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[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 186
- Subject: [Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 186
- From: Centro di ricerca per la pace Centro di ricerca per la pace <centropacevt at gmail.com>
- Date: Wed, 5 Jul 2023 07:52:49 +0200
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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 186 del 5 luglio 2023
In questo numero:
1. Victoria Amelina
2. Tutti i morti parlano ai vivi
3. Il primo e l'ultimo comandamento
4. Cristiana Cella intervista Bilqis Roshan: Cacciare i Talebani e' l'unica resistenza
5. Amnesty International: Urge clemency for native american activist
6. Raccolta fondi per aiutare la Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" a fare fronte ai danni subìti a causa dell'alluvione del 16 e 17 maggio 2023
7. Una commemorazione delle vittime della strage del 3 ottobre 2013. Un discorso tenuto a Viterbo una mattina sei anni dopo
8. Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessino persecuzioni ed uccisioni
9. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
10. Alcuni riferimenti utili
11. Tre tesi
12. Ripetiamo ancora una volta...
13. A che serve la memoria (dialettico un dittico)
14. Di carne umana la macellazione
15. Sappi aiutare il prossimo e il lontano
1. LUTTI. VICTORIA AMELINA
E' deceduta Victoria Amelina, scrittrice ucraina, vittima di un bombardamento.
La ricordiamo, e con lei tutte le vittime inermi e innocenti di ogni guerra, con strazio infinito.
2. REPETITA IUVANT. TUTTI I MORTI PARLANO AI VIVI
"d'aprir lo core a l'acque de la pace"
(Purg., XV, 131)
Tutti i morti parlano ai vivi
ed e' questa la loro parola:
non uccidere, e' questa la sola
buona regola finche' tu vivi.
Questo dice la voce dei morti
ai viventi che porgono ascolto:
non uccidere, non fare torti
alla carne che soffre ed al volto.
Tutti ancora scorrono i rivi
tutti ancora s'ingemmano gli ulivi.
Piu' sottile del soffio del vento
va la voce dei morti ai viventi:
reca aita a chi soffre tormento,
alla vita degli altri consenti.
Quando i vivi ascoltano i morti
solo odono questa parola:
non uccidere, e' questa la sola
buona norma dei cuori dei forti.
3. REPETITA IUVANT. IL PRIMO E L'ULTIMO COMANDAMENTO
Non essere tu la lama di vento
non essere tu la frusta di sabbia.
Troppi sono gia' morti.
Tutti dovremo morire.
Troppo e' gia' breve la vita.
Non altro comando conosco che questo cogente:
tu non uccidere, tu non precipitare
nessuno nel pozzo del niente.
Non altro comando conosco che questo pietoso:
tu non uccidere, tu non annegare
nessuno nell'abisso doloroso.
Non altro comando conosco che questo benigno:
tu non uccidere, tu non schiacciare
nessuno sotto un macigno.
Troppo e' gia' breve la vita.
Tutti dovremo morire.
Troppi sono gia' morti.
Non essere tu l'artiglio nel buio
non essere tu il seme del pianto.
4. AFGHANISTAN. CRISTIANA CELLA INTERVISTA BILQIS ROSHAN: CACCIARE I TALEBANI E' L'UNICA RESISTENZA
[Dalla newsletter del Cisda n. 8/2023 riprendiamo e diffondiamo]
Bilqis Roshan, ex senatrice afghana impegnata per i diritti delle donne, e' dovuta fuggire dal Paese. Continua a denunciare i crimini dei Talebani e le responsabilita' dei governi stranieri che li sostengono, ancora oggi. Cristiana Cella, rappresentante del Cisda, l'ha intervistata, in collaborazione con Altreconomia.
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Beviamo te' allo zafferano in tazze di porcellana bianca con il marchio in oro del Parlamento afghano. La stanza e' grande con poltrone in stile barocco (qui piace molto) e grandi mazzi di fiori finti, impacchettati nella plastica. Un edificio sontuoso, che ricorda un castello medioevale, adornato da marmi, colonne, cupole di rame e vetro costruito con soldi indiani. Con lo stesso stile e' stato realizzato l'edificio di fronte: il palazzo reale di Darul Aman, appena inaugurato. Delle spettrali rovine, ricordo della guerra civile, che sovrastavano la citta' non c'e' piu' traccia. Era il 2019 ed ero a Kabul per incontrare Bilqis Roshan, senatrice del Parlamento afghano dal 2011 e attivista per i diritti delle donne. La gente la saluta con rispetto quando la incontra: "Quando gli americani se ne andranno daranno l'Afghanistan in regalo ai Talebani su un piatto d'argento".
Quella previsione si e' avverata: "Come vedi, avevo ragione", racconta Roshan quattro anni dopo. Oggi e' riuscita ad arrivare in Europa ed e' salva.
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- Roshan, come ricordi il 15 agosto del 2021?
- Ero nel mio ufficio al Parlamento. C'era molta tensione. Il futuro stava arrivando e non aveva una bella faccia. L'avanzata dei Talebani proseguiva inesorabile. Kabul stava per essere consegnata nelle loro mani. Poi e' arrivata la notizia: hanno preso Surobi, cittadina a sessanta chilometri dalla capitale, lungo la strada per Jalalabad. Sarebbero potuti entrare nel mio ufficio in una manciata di ore. I Talebani mi minacciavano da anni e non era una buona idea farsi trovare li' e quindi me ne sono andata subito, con il mio autista. La citta' era irriconoscibile, non avevo mai visto una cosa simile: migliaia di macchine, mezzi militari, persone che correvano, un caos spaventoso. La notizia aveva innescato il panico, che pareva inarrestabile. Non si avanzava di un millimetro. Sono scesa dalla macchina e ho proseguito a piedi, per due ore, per arrivare a casa.
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- Che ne e' stato dei tuoi colleghi?
- Alcuni sono rimasti, erano Talebani o comunque dalla loro parte e li hanno aspettati a braccia aperte. Per chi aveva partecipato agli Accordi di pace in Qatar, gli americani avevano gia' programmato da tempo il protocollo per lasciare il Paese: passaporti, visti, biglietti aerei. Sono partiti in fretta. E' stato cosi' per tutti i signori della guerra e i membri del governo.
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- Anche per le tue colleghe?
- Si'. Quelle parlamentari come Fawzia Koofi e altre deputate che giuravano sul cambiamento positivo dei Talebani, sul loro rispetto dei diritti delle donne sono state le prime a scappare. La maggior parte delle parlamentari erano solo dei burattini in mano agli ex presidenti Hamid Karzai e Ashraf Ghani, non hanno mai lavorato per migliorare la condizione delle nostre donne. Ti racconto un episodio. Nell'agosto 2020, si e' svolta una loya jirga (la tradizionale assemblea del popolo afghano con piu' di tremila delegati, ndr) in cui si doveva decidere se liberare gli ultimi 400 Talebani ancora detenuti: i piu' pericolosi tra i cinquemila gia' scarcerati nell'ambito delle trattative per gli Accordi di pace in Qatar. I Talebani ne pretendevano il rilascio, minacciando ritorsioni, per iniziare i colloqui intra-afghani di pace e gli americani premevano in questa direzione. Mentre parlava Ghani io mi sono alzata con un cartello: "Liberare questi selvaggi Talebani e' un tradimento del nostro Paese". Sono stata attaccata dalle mie colleghe, insultata, aggredita fisicamente e cacciata dall'assemblea. Questa vergognosa liberazione e' stata approvata con il loro sostegno. Dovrebbero chiedere scusa alle donne del loro Paese per averle consegnate ai Talebani.
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- Quando hai deciso di andartene?
- Non volevo partire. Speravo ancora di poter fare qualcosa per la mia gente. Poi, giorno dopo giorno, la gabbia si e' chiusa intorno a noi. Alla fine, il 13 febbraio 2023, amici e sostenitori mi hanno pregato di andarmene: stava diventando troppo pericoloso e comunque non riuscivo piu' ad aiutare nessuno. Dopo l'arrivo dei Talebani a Kabul ho dovuto vivere nascosta, cambiare casa ogni due o tre giorni. I miei sostenitori mi ospitavano, ma la mia presenza li metteva in pericolo. Ero sempre in ansia per loro. Mi sentivo soffocare.
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- E' difficile stare lontana dal tuo Paese?
- E' molto duro. Ascoltare le terribili notizie che mi raggiungono, tagliata fuori da tutto, e' estremamente frustrante.
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- Cosa ti manca di piu'?
- Il legame forte che ho costruito con la mia gente. Ero la loro voce, li ascoltavo e li potevo aiutare con la posizione di potere che avevo in Parlamento. Non poterlo piu' fare e' molto triste.
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- Nei mesi in cui sei rimasta a Kabul, hai visto qualche possibilita' di resistenza organizzata ai talebani?
- Prima o poi il mio popolo iniziera' una resistenza. Il 90% della popolazione odia i Talebani. La situazione e' insostenibile: si vive nella paura, ogni valore di umanita' e' sparito. Forse ci vorranno dieci anni, o venti, o anche cento ma dovra' emergere una ribellione organizzata. Non c'e' un'altra strada, l'unico modo e' quello di resistere ai Talebani, di cacciarli. Nessuna nazione puo' essere liberata dagli altri. E' una responsabilita' nostra quella di ottenere la liberta', ce lo insegna la storia degli ultimi decenni.
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- In quale scenario i Talebani potrebbero cadere?
- Se non fossero sostenuti dagli Stati Uniti non resisterebbero piu' di due mesi. Non hanno nessuna base popolare. Hanno il problema dei finanziamenti e dei conflitti interni che stanno crescendo. Ma il punto principale e' un altro. I Talebani non sono una forza indipendente costruita su una base di consenso popolare. Tutto quello che fanno e' suggerito o imposto dalle intelligence dei loro vari padroni: Stati Uniti, Qatar, Pakistan e Arabia Saudita. Fanno parte di un gioco orchestrato da Washington. Sia i Talebani sia il governo precedente sono burattini nelle mani dello stesso padrone: quando non soddisfano piu' le aspettative vengono sostituiti. Era stato cosi' anche nel precedente periodo talebano. Tra un po' potrebbero anche tornare i warlords che si tengono pronti con tutti i loro soldi rubati e le loro armi. Nessuna pedina viene completamente scartata. Possono sempre servire.
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- Al di la' della propaganda, di questi vent'anni di presenza occidentale non e' rimasto molto.
