capisco.
- E' semplice: nelle notti di luna piena a mezzanotte.
- A mezzanotte.
- Si', a mezzanotte.
- Ah, ecco. E stasera il nostro treno ha un'ora, un'ora e mezza di ritardo.
- E' questo il punto: di solito arriviamo a destinazione prima dell'ora fatale.
- Invece per via del ritardo...
- Per via del ritardo, si'.
- E mancano dieci minuti a mezzanotte.
- Dodici, al mio orologio.
- Dieci. Guardi il mio telefonino.
- Ha ragione, dieci. Si vede che il mio orologio va indietro.
- Due minuti non e' molto.
- Oltretutto ci sono affezionato.
- Fa bene. E' un ricordo?
- Gia'.
- Gia'. E' un bell'orologio, se posso permettermi.
- Gia'. Me l'ha lasciato mio padre.
- Capisco.
- Grazie.
- Prego. Adesso sono otto minuti.
- Si affretti ad andarsene, quindi. La prego.
- Senta, credo che sia opportuno che anch'io le faccia una confidenza.
- Prego, ma si affretti.
- Vede questi canini, lunghi e affilati?
- Intende dire...
- Si'.
- Ma pensa.
- Gia'.
- Potrebbe essere una bella lotta.
- Potrebbe si'.
- Gia'.
- Gia'.
- Lo sa? Mi sento sollevato.
- Per questo glielo ho detto.
- Grazie.
- Prego.
- E' dura?
- No, non direi. Non particolarmente. E per lei?
- Si', e' dura. E' veramente dura.
- Mi spiace.
- Gia'.
- E, se posso permettermi, nella vita che fa?
- Lavoro al catasto. E lei?
- Canto in un locale notturno.
- Dice davvero?
- Si'. Sa, non potendo lavorare di giorno...
- Certo. Pero' non si direbbe.
- Beh, quando lavoro non vesto cosi'. Mi metto anche un po' di trucco. Leggero. Ho un repertorio da crooner, i classici...
- Mi sarebbe piaciuto sentirla.
- No, non sono una gran voce, ma e' un lavoro facile e si guadagna abbastanza. Non ho molte esigenze.
- E, se posso permettermi, per il nutrimento?
- Compro sacche di plasma, sono una persona civile.
- Certo, non ne dubitavo.
- Gia'.
- Gia'.
- Mancano ancora tre minuti a mezzanotte.
- Aspettiamo.
- Aspettiamo.
- Gia'.
- Gia'.
- E' una bella storia, non le pare?
- Si', veramente una bella storia.
- Sara' la metafora di qualcosa?
- E chi lo sa?
- Secondo me si'.
- Anche secondo me.
- Lo ha letto quel saggio di Borges sulle magie parziali del Chisciotte?
- Scherza? L'avro' letto almeno cento volte. Borges e' il mio autore preferito.
- Anche il mio. Insieme a Kafka, naturalmente.
- Naturalmente.
- Ecco, e' proprio l'ora. E' stato un piacere conoscerla.
- Anche per me. E che vinca il migliore.
11. ALTRI RACCONTI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: IL FUNERALE
- Mi scusi.
- Si'?
- E' molto lontano il cimitero?
- No, e' qui vicino, un paio di chilometri.
- Ah.
- Eh.
- Non immaginavo che qui si facessero ancora i funerali cosi'.
- Cosi' come?
- Cosi', con il corteo che accompagna la bara al funerale.
- Pensavo fosse cosi' dappertutto.
- Si', pero' con le macchine.
- Sara' perche' il cimitero e' piu' lontano, no?
- Certo, sara' cosi'. Qui invece si cammina.
- Il cimitero e' vicino, il paese e' piccolo.
- Pero' ci sara' tutta la popolazione, eh?
- E' sempre cosi'. Il paese e' piccolo, ci si conosce tutti.
- Lo sa? Anch'io sono del paese.
- Ah si'?
- Pero' me ne andai da giovane, una cinquantina d'anni fa.
- Lo so.
- Come lo sa?
- Perche' l'ho riconosciuta. Lei non mi ha riconosciuto?
- Veramente no.
- Sono Cristoforo, detto Malannaccio.
- Malannaccio?
- Malannaccio.
- Ma io sono Ruggero, mi chiamavano Rugagnone.
- Lo so, ti ho riconosciuto subito.
- Ma pensa.
- Eh.
- Quante ne abbiamo combinate insieme.
- Eravamo giovani.
- E piuttosto scapestrati.
- Piuttosto.
- Mi ha fatto proprio piacere di ritrovarti.
- Anche a me.
- Magari dopo la sepoltura andiamo al bar a berci una cosa insieme, eh?
- Non credo sia possibile.
- Perche'?
- Perche' questo funerale e' il tuo, non c'e' ritorno.
- Non e' uno scherzo divertente.
- Non e' uno scherzo.
- Cioe'?
- Cioe' sei morto, in quella cassa ci sei tu.
- Ma che dici?
- La verita'.
- Scusa, ma se sono in quella cassa come faccio ad essere qui a chiacchierare con te?
- Perche' sei un fantasma.
- Un fantasma?
- Un fantasma.
- E come fa un fantasma a parlare coi vivi, eh?
- Infatti non parli coi vivi.
- No?
- No.
- Pero' con te ci parlo, mi sembra.
- Si'.
- E allora come lo spieghi?
- Lo sai.
- Lo so che?
- Lo sai.
- Io non so niente, fammi capire.
- Sono morto anch'io, lo sai. Sei tu che mi hai fatto ammazzare.
- Io?
- Tu.
- Tu scherzi.
- Ti sembra il caso?
- Infatti non mi sembra il caso.
- Infatti.
- E allora deliri.
- Deliro?
- Deliri, si'.
- Ancora non l'hai capito, eh?
- Cosa non ho capito?
- Che qui non ci sono piu' ne' menzogne ne' segreti.
- Ma che vuoi dire?
- Che lo so quello che hai fatto.
- E che avrei fatto?
- M'hai fatto ammazzare.
- Ma manco per sogno.
- Invece si', solo che non sapevi che c'ero anch'io.
- Vorresti dire...
- Esatto.
- Sotto il bombardamento?
- Sotto il bombardamento.
- E che ci facevi li'?
- Da qualche parte bisogna abitare.
- Ah.
- Eh.
- E adesso?
- Adesso niente, siamo qui in questo corteo.
- E poi?
- Poi?
- Poi, poi.
- Non c'e' un poi, e' per l'eternita'.
- Per l'eternita' che?
- Questo corteo.
- Ma se il cimitero e' qui vicino.
- Ma non ci arriveremo mai.
- Continueremo a camminare?
- E a parlare.
- E' la mia pena?
- E la mia.
- Perche', tu che hai fatto?
- Niente.
- E allora perche'?
- Non c'e' un perche', si soffre e basta.
- Si soffre e basta.
- Si soffre e basta.
- Per sempre.
- Per sempre.
