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[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 180
- Subject: [Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 180
- From: Centro di ricerca per la pace Centro di ricerca per la pace <centropacevt at gmail.com>
- Date: Thu, 29 Jun 2023 05:35:12 +0200
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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 180 del 29 giugno 2023
In questo numero:
1. Fermare la guerra e le stragi: con l'azione diretta nonviolenta
2. Questo vedo: la gente che muore
3. Jessica Chia intervista Vandana Shiva: "I diritti della Terra e quelli della gente sono interconnessi e le donne lo sanno da sempre"
4. Amnesty International: Urge clemency for native american activist
5. Una minima notizia su Leonard Peltier
6. Raccolta fondi per aiutare la Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" a fare fronte ai danni subìti a causa dell'alluvione del 16 e 17 maggio 2023
7. Chiara Zamboni: Introduzione a "Orientarsi con l'amore"
8. Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessino persecuzioni ed uccisioni
9. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
10. Alcuni riferimenti utili
11. Tre tesi
12. Ripetiamo ancora una volta...
1. L'ORA. FERMARE LA GUERRA E LE STRAGI: CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA
Contrastare la guerra e tutte le uccisioni: con l'azione diretta nonviolenta.
Contrastare la guerra e tutte le uccisioni: con l'insurrezione nonviolenta dei popoli solleciti del bene comune dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
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Abolire la guerra, gli eserciti, le armi.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
2. L'ORA. QUESTO VEDO: LA GENTE CHE MUORE
Questo vedo: la gente che muore.
Questo vedo: la guerra che uccide.
La guerra non ripara i torti, uccide le persone.
La guerra non fa nascere la storia, fa solo morire la gente.
La guerra e' nemica dell'umanita'.
Questo sento: il grido delle persone che muoiono.
Questo sento: il silenzio delle persone uccise.
Solo la pace ferma la guerra e le stragi di cui sempre e solo la guerra consiste.
Solo la pace abolisce quella massima ingiustizia che e' ogni uccisione, ogni sterminio.
Solo la pace salva le vite.
Chi continua a fornire armi alla guerra uccide altri esseri umani innocenti.
Chi continua a impedire che tacciano le armi fa si' che le armi massacrino ancora altre persone.
Chi pretende di opporre giustizia e pace - si e' prostituito alla guerra che e' l'ingiustizia somma.
Chi pretende di fare del bene facendo morire gli esseri umani - del male si e' fatto servitore.
Solo la pace e' giusta.
Solo la pace e' buona.
Solo la pace salva le vite.
Salvare le vite e' il primo dovere.
3. L'ORA. JESSICA CHIA INTERVISTA VANDANA SHIVA: "I DIRITTI DELLA TERRA E QUELLI DELLA GENTE SONO INTERCONNESSI E LE DONNE LO SANNO DA SEMPRE"
[Dal sito 27esimaora.corriere.it riprendiamo e diffondiamo questa intervista del 27 marzo 2023]
"Nella mia dimensione culturale e' normale che il Gange, sulle cui sponde sono nata, mi scorra nelle vene come parte di me, cosi' come e' naturale sapere che l'Himalaya costituisce la forza di pietra che mi contraddistingue. Io e la mia terra siamo uno. E questo vale per tutti gli esseri umani". E' forse partendo da questo tutt'uno che si puo' entrare nel pensiero dell'attivista e ambientalista indiana Vandana Shiva (Dehradun, 1952), che allo studio e alla salvaguardia del pianeta ha dedicato la sua intera esistenza. Esattamente "50 anni di attivismo" su 70 di eta', come ha detto a La 27esimaOra nell'intervista che si e' tenuta in occasione dell'uscita del suo nuovo libro. Il volume La vita e' maestra. La mia storia di rivoluzione (Piemme, a cura di Manlio Masucci e Cinzia Chitra Piloni) e' la prima autobiografia di Shiva, un "testamento culturale" e "un lascito alle future generazioni".
Il volume inizia dal racconto della sua famiglia progressista - il nonno Mukhtar Singh fu l'iniziatore delle scuole femminili nei contesti rurali e mori' di digiuno durante una protesta per poter fondare la prima universita' femminile -; cresciuta in simbiosi con la natura, Shiva si laurea in Fisica nel 1978 all'universita' del Punjab e consegue un dottorato in Filosofia all'University of Western Ontario, Canada. Per tutta la vita si dedica a progetti di tutela della biodiversita', della sostenibilita' alimentare, del clima e diventa "custode dei semi", che per l'attivista rappresentano "il principio della vita sulla Terra". Motivo per cui fonda Navdanya ("nove semi"): un'organizzazione nata per difendere la sovranita' alimentare e la biodiversita'.
Ma soprattutto Shiva, vincitrice nel 1993 del Right Livelihood Award, il premio Nobel alternativo per la pace, e fondatrice della Earth University, e' la principale teorica dell'ecofemminismo e si e' sempre battuta contro la globalizzazione, le colture intensive, gli Ogm, oltre a promuovere l'empowerment femminile, come lei stessa ha fatto lottando tutta la vita contro il patriarcato: lei, donna indiana che studia, che si separa dal marito, affronta una battaglia legale per ottenere la custodia del figlio, in una societa' che considera ancora donne e figli proprieta' dell'uomo. In questa intervista le abbiamo chiesto il suo punto di vista sui leader mondiali, sul cambiamento climatico, sull'"immigrazione climatica" e sulla nascita del suo pensiero ecofemminista.
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- Perche' la salvaguardia dei semi e' cosi' importante per il nostro pianeta? E qual e' il significato di "monocultura della mente"?
- Ci hanno voluto far credere che le monocolture producono di piu' ma la foresta naturale ha in realta' una produttivita' ben maggiore. Ho pensato: cosa impedisce alla gente di vedere la ricchezza e la diversita' dei sistemi? Cosa li rende ciechi? Poi mi e' venuta l'idea che la monocultura della mente non fa vedere la vita, la diversita', la pluralita'. Questo e' il pregiudizio attraverso cui prende forma l'uniformita' della monocultura.
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- Com'e' nato l'ecofemminismo e come si e' evoluto?
- Sono stata coinvolta dal movimento Chipko (nato in India per la tutela delle foreste; sono celebri le donne del movimento che nell'Himalaya indiano abbracciarono gli alberi incatenandosi a questi per impedirne l'abbattimento, ndr) e pian piano mi e' stato chiaro che sono state le donne a difendere la Terra. Quando mi e' stato chiesto di scrivere un libro con Maria Mies, Ecofeminism (1993), raccontai il modo in cui il colonialismo e il commercio coloniale avevano deformato il processo economico dando vita all'estrattivismo: gli uomini venivano risucchiati nelle miniere e nelle piantagioni, e le donne erano lasciate a fare il lavoro di sostentamento della societa', che pero' non veniva chiamato "economia". Le donne avevano conoscenze su come sostenere i sistemi idrici, quelli alimentari, la comunita' e la famiglia, e hanno continuato a farlo. Ecofemminismo e' il riconoscimento che la convergenza di capitalismo e patriarcato sono le radici della distruzione del pianeta, del dominio sulle donne e del dominio sulle altre culture e razze. Ecofemminismo e' il riconoscimento che facciamo parte di una sola famiglia sulla Terra, dove non ci sono specie, generi e classi privilegiate. Sulla Terra ognuno partecipa alla societa' della vita: questa e' la vera democrazia, che io ho chiamato democrazia della Terra, e che e' cresciuta dal mio pensiero ecofemminista pensando alla diversita', e non alle gerarchie, come base dell'uguaglianza.
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- Nel libro lei cita il G8 di Genova. In quel momento (era il 2001) in Italia il dibattito sul clima raggiunse la massa. Da allora, cos'e' cambiato?
- Il dibattito sul clima esiste dal 1992 (con il primo summit della Terra a Rio de Janeiro, ndr) e, per qualche ragione, si pensa che sia appena venuto fuori. La Convenzione sulla diversita' biologica e la Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici hanno 31 anni, ma siamo di nuovo di fronte a un punto cieco, come se non ci fosse una crisi della biodiversita'.
Ricordo bene il G8 di Genova, la grande protesta; prima di allora, c'era stata quella di Seattle. Fu il momento in cui i poteri costituiti pensarono di poter creare monopoli; in realta' capirono che le persone sanno resistere. La violenza contro il giovane ragazzo a Genova (Carlo Giuliani, ucciso a 23 anni da un carabiniere, ndr) e' stata la nuova morte della democrazia: le persone avevano il diritto di protestare, ma quel diritto e' stato criminalizzato: e' questo quello che abbiamo visto a Genova. Genova e' uno spartiacque totale, perche' un ragazzo ha dato la sua vita per la liberta' e la democrazia. Perche' il G8 di allora, e oggi il G20, sono gruppi di persone che si riuniscono e decidono verso quale direzione deve andare il mondo. Se guardiamo a oggi, le persone stanno marciando per la natura, per il lavoro... Ma pensiamo che i leader stiano ascoltando? No, loro pensano di essere immuni alla democrazia.
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- Poche settimane fa Giorgia Meloni ha incontrato in India Narendra Modi. Cosa pensa di quell'incontro e delle promesse dei leader fatte intorno all'emergenza climatica?
- Penso che l'emergenza climatica significhi scendere tutti dal carrozzone della globalizzazione. Dobbiamo guardare alle emissioni e a come sono aumentate dal 1995 quando l'economia, invece di essere locale e nazionale, e' stata globalizzata attraverso il controllo di societa' multinazionali. La globalizzazione aziendale e' una fabbrica di emissioni e distrugge anche i mezzi di sostentamento, la democrazia delle nostre culture. Direi ai due leader: voi, oggi nel 2023, rappresentate una civilta' molto antica. Cercate di conquistare la fiducia dei vostri popoli per difendere la diversita' culturale e la biodiversita' per affrontare il cambiamento climatico.
