[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 157



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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 157 del 6 giugno 2023

In questo numero:
1. Nel ricordo delle vittime di tutte le guerre, opponiamoci a tutte le guerre. Con l'azione diretta nonviolenta
2. Melissa Cicchetti intervista Maria Sierra: La persecuzione infinita
3. Amnesty International: Urge clemency for native american activist
4. Raccolta fondi per aiutare la Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" a fare fronte ai danni subìti a causa dell'alluvione del 16 e 17 maggio 2023
5. Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessino persecuzioni ed uccisioni
6. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
7. Alcuni riferimenti utili
8. Tre tesi
9. Ripetiamo ancora una volta...
10. I femminicidi gli stupri la guerra

1. REPETITA IUVANT. NEL RICORDO DELLE VITTIME DI TUTTE LE GUERRE, OPPONIAMOCI A TUTTE LE GUERRE. CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA

Invece di adoperarsi per salvare le vite dei cittadini dei loro paesi gli stolidi e malvagi governanti d'Europa furiosamente s'ingegnano in tutti i modi di trarli in rovina e fin sterminarli.
Di tutti i capi di stato europei solo quello del Vaticano sembra rendersi conto della tragedia in corso e dice inascoltato parole di verita' e saggezza, e inascoltato chiama al primo dovere di ogni essere umano e di ogni umano istituto: salvare le vite.
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Il folle e criminale presidente ucraino, effettuale adepto e grottesco imitatore del folle e criminale presidente russo che proditoriamente la guerra ha scatenato, algido proclama che la guerra proseguira', s'estendera' e s'intensifichera', e uccidera' innumerevoli altri esseri umani.
Perche' i due messeri non si sfidano a duello e sacrificano le loro di vite e non le altrui?
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Perche' l'Italia, che nella sua legge fondamentale "ripudia la guerra", continua a prostituirsi a un'organizzazione terrorista e stragista come la Nato, che andrebbe abolita ed i cui sciagurati sanguinari vertici andrebbero tratti dinanzi a una corte di giustizia che li processi e condanni per i crimini loro?
Perche' l'Italia, che nella sua legge fondamentale "ripudia la guerra", continua ad alimentare la guerra e i massacri fornendo illegalmente e criminalmente armi assassine a poteri assassini?
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Perche' il popolo italiano, che nella sua Costituzione antifascista "ripudia la guerra", permette a un governo neofascista e prostituito all'imperialismo americano di collaborare alacremente alla devastazione e alla distruzione dell'Europa e del nostro paese?
Perche' il popolo italiano, che nella sua Costituzione antifascista "ripudia la guerra", permette a un governo neofascista andato al potere coi voti di circa un quarto degli elettori (12 milioni di voti su 46 milioni di elettori) di violare la Costituzione ed ogni presidio e sentimento di umanita', di attuare una politica golpista e razzista, riarmista e guerriera, persecutrice e assassina?
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Perche' i popoli del mondo non insorgono nonviolentemente per impedire a governanti ebbri e scellerati di sterminare innumerevoli esseri umani inermi e innocenti?
Perche' i popoli del mondo non insorgono nonviolentemente per impedire l'apocalisse atomica che governanti ebbri e scellerati stanno insensatamente preparando sotto gli occhi di tutti?
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Con l'azione diretta nonviolenta difendiamo tutte le vite in pericolo.
Con l'azione diretta nonviolenta difendiamo la Costituzione della Repubblica italiana che fa obbligo di ripudiare la guerra e salvare le vite.
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Con l'azione diretta nonviolenta blocchiamo le fabbriche di armi, i trasporti di armi, le strutture che alla guerra e alle stragi criminalmente cooperano.
Con l'azione diretta nonviolenta chiamiamo ogni essere umano ed ogni umano istituto a difendere l'umanita' intera e l'intero mondo vivente.
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Nel ricordo delle vittime di tutte le guerre, opponiamoci a tutte le guerre.
Nel ricordo delle vittime di tutte le guerre, insorgiamo nonviolentemente per la pace, il disarmo, la smilitarizzazione.