- E tutta quest'altra gente?
- Sono ombre, come noi.
- Come noi?
- Come noi.
- E perche' sono qui, che hanno fatto loro?
- Non lo so.
- Potremmo chiederglielo.
- Non e' meglio di no?
- Gia'. e' meglio di no.
- Gia'.
- Gia'.
12. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Letture
- Rossana Rossanda, Volti di un secolo. Il Novecento in 52 ritratti, Einaudi, Torino 2023, pp. XXIV + 244, euro 12.
*
Riletture
- Mary Brave Bird, with Richard Erdoes, Ohitika Woman, Grove Press, New York 1993, pp. XIV + 274 (+ un inserto fotografico di 8 pp.).
*
Riedizioni
- Margaret Atwood, Moltissimo, Salani, Milano 2021, Rcs, Milano 2023, pp. 304, euro 8,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
14. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4901 del 20 luglio 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
*
Nuova informativa sulla privacy
Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
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Numero 4901 del 20 luglio 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Sommario di questo numero:
1. Movimento Nonviolento: Memoria di Luigi Bettazzi
2. Andrea Purgatori
3. Antonio Vermigli
4. Non per fare il grillo parlante...
5. Per Patrick Zaki
6. Processare il golpista Trump
7. Una proposta per le elezioni europee del 2024: una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo
8. Tre minime descrizioni della nonviolenza e cinque perorazioni per il disarmo
9. Una minima notizia su Leonard Peltier
10. Omero Dellistorti: Una confidenza
11. Omero Dellistorti: Il funerale
12. Segnalazioni librarie
13. La "Carta" del Movimento Nonviolento
14. Per saperne di piu'
1. LUTTI. MOVIMENTO NONVIOLENTO: MEMORIA DI LUIGI BETTAZZI
[Dal sito di "Azione Nonviolenta" riprendiamo e diffondiamo]
Il Movimento Nonviolento partecipa al cordoglio per la morte terrena di Mons. Luigi Bettazzi, Padre Conciliare, Uomo del dialogo, amico della Nonviolenza, da religioso e da laico, impegnato come Presidente de Pax Christi a favore dell'obiezione di coscienza in anni in cui in Italia era reato d'opinione solo propagandarla.
Ringraziamo Mons. Bettazzi per l'impegno di una vita contro "il flagello della guerra", come ha detto oggi Papa Francesco, anche per la collaborazione che ha sempre tenuta viva con il Movimento Nonviolento e la rivista Azione nonviolenta. Riposi in Pace.
2. LUTTI. ANDREA PURGATORI
E' deceduto Andrea Purgatori, giornalista d'inchiesta.
Con gratitudine lo ricordiamo.
3. LUTTI. ANTONIO VERMIGLI
E' deceduto Antonio Vermigli, costruttore di pace, infaticabile promotore di solidarieta' e nonviolenza.
Con gratitudine lo ricordiamo.
4. L'ORA. NON PER FARE IL GRILLO PARLANTE...
... ma se non passiamo all'azione diretta nonviolenta per bloccare la produzione e l'invio delle armi assassine non daremo il nostro fondamentale, concreto e adeguato contributo per bloccare la guerra.
E poiche' non saranno certo i governi a cessare di uccidere, se non le contrastiamo noi le stragi non le contrastera' nessuno.
Solo la nonviolenza puo' fermare la guerra.
Solo la nonviolenza salva le vite.
Insorgere nonviolentemente occorre per la salvezza comune dell'umanita'.
Noi che viviamo nei paesi dell'Unione Europea dobbiamo passare all'azione diretta nonviolenta per bloccare la produzione e l'invio delle armi assassine.
Questo e' il compito dell'ora
*
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
5. L'ORA. PER PATRICK ZAKI
La condanna di Patrick Zaki emessa da un tribunale egiziano e' cosi' proditoria e aberrante che la prima cosa che viene in mente e' che essa sia stata pronunciata solo per permettere al presidente al-Sisi di concedere successivamente la grazia, forse nella cieca e tracotante presunzione di dare cosi', di se' e del suo regime, un'immagine diversa dalla spietata dittatura i cui scherani hanno torturato e ucciso Giulio Regeni e tanti altri inermi difensori della vita, della dignita' e dei diritti umani di tutti gli esseri umani.
Se cosi' fosse, ci auguriamo che la grazia sia concessa al piu' presto e Patrick Zaki possa quindi tornare in liberta'.
Non c'e' bisogno di aggiungere che se questo fosse il calcolo alla base della condanna, e chiunque abbia determinato tale scandalosa decisione, la vicenda conferma una volta di piu' quanto oppressivo, brutale e scellerato sia quel regime e con esso chi ne e' a capo.
E quale che sia l'interpretazione degli eventi, ancora una volta ci associamo alla richiesta che Patrick Zaki sia liberato, e come lui tutte le vittime di persecuzioni.
6. L'ORA. PROCESSARE IL GOLPISTA TRUMP
Processare l'allora Presidente Trump per aver ispirato e istigato il tentato golpe del gennaio 2021 ci sembra il minimo che un paese che ha un ordinamento giuridico e quindi un insieme di leggi debba a se stesso.
7. REPETITA IUVANT. UNA PROPOSTA PER LE ELEZIONI EUROPEE DEL 2024: UNA LISTA NONVIOLENTA PER LA PACE E CONTRO IL RAZZISMO
Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
La politica dell'Unione Europea e' oggi caratterizzata da due orrori.
Il primo: la persecuzione dei migranti: col sostegno alle dittature che li imprigionano in condizioni disumane; con l'appalto ai poteri mafiosi in regime di monopolio della mobilita' per chi e' in fuga da guerre, dittature, fame e miseria; con la reclusione nei lager sia nei paesi di transito che in Europa; con la strage degli innocenti nel Mediterraneo; con lo schiavismo e l'apartheid in Europa. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
Il secondo: il sostegno alla prosecuzione della guerra in Ucraina che ogni giorno provoca altre stragi: con l'incessante fornitura di armi si alimenta la guerra e s'impedisce l'avvio di trattative di pace, e si contribuisce cosi' sia alla prosecuzione dello sterminio della popolazione ucraina vittima della guerra, sia all'escalation verso una guerra atomica che puo' mettere fine all'intera umanita'. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni politiche europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
I vertici dell'Unione Europea si sono peraltro ormai completamente prostituiti alla Nato, l'organizzazione terrorista e stragista che per conto del governo razzista e imperialista degli Stati Uniti d'America opera, dalla fine della Guerra fredda e con sempre maggiore intensita' ed accelerazione, per destabilizzare, asservire o distruggere non solo singole parti del continente europeo ma l'Europa intera. Abolire la Nato e' palesemente l'urgenza delle urgenze per dare all'Europa un futuro di pace.
