[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 166



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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 166 del 15 giugno 2023

In questo numero:
1. Una cosa utile per la pace: bloccare la fornitura di armi assassine, con l'azione diretta nonviolenta
2. Monica Lanfranco: Dietro al femminicidio: voce del verbo amare
3. Francesca Rigotti: Chi ha paura delle ragazze istruite?
4. Amnesty International: Urge clemency for native american activist
5. Raccolta fondi per aiutare la Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" a fare fronte ai danni subìti a causa dell'alluvione del 16 e 17 maggio 2023
6. Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessino persecuzioni ed uccisioni
7. "Ansa": Afghanistan: ottanta studentesse sono state avvelenate
8. Rapporto di Amnesty International e della Commissione internazionale dei giuristi: Afghanistan: indagare i talebani per il crimine contro l'umanita' di persecuzione di genere
9. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
10. Alcuni riferimenti utili
11. Tre tesi
12. Ripetiamo ancora una volta...
13. Alcune pubblicazioni di e su Hannah Arendt

1. REPETITA IUVANT. UNA COSA UTILE PER LA PACE: BLOCCARE LA FORNITURA DI ARMI ASSASSINE, CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA

Ovviamente apprezzando e sostenendo le molte iniziative gia' in corso (e soprattutto quelle che concretamente recano aiuti umanitari e soccorrono, accolgono e assistono tutte le vittime e tutte le persone che dalla guerra fuggono e alla guerra si oppongono), vorremmo aggiungere una cosa da fare che ci sembra utile piu' di ogni altra per contribuire da qui, in Italia, a far cessare le stragi in Ucraina: bloccare la fornitura di armi assassine.
E per bloccare la fornitura di armi assassine occorre bloccare con specifiche e adeguate azioni dirette nonviolente le fabbriche di armi, i depositi di armi, i trasporti di armi, i centri decisionali e le strutture tecniche che le forniture di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Fornire armi assassine dove e' in corso una guerra significa partecipare a quella guerra, cosa esplicitamente vietata dall'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana.
Non vi e' infatti alcun dubbio che fornire armi assassine dove una guerra e' in corso e dove quindi esse vengono usate per uccidere degli esseri umani (e tutte le armi sono usate sempre e solo per uccidere) significa partecipare alla guerra e alle stragi di cui essa consiste, e il citato articolo 11 della Costituzione e' chiarissimo e inequivocabile al riguardo, aprendosi con queste precise parole: "L'Italia ripudia la guerra".
Pertanto, un governo italiano che decide di fornire armi assassine a un paese in guerra e' ipso facto in contrasto con la Costituzione cui ha giurato fedelta', ed e' quindi un governo fuorilegge, criminale, golpista. E chiunque in Italia cooperasse all'invio di armi assassine, o l'invio di armi assassine consentisse, sarebbe parimenti criminale.
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E' quindi diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi all'invio di armi assassine dove una guerra e' in corso.
Cosi' come e' diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi a un governo golpista e a chiunque coopera alla commissione di stragi.
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Come e' possibile contrastare questo crimine?
Come e' possibile fare qualcosa di concreto per salvare le vite di coloro che la guerra - che quelle armi assassine alimentano - uccide?
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi le fabbriche, i depositi, i trasporti di armi.
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi i centri decisionali e le strutture tecniche che quell'invio di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Naturalmente occorre:
a) individuare tutti i luoghi da bloccare ed organizzare adeguatamente il blocco della scellerata attivita' finalizzata all'invio di armi assassine ovvero all'uccisione di esseri umani;
b) formare adeguatamente le persone di volonta' buona disponibili a partecipare a tali azioni dirette nonviolente.
La nonviolenza infatti richiede una specifica accurata preparazione e una completa conoscenza e consapevolezza del significato e delle conseguenze delle proprie azioni, che essendo non simboliche ma concrete espongono chi le esegue alle ovvie rappresaglie da parte dei poteri la cui azione criminale si vuole impedire.
La nonviolenza infatti, nel suo impegno per salvare tutte le vite, richiede una rigorosa coerenza tra i mezzi e i fini, una piena coscienza delle personali sofferenze cui si puo' andare incontro, una nitida disponibilita' ad accettare di subire torti e persecuzioni senza reagire, a subire violenza senza opporre violenza.
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A oltre un anno dall'inizio della guerra in Ucraina scatenata dall'invasione militare per volonta' del folle e criminale autocrate russo, e' ormai chiaro ad ogni persona che tutti i governi attivamente coinvolti nella guerra, che la guerra e le stragi hanno alimentato e tuttora alimentano e che hanno impedito fin qui ogni tregua ed ogni trattativa di pace, non intendono affatto porre fine alle stragi, non intendono affatto salvare le vite umane che ogni giorno la guerra distrugge, ma anzi cooperano alla prosecuzione, all'intensificazione e all'estensione delle uccisioni di esseri umani, ed accrescono il pericolo che la guerra si faccia mondiale e nucleare e possa distruggere l'intera umana famiglia.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per contrastare questo abominevole massacro e il pericolo dell'apocalisse atomica.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per imporre ai governi la cessazione della guerra.
Hic et nunc solo l'azione diretta nonviolenta puo' concretamente contribuire a fermare le stragi e ad imporre ai governi di cessare il fuoco e avviare trattative di pace.
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Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