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Siamo una sola umana famiglia in un unico mondo vivente.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
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Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Salvare le vite e' il primo dovere.
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Sia universale regola dell'umano agire: agisci nei confronti delle altre persone cosi' come vorresti che le altre persone agissero verso di te.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

2. MEMORIA. MELISSA CICCHETTI INTERVISTA MARIA SIERRA: LA PERSECUZIONE INFINITA
[Dal sito di "Comune-info" riprendiamo e diffondiamo questa intervista]

Come sempre, anche quest'anno non ne ha parlato quasi nessuno. Dire che si tratta di un silenzio fragoroso sarebbe un ossimoro segnato da pura retorica: non c'e' alcun fragore. Il 16 maggio scorso, tuttavia, la gente romani' non ha certo dimenticato di ricordare quella notte del 1944, quando 6mila donne, uomini, bambini e anziani del campo di Auschwitz II Bikernau, lo "Zigeunelager", seppero che si sarebbe posto fine alle loro inaudite sofferenze nelle camere a gas. Raccolsero quel che capitava, insorsero contro le SS ed evitarono il genocidio. Una rivolta epocale. La vendetta nazista, piu' spietata che mai, si compi' il 2 agosto successivo, il culmine del Porrajmos, il grande divoramento. Una giornata internazionale, si sa, ormai non si nega a niente e nessuno, ma probabilmente la gran parte dei media che contano avra' trovato piu' attraente e interessante dedicarsi al giorno successivo: il 17 maggio e' la giornata mondiale delle torte. A noi di Comune di quelle scelte editoriali e politiche fregherebbe ben poco, se non fosse che - come ricorda in questa gran bella intervista Maria Sierra, che ha appena pubblicato in Spagna "Holocausto gitano. El genocidio romani' bajo el nazismo" - il processo di sterminio della popolazione romani' europea aveva costruito le condizioni per verificarsi ben prima della II Guerra Mondiale ed esiste una linea di continuita' molto forte tra gli stereotipi culturali antizigani che hanno preceduto quello sterminio a lungo negato e quelli attuali. L'autorevole docente di Storia Contemporanea all'Universita' di Siviglia dice a Melissa Cicchetti che l'Olocausto non si ripetera' come tale, naturalmente, ma il rischio di cadere in un abisso di antiziganismo assassino quanto quello hitleriano esiste, eccome. Le affermazioni sui Rom di parecchi esponenti di nuovi e meno nuovi governi europei, a cominciare da quello italico, lo confermano in modo eclatante. "Sei nomade? Devi nomadare, poi transumi e vai", dice in questo video esemplare con il consueto aplomb Giorgia Meloni. E' impossibile leggere i documenti sulla persecuzione nazista dei gitani senza rabbrividire, ma il libro di Maria Sierra ha, tra gli altri, un altro enorme merito, quello di portare alla luce testimonianze dirette in cui emerge il protagonismo di sopravvissute che raccontano cosa hanno subito, in quanto donne e in quanto gitane, ma anche che sono state loro proprio loro a fare il primo passo per raccontare cos'era successo. La loro dignita', soprattutto emotiva, quella che nei campi di concentramento uomini nazisti si erano tanto sforzati di annichilire, vince cosi' proprio affermando il diritto alla memoria e ad avere emozioni. C'e' da svolgere ancora un compito contro-narrativo molto lungo, loro, le donne gitane, hanno dimostrato di saperselo assumere come ben pochi hanno saputo fare nella storia.
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Specialista in storia culturale della politica, Maria Sierra insegna Storia Contemporanea alliUniversita' di Siviglia. Negli ultimi anni si e' dedicata allo studio del popolo romani', in Spagna e in Europa, scrivendo alcuni dei piu' brillanti contributi a questa linea di ricerca. L'anno passato ha ricevuto il premio per il miglior articolo scientifico sulla condizione della popolazione gitana nell'Europa post-nazista (disponibile in inglese qui). Ci riceve nella sua stanza della Facolta', piena di foto di cigarreras sivigliane, le lavoratrici della fabbrica di sigari, che raccontano la storia dell'edificio, dove parliamo del suo ultimo libro: "Holocausto gitano. El genocidio romani' bajo el nazismo".