Il Parlamento Europeo potrebbe e dovrebbe operare per la pace e in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e per la salvaguardia della biosfera, ma attualmente e' anch'esso complice della furia razzista e della furia bellica che si e' incistata nei governi dei paesi europei e nei vertici di tutte le istituzioni politiche europee.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
E l'Italia rischia di essere rappresentata unicamente da partiti fascisti, razzisti e bellicisti.
Esplicitamente fascista, razzista, bellicista ed ecocida e' tutta l'area governativa italiana.
Razzista si e' dimostrato il partito grillino, che durante la prima esperienza di governo ha condiviso e sostenuto la scellerata politica di brutale persecuzione dei migranti da parte del capo leghista che di quel governo era vicepresidente, ministro e magna pars.
Tragicamente bellicista e' il Pd (e quindi di fatto anche coloro che ad esso subalterni con esso si alleano e che pertanto al di la' del velame dei vaniloquenti proclami portano voti al partito della guerra in cambio di qualche scranno e prebenda).
Questa la triste e trista situazione.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Che fare, quindi?
Io credo che occorra costruire una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo.
Nonviolenta: che cioe' faccia della scelta della nonviolenza la discriminante fondamentale. La nonviolenza essendo l'unica lotta nitida e intransigente, concreta e coerente, contro tutte le violenze e le oppressioni; la nonviolenza essendo il fondamentale strumento teorico e pratico a disposizione della lotta del movimento delle oppresse e degli oppressi per la liberazione dell'umanita' e la salvaguardia dell'intero mondo vivente.
Per la pace: e quindi per il disarmo integrale e l'integrale smilitarizzazione dei conflitti, dei territori, delle societa', delle culture.
Contro il razzismo: e quindi per il pieno riconoscimento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani, poiche' siamo una sola famiglia umana in un unico mondo vivente.
E dire lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo significa dire una lista femminista ed ecologista, socialista e libertaria, delle classi sociali sfruttate e rapinate, delle oppresse e degli oppressi.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Se vogliamo aprire una riflessione comune e autentica, democratica e partecipata, fra tutte le persone e le esperienze disposte a riconoscersi in una prospettiva nonviolenta, femminista, ecologista, socialista e libertaria, per portare nel Parlamento Europeo la voce delle oppresse e degli oppressi e la lotta per la pace, l'affermazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani e la difesa della biosfera, il momento e' adesso.
Prenda la parola ogni persona ed ogni esperienza interessata.
Si promuovano ovunque possibile incontri di riflessione.
8. REPETITA IUVANT. TRE MINIME DESCRIZIONI DELLA NONVIOLENZA E CINQUE PERORAZIONI PER IL DISARMO
I. Tre minime descrizioni della nonviolenza
1. La nonviolenza non indossa il frac
La nonviolenza non la trovi al ristorante.
Non la incontri al circolo dei nobili.
Non frequenta la scuola di buone maniere.
E' sempre fuori dall'inquadratura delle telecamere delle televisioni.
La nonviolenza non fa spettacolo.
La nonviolenza non vende consolazioni.
La nonviolenza non guarda la partita.
E' nel conflitto che la nonviolenza agisce.
Dove vi e' chi soffre, li' interviene la nonviolenza.
Dove vi e' ingiustizia, li' interviene la nonviolenza.
Non la trovi nei salotti e nelle aule.
Non la trovi tra chi veste buoni panni.
Non la trovi dove e' lustra l'epidermide e non brontola giammai lo stomaco.
La nonviolenza e' dove c'e' la lotta per far cessare tutte le violenze.
La nonviolenza e' l'umanita' in cammino per abolire ogni sopraffazione.
Non siede nel consiglio di amministrazione.
Non si abbuffa coi signori eccellentissimi.
Non ha l'automobile, non ha gli occhiali da sole, non ha il costume da bagno.
Condivide la sorte delle oppresse e degli oppressi.
Quando vince rinuncia a ogni potere.
Non esiste nella solitudine.
Sempre pensa alla liberta' del prossimo, sempre pensa al riscatto del vinto,
sempre pensa ad abbattere i regimi e di poi a riconciliare gli animi.
Sa che il male e' nella ricchezza, sa che il bene e' la condivisione;
sa che si puo' e si deve liberare ogni persona e quindi questo vuole:
la liberta' di tutte, la giustizia, la misericordia.
La nonviolenza e' l'antibarbarie.
La nonviolenza e' il riconoscimento della dignita' di ogni essere vivente.
La nonviolenza e' questa compassione: sentire insieme, voler essere insieme,
dialogo infinito, colloquio corale, miracolo dell'incontro e della nascita;
l'intera umanita' unita contro il male e la morte;
si', se possiamo dirlo in un soffio e in un sorriso: tutti per uno, uno per tutti.
La nonviolenza e' la lotta che salva.
Ha volto e voce di donna, sa mettere al mondo il mondo,
il suo tocco risana le ferite, i suoi gesti sono limpida acqua, i suoi atti recano luce;
sempre lotta per la verita' ed il bene, usa solo mezzi coerenti
con il fine della verita' e del bene.
Sa che il mondo e' gremito di persone, cosi' fragili, smarrite e sofferenti.
Sa che la sua lotta deve esser la piu' ferma; e deve essere la piu' delicata.
Quando la plebe all'opra china si rialza: li' e' la nonviolenza.
Quando lo schiavo dice adesso basta, li' e' la nonviolenza.
Quando le oppresse e gli oppressi cominciano a lottare
per un'umanita' di persone tutte libere ed eguali in diritti,
li', li' e' la nonviolenza.
Quando ti svegli ed entri nella lotta, la nonviolenza gia' ti viene incontro.
La nonviolenza e' una buona cosa.
E' questa buona cosa che fai tu quando fai la cosa giusta e necessaria.
*
2. Breve litania della nonviolenza
La nonviolenza non e' la luna nel pozzo.
La nonviolenza non e' la pappa nel piatto.
La nonviolenza non e' il galateo del pappagallo.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.
La nonviolenza non e' la ciancia dei rassegnati.
La nonviolenza non e' il bignami degli ignoranti.
La nonviolenza non e' il giocattolo degli intellettuali.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.
La nonviolenza non e' il cappotto di Gogol.
La nonviolenza non e' il cavallo a dondolo dei generali falliti.
La nonviolenza non e' la Danimarca senza il marcio.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.
La nonviolenza non e' l'ascensore senza bottoni.
La nonviolenza non e' il colpo di carambola.
La nonviolenza non e' l'applauso alla fine dell'atto terzo.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.
La nonviolenza non e' il museo dell'esotismo.
La nonviolenza non e' il salotto dei perdigiorno.
La nonviolenza non e' il barbiere di Siviglia.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.
La nonviolenza non e' la spiritosaggine degli impotenti.
La nonviolenza non e' la sala dei professori.
La nonviolenza non e' il capello senza diavoli.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.
La nonviolenza non e' il ricettario di Mamma Oca.
La nonviolenza non e' l'albero senza serpente.
La nonviolenza non e' il piagnisteo di chi si e' arreso.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.
