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[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 177
- Subject: [Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 177
- From: Centro di ricerca per la pace Centro di ricerca per la pace <centropacevt at gmail.com>
- Date: Mon, 26 Jun 2023 05:40:04 +0200
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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 177 del 26 giugno 2023
In questo numero:
1. Pace, disarmo, smilitarizzazione
2. A Viterbo una settimana di incontri di studio e un appello al presidente statunitense Biden per la liberazione di Leonard Peltier, da 47 anni detenuto innocente
3. Tribunale delle donne per le donne in migrazione. Da vittime a testimoni. Sintesi della prima seduta del Tribunale (27 maggio 2023, Casa internazionale delle donne di Roma): le testimonianze delle donne afghane
4. Amnesty International: Urge clemency for native american activist
5. Raccolta fondi per aiutare la Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" a fare fronte ai danni subìti a causa dell'alluvione del 16 e 17 maggio 2023
6. Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessino persecuzioni ed uccisioni
7. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
8. Alcuni riferimenti utili
9. Tre tesi
10. Ripetiamo ancora una volta...
11. Omero Dellistorti: L'avvistamento
1. L'ORA. PACE, DISARMO, SMILITARIZZAZIONE
Abolire le guerre, gli eserciti, le armi.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Condividere fra tutte e tutti tutto il bene e tutti i beni.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
2. REPETITA IUVANT. A VITERBO UNA SETTIMANA DI INCONTRI DI STUDIO E UN APPELLO AL PRESIDENTE STATUNITENSE BIDEN PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER, DA 47 ANNI DETENUTO INNOCENTE
Da lunedi' 19 a sabato 24 giugno 2023 a Viterbo, tutte le mattine presso la sede del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera", si sono svolti sei incontri di studio conclusi con un appello al presidente statunitense Biden per la liberazione di Leonard Peltier, da 47 anni detenuto innocente.
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Il primo incontro, lunedi' 19 giugno, ha avuto per tema le lotte dei popoli nativi americani contro il genocidio, l'etnocicio e l'ecocidio svoltesi nel corso del XX secolo e in questo primo quarto del XXI.
Il secondo incontro, martedi' 20 giugno, ha avuto per oggetto specifico la storia dell'American Indian Movement dalla sua fondazione nel 1968 ad oggi.
Nel terzo incontro, mercoledi' 21 giugno, ci si e' concentrati sulla figura e la testimonianza di Leonard Peltier.
Il quarto incontro, giovedi' 22 giugno, e' stato dedicato alla ricostruzione dei "fatti di Oglala" del 26 giugno 1975; ma anche del contesto dei numerosi omicidi mirati di militanti dell'American Indian Movement nella riserva di Pine Ridge assassinati dagli squadroni della morte sostenuti dall'Fbi; ed infine dei processi che ai fatti del 26 giugno 1975 sono seguiti, ed in particolare della persecuzione subita da Leonard Peltier, condannato innocente da una giuria razzista sulla base di "prove" false e di "testimonianze" altrettanto false.
Il quinto incontro, venerdi' 23 giugno, ha ricostruito la persecuzione dell'American Indian Movement e di altri movimenti antirazzisti da parte dell'Fbi con il famigerato programma "Cointelpro".
Nel sesto incontro, sabato 24 giugno, sono state illustrate le principali iniziative attuali - ed in particolare quelle italiane ed europee - di solidarieta' con Leonard Peltier e con la lotta dei popoli nativi americani contro il genocidio, l'etnocicio e l'ecocidio.
Al termine di ciascuno dei sei incontri le persone partecipanti hanno rinnovato l'appello al presidente statunitense Biden affinche' conceda finalmente la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
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Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni e' detenuto innocente in un carcere di massima sicurezza statunitense.
Condannato all'ergastolo da una giuria razzista, e' stato dimostrato che le cosiddette "testimonianze" contro di lui erano del tutto false, e che le cosiddette "prove" contro di lui erano anch'esse false.
Lo stesso pubblico ministero che sostenne l'accusa contro di lui ha successivamente riconosciuto l'errore giudiziario e chiesto la sua liberazione.
La liberazione di Leonard Peltier e' stata chiesta da innumerevoli prestigiose personalita' come Nelson Mandela e madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu e Shirin Ebadi, papa Francesco e il compianto presidente del Parlamento Europeo David Sassoli. Due anni fa proprio David Sassoli fu autorevole voce di una rinnovata campagna per la liberazione di Leonard Peltier che coinvolse innumerevoli persone, associazioni ed istituzioni italiane, tra cui i sindaci di alcune delle principali citta'.
L'Onu ha chiesto la liberazione di Leonard Peltier.
Amnesty International ha chiesto la liberazione di Leonard Peltier.
Tutte queste voci chiedono al Presidente degli Stati Uniti d'America di concedere la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier, un simbolo della lotta dei popoli oppressi in difesa dell'umanita' intera e dell'intero mondo vivente, un uomo generoso e coraggioso, un uomo ferocemente perseguitato, un uomo ingiustamente imprigionato da quasi mezzo secolo, un uomo innocente ormai vecchio e malato.
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Nell'anniversario dello scontro a fuoco di Oglala del 26 giugno 1975, in cui furono uccisi due agenti dell'Fbi e un giovane militante dell'American Indian Movement (scontro a fuoco che faceva seguito a decine di omicidi di nativi americani da parte degli squadroni della morte sostenuti dall'Fbi nell'ambito di una scellerata campagna di persecuzione e di omicidi mirati intesa a reprimere il movimento di resistenza dei nativi americani), si svolgono in varie citta' d'Italia iniziative per la liberazione di Leonard Peltier e di solidarieta' con i popoli nativi americani in lotta contro il genocidio, l'etnocidio e l'ecocidio, in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e della Madre Terra.
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I messaggi per richiedere al Presidente statunitense Biden la grazia presidenziale (anche molto semplici, come ad esempio: "Free Leonard Peltier") possono essere inviati attraverso la seguente pagina web della Casa Bianca: www.whitehouse.gov/contact/
Per contattare il Comitato internazionale di difesa di Leonard Peltier visitare il sito: www.whoisleonardpeltier.info, e/o scrivere alla e-mail: contact at whoisleonardpeltier.info
Per una informazione essenziale sulla figura e la lotta di Leonard Peltier segnaliamo alcuni testi fondamentali:
- Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Pomezia (Roma) 1996 (ora Roberto Massari Editore, Bolsena Vt).
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002 (disponibile in edizione digitale nel sito dell'"International Leonard Peltier Defense Committee": www.whoisleonardpeltier.info).
- Michael Koch e Michael Schiffmann, Ein leben fur Freiheit. Leonard Peltier und der indianische Widerstand, TraumFaenger Verlag, Hohenthann 2016.
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, Agents of Repression: The FBI's Secret Wars Against the Black Panther Party and the American Indian Movement, South End Press, Boulder, Colorado, 1988, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, The COINTELPRO Papers: Documents from the FBI's Secret Wars Against Dissent in the United States, South End Press, Boulder, Colorado, 1990, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Dick Bancroft e Laura Waterman Wittstock, We Are Still Here. A photographic history of the American Indian Movement, Minnesota Historical Society Press, 2013.
- Roxanne Dunbar-Ortiz, An Indigenous Peoples' History of the United States, Beacon Press, Boston 2014.
Nella rete telematica e' disponibile in italiano una breve ma precisa esposizione della vicenda di Leonard Peltier con il titolo "Alcune parole per Leonard Peltier".
3. INIZIATIVE. TRIBUNALE DELLE DONNE PER LE DONNE IN MIGRAZIONE. DA VITTIME A TESTIMONI. SINTESI DELLA PRIMA SEDUTA DEL TRIBUNALE (27 MAGGIO 2023, CASA INTERNAZIONALE DELLE DONNE DI ROMA): LE TESTIMONIANZE DELLE DONNE AFGHANE
[Dal sito di "Noi donne" riprendiamo e diffondiamo]
Tribunale delle donne per le donne in migrazione. Da vittime a testimoni. Progetto sostenuto con i fondi dell'8x1000 della Tavola Valdese
Sintesi della prima seduta del Tribunale (27 maggio 2023, Casa internazionale delle donne di Roma)
Le testimonianze delle donne afghane
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Ilaria Boiano, avvocata di Differenza Donna e corresponsabile del progetto "Da vittime a testimoni. Un Tribunale delle donne per i diritti delle donne in migrazione" ha introdotto la prima seduta di questo inedito Tribunale, illustrando il progetto e il coinvolgimento delle donne migranti. Esse incontrano i vari piani della giustizia, amministrativo, penale, civile, ma non hanno in queste sedi la possibilita' di esprimere una parola autentica, che nell'incontro di oggi sara' invece ascoltata da tutte/i. Le donne afghane che oggi porteranno la loro testimonianza hanno avuto accesso ai percorsi formali per ottenere l'asilo, ma queste stesse procedure sono la causa delle difficolta' e delle fatiche incontrate nell'ingresso in Italia e nella permanenza. Le ascolteremo e alla fine produrremo un documento che prevede forme di advocacy e di sensibilizzazione dell'opinione pubblica sulle problematiche che verranno segnalate.