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- Che cos'ha rappresentato per lei l'incontro con Papa Francesco?
- Ho incontrato per la prima volta Papa Francesco durante gli incontri che aveva organizzato (nel 2014) in Vaticano per parlare del superamento di un'economia dell'indifferenza verso un nuovo paradigma economico. Poi di nuovo, via Zoom, per The Economy of Francesco. Quando mi e' stato chiesto dell'enciclica (Laudato Sì', 2015, ndr) ho detto che e' stata scritta dai cattolici, ma avrebbe potuto scriverla un qualsiasi leader spirituale perche' distilla il meglio dell'evoluzione e del pensiero umano, la giustizia e la sostenibilita', i diritti della gente e i diritti della Terra che sono interconnessi.
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- Secondo lei, qual e' il cambiamento piu' urgente da fare per la salute della Terra?
- Stop al cibo industriale, stop alla globalizzazione dei sistemi alimentari. Perche' il 50% dei gas serra proviene da un cattivo sistema dell'alimentazione che sta distruggendo anche la biodiversita'. Ci si sta concentrando su quattro colture che sono geneticamente modificate, e da cui possono essere raccolte le royalties: mais, canola, soia, cotone. In India abbiamo visto cos'ha fatto il cotone ai nostri contadini. L'Argentina e' stata distrutta dalla soia Ogm. E' tempo di fermare questo macchinario distruttivo che e' stato creato dall'industria chimica usando l'ingegneria genetica. La cosa piu' urgente da fare e' sviluppare la biodiversita', le economie locali, maggiore connessione tra chi mangia e i produttori di cibo, per ricostruire le economie locali attraverso le democrazie locali e con esse la diversita' culturale del nostro pianeta.
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- In Italia, nella tragedia di Cutro hanno perso la vita 91 migranti. L'immigrazione continuera' a crescere anche a causa dei cambiamenti climatici. Quale scenario ci attende?
- La disperazione della migrazione deriva dalla distruzione delle economie e delle ecologie dovuta al sistema globalizzato. Siamo noi a spingere le persone fuori dalle loro case. Come unica famiglia della Terra, dobbiamo iniziare a pensare a come la Terra e i mezzi di sostentamento delle persone stiano venendo distrutti. Questa e' la prima cosa da fare perche' le persone abbiano la possibilita' di stare a casa; abbiamo l'obbligo di trovare modi per accoglierli perche' il pianeta e' la nostra casa comune. E trovare spazio per le persone che sono state sradicate e sfollate e' un dovere umano. Criminalizzare gli sfollati e' moralmente ed eticamente sbagliato.
4. INIZIATIVE. AMNESTY INTERNATIONAL: URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
[Dal sito www.amnesty.org riprendiamo e diffondiamo questo appello del 3 aprile 2023]
3 April 2023
URGENT ACTION
URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
Native American activist Leonard Peltier has been imprisoned in the USA for over 46 years, some of which was spent in solitary confinement, serving two life sentences for murder despite concerns over the fairness of his trial. He has always maintained his innocence. Now 78 years old, he contracted COVID-19 in 2022 and suffers from several chronic health ailments, including one that is potentially fatal. Not eligible for parole again until 2024, his lawyers submitted a new petition for clemency in 2021. President Biden must grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
TAKE ACTION: WRITE AN APPEAL IN YOUR OWN WORDS OR USE THIS MODEL LETTER
President Joseph Biden
The White House
1600 Pennsylvania Ave NW
Washington, DC 20500
USA
White House Comment line: (202) 456-1111
Webform*: https://www.whitehouse.gov/contact/
* A US-based address is needed for the White House webform.
International action takers, please use AI USA's address when filling out:
Amnesty International USA
311 West 43rd St. 7th Floor,
New York, NY 10036 USA
Dear President Biden,
Leonard Peltier is a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. In 1975, during a confrontation involving AIM members, two FBI agents were killed. Leonard Peltier was convicted of their murders but has always denied killing the agents.
There are serious concerns about the fairness of proceedings leading to his trial and conviction, including for example the prosecution's withholding of evidence that might have assisted Leonard Peltier's defence.
In light of these concerns, the former US Attorney who supervised the prosecution team post-trial, James Reynolds, has since called for clemency.
Leonard Peltier is now 78 years old, has spent more than 46 years in US prisons, and has been repeatedly denied parole. There are serious concerns about Leonard Peltier's deteriorating health, including potential re-exposure to COVID-19. His lawyers submitted a new petition for clemency in 2021.
I urge you to grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
Yours sincerely,
*
ADDITIONAL INFORMATION
Leonard Peltier, an Anishinaabe-Lakota Native American, was a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. On 26 June 1975, during a confrontation involving AIM members on the Pine Ridge Indian reservation in South Dakota, FBI agents Ronald Williams and Jack Coler were shot dead. Leonard Peltier was convicted of their murders in 1977 and sentenced to two consecutive life sentences. Leonard Peltier has always denied killing the agents.
A key alleged eyewitness to the shootings was Myrtle Poor Bear, a Lakota Native woman who lived at Pine Ridge. Based on her statement that she saw Leonard Peltier kill both FBI agents, Leonard Peltier was extradited from Canada, where he had fled following the shootings. However, Myrtle Poor Bear later retracted her testimony. Although not called as a prosecution witness at trial, the trial judge refused to allow Leonard Peltier's attorneys to call Myrtle Poor Bear as a defense witness on the grounds that her testimony "could be highly prejudicial to the government". In 2000, Myrtle Poor Bear issued a public statement to say that her original testimony was a result of months of threats and harassment from FBI agents.
In 1980 documents were released to Leonard Peltier's lawyers as a result of a lawsuit under the Freedom of Information Act. The documents contained ballistics evidence which might have assisted Leonard Peltier's case, but which had been withheld by the prosecution at trial. However, in 1986, the U.S. Court of Appeal for the Eighth Circuit denied Leonard Peltier a retrial, stating that: "We recognize that there is some evidence in this record of improper conduct on the part of some FBI agents, but we are reluctant to impute even further improprieties to them."
The U.S. Parole Commission has always denied parole to Leonard Peltier on the grounds that he did not accept criminal responsibility for the murders of the two FBI agents. This is even though, after one such hearing, the Commission acknowledged that, "the prosecution has conceded the lack of any direct evidence that you personally participated in the executions of two FBI agents". Leonard Peltier would not be eligible for another parole hearing until 2024. Furthermore, James H. Reynolds, the US Attorney whose office handled the criminal case prosecution and appeal of Leonard Peltier, wrote that he supported clemency "in the best interest of Justice in considering the totality of all matters involved."
Leonard Peltier suffers from a variety of ailments, including kidney disease, Type 2 diabetes, high blood pressure, a heart condition, a degenerative joint disease, and constant shortness of breath and dizziness. A stroke in 1986 left him virtually blind in one eye. In January 2016, doctors diagnosed him with a life-threatening condition: a large and potentially fatal abdominal aortic aneurysm that could rupture at any time and would result in his death. He currently uses a walker due to limited mobility and contracted COVID-19 in 2022. He continues to be at risk of re-infection while in detention.
In 2015, several Nobel Peace Prize winners—including Archbishop Desmond Tutu—called for Leonard Peltier's release. The Standing Rock Sioux Tribe and the National Congress of American Indians have also called for his release. Leonard Peltier's attorney applied for clemency to President Biden in July 2021. President Biden committed to granting clemency on a rolling basis during his administration.
However, as of February 2023, no decision has been made on his application. He has previously sought clemency, most recently from President Obama in 2016, but his petition has been denied each time.
Due to the numerous issues at trial, the exhaustion of all his legal avenues for appeal, the amount of time he has already served, his continued maintenance of innocence along with his chronic health issues, Amnesty International supports calls for clemency for Leonard Peltier.
PREFERRED LANGUAGE TO ADDRESS TARGET: English
You can also write in your own language.
PLEASE TAKE ACTION AS SOON AS POSSIBLE UNTIL: 29 May 2023
Please check with the Amnesty office in your country if you wish to send appeals after the deadline.
NAME AND PRONOUN: Leonard Peltier - He/Him
LINK TO PREVIOUS UA: https://www.amnesty.org/en/documents/amr51/5208/2022/en/
5. REPETITA IUVANT. UNA MINIMA NOTIZIA SU LEONARD PELTIER
Leonard Peltier nasce a Grand Forks, nel North Dakota, il 12 settembre 1944.
Nell'infanzia, nell'adolescenza e nella prima giovinezza subisce pressoche' tutte le vessazioni, tutte le umiliazioni, tutti i traumi e l'emarginazione che il potere razzista bianco infligge ai nativi americani. Nella sua autobiografia questo processo di brutale alienazione ed inferiorizzazione e' descritto in pagine profonde e commoventi.
Nei primi anni Settanta incontra l'American Indian Movement (Aim), fondato nel 1968 proprio per difendere i diritti e restituire coscienza della propria dignita' ai nativi americani; e con l'impegno nell'Aim riscopre l'orgoglio di essere indiano - la propria identita', il valore della propria cultura, e quindi la lotta per la riconquista dei diritti del proprio popolo e di tutti i popoli oppressi.
Partecipa nel 1972 al "Sentiero dei trattati infranti", la carovana di migliaia di indiani che attraversa gli Stati Uniti e si conclude a Washington con la presentazione delle rivendicazioni contenute nel documento detto dei "Venti punti" che il governo Nixon non degna di considerazione, e con l'occupazione del Bureau of Indian Affairs.
Dopo l'occupazione nel 1973 da parte dell'Aim di Wounded Knee (il luogo del massacro del 1890 assurto a simbolo della memoria del genocidio delle popolazioni native commesso dal potere razzista e colonialista bianco) nella riserva di Pine Ridge - in cui Wounded Knee si trova - si scatena la repressione: i nativi tradizionalisti ed i militanti dell'Aim unitisi a loro nel rivendicare l'identita', la dignita' e i diritti degli indiani, vengono perseguitati e massacrati dagli squadroni della morte del corrotto presidente del consiglio tribale Dick Wilson: uno stillicidio di assassinii in cui i sicari della polizia privata di Wilson (i famigerati "Goons") sono favoreggiati dall'Fbi che ha deciso di perseguitare l'Aim ed eliminarne i militanti con qualunque mezzo.
