[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 190



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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 190 del 9 luglio 2023

In questo numero:
1. Tavolo per la pace di Viterbo: Stop Border Violence
2. Sergio Casali: Il pensiero e la critica letteraria femminista (parte terza)
3. Sergio Casali: Il pensiero e la critica letteraria femminista (parte quarta)
4. Amnesty International: Urge clemency for native american activist
5. Raccolta fondi per aiutare la Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" a fare fronte ai danni subìti a causa dell'alluvione del 16 e 17 maggio 2023
6. Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessino persecuzioni ed uccisioni
7. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
8. Alcuni riferimenti utili
9. Tre tesi
10. Ripetiamo ancora una volta...

1. REPETITA IUVANT. TAVOLO PER LA PACE DI VITERBO: STOP BORDER VIOLENCE
[Riceviamo e diffondiamo]

"Stop Border Violence"
Iniziativa dei cittadini europei (ICE) per salvare le vite dei migranti
Un'Europa sempre piu' fortificata - contro migliaia di disperati che ogni anno perdono la vita cercando di raggiungere quel residuo di Umanita' ancora disposto a accoglierli e salvarli dalla violenza e dalla miseria dei propri Paesi d'origine - sta progressivamente rinnegando i valori fondamentali della propria carta dei diritti fondamentali.
In particolare, l'art. 4, che vieterebbe tortura e "pene o trattamenti inumani e degradanti", e0 di fatto quotidianamente disatteso, direttamente e indirettamente, su gran parte delle frontiere europee, naturali e convenzionali (quelle stabilite dagli accordi di "contenimento" dei migranti in Libia, Turchia, Balcani, etc.).
I salvataggi in mare (a opera di alcune guardie costiere e ONG) non possono essere visti come una compensazione delle stragi sempre piu' frequenti causate da vere e proprie omissioni di soccorso da parte della stessa agenzia Frontex, ne' si puo' ridurre il problema alla semplice responsabilita' di scafisti criminali.
La coscienza della gente e' da tempo mobilitata e ora, attraverso una ICE (Iniziativa dei Cittadini Europei) denominata "Stop Border Violence" (http://bit.ly/SBV ) diventa possibile chiedere all'Unione europea (UE) un intervento legislativo per il rispetto dell'art. 4, ovvero:
1. per monitorare e fermare tutti gli atti lesivi della dignita' umana, alle frontiere e nello spazio comune europeo;
2. per vietare la stipulazione pro-futuro di accordi internazionali in materia di contenimento dei flussi migratori con Stati terzi colpevoli di gravi violazioni dei diritti umani;
3. per definire standard minimi di accoglienza.
Questa ICE, nata dal basso circa 3 anni fa e registrata lo scorso gennaio presso la UE, potra' essere presentata al Parlamento europeo solo se raccogliera' il sostegno di un milione di cittadini/e, in almeno 7 Paesi, una quota che, per l'Italia, e' pari a 55.000 firme, nell'arco di 1 anno.
Referente a Viterbo del coordinamento nazionale dei promotori e' il Tavolo per la pace, che, dopo il rifiuto del Comune di Viterbo a sostenere l'ormai nota "cittadinanza simbolica" ai nati da residenti migranti sul territorio, iniziera' a raccogliere le adesioni il 10 luglio, giorno di lancio della campagna a livello europeo, a piazza San Faustino (con inizio alle 17,30).
La campagna si rivolge sia ai singoli che a tutte le associazioni e alle istituzioni.
Per maggiori informazioni e per esprimere il proprio sostegno da casa, ci si puo' anche collegare al sito www.stopborderviolence.org/it
per il Tavolo per la pace di Viterbo, il portavoce Mario Di Marco

2. MATERIALI. SERGIO CASALI: IL PENSIERO E LA CRITICA LETTERARIA FEMMINISTA (PARTE TERZA)
[Riproponiamo ancora una volta la seguente dispensa predisposta dall'autore nell'aprile 2004 per il secondo semestre dell'anno accademico 2003/2004 del corso su "Femminismo, studi di genere e letteratura latina" che abbiamo ripreso dal sito www.uniroma2.it]