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- Cos'e' l'Holocausto gitano di cui si parla cosi' poco? E perche' hai scelto di definirlo in questo modo?
- E' un processo di sterminio della popolazione romani' europea avvenuto prima e durante la Seconda Guerra Mondiale, sotto il regime nazista. Ha avuto luogo contemporaneamente a quello degli Ebrei, di cui invece sappiamo molto, essendo esso entrato nell'immaginario delle nostre societa' attraverso molta letteratura e tanti film. Della morte di almeno mezzo milione di Gitani europei, invece, si e' soliti saper pochissimo.
Ho scelto questi termini, "olocausto" e "gitano" (1), proprio per collegarlo all'olocausto ebraico. Ho utilizzato la parola "olocausto" perche' e' una definizione scientificamente e socialmente riconosciuta, che spiega molto bene un processo di persecuzione e sterminio cosi' sistematico e brutale come quello compiuto contro il popolo gitano sotto il regime nazista.
Il termine "gitano" forse richiede piu' spiegazioni. In lingua castigliana e' corretto usarlo, in quanto non e' considerato offensivo per le popolazioni che chiamiamo in questo modo. Va sottolineato, infatti, che la stessa comunita' gitana spagnola ha espresso positivamente la propria identita' attorno a questo termine, cosa che generalmente non accade in altre lingue, come spiego nel mio libro. Se avessi scritto in inglese, ad esempio - e' in corso di pubblicazione una traduzione proprio in inglese e sto affrontando questa sfida - avrei dovuto scegliere sistematicamente altri termini, Romani', per parlare in generale della popolazione gitana in Europa, oppure Sinti se ci riferiamo a quella gitana in Germania.
Insomma, bisogna essere molto attenti e rispettosi, perche' questa attenzione ci aiuta a renderci conto e capire quanto interiorizzati possano stati essere da noi alcuni nomi dispregiativi per le persone a cui sono stati storicamente assegnati.
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- Nella prima parte del libro, tracci la storia dell'antiziganismo che culmina nella persecuzione nazista. Quali elementi evidenzieresti dalla storia dell'antiziganismo prima dell'Olocausto?
- Per me e' molto importante sottolineare che esiste una tradizione di antiziganismo. Non possiamo limitare il discorso alla storia occidentale moderna e contemporanea; al contrario, dobbiamo inserirlo in una lunga tradizione di antiziganismo e cosi' comprendere quanto fosse gia' preparata la persecuzione della popolazione gitana quando arrivo' il regime nazista.
Ritengo inoltre fondamentale la consapevolezza di quante di queste tradizioni siano ancora vive e di quanti episodi di persecuzione continuino ancora oggi. Questa e' la cosa piu' importante per me, perche' in questo unisco la preoccupazione di storica con quella civica di cittadina. L'Olocausto non si ripetera' come tale, ma il rischio di cadere in un abisso di antiziganismo assassino quanto lo fu quello della Seconda Guerra Mondiale esiste.
Per questo, nella prima parte del libro, traccio la storia dell'antiziganismo molto brevemente, ma in vari registri. Da un lato, quello giuridico e istituzionale, descrivo l'affermazione di un quadro legislativo che, fin dall'inizio, e' andato costruendo i Gitani come la parte della popolazione su cui caricare tutti i problemi della societa' insediata. Dall'altro, parlo dell'antiziganismo culturale che e' piu' intriso nella mentalita' della societa' maggioritaria sotto forma di stereotipi. Esiste una linea di continuita' molto forte tra gli stereotipi culturali antizigani che hanno preceduto l'Olocausto e quelli attuali.