Nel 1975 per difendersi dalle continue aggressioni dei Goons di Wilson, alcuni residenti tradizionalisti chiedono l'aiuto dell'Aim, un cui gruppo di militanti viene ospitato nel ranch della famiglia Jumping Bull in cui organizza un campo di spiritualita'.
Proprio in quel lasso di tempo Dick Wilson sta anche trattando in segreto la cessione di una consistente parte del territorio della riserva alle compagnie minerarie.
Il 26 giugno 1975 avviene l'"incidente a Oglala", ovvero la sparatoria scatenata dall'Fbi che si conclude con la morte di due agenti dell'Fbi, Jack Coler e Ronald Williams, e di un giovane militante dell'Aim, Joe Stuntz, e la successiva fuga dei militanti dell'Aim superstiti guidati da Leonard Peltier che riescono ad eludere l'accerchiamento da parte dell'Fbi e degli squadroni della morte di Wilson.
Mentre nessuna inchiesta viene aperta sulla morte della giovane vittima indiana della sparatoria, cosi' come nessuna adeguata inchiesta era stata aperta sulle morti degli altri nativi assassinati nei mesi e negli anni precedenti da parte dei Goons, l'Fbi scatena una vasta e accanita caccia all'uomo per vendicare la morte dei suoi due agenti: in un primo momento vengono imputati dell'uccisione dei due agenti quattro persone: Jimmy Eagle, Dino Butler, Leonard Peltier e Bob Robideau.
Dino Butler e Bob Robideau vengono arrestati non molto tempo dopo, processati a Rapid City ed assolti perche' viene loro riconosciuta la legittima difesa.
A quel punto l'Fbi decide di rinunciare a perseguire Jimmy Eagle e di concentrare le accuse su Leonard Peltier, che nel frattempo e' riuscito a riparare in Canada; li' viene arrestato ed estradato negli Usa sulla base di due affidavit di una "testimone" che lo accusano menzogneramente del duplice omicidio; la cosiddetta "testimone" successivamente rivelera' di essere stata costretta dall'Fbi a dichiarare e sottoscrivere quelle flagranti falsita'.
Peltier viene processato non a Rapid City come i suoi compagni gia' assolti per legittima difesa ma a Fargo, da una giuria di soli bianchi, in un contesto razzista fomentato dall'Fbi.
Viene condannato a due ergastoli nonostante sia ormai evidente che le testimonianze contro di lui erano false, estorte ai testimoni dall'Fbi con gravi minacce, e nonostante che le cosiddette prove contro di lui fossero altrettanto false.
Successivamente infatti, grazie al Freedom of Information Act, fu possibile accedere a documenti che l'Fbi aveva tenuto nascosti e scoprire che non era affatto il cosiddetto "fucile di Peltier" ad aver ucciso i due agenti.
In carcere, si organizza un tentativo di ucciderlo, che viene sventato in modo rocambolesco; ma anche se riesce a salvarsi la vita Leonard Peltier viene sottoposto a un regime particolarmente vessatorio e le sue condizioni di salute ben presto si aggravano.
Tuttavia anche dal carcere, anche in condizioni di particolare durezza, Leonard Peltier riesce a svolgere un'intensa attivita' di testimonianza, di sensibilizzazione, di militanza, finanche di beneficenza; un'attivita' non solo di riflessione e d'impegno morale, sociale e politico, ma anche artistica e letteraria; nel corso degli anni diventa sempre piu' un punto di riferimento in tutto il mondo, come lo fu Nelson Mandela negli anni di prigionia nelle carceri del regime dell'apartheid.
La sua liberazione viene chiesta da illustri personalita', ma e' costantemente negata da parte di chi ha il potere di concederla. Analogamente la richiesta di un nuovo pronunciamento giudiziario e' sempre respinta, cosi' come gli vengono negate tutte le altre guarentigie riconosciute a tutti i detenuti.
Nel 1983 e poi in seconda edizione nel 1991 viene pubblicato il libro di Peter Matthiessen che fa piena luce sulla persecuzione subita da Leonard Peltier.
Nel 1999 viene pubblicata l'autobiografia di Leonard Peltier (presto tradotta anche in francese, italiano, spagnolo e tedesco).
Ma nei primi anni Duemila il processo per la tragica morte di un'altra militante del'Aim, Anna Mae Aquash, viene strumentalizzato dall'Fbi per orchestrare una nuova squallida e grottesca campagna diffamatoria e persecutoria nei confronti di Leonard Peltier. E nel 2009 un agente speciale che aveva avuto un ruolo fondamentale nella "guerra sporca" dell'Fbi contro l'Aim, Joseph Trimbach, da' alle stampe un libro che e' una vera e propria "summa" delle accuse contro Leonard Peltier.
Tuttavia e' ormai chiarissimo che Peltier e' innocente, e la prova definitiva dell'innocenza la da' proprio il libro di Trimbach: in quest'opera il cui scopo dichiarato e' dimostrare che l'Aim e' nient'altro che un'organizzazione criminale e terroristica, e che Leonard Peltier e' nient'altro che un efferato assassino, l'autore non solo non presenta alcuna vera prova contro Peltier, ma di fatto conferma cosi' che prove contro Peltier non ci sono.
Ma gli anni continuano a passare e la solidarieta' con Leonard Peltier non riesce ad ottenerne la liberazione. Occlusa proditoriamente la via giudiziaria, resta solo la grazia presidenziale, ma quando alcuni presidenti statunitensi lasciano intendere di essere disposti a prendere in considerazione un atto di clemenza che restituirebbe la liberta' a Leonard Peltier la reazione dell'Fbi e' minacciosa. Clinton prima e Obama poi rinunciano. Pavidita' dinanzi alla capacita' di intimidazione anche nei confronti della Casa bianca da parte dell'Fbi?
E giungiamo ad oggi: Leonard Peltier, che e' gia' affetto da gravi patologie, alcuni mesi fa e' stato anche malato di covid: nuovamente chiediamo al presidente degli Stati Uniti che sia liberato e riceva cure adeguate. Non muoia in carcere un uomo innocente, non muoia in carcere un eroico lottatore per i diritti umani di tutti gli esseri umani e per la difesa del mondo vivente.
Leonard Peltier deve essere liberato non solo perche' e' anziano e malato, ma perche' e' innocente.
Una bibliografia essenziale:
- Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Pomezia (Roma) 1996 (ora Roberto Massari Editore, Bolsena Vt).
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002 (disponibile in edizione digitale nel sito dell'"International Leonard Peltier Defense Committee": www.whoisleonardpeltier.info)-
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, Agents of Repression: The FBI's Secret Wars Against the Black Panther Party and the American Indian Movement, South End Press, Boulder, Colorado, 1988, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, The COINTELPRO Papers: Documents from the FBI's Secret Wars Against Dissent in the United States, South End Press, Boulder, Colorado, 1990, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Joseph H. Trimbach e John M. Trimbach, American Indian Mafia. An FBI Agent's True Story About Wounded Knee, Leonard Peltier, and the American Indian Movement (AIM), Outskirts Press, Denver 2009.
- Roxanne Dunbar-Ortiz, An Indigenous Peoples' History of the United States, Beacon Press, Boston 2014.
- Dick Bancroft e Laura Waterman Wittstock, We Are Still Here. A photographic history of the American Indian Movement, Minnesota Historical Society Press, 2013.
- Michael Koch e Michael Schiffmann, Ein leben fur Freiheit. Leonard Peltier und der indianische Widerstand, TraumFaenger Verlag, Hohenthann 2016.
6. APPELLI. RACCOLTA FONDI PER AIUTARE LA BIBLIOTECA LIBERTARIA "ARMANDO BORGHI" A FARE FRONTE AI DANNI SUBITI A CAUSA DELL'ALLUVIONE DEL 16 E 17 MAGGIO 2023
[Dalla Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" (e-mail: bibliotecaborghi1916 at gmail.com) riceviamo e diffondiamo con viva solidarieta']
Le inondazioni che il 16 e 17 maggio 2023 hanno colpito molte localita' dell'Emilia Romagna, compresa Castel Bolognese, hanno provocato enormi danni alla Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" (in sigla: BLAB).
In questo momento particolarmente difficile della sua vita la BLAB fa appello a tutti coloro che apprezzano la sua attivita'.
Per far fronte ai danni subìti e ripartire serviranno molto lavoro e molti soldi.
Se volete aiutarci a superare questo momento di notevole difficolta', potete inviare un contributo economico fin da ora.
Anche somme modeste possono servire.
Con il vostro aiuto, tutti insieme, ce la possiamo fare.
Per inviare le sottoscrizioni si puo' effettuare un bonifico al conto corrente bancario della BLAB, presso CREDIT AGRICOLE - Agenzia di Castel Bolognese. Il codice IBAN, intestato a Biblioteca Libertaria Armando Borghi - Soc. Coop. e': IT16 C 06230 67530 000030040805
7. RIFLESSIONE. CHIARA ZAMBONI: INTRODUZIONE A "ORIENTARSI CON L'AMORE"
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano riprendiamo e diffondiamo la seguente introduzione alla redazione aperta di Via Dogana Tre "Orientarsi con l'amore", 11 giugno 2023]
Per questo discorso ho un debito con diverse amiche con cui mi sono confrontata, tra le quali quelle di Diotima.