Neelai Barek (testimonianza, video). In Afghanistan lavorava in un'organizzazione internazionale ed era attivista per i diritti umani. E' scappata il 22 agosto e qui in Italia ha dovuto ricominciare da zero, ha incontrato una lingua e una cultura differente e per lei e' stato complicato. Ma non ha subito alcuna discriminazione culturale, anzi e' stata incoraggiata nel proseguire la sua attivita' per i diritti umani, per le donne e il popolo afghano. Frequenta un master all'università di Roma Tre con una borsa di studio. Anche in campo sanitario ha ricevuto tutte le cure per lei e il suo bambino.
Nazanin Barekzen (testimonianza, video). Ha dovuto lasciare l'Afghanistan due volte; la prima, con il governo dei talebani piu' di 20 anni fa: era bambina e con la sua famiglia si sono rifugiati in Pakistan, dove la parola migrante aveva un'accezione dispregiativa; ma la seconda volta, quando e' arrivata in Italia, questa stessa parola non ha un valore negativo. Qui si sente una donna libera, frequenta un master in cooperazione internazionale. "Si emigra per la fame o per la guerra, ma nessuno vorrebbe lasciare la propria patria. Accettate le persone migranti con le loro differenze culturali, ma con gli stessi diritti dei cittadini europei".
Mahboba Islami (testimonianza, video). Le sue qualifiche: chirurga, docente universitaria, attivista femminista di un'organizzazione a Kabul. Anche Mahboba era fuggita con il primo governo dei talebani, era andata in Iran dove ha subito molte discriminazioni in quanto donna e straniera. Nonostante gli ostacoli nell'accesso all'istruzione e' riuscita a studiare ugualmente, e poi, di ritorno in Afghanistan ha continuato gli studi, anche per contrastare la discriminazione di genere. Nel 2011 partecipa a un movimento di donne chirurghe che viene formalizzato nel 2021. Lavorano con difficolta' come mediche in una societa' maschilista dove le donne sono di fatto e di diritto "secondo sesso", e lo fanno con le persone piu' povere, con i bambini, con le donne; si trovano di fronte casi di torture subite, di violenza domestica contro donne che avrebbero leso l'onore della famiglia e della societa'. Resta in Afghanistan per continuare il suo lavoro, militando per la sua indipendenza e forza, perche' le donne sono il motore dei grandi cambiamenti. Ma poi si accorge che non era piu' possibile restare, non c'era piu' alcuna liberta'. In Italia e' stata accolta e aiutata da Differenza Donna per tutte le procedure necessarie, ma non ha visto riconoscere tutti i suoi studi e la sua professionalita', le offerte di lavoro sono di badante o lavoratrice nei ristoranti o al massimo di mediatrice culturale. "Eppure, l'Italia ha bisogno di medici ma non sfrutta le nostre professionalita'. Abbiamo lasciato il nostro paese perche' non ci permettevano di studiare e lavorare e paradossalmente abbiamo trovato la stessa situazione anche qui in Italia".
Maria Cristina Rossi, Cisda, Coordinamento italiano di sostegno alle donne afghane. Il Cisda e' nato nel 1999 durante il primo governo dei Talebani per sostenere le donne afghane, che fin dagli anni '70 lottavano contro il fondamentalismo. Ci siamo collegate con l'associazione rivoluzionaria delle donne afghane (Rawa) e da li' ha iniziato la nostra collaborazione, con un supporto reciproco. Molto abbiamo da imparare da loro. Donne che hanno imparato a muoversi nella clandestinita' per realizzare cliniche mobili, distribuzione degli aiuti, ecc. Anni difficili, eppure gli anni piu' felici, ci dice una rifugiata. Lasciare il proprio paese e' sempre una esperienza terribile, una lacerazione profonda. Molto importante e' la consapevolezza storica per capire il presente, per capire tutto cio' che ha impedito l'autodeterminazione del popolo afghano, le responsabilita' dei fondamentalisti e di quell'Occidente che ha sostenuto i signori della guerra e ha favorito poi i talebani. E' disponibile una videointervista a una giovane afghana arrivata in Germania dopo 5 anni di viaggio e di violenze lungo la rotta balcanica.
P. R. Un saluto alle donne forti e coraggiose dell'Afghanistan! Il mondo guarda senza piu' reagire a quanto accade in Afghanistan. Le donne afghane sono scese in piazza, ma non c'e' stata la stessa mobilitazione che c'e' rispetto all'Iran e all'Ucraina. Non ci puo' essere una diversita' tra donne afghane, iraniane o ucraine! La situazione in Afghanistan per le donne e' terribile: non c'e' accesso all'istruzione, non si puo' nemmeno uscire di casa senza il consenso dell'uomo, i talebani chiedono in moglie donne ancora bambine, anche se hanno altre mogli, oppure le stuprano, anche in gruppo, magari poi le uccidono e minacciano le loro famiglie terrorizzate. P. poi racconta la sua scelta di fuggire, nell'agosto 2021, in una situazione di caos e guerra civile, di andare in Pakistan e da li' chiedere asilo in vari paesi, tra i quali ha risposto anche l'Italia. Ha scelto l'Italia perche' conosceva le attiviste afghane gia' residenti nel nostro paese che le raccontavano la solidarieta' delle donne italiane.
Batool Haidari (testimonianza, video). Segnala l'esistenza di organizzazioni che presentano progetti per richiedenti asilo, dal viaggio alle operazioni postsalvataggio, spesso facenti parte di reti mafiose, che utilizzano la legislazione europea e italiana per mere ragioni di sfruttamento e di loro ritorno economico. Segnala anche la violenza verbale anche a sfondo sessuale che subiscono, in silenzio, le ragazze afghane venute in Italia per studiare. Pensavamo che in Italia ci fosse sicurezza per le donne, ma ci sono questi episodi e dobbiamo sapere a chi rivolgerci per denunciarli. Gli afghani sono un popolo mite e laborioso, ma in Italia hanno perso la voglia di lavorare e di vivere, per tutte le difficolta' affinche' la propria professione venga riconosciuta: si perde ogni fiducia. Sono risorse umane sprecate. Sono preoccupati per il loro futuro in Italia, c'e' voglia di espatriare o addirittura tornare in Afghanistan.
Madina Hassani (testimonianza, video). Madina ha 27 anni, frequenta un master all'Universita' di RomaTre, e ha lavorato per Nove onlus in Afghanistan, il che le ha consentito di conoscere un po' la lingua e la cultura italiana. Quindi per lei e' stato piu' facile adattarsi, anche se era la prima volta che si trovava ad essere una migrante. In generale ci sono molte difficolta' per le donne afghane di integrarsi nella societa' italiana, anche se e' il Paese che hanno scelto. Si lascia alle spalle tutto cio' che si e' costruito solo per ragioni di necessita' e di sicurezza, e si deve ricominciare da zero. Qui c'e' un'altra cultura, altri modi di vivere e di vestirsi. Le donne piu' anziane velate che frequentano i corsi di lingua o di formazione sono spesso oggetto di curiosita' e di discriminazione, anche se dovrebbe essere normale vestirsi come si vuole.