3. Il femminismo radicale americano e la nascita della critica letteraria femminista (fine anni Sessanta - meta' anni Settanta)
Contenuto del capitolo
In questo capitolo tracceremo un profilo del cosiddetto "femminismo della seconda ondata", quello che si sviluppa a partire dal 1968, detto anche femminismo "radicale". Il nuovo movimento nasce negli Stati Uniti e si diffonde rapidamente negli altri paesi occidentali. Vedremo alcune delle principali figure di questa fase: Shulamith Firestone (La dialettica dei sessi, 1970), Kate Millett (La politica del sesso, 1970), Germaine Greer (L'eunuco femmina, 1970). Vedremo anche come in questo periodo si sviluppa anche un femminismo lesbico, che trovera' in seguito una sistemazione teorica per opera della poetessa Adrienne Rich. Chiudera' il capitolo l'antropologa Gayle Rubin, che nel 1975 introduce nel dibattito corrente l'opposizione tra sesso (determinato biologicamente) e genere (costruito socialmente).
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3. 1. Il femminismo radicale: "il personale e' politico"
Tra il 1968 e il 1969 nasce un nuovo femminismo, che sara' detto "radicale", in quanto si pone come suo obiettivo quello di andare alle "radici" del predominio maschile sulle donne: "Alle radici del predominio dei maschi c'e' una supremazia assoluta nella sfera della sessualita' e della riproduzione, nella quale una differenza biologica, anatomica, fisiologica, 'sessuale' nel senso letterale del termine, viene trasformata dagli uomini, con tutti i mezzi fino alla violenza piu' brutale (lo stupro e/o la minaccia di esso, sempre incombente su qualsiasi donna), in differenza di 'ruoli' sociali e familiari, di 'genere' che impone alla donna un ruolo subordinato all'uomo" (Restaino (2002) pp. 32-3).
Dal Now e dalla "New Left" ai gruppi radicali. In parte il femminismo radicale venne creato da donne che erano state attive nel Now ed erano insoddisfatte da quello che ritenevano essere il conservatorismo di quell'organizzazione. Nel 1967 al convegno annuale del Now un gruppo di donne di New York abbandonarono il Now e formarono una prima organizzazione femminista radicale, "The October 17th Movement" ("Il movimento 17 ottobre"), poi chiamato "The Feminists".
Il femminismo radicale era in larga parte costituito da donne la cui precedente attivita' politica si era svolta in diverse organizzazioni della "New Left" ("Nuova Sinistra"). E' il caso, per esempio, di donne come Shulamith Firestone (vedi par. 3. 3) e Jo Freeman, che fondarono l'organizzazione "Radical Women" a New York nell'autunno del 1967. Queste due donne avevano in precedenza presentato una serie di richieste delle donne a un convegno della New Left, nella primavera di quell'anno. Nessuna delle loro richieste era stata considerata seriamente, e questo aveva fatto credere loro che fosse necessario creare organizzazioni di donne separate.
L'inferiorita' della donna come fatto culturale. Le prime organizzatrici del femminismo radicale condividevano con il resto della New Left la convinzione che la natura di gran parte dell'ingiustizia politica fosse sistemica. Esse usarono il termine "radicale" per esprimere la loro posizione, con l'intenzione di significare appunto la loro volonta' di andare "alle radici" del predominio maschile sulle donne. Le femministe radicali vedevano l'attivita' delle donne del Now o di altre organizzazioni femminili negli affari o nelle professioni come "riformista", utile e necessaria ma fondamentalmente improduttiva. Esse pensavano infatti che le critiche che il femminismo liberale muoveva alla relazioni tra uomo e donna sia nella vita domestica che in quella pubblica non andassero abbastanza a fondo, e anche che il femminismo liberale non tenesse conto dell'importanza del genere, e delle relazioni sociali della vita domestica, nello strutturare tutta la vita sociale. La fiducia nel potere della legge di porre rimedio alla ineguaglianza donna-uomo testimoniava una mancanza di approfondimento del "sistema sesso-ruolo", quelle pratiche ed istituzioni importanti nel creare e mantenere le differenze sesso-ruolo. Di particolare importanza era la famiglia, poiche' era la' che gli uomini e le donne biologiche imparavano i costituenti culturali della mascolinita' e della femminilita', e imparavano le differenze fondamentali di potere che erano una componente necessaria di entrambe.
In sostanza, per le femministe radicali, lo status politico ed economico inferiore delle donne non era che un sintomo di un problema piu' fondamentale: uno status inferiore e una mancanza di potere inscritta nel ruolo della femminilita'. Il femminismo radicale sfidava le credenza dominanti secondo cui gli elementi costitutivi di questo ruolo, come le capacita' e l'interesse delle donne nell'allevamento dei figli, o la mancanza di aggressivita', o persino il contenuto degli interessi sessuali delle donne, fossero "naturali". Si argomentava invece che tutte le differenze tra uomini e donne, tranne certe differenze biologiche, fossero culturali. Gli elementi costitutivi del sistema sesso-ruolo erano costruzioni sociali, e, cosa piu' importante, tali costruzioni erano fondamentalmente antitetiche agli interessi delle donne. Le norme incorporate nella femminilita' scoraggiavano le donne dallo sviluppare le loro capacita' intellettuali, artistiche e fisiche. Mentre la "mascolinita'" incarnava certi tratti associati con lo stato adulto, come forza fisica, razionalita' e controllo emotivo, la "femminilita'" in parte incarnava tratti associati con l'infanzia, come debolezza e irrazionalita'. La fonte del problema doveva essere trovata nella casa e nella famiglia, dove le ragazze e i ragazzi ricevevano le loro prime lezioni sulle differenze tra i sessi e dove le donne e gli uomini adulti mettevano in pratica le lezioni che avevano imparato.