L'idea da cui parto e' che un'amicizia e' politica in quanto ha a cuore il mondo. E' questo che la fa diversa dalla semplice amicizia. Non si e' mai soltanto in due in questo legame perche' c'e' un terzo. Il terzo tra noi e' il mondo. Il mondo ci interessa, ci coinvolge, sentiamo la necessita' di confrontarci costantemente su di esso. Allo stesso tempo e' cio' che ci permette di essere in rapporto tra noi. Noi abitiamo il mondo e allo stesso tempo il mondo e' la nostra passione.
L'amicizia politica e' quella nella quale siamo impegnati assieme a raccontare, capire, interpretare le cose del mondo. Criticarle per orientarle. E criticarle perche' lo si ama. L'amore per il mondo e' cio' che ci unisce e ci fa cercare. Ci fa desiderare di trasformarlo.
Per le donne il limite tra amicizia e amicizia politica non e' mai cosi' nettamente riconoscibile, anche se e' bene partire dalla loro differenza, che ho appena descritto. Si passa molto facilmente da una situazione all'altra. Sappiamo che l'amicizia ha come suo centro il fatto di confrontarsi nella vita e sul suo senso, in un arco di tempo che si percorre in comune. Ora, ragionare sul senso della vita puo' facilmente portare a parlare del mondo che abitiamo assieme, del suo giusto e sbagliato, e di cosa vorremmo, e cosi' inavvertitamente il legame diventa politico in un senso ampio.
Questo va e vieni tra vita quotidiana, amicizia tra donne e relazione con il mondo e' stato compreso e registrato dalla politica nel movimento delle donne. Per un preciso motivo: il femminismo e' fedele alle radici della vita. Di piu': pone al centro della politica il circolo tra la vita e il senso della vita. Questa e' la sua forza. E' una politica che con consapevolezza fa del senso della vita, guadagnato soggettivamente con altre, una scommessa che riguarda la trasformazione del mondo e la nostra relazione con esso. Dato che, nell'amicizia, c'e' una ricerca di senso che riguarda la vita, facilmente puo' diventare politica.
So per esperienza che questo va e vieni tra vita e politica non avviene nelle amicizie con gli uomini. Parlano si' del mondo ma molto poco del loro rapporto soggettivo con l'esperienza della vita. Passano subito alle questioni del mondo. Ad eccezione dei pochi uomini che sono capaci di pensare il legame tra i loro sentimenti soggettivi e l'andamento del mondo.
Mi sembra importante sottolineare che l'amicizia politica non ha a che fare con l'essere d'accordo con l'altra. Non e' questo l'importante. C'e' di mezzo il mondo e cerchiamo l'altra per pensarlo - perche' cerchiamo una misura - anche da posizioni che possono essere diverse.
Del resto e' proprio il fatto che nell'amicizia politica si presupponga che non si sia necessariamente d'accordo, a rendere vitale il rapporto. Infatti si e' di frequente su posizioni non coincidenti. Allora lo scambio conflittuale ci aiuta a pensare meglio e a scegliere una strada piuttosto che un'altra. E' per questo che non si tratta di vincere o perdere. La scommessa sta nel parlare del mondo con verita', che e' cosa molto piu' complessa che avere ragione o torto. E comunque anche diversa dall'idea di possedere la verita'. La verita' e' cosa differente dall'aver ragione. Hannah Arendt citava questa bella frase di Kafka: "E' difficile parlare di verita', perche', sebbene ve ne sia una sola, e' vivente, e ha quindi un volto che cambia con la vita" (L'umanita' in tempi bui, pp. 92-93). L'amicizia politica sa mantenere le differenze di visione nell'impegno per la verita' che cambia con la vita. Non si irrigidisce in un'affermazione unica e conclusiva.
Le amicizie politiche sono diverse dalle relazioni politiche, di cui abbiamo visto la forza nel movimento delle donne. Anche se - lo sappiamo bene per esperienza - molte relazioni si trasformano in amicizie politiche. Anche qui i confini sono porosi. Tuttavia c'e' tra loro una differenza. Le relazioni politiche sono molto piu' libere. Fluide. Leggere. Si possono creare relazioni politiche anche con chi sentiamo lontana o lontano quanto a piano profondo dell'esistenza. E' sufficiente che si crei una comune scommessa di trasformazione del mondo e di modificazione di contesti vissuti assieme. La politica nasce dal desiderio - sentito assieme - di cambiare una situazione pubblicamente condivisa. Chi fa politica relazionale nell'ambito del proprio lavoro o nel tessuto di una citta' lo sa bene. E tuttavia non c'e' un impegno di lungo periodo come nell'amicizia politica, ne' quello sguardo di elezione pur nella differenza, che radica l'amicizia, e che rende l'agire assieme un piacere.
E poi, una relazione politica si scioglie senza sofferenza, quando non ci sono le circostanze contestuali che l'alimentano. Senza strappi. Diciamo che si spegne senza ferite, quando non e' piu' alimentata dal desiderio politico comune in cui e per cui e' nata. Mentre l'amicizia politica e' meno legata al contesto. E infatti, quando un conflitto non viene reso fertile all'interno dell'impegno reciproco, puo' finire con molto dolore. Tutte noi conosciamo diversi esempi in cui le ferite non si sono rimarginate.
Se lo stile di vita non e' in discussione nelle relazioni politiche, invece e' fondamentale nell'amicizia politica. E' come se, essendo venuta meno la tradizione che vincolava i comportamenti di generazione in generazione attraverso la famiglia, l'amicizia politica vi si fosse sostituita. Prende il posto simbolico della famiglia, andando incontro al bisogno, che avvertiamo, di trovare le misure giuste del vivere. Consapevoli che molti nuovi costumi di vita sono suggeriti pesantemente dal biopotere e che sulla vita e sulla soggettivita' c'e' uno scontro molto politico, sebbene non esplicitamente nominato come tale. Fare alcune scelte ad esempio sulla vita sana, sul lavoro, sul modo del viaggiare, se dare e come i soldi in piu' che possono servire ad alcune comunita', su come trattare gli animali, che rapporto con l'istituzione medica, sono questioni su cui si cerca una misura confrontandosi con le amiche, gli amici. L'amicizia politica sostituisce la famiglia sul piano simbolico, perche' alla famiglia si chiede sostegno e sicurezza. Paradossalmente proprio in un momento in cui e' divenuta cosi' fragile.
Tengo molto a sottolineare che l'amicizia politica regge la lontananza. Creatasi per una elezione reciproca, e messa alla prova in tanti momenti e in un lungo periodo, non obbliga pero' ad una presenza costante. Abbiamo tanto parlato dei legami simbolici. Bene, l'amicizia politica e' per me uno dei legami simbolici piu' importanti. Continua anche se non ci si frequenta spesso. Qual e' poi il piacere e in fondo la sorpresa di ritrovarci su temi, questioni, con la stessa passione per la vita pubblica, dopo tanto tempo che non ci si vede...
Parla di amicizia nella citta', nella polis, Françoise Duroux in uno scritto su Antigone (Antigone ancora. Le donne e la legge). Antigone propone che nella citta' le leggi debbano seguire filia, cioe' amicizia, che e' una forma di amore, eros, desiderio. Queste parole fanno parte della stessa area semantica. Vita Cosentino mi ha suggerito di ritornare su questo testo e credo abbia ragione. Duroux reinterpreta lo scontro con Creonte. Quello che mi interessa mettere in evidenza e' che il conflitto che Antigone apre non e' tanto tra filia, amicizia, come forma di eros, amore, da un lato e l'odio, dall'altro. Non si tratta dell'opposizione amore-odio, in se' molto sterile sul piano del pensiero politico. Piuttosto e' il conflitto tra la logica dell'amicizia, dell'amore, contro quella della necessita'. Che e' tutt'altra cosa e molto piu' sottile, sotterranea. Creonte dice di adoperare la techne, le tecniche di governo. Sostiene di fare riferimento alla necessita' fattuale della citta'. Si appella al bisogno di governarla con leggi tecniche, che dichiara necessarie, mentre in realta' rispecchiano una visione patriarcale velata con l'ideologia della necessita'. Antigone propone invece che le leggi siano orientate da amicizia, filia, amore. Dal desiderio, piuttosto che dalla necessita'.
Aggiungo, andando oltre Duroux, che l'orizzonte di filia, di amore, e' sufficientemente grande da ricomprendere in se' la necessita', che allora non e' ne' negata ne' rigettata, ma ripresa e riorientata nel movimento desiderante. Il che non ha niente di sentimentale, psicologico, moralistico.
Se nel testo greco questa sembra a prima vista una politica prepatriarcale, per Duroux, invece, e' una politica che va oltre il patriarcato, totalmente contemporanea e aperta al futuro, di cui protagoniste sono le donne.
8. REPETITA IUVANT. SCRIVIAMO ALL'AMBASCIATA DELL'IRAN IN ITALIA PER CHIEDERE CHE CESSINO PERSECUZIONI ED UCCISIONI
Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo di scrivere all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere al governo di quel paese che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
Gli indirizzi di posta elettronica cui inviare le lettere sono i seguenti: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir
*
Vi proponiamo un possibile testo essenziale:
Egregio ambasciatore,
le chiediamo di trasmettere al governo del suo Paese questa nostra richiesta che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
E' dovere di ogni persona, di ogni societa', di ogni ordinamento giuridico rispettare la vita, la dignita' e i diritti di tutte le donne e di tutti gli uomini.
Tutti gli esseri umani sono eguali in dignita' e diritti, tutti gli esseri umani hanno diritto alla vita e alla liberta'.
Siamo solidali con le donne iraniane - e con gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Distinti saluti,
Nome e cognome, luogo e data, recapito di chi scrive.
*
Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo anche di far circolare questa proposta.
Adoperiamoci affinche' tante persone, tante associazioni, tante istituzioni di tutto il mondo chiedano al governo iraniano che cessino persecuzioni e uccisioni.
Sosteniamo le donne iraniane - e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Grazie di cuore per quanto vorrete fare.
9. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE
Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it
10. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI
Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com
11. REPETITA IUVANT. TRE TESI
La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
12. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...
... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 180 del 29 giugno 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 180 del 29 giugno 2023
In questo numero:
1. Fermare la guerra e le stragi: con l'azione diretta nonviolenta
2. Questo vedo: la gente che muore
3. Jessica Chia intervista Vandana Shiva: "I diritti della Terra e quelli della gente sono interconnessi e le donne lo sanno da sempre"
4. Amnesty International: Urge clemency for native american activist
5. Una minima notizia su Leonard Peltier
6. Raccolta fondi per aiutare la Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" a fare fronte ai danni subìti a causa dell'alluvione del 16 e 17 maggio 2023
7. Chiara Zamboni: Introduzione a "Orientarsi con l'amore"
8. Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessino persecuzioni ed uccisioni
9. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
10. Alcuni riferimenti utili
11. Tre tesi
12. Ripetiamo ancora una volta...
1. L'ORA. FERMARE LA GUERRA E LE STRAGI: CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA
Contrastare la guerra e tutte le uccisioni: con l'azione diretta nonviolenta.
Contrastare la guerra e tutte le uccisioni: con l'insurrezione nonviolenta dei popoli solleciti del bene comune dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
*
Abolire la guerra, gli eserciti, le armi.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
2. L'ORA. QUESTO VEDO: LA GENTE CHE MUORE
Questo vedo: la gente che muore.
Questo vedo: la guerra che uccide.
La guerra non ripara i torti, uccide le persone.
La guerra non fa nascere la storia, fa solo morire la gente.
La guerra e' nemica dell'umanita'.
Questo sento: il grido delle persone che muoiono.
Questo sento: il silenzio delle persone uccise.
Solo la pace ferma la guerra e le stragi di cui sempre e solo la guerra consiste.
Solo la pace abolisce quella massima ingiustizia che e' ogni uccisione, ogni sterminio.
Solo la pace salva le vite.
Chi continua a fornire armi alla guerra uccide altri esseri umani innocenti.
Chi continua a impedire che tacciano le armi fa si' che le armi massacrino ancora altre persone.
Chi pretende di opporre giustizia e pace - si e' prostituito alla guerra che e' l'ingiustizia somma.
Chi pretende di fare del bene facendo morire gli esseri umani - del male si e' fatto servitore.
Solo la pace e' giusta.
Solo la pace e' buona.
Solo la pace salva le vite.
Salvare le vite e' il primo dovere.
3. L'ORA. JESSICA CHIA INTERVISTA VANDANA SHIVA: "I DIRITTI DELLA TERRA E QUELLI DELLA GENTE SONO INTERCONNESSI E LE DONNE LO SANNO DA SEMPRE"
[Dal sito 27esimaora.corriere.it riprendiamo e diffondiamo questa intervista del 27 marzo 2023]
"Nella mia dimensione culturale e' normale che il Gange, sulle cui sponde sono nata, mi scorra nelle vene come parte di me, cosi' come e' naturale sapere che l'Himalaya costituisce la forza di pietra che mi contraddistingue. Io e la mia terra siamo uno. E questo vale per tutti gli esseri umani". E' forse partendo da questo tutt'uno che si puo' entrare nel pensiero dell'attivista e ambientalista indiana Vandana Shiva (Dehradun, 1952), che allo studio e alla salvaguardia del pianeta ha dedicato la sua intera esistenza. Esattamente "50 anni di attivismo" su 70 di eta', come ha detto a La 27esimaOra nell'intervista che si e' tenuta in occasione dell'uscita del suo nuovo libro. Il volume La vita e' maestra. La mia storia di rivoluzione (Piemme, a cura di Manlio Masucci e Cinzia Chitra Piloni) e' la prima autobiografia di Shiva, un "testamento culturale" e "un lascito alle future generazioni".
Il volume inizia dal racconto della sua famiglia progressista - il nonno Mukhtar Singh fu l'iniziatore delle scuole femminili nei contesti rurali e mori' di digiuno durante una protesta per poter fondare la prima universita' femminile -; cresciuta in simbiosi con la natura, Shiva si laurea in Fisica nel 1978 all'universita' del Punjab e consegue un dottorato in Filosofia all'University of Western Ontario, Canada. Per tutta la vita si dedica a progetti di tutela della biodiversita', della sostenibilita' alimentare, del clima e diventa "custode dei semi", che per l'attivista rappresentano "il principio della vita sulla Terra". Motivo per cui fonda Navdanya ("nove semi"): un'organizzazione nata per difendere la sovranita' alimentare e la biodiversita'.
Ma soprattutto Shiva, vincitrice nel 1993 del Right Livelihood Award, il premio Nobel alternativo per la pace, e fondatrice della Earth University, e' la principale teorica dell'ecofemminismo e si e' sempre battuta contro la globalizzazione, le colture intensive, gli Ogm, oltre a promuovere l'empowerment femminile, come lei stessa ha fatto lottando tutta la vita contro il patriarcato: lei, donna indiana che studia, che si separa dal marito, affronta una battaglia legale per ottenere la custodia del figlio, in una societa' che considera ancora donne e figli proprieta' dell'uomo. In questa intervista le abbiamo chiesto il suo punto di vista sui leader mondiali, sul cambiamento climatico, sull'"immigrazione climatica" e sulla nascita del suo pensiero ecofemminista.
*
- Perche' la salvaguardia dei semi e' cosi' importante per il nostro pianeta? E qual e' il significato di "monocultura della mente"?
- Ci hanno voluto far credere che le monocolture producono di piu' ma la foresta naturale ha in realta' una produttivita' ben maggiore. Ho pensato: cosa impedisce alla gente di vedere la ricchezza e la diversita' dei sistemi? Cosa li rende ciechi? Poi mi e' venuta l'idea che la monocultura della mente non fa vedere la vita, la diversita', la pluralita'. Questo e' il pregiudizio attraverso cui prende forma l'uniformita' della monocultura.
*
- Com'e' nato l'ecofemminismo e come si e' evoluto?
- Sono stata coinvolta dal movimento Chipko (nato in India per la tutela delle foreste; sono celebri le donne del movimento che nell'Himalaya indiano abbracciarono gli alberi incatenandosi a questi per impedirne l'abbattimento, ndr) e pian piano mi e' stato chiaro che sono state le donne a difendere la Terra. Quando mi e' stato chiesto di scrivere un libro con Maria Mies, Ecofeminism (1993), raccontai il modo in cui il colonialismo e il commercio coloniale avevano deformato il processo economico dando vita all'estrattivismo: gli uomini venivano risucchiati nelle miniere e nelle piantagioni, e le donne erano lasciate a fare il lavoro di sostentamento della societa', che pero' non veniva chiamato "economia". Le donne avevano conoscenze su come sostenere i sistemi idrici, quelli alimentari, la comunita' e la famiglia, e hanno continuato a farlo. Ecofemminismo e' il riconoscimento che la convergenza di capitalismo e patriarcato sono le radici della distruzione del pianeta, del dominio sulle donne e del dominio sulle altre culture e razze. Ecofemminismo e' il riconoscimento che facciamo parte di una sola famiglia sulla Terra, dove non ci sono specie, generi e classi privilegiate. Sulla Terra ognuno partecipa alla societa' della vita: questa e' la vera democrazia, che io ho chiamato democrazia della Terra, e che e' cresciuta dal mio pensiero ecofemminista pensando alla diversita', e non alle gerarchie, come base dell'uguaglianza.
*
- Nel libro lei cita il G8 di Genova. In quel momento (era il 2001) in Italia il dibattito sul clima raggiunse la massa. Da allora, cos'e' cambiato?
- Il dibattito sul clima esiste dal 1992 (con il primo summit della Terra a Rio de Janeiro, ndr) e, per qualche ragione, si pensa che sia appena venuto fuori. La Convenzione sulla diversita' biologica e la Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici hanno 31 anni, ma siamo di nuovo di fronte a un punto cieco, come se non ci fosse una crisi della biodiversita'.
Ricordo bene il G8 di Genova, la grande protesta; prima di allora, c'era stata quella di Seattle. Fu il momento in cui i poteri costituiti pensarono di poter creare monopoli; in realta' capirono che le persone sanno resistere. La violenza contro il giovane ragazzo a Genova (Carlo Giuliani, ucciso a 23 anni da un carabiniere, ndr) e' stata la nuova morte della democrazia: le persone avevano il diritto di protestare, ma quel diritto e' stato criminalizzato: e' questo quello che abbiamo visto a Genova. Genova e' uno spartiacque totale, perche' un ragazzo ha dato la sua vita per la liberta' e la democrazia. Perche' il G8 di allora, e oggi il G20, sono gruppi di persone che si riuniscono e decidono verso quale direzione deve andare il mondo. Se guardiamo a oggi, le persone stanno marciando per la natura, per il lavoro... Ma pensiamo che i leader stiano ascoltando? No, loro pensano di essere immuni alla democrazia.
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- Poche settimane fa Giorgia Meloni ha incontrato in India Narendra Modi. Cosa pensa di quell'incontro e delle promesse dei leader fatte intorno all'emergenza climatica?
- Penso che l'emergenza climatica significhi scendere tutti dal carrozzone della globalizzazione. Dobbiamo guardare alle emissioni e a come sono aumentate dal 1995 quando l'economia, invece di essere locale e nazionale, e' stata globalizzata attraverso il controllo di societa' multinazionali. La globalizzazione aziendale e' una fabbrica di emissioni e distrugge anche i mezzi di sostentamento, la democrazia delle nostre culture. Direi ai due leader: voi, oggi nel 2023, rappresentate una civilta' molto antica. Cercate di conquistare la fiducia dei vostri popoli per difendere la diversita' culturale e la biodiversita' per affrontare il cambiamento climatico.
*
- Che cos'ha rappresentato per lei l'incontro con Papa Francesco?