- No, lo abbiamo visto. Tutto quello che e' stato costruito in vent'anni e' un castello di carte. I miliardi spesi, le vite umane, l'addestramento delle truppe, la cosiddetta democrazia, il Parlamento in cui ho lavorato, tutto e' collassato in un solo giorno. Nessuna base reale, tutto e' stato fatto solo per gli interessi strategici degli Stati Uniti e della Nato. A noi e' rimasta la cenere.
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- Pensi che i Talebani verranno riconosciuti, prima o poi, dalla comunita' internazionale?
- Si sta preparando il terreno. Le Nazioni Unite, ad esempio, fanno molte pressioni su Kabul affinche' venga revocato il divieto alle ragazze di frequentare la scuola. Importante, certo, ma non l'unica tragica conseguenza del governo talebano. Focalizzare tutto su questo problema e' una tattica pericolosa. Puo' diventare un punto di scambio: se i talebani decideranno di riaprire le scuole, allora la comunita' internazionale dovra' accettarli. E gli altri crimini non verranno piu' presi in considerazione.
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- I warlords sono scappati ma i gruppi terroristici no. E' cosi'?
- L'Isis Khorasan (Isis-K) continua ad attaccare i Talebani e ci sono spesso attentati contro i civili: e' il nuovo nemico, il nuovo spauracchio. La propaganda ci dice: state con i Talebani altrimenti l'Isis verra' nelle case a rapire le vostre mogli. Almeno i Talebani questo non lo fanno. Ma ci sono altri gruppi. Il mio Paese sta diventando un hub dei terroristi. Una sorta di supermercato in cui qualunque Stato estero puo' comprare le sue milizie (talebane o altre) e usarle per i propri interessi. Un addestramento che inizia dalla scuola.
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- Le scuole per i bambini maschi sono madrase?
- In pratica si'. Sono incubatrici di terrorismo. Mentre nelle moschee propagandano le loro feroci regole contro le donne, nelle scuole i Talebani insegnano solo il Corano, la sharia, l'uso delle armi, la loro Storia: gli attentati suicidi che hanno commesso, glorificano i martiri che si sono fatti esplodere, insegnano quanti morti e quali vantaggi questi attentati abbiano portato. Un lavaggio del cervello.
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- Quali sono adesso i tuoi progetti?
- Non sono qui per fare una vita tranquilla e in disparte. Saro' presente ovunque si possa parlare di Afghanistan per far conoscere la vera realta' del mio Paese. Voi pero', dovete spiegare alla vostra gente, in America e in Europa, che i loro soldi non sono stati usati per il popolo afghano ma per sostenere warlords, Talebani e criminali. Della distruzione del mio Paese sono in molti a doversi vergognare.
5. INIZIATIVE. AMNESTY INTERNATIONAL: URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
[Dal sito www.amnesty.org riprendiamo e diffondiamo questo appello del 3 aprile 2023]
3 April 2023
URGENT ACTION
URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
Native American activist Leonard Peltier has been imprisoned in the USA for over 46 years, some of which was spent in solitary confinement, serving two life sentences for murder despite concerns over the fairness of his trial. He has always maintained his innocence. Now 78 years old, he contracted COVID-19 in 2022 and suffers from several chronic health ailments, including one that is potentially fatal. Not eligible for parole again until 2024, his lawyers submitted a new petition for clemency in 2021. President Biden must grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
TAKE ACTION: WRITE AN APPEAL IN YOUR OWN WORDS OR USE THIS MODEL LETTER
President Joseph Biden
The White House
1600 Pennsylvania Ave NW
Washington, DC 20500
USA
White House Comment line: (202) 456-1111
Webform*: https://www.whitehouse.gov/contact/
* A US-based address is needed for the White House webform.
International action takers, please use AI USA's address when filling out:
Amnesty International USA
311 West 43rd St. 7th Floor,
New York, NY 10036 USA
Dear President Biden,
Leonard Peltier is a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. In 1975, during a confrontation involving AIM members, two FBI agents were killed. Leonard Peltier was convicted of their murders but has always denied killing the agents.
There are serious concerns about the fairness of proceedings leading to his trial and conviction, including for example the prosecution's withholding of evidence that might have assisted Leonard Peltier's defence.
In light of these concerns, the former US Attorney who supervised the prosecution team post-trial, James Reynolds, has since called for clemency.
Leonard Peltier is now 78 years old, has spent more than 46 years in US prisons, and has been repeatedly denied parole. There are serious concerns about Leonard Peltier's deteriorating health, including potential re-exposure to COVID-19. His lawyers submitted a new petition for clemency in 2021.
I urge you to grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
Yours sincerely,
*
ADDITIONAL INFORMATION
Leonard Peltier, an Anishinaabe-Lakota Native American, was a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. On 26 June 1975, during a confrontation involving AIM members on the Pine Ridge Indian reservation in South Dakota, FBI agents Ronald Williams and Jack Coler were shot dead. Leonard Peltier was convicted of their murders in 1977 and sentenced to two consecutive life sentences. Leonard Peltier has always denied killing the agents.
A key alleged eyewitness to the shootings was Myrtle Poor Bear, a Lakota Native woman who lived at Pine Ridge. Based on her statement that she saw Leonard Peltier kill both FBI agents, Leonard Peltier was extradited from Canada, where he had fled following the shootings. However, Myrtle Poor Bear later retracted her testimony. Although not called as a prosecution witness at trial, the trial judge refused to allow Leonard Peltier's attorneys to call Myrtle Poor Bear as a defense witness on the grounds that her testimony "could be highly prejudicial to the government". In 2000, Myrtle Poor Bear issued a public statement to say that her original testimony was a result of months of threats and harassment from FBI agents.
In 1980 documents were released to Leonard Peltier's lawyers as a result of a lawsuit under the Freedom of Information Act. The documents contained ballistics evidence which might have assisted Leonard Peltier's case, but which had been withheld by the prosecution at trial. However, in 1986, the U.S. Court of Appeal for the Eighth Circuit denied Leonard Peltier a retrial, stating that: "We recognize that there is some evidence in this record of improper conduct on the part of some FBI agents, but we are reluctant to impute even further improprieties to them."
The U.S. Parole Commission has always denied parole to Leonard Peltier on the grounds that he did not accept criminal responsibility for the murders of the two FBI agents. This is even though, after one such hearing, the Commission acknowledged that, "the prosecution has conceded the lack of any direct evidence that you personally participated in the executions of two FBI agents". Leonard Peltier would not be eligible for another parole hearing until 2024. Furthermore, James H. Reynolds, the US Attorney whose office handled the criminal case prosecution and appeal of Leonard Peltier, wrote that he supported clemency "in the best interest of Justice in considering the totality of all matters involved."
Leonard Peltier suffers from a variety of ailments, including kidney disease, Type 2 diabetes, high blood pressure, a heart condition, a degenerative joint disease, and constant shortness of breath and dizziness. A stroke in 1986 left him virtually blind in one eye. In January 2016, doctors diagnosed him with a life-threatening condition: a large and potentially fatal abdominal aortic aneurysm that could rupture at any time and would result in his death. He currently uses a walker due to limited mobility and contracted COVID-19 in 2022. He continues to be at risk of re-infection while in detention.
In 2015, several Nobel Peace Prize winners—including Archbishop Desmond Tutu—called for Leonard Peltier's release. The Standing Rock Sioux Tribe and the National Congress of American Indians have also called for his release. Leonard Peltier's attorney applied for clemency to President Biden in July 2021. President Biden committed to granting clemency on a rolling basis during his administration.
However, as of February 2023, no decision has been made on his application. He has previously sought clemency, most recently from President Obama in 2016, but his petition has been denied each time.
Due to the numerous issues at trial, the exhaustion of all his legal avenues for appeal, the amount of time he has already served, his continued maintenance of innocence along with his chronic health issues, Amnesty International supports calls for clemency for Leonard Peltier.
PREFERRED LANGUAGE TO ADDRESS TARGET: English
You can also write in your own language.
PLEASE TAKE ACTION AS SOON AS POSSIBLE UNTIL: 29 May 2023
Please check with the Amnesty office in your country if you wish to send appeals after the deadline.
NAME AND PRONOUN: Leonard Peltier - He/Him
LINK TO PREVIOUS UA: https://www.amnesty.org/en/documents/amr51/5208/2022/en/
6. APPELLI. RACCOLTA FONDI PER AIUTARE LA BIBLIOTECA LIBERTARIA "ARMANDO BORGHI" A FARE FRONTE AI DANNI SUBITI A CAUSA DELL'ALLUVIONE DEL 16 E 17 MAGGIO 2023
[Dalla Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" (e-mail: bibliotecaborghi1916 at gmail.com) riceviamo e diffondiamo con viva solidarieta']
Le inondazioni che il 16 e 17 maggio 2023 hanno colpito molte localita' dell'Emilia Romagna, compresa Castel Bolognese, hanno provocato enormi danni alla Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" (in sigla: BLAB).
In questo momento particolarmente difficile della sua vita la BLAB fa appello a tutti coloro che apprezzano la sua attivita'.
Per far fronte ai danni subìti e ripartire serviranno molto lavoro e molti soldi.
Se volete aiutarci a superare questo momento di notevole difficolta', potete inviare un contributo economico fin da ora.
Anche somme modeste possono servire.
Con il vostro aiuto, tutti insieme, ce la possiamo fare.
Per inviare le sottoscrizioni si puo' effettuare un bonifico al conto corrente bancario della BLAB, presso CREDIT AGRICOLE - Agenzia di Castel Bolognese. Il codice IBAN, intestato a Biblioteca Libertaria Armando Borghi - Soc. Coop. e': IT16 C 06230 67530 000030040805
7. REPETITA IUVANT. UNA COMMEMORAZIONE DELLE VITTIME DELLA STRAGE DEL 3 OTTOBRE 2013. UN DISCORSO TENUTO A VITERBO UNA MATTINA SEI ANNI DOPO
La mattina del 3 ottobre 2019, nel sesto anniversario della strage del 3 ottobre 2013 in cui perirono centinaia di vittime innocenti, vittime delle mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani, dei governi europei che negli artigli di quelle mafie li avevano gettati e abbandonati negando loro di giungere in salvo con mezzi di trasporto legali e sicuri, e vittime di un ordine economico, politico, militare e ideologico internazionale che affinche' i gruppi dominanti accumulino sempre piu' profitti non esita a imporre dittature e schiavitu', a provocare guerre e carestie, a rapinare i popoli di interi continenti, ad avvelenare, devastare e distruggere la biosfera mettendo a rischio di estinzione tante forme di vita vegetali e animali, e l'intero genere umano; questa mattina a Viterbo, nel piazzale nei pressi degli impianti sportivi del quartiere di Santa Barbara, il responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera", Peppe Sini, ha tenuto il discorso commemorativo di cui di seguito si riporta una rastremata sinossi ricostruita a memoria alcune ore dopo.