2. L'ORA. MONICA LANFRANCO: DIETRO AL FEMMINICIDIO: VOCE DEL VERBO AMARE
[Dal sito di "Noi donne" riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo del 4 giugno 2023 dal titolo "Dietro al femminicidio: voce del verbo amare" e il sommario "E' sempre l'uomo che ti ama(va) quello che ti fara' del male, fino ad ucciderti. La favoletta dello straniero che ti assale all'improvviso non regge piu', e da parecchio"]

Impossibile non ripetere gli stessi concetti, in questi tristi, cupi e desolati giorni di commento degli ultimi femminicidi in Italia, compiuti da uomini relativamente giovani, ben inseriti nella societa', che si potrebbero definire tranquillamente "perbene": il poliziotto (suicidatosi dopo il femminicidio) e il feroce barman di hotel di lusso.
Si discute, ci si divide sugli approcci, sulle letture del fenomeno strutturale della violenza maschile, sul da farsi. Lo sapevamo tutte, certo, da sempre, tanto da farci anche un hashtag.
E' sempre l'uomo che ti ama(va) quello che ti fara' del male, fino ad ucciderti. La favoletta dello sconosciuto straniero che ti assale all'improvviso non regge davvero piu', e da parecchio.
Se nel linguaggio comune si tramanda, senza riflettere sugli esiti concreti, la frase amare da morire, attribuendole persino un carattere romantico, vorra' pur dire qualcosa questa connessione perversa tra amore e morte che diamo per scontata e subliminale.
E poi, ancora: se e' vero, come e' vero, che il sesso che uccide nella coppia, in proporzione assolutamente maggioritaria, e' quello maschile, perche' ci si rivolge solo alle donne dicendo loro: di non andare all'ultimo appuntamento, di scappare al primo segnale di aggressivita', di imparare i segni per far capire che si e' in pericolo, di mandare a memorie le frasi da dire quando si ordina la pizza e comunicare a chi ascolta di chiamare la polizia? Tutte cose utili, sensate, legate all'emergenza, certo.
Ma il fatto acclarato e manifesto che i perpetratori sono gli uomini, che esista il problema del comportamento e della responsabilita' in primo luogo maschile resta, comunque, sullo sfondo. Si fa fatica, c'e' reticenza, omerta', opacita' a concentrarsi su questo, ovvero sulla incontrovertibile realta': il problema sono gli uomini. Non tutti, certo, ma molti.
Una decina di anni fa il formatore e attivista contro la violenza maschile Jackson T. Katz rilascio' un Ted nel quale sosteneva che la violenza maschile sulle donne e' un problema maschile, e che per fermarla c'e' bisogno di uomini che intervengano nei gruppi di pari, dal bar alla palestra, dalle scuole alle famiglie, dai partiti ai centri sociali passando per le parrocchie e le caserme, che abbiano il coraggio di prendere parola su questo.
E non solo nelle aule universitarie o sui giornali, ma nella vita di ogni giorno, a partire dall'uso normalizzato della misoginia nel linguaggio, dalle "battute" umilianti, dalle barzellette ambigue e volgari, sui social.
Ecco le sue parole: "Quando si tratta di uomini e di cultura maschile, l'obiettivo e' quello di indurre gli uomini che non sono misogini a sfidare gli uomini che lo sono. E quando dico misogini e violenti non intendo solo gli uomini maltrattanti. Non sto dicendo che un uomo deve fermare l'amico quando sta abusando della sua ragazza al momento della violenza. Non banalizziamo, perche' cosi' non andiamo da nessuna parte. Si tratta di avere chiaro che e' necessario che sempre piu' uomini interrompano il continuum di violenza diffusa sulle donne. Cosi', per esempio, se sei un ragazzo e sei in un gruppo di amici che giocano a poker, che chiacchierano, che stanno fuori insieme, senza nessuna donna presente, e uno dice qualcosa di sessista o degradante o molesto verso le donne, invece di ridere o di fingere di non aver sentito, abbiamo bisogno di uomini che dicano: "Ehi, non e' divertente. Quello che hai detto potrebbe coinvolgere mia sorella, o un'altra donna che mi e' cara. Non potresti scherzare su qualcos'altro? Non apprezzo questo tipo di discorsi". L'analisi di Katz ci porta dritto al cuore del problema: il consenso, la minimizzazione della violenza maschile sulle donne passano attraverso il silenzio e l'omerta' dei comportamenti quotidiani degli uomini, comportamenti apparentemente inoffensivi che pero' entrano sotto pelle e costituiscono l'ossatura della corazza patriarcale che ingabbia e stritola corpi e menti, fino a costruire negli uomini, sin da piccoli, la convinzione che le donne siano di loro proprieta', esseri minori da manipolare, sottomettere fino a ucciderle. Di questo discutiamo da decenni tra donne, nei convegni, negli incontri, nelle formazioni, in occasione di eventi dove pero', se si tocca questo argomento, gli uomini sono sempre pochi, troppo pochi.
Sui social da tempo circola un cartello nel quale la frase "Insegnate alle ragazze a proteggersi" e' cancellata e sotto di essa e' scritto "Educate i ragazzi".
Si', il punto e' questo: fino a che la violenza maschile sulle donne verra' letta, descritta, raccontata nello spazio pubblico, cosi' come in privato, come un fatto che riguarda (solo) le donne non sara' possibile cambiare la realta', i cui numeri parlano di una donna uccisa in ambito relazionale ogni tre giorni in Italia.
Porto un esempio recente di questa situazione nella mia esperienza di formazione nelle scuole. Nel copione del laboratorio teatrale Manutenzioni-uomini a nudo per le scuole superiori, realizzato in gran parte usando le risposte ad un questionario al quale hanno risposto oltre 5000 studenti, c'e' la frase (scritta da un ragazzo) "mi vergogno di essere un uomo", che avrebbe dovuto essere ripetuta da quattro di loro alla fine di una riflessione sulla violenza. Uno degli studenti piu' attivi e interessati allo spettacolo ha convinto il gruppo della classe coinvolta nel progetto che quella frase era da eliminare dal copione, perche' ritenuta offensiva verso il loro sesso. Alla fine di un lungo confronto con i ragazzi, nel quale ho sostenuto che pronunciare quella frase era la manifestazione di una consapevolezza e di una assunzione di responsabilita' empatica verso le donne, non di una accusa verso tutti gli uomini, uno di loro ha accettato di dirla, ma gli altri si sono rifiutati.
La fatica piu' grande, a scuola, quando si porta il discorso sulla violenza maschile sulle donne, e' proprio l'aggettivo "maschile": mentre e' piu' facile trovare solidarieta' su altre forme di violenza e ingiustizia, per esempio sulla questione migratoria, sulla violenza contro gli animali, l'ambiente, l'orientamento sessuale, sulla primaria questione delle relazioni tra donne e uomini il convincimento e' che si stia esagerando, colpevolizzando l'intero sesso maschile. Le reazioni piu' gettonate sono: "Anche le donne sono violente", "Perche' generalizzate?", fino al surreale ma in voga: "Il femminismo criminalizza tutti gli uomini per prendere il potere", molto caro ai movimenti Incel sparsi sul pianeta.
E' cosi' difficile aprire un duro conflitto nello spazio pubblico sul fatto che dobbiamo cambiare alle fondamenta il modo di educare i maschi, fin da piccoli, a considerarsi, come le femmine, portatori di gentilezza, premura, sensibilita', cura e non solo muscoli?
Si', e' molto difficile, ma senza questo lavoro di smantellamento dei pregiudizi, degli stereotipi, del sessismo inconscio e della misoginia che deve iniziare dai primi anni di vita dei bambini non faremo che continuare a piangere donne massacrate, persino incinta, uccise da uomini normali e perbene.