La nonviolenza non e' la quiete dopo la tempesta.
La nonviolenza non e' il bicchiere della staffa.
La nonviolenza non e' il vestito di gala.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.
La nonviolenza non e' il sapone con gli gnocchi.
La nonviolenza non e' il film al rallentatore.
La nonviolenza non e' il semaforo sempre verde.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.
La nonviolenza non e' il jolly pescato nel mazzo.
La nonviolenza non e' il buco senza la rete.
La nonviolenza non e' il fiume dove ti bagni due volte.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.
La nonviolenza non e' l'abracadabra degli stenterelli.
La nonviolenza non e' il cilindro estratto dal coniglio.
La nonviolenza non e' il coro delle mummie del gabinetto.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.
La nonviolenza non e' niente che si veda in televisione.
La nonviolenza non e' niente che si insegni dalle cattedre.
La nonviolenza non e' niente che si serva al bar.
La nonviolenza e' solo la lotta contro la violenza.
*
3. Della nonviolenza dispiegata al sole ad asciugare
Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza la politica necessaria.
Chiamiamo nonviolenza l'occhio che vede e piange.
Chiamiamo nonviolenza la lotta per l'abolizione di tutte le guerre.
Chiamiamo nonviolenza la lotta che abroga ogni servitu'.
Chiamiamo nonviolenza questo accampamento notturno nel deserto.
Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza l'amicizia che non tradisce.
Chiamiamo nonviolenza il ponte di corda teso sull'abisso.
Chiamiamo nonviolenza la fine della paura della morte.
Chiamiamo nonviolenza la fine della minaccia della morte.
Chiamiamo nonviolenza aver visto e alba e tramonto con limpido cuore.
Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza il tappeto volante.
Chiamiamo nonviolenza il voto unanime per la salvezza degli assenti.
Chiamiamo nonviolenza il cielo stellato.
Chiamiamo nonviolenza il rispetto della vita altrui.
Chiamiamo nonviolenza il sonno dei giusti e dei giusti la veglia.
Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza il silenzio che non spaventa.
Chiamiamo nonviolenza la telefonata che ferma l'esecuzione.
Chiamiamo nonviolenza il libro che ti fa ridere e piangere.
Chiamiamo nonviolenza il viaggio senza bagagli.
Chiamiamo nonviolenza il suono dell'arcobaleno.
Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza il pasto in comune.
Chiamiamo nonviolenza il miracolo della nascita.
Chiamiamo nonviolenza la voce che risponde.
Chiamiamo nonviolenza la porta che si apre allo straniero.
Chiamiamo nonviolenza la lotta contro la violenza.
Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza il dono e la rinuncia.
Chiamiamo nonviolenza la leggerezza sui corpi.
Chiamiamo nonviolenza la parola che suscita le praterie.
Chiamiamo nonviolenza il soffio che estingue gli incendi.
Chiamiamo nonviolenza l'infinito respiro del mare.
Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza l'umanita' come dovrebbe essere.
Chiamiamo nonviolenza la coscienza del limite.
Chiamiamo nonviolenza il ritrovamento dell'anello di Salomone.
Chiamiamo nonviolenza gl'immortali principi dell'Ottantanove.
Chiamiamo nonviolenza l'ironia e la pazienza.
Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza il riconoscimento della pluralita' delle persone e dei mondi.
Chiamiamo nonviolenza la distruzione di tutte le armi assassine.
Chiamiamo nonviolenza non nascondere la nostra ignoranza.
Chiamiamo nonviolenza rifiutarsi di mentire.
Chiamiamo nonviolenza la scelta di fare la cosa che salva le vite.
Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza una giornata di sole sulla strada.
Chiamiamo nonviolenza la scuola di Spartaco e della Rosa Rossa.
Chiamiamo nonviolenza la certezza morale del figlio della levatrice.
Chiamiamo nonviolenza la legge nuova del figlio del falegname.
Chiamiamo nonviolenza le tre ghinee di Virginia.
Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza questo atto di riconoscimento e di riconoscenza.
Chiamiamo nonviolenza il giro della borraccia.
Chiamiamo nonviolenza questo colloquio corale.
Chiamiamo nonviolenza la Resistenza antifascista.
Chiamiamo nonviolenza l'uscita dallo stato di minorita'.
Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza parlare e ascoltare.
Chiamiamo nonviolenza la stazione sempre aperta.
Chiamiamo nonviolenza lo specchio e la sorgente.
Chiamiamo nonviolenza sentire il dolore degli altri.
Chiamiamo nonviolenza prendersi cura del mondo.
Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
* * *
II. Cinque perorazioni per il disarmo
1. La prima politica e' il disarmo
La prima politica e' il disarmo
sostituire all'arte dell'uccidere
quella severa di salvare le vite
Senza disarmo il mondo tutto muore
senza disarmo le nuvole si ghiacciano
le lacrime diventano veleno
si crepano i marmi ne escono draghi
Senza disarmo ogni parola mente
senza disarmo ogni albero si secca
l'aria non porta piu' i suoni
la polvere colma i polmoni
Senza disarmo piovono scorpioni
senza disarmo in ogni piatto e' vomito
dal rubinetto esce sale e vetro
le scarpe stritolano le ossa dei piedi
Solo il disarmo frena le valanghe
solo il disarmo risana le ferite
solo il disarmo salva le vite
Salvare le vite e' il primo dovere
salvare le vite
il primo dovere
*
2. Piccolo dittico delle armi e del disarmo
I.
Le armi sanno a cosa servono
le armi non sbagliano la mira
le armi odiano le persone
quando le ammazzano poi vanno all'osteria
a ubriacarsi e a cantare fino all'alba
Le armi bevono il sangue
le armi mettono briglie e sella alle persone
poi le cavalcano fino a sfiancarle
affondano gli speroni per godere dei sussulti
della carne che soffre
Le armi non sentono ragione
una sola cosa desiderano: uccidere
e poi ancora uccidere
uccidere le persone
tutte le persone
Le armi la sanno lunga
fanno bella figura in televisione
sorridono sempre
parlano di cose belle
promettono miliardi di posti di lavoro
e latte e miele gratis per tutti
Le armi hanno la loro religione
hanno la scienza esatta degli orologi
hanno l'arte sottile del pennello
e del bulino e la sapienza grande
di trasformare tutto in pietra e vento
e della loro religione l'unico
articolo di fede dice: nulla
e nulla e nulla e nulla e nulla e nulla
e tutto ha da tornare ad esser nulla
Le armi ci guardano dal balcone
mentre ci affaccendiamo per le strade
ci fischiano e poi fanno finta di niente
ci gettano qualche spicciolo qualche caramella
cerini accesi mozziconi scampoli
di tela e schizzi di vernice e polpette
con dentro minuscole schegge di vetro
Sanno il francese hanno tutti i dischi
raccontano di quando in mongolfiera
e delle proprieta' nelle colonie d'oltremare
e delle ville tutte marmi e stucchi
t'invitano nel loro palco all'opera
ti portano al campo dei miracoli
Sanno le armi come farsi amare
e passo dopo passo addurti dove
hanno allestito la sala del banchetto
II.