Sakina Hosseini (testimonianza, video). E' una rifugiata politica in Italia. "Sono qui perche' costretta, per essere madre e al contempo padre di mia figlia". Ha quarant'anni e quando stava in Afghanistan ha avuto incarichi importanti: negli organismi e istituzioni per la protezione della famiglia, contro la violenza contro le donne, per l'uguaglianza di genere. E' stata scelta dal Ministero per la questione femminile e cosi', una tra le dieci donne scelte, ha avuto la possibilita' di andare a studiare negli Stati Uniti. Anche qui in Italia continua la sua attivita' per essere la voce delle donne afghane che subiscono ogni forma di violenza in tutto il mondo. E' emigrata due volte, ad ogni avvento dei talebani, ed ogni volta "e' un dolore che ti brucia dentro". La prima volta con la famiglia e' andata in Iran e al ritorno il padre e' stato arrestato in quanto hazara e sciita, liberato poi dalla madre, donna forte e coraggiosa. Ha sposato un ingegnere che in realta' faceva l'interprete in cinque lingue e il mediatore culturale; proprio quando lei ha partorito, e' stato ucciso dai talebani. E' rimasta comunque in Afghanistan anche per consentire alla propria figlia di continuare gli studi. Dopo gli accordi di Doha tra Stati Uniti e Talebani le donne hanno continuamente chiesto alle forze internazionali di lasciare l'Afghanistan in modo graduale per consentire alle forze di sicurezza afghane di prepararsi alla resistenza, perche' altrimenti era certa la vittoria dei talebani; ma non avvenne. Sakina, che stava nella lista delle persone da uccidere, e' scappata indossando il burka da Herat a Kabul; l'alternativa era restare chiusa per sempre o rischiare. Elenca una serie di problematiche che incontrano le donne afghane in Italia: l'inserimento dei figli a scuola, non aiutati per i traumi che hanno subito; i limiti della ricongiunzione familiare a genitori e figli, che non contempla il resto della famiglia, sorelle, fratelli, ecc.; la discrepanza tra le istituzioni - Commissione, Municipio - rispetto alla concessione della protezione internazionale e all'assistenza; la discriminazione religiosa, che rende piu' difficile l'inserimento nel mondo del lavoro e la possibilita' di celebrare matrimoni e funzioni funebri secondo il rito islamico. "Ci dicono dimenticate le vostre lauree, i vostri ruoli, il vostro passato, ricominciate dalla terza media, andate a fare le badanti. Le donne in Afghanistan muoiono per le loro lotte, qui in Italia moriremo lentamente...".
Shekiba Hajizada (testimonianza, video). Laureata in agricoltura, in Afghanistan ha lavorato al Ministero per l'Agricoltura e al Ministero delle Finanze. Ha sempre cercato posizioni e ruoli importanti nella societa' afghana, ma ha perso tutti questi obiettivi con la vittoria dei Talebani. Tra le difficolta' principali in Italia c'e' la questione della lingua, una chiave di volta per inserirsi nella societa' italiana. Anche Shekiba lamenta che i lavori che le si offrono non sono adeguati (come badante o nei ristoranti). Denuncia il fatto che suo figlio che studia in India, terminati gli studi non puo' restare in India, ne' tantomeno tornare in Afghanistan - in quanto lei ha lavorato nel governo precedente - e non puo' venire in Italia, perche' il ricongiungimento familiare non lo prevede, in quanto maggiorenne.
In precedenza Nahid Akbari (testimoninanza, video) ha rilasciato la sua testimonianza, raccontando i cinque anni di viaggio per arrivare in Germania dall'Afghanistan attraverso Iran, Turchia, Grecia, Albania, Croazia. Racconta le violenze che non sono risparmiate ne' ai minori ne' alle donne incinte. Nahid testimonia le drammatiche condizioni di vita nei campi profughi, dove sono negati i diritti fondamentali come l'assistenza sanitaria o la scuola.
4. INIZIATIVE. AMNESTY INTERNATIONAL: URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
[Dal sito www.amnesty.org riprendiamo e diffondiamo questo appello del 3 aprile 2023]
3 April 2023
URGENT ACTION
URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
Native American activist Leonard Peltier has been imprisoned in the USA for over 46 years, some of which was spent in solitary confinement, serving two life sentences for murder despite concerns over the fairness of his trial. He has always maintained his innocence. Now 78 years old, he contracted COVID-19 in 2022 and suffers from several chronic health ailments, including one that is potentially fatal. Not eligible for parole again until 2024, his lawyers submitted a new petition for clemency in 2021. President Biden must grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
TAKE ACTION: WRITE AN APPEAL IN YOUR OWN WORDS OR USE THIS MODEL LETTER
President Joseph Biden
The White House
1600 Pennsylvania Ave NW
Washington, DC 20500
USA
White House Comment line: (202) 456-1111
Webform*: https://www.whitehouse.gov/contact/
* A US-based address is needed for the White House webform.
International action takers, please use AI USA's address when filling out:
Amnesty International USA
311 West 43rd St. 7th Floor,
New York, NY 10036 USA
Dear President Biden,
Leonard Peltier is a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. In 1975, during a confrontation involving AIM members, two FBI agents were killed. Leonard Peltier was convicted of their murders but has always denied killing the agents.
There are serious concerns about the fairness of proceedings leading to his trial and conviction, including for example the prosecution's withholding of evidence that might have assisted Leonard Peltier's defence.
In light of these concerns, the former US Attorney who supervised the prosecution team post-trial, James Reynolds, has since called for clemency.
Leonard Peltier is now 78 years old, has spent more than 46 years in US prisons, and has been repeatedly denied parole. There are serious concerns about Leonard Peltier's deteriorating health, including potential re-exposure to COVID-19. His lawyers submitted a new petition for clemency in 2021.
I urge you to grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
Yours sincerely,
*
ADDITIONAL INFORMATION
Leonard Peltier, an Anishinaabe-Lakota Native American, was a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. On 26 June 1975, during a confrontation involving AIM members on the Pine Ridge Indian reservation in South Dakota, FBI agents Ronald Williams and Jack Coler were shot dead. Leonard Peltier was convicted of their murders in 1977 and sentenced to two consecutive life sentences. Leonard Peltier has always denied killing the agents.
A key alleged eyewitness to the shootings was Myrtle Poor Bear, a Lakota Native woman who lived at Pine Ridge. Based on her statement that she saw Leonard Peltier kill both FBI agents, Leonard Peltier was extradited from Canada, where he had fled following the shootings. However, Myrtle Poor Bear later retracted her testimony. Although not called as a prosecution witness at trial, the trial judge refused to allow Leonard Peltier's attorneys to call Myrtle Poor Bear as a defense witness on the grounds that her testimony "could be highly prejudicial to the government". In 2000, Myrtle Poor Bear issued a public statement to say that her original testimony was a result of months of threats and harassment from FBI agents.
In 1980 documents were released to Leonard Peltier's lawyers as a result of a lawsuit under the Freedom of Information Act. The documents contained ballistics evidence which might have assisted Leonard Peltier's case, but which had been withheld by the prosecution at trial. However, in 1986, the U.S. Court of Appeal for the Eighth Circuit denied Leonard Peltier a retrial, stating that: "We recognize that there is some evidence in this record of improper conduct on the part of some FBI agents, but we are reluctant to impute even further improprieties to them."
The U.S. Parole Commission has always denied parole to Leonard Peltier on the grounds that he did not accept criminal responsibility for the murders of the two FBI agents. This is even though, after one such hearing, the Commission acknowledged that, "the prosecution has conceded the lack of any direct evidence that you personally participated in the executions of two FBI agents". Leonard Peltier would not be eligible for another parole hearing until 2024. Furthermore, James H. Reynolds, the US Attorney whose office handled the criminal case prosecution and appeal of Leonard Peltier, wrote that he supported clemency "in the best interest of Justice in considering the totality of all matters involved."
Leonard Peltier suffers from a variety of ailments, including kidney disease, Type 2 diabetes, high blood pressure, a heart condition, a degenerative joint disease, and constant shortness of breath and dizziness. A stroke in 1986 left him virtually blind in one eye. In January 2016, doctors diagnosed him with a life-threatening condition: a large and potentially fatal abdominal aortic aneurysm that could rupture at any time and would result in his death. He currently uses a walker due to limited mobility and contracted COVID-19 in 2022. He continues to be at risk of re-infection while in detention.
In 2015, several Nobel Peace Prize winners—including Archbishop Desmond Tutu—called for Leonard Peltier's release. The Standing Rock Sioux Tribe and the National Congress of American Indians have also called for his release. Leonard Peltier's attorney applied for clemency to President Biden in July 2021. President Biden committed to granting clemency on a rolling basis during his administration.
However, as of February 2023, no decision has been made on his application. He has previously sought clemency, most recently from President Obama in 2016, but his petition has been denied each time.
Due to the numerous issues at trial, the exhaustion of all his legal avenues for appeal, the amount of time he has already served, his continued maintenance of innocence along with his chronic health issues, Amnesty International supports calls for clemency for Leonard Peltier.
PREFERRED LANGUAGE TO ADDRESS TARGET: English
You can also write in your own language.
PLEASE TAKE ACTION AS SOON AS POSSIBLE UNTIL: 29 May 2023
Please check with the Amnesty office in your country if you wish to send appeals after the deadline.