In questa parte del libro mi interessa evidenziare la complessita' di questi stereotipi, che e' cio' che li rende convincenti. La societa' maggioritaria naturalizza molto gli stereotipi antizigani, inserendovi sia elementi negativi sia l'idealizzazione della figura del Gitano e, in particolare, della Gitana. Sono stereotipi complessi, che fanno coesistere l'idealizzazione etnica con la stigmatizzazione razziale. Essendo molto convincenti per noi a causa della loro complessita', questi stereotipi rimangono molto ancorati nella nostra mente. Non dobbiamo far altro che rivedere come sono visti i Gitani dalla societa' maggioritaria ancora oggi per renderci conto che questi stessi stereotipi continuano ad operare. Per non parlare, poi, di film e cartoni animati: la Esmeralda del Gobbo di Notre Dame ne e' un buon esempio.
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- Nella seconda parte del libro il focus e' sui ricordi di sei sopravvissuti all'Olocausto. Perche' hai deciso di concentrarti sulle emozioni usando quello che definisci un approccio storico emozionale?
- La seconda parte per me e' stata la parte piu' positiva del processo di scrittura del libro, perche' la prima parte si e' rivelata un'immersione molto dolorosa in un inferno di maltrattamenti che raggiunge livelli inimmaginabili. Non si possono leggere la bibliografia e i documenti sulla persecuzione nazista del popolo gitano senza rabbrividire.
Tuttavia, nelle memorie, nonostante una narrazione in prima persona di una sofferenza cosi' profonda, e' possibile apprezzare anche un agire vivace, una capacita' di agire in positivo. Diventa ancora piu' evidente una volta terminato il processo persecutorio, quando le persone sopravvissute riescono a dotarsi degli strumenti per parlare in pubblico di quanto accaduto, per rivendicare il diritto al riconoscimento della propria sofferenza e ad avere un posto nella storia del proprio Paese.
Ho scelto quelle memorie perche' parlano in prima persona, perche' e' la voce dei sopravvissuti. Ho cercato di rispettare molto la loro originalita', pur sottoponendole alla critica a cui una storica o uno storico deve sottoporre qualsiasi documento, detto in altre parole, contestualizzando la fonte storica. Questo vuol dire specificare chi ha fatto qualcosa, a quali condizioni, e se c'e' stato qualcuno che l'ha aiutato o se c'e' stato un editore che ha avuto un ruolo di primo piano.
Questo processo di contestualizzazione storica non e' un modo per rimuovere autorevolezza alla voce stessa dell'autrice o dell'autore, ma viceversa, di collocarla nel suo contesto storico in modo che non sia discutibile. La memoria, sia quella romani' che quella ebraica, viene spesso accusata di essere soggettiva, selettiva e imperfetta. Ed e' vero. Pero', per me, quella e' anche la sua ricchezza. Perche' se si critica, si contestualizza e si studia con gli strumenti propri della disciplina storica, si puo' riconoscere che le memorie parlano non solo di cio' che accadde al tempo dell'Olocausto, ma anche di tutto cio' che e' accaduto dopo.
Sono memorie passate al setaccio di una sofferenza che, nel caso del popolo gitano, si sono prolungate per 40 anni in una Germania e in un'Europa che hanno riconosciuto l'Olocausto gitano solo molto piu' tardi. Per me tutto questo e' una sorta di scatola nera della memoria che trovo molto interessante da analizzare.
Ho scelto l'approccio della storia delle emozioni, perche' avevo gia' praticato questa prospettiva in altri lavori precedenti. Contrariamente a quanto la definizione usata potrebbe far pensare, la storia delle emozioni non afferma che le emozioni siano qualcosa di naturale, istintivo: la paura viene fuori se sei in una situazione di paura, l'amore viene fuori se sei di fronte a uno stimolo amoroso. Al contrario, cio' che la storia delle emozioni afferma e' che emozioni e sentimenti sono storicamente modulati.
Vale a dire che in ogni momento, in ogni epoca, in ogni societa', tutte e tutti noi abbiamo imparato a esprimere le nostre emozioni in modo diverso, e perfino a sentire in modo diverso. Le emozioni, del resto, sono anche uno strumento cognitivo, uno strumento per gestire noi stessi nel mondo che ci circonda. Pertanto, ho trovato molto interessante analizzare le memorie dei Gitani sopravvissuti all'Olocausto da questa prospettiva, perche' essa ci permette anche di approfondire i ruoli di genere all'interno della memoria.