Nuove modalita' dell'organizzazione politica. Il femminismo radicale genero' anche nuove forme di organizzazione politica. Le organizzazioni come il Now usavano i tradizionali metodi politici per migliorare lo status delle donne: mandavano telegrammi, facevano attivita' di lobbying al Congresso, talvolta marciavano e facevano dimostrazioni. Anche le femministe radicali marciavano e facevano dimostrazioni, ma l'intento era diverso: non volevano necessariamente cambiare il modo di pensare della gente per farla votare in modo diverso, ma cambiare il modo di pensare della gente per farla vivere in modo diverso. Questo concetto di organizzazione politica era riassunto nell'espressione "consciousness-raising" ("autocoscienza" in Italia). Nei primi anni del femminismo radicale un metodo usato era lo "street theatre" (teatro di strada). Nell'autunno del 1968 ci fu un evento che attiro' l'attenzione dell'opinione pubblica sullo "Women's Lib": le femministe radicali di New York fecero una manifestazione ad Atlantic City in occasione del concorso di Miss America, incoronando una pecora come "Miss America", e gettando accessori femminile come reggiseni, bigodini, ciglia finte e parrucche in un "Freedom Trash Can" ("pattumiera della liberta'"). Fu in seguito a questo evento che il movimento si guadagno' la qualifica di "brucia-reggiseni" nei media.
I "gruppi di autocoscienza". La forma piu' diffusa assunta dall'autocoscienza in quegli anni fu la discussione-confessione di gruppo ("gruppi di autocoscienza"). Le donne si riunivano per parlare dei problemi che i ruoli sessuali ponevano loro nella vita quotidiana. Questa attenzione all'"esperienza personale" (riassunta nello slogan "il personale e' politico") ebbe grandissima influenza sulla direzione che il femminismo statunitense imbocco'. A livello teorico, infatti, essa comporto' una concentrazione di interesse sulla famiglia e sulla vita personale. Questo porto' inevitabilmente a un confronto con la psicoanalisi, che venne criticata da molte femministe in quanto accusata di riflettere in modo acritico e non-politico i pregiudizi dominanti riguardo al genere, a partire dalla posizione di supremazia ricoperta dall'uomo nella famiglia e nella societa'.
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3. 2. Il Redstockings Manifesto
Il nome "Redstockings" ("calze rosse") venne coniato negli Stati Uniti (a New York) nel 1969. Esso combina "blue stockings", il termine attribuito con intento denigratorio alle donne colte e progressiste nel Settecento e Ottocento, con il "rosso" della rivoluzione sociale. Il gruppo Redstockings e' stato uno dei primi gruppi radicali femministi della fine degli anni Sessanta, creatore di alcuni degli slogan e delle parole d'ordine piu' diffuse all'epoca. Il Redstockings Manifesto (datato 6 luglio 1969) e' la loro dichiarazione di intenti. I primi articoli del manifesto possono dare un'idea abbastanza chiara del tono della polemica del gruppo.
"I. Dopo secoli di lotta politica individuale e preliminare, le donne di stanno unendo per raggiungere la loro liberazione finale dalla supremazia maschile. Il movimento 'Redstockings' e' dedicato a costruire questa unita' e a conquistare la nostra liberta'.
II. Le donne sono una classe oppressa. La nostra oppressione e' totale, e coinvolge ogni aspetto delle nostre vite. Siamo sfruttate come oggetti sessuali, generatrici, serve domestiche, e forza-lavoro a basso costo. Siamo considerate esseri inferiori, il cui unico scopo e' quello di allietare le vite degli uomini. La nostra umanita' e' negata. Il nostro comportamento prescritto e' forzato dalla minaccia della violenza fisica...
III. Noi identifichiamo gli agenti della nostra oppressione negli uomini. La supremazia maschile e' la forma di dominio piu' antica e piu' basilare. Tutte le altre forme di sfruttamento e di oppressione (razzismo, capitalismo, imperialismo, etc.) sono estensioni della supremazia maschile: gli uomini dominano le donne; pochi uomini dominano il resto degli uomini. Tutte le strutture di potere attraverso la storia sono state dominate dagli uomini. Gli uomini hanno controllato tutte le istituzioni politiche, economiche e culturali, e hanno sostenuto questo controllo con la forza fisica. Essi hanno usato il loro potere per mantenere le donne in una posizione inferiore. Tutti gli uomini ricevono benefici economici, sessuali, e psicologici dalla supremazia maschile. Tutti gli uomini hanno oppresso le donne".
Nel 1973, veterane del gruppo rifondarono "Redstockings", e l'associazione e' attiva ancora oggi (www.redstockings.org).
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3. 3. Shulamith Firestone
Una delle personalita' piu' importanti di questo nuovo femminismo statunitense e' Shulamith Firestone (1945). Nata in Canada da una ricca famiglia ebraica, studio' all'Art Institute di Chicago, dove divenne un'attivista nelle agitazioni per i diritti civili e contro la guerra in Vietnam della meta' degli anni Sessanta. Delusa dal maschilismo dei "rivoluzionari" della controcultura, fondo' a New York l'organizzazione "Radical Women", che molti considerano il primo collettivo moderno femminista. Nel 1969 e' tra le fondatrici del gruppo "Redstockings".
L'opera piu' importante di Firestone, scritta quando aveva 25 anni, e' The Dialectic of Sex: the Case for Feminist Revolution, intr. by Rosalind Delmar, The Women's Press, New York-London 1970, dedicata a Simone de Beauvoir. Il libro di Firestone si caratterizza per il suo fondarsi sulla biologia come base per l'analisi. A suo parere, le cause ultime dell'oppressione delle donne sono le differenze biologiche tra donne e uomini. Il fatto che le donne generino e allattino i figli rende necessaria una forma basica di famiglia in cui le donne sono sostanzialmente dipendenti da altri in un modo in cui non lo sono gli uomini. Da questo sbilanciamento basato sulla biologia risultano gli sbilanciamenti di potere che hanno caratterizzato tutte le societa' umane. Tuttavia, per Firestone la biologia non e' un destino ineluttabile. Gli sviluppi tecnologici nella riproduzione dei figli uniti a cambiamenti culturali nell'allevamento dei figli porranno fine alla "tirannia della famiglia biologica".
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3. 4. Kate Millett: la "politica del sesso"
Il libro della saggista, scrittrice e scultrice Kate Millett (1934), Sexual Politics, Avon, New York 1970, ha un'importanza particolare per il nostro discorso, in quanto esso si puo' considerare il capostipite della critica letteraria femminista.