- Ho incontrato per la prima volta Papa Francesco durante gli incontri che aveva organizzato (nel 2014) in Vaticano per parlare del superamento di un'economia dell'indifferenza verso un nuovo paradigma economico. Poi di nuovo, via Zoom, per The Economy of Francesco. Quando mi e' stato chiesto dell'enciclica (Laudato Sì', 2015, ndr) ho detto che e' stata scritta dai cattolici, ma avrebbe potuto scriverla un qualsiasi leader spirituale perche' distilla il meglio dell'evoluzione e del pensiero umano, la giustizia e la sostenibilita', i diritti della gente e i diritti della Terra che sono interconnessi.
*
- Secondo lei, qual e' il cambiamento piu' urgente da fare per la salute della Terra?
- Stop al cibo industriale, stop alla globalizzazione dei sistemi alimentari. Perche' il 50% dei gas serra proviene da un cattivo sistema dell'alimentazione che sta distruggendo anche la biodiversita'. Ci si sta concentrando su quattro colture che sono geneticamente modificate, e da cui possono essere raccolte le royalties: mais, canola, soia, cotone. In India abbiamo visto cos'ha fatto il cotone ai nostri contadini. L'Argentina e' stata distrutta dalla soia Ogm. E' tempo di fermare questo macchinario distruttivo che e' stato creato dall'industria chimica usando l'ingegneria genetica. La cosa piu' urgente da fare e' sviluppare la biodiversita', le economie locali, maggiore connessione tra chi mangia e i produttori di cibo, per ricostruire le economie locali attraverso le democrazie locali e con esse la diversita' culturale del nostro pianeta.
*
- In Italia, nella tragedia di Cutro hanno perso la vita 91 migranti. L'immigrazione continuera' a crescere anche a causa dei cambiamenti climatici. Quale scenario ci attende?
- La disperazione della migrazione deriva dalla distruzione delle economie e delle ecologie dovuta al sistema globalizzato. Siamo noi a spingere le persone fuori dalle loro case. Come unica famiglia della Terra, dobbiamo iniziare a pensare a come la Terra e i mezzi di sostentamento delle persone stiano venendo distrutti. Questa e' la prima cosa da fare perche' le persone abbiano la possibilita' di stare a casa; abbiamo l'obbligo di trovare modi per accoglierli perche' il pianeta e' la nostra casa comune. E trovare spazio per le persone che sono state sradicate e sfollate e' un dovere umano. Criminalizzare gli sfollati e' moralmente ed eticamente sbagliato.
4. INIZIATIVE. AMNESTY INTERNATIONAL: URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
[Dal sito www.amnesty.org riprendiamo e diffondiamo questo appello del 3 aprile 2023]
3 April 2023
URGENT ACTION
URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
Native American activist Leonard Peltier has been imprisoned in the USA for over 46 years, some of which was spent in solitary confinement, serving two life sentences for murder despite concerns over the fairness of his trial. He has always maintained his innocence. Now 78 years old, he contracted COVID-19 in 2022 and suffers from several chronic health ailments, including one that is potentially fatal. Not eligible for parole again until 2024, his lawyers submitted a new petition for clemency in 2021. President Biden must grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
TAKE ACTION: WRITE AN APPEAL IN YOUR OWN WORDS OR USE THIS MODEL LETTER
President Joseph Biden
The White House
1600 Pennsylvania Ave NW
Washington, DC 20500
USA
White House Comment line: (202) 456-1111
Webform*: https://www.whitehouse.gov/contact/
* A US-based address is needed for the White House webform.
International action takers, please use AI USA's address when filling out:
Amnesty International USA
311 West 43rd St. 7th Floor,
New York, NY 10036 USA
Dear President Biden,
Leonard Peltier is a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. In 1975, during a confrontation involving AIM members, two FBI agents were killed. Leonard Peltier was convicted of their murders but has always denied killing the agents.
There are serious concerns about the fairness of proceedings leading to his trial and conviction, including for example the prosecution's withholding of evidence that might have assisted Leonard Peltier's defence.
In light of these concerns, the former US Attorney who supervised the prosecution team post-trial, James Reynolds, has since called for clemency.
Leonard Peltier is now 78 years old, has spent more than 46 years in US prisons, and has been repeatedly denied parole. There are serious concerns about Leonard Peltier's deteriorating health, including potential re-exposure to COVID-19. His lawyers submitted a new petition for clemency in 2021.
I urge you to grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
Yours sincerely,
*
ADDITIONAL INFORMATION
Leonard Peltier, an Anishinaabe-Lakota Native American, was a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. On 26 June 1975, during a confrontation involving AIM members on the Pine Ridge Indian reservation in South Dakota, FBI agents Ronald Williams and Jack Coler were shot dead. Leonard Peltier was convicted of their murders in 1977 and sentenced to two consecutive life sentences. Leonard Peltier has always denied killing the agents.
A key alleged eyewitness to the shootings was Myrtle Poor Bear, a Lakota Native woman who lived at Pine Ridge. Based on her statement that she saw Leonard Peltier kill both FBI agents, Leonard Peltier was extradited from Canada, where he had fled following the shootings. However, Myrtle Poor Bear later retracted her testimony. Although not called as a prosecution witness at trial, the trial judge refused to allow Leonard Peltier's attorneys to call Myrtle Poor Bear as a defense witness on the grounds that her testimony "could be highly prejudicial to the government". In 2000, Myrtle Poor Bear issued a public statement to say that her original testimony was a result of months of threats and harassment from FBI agents.
In 1980 documents were released to Leonard Peltier's lawyers as a result of a lawsuit under the Freedom of Information Act. The documents contained ballistics evidence which might have assisted Leonard Peltier's case, but which had been withheld by the prosecution at trial. However, in 1986, the U.S. Court of Appeal for the Eighth Circuit denied Leonard Peltier a retrial, stating that: "We recognize that there is some evidence in this record of improper conduct on the part of some FBI agents, but we are reluctant to impute even further improprieties to them."
The U.S. Parole Commission has always denied parole to Leonard Peltier on the grounds that he did not accept criminal responsibility for the murders of the two FBI agents. This is even though, after one such hearing, the Commission acknowledged that, "the prosecution has conceded the lack of any direct evidence that you personally participated in the executions of two FBI agents". Leonard Peltier would not be eligible for another parole hearing until 2024. Furthermore, James H. Reynolds, the US Attorney whose office handled the criminal case prosecution and appeal of Leonard Peltier, wrote that he supported clemency "in the best interest of Justice in considering the totality of all matters involved."
Leonard Peltier suffers from a variety of ailments, including kidney disease, Type 2 diabetes, high blood pressure, a heart condition, a degenerative joint disease, and constant shortness of breath and dizziness. A stroke in 1986 left him virtually blind in one eye. In January 2016, doctors diagnosed him with a life-threatening condition: a large and potentially fatal abdominal aortic aneurysm that could rupture at any time and would result in his death. He currently uses a walker due to limited mobility and contracted COVID-19 in 2022. He continues to be at risk of re-infection while in detention.
In 2015, several Nobel Peace Prize winners—including Archbishop Desmond Tutu—called for Leonard Peltier's release. The Standing Rock Sioux Tribe and the National Congress of American Indians have also called for his release. Leonard Peltier's attorney applied for clemency to President Biden in July 2021. President Biden committed to granting clemency on a rolling basis during his administration.
However, as of February 2023, no decision has been made on his application. He has previously sought clemency, most recently from President Obama in 2016, but his petition has been denied each time.
Due to the numerous issues at trial, the exhaustion of all his legal avenues for appeal, the amount of time he has already served, his continued maintenance of innocence along with his chronic health issues, Amnesty International supports calls for clemency for Leonard Peltier.
PREFERRED LANGUAGE TO ADDRESS TARGET: English
You can also write in your own language.
PLEASE TAKE ACTION AS SOON AS POSSIBLE UNTIL: 29 May 2023
Please check with the Amnesty office in your country if you wish to send appeals after the deadline.
NAME AND PRONOUN: Leonard Peltier - He/Him
LINK TO PREVIOUS UA: https://www.amnesty.org/en/documents/amr51/5208/2022/en/
5. REPETITA IUVANT. UNA MINIMA NOTIZIA SU LEONARD PELTIER
Leonard Peltier nasce a Grand Forks, nel North Dakota, il 12 settembre 1944.
Nell'infanzia, nell'adolescenza e nella prima giovinezza subisce pressoche' tutte le vessazioni, tutte le umiliazioni, tutti i traumi e l'emarginazione che il potere razzista bianco infligge ai nativi americani. Nella sua autobiografia questo processo di brutale alienazione ed inferiorizzazione e' descritto in pagine profonde e commoventi.
Nei primi anni Settanta incontra l'American Indian Movement (Aim), fondato nel 1968 proprio per difendere i diritti e restituire coscienza della propria dignita' ai nativi americani; e con l'impegno nell'Aim riscopre l'orgoglio di essere indiano - la propria identita', il valore della propria cultura, e quindi la lotta per la riconquista dei diritti del proprio popolo e di tutti i popoli oppressi.
Partecipa nel 1972 al "Sentiero dei trattati infranti", la carovana di migliaia di indiani che attraversa gli Stati Uniti e si conclude a Washington con la presentazione delle rivendicazioni contenute nel documento detto dei "Venti punti" che il governo Nixon non degna di considerazione, e con l'occupazione del Bureau of Indian Affairs.
Dopo l'occupazione nel 1973 da parte dell'Aim di Wounded Knee (il luogo del massacro del 1890 assurto a simbolo della memoria del genocidio delle popolazioni native commesso dal potere razzista e colonialista bianco) nella riserva di Pine Ridge - in cui Wounded Knee si trova - si scatena la repressione: i nativi tradizionalisti ed i militanti dell'Aim unitisi a loro nel rivendicare l'identita', la dignita' e i diritti degli indiani, vengono perseguitati e massacrati dagli squadroni della morte del corrotto presidente del consiglio tribale Dick Wilson: uno stillicidio di assassinii in cui i sicari della polizia privata di Wilson (i famigerati "Goons") sono favoreggiati dall'Fbi che ha deciso di perseguitare l'Aim ed eliminarne i militanti con qualunque mezzo.