3. L'ORA. FRANCESCA RIGOTTI: CHI HA PAURA DELLE RAGAZZE ISTRUITE?
[Dalla newsletter del Cisda "Osservatorio Afghanistan" n. 7 del 2023 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo del 2 giugno 2023 ripreso dal sito rsi.ch]

Quando i terroristi di Boko Haram, nello scorso mese di aprile, hanno organizzato un attacco in Nigeria, il loro bersaglio non e' stato una base militare o una stazione di polizia. E' stata una scuola femminile. Un istituto che non produce armi ma istruisce ragazze. Un incubo per i talebani, che per lo stesso motivo, per il fatto che andava a scuola e scriveva un blog, hanno sparato in testa a Malala Yousafzai quando aveva 15 anni.
Perche' i talebani hanno tanta paura dell'istruzione femminile? Perche' cambia la societa'. Perche' le ragazze istruite non pensano che il loro compito prioritario nella vita sia quello di sfornare figli per la patria e vivere sottomesse al marito, magari condividendolo con altre spose. L'istruzione femminile riduce il tasso demografico e promuove lo sviluppo economico e culturale di ogni paese.
Ma queste sono cose che succedono in Nigeria, anni luce da qui. Ah si'? Provate a sfogliare un libro uscito in Germania due settimane prima del rapimento delle ragazze in Nigeria. Si intitola Deutschland von Sinnen, ("Germania fuori di testa") ed e' opera di uno scrittore tedesco di origini turche, Akif Pirincci (pron. Pirintzi), 55 anni. Vi leggerete che l'aborto e' una strage, che le femmine non hanno mai apportato nulla di significativo al progresso dell'umanita' e che il senso di essere donna e' quello, "naturale", di generare, e tutto il resto deve essere subordinato a tale funzione. Il libro ha venduto piu' di centomila copie (almeno a detta dell'editore) e i commenti in rete sono entusiasti.
Il libro di Pirincci mi ha ricordato un altro classico dell'oscurantismo misogino: il trattatello di Sylvain Marechal, del 1801, dall'incredibile (ma vero) titolo: Progetto di legge per vietare alle donne di imparare a leggere (ripubblicato nel 2007). Gli argomenti di Marechal sono gli stessi dei talebani, con l'aggravante, per lui, che Marechal era un illuminista, anzi un membro di quei congiurati che all'epoca della Rivoluzione Francese si strinsero intorno a Gracco Babeuf per rivendicare la giustizia sociale oltre che l'eguaglianza politica. Purche' giustizia ed eguaglianza non riguardassero le donne e le ragazze, che era bene che rimanessero analfabete e tenessero in mano, invece della penna, il fuso e l'ago. In conclusione, e affinche' le ragazze in Nigeria e nel mondo possano studiare vorrei aggiungere le nostre voci, le vostre e la mia, al coro che ripete: "Ridateci le nostre ragazze".