Come moltre altre pensatrici del femminismo radicale, Millett vede la causa principale dell'oppressione delle donne nella "politica del sesso", o "sessismo", o "patriarcalismo", cioe' nel dominio sessuale dell'uomo sulla donna. Nel suo libro (che derivava dalla sua tesi di dottorato alla Columbia University) Millett analizza varie opere letterarie di autori come D. H. Lawrence, Henry Miller, Norman Mailer e Jean Genet, mettendone in luce i pregiudizi maschilisti e il sessismo.
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3. 4. Germaine Greer: L'eunuco femmina
Un enorme successo di pubblico a livello internazionale ha nel 1970 il libro di Germaine Greer, The Female Eunuch (1970), trad. it. L'eunuco femmina, Bompiani, Milano 1972. Greer e' nata a Melbourne, Australia, nel 1939, ma si e' trasferita per gli studi in Gran Bretagna, dove e' rimasta e ora insegna Letteratura inglese e comparata all'universita' di Warwick. All'epoca, L'eunuco femmina suscito' grande sensazione per l'irruenza polemica con cui l'autrice attaccava l'istituzione del matrimonio ed esaltava la libera espressione della sessualita'. Recentemente Greer ha pubblicato il "seguito" del suo best-seller, The Whole Woman (1999), tradotto in italiano nello stesso anno (La donna intera, Mondadori, Milano). Il libro ha suscitato un certo sconcerto per quelli che sono sembrati dei voltafaccia della scrittrice, e per certe prese di posizioni assai discutibili...
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3. 5. Il femminismo lesbico e la nascita dei "Lesbian Studies"
Il femminismo lesbico e' una componente importante nel panorama del femminismo radicale, anche se per almeno un decennio incontrera' molte resistenze anche da parte dello stesso movimento femminista.
Il gruppo "Radicalesbians". Un articolo che contribui' in modo decisivo allo sviluppo del femminismo lesbico e' "The Woman Identified Woman" ("La donna identificata donna", 1971) del gruppo noto come "Radicalesbians". Questo articolo sosteneva che le donne devono eliminare il bisogno dell'approvazione maschile e la pratica di identificarsi con credenze e valori maschili, entrambi componenti essenziali di una cultura misogina. Le autrici ritenevano che un mezzo importante per raggiungere questi obiettivi e rimuovere l'autodisprezzo che le donne hanno per se stesse fosse amare altre donne, sia intellettualmente che sessualmente.
Adrienne Rich: esistenza lesbica e continuum lesbico. L'autrice che dara' il maggior contributo teorico a questa corrente del femminismo e' la studiosa e poetessa Adrienne Rich (1929; vedi anche parr. 4. 2, 9. 1) con il suo articolo "Compulsory Heterosexuality and Lesbian Existence", in C. R. Stimpson, E. S. Pearson (edd.), Women, Sex, and Sexuality, Chicago, Chicago University Press, 1980, che contribuira' a dare alla teoria lesbica uno status di "legittimita'" e rispettabilita' teorica. Rich vede nell'eterossessualita' non la condizione naturale della sessualita' femminile, ma un'"istituzione" imposta dal predominio maschile. La donna, in realta', ha potenzialita' sessuali che non sono riducibili alla sola eterosessualita'; tra queste, il lesbismo. Rich distingue due concetti: l'"esistenza lesbica" e' "il riconoscimento della presenza storica delle lesbiche" e "la nostra costante elaborazione del significato di tale esistenza"; il "continuum lesbico" consiste invece in "una serie di esperienze - sia nell'ambito di una vita singola di ogni donna che attraverso la storia - in cui si manifesta l'interiorizzazione di una soggettivita' femminile e non solo il fatto che una donna abbia avuto o consciamente desiderato rapporti sessuali con un'altra donna". Per Rich sia l'esistenza che il continuum dell'esperienza lesbica esprimono la potenzialita' della donna in quanto donna. In questo l'autrice si differenzia dalle femministe lesbiche piu' radicali (come Judith Butler, vedi par. 7. 6), che respingeranno l'identificazione al femminile dell'esperienza lesbica, che significherebbe sottomettersi al modello maschile, e si dichiareranno "non-donne" e "non-uomini".
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3. 6. Gayle S. Rubin e il sistema "sesso-genere"
Gayle S. Rubin, antropologa, esponente del femminismo lesbico, e' autrice di un saggio enormemente influente (pare che sia in assoluto il piu' citato articolo di antropologia, almeno negli Stati Uniti), "The Traffic in Women: Notes on the 'Political Economy' of Sex", in M. Rayna Reiter (ed.), Towards an Anthropology of Women, New York, Monthly Review Press, 1975, pp. 157-210. Rubin, sulle orme di Mitchell, usa la psicoanalisi per una critica generale della cultura patriarcale che si basa sullo scambio delle donne da parte degli uomini. E' in questo saggio che viene introdotta per la prima volta nel discorso scientifico l'espressione sex-gender system (sistema sesso-genere) per indicare "quell'insieme di soluzioni con cui una societa' trasforma la sessualita' biologica in un prodotto dell'attivita' umana".
Il concetto esprime dunque la distinzione (posta gia', come si e' visto sopra, da Simone de Beauvoir) tra il "sesso" (sex) come fatto biologico e il "genere" (gender) come fatto sociale, cui corrispondono, in inglese, le due diverse coppie di aggettivi: female/male e feminine/masculine.
"'Femminilita'' e 'mascolinita'' sono, quindi, costruzioni socio-culturali a partire dalla differenza biologica, che funzionano convertendo questa in opposizione gerarchica, secondo un rapporto dominatore/dominato costante, anche se i contenuti ideologici dell'opposizione variano storicamente e geograficamente" (Izzo, in Izzo (1996) p. 57).
Rubin, nelle sue conclusioni, attenua la contrapposizione conflittuale estrema con il maschio propria del femminismo radicale, suggerendo la possibilita' di un "recupero" degli uomini che permetta di sorpassare il "sistema sesso-genere". Un modo per raggiungere questo obiettivo e' comune a varie pensatrici femministe dell'epoca (vedi par. 4. 3): la cura dei figli dovrebbe essere responsabilita' comune ad entrmabi i genitori; in tal modo, verrebbero meno le condizioni che originano il complesso di Edipo e il conseguente formarsi dei "ruoli" di maschio e di femmina.
Negli anni successivi, Rubin dara' contributi allo sviluppo della riflessione lesbica, soprattutto nel suo articolo "Thinking Sex" (1984).
(Parte terza - segue)