Senza disarmo i panni stesi non si asciugano
senza disarmo la pizza diventa carbone
senza disarmo hai freddo anche con tre cappotti
Senza disarmo il fazzoletto ti strappa la mano
senza disarmo la maniglia della porta ti da' la scossa
senza disarmo le scarpe ti mangiano i piedi
Senza disarmo l'aria t'avvelena
senza disarmo il caffe' diventa sterco
senza disarmo dallo specchio uno ti spara
Senza disarmo il letto e' tutto spine
senza disarmo scordi tutte le parole
senza disarmo e' buio anche di giorno
Senza disarmo ogni casa brucia
senza disarmo quel che tocchi ghiaccia
senza disarmo tutto e' aceto e grandine
Senza disarmo la guerra non finisce
Senza disarmo finisce l'umanita'
*
3. In quanto le armi
In quanto le armi servono a uccidere
le persone, l'esistenza delle armi
e' gia' una violazione dei diritti umani.
Solo il disarmo salva le vite
solo il disarmo rispetta e difende gli esseri umani
solo il disarmo riconosce e restituisce
umanita' all'umanita'.
Solo con il disarmo
la civilta' rinasce
il sole sorge ancora
fioriscono i meli
tornano umani gli esseri umani.
*
4. Del non uccidere argomento primo
Si assomigliano come due fratelli
Abele e Caino, nessuno dei due
sa chi sara' la vittima, chi l'assassino.
Non c'e' netto un confine
tra bene e male
e l'occhio non distingue
zucchero e sale.
In questo laborioso labirinto
che non ha uscita
non esser tu del novero di quelli
che ad altri strappano la breve vita.
Mantieni l'unica vera sapienza:
come vorresti esser trattato tu
le altre persone tratta.
Da te l'umanita' non sia disfatta.
Sull'orlo dell'abisso scegli sempre
di non uccidere, di opporti a ogni uccisione,
ad ogni guerra, ogni arma, ogni divisa:
ogni plotone e' di esecuzione.
Non c'e' netto un confine
tra bene e male
e l'occhio non distingue
zucchero e sale.
Si assomigliano come due fratelli
Abele e Caino, nessuno dei due
sa chi sara' la vittima, chi l'assassino.
*
5. Poiche' vi e' una sola umanita'
Poiche' vi e' una sola umanita'
noi dichiariamo che ogni essere umano
abbia rispetto e solidarieta'
da chiunque altro sia essere umano.
Nessun confine puo' la dignita'
diminuire umana, o il volto umano
sfregiare, o denegar la qualita'
umana propria di ogni essere umano.
Se l'edificio della civilta'
umana ha un senso, ed esso non e' vano,
nessuno allora osi levar la mano
contro chi chiede ospitalita'.
Se la giustizia e se la liberta'
non ciancia, bensi' pane quotidiano
hanno da essere, cosi' il lontano
come il vicino merita pieta'.
Nel condividere e' la verita'
ogni volto rispecchia il volto umano
nel mutuo aiuto e' la felicita'
ogni diritto e' un diritto umano.
Se vero e' che tutto finira'
non prevarra' la morte sull'umano
soltanto se la generosita'
sara' la legge di ogni essere umano.
La nonviolenza e' questa gaia scienza
che lotta per salvar tutte le vite
la nonviolenza e' questa lotta mite
e intransigente contro ogni violenza.
9. REPETITA IUVANT. UNA MINIMA NOTIZIA SU LEONARD PELTIER
Leonard Peltier nasce a Grand Forks, nel North Dakota, il 12 settembre 1944.
Nell'infanzia, nell'adolescenza e nella prima giovinezza subisce pressoche' tutte le vessazioni, tutte le umiliazioni, tutti i traumi e l'emarginazione che il potere razzista bianco infligge ai nativi americani. Nella sua autobiografia questo processo di brutale alienazione ed inferiorizzazione e' descritto in pagine profonde e commoventi.
Nei primi anni Settanta incontra l'American Indian Movement (Aim), fondato nel 1968 proprio per difendere i diritti e restituire coscienza della propria dignita' ai nativi americani; e con l'impegno nell'Aim riscopre l'orgoglio di essere indiano - la propria identita', il valore della propria cultura, e quindi la lotta per la riconquista dei diritti del proprio popolo e di tutti i popoli oppressi.
Partecipa nel 1972 al "Sentiero dei trattati infranti", la carovana di migliaia di indiani che attraversa gli Stati Uniti e si conclude a Washington con la presentazione delle rivendicazioni contenute nel documento detto dei "Venti punti" che il governo Nixon non degna di considerazione, e con l'occupazione del Bureau of Indian Affairs.
Dopo l'occupazione nel 1973 da parte dell'Aim di Wounded Knee (il luogo del massacro del 1890 assurto a simbolo della memoria del genocidio delle popolazioni native commesso dal potere razzista e colonialista bianco) nella riserva di Pine Ridge - in cui Wounded Knee si trova - si scatena la repressione: i nativi tradizionalisti ed i militanti dell'Aim unitisi a loro nel rivendicare l'identita', la dignita' e i diritti degli indiani, vengono perseguitati e massacrati dagli squadroni della morte del corrotto presidente del consiglio tribale Dick Wilson: uno stillicidio di assassinii in cui i sicari della polizia privata di Wilson (i famigerati "Goons") sono favoreggiati dall'Fbi che ha deciso di perseguitare l'Aim ed eliminarne i militanti con qualunque mezzo.
Nel 1975 per difendersi dalle continue aggressioni dei Goons di Wilson, alcuni residenti tradizionalisti chiedono l'aiuto dell'Aim, un cui gruppo di militanti viene ospitato nel ranch della famiglia Jumping Bull in cui organizza un campo di spiritualita'.
Proprio in quel lasso di tempo Dick Wilson sta anche trattando in segreto la cessione di una consistente parte del territorio della riserva alle compagnie minerarie.
Il 26 giugno 1975 avviene l'"incidente a Oglala", ovvero la sparatoria scatenata dall'Fbi che si conclude con la morte di due agenti dell'Fbi, Jack Coler e Ronald Williams, e di un giovane militante dell'Aim, Joe Stuntz, e la successiva fuga dei militanti dell'Aim superstiti guidati da Leonard Peltier che riescono ad eludere l'accerchiamento da parte dell'Fbi e degli squadroni della morte di Wilson.
Mentre nessuna inchiesta viene aperta sulla morte della giovane vittima indiana della sparatoria, cosi' come nessuna adeguata inchiesta era stata aperta sulle morti degli altri nativi assassinati nei mesi e negli anni precedenti da parte dei Goons, l'Fbi scatena una vasta e accanita caccia all'uomo per vendicare la morte dei suoi due agenti: in un primo momento vengono imputati dell'uccisione dei due agenti quattro persone: Jimmy Eagle, Dino Butler, Leonard Peltier e Bob Robideau.