4. INIZIATIVE. AMNESTY INTERNATIONAL: URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
[Dal sito www.amnesty.org riprendiamo e diffondiamo questo appello del 3 aprile 2023]

3 April 2023
URGENT ACTION
URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
Native American activist Leonard Peltier has been imprisoned in the USA for over 46 years, some of which was spent in solitary confinement, serving two life sentences for murder despite concerns over the fairness of his trial. He has always maintained his innocence. Now 78 years old, he contracted COVID-19 in 2022 and suffers from several chronic health ailments, including one that is potentially fatal. Not eligible for parole again until 2024, his lawyers submitted a new petition for clemency in 2021. President Biden must grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
TAKE ACTION: WRITE AN APPEAL IN YOUR OWN WORDS OR USE THIS MODEL LETTER
President Joseph Biden
The White House
1600 Pennsylvania Ave NW
Washington, DC 20500
USA
White House Comment line: (202) 456-1111
Webform*: https://www.whitehouse.gov/contact/
* A US-based address is needed for the White House webform.
International action takers, please use AI USA's address when filling out:
Amnesty International USA
311 West 43rd St. 7th Floor,
New York, NY 10036 USA
Dear President Biden,
Leonard Peltier is a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. In 1975, during a confrontation involving AIM members, two FBI agents were killed. Leonard Peltier was convicted of their murders but has always denied killing the agents.
There are serious concerns about the fairness of proceedings leading to his trial and conviction, including for example the prosecution's withholding of evidence that might have assisted Leonard Peltier's defence.
In light of these concerns, the former US Attorney who supervised the prosecution team post-trial, James Reynolds, has since called for clemency.
Leonard Peltier is now 78 years old, has spent more than 46 years in US prisons, and has been repeatedly denied parole. There are serious concerns about Leonard Peltier's deteriorating health, including potential re-exposure to COVID-19. His lawyers submitted a new petition for clemency in 2021.
I urge you to grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
Yours sincerely,
*
ADDITIONAL INFORMATION
Leonard Peltier, an Anishinaabe-Lakota Native American, was a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. On 26 June 1975, during a confrontation involving AIM members on the Pine Ridge Indian reservation in South Dakota, FBI agents Ronald Williams and Jack Coler were shot dead. Leonard Peltier was convicted of their murders in 1977 and sentenced to two consecutive life sentences. Leonard Peltier has always denied killing the agents.
A key alleged eyewitness to the shootings was Myrtle Poor Bear, a Lakota Native woman who lived at Pine Ridge. Based on her statement that she saw Leonard Peltier kill both FBI agents, Leonard Peltier was extradited from Canada, where he had fled following the shootings. However, Myrtle Poor Bear later retracted her testimony. Although not called as a prosecution witness at trial, the trial judge refused to allow Leonard Peltier's attorneys to call Myrtle Poor Bear as a defense witness on the grounds that her testimony "could be highly prejudicial to the government". In 2000, Myrtle Poor Bear issued a public statement to say that her original testimony was a result of months of threats and harassment from FBI agents.
In 1980 documents were released to Leonard Peltier's lawyers as a result of a lawsuit under the Freedom of Information Act. The documents contained ballistics evidence which might have assisted Leonard Peltier's case, but which had been withheld by the prosecution at trial. However, in 1986, the U.S. Court of Appeal for the Eighth Circuit denied Leonard Peltier a retrial, stating that: "We recognize that there is some evidence in this record of improper conduct on the part of some FBI agents, but we are reluctant to impute even further improprieties to them."
The U.S. Parole Commission has always denied parole to Leonard Peltier on the grounds that he did not accept criminal responsibility for the murders of the two FBI agents. This is even though, after one such hearing, the Commission acknowledged that, "the prosecution has conceded the lack of any direct evidence that you personally participated in the executions of two FBI agents". Leonard Peltier would not be eligible for another parole hearing until 2024. Furthermore, James H. Reynolds, the US Attorney whose office handled the criminal case prosecution and appeal of Leonard Peltier, wrote that he supported clemency "in the best interest of Justice in considering the totality of all matters involved."
Leonard Peltier suffers from a variety of ailments, including kidney disease, Type 2 diabetes, high blood pressure, a heart condition, a degenerative joint disease, and constant shortness of breath and dizziness. A stroke in 1986 left him virtually blind in one eye. In January 2016, doctors diagnosed him with a life-threatening condition: a large and potentially fatal abdominal aortic aneurysm that could rupture at any time and would result in his death. He currently uses a walker due to limited mobility and contracted COVID-19 in 2022. He continues to be at risk of re-infection while in detention.
In 2015, several Nobel Peace Prize winners—including Archbishop Desmond Tutu—called for Leonard Peltier's release. The Standing Rock Sioux Tribe and the National Congress of American Indians have also called for his release. Leonard Peltier's attorney applied for clemency to President Biden in July 2021. President Biden committed to granting clemency on a rolling basis during his administration.
However, as of February 2023, no decision has been made on his application. He has previously sought clemency, most recently from President Obama in 2016, but his petition has been denied each time.
Due to the numerous issues at trial, the exhaustion of all his legal avenues for appeal, the amount of time he has already served, his continued maintenance of innocence along with his chronic health issues, Amnesty International supports calls for clemency for Leonard Peltier.
PREFERRED LANGUAGE TO ADDRESS TARGET: English
You can also write in your own language.
PLEASE TAKE ACTION AS SOON AS POSSIBLE UNTIL: 29 May 2023
Please check with the Amnesty office in your country if you wish to send appeals after the deadline.
NAME AND PRONOUN: Leonard Peltier - He/Him
LINK TO PREVIOUS UA: https://www.amnesty.org/en/documents/amr51/5208/2022/en/