3. MATERIALI. SERGIO CASALI: IL PENSIERO E LA CRITICA LETTERARIA FEMMINISTA (PARTE QUARTA)

4. Temi femministi degli anni Settanta e Ottanta (I): la critica della psicoanalisi, la riflessione sulla maternita' e l'"etica della cura"
Contenuto del capitolo
In questo capitolo ci soffermeremo su alcuni dei temi che hanno piu' interessato la riflessione femminista nel periodo immediatamente successivo a quello del femminismo radicale. Dopo l'ostilita' iniziale verso la psicoanalisi, le pensatrici femministe si impegnano in una rielaborazione critica del pensiero freudiano, a partire da Juliet Mitchell (Psicoanalisi e femminismo, 1974). Le femministe rivolgono la loro attenzione in particolare al tema della maternita', con Adrienne Rich (Nato di donna, 1976), Nancy Chodorow (La funzione materna, 1978), Dorothy Dinnerstein (La sirena e il minotauro, 1977). La riflessione femminista sulla morale porta alcune di loro a sviluppare la cosiddetta "etica della cura" (Carol Gilligan, Con vice di donna, 1982).
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4. 1. Psicoanalisi e femminismo: Juliet Mitchell
Le prime neofemministe avevano guardato con molto sospetto alla psicoanalisi, vista come espressione di un punto di vista patriarcale. La situazione cambia alla meta' degli anni Settanta, soprattutto in seguito alla pubblicazione nel 1974 di Psychoanalysis and Feminism di Juliet Mitchell, la femminista socialista inglese a cui abbiamo gia' accennato sopra (par. 2. 4) (trad. it. Psicoanalisi e femminismo, Einaudi, Torino 1976). In esso, all'interno di un impianto marxista althusseriano relativo alla ideologia e alla rivoluzione culturale, si sosteneva che la tradizione freudiana (soprattutto nello sviluppo datole da Jacques Lacan) forniva un'interpretazione del potere paterno nell'inconscio femminile, di cui il femminismo aveva bisogno se voleva confrontarsi con successo con l'ordine culturale del patriarcato. Nel libro vengono illustrati i molti malintesi e fraintendimenti della teoria freudiana da parte delle prime femministe a cominciare da Simone de Beauvoir fino alle contemporanee Kate Millett e Betty Friedan. Mitchell e' stata tra le prime a ribadire con fermezza che fare i conti con la psicoanalisi e' importante per il femminismo. Il suo studio si serve del lavoro dell'antropologo Levi-Strauss, il quale sostiene che il patriarcato dipende dallo scambio delle donne e dal tabu' dell'incesto. Secondo Mitchell patriarcato e capitalismo sono due forze che interagiscono tra loro: se il socialismo puo' ribaltare il capitalismo, solo la psicoanalisi puo' sovvertire il patriarcato.
Successivamente Mitchell ha pubblicato numerosi saggi di critica letteraria, alcuni dei quali ispirati al lavoro fondamentale della psicologa femminista americana Phyllis Chesler, Women and Madness (1972; 2a ed. 1997), trad. ital. Le donne e la pazzia, Einaudi, Torino 1977.
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4. 2. La riflessione su donna e maternita' negli Stati Uniti: Adrienne Rich.
Abbiamo visto sopra (par. 3. 5; cfr. 9. 1) Adrienne Rich come esponente di punta del pensiero lesbico. Rich si era sposata a 24 anni e aveva avuto tre figli. Venti anni dopo racconta la sua difficile esperienza di moglie e soprattutto di madre nel suo libro Of Woman Born: Motherwood as Experience and Institution, Bantam, New York 1976 (trad. it. Nato di donna, Garzanti, Milano 1977). Per quanto Rich sottolinei le difficolta' dell'essere madre, ella respinge la visione negativa della maternita' che era espressa da femministe radicali come Shulamith Firestone (par. 3. 3). Rich protesta invece con forza contro la funzione materna come "istituzione" imposta alla donna dal potere maschile. Fino a tempi recenti, nella maggior parte dei casi il parto non era una libera scelta delle donne, ma piuttosto qualcosa che capitava loro: "Per la maggior parte delle donne il parto non ha implicato nessun tipo di scelta, e pochissima consapevolezza. Fin dai tempi preistorici, l'idea del travaglio e' stata associata a paura, angoscia fisica o morte, a una marea di superstizioni, disinformazione, teorie teologiche e mediche, in breve a tutto cio' che ci hanno insegnato che dovremmo provare, da una vittimizzazione volontaria a un senso di realizzazione estatica".