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1. La strage continua
La strage avvenuta al largo di Lampedusa il 3 ottobre del 2013 continua ancora ogni giorno nel Mediterraneo. E continuera' finche' i popoli europei, e innanzitutto il popolo italiano, non apriranno gli occhi e decideranno di farla cessare. Perche' siamo noi che abbiamo il potere e il dovere di farla cessare. E su di noi ricade quel diluvio di sangue innocente che muta colore alle onde del mare e innalza il suo grido fino al cielo.
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2. La genealogia della violenza
L'indimenticabile padre Balducci ci chiedeva di ricostruire la genealogia della violenza per poterla contrastare efficacemente. E nulla e' piu' rivelatore dell'orrore presente, della strage degli innocenti in corso.
Se milioni di esseri umani sono costretti alla fuga dalle loro case, dalle loro famiglie, dalle loro comunita', dai loro paesi, dai loro continenti, una ragione c'e', anzi: piu' d'una.
E' che quei paesi e quei continenti sono stati saccheggiati e devastati da secoli e secoli di colonialismo, di imperialismo, di razzismo.
E' che quei popoli sono stati rapinati e schiavizzati da secoli e secoli di colonialismo, di imperialismo, di razzismo.
E' che quegli immensi, variegatissimi, preziosi ecosistemi, e con essi l'intera biosfera, sono stati avvelenati e desertificati, e stanno per essere distrutti, annnichiliti, da quella secolare violenza colonialista, imperialista e razzista, che tuttora perdura e si estende in geometrica progressione.
Sovviene quella metafora del ventinovesimo giorno che Lester Brown utilizzo' come titolo ed esempio decisivo in un libro che tutte e tutti abbiamo letto. Del lago coperto di ninfee solo per meta', ma poiche' la presenza di quelle ninfee raddoppia ogni giorno, anche se sembra che siamo solo a meta' del processo che l'intero lago invadera' provocandone la morte, anche se sembra che il pericolo e' lontano, che - come si usa dire - il bicchiere e' mezzo vuoto e mezzo pieno, gia' domani, proprio domani, e non fra un mese o fra un anno, la catastrofe sara' compiuta.
La crisi ecologica, esito di quell'onnidistruttivo sistema di dominazione che la tragedia delle migrazioni denuncia, ci chiarisce quanto grave sia il pericolo che incombe sull'umanita', e quanto sia urgente e necessario che l'umanita' si unisca per fare fronte comune contro la morte non solo di questo o di quell'individuo empirico, ma dell'intera famiglia umana.
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3. Messaggeri
Le migrazioni ci parlano quindi del nostro comune destino, della sorte dell'umanita' intera: o ci salveremo tutti insieme, o non si salvera' nessuno.
Cosi' chiunque capisce che i migranti sono messaggeri, ambasciatori dell'umanita', ospiti sacri: ci recano il messaggio della nostra stessa umanita', che noi che viviamo nelle sempre piu' ristrette aree territoriali e sociali del privilegio (un privilegio frutto anche di quella secolare rapina colonialista, imperialista e razzista) abbiamo in larga misura dimenticato e perso sotto l'urto della narcosi indotta dal consumismo.
E ci recano il messaggio che la casa brucia e che occorre svegliarci, tutte e tutti, e porre mano ai secchi e formare quella catena della solidarieta' che ogni essere umano include nell'impegno comune per la salvezza di tutti, come gia' vide e scrisse Giacomo Leopardi nel suo ultimo immenso capolavoro, quella Ginestra che e' uno dei due piu' luminosi manifesti politici dell'Ottocento, e perenne un appello all'umanita' dell'umanita'.
E ci recano il messaggio del naufragio della civilta' e l'appello alla resistenza necessaria contro il totalitarismo onnidivoratore ed onnicida che l'intera umanita' minaccia di annientamento.
Ci recano il messaggio della solidarieta', l'appello alla solidarieta', che e' il seme e il fulcro degli immortali principi dell'89: liberta', eguaglianza, fraternita' e sororita'.
La strage che ogni giorno si compie nel Mediterraneo, il ripresentarsi in Libia dell'orrore dei lager, la sordita' vile e scellerata dei governanti europei dinanzi al massacro dalle loro stesse stoltissime politiche provocato, come la riduzione in schiavitu' e lo sterminio per guerra e per fame di popoli interi, tutto cio' ci riguarda, tutto cio' e' nostra comune responsabilita'. O fermeremo questi orrori, o tutte e tutti ne saremo travolti.
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4. La regola aurea
Vi e' una regola antica, la regola aurea di ogni morale, che recita: "Agisci nei confronti delle altre persone cosi' come vorresti che le altre persone agissero verso di te". Questa regola chiama all'impegno a salvare tutte le vite umane, a salvare l'intero mondo vivente. Questa regola deve diventare il fondamento della politica dell'umanita'.
Chi ancora sragiona di confini e barriere, di cavalli di frisia e di blocchi navali, di muri alti piu' della torre di Babele e di fossati colmi di coccodrilli da nutrire di carne umana, di eserciti armati contro esseri umani innocenti ed inermi in fuga dalla fame, dall'orrore e dalla morte, ebbene, chi ancora rumina e latra pensieri come pugnali e parole come denti di drago, costui ha perso il lume della ragione, e nel suo sciagurato delirio nasconde a se stesso la realta' a tutte e tutti evidente: che siamo una sola umanita', in un unico mondo vivente casa comune di tutte le persone, e ci salveremo solo insieme, o insieme periremo, noi e i nostri figli e l'intera umana famiglia, fra i tormenti piu' atroci, nella disperazione piu' abissale.
Molti anni fa padre Balducci ci avvertiva anche delle "tre verita' di Hiroshima": che l'umanita' e' ormai unificata ed ha un unico destino di vita o di morte; che la guerra e' uscita per sempre dalla sfera della razionalita'; che la pace e l'istinto di sopravvivenza ormai coincidono. E ci parlava dell'"essere umano planetario", ovvero della consapevolezza che era giunto il tempo in cui in ogni decisione occorre tener conto del bene comune dell'umanita' intera, in ogni riflessione occorre ricordare che siamo tutte e tutti una sola umanita', che tutte le antiche divisioni di lingua e nazione, di culto e tradizioni, sono ormai obsolete.
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5. Quid agendum?
Cosa dobbiamo fare? Poche cose, semplici e indispensabili.
La prima: riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'; e quindi: soccorrere, accogliere e assistere ogni persona bisognosa di aiuto. E quindi: riconoscere a tutte le persone in fuga dalla guerra e dalla fame, dalle dittature e dalla schiavitu', dal terrorismo dei potenti come dei disperati, dalle devastazioni ambientali, il diritto di giungere in salvo nei luoghi ove quelle minacce non siano, o non siano insostenibili, o perlomeno siano concretamente, adeguatamente, effettivamente contrastate dalle leggi, dai costumi, dal sentire e dall'impegno comune, e di giungervi con mezzi di trasporto legali e sicuri.
Questo, questo sconfiggerebbe una volta per sempre le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani. Questo, e non altro. Questo: che i governi europei, o anche solo uno di essi, e che possa essere per prima l'Italia, decidano di riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro, e di potervi vivere una vita degna di esseri umani tra esseri umani.
Questo e' anche l'appello, la promessa, l'impegno, il valore affermato e la legge scritta negli articoli 2, 3, 10 e 11 della Costituzione della Repubblica italiana, scritta col sangue dei martiri della Resistenza, che sancisce il riconoscimento dei diritti umani di tutti gli esseri umani, che impegna a recare aiuto a chi di aiuto ha bisogno, che garantisce il diritto d'asilo, che ripudia la guerra e tutte le uccisioni.
La seconda: abolire ogni forma di riduzione in schiavitu' e di segregazione razzista nel nostro paese; riconoscere quindi a tutte le persone che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, a cominciare dal diritto di voto: "una persona, un voto" e' il principio alla base della democrazia; non e' ammissibile lo scandalo che milioni di nostri conterranei siano privati del diritto di voto e di altri diritti umani fondamentali.
La terza: opporsi alle guerre, alle dittature, allo sfruttamento onnidistruttivo. E quindi opporsi alle armi ed alle organizzazioni armate, che sono lo strumento che quelle violenze consente.
Il disarmo e' l'urgenza delle urgenze: le armi sempre sono nemiche degli esseri umani, le armi sempre sono assassine. E nell'eta' inaugurata dalla bomba di Hiroshima Guenther Anders ha chiarito una volta per tutte come l'impegno per il disarmo sia il compito fondamentale cui l'umanita' intera e' chiamata. Solo il disarmo salva le vite; senza disarmo l'umanita' si estingue.
La quarta: estendere in tutto il mondo la pace, la democrazia e i diritti umani cosi' come sancito nei piu' importanti documenti delle Nazioni Unite.
La quinta: fermare la distruzione della biosfera, ed iniziarne subito il risanamento, con un impegno fatto insieme di scelte di vita personali e di decisioni politiche cogenti non piu' rinviabili.
La sesta: condividere il bene ed i beni. Nella condivisione del bene e dei beni e' la chiave di volta dell'edificio della civilta', e' il cuore pulsante della convivenza, e' il nucleo dell'umano consistere.
*
6. Il signor Quidam
"Corpo di Bacco, ma questo e' un programma ecologista", dira' il signor Quidam.
Si', e' un programma politico ecologista, consapevole che l'umanita' ha dei doveri nei confronti della natura, degli altri esseri viventi, di tutto cio' che vive e la cui vita ha quindi ipso facto un significato e un valore, dell'intero mondo vivente, di cui e' essa stessa parte.
"Perdindirindina, ma questo e' un programma femminista", dira' il signor Quidam.