Dino Butler e Bob Robideau vengono arrestati non molto tempo dopo, processati a Rapid City ed assolti perche' viene loro riconosciuta la legittima difesa.
A quel punto l'Fbi decide di rinunciare a perseguire Jimmy Eagle e di concentrare le accuse su Leonard Peltier, che nel frattempo e' riuscito a riparare in Canada; li' viene arrestato ed estradato negli Usa sulla base di due affidavit di una "testimone" che lo accusano menzogneramente del duplice omicidio; la cosiddetta "testimone" successivamente rivelera' di essere stata costretta dall'Fbi a dichiarare e sottoscrivere quelle flagranti falsita'.
Peltier viene processato non a Rapid City come i suoi compagni gia' assolti per legittima difesa ma a Fargo, da una giuria di soli bianchi, in un contesto razzista fomentato dall'Fbi.
Viene condannato a due ergastoli nonostante sia ormai evidente che le testimonianze contro di lui erano false, estorte ai testimoni dall'Fbi con gravi minacce, e nonostante che le cosiddette prove contro di lui fossero altrettanto false.
Successivamente infatti, grazie al Freedom of Information Act, fu possibile accedere a documenti che l'Fbi aveva tenuto nascosti e scoprire che non era affatto il cosiddetto "fucile di Peltier" ad aver ucciso i due agenti.
In carcere, si organizza un tentativo di ucciderlo, che viene sventato in modo rocambolesco; ma anche se riesce a salvarsi la vita Leonard Peltier viene sottoposto a un regime particolarmente vessatorio e le sue condizioni di salute ben presto si aggravano.
Tuttavia anche dal carcere, anche in condizioni di particolare durezza, Leonard Peltier riesce a svolgere un'intensa attivita' di testimonianza, di sensibilizzazione, di militanza, finanche di beneficenza; un'attivita' non solo di riflessione e d'impegno morale, sociale e politico, ma anche artistica e letteraria; nel corso degli anni diventa sempre piu' un punto di riferimento in tutto il mondo, come lo fu Nelson Mandela negli anni di prigionia nelle carceri del regime dell'apartheid.
La sua liberazione viene chiesta da illustri personalita', ma e' costantemente negata da parte di chi ha il potere di concederla. Analogamente la richiesta di un nuovo pronunciamento giudiziario e' sempre respinta, cosi' come gli vengono negate tutte le altre guarentigie riconosciute a tutti i detenuti.
Nel 1983 e poi in seconda edizione nel 1991 viene pubblicato il libro di Peter Matthiessen che fa piena luce sulla persecuzione subita da Leonard Peltier.
Nel 1999 viene pubblicata l'autobiografia di Leonard Peltier (presto tradotta anche in francese, italiano, spagnolo e tedesco).
Ma nei primi anni Duemila il processo per la tragica morte di un'altra militante del'Aim, Anna Mae Aquash, viene strumentalizzato dall'Fbi per orchestrare una nuova squallida e grottesca campagna diffamatoria e persecutoria nei confronti di Leonard Peltier. E nel 2009 un agente speciale che aveva avuto un ruolo fondamentale nella "guerra sporca" dell'Fbi contro l'Aim, Joseph Trimbach, da' alle stampe un libro che e' una vera e propria "summa" delle accuse contro Leonard Peltier.
Tuttavia e' ormai chiarissimo che Peltier e' innocente, e la prova definitiva dell'innocenza la da' proprio il libro di Trimbach: in quest'opera il cui scopo dichiarato e' dimostrare che l'Aim e' nient'altro che un'organizzazione criminale e terroristica, e che Leonard Peltier e' nient'altro che un efferato assassino, l'autore non solo non presenta alcuna vera prova contro Peltier, ma di fatto conferma cosi' che prove contro Peltier non ci sono.
Ma gli anni continuano a passare e la solidarieta' con Leonard Peltier non riesce ad ottenerne la liberazione. Occlusa proditoriamente la via giudiziaria, resta solo la grazia presidenziale, ma quando alcuni presidenti statunitensi lasciano intendere di essere disposti a prendere in considerazione un atto di clemenza che restituirebbe la liberta' a Leonard Peltier la reazione dell'Fbi e' minacciosa. Clinton prima e Obama poi rinunciano. Pavidita' dinanzi alla capacita' di intimidazione anche nei confronti della Casa bianca da parte dell'Fbi?
E giungiamo ad oggi: Leonard Peltier, che e' gia' affetto da gravi patologie, alcuni mesi fa e' stato anche malato di covid: nuovamente chiediamo al presidente degli Stati Uniti che sia liberato e riceva cure adeguate. Non muoia in carcere un uomo innocente, non muoia in carcere un eroico lottatore per i diritti umani di tutti gli esseri umani e per la difesa del mondo vivente.
Leonard Peltier deve essere liberato non solo perche' e' anziano e malato, ma perche' e' innocente.
Una bibliografia essenziale:
- Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Pomezia (Roma) 1996 (ora Roberto Massari Editore, Bolsena Vt).
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002 (disponibile in edizione digitale nel sito dell'"International Leonard Peltier Defense Committee": www.whoisleonardpeltier.info)-
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, Agents of Repression: The FBI's Secret Wars Against the Black Panther Party and the American Indian Movement, South End Press, Boulder, Colorado, 1988, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, The COINTELPRO Papers: Documents from the FBI's Secret Wars Against Dissent in the United States, South End Press, Boulder, Colorado, 1990, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Joseph H. Trimbach e John M. Trimbach, American Indian Mafia. An FBI Agent's True Story About Wounded Knee, Leonard Peltier, and the American Indian Movement (AIM), Outskirts Press, Denver 2009.
- Roxanne Dunbar-Ortiz, An Indigenous Peoples' History of the United States, Beacon Press, Boston 2014.
- Dick Bancroft e Laura Waterman Wittstock, We Are Still Here. A photographic history of the American Indian Movement, Minnesota Historical Society Press, 2013.
- Michael Koch e Michael Schiffmann, Ein leben fur Freiheit. Leonard Peltier und der indianische Widerstand, TraumFaenger Verlag, Hohenthann 2016.
10. SOTTO Il VELAME. OMERO DELLISTORTI: UNA CONFIDENZA
- Permette una confidenza?
- Come dice?
- Se permette una confidenza.
- Ma non credo che ci conosciamo.
- Appunto.
- Non credo sia opportuno.
- Io invece penso di si'.
- Guardi, si confidi con qualcun altro.
- Non c'e' nessun altro.
- Non dico adesso, magari dopo.
- Il treno e' vuoto.
- Lo so, lo prendo tutte le sere.
- Anch'io.
- Si', l'ho notata, siamo cosi' pochi a prendere questo treno a quest'ora cosi' tarda. Oltretutto stasera e' anche in ritardo di un'ora e piu'.
- Per questo mi sono permesso.