5. APPELLI. RACCOLTA FONDI PER AIUTARE LA BIBLIOTECA LIBERTARIA "ARMANDO BORGHI" A FARE FRONTE AI DANNI SUBITI A CAUSA DELL'ALLUVIONE DEL 16 E 17 MAGGIO 2023
[Dalla Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" (e-mail: bibliotecaborghi1916 at gmail.com) riceviamo e diffondiamo con viva solidarieta']

Le inondazioni che il 16 e 17 maggio 2023 hanno colpito molte localita' dell'Emilia Romagna, compresa Castel Bolognese, hanno provocato enormi danni alla Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" (in sigla: BLAB).
In questo momento particolarmente difficile della sua vita la BLAB fa appello a tutti coloro che apprezzano la sua attivita'.
Per far fronte ai danni subìti e ripartire serviranno molto lavoro e molti soldi.
Se volete aiutarci a superare questo momento di notevole difficolta', potete inviare un contributo economico fin da ora.
Anche somme modeste possono servire.
Con il vostro aiuto, tutti insieme, ce la possiamo fare.
Per inviare le sottoscrizioni si puo' effettuare un bonifico al conto corrente bancario della BLAB, presso CREDIT AGRICOLE - Agenzia di Castel Bolognese. Il codice IBAN, intestato a Biblioteca Libertaria Armando Borghi - Soc. Coop. e': IT16 C 06230 67530 000030040805

6. REPETITA IUVANT. SCRIVIAMO ALL'AMBASCIATA DELL'IRAN IN ITALIA PER CHIEDERE CHE CESSINO PERSECUZIONI ED UCCISIONI

Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo di scrivere all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere al governo di quel paese che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
Gli indirizzi di posta elettronica cui inviare le lettere sono i seguenti: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir
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Vi proponiamo un possibile testo essenziale:
Egregio ambasciatore,
le chiediamo di trasmettere al governo del suo Paese questa nostra richiesta che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
E' dovere di ogni persona, di ogni societa', di ogni ordinamento giuridico rispettare la vita, la dignita' e i diritti di tutte le donne e di tutti gli uomini.
Tutti gli esseri umani sono eguali in dignita' e diritti, tutti gli esseri umani hanno diritto alla vita e alla liberta'.
Siamo solidali con le donne iraniane - e con gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Distinti saluti,
Nome e cognome, luogo e data, recapito di chi scrive.
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Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo anche di far circolare questa proposta.
Adoperiamoci affinche' tante persone, tante associazioni, tante istituzioni di tutto il mondo chiedano al governo iraniano che cessino persecuzioni e uccisioni.
Sosteniamo le donne iraniane - e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Grazie di cuore per quanto vorrete fare.

7. L'ORA. "ANSA": AFGHANISTAN: OTTANTA STUDENTESSE SONO STATE AVVELENATE
[Dalla newsletter del Cisda "Osservatorio Afghanistan" n. 7 del 2022 riprendiamo e diffondiamo la seguente lnotizia dell'Ansa del 6 giugno 2023]

E' la prima volta che succede da quando i talebani sono al potere.
Ottanta studentesse sono state avvelenate e ricoverate in ospedale nella provincia di Sar-e-Pul, nel nord dell'Afghanistan.
Si e' trattato di attacchi separati in due scuole primarie vicine tra loro, colpite una dopo l'altra.
Il responsabile dell'avvelenamento avrebbe agito per rancore personale. La notizia e' stata riferita da Mohammad Rahmani, un funzionario dell'istruzione locale, citato dal Guardian.
Stando alla fonte, 60 ragazze sono state avvelenate nella scuola Naswan-e-Kabod Aab e altre 17 nella scuola Naswan-e-Faizabad, nel distretto di Sangcharak. Rahmani non ha spiegato in che modo siano state avvelenate le studentesse, facendo pero' sapere che ora stanno bene.
La repressione dei diritti delle donne afghane e' ricominciata a partire dall'agosto 2021, quando i talebani sono saliti al potere nel Paese. Al contrario di quanto accaduto in Iran, pero', mai prima d'ora in Afghanistan si erano verificati episodi di avvelenamento ai danni di studentesse.

8. MATERIALI. RAPPORTO DI AMNESTY INTERNATIONAL E DELLA COMMISSIONE INTERNAZIONALE DEI GIURISTI: AFGHANISTAN: INDAGARE I TALEBANI PER IL CRIMINE CONTRO L'UMANITA' DI PERSECUZIONE DI GENERE
[Dalla newsletter del Cisda "Osservatorio Afghanistan" n. 7 del 2022 riprendiamo e diffondiamo questo documento del 26 maggio 2023]