NAME AND PRONOUN: Leonard Peltier - He/Him
LINK TO PREVIOUS UA: https://www.amnesty.org/en/documents/amr51/5208/2022/en/
5. APPELLI. RACCOLTA FONDI PER AIUTARE LA BIBLIOTECA LIBERTARIA "ARMANDO BORGHI" A FARE FRONTE AI DANNI SUBITI A CAUSA DELL'ALLUVIONE DEL 16 E 17 MAGGIO 2023
[Dalla Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" (e-mail: bibliotecaborghi1916 at gmail.com) riceviamo e diffondiamo con viva solidarieta']
Le inondazioni che il 16 e 17 maggio 2023 hanno colpito molte localita' dell'Emilia Romagna, compresa Castel Bolognese, hanno provocato enormi danni alla Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" (in sigla: BLAB).
In questo momento particolarmente difficile della sua vita la BLAB fa appello a tutti coloro che apprezzano la sua attivita'.
Per far fronte ai danni subìti e ripartire serviranno molto lavoro e molti soldi.
Se volete aiutarci a superare questo momento di notevole difficolta', potete inviare un contributo economico fin da ora.
Anche somme modeste possono servire.
Con il vostro aiuto, tutti insieme, ce la possiamo fare.
Per inviare le sottoscrizioni si puo' effettuare un bonifico al conto corrente bancario della BLAB, presso CREDIT AGRICOLE - Agenzia di Castel Bolognese. Il codice IBAN, intestato a Biblioteca Libertaria Armando Borghi - Soc. Coop. e': IT16 C 06230 67530 000030040805
6. REPETITA IUVANT. SCRIVIAMO ALL'AMBASCIATA DELL'IRAN IN ITALIA PER CHIEDERE CHE CESSINO PERSECUZIONI ED UCCISIONI
Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo di scrivere all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere al governo di quel paese che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
Gli indirizzi di posta elettronica cui inviare le lettere sono i seguenti: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir
*
Vi proponiamo un possibile testo essenziale:
Egregio ambasciatore,
le chiediamo di trasmettere al governo del suo Paese questa nostra richiesta che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
E' dovere di ogni persona, di ogni societa', di ogni ordinamento giuridico rispettare la vita, la dignita' e i diritti di tutte le donne e di tutti gli uomini.
Tutti gli esseri umani sono eguali in dignita' e diritti, tutti gli esseri umani hanno diritto alla vita e alla liberta'.
Siamo solidali con le donne iraniane - e con gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Distinti saluti,
Nome e cognome, luogo e data, recapito di chi scrive.
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Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo anche di far circolare questa proposta.
Adoperiamoci affinche' tante persone, tante associazioni, tante istituzioni di tutto il mondo chiedano al governo iraniano che cessino persecuzioni e uccisioni.
Sosteniamo le donne iraniane - e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Grazie di cuore per quanto vorrete fare.
7. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE
Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it
8. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI
Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com
9. REPETITA IUVANT. TRE TESI
La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
10. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...
... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
11. NELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: L'AVVISTAMENTO
- Secondo te, che e' quello?
- Dove?
- La'.
- Io non vedo niente.
- Per forza, se non usi il binocolo.
- Passa.
- Ecco.
- Dove?
- La'.
- Ah.
- Che vedi?
- Qualche cosa c'e'.
- Si', ma che e'?
- E che ne so?
- Per me sono naufraghi.
- Puo' essere.
- Che faccio, avviso?
- Prima bisogna essere sicuri, lo sai.
- Apposta ho chiesto pure a te di vedere.
- E io ho guardato, e qualche cosa ho visto, ma se sono naufraghi non lo so.
- E allora?
- Allora niente.
- Niente?
- Niente.
- Pero' nel dubbio...
- Nel dubbio che?
- Come si dice? In dubio pro reo.
- E che significa?
- Che nel dubbio si deve salvare il reo.
- E chi lo dice che quelli sono rei? Magari sono innocenti.
- E allora?
- E allora niente.
- Passami il binocolo che voglio guardare ancora.
- Tieni.
- Grazie.
- E di che?
- Ecco, ecco, adesso vedo meglio. E' uno, o due, non vedo bene pero' sono persone.
- Persone?
- Si', una o due. Secondo me sono due.
- E che fanno?
- Come che fanno? Nuotano.
- Ah, nuotano.
- Chiamo per i soccorsi.
- Aspetta, fammi vedere pure a me prima di fare una fesseria.
- Tieni, guarda.
- E' vero, sono due. Sembra che litighino.
- A me sembrava che nuotassero.
- A me sembra che litighino.
- Vabbe', magari litigano, e allora?
- Se litigano e' un'altra questione.
- Un'altra questione rispetto a che?
- Al fatto che nuotino, no?
- E che cambia?
- Cambia che se nuotano nuotano e se litigano litigano.
- Vabbe', io chiamo i soccorsi, eh?
- Adesso ne vedo un altro.
- Un altro?
- Si', sono tre. Almeno.
- Fammi un po' vedere.
- Guarda.
- E' vero. tre. E una mi sembra una donna.
- Quale?
- Quella ultima.
- Fammi un po' vedere.
- Tieni.
- E ci hai ragione, pare una donna.
- Pare si'.
- Certo che con tutti quegli stracci non e' che si vede bene.
- Si' che si vede bene, non hai visto i capelli?
- E che vuol dire? Pure i maschi possono averci i capelli lunghi, no?
- Pero' quella e' una donna.
- Puo' darsi di si', pero' con tutti quegli stracci non si puo' dire. Se ci aveva un po' di cervello li buttava, no?
- Eh.
- Cosi' si vedeva bene.
- Eh.
- E si vedeva pure se valeva la pena di guardarla, no?
- Eh.
- Eh.
- Vabbe', adesso chiamo i soccorsi.
- Aspetta, aspetta, guarda, guarda un po'.
- Che, che?
- Un altro paio, e queste sono femmine sputate. Guarda che fisico.
- Passa, passa 'sto binocolo.
- Guarda.
- Sorbole.
- Eh.
- Che sventole.
- Eh.
- Che saranno, arabe, indiane, cinesi?
- E che ne so? Pero' di sicuro sono due belle figliole.
- Eccome. Bellezze al bagno.
- E come mamma le ha fatte.
- Giovani e sveglie, l'hanno capita subito che dovevano buttare via gli stracci.
- Tutte le ragazze lo sanno. Le ragazze che ci hanno la giusta mercanzia.
- E si sa.
- E si sa si'.
- Che si fa, si chiamano i soccorsi?
- Aspetta, aspetta un attimo. Dov'e' che stava quell'altro binocolo?
- Nel cassetto di sotto.
- Okay. Un binocolo per uno.
- Un binocolo per uno non fa male a nessuno.
- Dove sono finiti i due che stavano davanti?
- Non si vedono piu'.
- Meglio, che disturbavano la visuale.
- E guastavano il panorama.
- Neppure la stracciona si vede piu'.
- Gia'.
- Pero' le due fanciulle, eh?
- Eh. Roba di prima scelta.
- Di primissima scelta.
- Guarda, guarda.
- Ho visto, ho visto.
- Ecco dov'e' la soddisfazione di fare 'sto schifo di lavoro.
- Tutti i giorni dovrebbe capitare.
- Parole sante.
- Che si fa, si chiamano 'sti soccorsi?
- E che fretta c'e'?
- Gia', che fretta c'e'.
- Guarda che roba.
- Io quando vedo femmine cosi' mi scordo pure di essere razzista.
- Le donne, quando sono ben fatte, bisognerebbe farle entrare tutte. Dovrebbero fare una legge apposta.
- Le brecchie, invece, ai pesci.
- Ai pesci, ai pesci.
- Ma che fanno? Che fanno? Vanno sotto?
- No, una eccola ancora. Ma che fa, va giu' pure questa?
- Ma dimmi tu se devono annegare proprio adesso che erano quasi arrivate.
- Due belle figlie cosi'.
- Che tragedia.
- Che tragedia.
- Che si fa?
- E che si fa? Niente. Non c'e' piu' nessuno da salvare.
- Che lavoraccio.
- Per fortuna che adesso arrivano le ferie. Tu dove vai?
- In Thailandia, a fare il turismo sessuale pedofilo. E tu?
- No, io prendo una casa in affitto al mare, ci piazzo moglie e figli e io resto in citta' e mi dedico al dialogo interculturale con le belle figlie dell'amore che attendono sul ciglio della strada il latin lover che e' in me.
- Le ferie sono sempre le ferie.
- Il riposo del guerriero.
- Quanto manca alla fine del turno?
- Meno di tre ore.
- Io mangio qualche cosa, e tu?
- Come no. Un lavoro impegnativo come il nostro in cui si salvano vite umane richiede di essere sempre in forze, vigili e scattanti.
- Ci dovrebbero dare pure una medaglia, no?
- Di sicuro. E pure un bonus.