- Ma guardi, non e' il caso. Mi scusi, ma proprio non e' il caso.
- La capisco. Veramente. Ma supponga, per fare un'ipotesi astratta, che una persona abbia un messaggio importante da riferire e che per circostanze che adesso non occorre precisare tema di non averne il tempo e che prima che sia troppo tardi trovi una persona a cui potrebbe comunicarlo, ebbene, non dovrebbe farlo?
- Immagino di si'.
- Io mi trovo in una situazione analoga, anzi, ancor piu' stringente.
- Non capisco.
- La prego di credermi.
- Si sente male?
- No, non si tratta di questo.
- Allora le bastera' aspettare fino alla stazione di arrivo, e poi...
- Mi creda, non ne ho il tempo.
- Sinceramente non capisco.
- Si fidi, la prego.
- Telefoni allora. Telefoni a qualche suo amico, no?
- Non ho un telefonino.
- Posso prestarle il mio se crede. Se e' una cosa cosi' urgente e cosi' importante, mi creda che sara' un piacere per me poterla favorire.
- Io la ringrazio, ma vede, se io telefonassi col suo telefonino, lei mi sentirebbe e allora sarebbe come se gliela facessi lo stesso questa confidenza, non crede?
- Ma guardi, lei puo' allontanarsi, il treno e' praticamente vuoto, lei va nel vagone precedente o in quello successivo, parla con chi deve parlare, dice quello che deve dire, e poi torna.
- E lei lascerebbe che io mi allontanassi col suo telefonino?
- Certo. Tra pendolari...
- Lei e' veramente una persona gentile, ma debbo declinare la sua cortese proposta.
- Ma perche'?
- Mi creda. Dopo che le avro' fatto la mia confidenza converra' anche lei che ho ragione di dirle quel che le dico.
- Senta, io le credo, pero' anche lei deve fare un atto di fiducia nei miei confronti. Accetti il fatto che io preferisca non ricevere confidenze, non dico da lei, ma da chicchessia. Non c'e' nulla di personale, mi creda. E del resto neppure ci conosciamo, no? Quindi non ho alcuna ragione per offenderla e lei non ha alcuna ragione per sentrsi offeso dal mio riserbo.
- Capisco.
- Grazie.
- Pero' devo insistere.
- La prego.
- Sono io che la prego, e mi creda, il tempo e' poco e per me farle la confidenza che intendo farle e' - come posso dire - un dovere morale.
- Un dovere morale?
- Si'.
- Mi sembra inverosimile.
- Lo so, ma e' proprio come le dico.
- Guardi, se proprio deve...
- Devo.
- D'accordo allora.
- Grazie.
- Prego, si figuri.
- La confidenza e' questa: purtroppo sono un lupo mannaro.
- Un lupo mannaro?
- Si'.
- Ma dice sul serio?
- Sono serissimo.
- Mi scusi, intende forse dire che ha una patologia che le provoca sintomi analoghi a quelli che la fantasia popolare eccetera eccetera?
- No, guardi, intendo proprio dire che sono un lupo mannaro. Un vero lupo mannaro.
- E cosa intende lei per lupo mannaro, per vero lupo mannaro?
- Un lupo mannaro. E sento che sto per trasformarmi, non posso farci niente, e non sara' una cosa bella da vedere.
- Mi dispiace.
- Anche a me.
- Posso fare qualcosa per lei?
- Ecco, puo' cercare di mettersi in salvo.
- In salvo da cosa?
- Da me.
- Da lei?
- Si'. Quando mi trasformo perdo il lume della ragione e divento un lupo famelico.
- Ah.
- Eh.
- Ed e' pericoloso?
- Si', divento pericoloso, e piu' che pericoloso: letale. Non posso farci niente, mi dispiace.
- Dispiace anche a me.
- Vede, accecato dal furore divoro chi mi trovo a tiro.
- Intende me?
- Si', qui c'e' solo lei.
- E allora cosa dovrei fare?
- Deve cercare di mettersi in salvo.
- E come posso farlo?
- Non lo so, forse se cambia vagone...
- E lei non m 'inseguirebbe? Intendo una volta trasformatosi in lupo.
- La inseguirei si'.
- E quindi?
- Ecco, se lei riesce a bloccare una porta...
- E come si fa?
- Non lo so, se lo sapessi glielo direi ma non lo so.
- E se mi barricassi nel bagno?
- Sfonderei la porta, non e' un rifugio sicuro.
- Ah.
- Gia'.
- E se invece tirassi il freno d'emergenza?
- Per far fermare il treno?
- Si'.
- Non credo che la salverebbe.
- Se scendessi e corressi via...
- Sarei piu' veloce e piu' agile di lei.
- Se mi rifugiassi nella cabina del guidatore? Credo che la porta sia chiusa e forse e' anche piu' solida di quella del bagno.
- Non credo che reggerebbe. Divento molto forte, sa.
- Immagino, immagino.
- Mi creda, sono desolato.
- Le credo, le credo, a nessuno fa piacere di essere un lupo mannaro.
- Se lei trovasse una via di fuga, gliene sarei grato oltre ogni dire.
- E' che non mi viene in mente nient'altro.
- Neanche a me.
- Magari il capotreno ha un'arma... mi scusi...
- No, no, fa bene a pensarci.
- Non sto dicendo che...
- Non si preoccupi.
- Se lei e' d'accordo potrei cercare il capotreno.
- Certo, lo cerchi. Anche se non credo che abbia un'arma, ed anche se l'avesse...
- Anche se l'avesse...
- Non e' la prima volta che affronto avversari armati. Purtroppo.
- Intende dire...
- Si'.
- E quindi?
- Non so, pero' si sbrighi a fare qualcosa, sento che sto per trasformarmi.
- Pero' mi scusi...
- Dica, dica pure, ma in fretta.
- Insomma, la vedo spesso su questo treno da mesi, e non e' mai successo niente...
- Dipende dalla luna piena.
- Cioe'?
- Non e' che io mi trasformi tutte le notti, solo le notti di luna piena e solo a una cert'ora.
- Non capisco.
- E' semplice: nelle notti di luna piena a mezzanotte.
- A mezzanotte.
- Si', a mezzanotte.
- Ah, ecco. E stasera il nostro treno ha un'ora, un'ora e mezza di ritardo.
- E' questo il punto: di solito arriviamo a destinazione prima dell'ora fatale.
- Invece per via del ritardo...
- Per via del ritardo, si'.
- E mancano dieci minuti a mezzanotte.
- Dodici, al mio orologio.
- Dieci. Guardi il mio telefonino.
- Ha ragione, dieci. Si vede che il mio orologio va indietro.
- Due minuti non e' molto.
- Oltretutto ci sono affezionato.
- Fa bene. E' un ricordo?
- Gia'.
- Gia'. E' un bell'orologio, se posso permettermi.
- Gia'. Me l'ha lasciato mio padre.
- Capisco.
- Grazie.