Le gravi limitazioni e l'illegale repressione dei diritti delle donne e delle bambine da parte dei talebani in Afghanistan devono essere indagate come possibili crimini di diritto internazionale, tra i quali il crimine contro l'umanita' di persecuzione di genere.
E' quanto hanno dichiarato oggi Amnesty International e la Commissione internazionale dei giuristi, in un rapporto intitolato "La guerra dei talebani contro le donne: il crimine contro l'umanita' di persecuzione di genere in Afghanistan".
Il rapporto contiene una dettagliata analisi giuridica delle drastiche limitazioni imposte dai talebani nei confronti delle donne e delle ragazze afgane che, insieme all'imprigionamento, alle sparizioni forzate, alle torture e ai maltrattamenti, potrebbero costituire il crimine contro l'umanita' di persecuzione di genere, ai sensi dell'articolo 7.1.h dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale.
Amnesty International e la Commissione internazionale dei giuristi ritengono che la procura della Corte penale internazionale dovrebbe aggiungere il crimine contro l'umanita' di persecuzione di genere nell'indagine in corso sulla situazione in Afghanistan e che gli stati, attraverso la giurisdizione universale o altre vie giudiziarie, dovrebbero processare i talebani sospettati di crimini di diritto internazionale.
"La campagna di persecuzione di genere dei talebani e' di una dimensione, di una gravita' e di una sistematicita' tali che, complessivamente, le loro azioni e le loro politiche vanno a formare un sistema repressivo che vuole soggiogare ed emarginare le donne e le bambine in tutto l'Afghanistan. Tale campagna soddisfa tutti e cinque i criteri necessari perche' si parli del crimine contro l'umanita' di persecuzione di genere", ha dichiarato Santiago A. Canton, segretario generale della Commissione internazionale dei giuristi.
"Da quando hanno preso il potere, i talebani hanno imposto restrizioni draconiane ai diritti delle donne e delle bambine afgane. Non c'e' dubbio, questa e' una guerra contro le donne: bandite dagli spazi pubblici, dall'istruzione e dal lavoro, impossibilitate a muoversi liberamente, torturate e fatte sparire per aver denunciato quelle restrizioni e aver opposto resistenza all'oppressione. Si tratta di crimini internazionali: organizzati, massicci e sistematici", ha aggiunto Agnes Callamard, segretaria generale di Amnesty International.
Il rapporto, riferito al periodo agosto 2021 - gennaio 2023, analizza un numero sempre piu' ampio di prove, giunte da fonti credibili, tra le quali la stessa Amnesty International col suo rapporto del 2022 "Morte al rallentatore", organizzazioni della societa' civile afgana e le Nazioni Unite; spiega, inoltre, perche' le donne e le bambine afgane che fuggono dalla persecuzione dovrebbero essere automaticamente considerate rifugiate bisognose di protezione internazionale; integra il lavoro degli esperti delle Nazioni Unite e dei gruppi per i diritti delle donne in favore della giustizia, dell'accertamento delle responsabilita' e della riparazione per il crimine contro l'umanita' di persecuzione di genere.
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"Cittadine di seconda classe"
Da quando, nell'agosto 2021, i talebani hanno preso il potere in Afghanistan, le donne sono state escluse dai ruoli politici e dalla maggior parte degli impieghi nel settore pubblico. Attraverso una serie di annunci e provvedimenti, le donne e le bambine sono state escluse dall'istruzione dopo la scuola primaria e dunque non hanno potuto proseguire i loro studi all'universita', subendo cosi' un'ulteriore limitazione alle opportunita' professionali.
Lo smantellamento dei programmi istituzionali di sostegno alle sopravvissute alla violenza di genere ha ulteriormente compromesso i diritti delle donne e delle bambine afgane.
I decreti del 24 dicembre 2022 e del 4 aprile 2023 sul divieto di lavorare per le organizzazioni non governative e le Nazioni Unite hanno fornito ulteriori prove della discriminazione di genere. L'obbligo imposto alle donne di essere accompagnate da un mahram (un guardiano) nei viaggi a lunga distanza, il decreto che obbliga le donne a stare a casa se non quando strettamente necessario e i rigidi codici di abbigliamento imposti dai talebani, violano i diritti delle donne alla liberta' di movimento e di scegliere come vogliono vestirsi in pubblico.
Le discriminatorie restrizioni imposte dai talebani alle donne e alle bambine violano i diritti umani riconosciuti da numerosi trattati internazionali dei quali l'Afghanistan e' stato parte, tra i quali il Patto internazionale sui diritti civili e politici, il Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, la Convenzione sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne e la Convenzione sui diritti dell'infanzia.