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- Le donne gitane sono state le pioniere della memoria romani' dell'Olocausto. Perche' sono state proprio loro a fare il primo passo per raccontare cosa era successo? E che ruolo hanno, in generale, le donne nei tuoi lavori?
- Penso a Philomena Franz, la prima sopravvissuta all'olocausto gitano che ha pubblicato le sue memorie con il titolo "Tra l'amore e l'odio. Una vita gitana". Lei, cosi' come altre sopravvissute (tra cui Ceija Stojka e Lily Van Angeren), e' riuscita a trasformare le proprie emozioni in qualcosa che le forniva strumenti utili per esprimersi, per rivendicare dignita'. Quella dignita' che i campi di concentramento e di dominio si erano tanto sforzati di rubarle, soprattutto la dignita' emotiva, il diritto ad avere emozioni, soprattutto quelle positive. Nei campi l’affetto era una debolezza. Dunque, per me, questa e' una rivendicazione tanto politica quanto puo' esserlo affermare di avere il diritto di essere presenti nella storia del proprio Paese. Dire, una volta fuori dai campi di concentramento, che si ha il diritto di provare emozioni, anche positive, in funzione delle quali organizzare un proprio racconto di quanto e' avvenuto e' insieme coraggioso e degno quanto politico.
Queste donne sono consapevoli di rompere tabu' come donne gitane, vale a dire in quanto donne e in quanto gitane. Non bisogna dimenticare che e' una costruzione diversa essere gitano o gitana.
Da Philomena Franz, che nelle sue memorie parla da donna sinti, cioe' da gitana tedesca, fino ad altre donne gitane che, nel parlare delle violenze anche sessuali esercitate su di loro, tutte sanno di star rompendo dei tabu' sessuali. In ogni occasione, queste donne sopravvissute dicono di parlare a proprio nome e per se stesse nella speranza che il loro sforzo serva per tutti. In nessun momento si attribuiscono la voce dell'intera comunita', perche' rispettano molto le altre donne, soprattutto le piu' anziane, che non hanno voluto rompere il velo del silenzio che e' stato imposto in seguito. Per me questo e' un esercizio molto coraggioso di femminismo, se cosi' vogliamo chiamarlo, che si trova all'intersezione di una doppia persecuzione. La questione dell'essere donna e quella di essere parte di un gruppo stigmatizzato da un punto di vista razzista.
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- Nel tuo libro parli molto del brodo di coltura che ha aperto la via alle politiche naziste e che ha giustificato il fatto che molte persone rimanessero in silenzio guardando da un'altra parte di fronte a tante persecuzioni e violenze. Pensi che l'incitamento all'odio di oggi stia creando un nuovo pericoloso terreno fertile? E quali pensi siano le chiavi affinche' il passato non si ripeta? Detto in altre parole, come possiamo riuscire a creare una preoccupazione pubblica ampia per questo rischio?
- E' una domanda interessante e molto importante, proprio come chiusura della nostra conversazione, perche' il fatto che ci sia una possibile connessione tra passato e presente riprende quanto si diceva nella prima domanda. Trovo particolarmente inquietante che alcune tradizioni dell'immaginario, profondamente intrise nella cultura occidentale fatta di stereotipi che non siamo stati in grado di smantellare ne' di decostruire, siano ancora vive e possano essere il fondamento per giustificare azioni contro qualsiasi tipo di gruppo collettivo umano. Alcuni di questi stereotipi, infatti, oggi, senza cessare di essere applicati al popolo gitano, vengono trasferiti e applicati a nuove minoranze vulnerabili, come le persone migranti di diverso tipo. Quindi e' ovvio che c'e' una connessione tra l'incitamento all'odio del passato e quello del presente. Si', c'e' un pericolo reale, soprattutto perche' quei discorsi oggi hanno piattaforme su cui vengono diffusi e una possibilita' di estensione in molteplici reti sociali che non c'erano nel passato.