*********************
DONNA, VITA, LIBERTA'
*********************
A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 177 del 26 giugno 2023
*
Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 177 del 26 giugno 2023
In questo numero:
1. Pace, disarmo, smilitarizzazione
2. A Viterbo una settimana di incontri di studio e un appello al presidente statunitense Biden per la liberazione di Leonard Peltier, da 47 anni detenuto innocente
3. Tribunale delle donne per le donne in migrazione. Da vittime a testimoni. Sintesi della prima seduta del Tribunale (27 maggio 2023, Casa internazionale delle donne di Roma): le testimonianze delle donne afghane
4. Amnesty International: Urge clemency for native american activist
5. Raccolta fondi per aiutare la Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" a fare fronte ai danni subìti a causa dell'alluvione del 16 e 17 maggio 2023
6. Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessino persecuzioni ed uccisioni
7. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
8. Alcuni riferimenti utili
9. Tre tesi
10. Ripetiamo ancora una volta...
11. Omero Dellistorti: L'avvistamento
1. L'ORA. PACE, DISARMO, SMILITARIZZAZIONE
Abolire le guerre, gli eserciti, le armi.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Condividere fra tutte e tutti tutto il bene e tutti i beni.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
2. REPETITA IUVANT. A VITERBO UNA SETTIMANA DI INCONTRI DI STUDIO E UN APPELLO AL PRESIDENTE STATUNITENSE BIDEN PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER, DA 47 ANNI DETENUTO INNOCENTE
Da lunedi' 19 a sabato 24 giugno 2023 a Viterbo, tutte le mattine presso la sede del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera", si sono svolti sei incontri di studio conclusi con un appello al presidente statunitense Biden per la liberazione di Leonard Peltier, da 47 anni detenuto innocente.
*
Il primo incontro, lunedi' 19 giugno, ha avuto per tema le lotte dei popoli nativi americani contro il genocidio, l'etnocicio e l'ecocidio svoltesi nel corso del XX secolo e in questo primo quarto del XXI.
Il secondo incontro, martedi' 20 giugno, ha avuto per oggetto specifico la storia dell'American Indian Movement dalla sua fondazione nel 1968 ad oggi.
Nel terzo incontro, mercoledi' 21 giugno, ci si e' concentrati sulla figura e la testimonianza di Leonard Peltier.
Il quarto incontro, giovedi' 22 giugno, e' stato dedicato alla ricostruzione dei "fatti di Oglala" del 26 giugno 1975; ma anche del contesto dei numerosi omicidi mirati di militanti dell'American Indian Movement nella riserva di Pine Ridge assassinati dagli squadroni della morte sostenuti dall'Fbi; ed infine dei processi che ai fatti del 26 giugno 1975 sono seguiti, ed in particolare della persecuzione subita da Leonard Peltier, condannato innocente da una giuria razzista sulla base di "prove" false e di "testimonianze" altrettanto false.
Il quinto incontro, venerdi' 23 giugno, ha ricostruito la persecuzione dell'American Indian Movement e di altri movimenti antirazzisti da parte dell'Fbi con il famigerato programma "Cointelpro".
Nel sesto incontro, sabato 24 giugno, sono state illustrate le principali iniziative attuali - ed in particolare quelle italiane ed europee - di solidarieta' con Leonard Peltier e con la lotta dei popoli nativi americani contro il genocidio, l'etnocicio e l'ecocidio.
Al termine di ciascuno dei sei incontri le persone partecipanti hanno rinnovato l'appello al presidente statunitense Biden affinche' conceda finalmente la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
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Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni e' detenuto innocente in un carcere di massima sicurezza statunitense.
Condannato all'ergastolo da una giuria razzista, e' stato dimostrato che le cosiddette "testimonianze" contro di lui erano del tutto false, e che le cosiddette "prove" contro di lui erano anch'esse false.
Lo stesso pubblico ministero che sostenne l'accusa contro di lui ha successivamente riconosciuto l'errore giudiziario e chiesto la sua liberazione.
La liberazione di Leonard Peltier e' stata chiesta da innumerevoli prestigiose personalita' come Nelson Mandela e madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu e Shirin Ebadi, papa Francesco e il compianto presidente del Parlamento Europeo David Sassoli. Due anni fa proprio David Sassoli fu autorevole voce di una rinnovata campagna per la liberazione di Leonard Peltier che coinvolse innumerevoli persone, associazioni ed istituzioni italiane, tra cui i sindaci di alcune delle principali citta'.
L'Onu ha chiesto la liberazione di Leonard Peltier.
Amnesty International ha chiesto la liberazione di Leonard Peltier.
Tutte queste voci chiedono al Presidente degli Stati Uniti d'America di concedere la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier, un simbolo della lotta dei popoli oppressi in difesa dell'umanita' intera e dell'intero mondo vivente, un uomo generoso e coraggioso, un uomo ferocemente perseguitato, un uomo ingiustamente imprigionato da quasi mezzo secolo, un uomo innocente ormai vecchio e malato.
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Nell'anniversario dello scontro a fuoco di Oglala del 26 giugno 1975, in cui furono uccisi due agenti dell'Fbi e un giovane militante dell'American Indian Movement (scontro a fuoco che faceva seguito a decine di omicidi di nativi americani da parte degli squadroni della morte sostenuti dall'Fbi nell'ambito di una scellerata campagna di persecuzione e di omicidi mirati intesa a reprimere il movimento di resistenza dei nativi americani), si svolgono in varie citta' d'Italia iniziative per la liberazione di Leonard Peltier e di solidarieta' con i popoli nativi americani in lotta contro il genocidio, l'etnocidio e l'ecocidio, in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e della Madre Terra.
*
I messaggi per richiedere al Presidente statunitense Biden la grazia presidenziale (anche molto semplici, come ad esempio: "Free Leonard Peltier") possono essere inviati attraverso la seguente pagina web della Casa Bianca: www.whitehouse.gov/contact/
Per contattare il Comitato internazionale di difesa di Leonard Peltier visitare il sito: www.whoisleonardpeltier.info, e/o scrivere alla e-mail: contact at whoisleonardpeltier.info
Per una informazione essenziale sulla figura e la lotta di Leonard Peltier segnaliamo alcuni testi fondamentali:
- Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Pomezia (Roma) 1996 (ora Roberto Massari Editore, Bolsena Vt).
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002 (disponibile in edizione digitale nel sito dell'"International Leonard Peltier Defense Committee": www.whoisleonardpeltier.info).
- Michael Koch e Michael Schiffmann, Ein leben fur Freiheit. Leonard Peltier und der indianische Widerstand, TraumFaenger Verlag, Hohenthann 2016.
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, Agents of Repression: The FBI's Secret Wars Against the Black Panther Party and the American Indian Movement, South End Press, Boulder, Colorado, 1988, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, The COINTELPRO Papers: Documents from the FBI's Secret Wars Against Dissent in the United States, South End Press, Boulder, Colorado, 1990, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Dick Bancroft e Laura Waterman Wittstock, We Are Still Here. A photographic history of the American Indian Movement, Minnesota Historical Society Press, 2013.
- Roxanne Dunbar-Ortiz, An Indigenous Peoples' History of the United States, Beacon Press, Boston 2014.
Nella rete telematica e' disponibile in italiano una breve ma precisa esposizione della vicenda di Leonard Peltier con il titolo "Alcune parole per Leonard Peltier".
3. INIZIATIVE. TRIBUNALE DELLE DONNE PER LE DONNE IN MIGRAZIONE. DA VITTIME A TESTIMONI. SINTESI DELLA PRIMA SEDUTA DEL TRIBUNALE (27 MAGGIO 2023, CASA INTERNAZIONALE DELLE DONNE DI ROMA): LE TESTIMONIANZE DELLE DONNE AFGHANE
[Dal sito di "Noi donne" riprendiamo e diffondiamo]
Tribunale delle donne per le donne in migrazione. Da vittime a testimoni. Progetto sostenuto con i fondi dell'8x1000 della Tavola Valdese
Sintesi della prima seduta del Tribunale (27 maggio 2023, Casa internazionale delle donne di Roma)
Le testimonianze delle donne afghane
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Ilaria Boiano, avvocata di Differenza Donna e corresponsabile del progetto "Da vittime a testimoni. Un Tribunale delle donne per i diritti delle donne in migrazione" ha introdotto la prima seduta di questo inedito Tribunale, illustrando il progetto e il coinvolgimento delle donne migranti. Esse incontrano i vari piani della giustizia, amministrativo, penale, civile, ma non hanno in queste sedi la possibilita' di esprimere una parola autentica, che nell'incontro di oggi sara' invece ascoltata da tutte/i. Le donne afghane che oggi porteranno la loro testimonianza hanno avuto accesso ai percorsi formali per ottenere l'asilo, ma queste stesse procedure sono la causa delle difficolta' e delle fatiche incontrate nell'ingresso in Italia e nella permanenza. Le ascolteremo e alla fine produrremo un documento che prevede forme di advocacy e di sensibilizzazione dell'opinione pubblica sulle problematiche che verranno segnalate.