Si', e' un programma politico femminista, il movimento di liberazione delle donne essendo la corrente calda e l'esperienza storica decisiva della liberazione e della conservazione dell'umanita' e dell'intero mondo vivente; il maschilismo essendo la prima radice e il primo paradigma di tutte le violenze e le devastazioni.
"Per tutti i numi, ma questo e' un programma socialista e libertario, comunista e anarchico", dira' il signor Quidam.
Si', e' un programma politico socialista, sollecito del bene comune di tutti gli esseri umani, sollecito della liberazione dell'umanita' intera da ogni menzogna e da ogni oppressione.
"Oh cospetto, ma questo e' un programma tolstoiano, gandhiano, nonviolento", dira' il signor Quidam.
Si', e' un programma politico nonviolento, perche' se l'umanita' non si decidera' a contrastare e sconfiggere la violenza, la violenza distruggera' l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
*
7. Parlano le vittime
Ecco, le vittime della strage del 3 ottobre 2013 ci parlano. Ci esortano. Ci convocano alle nostre responsabilita', ai nostri doveri verso l'umanita'.
E con loro ci parlano, ci esortano, ci convocano tutte le vittime di tutte le violenze.
E ci dicono quello che ci dicevano la Rosa Rossa e la Rosa Bianca: di opporci alle guerre, di opporci alle dittature, di opporci alle stragi, di difendere la liberta', la dignita', i diritti e la vita di ogni essere umano.
E ci dicono quello che ci dicevano Virginia Woolf e Simone Weil: di costruire la pace contrastando il maschilismo, il militarismo, le gerarchie che negano l'altrui umanita' e schiavizzano le persone; di esercitare la virtu' dell'attenzione e tutti gli ineludibili doveri verso l'umanita' oppressa e sofferente.
E ci dicono quello che ci dicevano Primo Levi e Hannah Arendt: di contrastare il fascismo che torna, di sentire sempre la responsabilita' per l'altrui vita, di opporci al male radicale e alla banalita' del male.
E ci chiedono quindi di fare la scelta necessaria, di prendere la decisione urgente e impegnativa; e questa scelta, questa decisione, e' la nonviolenza.
La nonviolenza, che e' la lotta nitida e intransigente contro tutte le violenze e le oppressioni.
La nonviolenza, che riconosce e difende e sostiene ogni essere umano e l'intero mondo vivente.
La nonviolenza, che invera il primo dovere di ogni persona: il dovere di opporsi al male senza mai reduplicarlo; il dovere di fare il bene nella coerenza tra mezzi e fini; il dovere di soccorrere, accogliere e assistere ogni persona bisognosa di aiuto. Quel dovere il cui adempimento invera il diritto di ogni persona alla vita, all'aiuto, alla condivisione del bene.
La nonviolenza, che e' "la forza della verita'" (satyagraha) di Gandhi, l'"essere il cuore pensante della baracca" di Etty Hillesum, "la forza dell'amore" di King, il "rispetto per la vita" di Schweitzer, la "vittoria al mondo" di Vinoba, il "potere di tutti" e la "compresenza" di Capitini, la maieutica e il palpitare di nessi di Dolci, la biofilia di Fromm, la convivialita' di Ivan Illich e di Alexander Langer, l'azione terapeutica e liberatrice di Franco Basaglia e di Franca Ongaro Basaglia, l'etica della resistenza di Nelson Mandela e di Germaine Tillion, la testimonianza di Marianella Garcia e di Berta Caceres, di Maria Zambrano e di Rosanna Benzi, di Laura Conti e di Ginetta Sagan, di Ada Gobetti e di Luce D'Eramo, di Emma Thomas e di Hedi Vaccaro; il pensiero e l'azione di Luce Fabbri per realizzare una societa' senza oppressione.
*
8. E ripetendolo una volta ancora
E ripetendolo una volta ancora, ancora una volta diciamo quali provvedimenti urgentissimi qui ed oggi occorrono per far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo, per far tornare l'Italia un paese civile, uno stato di diritto, una democrazia fedele alla Costituzione, alla civilta', all'umanita'.
- abrogare immediatamente tutte le misure razziste e persecutorie imposte dal governo razzista recentemente caduto (ma anche le altre imposte dai governi precedenti che hanno aperto la strada all'inabissamento nella brutalita' di quest'ultimo anno);
- ripristinare l'adempimento del dovere di soccorrere chi e' in pericolo;
- che siano processati nei tribunali della Repubblica i responsabili di crimini contro l'umanita' e di attentato contro la Costituzione;
- ripristinare la legalita' costituzionale che il governo della disumanita' da poco caduto ha impunemente infranto per oltre un anno;
- riconoscere il diritto di voto e tutti gli altri diritti sociali, civili e politici a tutte le persone che vivono in Italia, facendo cessare l'effettuale regime di apartheid di cui sono vittima milioni di nostri effettivi conterranei;
- far cessare la strage nel Mediterraneo, riconoscendo a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
*
9. In questa giornata, tutti i giorni
Questi pensieri suscitati dal ricordo delle vittime della strage del 3 ottobre 2013, sono i pensieri che dovremmo pensare ogni giorno.
Queste parole suscitate dal ricordo delle vittime della strage del 3 ottobre 2013, sono le parole che dovremmo dire ogni giorno.
Ed ogni giorno dobbiamo impegnarci per far cessare questa mostruosa strage che ogni giorno continua.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Sii tu l'umanita' come dovrebbe essere.
8. REPETITA IUVANT. SCRIVIAMO ALL'AMBASCIATA DELL'IRAN IN ITALIA PER CHIEDERE CHE CESSINO PERSECUZIONI ED UCCISIONI
Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo di scrivere all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere al governo di quel paese che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
Gli indirizzi di posta elettronica cui inviare le lettere sono i seguenti: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir
*
Vi proponiamo un possibile testo essenziale:
Egregio ambasciatore,
le chiediamo di trasmettere al governo del suo Paese questa nostra richiesta che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
E' dovere di ogni persona, di ogni societa', di ogni ordinamento giuridico rispettare la vita, la dignita' e i diritti di tutte le donne e di tutti gli uomini.
Tutti gli esseri umani sono eguali in dignita' e diritti, tutti gli esseri umani hanno diritto alla vita e alla liberta'.
Siamo solidali con le donne iraniane - e con gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Distinti saluti,
Nome e cognome, luogo e data, recapito di chi scrive.
*
Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo anche di far circolare questa proposta.
Adoperiamoci affinche' tante persone, tante associazioni, tante istituzioni di tutto il mondo chiedano al governo iraniano che cessino persecuzioni e uccisioni.
Sosteniamo le donne iraniane - e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Grazie di cuore per quanto vorrete fare.
9. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE
Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it
10. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI
Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com
11. REPETITA IUVANT. TRE TESI
La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
12. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...
... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
13. REPETITA IUVANT. A CHE SERVE LA MEMORIA (DIALETTICO UN DITTICO)
I.
Innanzitutto serve la memoria
a ricordarti che tu sei proprio tu
quello di ieri e quello di domani
da quando ti ricordi e fino a quando
si ferma la pompa del cuore
il mantice dei polmoni si blocca
tutto si fredda l'impianto
e tu non ci sei piu'.
Poi la memoria serve a sapere
le aurore boreali e le scimmie e le piramidi
i sette re di Roma il momento
di spegnere il gas prima che il latte
caschi di fuori e il motivo
di non premere il bottone che annienta
il lontano cinese il cervo immobile
le mura maestre delle case sottostanti
l'umanita' che sembra un arabesco pazzo di formiche.
E serve anche la memoria a mantenere
vivo quel poco che e' restato vivo
delle persone estinte e questo resto
e' quasi un niente eppure e' insieme tutto.
Odio la memoria del mio dolore
che m'impedisce di sottrarmi e respirare
e tutto il dolore e' il mio dolore
perche' fibra del mondo tutto il mondo
sento e chiamo memoria questo aspro
sentire e a chi mi chiede cosa io voglia
cupio dissolvi dice la mia voce
apothanein thelo dice e tace
duplice colpa senza espiazione
infinita stanchezza del mondo che presto finisce.
Queste parole non dirle a nessuno
queste parole non scriverle mai.
II.
Ma serve anche la memoria a ricordarti
che noi siamo noi e tutti siamo noi
una sola umanita'
un solo mondo vivente
abbine cura tu ne sei il custode
abbine cura sei tu questo giardino.
Non vi e' altra umanita' che la tua umanita'
ogni volto e' uno specchio
ogni voce e' parte del coro
ogni sofferenza e' la tua sofferenza
e nulla e' per noi la morte
e tu non temere quel nulla
chi salva una vita salva il mondo.
Nessuna illusione
tu compi il tuo dovere
recare soccorso a chi ne ha bisogno
ne' sperare ne' disperare
tu fa' quel che devi
salvare le vite e' il primo dovere.
Nessuna vittima dimenticare
nessuna isola
nessuno sia abbandonato
nessuno gettato nel vasto respiro del mare
nessuno lasciato ai lanciafiamme
ed alle alabarde
nessuno.
Ricorda di essere umano
con l'umanita'
ricorda che ogni essere umano ha fame e sete
di umanita'
tutto morira' del tutto
la verita' e' quello che fai oggi.
Queste parole gridale dai tetti
insegna a tutti a leggere e scrivere.
14. REPETITA IUVANT. DI CARNE UMANA LA MACELLAZIONE
Di carne umana la macellazione
mi sai tu dire quando cessera'?
Quando non vi saranno piu' persone?
Quando nessuno piu' respirera'?
Adesso occorre una decisione
per interesse, se non per bonta':
di far cessare adesso ogni uccisione
aprendo gli occhi alla verita'.
La verita' che ogni essere umano
di vivere ha il diritto, ed ha il dovere
di aiutare ogni altro essere umano
a vivere, a conoscere, ad avere
speranza ed esperienza dell'umano
e casa e vesti e da mangiare e bere.
15. REPETITA IUVANT. SAPPI AIUTARE IL PROSSIMO E IL LONTANO
Sappi aiutare il prossimo e il lontano,
il giovane e l'anziano, l'incapace
e l'abile, il piu' semplice e il piu' strano,
in tutti riconosci la verace
umanita' che nel suo quotidiano
viaggio nel dolore cerca pace
e nel silenzio come nel baccano
spera trovare scampo dal rapace
artiglio che dilacera e disquatra;
trovare una scintilla, una fiammella
di calda, di fremente umanita'
che faccia luce nella notte atra
che rechi dell'amore la novella
che doni la virtu' della pieta'.