Donne e bambine subiscono arresti arbitrari per cosiddetti "reati morali", per aver infranto le norme discriminatorie sul mahram o aver preso parte a manifestazioni pacifiche. Le donne che protestano contro le politiche repressive dei talebani subiscono forza eccessiva, arresti illegali, torture e maltrattamenti in violazione dei loro diritti alla liberta' di espressione, di associazione, di protesta pacifica e di partecipazione pubblica.
"Le limitazioni contro le donne e le bambine afgane sono chiaramente studiate per prenderle di mira. Violano i loro diritti e le escludono dalla partecipazione alla societa'. Sono cittadine di seconda classe, ridotte al silenzio e rese invisibili. La quantita' di prove raccolte lasciano intendere che queste misure rispecchino una politica di persecuzione di genere che ha l'obiettivo di annullare il potenziale delle donne e delle bambine quasi in ogni aspetto della loro vita", ha commentato Callamard.
I numerosi casi di arresti e imprigionamenti arbitrari e di torture e maltrattamenti contro le donne e le bambine che prendono parte alle proteste pacifiche o sono accusate dei cosiddetti "reati morali" devono essere indagati come possibili crimini contro l'umanita' di imprigionamento, sparizione forzata e tortura ai sensi dell'articolo 7 dello Statuto della Corte penale internazionale.
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Una politica di massiccio e sistematico attacco contro le donne e le bambine
La campagna talebana di persecuzione si abbatte sulle donne e sulle bambine in tutto il paese e potenzialmente colpisce ognuna di loro.
Le limitazioni nei loro confronti derivano da direttive, decisioni e norme adottate dalla leadership talebana. Queste politiche vengono attuate attraverso un catalogo di azioni repressive, tra le quali le sparizioni forzate, il sistematico uso del carcere, la tortura e il maltrattamento, utilizzando l'apparato di sicurezza del precedente governo, comprese le strutture che si occupavano di ordine pubblico e i centri di detenzione.
I talebani prendono sistematicamente di mira le donne che partecipano alle proteste pacifiche attraverso arresti arbitrari, imprigionamenti e sparizioni forzate. Nel corso della detenzione, le donne subiscono torture e maltrattamenti e sono costrette a sottoscrivere "confessioni" o impegni a non scendere piu' in piazza.
Considerate nel loro insieme, le crescenti restrizioni e la soppressione violenta delle proteste pacifiche rispecchiano l'esistenza di uno specifico sistema organizzato di oppressione, coerente con quanto previsto dall'articolo 7 dello Statuto della Corte penale internazionale.
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Come andare avanti
Nel loro rapporto, Amnesty International e la Commissione internazionale dei giuristi forniscono raccomandazioni su come la comunita' internazionale dovrebbe contribuire a smantellare il sistema talebano di persecuzione di genere e l'impunita' su cui si fonda.
Il dialogo sulla situazione delle donne e delle bambine in Afghanistan, previsto alla 53ma sessione del Consiglio Onu dei diritti umani e' un'importante opportunita' per gli stati, per la societa' civile e per gli esperti indipendenti per affrontare la persecuzione di genere e altri possibili crimini di diritto internazionale commessi dai talebani.
Alla 54ma sessione, che si terra' a ottobre, il Consiglio dovra' rinnovare e rafforzare il mandato del Relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani in Afghanistan e adottare misure urgenti per istituire un meccanismo internazionale indipendente di accertamento delle responsabilita' per indagare su crimini di diritto internazionale e su altre gravi violazioni dei diritti umani, cosi' come per raccogliere e conservare prove di tali violazioni in vista dell'accertamento delle responsabilita' anche attraverso procedimenti giudiziari.
"Le donne e le bambine afgane sono vittime di un crimine contro l'umanita' di persecuzione di genere. La gravita' di tale crimine richiede un'azione internazionale assai piu' decisa rispetto all'oggi. C'e' solo una cosa da fare: smantellare il sistema di oppressione e persecuzione di genere", ha concluso Callamard.
"Chiamare i talebani a rispondere della loro condotta criminale e affrontare l'impunita' che circonda i gravi crimini denunciati in questo rapporto sono passi necessari per assicurare giustizia alle sopravvissute. Non possiamo permetterci di tradire le donne e le bambine dell'Afghanistan", ha concluso Canton.

9. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE

Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it

10. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI

Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com

11. REPETITA IUVANT. TRE TESI

La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

12. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

13. REPETITA IUVANT. ALCUNE PUBBLICAZIONI DI E SU HANNAH ARENDT

- Hannah Arendt, Il concetto d'amore in Agostino, Se, Milano 1992, pp. 168.
- Hannah Arendt, La banalita' del male. Eichmann a Gerusalemme, Feltrinelli, Milano 1964, 1993, pp. 318.
- Hannah Arendt, La vita della mente, Il Mulino, Bologna 1987, 1993, pp. 630.
- Hannah Arendt, Le origini del totalitarismo, Comunita', Milano 1967, 1999, Einaudi, Torino 2004, Mondadori, Milano 2010, pp. LXXXIV + 710.
- Hannah Arendt, Rahel Varnhagen, Il Saggiatore, Milano 1988, 2004, pp. XLVI + 292 (+ un inserto fotografico di 16 pp.).
- Hannah Arendt, Sulla rivoluzione, Comunita', Milano 1983, 1996, pp. LXXVIII + 342.
- Hannah Arendt, Tra passato e futuro, Garzanti, Milano 1991, pp. 312.
- Hannah Arendt, Vita Activa. La condizione umana, Bompiani, Milano 1964, 1994, pp. XXXIV + 286.
- Hannah Arendt, Antologia, Feltrinelli, Milano 2006, pp. XXXVIII + 246.
- Hannah Arendt, Il pensiero secondo. Pagine scelte, Rcs, Milano 1999, pp. II + 238.
- Hannah Arendt, Archivio Arendt. 1. 1930-1948, Feltrinelli, Milano 2001, pp. 272.
- Hannah Arendt, Archivio Arendt 2. 1950-1954, Feltrinelli, Milano 2003, pp. XXVI + 230.
- Hannah Arendt, Alcune questioni di filosofia morale, trad. it., Einaudi, Torino 2003, pp. X + 116.
- Hannah Arendt, Che cos'e' la politica, Comunita', Milano 1995, 1997, Einaudi, Torino 2001, 2006, pp. XIV + 194.
- Hannah Arendt, Disobbedienza civile, Chiarelettere, Milano 2017, 2019, pp. XXIV + 72.
- Hannah Arendt, Ebraismo e modernita', Unicopli, Milano 1986, Feltrinelli, Milano 1993, pp. 232.
- Hannah Arendt, Humanitas mundi. Scritti su Karl Jaspers, Mimesis, Milano-Udine 2015, pp. 102.
- Hannah Arendt, Il futuro alle spalle, Il Mulino, Bologna 1981, 1995, pp. X + 166.
- Hannah Arendt, Illuminismo e questione ebraica, Cronopio, Napoli 2009, pp. 48.
- Hannah Arendt, Il pescatore di perle. Walter Benjamin 1892-1940, Mondadori, Milano 1993, pp. VI +  106.
- Hannah Arendt, Il razzismo prima del razzismo, Castelvecchi, Roma 2018, pp. 80.
- Hannah Arendt, La lingua materna, Mimesis, Milano-Udine 1993, 2005, 2019, pp. 114.
- Hannah Arendt, La menzogna in politica, Marietti 1820, Bologna 2006, 2018, 2019, pp. XXXVIII + 88.
- Hannah Arendt, L'ebreo come paria. Una tradizione nascosta, Giuntina, Firenze 2017, pp. 68.
- Hannah Arendt, L'umanita' in tempi bui, Cortina, Milano 2006, 2019, pp. 90.
- Hannah Arendt, Marx e la tradizione del pensiero politico occidentale, Raffaello Cortina Editore, Milano 2016, pp. 168.
- Hannah Arendt, Per un'etica della repsonsabilita'. Lezioni di teoria politica, Mimesis, Milano-Udine 2017, pp. 152.
- Hannah Arendt, Politica ebraica, Cronopio, Napoli 2013, pp. 312.
- Hannah Arendt, Politica e menzogna, Sugarco, Milano 1985, pp. 288.
- Hannah Arendt, Responsabilita' e giudizio, Einaudi, Torino 2004, pp. XXXII + 238.
- Hannah Arendt, Ritorno in Germania, Donzelli, Roma 1996, pp. 64.
- Hannah Arendt, Rosa Luxemburg, Mimesis, Milano-Udine 2022, pp. 138.
- Hannah Arendt, Socrate, Raffaello Cortina Editore, Milano 2015, pp. 126.
- Hannah Arendt, Sulla violenza, Guanda, Parma 1996, pp. 96.
- Hannah Arendt, Verita' e politica, Bollati Boringhieri, Torino 1995, pp. 98.
- Hannah Arendt, Verita' e umanita', Mimesis, Milano-Udine 2014, pp. 76.
- Hannah Arendt, Quaderni e diari, Neri Pozza, 2007, pp. 656.
- Hannah Arendt - Karl Jaspers, Carteggio 1926-1969. Filosofia e politica, Feltrinelli, Milano 1989, pp. XXIV + 248.
- Hannah Arendt - Mary McCarthy, Tra amiche. La corrispondenza di Hannah Arendt e Mary McCarthy 1949-1975, Sellerio, Palermo 1999, pp. 720.
- Hannah Arendt - Kurt Blumenfeld, Carteggio 1933-1963, Ombre corte, Verona 2015, pp. 280.
- Hannah Arendt - Martin Heidegger, Lettere 1925-1975, Einaudi, Torino 2000, 2007, pp. VI + 320 (+ un inserto fotografico di 16 pp.).
- Hannah Arendt - Joachim Fest, Eichmann o la banalita' del male. Interviste, lettere, documenti, Giuntina, Firenze 2013, 2014, pp. 222.
- Hannah Arendt - Walter Benjamin, L'angelo della storia. Testi, lettere, documenti, Giuntina, Firenze 2017, 2018, pp. 270.
- Hannah Arendt - Guenther Anders, Scrivimi qualcosa di te. Lettere e documenti, Carocci, Roma 2017, pp. XII + 194.
- Hannah Arendt, L'amicizia e la Shoah. Corrispondenza con Leni Yahil, Edb, Bologna 2017, pp. 112.
- Hannah Arendt, Guenther Stern-Anders, Le Elegie duinesi di R. M. Rilke, Asterios, Trieste 2014, 2019, pp. 80.
- AA. VV., Hannah Arendt e la questione sociale, a cura di Ilaria Possenti, volume monografico di "aut aut", n. 386, giugno 2020, Il Saggiatore, Milano 2020.
- Guenther Anders, La battaglia delle ciliege, Donzelli, Roma 2015.
- Laura Boella, Hannah Arendt. Agire politicamente. Pensare politicamente, Feltrinelli, Milano 1995.
- Laura Boella, Hannah Arendt. Un umanesimo difficile, Feltrinelli, Milano 2020.
- Adriana Cavarero, Arendt e la banalita' del male, Gedi, Roma 2019.
- Roberto Esposito, L'origine della politica: Hannah Arendt o Simone Weil?, Donzelli, Roma 1996.
- Elzbieta Ettinger, Hannah Arendt e Martin Heidegger. Una storia d'amore, Garzanti, Milano 2000.
- Paolo Flores d'Arcais, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 1995.
- Simona Forti (a cura di), Hannah Arendt, Milano 1999.
- Augusto Illuminati, Esercizi politici: quattro sguardi su Hannah Arendt, Manifestolibri, Roma 1994.
- Friedrich G. Friedmann, Hannah Arendt, Giuntina, Firenze 2001.
- Ingeborg Gleichauf, Hannah Arendt, Dtv, Muenchen 2000.
- Olivia Guaraldo, Arendt, Rcs, Milano 2014.
- Wolfgang Heuer, Hannah Arendt, Rowohlt, Reinbek bei Hamburg 1987, 1999.
- Julia Kristeva, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 2005.
- Ana Nuno, Hannah Arendt, Rba, Milano 2019.
- Alois Prinz, Io, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 1999, 2009.
- Paul Ricoeur, Hannah Arendt, Morcelliana, Brescia 2017.
- Cristina Sanchez, Arendt. La politica in tempi bui, Hachette, Milano 2015.
- Agustin Serrano de Haro, Hannah Arendt, Rba, Milano 2018.
- Elisabeth Young-Bruehl, Hannah Arendt, Bollati Boringhieri, Torino 1994.

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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 166 del 15 giugno 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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