Neelai Barek (testimonianza, video). In Afghanistan lavorava in un'organizzazione internazionale ed era attivista per i diritti umani. E' scappata il 22 agosto e qui in Italia ha dovuto ricominciare da zero, ha incontrato una lingua e una cultura differente e per lei e' stato complicato. Ma non ha subito alcuna discriminazione culturale, anzi e' stata incoraggiata nel proseguire la sua attivita' per i diritti umani, per le donne e il popolo afghano. Frequenta un master all'università di Roma Tre con una borsa di studio. Anche in campo sanitario ha ricevuto tutte le cure per lei e il suo bambino.
Nazanin Barekzen (testimonianza, video). Ha dovuto lasciare l'Afghanistan due volte; la prima, con il governo dei talebani piu' di 20 anni fa: era bambina e con la sua famiglia si sono rifugiati in Pakistan, dove la parola migrante aveva un'accezione dispregiativa; ma la seconda volta, quando e' arrivata in Italia, questa stessa parola non ha un valore negativo. Qui si sente una donna libera, frequenta un master in cooperazione internazionale. "Si emigra per la fame o per la guerra, ma nessuno vorrebbe lasciare la propria patria. Accettate le persone migranti con le loro differenze culturali, ma con gli stessi diritti dei cittadini europei".
Mahboba Islami (testimonianza, video). Le sue qualifiche: chirurga, docente universitaria, attivista femminista di un'organizzazione a Kabul. Anche Mahboba era fuggita con il primo governo dei talebani, era andata in Iran dove ha subito molte discriminazioni in quanto donna e straniera. Nonostante gli ostacoli nell'accesso all'istruzione e' riuscita a studiare ugualmente, e poi, di ritorno in Afghanistan ha continuato gli studi, anche per contrastare la discriminazione di genere. Nel 2011 partecipa a un movimento di donne chirurghe che viene formalizzato nel 2021. Lavorano con difficolta' come mediche in una societa' maschilista dove le donne sono di fatto e di diritto "secondo sesso", e lo fanno con le persone piu' povere, con i bambini, con le donne; si trovano di fronte casi di torture subite, di violenza domestica contro donne che avrebbero leso l'onore della famiglia e della societa'. Resta in Afghanistan per continuare il suo lavoro, militando per la sua indipendenza e forza, perche' le donne sono il motore dei grandi cambiamenti. Ma poi si accorge che non era piu' possibile restare, non c'era piu' alcuna liberta'. In Italia e' stata accolta e aiutata da Differenza Donna per tutte le procedure necessarie, ma non ha visto riconoscere tutti i suoi studi e la sua professionalita', le offerte di lavoro sono di badante o lavoratrice nei ristoranti o al massimo di mediatrice culturale. "Eppure, l'Italia ha bisogno di medici ma non sfrutta le nostre professionalita'. Abbiamo lasciato il nostro paese perche' non ci permettevano di studiare e lavorare e paradossalmente abbiamo trovato la stessa situazione anche qui in Italia".
Maria Cristina Rossi, Cisda, Coordinamento italiano di sostegno alle donne afghane. Il Cisda e' nato nel 1999 durante il primo governo dei Talebani per sostenere le donne afghane, che fin dagli anni '70 lottavano contro il fondamentalismo. Ci siamo collegate con l'associazione rivoluzionaria delle donne afghane (Rawa) e da li' ha iniziato la nostra collaborazione, con un supporto reciproco. Molto abbiamo da imparare da loro. Donne che hanno imparato a muoversi nella clandestinita' per realizzare cliniche mobili, distribuzione degli aiuti, ecc. Anni difficili, eppure gli anni piu' felici, ci dice una rifugiata. Lasciare il proprio paese e' sempre una esperienza terribile, una lacerazione profonda. Molto importante e' la consapevolezza storica per capire il presente, per capire tutto cio' che ha impedito l'autodeterminazione del popolo afghano, le responsabilita' dei fondamentalisti e di quell'Occidente che ha sostenuto i signori della guerra e ha favorito poi i talebani. E' disponibile una videointervista a una giovane afghana arrivata in Germania dopo 5 anni di viaggio e di violenze lungo la rotta balcanica.
P. R. Un saluto alle donne forti e coraggiose dell'Afghanistan! Il mondo guarda senza piu' reagire a quanto accade in Afghanistan. Le donne afghane sono scese in piazza, ma non c'e' stata la stessa mobilitazione che c'e' rispetto all'Iran e all'Ucraina. Non ci puo' essere una diversita' tra donne afghane, iraniane o ucraine! La situazione in Afghanistan per le donne e' terribile: non c'e' accesso all'istruzione, non si puo' nemmeno uscire di casa senza il consenso dell'uomo, i talebani chiedono in moglie donne ancora bambine, anche se hanno altre mogli, oppure le stuprano, anche in gruppo, magari poi le uccidono e minacciano le loro famiglie terrorizzate. P. poi racconta la sua scelta di fuggire, nell'agosto 2021, in una situazione di caos e guerra civile, di andare in Pakistan e da li' chiedere asilo in vari paesi, tra i quali ha risposto anche l'Italia. Ha scelto l'Italia perche' conosceva le attiviste afghane gia' residenti nel nostro paese che le raccontavano la solidarieta' delle donne italiane.
Batool Haidari (testimonianza, video). Segnala l'esistenza di organizzazioni che presentano progetti per richiedenti asilo, dal viaggio alle operazioni postsalvataggio, spesso facenti parte di reti mafiose, che utilizzano la legislazione europea e italiana per mere ragioni di sfruttamento e di loro ritorno economico. Segnala anche la violenza verbale anche a sfondo sessuale che subiscono, in silenzio, le ragazze afghane venute in Italia per studiare. Pensavamo che in Italia ci fosse sicurezza per le donne, ma ci sono questi episodi e dobbiamo sapere a chi rivolgerci per denunciarli. Gli afghani sono un popolo mite e laborioso, ma in Italia hanno perso la voglia di lavorare e di vivere, per tutte le difficolta' affinche' la propria professione venga riconosciuta: si perde ogni fiducia. Sono risorse umane sprecate. Sono preoccupati per il loro futuro in Italia, c'e' voglia di espatriare o addirittura tornare in Afghanistan.
Madina Hassani (testimonianza, video). Madina ha 27 anni, frequenta un master all'Universita' di RomaTre, e ha lavorato per Nove onlus in Afghanistan, il che le ha consentito di conoscere un po' la lingua e la cultura italiana. Quindi per lei e' stato piu' facile adattarsi, anche se era la prima volta che si trovava ad essere una migrante. In generale ci sono molte difficolta' per le donne afghane di integrarsi nella societa' italiana, anche se e' il Paese che hanno scelto. Si lascia alle spalle tutto cio' che si e' costruito solo per ragioni di necessita' e di sicurezza, e si deve ricominciare da zero. Qui c'e' un'altra cultura, altri modi di vivere e di vestirsi. Le donne piu' anziane velate che frequentano i corsi di lingua o di formazione sono spesso oggetto di curiosita' e di discriminazione, anche se dovrebbe essere normale vestirsi come si vuole.
Sakina Hosseini (testimonianza, video). E' una rifugiata politica in Italia. "Sono qui perche' costretta, per essere madre e al contempo padre di mia figlia". Ha quarant'anni e quando stava in Afghanistan ha avuto incarichi importanti: negli organismi e istituzioni per la protezione della famiglia, contro la violenza contro le donne, per l'uguaglianza di genere. E' stata scelta dal Ministero per la questione femminile e cosi', una tra le dieci donne scelte, ha avuto la possibilita' di andare a studiare negli Stati Uniti. Anche qui in Italia continua la sua attivita' per essere la voce delle donne afghane che subiscono ogni forma di violenza in tutto il mondo. E' emigrata due volte, ad ogni avvento dei talebani, ed ogni volta "e' un dolore che ti brucia dentro". La prima volta con la famiglia e' andata in Iran e al ritorno il padre e' stato arrestato in quanto hazara e sciita, liberato poi dalla madre, donna forte e coraggiosa. Ha sposato un ingegnere che in realta' faceva l'interprete in cinque lingue e il mediatore culturale; proprio quando lei ha partorito, e' stato ucciso dai talebani. E' rimasta comunque in Afghanistan anche per consentire alla propria figlia di continuare gli studi. Dopo gli accordi di Doha tra Stati Uniti e Talebani le donne hanno continuamente chiesto alle forze internazionali di lasciare l'Afghanistan in modo graduale per consentire alle forze di sicurezza afghane di prepararsi alla resistenza, perche' altrimenti era certa la vittoria dei talebani; ma non avvenne. Sakina, che stava nella lista delle persone da uccidere, e' scappata indossando il burka da Herat a Kabul; l'alternativa era restare chiusa per sempre o rischiare. Elenca una serie di problematiche che incontrano le donne afghane in Italia: l'inserimento dei figli a scuola, non aiutati per i traumi che hanno subito; i limiti della ricongiunzione familiare a genitori e figli, che non contempla il resto della famiglia, sorelle, fratelli, ecc.; la discrepanza tra le istituzioni - Commissione, Municipio - rispetto alla concessione della protezione internazionale e all'assistenza; la discriminazione religiosa, che rende piu' difficile l'inserimento nel mondo del lavoro e la possibilita' di celebrare matrimoni e funzioni funebri secondo il rito islamico. "Ci dicono dimenticate le vostre lauree, i vostri ruoli, il vostro passato, ricominciate dalla terza media, andate a fare le badanti. Le donne in Afghanistan muoiono per le loro lotte, qui in Italia moriremo lentamente...".