Nel 1975 per difendersi dalle continue aggressioni dei Goons di Wilson, alcuni residenti tradizionalisti chiedono l'aiuto dell'Aim, un cui gruppo di militanti viene ospitato nel ranch della famiglia Jumping Bull in cui organizza un campo di spiritualita'.
Proprio in quel lasso di tempo Dick Wilson sta anche trattando in segreto la cessione di una consistente parte del territorio della riserva alle compagnie minerarie.
Il 26 giugno 1975 avviene l'"incidente a Oglala", ovvero la sparatoria scatenata dall'Fbi che si conclude con la morte di due agenti dell'Fbi, Jack Coler e Ronald Williams, e di un giovane militante dell'Aim, Joe Stuntz, e la successiva fuga dei militanti dell'Aim superstiti guidati da Leonard Peltier che riescono ad eludere l'accerchiamento da parte dell'Fbi e degli squadroni della morte di Wilson.
Mentre nessuna inchiesta viene aperta sulla morte della giovane vittima indiana della sparatoria, cosi' come nessuna adeguata inchiesta era stata aperta sulle morti degli altri nativi assassinati nei mesi e negli anni precedenti da parte dei Goons, l'Fbi scatena una vasta e accanita caccia all'uomo per vendicare la morte dei suoi due agenti: in un primo momento vengono imputati dell'uccisione dei due agenti quattro persone: Jimmy Eagle, Dino Butler, Leonard Peltier e Bob Robideau.
Dino Butler e Bob Robideau vengono arrestati non molto tempo dopo, processati a Rapid City ed assolti perche' viene loro riconosciuta la legittima difesa.
A quel punto l'Fbi decide di rinunciare a perseguire Jimmy Eagle e di concentrare le accuse su Leonard Peltier, che nel frattempo e' riuscito a riparare in Canada; li' viene arrestato ed estradato negli Usa sulla base di due affidavit di una "testimone" che lo accusano menzogneramente del duplice omicidio; la cosiddetta "testimone" successivamente rivelera' di essere stata costretta dall'Fbi a dichiarare e sottoscrivere quelle flagranti falsita'.
Peltier viene processato non a Rapid City come i suoi compagni gia' assolti per legittima difesa ma a Fargo, da una giuria di soli bianchi, in un contesto razzista fomentato dall'Fbi.
Viene condannato a due ergastoli nonostante sia ormai evidente che le testimonianze contro di lui erano false, estorte ai testimoni dall'Fbi con gravi minacce, e nonostante che le cosiddette prove contro di lui fossero altrettanto false.
Successivamente infatti, grazie al Freedom of Information Act, fu possibile accedere a documenti che l'Fbi aveva tenuto nascosti e scoprire che non era affatto il cosiddetto "fucile di Peltier" ad aver ucciso i due agenti.
In carcere, si organizza un tentativo di ucciderlo, che viene sventato in modo rocambolesco; ma anche se riesce a salvarsi la vita Leonard Peltier viene sottoposto a un regime particolarmente vessatorio e le sue condizioni di salute ben presto si aggravano.
Tuttavia anche dal carcere, anche in condizioni di particolare durezza, Leonard Peltier riesce a svolgere un'intensa attivita' di testimonianza, di sensibilizzazione, di militanza, finanche di beneficenza; un'attivita' non solo di riflessione e d'impegno morale, sociale e politico, ma anche artistica e letteraria; nel corso degli anni diventa sempre piu' un punto di riferimento in tutto il mondo, come lo fu Nelson Mandela negli anni di prigionia nelle carceri del regime dell'apartheid.
La sua liberazione viene chiesta da illustri personalita', ma e' costantemente negata da parte di chi ha il potere di concederla. Analogamente la richiesta di un nuovo pronunciamento giudiziario e' sempre respinta, cosi' come gli vengono negate tutte le altre guarentigie riconosciute a tutti i detenuti.
Nel 1983 e poi in seconda edizione nel 1991 viene pubblicato il libro di Peter Matthiessen che fa piena luce sulla persecuzione subita da Leonard Peltier.
Nel 1999 viene pubblicata l'autobiografia di Leonard Peltier (presto tradotta anche in francese, italiano, spagnolo e tedesco).
Ma nei primi anni Duemila il processo per la tragica morte di un'altra militante del'Aim, Anna Mae Aquash, viene strumentalizzato dall'Fbi per orchestrare una nuova squallida e grottesca campagna diffamatoria e persecutoria nei confronti di Leonard Peltier. E nel 2009 un agente speciale che aveva avuto un ruolo fondamentale nella "guerra sporca" dell'Fbi contro l'Aim, Joseph Trimbach, da' alle stampe un libro che e' una vera e propria "summa" delle accuse contro Leonard Peltier.
Tuttavia e' ormai chiarissimo che Peltier e' innocente, e la prova definitiva dell'innocenza la da' proprio il libro di Trimbach: in quest'opera il cui scopo dichiarato e' dimostrare che l'Aim e' nient'altro che un'organizzazione criminale e terroristica, e che Leonard Peltier e' nient'altro che un efferato assassino, l'autore non solo non presenta alcuna vera prova contro Peltier, ma di fatto conferma cosi' che prove contro Peltier non ci sono.
Ma gli anni continuano a passare e la solidarieta' con Leonard Peltier non riesce ad ottenerne la liberazione. Occlusa proditoriamente la via giudiziaria, resta solo la grazia presidenziale, ma quando alcuni presidenti statunitensi lasciano intendere di essere disposti a prendere in considerazione un atto di clemenza che restituirebbe la liberta' a Leonard Peltier la reazione dell'Fbi e' minacciosa. Clinton prima e Obama poi rinunciano. Pavidita' dinanzi alla capacita' di intimidazione anche nei confronti della Casa bianca da parte dell'Fbi?
E giungiamo ad oggi: Leonard Peltier, che e' gia' affetto da gravi patologie, alcuni mesi fa e' stato anche malato di covid: nuovamente chiediamo al presidente degli Stati Uniti che sia liberato e riceva cure adeguate. Non muoia in carcere un uomo innocente, non muoia in carcere un eroico lottatore per i diritti umani di tutti gli esseri umani e per la difesa del mondo vivente.
Leonard Peltier deve essere liberato non solo perche' e' anziano e malato, ma perche' e' innocente.
Una bibliografia essenziale:
- Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Pomezia (Roma) 1996 (ora Roberto Massari Editore, Bolsena Vt).
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002 (disponibile in edizione digitale nel sito dell'"International Leonard Peltier Defense Committee": www.whoisleonardpeltier.info)-
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, Agents of Repression: The FBI's Secret Wars Against the Black Panther Party and the American Indian Movement, South End Press, Boulder, Colorado, 1988, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, The COINTELPRO Papers: Documents from the FBI's Secret Wars Against Dissent in the United States, South End Press, Boulder, Colorado, 1990, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Joseph H. Trimbach e John M. Trimbach, American Indian Mafia. An FBI Agent's True Story About Wounded Knee, Leonard Peltier, and the American Indian Movement (AIM), Outskirts Press, Denver 2009.
- Roxanne Dunbar-Ortiz, An Indigenous Peoples' History of the United States, Beacon Press, Boston 2014.
- Dick Bancroft e Laura Waterman Wittstock, We Are Still Here. A photographic history of the American Indian Movement, Minnesota Historical Society Press, 2013.
- Michael Koch e Michael Schiffmann, Ein leben fur Freiheit. Leonard Peltier und der indianische Widerstand, TraumFaenger Verlag, Hohenthann 2016.
6. APPELLI. RACCOLTA FONDI PER AIUTARE LA BIBLIOTECA LIBERTARIA "ARMANDO BORGHI" A FARE FRONTE AI DANNI SUBITI A CAUSA DELL'ALLUVIONE DEL 16 E 17 MAGGIO 2023
[Dalla Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" (e-mail: bibliotecaborghi1916 at gmail.com) riceviamo e diffondiamo con viva solidarieta']
Le inondazioni che il 16 e 17 maggio 2023 hanno colpito molte localita' dell'Emilia Romagna, compresa Castel Bolognese, hanno provocato enormi danni alla Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" (in sigla: BLAB).
In questo momento particolarmente difficile della sua vita la BLAB fa appello a tutti coloro che apprezzano la sua attivita'.
Per far fronte ai danni subìti e ripartire serviranno molto lavoro e molti soldi.
Se volete aiutarci a superare questo momento di notevole difficolta', potete inviare un contributo economico fin da ora.
Anche somme modeste possono servire.
Con il vostro aiuto, tutti insieme, ce la possiamo fare.
Per inviare le sottoscrizioni si puo' effettuare un bonifico al conto corrente bancario della BLAB, presso CREDIT AGRICOLE - Agenzia di Castel Bolognese. Il codice IBAN, intestato a Biblioteca Libertaria Armando Borghi - Soc. Coop. e': IT16 C 06230 67530 000030040805
7. RIFLESSIONE. CHIARA ZAMBONI: INTRODUZIONE A "ORIENTARSI CON L'AMORE"
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano riprendiamo e diffondiamo la seguente introduzione alla redazione aperta di Via Dogana Tre "Orientarsi con l'amore", 11 giugno 2023]
Per questo discorso ho un debito con diverse amiche con cui mi sono confrontata, tra le quali quelle di Diotima.
L'idea da cui parto e' che un'amicizia e' politica in quanto ha a cuore il mondo. E' questo che la fa diversa dalla semplice amicizia. Non si e' mai soltanto in due in questo legame perche' c'e' un terzo. Il terzo tra noi e' il mondo. Il mondo ci interessa, ci coinvolge, sentiamo la necessita' di confrontarci costantemente su di esso. Allo stesso tempo e' cio' che ci permette di essere in rapporto tra noi. Noi abitiamo il mondo e allo stesso tempo il mondo e' la nostra passione.