*********************
DONNA, VITA, LIBERTA'
*********************
A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 186 del 5 luglio 2023
*
Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
*
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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 186 del 5 luglio 2023
In questo numero:
1. Victoria Amelina
2. Tutti i morti parlano ai vivi
3. Il primo e l'ultimo comandamento
4. Cristiana Cella intervista Bilqis Roshan: Cacciare i Talebani e' l'unica resistenza
5. Amnesty International: Urge clemency for native american activist
6. Raccolta fondi per aiutare la Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" a fare fronte ai danni subìti a causa dell'alluvione del 16 e 17 maggio 2023
7. Una commemorazione delle vittime della strage del 3 ottobre 2013. Un discorso tenuto a Viterbo una mattina sei anni dopo
8. Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessino persecuzioni ed uccisioni
9. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
10. Alcuni riferimenti utili
11. Tre tesi
12. Ripetiamo ancora una volta...
13. A che serve la memoria (dialettico un dittico)
14. Di carne umana la macellazione
15. Sappi aiutare il prossimo e il lontano
1. LUTTI. VICTORIA AMELINA
E' deceduta Victoria Amelina, scrittrice ucraina, vittima di un bombardamento.
La ricordiamo, e con lei tutte le vittime inermi e innocenti di ogni guerra, con strazio infinito.
2. REPETITA IUVANT. TUTTI I MORTI PARLANO AI VIVI
"d'aprir lo core a l'acque de la pace"
(Purg., XV, 131)
Tutti i morti parlano ai vivi
ed e' questa la loro parola:
non uccidere, e' questa la sola
buona regola finche' tu vivi.
Questo dice la voce dei morti
ai viventi che porgono ascolto:
non uccidere, non fare torti
alla carne che soffre ed al volto.
Tutti ancora scorrono i rivi
tutti ancora s'ingemmano gli ulivi.
Piu' sottile del soffio del vento
va la voce dei morti ai viventi:
reca aita a chi soffre tormento,
alla vita degli altri consenti.
Quando i vivi ascoltano i morti
solo odono questa parola:
non uccidere, e' questa la sola
buona norma dei cuori dei forti.
3. REPETITA IUVANT. IL PRIMO E L'ULTIMO COMANDAMENTO
Non essere tu la lama di vento
non essere tu la frusta di sabbia.
Troppi sono gia' morti.
Tutti dovremo morire.
Troppo e' gia' breve la vita.
Non altro comando conosco che questo cogente:
tu non uccidere, tu non precipitare
nessuno nel pozzo del niente.
Non altro comando conosco che questo pietoso:
tu non uccidere, tu non annegare
nessuno nell'abisso doloroso.
Non altro comando conosco che questo benigno:
tu non uccidere, tu non schiacciare
nessuno sotto un macigno.
Troppo e' gia' breve la vita.
Tutti dovremo morire.
Troppi sono gia' morti.
Non essere tu l'artiglio nel buio
non essere tu il seme del pianto.
4. AFGHANISTAN. CRISTIANA CELLA INTERVISTA BILQIS ROSHAN: CACCIARE I TALEBANI E' L'UNICA RESISTENZA
[Dalla newsletter del Cisda n. 8/2023 riprendiamo e diffondiamo]
Bilqis Roshan, ex senatrice afghana impegnata per i diritti delle donne, e' dovuta fuggire dal Paese. Continua a denunciare i crimini dei Talebani e le responsabilita' dei governi stranieri che li sostengono, ancora oggi. Cristiana Cella, rappresentante del Cisda, l'ha intervistata, in collaborazione con Altreconomia.
*
Beviamo te' allo zafferano in tazze di porcellana bianca con il marchio in oro del Parlamento afghano. La stanza e' grande con poltrone in stile barocco (qui piace molto) e grandi mazzi di fiori finti, impacchettati nella plastica. Un edificio sontuoso, che ricorda un castello medioevale, adornato da marmi, colonne, cupole di rame e vetro costruito con soldi indiani. Con lo stesso stile e' stato realizzato l'edificio di fronte: il palazzo reale di Darul Aman, appena inaugurato. Delle spettrali rovine, ricordo della guerra civile, che sovrastavano la citta' non c'e' piu' traccia. Era il 2019 ed ero a Kabul per incontrare Bilqis Roshan, senatrice del Parlamento afghano dal 2011 e attivista per i diritti delle donne. La gente la saluta con rispetto quando la incontra: "Quando gli americani se ne andranno daranno l'Afghanistan in regalo ai Talebani su un piatto d'argento".
Quella previsione si e' avverata: "Come vedi, avevo ragione", racconta Roshan quattro anni dopo. Oggi e' riuscita ad arrivare in Europa ed e' salva.
*
- Roshan, come ricordi il 15 agosto del 2021?
- Ero nel mio ufficio al Parlamento. C'era molta tensione. Il futuro stava arrivando e non aveva una bella faccia. L'avanzata dei Talebani proseguiva inesorabile. Kabul stava per essere consegnata nelle loro mani. Poi e' arrivata la notizia: hanno preso Surobi, cittadina a sessanta chilometri dalla capitale, lungo la strada per Jalalabad. Sarebbero potuti entrare nel mio ufficio in una manciata di ore. I Talebani mi minacciavano da anni e non era una buona idea farsi trovare li' e quindi me ne sono andata subito, con il mio autista. La citta' era irriconoscibile, non avevo mai visto una cosa simile: migliaia di macchine, mezzi militari, persone che correvano, un caos spaventoso. La notizia aveva innescato il panico, che pareva inarrestabile. Non si avanzava di un millimetro. Sono scesa dalla macchina e ho proseguito a piedi, per due ore, per arrivare a casa.
*
- Che ne e' stato dei tuoi colleghi?
- Alcuni sono rimasti, erano Talebani o comunque dalla loro parte e li hanno aspettati a braccia aperte. Per chi aveva partecipato agli Accordi di pace in Qatar, gli americani avevano gia' programmato da tempo il protocollo per lasciare il Paese: passaporti, visti, biglietti aerei. Sono partiti in fretta. E' stato cosi' per tutti i signori della guerra e i membri del governo.
*
- Anche per le tue colleghe?
- Si'. Quelle parlamentari come Fawzia Koofi e altre deputate che giuravano sul cambiamento positivo dei Talebani, sul loro rispetto dei diritti delle donne sono state le prime a scappare. La maggior parte delle parlamentari erano solo dei burattini in mano agli ex presidenti Hamid Karzai e Ashraf Ghani, non hanno mai lavorato per migliorare la condizione delle nostre donne. Ti racconto un episodio. Nell'agosto 2020, si e' svolta una loya jirga (la tradizionale assemblea del popolo afghano con piu' di tremila delegati, ndr) in cui si doveva decidere se liberare gli ultimi 400 Talebani ancora detenuti: i piu' pericolosi tra i cinquemila gia' scarcerati nell'ambito delle trattative per gli Accordi di pace in Qatar. I Talebani ne pretendevano il rilascio, minacciando ritorsioni, per iniziare i colloqui intra-afghani di pace e gli americani premevano in questa direzione. Mentre parlava Ghani io mi sono alzata con un cartello: "Liberare questi selvaggi Talebani e' un tradimento del nostro Paese". Sono stata attaccata dalle mie colleghe, insultata, aggredita fisicamente e cacciata dall'assemblea. Questa vergognosa liberazione e' stata approvata con il loro sostegno. Dovrebbero chiedere scusa alle donne del loro Paese per averle consegnate ai Talebani.
*
- Quando hai deciso di andartene?
- Non volevo partire. Speravo ancora di poter fare qualcosa per la mia gente. Poi, giorno dopo giorno, la gabbia si e' chiusa intorno a noi. Alla fine, il 13 febbraio 2023, amici e sostenitori mi hanno pregato di andarmene: stava diventando troppo pericoloso e comunque non riuscivo piu' ad aiutare nessuno. Dopo l'arrivo dei Talebani a Kabul ho dovuto vivere nascosta, cambiare casa ogni due o tre giorni. I miei sostenitori mi ospitavano, ma la mia presenza li metteva in pericolo. Ero sempre in ansia per loro. Mi sentivo soffocare.
*
- E' difficile stare lontana dal tuo Paese?
- E' molto duro. Ascoltare le terribili notizie che mi raggiungono, tagliata fuori da tutto, e' estremamente frustrante.
*
- Cosa ti manca di piu'?
- Il legame forte che ho costruito con la mia gente. Ero la loro voce, li ascoltavo e li potevo aiutare con la posizione di potere che avevo in Parlamento. Non poterlo piu' fare e' molto triste.
*
- Nei mesi in cui sei rimasta a Kabul, hai visto qualche possibilita' di resistenza organizzata ai talebani?
- Prima o poi il mio popolo iniziera' una resistenza. Il 90% della popolazione odia i Talebani. La situazione e' insostenibile: si vive nella paura, ogni valore di umanita' e' sparito. Forse ci vorranno dieci anni, o venti, o anche cento ma dovra' emergere una ribellione organizzata. Non c'e' un'altra strada, l'unico modo e' quello di resistere ai Talebani, di cacciarli. Nessuna nazione puo' essere liberata dagli altri. E' una responsabilita' nostra quella di ottenere la liberta', ce lo insegna la storia degli ultimi decenni.
*
- In quale scenario i Talebani potrebbero cadere?
- Se non fossero sostenuti dagli Stati Uniti non resisterebbero piu' di due mesi. Non hanno nessuna base popolare. Hanno il problema dei finanziamenti e dei conflitti interni che stanno crescendo. Ma il punto principale e' un altro. I Talebani non sono una forza indipendente costruita su una base di consenso popolare. Tutto quello che fanno e' suggerito o imposto dalle intelligence dei loro vari padroni: Stati Uniti, Qatar, Pakistan e Arabia Saudita. Fanno parte di un gioco orchestrato da Washington. Sia i Talebani sia il governo precedente sono burattini nelle mani dello stesso padrone: quando non soddisfano piu' le aspettative vengono sostituiti. Era stato cosi' anche nel precedente periodo talebano. Tra un po' potrebbero anche tornare i warlords che si tengono pronti con tutti i loro soldi rubati e le loro armi. Nessuna pedina viene completamente scartata. Possono sempre servire.
*
- Al di la' della propaganda, di questi vent'anni di presenza occidentale non e' rimasto molto.