Shekiba Hajizada (testimonianza, video). Laureata in agricoltura, in Afghanistan ha lavorato al Ministero per l'Agricoltura e al Ministero delle Finanze. Ha sempre cercato posizioni e ruoli importanti nella societa' afghana, ma ha perso tutti questi obiettivi con la vittoria dei Talebani. Tra le difficolta' principali in Italia c'e' la questione della lingua, una chiave di volta per inserirsi nella societa' italiana. Anche Shekiba lamenta che i lavori che le si offrono non sono adeguati (come badante o nei ristoranti). Denuncia il fatto che suo figlio che studia in India, terminati gli studi non puo' restare in India, ne' tantomeno tornare in Afghanistan - in quanto lei ha lavorato nel governo precedente - e non puo' venire in Italia, perche' il ricongiungimento familiare non lo prevede, in quanto maggiorenne.
In precedenza Nahid Akbari (testimoninanza, video) ha rilasciato la sua testimonianza, raccontando i cinque anni di viaggio per arrivare in Germania dall'Afghanistan attraverso Iran, Turchia, Grecia, Albania, Croazia. Racconta le violenze che non sono risparmiate ne' ai minori ne' alle donne incinte. Nahid testimonia le drammatiche condizioni di vita nei campi profughi, dove sono negati i diritti fondamentali come l'assistenza sanitaria o la scuola.
4. INIZIATIVE. AMNESTY INTERNATIONAL: URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
[Dal sito www.amnesty.org riprendiamo e diffondiamo questo appello del 3 aprile 2023]
3 April 2023
URGENT ACTION
URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
Native American activist Leonard Peltier has been imprisoned in the USA for over 46 years, some of which was spent in solitary confinement, serving two life sentences for murder despite concerns over the fairness of his trial. He has always maintained his innocence. Now 78 years old, he contracted COVID-19 in 2022 and suffers from several chronic health ailments, including one that is potentially fatal. Not eligible for parole again until 2024, his lawyers submitted a new petition for clemency in 2021. President Biden must grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
TAKE ACTION: WRITE AN APPEAL IN YOUR OWN WORDS OR USE THIS MODEL LETTER
President Joseph Biden
The White House
1600 Pennsylvania Ave NW
Washington, DC 20500
USA
White House Comment line: (202) 456-1111
Webform*: https://www.whitehouse.gov/contact/
* A US-based address is needed for the White House webform.
International action takers, please use AI USA's address when filling out:
Amnesty International USA
311 West 43rd St. 7th Floor,
New York, NY 10036 USA
Dear President Biden,
Leonard Peltier is a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. In 1975, during a confrontation involving AIM members, two FBI agents were killed. Leonard Peltier was convicted of their murders but has always denied killing the agents.
There are serious concerns about the fairness of proceedings leading to his trial and conviction, including for example the prosecution's withholding of evidence that might have assisted Leonard Peltier's defence.
In light of these concerns, the former US Attorney who supervised the prosecution team post-trial, James Reynolds, has since called for clemency.
Leonard Peltier is now 78 years old, has spent more than 46 years in US prisons, and has been repeatedly denied parole. There are serious concerns about Leonard Peltier's deteriorating health, including potential re-exposure to COVID-19. His lawyers submitted a new petition for clemency in 2021.
I urge you to grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
Yours sincerely,
*
ADDITIONAL INFORMATION
Leonard Peltier, an Anishinaabe-Lakota Native American, was a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. On 26 June 1975, during a confrontation involving AIM members on the Pine Ridge Indian reservation in South Dakota, FBI agents Ronald Williams and Jack Coler were shot dead. Leonard Peltier was convicted of their murders in 1977 and sentenced to two consecutive life sentences. Leonard Peltier has always denied killing the agents.
A key alleged eyewitness to the shootings was Myrtle Poor Bear, a Lakota Native woman who lived at Pine Ridge. Based on her statement that she saw Leonard Peltier kill both FBI agents, Leonard Peltier was extradited from Canada, where he had fled following the shootings. However, Myrtle Poor Bear later retracted her testimony. Although not called as a prosecution witness at trial, the trial judge refused to allow Leonard Peltier's attorneys to call Myrtle Poor Bear as a defense witness on the grounds that her testimony "could be highly prejudicial to the government". In 2000, Myrtle Poor Bear issued a public statement to say that her original testimony was a result of months of threats and harassment from FBI agents.
In 1980 documents were released to Leonard Peltier's lawyers as a result of a lawsuit under the Freedom of Information Act. The documents contained ballistics evidence which might have assisted Leonard Peltier's case, but which had been withheld by the prosecution at trial. However, in 1986, the U.S. Court of Appeal for the Eighth Circuit denied Leonard Peltier a retrial, stating that: "We recognize that there is some evidence in this record of improper conduct on the part of some FBI agents, but we are reluctant to impute even further improprieties to them."
The U.S. Parole Commission has always denied parole to Leonard Peltier on the grounds that he did not accept criminal responsibility for the murders of the two FBI agents. This is even though, after one such hearing, the Commission acknowledged that, "the prosecution has conceded the lack of any direct evidence that you personally participated in the executions of two FBI agents". Leonard Peltier would not be eligible for another parole hearing until 2024. Furthermore, James H. Reynolds, the US Attorney whose office handled the criminal case prosecution and appeal of Leonard Peltier, wrote that he supported clemency "in the best interest of Justice in considering the totality of all matters involved."
Leonard Peltier suffers from a variety of ailments, including kidney disease, Type 2 diabetes, high blood pressure, a heart condition, a degenerative joint disease, and constant shortness of breath and dizziness. A stroke in 1986 left him virtually blind in one eye. In January 2016, doctors diagnosed him with a life-threatening condition: a large and potentially fatal abdominal aortic aneurysm that could rupture at any time and would result in his death. He currently uses a walker due to limited mobility and contracted COVID-19 in 2022. He continues to be at risk of re-infection while in detention.
In 2015, several Nobel Peace Prize winners—including Archbishop Desmond Tutu—called for Leonard Peltier's release. The Standing Rock Sioux Tribe and the National Congress of American Indians have also called for his release. Leonard Peltier's attorney applied for clemency to President Biden in July 2021. President Biden committed to granting clemency on a rolling basis during his administration.
However, as of February 2023, no decision has been made on his application. He has previously sought clemency, most recently from President Obama in 2016, but his petition has been denied each time.
Due to the numerous issues at trial, the exhaustion of all his legal avenues for appeal, the amount of time he has already served, his continued maintenance of innocence along with his chronic health issues, Amnesty International supports calls for clemency for Leonard Peltier.
PREFERRED LANGUAGE TO ADDRESS TARGET: English
You can also write in your own language.
PLEASE TAKE ACTION AS SOON AS POSSIBLE UNTIL: 29 May 2023
Please check with the Amnesty office in your country if you wish to send appeals after the deadline.
NAME AND PRONOUN: Leonard Peltier - He/Him
LINK TO PREVIOUS UA: https://www.amnesty.org/en/documents/amr51/5208/2022/en/
5. APPELLI. RACCOLTA FONDI PER AIUTARE LA BIBLIOTECA LIBERTARIA "ARMANDO BORGHI" A FARE FRONTE AI DANNI SUBITI A CAUSA DELL'ALLUVIONE DEL 16 E 17 MAGGIO 2023
[Dalla Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" (e-mail: bibliotecaborghi1916 at gmail.com) riceviamo e diffondiamo con viva solidarieta']
Le inondazioni che il 16 e 17 maggio 2023 hanno colpito molte localita' dell'Emilia Romagna, compresa Castel Bolognese, hanno provocato enormi danni alla Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" (in sigla: BLAB).