Rich protesta con forza contro la "sottrazione" alle donne della gravidanza e del parto da parte degli uomini, che controllano il corpo delle donne, e deplora che l'educazione dei bambini sia stata presa in carico da psichiatri di sesso maschile e da altri esperti che fanno sentire le donne incompetenti persino in quello che si supporrebbe essere loro "naturale". Rich critica la visione dell'uomo che concepisce se stesso in contrapposizione alla natura, e auspica l'asserzione da parte delle donne della loro affinita' con la natura.
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4. 3. Nancy Chodorow e Dorothy Dinnerstein
Il libro della sociologa femminista americana (in seguito diventata psicoanalista) Nancy Chodorow (1944) Reproduction of Mothering: Psychoanalysis and the Sociology of Gender, University of California Press, Berkeley 1978 (trad. it. La funzione materna: Psicoanalisi e sociologia del ruolo materno, La Tartaruga, Milano 1991) ha avuto notevole influenza su molte ricerche femministe. Chodorow, rifacendosi alle teorie della scuola psicoanalitica delle "relazioni oggettuali", sosteneva che il senso di se' femminile e' riprodotto da una struttura genitoriale in cui la madre e' quella cui spetta principalmente il compito della cura dei figli, e che figli e figlie si sviluppano diversamente a seconda che questo compito di cura parentale spetti primariamente al genitore dello stesso sesso o al genitore di sesso diverso. Le figlie giungono a definirsi in quanto connesse o in relazione con gli altri. I figli maschi, invece, finiscono per definirsi come separati dagli altri, o meno correlati. Un'implicazione delle affermazioni di Chodorow e' che il compito di genitore dovrebbe essere equamente ripartito fra padre e madre, in modo che i figli di entrambi i sessi possano essere seguiti, nel loro sviluppo, sia da un individuo dello stesso sesso sia da un individuo di sesso diverso.
Successivamente, Chodorow si e' spostata a un contesto microsociale, che chiama "psicoanalisi in se'" o "per se stessa" (Feminism and Psychoanalytic Theory, Polit, Cambridge 1989).
Dorothy Dinnerstein. Conclusioni analoghe a quelle di Chodorow, con l'affermazione della necessita' del "dual parenting" ("doppio genitorato"), sono raggiunte da Dorothy Dinnerstein, nel libro The Mermaid and the Minotaur: Sexual Arrangements and Human Malaise, Harper and Row, New York 1977. La sirena ("mermaid") e il minotauro sono due mostri che simboleggiano rispettivamente la "natura" femminile e quella maschile. Queste due "nature" non sono un dato naturale, ma sono il prodotto dell'attuale modalita' di cura dei figli, caratterizzata dalla totale assenza del padre nella fase pre-edipica.
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4. 4. L'"etica della cura": Carol Gilligan e Virginia Held
La psicologa Carol Gilligan espresse, nel libro In a Different Voice: Psychological Theory and Women's Develoment, Harvard University Press, Cambridge MA 1982 (trad. it. Con voce di donna. Etica e formazione della personalita', Feltrinelli, Milano 1987, 1992), la sua idea della "voce diversa" con cui ragazze e donne esprimono il proprio modo di intendere i problemi morali. Come Chodorow, Gilligan approva la tendenza all'affiliazione che sarebbe tipica soprattutto delle donne, e la loro attitudine ad interpretare le proprie responsabilita' morali in funzione dei propri rapporti con gli altri. E' solo il pregiudizio maschile che considera di maggior valore l'autonomia e l'indipendenza personale rispetto all'interesse per gli altri e all'attuazione dei rapporti. La voce di donne esprime l'"etica della cura", dei rapporti interpersonali; la voce dell'uomo esprime l'etica del diritto e della giustizia formale. Questa tesi di Gilligan incontrera' approvazione da parte di molte studiose, ma anche critiche, attirandosi l'accusa di "essenzialismo" ("essenzialismo" e' "l'idea di una natura femminile essenziale, originaria, preesistente al sociale, non modificata da differenze di classe e di razza", Izzo (1996) p. 67).
Virginia Held. Della corrente di pensiero che si rifa' all'"etica della cura" teorizzata da Gilligan fanno parte altre studiose importanti, come Virginia Held, autrice del libro Feminist Morality: Transforming Culture, Society, and Politics, The University of Chicago Press, Chicago 1993 (trad. it. Etica femminista. Trasformazioni della coscienza e societa' post-patriarcale, Feltrinelli, Milano 1997), in cui sviluppa la teoria morale allargando alla sfera sociale l'esperienza della maternita' e della cura dei figli.
(Parte quarta - segue)