- No, lo abbiamo visto. Tutto quello che e' stato costruito in vent'anni e' un castello di carte. I miliardi spesi, le vite umane, l'addestramento delle truppe, la cosiddetta democrazia, il Parlamento in cui ho lavorato, tutto e' collassato in un solo giorno. Nessuna base reale, tutto e' stato fatto solo per gli interessi strategici degli Stati Uniti e della Nato. A noi e' rimasta la cenere.
*
- Pensi che i Talebani verranno riconosciuti, prima o poi, dalla comunita' internazionale?
- Si sta preparando il terreno. Le Nazioni Unite, ad esempio, fanno molte pressioni su Kabul affinche' venga revocato il divieto alle ragazze di frequentare la scuola. Importante, certo, ma non l'unica tragica conseguenza del governo talebano. Focalizzare tutto su questo problema e' una tattica pericolosa. Puo' diventare un punto di scambio: se i talebani decideranno di riaprire le scuole, allora la comunita' internazionale dovra' accettarli. E gli altri crimini non verranno piu' presi in considerazione.
*
- I warlords sono scappati ma i gruppi terroristici no. E' cosi'?
- L'Isis Khorasan (Isis-K) continua ad attaccare i Talebani e ci sono spesso attentati contro i civili: e' il nuovo nemico, il nuovo spauracchio. La propaganda ci dice: state con i Talebani altrimenti l'Isis verra' nelle case a rapire le vostre mogli. Almeno i Talebani questo non lo fanno. Ma ci sono altri gruppi. Il mio Paese sta diventando un hub dei terroristi. Una sorta di supermercato in cui qualunque Stato estero puo' comprare le sue milizie (talebane o altre) e usarle per i propri interessi. Un addestramento che inizia dalla scuola.
*
- Le scuole per i bambini maschi sono madrase?
- In pratica si'. Sono incubatrici di terrorismo. Mentre nelle moschee propagandano le loro feroci regole contro le donne, nelle scuole i Talebani insegnano solo il Corano, la sharia, l'uso delle armi, la loro Storia: gli attentati suicidi che hanno commesso, glorificano i martiri che si sono fatti esplodere, insegnano quanti morti e quali vantaggi questi attentati abbiano portato. Un lavaggio del cervello.
*
- Quali sono adesso i tuoi progetti?
- Non sono qui per fare una vita tranquilla e in disparte. Saro' presente ovunque si possa parlare di Afghanistan per far conoscere la vera realta' del mio Paese. Voi pero', dovete spiegare alla vostra gente, in America e in Europa, che i loro soldi non sono stati usati per il popolo afghano ma per sostenere warlords, Talebani e criminali. Della distruzione del mio Paese sono in molti a doversi vergognare.
5. INIZIATIVE. AMNESTY INTERNATIONAL: URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
[Dal sito www.amnesty.org riprendiamo e diffondiamo questo appello del 3 aprile 2023]
3 April 2023
URGENT ACTION
URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
Native American activist Leonard Peltier has been imprisoned in the USA for over 46 years, some of which was spent in solitary confinement, serving two life sentences for murder despite concerns over the fairness of his trial. He has always maintained his innocence. Now 78 years old, he contracted COVID-19 in 2022 and suffers from several chronic health ailments, including one that is potentially fatal. Not eligible for parole again until 2024, his lawyers submitted a new petition for clemency in 2021. President Biden must grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
TAKE ACTION: WRITE AN APPEAL IN YOUR OWN WORDS OR USE THIS MODEL LETTER
President Joseph Biden
The White House
1600 Pennsylvania Ave NW
Washington, DC 20500
USA
White House Comment line: (202) 456-1111
Webform*: https://www.whitehouse.gov/contact/
* A US-based address is needed for the White House webform.
International action takers, please use AI USA's address when filling out:
Amnesty International USA
311 West 43rd St. 7th Floor,
New York, NY 10036 USA
Dear President Biden,
Leonard Peltier is a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. In 1975, during a confrontation involving AIM members, two FBI agents were killed. Leonard Peltier was convicted of their murders but has always denied killing the agents.
There are serious concerns about the fairness of proceedings leading to his trial and conviction, including for example the prosecution's withholding of evidence that might have assisted Leonard Peltier's defence.
In light of these concerns, the former US Attorney who supervised the prosecution team post-trial, James Reynolds, has since called for clemency.
Leonard Peltier is now 78 years old, has spent more than 46 years in US prisons, and has been repeatedly denied parole. There are serious concerns about Leonard Peltier's deteriorating health, including potential re-exposure to COVID-19. His lawyers submitted a new petition for clemency in 2021.
I urge you to grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
Yours sincerely,
*
ADDITIONAL INFORMATION
Leonard Peltier, an Anishinaabe-Lakota Native American, was a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. On 26 June 1975, during a confrontation involving AIM members on the Pine Ridge Indian reservation in South Dakota, FBI agents Ronald Williams and Jack Coler were shot dead. Leonard Peltier was convicted of their murders in 1977 and sentenced to two consecutive life sentences. Leonard Peltier has always denied killing the agents.
A key alleged eyewitness to the shootings was Myrtle Poor Bear, a Lakota Native woman who lived at Pine Ridge. Based on her statement that she saw Leonard Peltier kill both FBI agents, Leonard Peltier was extradited from Canada, where he had fled following the shootings. However, Myrtle Poor Bear later retracted her testimony. Although not called as a prosecution witness at trial, the trial judge refused to allow Leonard Peltier's attorneys to call Myrtle Poor Bear as a defense witness on the grounds that her testimony "could be highly prejudicial to the government". In 2000, Myrtle Poor Bear issued a public statement to say that her original testimony was a result of months of threats and harassment from FBI agents.
In 1980 documents were released to Leonard Peltier's lawyers as a result of a lawsuit under the Freedom of Information Act. The documents contained ballistics evidence which might have assisted Leonard Peltier's case, but which had been withheld by the prosecution at trial. However, in 1986, the U.S. Court of Appeal for the Eighth Circuit denied Leonard Peltier a retrial, stating that: "We recognize that there is some evidence in this record of improper conduct on the part of some FBI agents, but we are reluctant to impute even further improprieties to them."
The U.S. Parole Commission has always denied parole to Leonard Peltier on the grounds that he did not accept criminal responsibility for the murders of the two FBI agents. This is even though, after one such hearing, the Commission acknowledged that, "the prosecution has conceded the lack of any direct evidence that you personally participated in the executions of two FBI agents". Leonard Peltier would not be eligible for another parole hearing until 2024. Furthermore, James H. Reynolds, the US Attorney whose office handled the criminal case prosecution and appeal of Leonard Peltier, wrote that he supported clemency "in the best interest of Justice in considering the totality of all matters involved."
Leonard Peltier suffers from a variety of ailments, including kidney disease, Type 2 diabetes, high blood pressure, a heart condition, a degenerative joint disease, and constant shortness of breath and dizziness. A stroke in 1986 left him virtually blind in one eye. In January 2016, doctors diagnosed him with a life-threatening condition: a large and potentially fatal abdominal aortic aneurysm that could rupture at any time and would result in his death. He currently uses a walker due to limited mobility and contracted COVID-19 in 2022. He continues to be at risk of re-infection while in detention.
In 2015, several Nobel Peace Prize winners—including Archbishop Desmond Tutu—called for Leonard Peltier's release. The Standing Rock Sioux Tribe and the National Congress of American Indians have also called for his release. Leonard Peltier's attorney applied for clemency to President Biden in July 2021. President Biden committed to granting clemency on a rolling basis during his administration.
However, as of February 2023, no decision has been made on his application. He has previously sought clemency, most recently from President Obama in 2016, but his petition has been denied each time.
Due to the numerous issues at trial, the exhaustion of all his legal avenues for appeal, the amount of time he has already served, his continued maintenance of innocence along with his chronic health issues, Amnesty International supports calls for clemency for Leonard Peltier.
PREFERRED LANGUAGE TO ADDRESS TARGET: English
You can also write in your own language.
PLEASE TAKE ACTION AS SOON AS POSSIBLE UNTIL: 29 May 2023
Please check with the Amnesty office in your country if you wish to send appeals after the deadline.
NAME AND PRONOUN: Leonard Peltier - He/Him
LINK TO PREVIOUS UA: https://www.amnesty.org/en/documents/amr51/5208/2022/en/
6. APPELLI. RACCOLTA FONDI PER AIUTARE LA BIBLIOTECA LIBERTARIA "ARMANDO BORGHI" A FARE FRONTE AI DANNI SUBITI A CAUSA DELL'ALLUVIONE DEL 16 E 17 MAGGIO 2023
[Dalla Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" (e-mail: bibliotecaborghi1916 at gmail.com) riceviamo e diffondiamo con viva solidarieta']
Le inondazioni che il 16 e 17 maggio 2023 hanno colpito molte localita' dell'Emilia Romagna, compresa Castel Bolognese, hanno provocato enormi danni alla Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" (in sigla: BLAB).
In questo momento particolarmente difficile della sua vita la BLAB fa appello a tutti coloro che apprezzano la sua attivita'.
Per far fronte ai danni subìti e ripartire serviranno molto lavoro e molti soldi.
Se volete aiutarci a superare questo momento di notevole difficolta', potete inviare un contributo economico fin da ora.
Anche somme modeste possono servire.
Con il vostro aiuto, tutti insieme, ce la possiamo fare.
Per inviare le sottoscrizioni si puo' effettuare un bonifico al conto corrente bancario della BLAB, presso CREDIT AGRICOLE - Agenzia di Castel Bolognese. Il codice IBAN, intestato a Biblioteca Libertaria Armando Borghi - Soc. Coop. e': IT16 C 06230 67530 000030040805
7. REPETITA IUVANT. UNA COMMEMORAZIONE DELLE VITTIME DELLA STRAGE DEL 3 OTTOBRE 2013. UN DISCORSO TENUTO A VITERBO UNA MATTINA SEI ANNI DOPO
La mattina del 3 ottobre 2019, nel sesto anniversario della strage del 3 ottobre 2013 in cui perirono centinaia di vittime innocenti, vittime delle mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani, dei governi europei che negli artigli di quelle mafie li avevano gettati e abbandonati negando loro di giungere in salvo con mezzi di trasporto legali e sicuri, e vittime di un ordine economico, politico, militare e ideologico internazionale che affinche' i gruppi dominanti accumulino sempre piu' profitti non esita a imporre dittature e schiavitu', a provocare guerre e carestie, a rapinare i popoli di interi continenti, ad avvelenare, devastare e distruggere la biosfera mettendo a rischio di estinzione tante forme di vita vegetali e animali, e l'intero genere umano; questa mattina a Viterbo, nel piazzale nei pressi degli impianti sportivi del quartiere di Santa Barbara, il responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera", Peppe Sini, ha tenuto il discorso commemorativo di cui di seguito si riporta una rastremata sinossi ricostruita a memoria alcune ore dopo.