In questo momento particolarmente difficile della sua vita la BLAB fa appello a tutti coloro che apprezzano la sua attivita'.
Per far fronte ai danni subìti e ripartire serviranno molto lavoro e molti soldi.
Se volete aiutarci a superare questo momento di notevole difficolta', potete inviare un contributo economico fin da ora.
Anche somme modeste possono servire.
Con il vostro aiuto, tutti insieme, ce la possiamo fare.
Per inviare le sottoscrizioni si puo' effettuare un bonifico al conto corrente bancario della BLAB, presso CREDIT AGRICOLE - Agenzia di Castel Bolognese. Il codice IBAN, intestato a Biblioteca Libertaria Armando Borghi - Soc. Coop. e': IT16 C 06230 67530 000030040805
6. REPETITA IUVANT. SCRIVIAMO ALL'AMBASCIATA DELL'IRAN IN ITALIA PER CHIEDERE CHE CESSINO PERSECUZIONI ED UCCISIONI
Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo di scrivere all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere al governo di quel paese che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
Gli indirizzi di posta elettronica cui inviare le lettere sono i seguenti: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir
*
Vi proponiamo un possibile testo essenziale:
Egregio ambasciatore,
le chiediamo di trasmettere al governo del suo Paese questa nostra richiesta che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
E' dovere di ogni persona, di ogni societa', di ogni ordinamento giuridico rispettare la vita, la dignita' e i diritti di tutte le donne e di tutti gli uomini.
Tutti gli esseri umani sono eguali in dignita' e diritti, tutti gli esseri umani hanno diritto alla vita e alla liberta'.
Siamo solidali con le donne iraniane - e con gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Distinti saluti,
Nome e cognome, luogo e data, recapito di chi scrive.
*
Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo anche di far circolare questa proposta.
Adoperiamoci affinche' tante persone, tante associazioni, tante istituzioni di tutto il mondo chiedano al governo iraniano che cessino persecuzioni e uccisioni.
Sosteniamo le donne iraniane - e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Grazie di cuore per quanto vorrete fare.
7. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE
Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it
8. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI
Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com
9. REPETITA IUVANT. TRE TESI
La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
10. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...
... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
11. NELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: L'AVVISTAMENTO
- Secondo te, che e' quello?
- Dove?
- La'.
- Io non vedo niente.
- Per forza, se non usi il binocolo.
- Passa.
- Ecco.
- Dove?
- La'.
- Ah.
- Che vedi?
- Qualche cosa c'e'.
- Si', ma che e'?
- E che ne so?
- Per me sono naufraghi.
- Puo' essere.
- Che faccio, avviso?
- Prima bisogna essere sicuri, lo sai.
- Apposta ho chiesto pure a te di vedere.
- E io ho guardato, e qualche cosa ho visto, ma se sono naufraghi non lo so.
- E allora?
- Allora niente.
- Niente?
- Niente.
- Pero' nel dubbio...
- Nel dubbio che?
- Come si dice? In dubio pro reo.
- E che significa?
- Che nel dubbio si deve salvare il reo.
- E chi lo dice che quelli sono rei? Magari sono innocenti.
- E allora?
- E allora niente.
- Passami il binocolo che voglio guardare ancora.
- Tieni.
- Grazie.
- E di che?
- Ecco, ecco, adesso vedo meglio. E' uno, o due, non vedo bene pero' sono persone.
- Persone?
- Si', una o due. Secondo me sono due.
- E che fanno?
- Come che fanno? Nuotano.
- Ah, nuotano.
- Chiamo per i soccorsi.
- Aspetta, fammi vedere pure a me prima di fare una fesseria.
- Tieni, guarda.
- E' vero, sono due. Sembra che litighino.
- A me sembrava che nuotassero.
- A me sembra che litighino.
- Vabbe', magari litigano, e allora?
- Se litigano e' un'altra questione.
- Un'altra questione rispetto a che?
- Al fatto che nuotino, no?
- E che cambia?
- Cambia che se nuotano nuotano e se litigano litigano.
- Vabbe', io chiamo i soccorsi, eh?
- Adesso ne vedo un altro.
- Un altro?
- Si', sono tre. Almeno.
- Fammi un po' vedere.
- Guarda.
- E' vero. tre. E una mi sembra una donna.
- Quale?
- Quella ultima.
- Fammi un po' vedere.
- Tieni.
- E ci hai ragione, pare una donna.
- Pare si'.
- Certo che con tutti quegli stracci non e' che si vede bene.
- Si' che si vede bene, non hai visto i capelli?
- E che vuol dire? Pure i maschi possono averci i capelli lunghi, no?
- Pero' quella e' una donna.
- Puo' darsi di si', pero' con tutti quegli stracci non si puo' dire. Se ci aveva un po' di cervello li buttava, no?
- Eh.
- Cosi' si vedeva bene.
- Eh.
- E si vedeva pure se valeva la pena di guardarla, no?
- Eh.
- Eh.
- Vabbe', adesso chiamo i soccorsi.
- Aspetta, aspetta, guarda, guarda un po'.
- Che, che?
- Un altro paio, e queste sono femmine sputate. Guarda che fisico.
- Passa, passa 'sto binocolo.
- Guarda.
- Sorbole.
- Eh.
- Che sventole.
- Eh.
- Che saranno, arabe, indiane, cinesi?
- E che ne so? Pero' di sicuro sono due belle figliole.
- Eccome. Bellezze al bagno.
- E come mamma le ha fatte.
- Giovani e sveglie, l'hanno capita subito che dovevano buttare via gli stracci.
- Tutte le ragazze lo sanno. Le ragazze che ci hanno la giusta mercanzia.
- E si sa.
- E si sa si'.
- Che si fa, si chiamano i soccorsi?
- Aspetta, aspetta un attimo. Dov'e' che stava quell'altro binocolo?
- Nel cassetto di sotto.
- Okay. Un binocolo per uno.
- Un binocolo per uno non fa male a nessuno.
- Dove sono finiti i due che stavano davanti?
- Non si vedono piu'.
- Meglio, che disturbavano la visuale.
- E guastavano il panorama.
- Neppure la stracciona si vede piu'.
- Gia'.
- Pero' le due fanciulle, eh?
- Eh. Roba di prima scelta.
- Di primissima scelta.
- Guarda, guarda.
- Ho visto, ho visto.
- Ecco dov'e' la soddisfazione di fare 'sto schifo di lavoro.
- Tutti i giorni dovrebbe capitare.
- Parole sante.
- Che si fa, si chiamano 'sti soccorsi?
- E che fretta c'e'?
- Gia', che fretta c'e'.
- Guarda che roba.
- Io quando vedo femmine cosi' mi scordo pure di essere razzista.
- Le donne, quando sono ben fatte, bisognerebbe farle entrare tutte. Dovrebbero fare una legge apposta.
- Le brecchie, invece, ai pesci.
- Ai pesci, ai pesci.
- Ma che fanno? Che fanno? Vanno sotto?
- No, una eccola ancora. Ma che fa, va giu' pure questa?
- Ma dimmi tu se devono annegare proprio adesso che erano quasi arrivate.
- Due belle figlie cosi'.
- Che tragedia.
- Che tragedia.
- Che si fa?
- E che si fa? Niente. Non c'e' piu' nessuno da salvare.
- Che lavoraccio.
- Per fortuna che adesso arrivano le ferie. Tu dove vai?
- In Thailandia, a fare il turismo sessuale pedofilo. E tu?
- No, io prendo una casa in affitto al mare, ci piazzo moglie e figli e io resto in citta' e mi dedico al dialogo interculturale con le belle figlie dell'amore che attendono sul ciglio della strada il latin lover che e' in me.
- Le ferie sono sempre le ferie.
- Il riposo del guerriero.
- Quanto manca alla fine del turno?
- Meno di tre ore.
- Io mangio qualche cosa, e tu?
- Come no. Un lavoro impegnativo come il nostro in cui si salvano vite umane richiede di essere sempre in forze, vigili e scattanti.
- Ci dovrebbero dare pure una medaglia, no?
- Di sicuro. E pure un bonus.
*********************
DONNA, VITA, LIBERTA'
*********************
A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 177 del 26 giugno 2023
*
Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
*
Informativa sulla privacy
E' possibile consultare l'informativa sulla privacy a questo indirizzo: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
Per non ricevere piu' il notiziario e' sufficiente recarsi in questa pagina: https://lists.peacelink.it/sympa/signoff/nonviolenza
Per iscriversi al notiziario l'indirizzo e' https://lists.peacelink.it/sympa/subscribe/nonviolenza
*
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