- Prego. Adesso sono otto minuti.
- Si affretti ad andarsene, quindi. La prego.
- Senta, credo che sia opportuno che anch'io le faccia una confidenza.
- Prego, ma si affretti.
- Vede questi canini, lunghi e affilati?
- Intende dire...
- Si'.
- Ma pensa.
- Gia'.
- Potrebbe essere una bella lotta.
- Potrebbe si'.
- Gia'.
- Gia'.
- Lo sa? Mi sento sollevato.
- Per questo glielo ho detto.
- Grazie.
- Prego.
- E' dura?
- No, non direi. Non particolarmente. E per lei?
- Si', e' dura. E' veramente dura.
- Mi spiace.
- Gia'.
- E, se posso permettermi, nella vita che fa?
- Lavoro al catasto. E lei?
- Canto in un locale notturno.
- Dice davvero?
- Si'. Sa, non potendo lavorare di giorno...
- Certo. Pero' non si direbbe.
- Beh, quando lavoro non vesto cosi'. Mi metto anche un po' di trucco. Leggero. Ho un repertorio da crooner, i classici...
- Mi sarebbe piaciuto sentirla.
- No, non sono una gran voce, ma e' un lavoro facile e si guadagna abbastanza. Non ho molte esigenze.
- E, se posso permettermi, per il nutrimento?
- Compro sacche di plasma, sono una persona civile.
- Certo, non ne dubitavo.
- Gia'.
- Gia'.
- Mancano ancora tre minuti a mezzanotte.
- Aspettiamo.
- Aspettiamo.
- Gia'.
- Gia'.
- E' una bella storia, non le pare?
- Si', veramente una bella storia.
- Sara' la metafora di qualcosa?
- E chi lo sa?
- Secondo me si'.
- Anche secondo me.
- Lo ha letto quel saggio di Borges sulle magie parziali del Chisciotte?
- Scherza? L'avro' letto almeno cento volte. Borges e' il mio autore preferito.
- Anche il mio. Insieme a Kafka, naturalmente.
- Naturalmente.
- Ecco, e' proprio l'ora. E' stato un piacere conoscerla.
- Anche per me. E che vinca il migliore.
11. ALTRI RACCONTI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: IL FUNERALE
- Mi scusi.
- Si'?
- E' molto lontano il cimitero?
- No, e' qui vicino, un paio di chilometri.
- Ah.
- Eh.
- Non immaginavo che qui si facessero ancora i funerali cosi'.
- Cosi' come?
- Cosi', con il corteo che accompagna la bara al funerale.
- Pensavo fosse cosi' dappertutto.
- Si', pero' con le macchine.
- Sara' perche' il cimitero e' piu' lontano, no?
- Certo, sara' cosi'. Qui invece si cammina.
- Il cimitero e' vicino, il paese e' piccolo.
- Pero' ci sara' tutta la popolazione, eh?
- E' sempre cosi'. Il paese e' piccolo, ci si conosce tutti.
- Lo sa? Anch'io sono del paese.
- Ah si'?
- Pero' me ne andai da giovane, una cinquantina d'anni fa.
- Lo so.
- Come lo sa?
- Perche' l'ho riconosciuta. Lei non mi ha riconosciuto?
- Veramente no.
- Sono Cristoforo, detto Malannaccio.
- Malannaccio?
- Malannaccio.
- Ma io sono Ruggero, mi chiamavano Rugagnone.
- Lo so, ti ho riconosciuto subito.
- Ma pensa.
- Eh.
- Quante ne abbiamo combinate insieme.
- Eravamo giovani.
- E piuttosto scapestrati.
- Piuttosto.
- Mi ha fatto proprio piacere di ritrovarti.
- Anche a me.
- Magari dopo la sepoltura andiamo al bar a berci una cosa insieme, eh?
- Non credo sia possibile.
- Perche'?
- Perche' questo funerale e' il tuo, non c'e' ritorno.
- Non e' uno scherzo divertente.
- Non e' uno scherzo.
- Cioe'?
- Cioe' sei morto, in quella cassa ci sei tu.
- Ma che dici?
- La verita'.
- Scusa, ma se sono in quella cassa come faccio ad essere qui a chiacchierare con te?
- Perche' sei un fantasma.
- Un fantasma?
- Un fantasma.
- E come fa un fantasma a parlare coi vivi, eh?
- Infatti non parli coi vivi.
- No?
- No.
- Pero' con te ci parlo, mi sembra.
- Si'.
- E allora come lo spieghi?
- Lo sai.
- Lo so che?
- Lo sai.
- Io non so niente, fammi capire.
- Sono morto anch'io, lo sai. Sei tu che mi hai fatto ammazzare.
- Io?
- Tu.
- Tu scherzi.
- Ti sembra il caso?
- Infatti non mi sembra il caso.
- Infatti.
- E allora deliri.
- Deliro?
- Deliri, si'.
- Ancora non l'hai capito, eh?
- Cosa non ho capito?
- Che qui non ci sono piu' ne' menzogne ne' segreti.
- Ma che vuoi dire?
- Che lo so quello che hai fatto.
- E che avrei fatto?
- M'hai fatto ammazzare.
- Ma manco per sogno.
- Invece si', solo che non sapevi che c'ero anch'io.
- Vorresti dire...
- Esatto.
- Sotto il bombardamento?
- Sotto il bombardamento.
- E che ci facevi li'?
- Da qualche parte bisogna abitare.
- Ah.
- Eh.
- E adesso?
- Adesso niente, siamo qui in questo corteo.
- E poi?
- Poi?
- Poi, poi.
- Non c'e' un poi, e' per l'eternita'.
- Per l'eternita' che?
- Questo corteo.
- Ma se il cimitero e' qui vicino.
- Ma non ci arriveremo mai.
- Continueremo a camminare?
- E a parlare.
- E' la mia pena?
- E la mia.
- Perche', tu che hai fatto?
- Niente.
- E allora perche'?
- Non c'e' un perche', si soffre e basta.
- Si soffre e basta.
- Si soffre e basta.
- Per sempre.
- Per sempre.
- E tutta quest'altra gente?
- Sono ombre, come noi.
- Come noi?
- Come noi.
- E perche' sono qui, che hanno fatto loro?
- Non lo so.
- Potremmo chiederglielo.
- Non e' meglio di no?
- Gia'. e' meglio di no.
- Gia'.
- Gia'.
12. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Letture
- Rossana Rossanda, Volti di un secolo. Il Novecento in 52 ritratti, Einaudi, Torino 2023, pp. XXIV + 244, euro 12.
*
Riletture
- Mary Brave Bird, with Richard Erdoes, Ohitika Woman, Grove Press, New York 1993, pp. XIV + 274 (+ un inserto fotografico di 8 pp.).
*
Riedizioni
- Margaret Atwood, Moltissimo, Salani, Milano 2021, Rcs, Milano 2023, pp. 304, euro 8,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
14. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4901 del 20 luglio 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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