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1. La strage continua
La strage avvenuta al largo di Lampedusa il 3 ottobre del 2013 continua ancora ogni giorno nel Mediterraneo. E continuera' finche' i popoli europei, e innanzitutto il popolo italiano, non apriranno gli occhi e decideranno di farla cessare. Perche' siamo noi che abbiamo il potere e il dovere di farla cessare. E su di noi ricade quel diluvio di sangue innocente che muta colore alle onde del mare e innalza il suo grido fino al cielo.
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2. La genealogia della violenza
L'indimenticabile padre Balducci ci chiedeva di ricostruire la genealogia della violenza per poterla contrastare efficacemente. E nulla e' piu' rivelatore dell'orrore presente, della strage degli innocenti in corso.
Se milioni di esseri umani sono costretti alla fuga dalle loro case, dalle loro famiglie, dalle loro comunita', dai loro paesi, dai loro continenti, una ragione c'e', anzi: piu' d'una.
E' che quei paesi e quei continenti sono stati saccheggiati e devastati da secoli e secoli di colonialismo, di imperialismo, di razzismo.
E' che quei popoli sono stati rapinati e schiavizzati da secoli e secoli di colonialismo, di imperialismo, di razzismo.
E' che quegli immensi, variegatissimi, preziosi ecosistemi, e con essi l'intera biosfera, sono stati avvelenati e desertificati, e stanno per essere distrutti, annnichiliti, da quella secolare violenza colonialista, imperialista e razzista, che tuttora perdura e si estende in geometrica progressione.
Sovviene quella metafora del ventinovesimo giorno che Lester Brown utilizzo' come titolo ed esempio decisivo in un libro che tutte e tutti abbiamo letto. Del lago coperto di ninfee solo per meta', ma poiche' la presenza di quelle ninfee raddoppia ogni giorno, anche se sembra che siamo solo a meta' del processo che l'intero lago invadera' provocandone la morte, anche se sembra che il pericolo e' lontano, che - come si usa dire - il bicchiere e' mezzo vuoto e mezzo pieno, gia' domani, proprio domani, e non fra un mese o fra un anno, la catastrofe sara' compiuta.
La crisi ecologica, esito di quell'onnidistruttivo sistema di dominazione che la tragedia delle migrazioni denuncia, ci chiarisce quanto grave sia il pericolo che incombe sull'umanita', e quanto sia urgente e necessario che l'umanita' si unisca per fare fronte comune contro la morte non solo di questo o di quell'individuo empirico, ma dell'intera famiglia umana.
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3. Messaggeri
Le migrazioni ci parlano quindi del nostro comune destino, della sorte dell'umanita' intera: o ci salveremo tutti insieme, o non si salvera' nessuno.
Cosi' chiunque capisce che i migranti sono messaggeri, ambasciatori dell'umanita', ospiti sacri: ci recano il messaggio della nostra stessa umanita', che noi che viviamo nelle sempre piu' ristrette aree territoriali e sociali del privilegio (un privilegio frutto anche di quella secolare rapina colonialista, imperialista e razzista) abbiamo in larga misura dimenticato e perso sotto l'urto della narcosi indotta dal consumismo.
E ci recano il messaggio che la casa brucia e che occorre svegliarci, tutte e tutti, e porre mano ai secchi e formare quella catena della solidarieta' che ogni essere umano include nell'impegno comune per la salvezza di tutti, come gia' vide e scrisse Giacomo Leopardi nel suo ultimo immenso capolavoro, quella Ginestra che e' uno dei due piu' luminosi manifesti politici dell'Ottocento, e perenne un appello all'umanita' dell'umanita'.
E ci recano il messaggio del naufragio della civilta' e l'appello alla resistenza necessaria contro il totalitarismo onnidivoratore ed onnicida che l'intera umanita' minaccia di annientamento.
Ci recano il messaggio della solidarieta', l'appello alla solidarieta', che e' il seme e il fulcro degli immortali principi dell'89: liberta', eguaglianza, fraternita' e sororita'.
La strage che ogni giorno si compie nel Mediterraneo, il ripresentarsi in Libia dell'orrore dei lager, la sordita' vile e scellerata dei governanti europei dinanzi al massacro dalle loro stesse stoltissime politiche provocato, come la riduzione in schiavitu' e lo sterminio per guerra e per fame di popoli interi, tutto cio' ci riguarda, tutto cio' e' nostra comune responsabilita'. O fermeremo questi orrori, o tutte e tutti ne saremo travolti.
*
4. La regola aurea
Vi e' una regola antica, la regola aurea di ogni morale, che recita: "Agisci nei confronti delle altre persone cosi' come vorresti che le altre persone agissero verso di te". Questa regola chiama all'impegno a salvare tutte le vite umane, a salvare l'intero mondo vivente. Questa regola deve diventare il fondamento della politica dell'umanita'.
Chi ancora sragiona di confini e barriere, di cavalli di frisia e di blocchi navali, di muri alti piu' della torre di Babele e di fossati colmi di coccodrilli da nutrire di carne umana, di eserciti armati contro esseri umani innocenti ed inermi in fuga dalla fame, dall'orrore e dalla morte, ebbene, chi ancora rumina e latra pensieri come pugnali e parole come denti di drago, costui ha perso il lume della ragione, e nel suo sciagurato delirio nasconde a se stesso la realta' a tutte e tutti evidente: che siamo una sola umanita', in un unico mondo vivente casa comune di tutte le persone, e ci salveremo solo insieme, o insieme periremo, noi e i nostri figli e l'intera umana famiglia, fra i tormenti piu' atroci, nella disperazione piu' abissale.
Molti anni fa padre Balducci ci avvertiva anche delle "tre verita' di Hiroshima": che l'umanita' e' ormai unificata ed ha un unico destino di vita o di morte; che la guerra e' uscita per sempre dalla sfera della razionalita'; che la pace e l'istinto di sopravvivenza ormai coincidono. E ci parlava dell'"essere umano planetario", ovvero della consapevolezza che era giunto il tempo in cui in ogni decisione occorre tener conto del bene comune dell'umanita' intera, in ogni riflessione occorre ricordare che siamo tutte e tutti una sola umanita', che tutte le antiche divisioni di lingua e nazione, di culto e tradizioni, sono ormai obsolete.
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5. Quid agendum?
Cosa dobbiamo fare? Poche cose, semplici e indispensabili.
La prima: riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'; e quindi: soccorrere, accogliere e assistere ogni persona bisognosa di aiuto. E quindi: riconoscere a tutte le persone in fuga dalla guerra e dalla fame, dalle dittature e dalla schiavitu', dal terrorismo dei potenti come dei disperati, dalle devastazioni ambientali, il diritto di giungere in salvo nei luoghi ove quelle minacce non siano, o non siano insostenibili, o perlomeno siano concretamente, adeguatamente, effettivamente contrastate dalle leggi, dai costumi, dal sentire e dall'impegno comune, e di giungervi con mezzi di trasporto legali e sicuri.
Questo, questo sconfiggerebbe una volta per sempre le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani. Questo, e non altro. Questo: che i governi europei, o anche solo uno di essi, e che possa essere per prima l'Italia, decidano di riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro, e di potervi vivere una vita degna di esseri umani tra esseri umani.
Questo e' anche l'appello, la promessa, l'impegno, il valore affermato e la legge scritta negli articoli 2, 3, 10 e 11 della Costituzione della Repubblica italiana, scritta col sangue dei martiri della Resistenza, che sancisce il riconoscimento dei diritti umani di tutti gli esseri umani, che impegna a recare aiuto a chi di aiuto ha bisogno, che garantisce il diritto d'asilo, che ripudia la guerra e tutte le uccisioni.
La seconda: abolire ogni forma di riduzione in schiavitu' e di segregazione razzista nel nostro paese; riconoscere quindi a tutte le persone che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, a cominciare dal diritto di voto: "una persona, un voto" e' il principio alla base della democrazia; non e' ammissibile lo scandalo che milioni di nostri conterranei siano privati del diritto di voto e di altri diritti umani fondamentali.
La terza: opporsi alle guerre, alle dittature, allo sfruttamento onnidistruttivo. E quindi opporsi alle armi ed alle organizzazioni armate, che sono lo strumento che quelle violenze consente.
Il disarmo e' l'urgenza delle urgenze: le armi sempre sono nemiche degli esseri umani, le armi sempre sono assassine. E nell'eta' inaugurata dalla bomba di Hiroshima Guenther Anders ha chiarito una volta per tutte come l'impegno per il disarmo sia il compito fondamentale cui l'umanita' intera e' chiamata. Solo il disarmo salva le vite; senza disarmo l'umanita' si estingue.
La quarta: estendere in tutto il mondo la pace, la democrazia e i diritti umani cosi' come sancito nei piu' importanti documenti delle Nazioni Unite.
La quinta: fermare la distruzione della biosfera, ed iniziarne subito il risanamento, con un impegno fatto insieme di scelte di vita personali e di decisioni politiche cogenti non piu' rinviabili.
La sesta: condividere il bene ed i beni. Nella condivisione del bene e dei beni e' la chiave di volta dell'edificio della civilta', e' il cuore pulsante della convivenza, e' il nucleo dell'umano consistere.
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6. Il signor Quidam
"Corpo di Bacco, ma questo e' un programma ecologista", dira' il signor Quidam.
Si', e' un programma politico ecologista, consapevole che l'umanita' ha dei doveri nei confronti della natura, degli altri esseri viventi, di tutto cio' che vive e la cui vita ha quindi ipso facto un significato e un valore, dell'intero mondo vivente, di cui e' essa stessa parte.
"Perdindirindina, ma questo e' un programma femminista", dira' il signor Quidam.
Si', e' un programma politico femminista, il movimento di liberazione delle donne essendo la corrente calda e l'esperienza storica decisiva della liberazione e della conservazione dell'umanita' e dell'intero mondo vivente; il maschilismo essendo la prima radice e il primo paradigma di tutte le violenze e le devastazioni.