4. INIZIATIVE. AMNESTY INTERNATIONAL: URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
[Dal sito www.amnesty.org riprendiamo e diffondiamo questo appello del 3 aprile 2023]

3 April 2023
URGENT ACTION
URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
Native American activist Leonard Peltier has been imprisoned in the USA for over 46 years, some of which was spent in solitary confinement, serving two life sentences for murder despite concerns over the fairness of his trial. He has always maintained his innocence. Now 78 years old, he contracted COVID-19 in 2022 and suffers from several chronic health ailments, including one that is potentially fatal. Not eligible for parole again until 2024, his lawyers submitted a new petition for clemency in 2021. President Biden must grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
TAKE ACTION: WRITE AN APPEAL IN YOUR OWN WORDS OR USE THIS MODEL LETTER
President Joseph Biden
The White House
1600 Pennsylvania Ave NW
Washington, DC 20500
USA
White House Comment line: (202) 456-1111
Webform*: https://www.whitehouse.gov/contact/
* A US-based address is needed for the White House webform.
International action takers, please use AI USA's address when filling out:
Amnesty International USA
311 West 43rd St. 7th Floor,
New York, NY 10036 USA
Dear President Biden,
Leonard Peltier is a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. In 1975, during a confrontation involving AIM members, two FBI agents were killed. Leonard Peltier was convicted of their murders but has always denied killing the agents.
There are serious concerns about the fairness of proceedings leading to his trial and conviction, including for example the prosecution's withholding of evidence that might have assisted Leonard Peltier's defence.
In light of these concerns, the former US Attorney who supervised the prosecution team post-trial, James Reynolds, has since called for clemency.
Leonard Peltier is now 78 years old, has spent more than 46 years in US prisons, and has been repeatedly denied parole. There are serious concerns about Leonard Peltier's deteriorating health, including potential re-exposure to COVID-19. His lawyers submitted a new petition for clemency in 2021.
I urge you to grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
Yours sincerely,
*
ADDITIONAL INFORMATION
Leonard Peltier, an Anishinaabe-Lakota Native American, was a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. On 26 June 1975, during a confrontation involving AIM members on the Pine Ridge Indian reservation in South Dakota, FBI agents Ronald Williams and Jack Coler were shot dead. Leonard Peltier was convicted of their murders in 1977 and sentenced to two consecutive life sentences. Leonard Peltier has always denied killing the agents.
A key alleged eyewitness to the shootings was Myrtle Poor Bear, a Lakota Native woman who lived at Pine Ridge. Based on her statement that she saw Leonard Peltier kill both FBI agents, Leonard Peltier was extradited from Canada, where he had fled following the shootings. However, Myrtle Poor Bear later retracted her testimony. Although not called as a prosecution witness at trial, the trial judge refused to allow Leonard Peltier's attorneys to call Myrtle Poor Bear as a defense witness on the grounds that her testimony "could be highly prejudicial to the government". In 2000, Myrtle Poor Bear issued a public statement to say that her original testimony was a result of months of threats and harassment from FBI agents.
In 1980 documents were released to Leonard Peltier's lawyers as a result of a lawsuit under the Freedom of Information Act. The documents contained ballistics evidence which might have assisted Leonard Peltier's case, but which had been withheld by the prosecution at trial. However, in 1986, the U.S. Court of Appeal for the Eighth Circuit denied Leonard Peltier a retrial, stating that: "We recognize that there is some evidence in this record of improper conduct on the part of some FBI agents, but we are reluctant to impute even further improprieties to them."
The U.S. Parole Commission has always denied parole to Leonard Peltier on the grounds that he did not accept criminal responsibility for the murders of the two FBI agents. This is even though, after one such hearing, the Commission acknowledged that, "the prosecution has conceded the lack of any direct evidence that you personally participated in the executions of two FBI agents". Leonard Peltier would not be eligible for another parole hearing until 2024. Furthermore, James H. Reynolds, the US Attorney whose office handled the criminal case prosecution and appeal of Leonard Peltier, wrote that he supported clemency "in the best interest of Justice in considering the totality of all matters involved."
Leonard Peltier suffers from a variety of ailments, including kidney disease, Type 2 diabetes, high blood pressure, a heart condition, a degenerative joint disease, and constant shortness of breath and dizziness. A stroke in 1986 left him virtually blind in one eye. In January 2016, doctors diagnosed him with a life-threatening condition: a large and potentially fatal abdominal aortic aneurysm that could rupture at any time and would result in his death. He currently uses a walker due to limited mobility and contracted COVID-19 in 2022. He continues to be at risk of re-infection while in detention.
In 2015, several Nobel Peace Prize winners—including Archbishop Desmond Tutu—called for Leonard Peltier's release. The Standing Rock Sioux Tribe and the National Congress of American Indians have also called for his release. Leonard Peltier's attorney applied for clemency to President Biden in July 2021. President Biden committed to granting clemency on a rolling basis during his administration.
However, as of February 2023, no decision has been made on his application. He has previously sought clemency, most recently from President Obama in 2016, but his petition has been denied each time.
Due to the numerous issues at trial, the exhaustion of all his legal avenues for appeal, the amount of time he has already served, his continued maintenance of innocence along with his chronic health issues, Amnesty International supports calls for clemency for Leonard Peltier.
PREFERRED LANGUAGE TO ADDRESS TARGET: English
You can also write in your own language.
PLEASE TAKE ACTION AS SOON AS POSSIBLE UNTIL: 29 May 2023
Please check with the Amnesty office in your country if you wish to send appeals after the deadline.
NAME AND PRONOUN: Leonard Peltier - He/Him
LINK TO PREVIOUS UA: https://www.amnesty.org/en/documents/amr51/5208/2022/en/