L'amicizia politica e' quella nella quale siamo impegnati assieme a raccontare, capire, interpretare le cose del mondo. Criticarle per orientarle. E criticarle perche' lo si ama. L'amore per il mondo e' cio' che ci unisce e ci fa cercare. Ci fa desiderare di trasformarlo.
Per le donne il limite tra amicizia e amicizia politica non e' mai cosi' nettamente riconoscibile, anche se e' bene partire dalla loro differenza, che ho appena descritto. Si passa molto facilmente da una situazione all'altra. Sappiamo che l'amicizia ha come suo centro il fatto di confrontarsi nella vita e sul suo senso, in un arco di tempo che si percorre in comune. Ora, ragionare sul senso della vita puo' facilmente portare a parlare del mondo che abitiamo assieme, del suo giusto e sbagliato, e di cosa vorremmo, e cosi' inavvertitamente il legame diventa politico in un senso ampio.
Questo va e vieni tra vita quotidiana, amicizia tra donne e relazione con il mondo e' stato compreso e registrato dalla politica nel movimento delle donne. Per un preciso motivo: il femminismo e' fedele alle radici della vita. Di piu': pone al centro della politica il circolo tra la vita e il senso della vita. Questa e' la sua forza. E' una politica che con consapevolezza fa del senso della vita, guadagnato soggettivamente con altre, una scommessa che riguarda la trasformazione del mondo e la nostra relazione con esso. Dato che, nell'amicizia, c'e' una ricerca di senso che riguarda la vita, facilmente puo' diventare politica.
So per esperienza che questo va e vieni tra vita e politica non avviene nelle amicizie con gli uomini. Parlano si' del mondo ma molto poco del loro rapporto soggettivo con l'esperienza della vita. Passano subito alle questioni del mondo. Ad eccezione dei pochi uomini che sono capaci di pensare il legame tra i loro sentimenti soggettivi e l'andamento del mondo.
Mi sembra importante sottolineare che l'amicizia politica non ha a che fare con l'essere d'accordo con l'altra. Non e' questo l'importante. C'e' di mezzo il mondo e cerchiamo l'altra per pensarlo - perche' cerchiamo una misura - anche da posizioni che possono essere diverse.
Del resto e' proprio il fatto che nell'amicizia politica si presupponga che non si sia necessariamente d'accordo, a rendere vitale il rapporto. Infatti si e' di frequente su posizioni non coincidenti. Allora lo scambio conflittuale ci aiuta a pensare meglio e a scegliere una strada piuttosto che un'altra. E' per questo che non si tratta di vincere o perdere. La scommessa sta nel parlare del mondo con verita', che e' cosa molto piu' complessa che avere ragione o torto. E comunque anche diversa dall'idea di possedere la verita'. La verita' e' cosa differente dall'aver ragione. Hannah Arendt citava questa bella frase di Kafka: "E' difficile parlare di verita', perche', sebbene ve ne sia una sola, e' vivente, e ha quindi un volto che cambia con la vita" (L'umanita' in tempi bui, pp. 92-93). L'amicizia politica sa mantenere le differenze di visione nell'impegno per la verita' che cambia con la vita. Non si irrigidisce in un'affermazione unica e conclusiva.
Le amicizie politiche sono diverse dalle relazioni politiche, di cui abbiamo visto la forza nel movimento delle donne. Anche se - lo sappiamo bene per esperienza - molte relazioni si trasformano in amicizie politiche. Anche qui i confini sono porosi. Tuttavia c'e' tra loro una differenza. Le relazioni politiche sono molto piu' libere. Fluide. Leggere. Si possono creare relazioni politiche anche con chi sentiamo lontana o lontano quanto a piano profondo dell'esistenza. E' sufficiente che si crei una comune scommessa di trasformazione del mondo e di modificazione di contesti vissuti assieme. La politica nasce dal desiderio - sentito assieme - di cambiare una situazione pubblicamente condivisa. Chi fa politica relazionale nell'ambito del proprio lavoro o nel tessuto di una citta' lo sa bene. E tuttavia non c'e' un impegno di lungo periodo come nell'amicizia politica, ne' quello sguardo di elezione pur nella differenza, che radica l'amicizia, e che rende l'agire assieme un piacere.
E poi, una relazione politica si scioglie senza sofferenza, quando non ci sono le circostanze contestuali che l'alimentano. Senza strappi. Diciamo che si spegne senza ferite, quando non e' piu' alimentata dal desiderio politico comune in cui e per cui e' nata. Mentre l'amicizia politica e' meno legata al contesto. E infatti, quando un conflitto non viene reso fertile all'interno dell'impegno reciproco, puo' finire con molto dolore. Tutte noi conosciamo diversi esempi in cui le ferite non si sono rimarginate.
Se lo stile di vita non e' in discussione nelle relazioni politiche, invece e' fondamentale nell'amicizia politica. E' come se, essendo venuta meno la tradizione che vincolava i comportamenti di generazione in generazione attraverso la famiglia, l'amicizia politica vi si fosse sostituita. Prende il posto simbolico della famiglia, andando incontro al bisogno, che avvertiamo, di trovare le misure giuste del vivere. Consapevoli che molti nuovi costumi di vita sono suggeriti pesantemente dal biopotere e che sulla vita e sulla soggettivita' c'e' uno scontro molto politico, sebbene non esplicitamente nominato come tale. Fare alcune scelte ad esempio sulla vita sana, sul lavoro, sul modo del viaggiare, se dare e come i soldi in piu' che possono servire ad alcune comunita', su come trattare gli animali, che rapporto con l'istituzione medica, sono questioni su cui si cerca una misura confrontandosi con le amiche, gli amici. L'amicizia politica sostituisce la famiglia sul piano simbolico, perche' alla famiglia si chiede sostegno e sicurezza. Paradossalmente proprio in un momento in cui e' divenuta cosi' fragile.
Tengo molto a sottolineare che l'amicizia politica regge la lontananza. Creatasi per una elezione reciproca, e messa alla prova in tanti momenti e in un lungo periodo, non obbliga pero' ad una presenza costante. Abbiamo tanto parlato dei legami simbolici. Bene, l'amicizia politica e' per me uno dei legami simbolici piu' importanti. Continua anche se non ci si frequenta spesso. Qual e' poi il piacere e in fondo la sorpresa di ritrovarci su temi, questioni, con la stessa passione per la vita pubblica, dopo tanto tempo che non ci si vede...
Parla di amicizia nella citta', nella polis, Françoise Duroux in uno scritto su Antigone (Antigone ancora. Le donne e la legge). Antigone propone che nella citta' le leggi debbano seguire filia, cioe' amicizia, che e' una forma di amore, eros, desiderio. Queste parole fanno parte della stessa area semantica. Vita Cosentino mi ha suggerito di ritornare su questo testo e credo abbia ragione. Duroux reinterpreta lo scontro con Creonte. Quello che mi interessa mettere in evidenza e' che il conflitto che Antigone apre non e' tanto tra filia, amicizia, come forma di eros, amore, da un lato e l'odio, dall'altro. Non si tratta dell'opposizione amore-odio, in se' molto sterile sul piano del pensiero politico. Piuttosto e' il conflitto tra la logica dell'amicizia, dell'amore, contro quella della necessita'. Che e' tutt'altra cosa e molto piu' sottile, sotterranea. Creonte dice di adoperare la techne, le tecniche di governo. Sostiene di fare riferimento alla necessita' fattuale della citta'. Si appella al bisogno di governarla con leggi tecniche, che dichiara necessarie, mentre in realta' rispecchiano una visione patriarcale velata con l'ideologia della necessita'. Antigone propone invece che le leggi siano orientate da amicizia, filia, amore. Dal desiderio, piuttosto che dalla necessita'.
Aggiungo, andando oltre Duroux, che l'orizzonte di filia, di amore, e' sufficientemente grande da ricomprendere in se' la necessita', che allora non e' ne' negata ne' rigettata, ma ripresa e riorientata nel movimento desiderante. Il che non ha niente di sentimentale, psicologico, moralistico.
Se nel testo greco questa sembra a prima vista una politica prepatriarcale, per Duroux, invece, e' una politica che va oltre il patriarcato, totalmente contemporanea e aperta al futuro, di cui protagoniste sono le donne.
8. REPETITA IUVANT. SCRIVIAMO ALL'AMBASCIATA DELL'IRAN IN ITALIA PER CHIEDERE CHE CESSINO PERSECUZIONI ED UCCISIONI
Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo di scrivere all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere al governo di quel paese che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
Gli indirizzi di posta elettronica cui inviare le lettere sono i seguenti: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir
*
Vi proponiamo un possibile testo essenziale:
Egregio ambasciatore,
le chiediamo di trasmettere al governo del suo Paese questa nostra richiesta che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
E' dovere di ogni persona, di ogni societa', di ogni ordinamento giuridico rispettare la vita, la dignita' e i diritti di tutte le donne e di tutti gli uomini.
Tutti gli esseri umani sono eguali in dignita' e diritti, tutti gli esseri umani hanno diritto alla vita e alla liberta'.
Siamo solidali con le donne iraniane - e con gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Distinti saluti,
Nome e cognome, luogo e data, recapito di chi scrive.
*
Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo anche di far circolare questa proposta.
Adoperiamoci affinche' tante persone, tante associazioni, tante istituzioni di tutto il mondo chiedano al governo iraniano che cessino persecuzioni e uccisioni.
Sosteniamo le donne iraniane - e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Grazie di cuore per quanto vorrete fare.
9. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE
Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it
10. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI
Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com
11. REPETITA IUVANT. TRE TESI
La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
12. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...
... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 180 del 29 giugno 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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