"Per tutti i numi, ma questo e' un programma socialista e libertario, comunista e anarchico", dira' il signor Quidam.
Si', e' un programma politico socialista, sollecito del bene comune di tutti gli esseri umani, sollecito della liberazione dell'umanita' intera da ogni menzogna e da ogni oppressione.
"Oh cospetto, ma questo e' un programma tolstoiano, gandhiano, nonviolento", dira' il signor Quidam.
Si', e' un programma politico nonviolento, perche' se l'umanita' non si decidera' a contrastare e sconfiggere la violenza, la violenza distruggera' l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
*
7. Parlano le vittime
Ecco, le vittime della strage del 3 ottobre 2013 ci parlano. Ci esortano. Ci convocano alle nostre responsabilita', ai nostri doveri verso l'umanita'.
E con loro ci parlano, ci esortano, ci convocano tutte le vittime di tutte le violenze.
E ci dicono quello che ci dicevano la Rosa Rossa e la Rosa Bianca: di opporci alle guerre, di opporci alle dittature, di opporci alle stragi, di difendere la liberta', la dignita', i diritti e la vita di ogni essere umano.
E ci dicono quello che ci dicevano Virginia Woolf e Simone Weil: di costruire la pace contrastando il maschilismo, il militarismo, le gerarchie che negano l'altrui umanita' e schiavizzano le persone; di esercitare la virtu' dell'attenzione e tutti gli ineludibili doveri verso l'umanita' oppressa e sofferente.
E ci dicono quello che ci dicevano Primo Levi e Hannah Arendt: di contrastare il fascismo che torna, di sentire sempre la responsabilita' per l'altrui vita, di opporci al male radicale e alla banalita' del male.
E ci chiedono quindi di fare la scelta necessaria, di prendere la decisione urgente e impegnativa; e questa scelta, questa decisione, e' la nonviolenza.
La nonviolenza, che e' la lotta nitida e intransigente contro tutte le violenze e le oppressioni.
La nonviolenza, che riconosce e difende e sostiene ogni essere umano e l'intero mondo vivente.
La nonviolenza, che invera il primo dovere di ogni persona: il dovere di opporsi al male senza mai reduplicarlo; il dovere di fare il bene nella coerenza tra mezzi e fini; il dovere di soccorrere, accogliere e assistere ogni persona bisognosa di aiuto. Quel dovere il cui adempimento invera il diritto di ogni persona alla vita, all'aiuto, alla condivisione del bene.
La nonviolenza, che e' "la forza della verita'" (satyagraha) di Gandhi, l'"essere il cuore pensante della baracca" di Etty Hillesum, "la forza dell'amore" di King, il "rispetto per la vita" di Schweitzer, la "vittoria al mondo" di Vinoba, il "potere di tutti" e la "compresenza" di Capitini, la maieutica e il palpitare di nessi di Dolci, la biofilia di Fromm, la convivialita' di Ivan Illich e di Alexander Langer, l'azione terapeutica e liberatrice di Franco Basaglia e di Franca Ongaro Basaglia, l'etica della resistenza di Nelson Mandela e di Germaine Tillion, la testimonianza di Marianella Garcia e di Berta Caceres, di Maria Zambrano e di Rosanna Benzi, di Laura Conti e di Ginetta Sagan, di Ada Gobetti e di Luce D'Eramo, di Emma Thomas e di Hedi Vaccaro; il pensiero e l'azione di Luce Fabbri per realizzare una societa' senza oppressione.
*
8. E ripetendolo una volta ancora
E ripetendolo una volta ancora, ancora una volta diciamo quali provvedimenti urgentissimi qui ed oggi occorrono per far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo, per far tornare l'Italia un paese civile, uno stato di diritto, una democrazia fedele alla Costituzione, alla civilta', all'umanita'.
- abrogare immediatamente tutte le misure razziste e persecutorie imposte dal governo razzista recentemente caduto (ma anche le altre imposte dai governi precedenti che hanno aperto la strada all'inabissamento nella brutalita' di quest'ultimo anno);
- ripristinare l'adempimento del dovere di soccorrere chi e' in pericolo;
- che siano processati nei tribunali della Repubblica i responsabili di crimini contro l'umanita' e di attentato contro la Costituzione;
- ripristinare la legalita' costituzionale che il governo della disumanita' da poco caduto ha impunemente infranto per oltre un anno;
- riconoscere il diritto di voto e tutti gli altri diritti sociali, civili e politici a tutte le persone che vivono in Italia, facendo cessare l'effettuale regime di apartheid di cui sono vittima milioni di nostri effettivi conterranei;
- far cessare la strage nel Mediterraneo, riconoscendo a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
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9. In questa giornata, tutti i giorni
Questi pensieri suscitati dal ricordo delle vittime della strage del 3 ottobre 2013, sono i pensieri che dovremmo pensare ogni giorno.
Queste parole suscitate dal ricordo delle vittime della strage del 3 ottobre 2013, sono le parole che dovremmo dire ogni giorno.
Ed ogni giorno dobbiamo impegnarci per far cessare questa mostruosa strage che ogni giorno continua.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Sii tu l'umanita' come dovrebbe essere.
8. REPETITA IUVANT. SCRIVIAMO ALL'AMBASCIATA DELL'IRAN IN ITALIA PER CHIEDERE CHE CESSINO PERSECUZIONI ED UCCISIONI
Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo di scrivere all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere al governo di quel paese che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
Gli indirizzi di posta elettronica cui inviare le lettere sono i seguenti: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir
*
Vi proponiamo un possibile testo essenziale:
Egregio ambasciatore,
le chiediamo di trasmettere al governo del suo Paese questa nostra richiesta che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
E' dovere di ogni persona, di ogni societa', di ogni ordinamento giuridico rispettare la vita, la dignita' e i diritti di tutte le donne e di tutti gli uomini.
Tutti gli esseri umani sono eguali in dignita' e diritti, tutti gli esseri umani hanno diritto alla vita e alla liberta'.
Siamo solidali con le donne iraniane - e con gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Distinti saluti,
Nome e cognome, luogo e data, recapito di chi scrive.
*
Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo anche di far circolare questa proposta.
Adoperiamoci affinche' tante persone, tante associazioni, tante istituzioni di tutto il mondo chiedano al governo iraniano che cessino persecuzioni e uccisioni.
Sosteniamo le donne iraniane - e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Grazie di cuore per quanto vorrete fare.
9. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE
Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it
10. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI
Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com
11. REPETITA IUVANT. TRE TESI
La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
12. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...
... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
13. REPETITA IUVANT. A CHE SERVE LA MEMORIA (DIALETTICO UN DITTICO)
I.
Innanzitutto serve la memoria
a ricordarti che tu sei proprio tu
quello di ieri e quello di domani
da quando ti ricordi e fino a quando
si ferma la pompa del cuore
il mantice dei polmoni si blocca
tutto si fredda l'impianto
e tu non ci sei piu'.
Poi la memoria serve a sapere
le aurore boreali e le scimmie e le piramidi
i sette re di Roma il momento
di spegnere il gas prima che il latte
caschi di fuori e il motivo
di non premere il bottone che annienta
il lontano cinese il cervo immobile
le mura maestre delle case sottostanti
l'umanita' che sembra un arabesco pazzo di formiche.
E serve anche la memoria a mantenere
vivo quel poco che e' restato vivo
delle persone estinte e questo resto
e' quasi un niente eppure e' insieme tutto.
Odio la memoria del mio dolore
che m'impedisce di sottrarmi e respirare
e tutto il dolore e' il mio dolore
perche' fibra del mondo tutto il mondo
sento e chiamo memoria questo aspro
sentire e a chi mi chiede cosa io voglia
cupio dissolvi dice la mia voce
apothanein thelo dice e tace
duplice colpa senza espiazione
infinita stanchezza del mondo che presto finisce.
Queste parole non dirle a nessuno
queste parole non scriverle mai.
II.
Ma serve anche la memoria a ricordarti
che noi siamo noi e tutti siamo noi
una sola umanita'
un solo mondo vivente
abbine cura tu ne sei il custode
abbine cura sei tu questo giardino.
Non vi e' altra umanita' che la tua umanita'
ogni volto e' uno specchio
ogni voce e' parte del coro
ogni sofferenza e' la tua sofferenza
e nulla e' per noi la morte
e tu non temere quel nulla
chi salva una vita salva il mondo.
Nessuna illusione
tu compi il tuo dovere
recare soccorso a chi ne ha bisogno
ne' sperare ne' disperare
tu fa' quel che devi
salvare le vite e' il primo dovere.
Nessuna vittima dimenticare
nessuna isola
nessuno sia abbandonato
nessuno gettato nel vasto respiro del mare
nessuno lasciato ai lanciafiamme
ed alle alabarde
nessuno.
Ricorda di essere umano
con l'umanita'
ricorda che ogni essere umano ha fame e sete
di umanita'
tutto morira' del tutto
la verita' e' quello che fai oggi.
Queste parole gridale dai tetti
insegna a tutti a leggere e scrivere.
14. REPETITA IUVANT. DI CARNE UMANA LA MACELLAZIONE
Di carne umana la macellazione
mi sai tu dire quando cessera'?
Quando non vi saranno piu' persone?
Quando nessuno piu' respirera'?
Adesso occorre una decisione
per interesse, se non per bonta':
di far cessare adesso ogni uccisione
aprendo gli occhi alla verita'.
La verita' che ogni essere umano
di vivere ha il diritto, ed ha il dovere
di aiutare ogni altro essere umano
a vivere, a conoscere, ad avere
speranza ed esperienza dell'umano
e casa e vesti e da mangiare e bere.
15. REPETITA IUVANT. SAPPI AIUTARE IL PROSSIMO E IL LONTANO
Sappi aiutare il prossimo e il lontano,
il giovane e l'anziano, l'incapace
e l'abile, il piu' semplice e il piu' strano,
in tutti riconosci la verace
umanita' che nel suo quotidiano
viaggio nel dolore cerca pace
e nel silenzio come nel baccano
spera trovare scampo dal rapace
artiglio che dilacera e disquatra;
trovare una scintilla, una fiammella
di calda, di fremente umanita'
che faccia luce nella notte atra
che rechi dell'amore la novella
che doni la virtu' della pieta'.
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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 186 del 5 luglio 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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