5. APPELLI. RACCOLTA FONDI PER AIUTARE LA BIBLIOTECA LIBERTARIA "ARMANDO BORGHI" A FARE FRONTE AI DANNI SUBITI A CAUSA DELL'ALLUVIONE DEL 16 E 17 MAGGIO 2023
[Dalla Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" (e-mail: bibliotecaborghi1916 at gmail.com) riceviamo e diffondiamo con viva solidarieta']

Le inondazioni che il 16 e 17 maggio 2023 hanno colpito molte localita' dell'Emilia Romagna, compresa Castel Bolognese, hanno provocato enormi danni alla Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" (in sigla: BLAB).
In questo momento particolarmente difficile della sua vita la BLAB fa appello a tutti coloro che apprezzano la sua attivita'.
Per far fronte ai danni subìti e ripartire serviranno molto lavoro e molti soldi.
Se volete aiutarci a superare questo momento di notevole difficolta', potete inviare un contributo economico fin da ora.
Anche somme modeste possono servire.
Con il vostro aiuto, tutti insieme, ce la possiamo fare.
Per inviare le sottoscrizioni si puo' effettuare un bonifico al conto corrente bancario della BLAB, presso CREDIT AGRICOLE - Agenzia di Castel Bolognese. Il codice IBAN, intestato a Biblioteca Libertaria Armando Borghi - Soc. Coop. e': IT16 C 06230 67530 000030040805

6. REPETITA IUVANT. SCRIVIAMO ALL'AMBASCIATA DELL'IRAN IN ITALIA PER CHIEDERE CHE CESSINO PERSECUZIONI ED UCCISIONI

Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo di scrivere all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere al governo di quel paese che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
Gli indirizzi di posta elettronica cui inviare le lettere sono i seguenti: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir
*
Vi proponiamo un possibile testo essenziale:
Egregio ambasciatore,
le chiediamo di trasmettere al governo del suo Paese questa nostra richiesta che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
E' dovere di ogni persona, di ogni societa', di ogni ordinamento giuridico rispettare la vita, la dignita' e i diritti di tutte le donne e di tutti gli uomini.
Tutti gli esseri umani sono eguali in dignita' e diritti, tutti gli esseri umani hanno diritto alla vita e alla liberta'.
Siamo solidali con le donne iraniane - e con gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Distinti saluti,
Nome e cognome, luogo e data, recapito di chi scrive.
*
Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo anche di far circolare questa proposta.
Adoperiamoci affinche' tante persone, tante associazioni, tante istituzioni di tutto il mondo chiedano al governo iraniano che cessino persecuzioni e uccisioni.
Sosteniamo le donne iraniane - e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Grazie di cuore per quanto vorrete fare.

7. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE

Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it

8. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI

Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com

9. REPETITA IUVANT. TRE TESI

La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

10. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 190 del 9 luglio 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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