Cosa possiamo fare? C'e' molto da fare, ognuna e ognuno nel suo ambito. Io, ad esempio, sono uscita anche dai binari classici della mia professione per provare a fare qualche cosa in piu'. Credo sia necessario uscire dall'ambito accademico e che la battaglia vada condotta negli spazi della divulgazione, del trasferimento del sapere dalla ricerca scientifica alla strada, a cio' che la societa' gestisce come conoscenza comune. Abbiamo girato un documentario basato sulle interviste a Philomena Franz, intitolato "Mi Holocausto", proprio per mettere in prima persona la sofferenza causata dagli stereotipi. E' disponibile liberamente per tutti a questo link.
Credo sia del tutto possibile collegare la ricerca universitaria con l'inquietudine sociale. Quello che dobbiamo fare e' cercare format che siano interessanti e accessibili a un vasto pubblico. Con il libro Holocausto Gitano sono rimasta piacevolmente sorpresa dal fatto che sia riuscito a uscire dall'Accademia, dagli studenti, dall'universita' e che viene letto da persone con preoccupazioni simili. Ad ogni modo, voglio lasciar da parte il mio lavoro personale, che e' solo una piccola goccia in tutto cio' che possiamo fare, per non sembrare poi cosi' ottimista.
Penso che ci sia ancora moltissimo da fare e le associazioni romani', sono le principali attiviste. Ci sono giornate della memoria, ci sono musei o spazi museali che fanno interventi su questi temi. C'e' gia' il cinema, che e' molto importante, ci sono i cineasti gitani e poi la letteratura. Sono tutti modi per entrare nel senso sociale, nel senso comune della societa'. Senso comune e' un'espressione che utilizziamo dall'antropologia e dalla storia per parlare di cio' che una societa' ha assunto come naturale. Il senso comune e' cio' che consideriamo vero senza doverci chiedere nulla ed e' li' che si infiltra lo stereotipo anti-gitano. C'e' da svolgere un compito contro-narrativo molto lungo che arrivi a quegli spazi potenti nella creazione del senso comune sociale. E penso che sia nella letteratura, nel cinema, nella divulgazione in generale, nei luoghi della memoria e nei musei che bisogna entrare.
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L’intervista e' uscita in precedenza anche sul quotidiano El Salto in lingua castigliana.
La traduzione per Comune-info e' di Marco Calabria
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Nota terminologica tratta da wikipedia
1. Rom sta ad indicare un determinato popolo romani', ed e' il termine con il quale molti non-romaní oggi usano indicare (in maniera inesatta) tutti i gruppi romani'. I documenti del Consiglio d'Europa e dell'Unione Europea utilizzano il termine plurale Roma come termine generico per indicare tutti i popoli romani' nel loro insieme.
Spesso, per indicare i popoli romani', vengono usati anche altri termini: ad esempio, in italiano "zingari" (o "zingani" o "zigani") e "gitani"; in inglese gypsies e travellers ("viandanti"); in francese gens du voyage ("viaggiatori"), tsiganes, gitans e manouches; in spagnolo e in catalano gitanos; in tedesco Zigeuner; in ungherese cigany; in polacco cyganie, ecc. Tali termini, usati per indicare le popolazioni romani' da parte di chi non ne fa parte (esonimi), sono percepiti da gran parte delle persone romani' come dispregiativi e offensivi, oltre che negativamente connotati nella gran parte delle lingue.
Secondo diversi studiosi, il termine corretto da utilizzare sarebbe quello proprio dell'etnia o, piu' in generale, la locuzione popolazione romani', sostituendo quindi i termini zingaro/zingari, laddove usati come aggettivi, con i corrispondenti aggettivi romano'/romani'. In Italia, tuttavia, in documenti di emanazione ministeriale come ad esempio gli studi del Ministero dell'Interno, si continua a utilizzare il termine "zingari" per indicare l'insieme delle etnie e l'aggettivo "romani'" viene utilizzato solo in relazione alla lingua propria dei rom e sinti.
Sulla parola zingaro, zingano o zigano esistono diverse ipotesi etimologiche. La parola e' chiaramente imparentata con il francese tsigane, il portoghese cigano, il rumeno tigan, l'ungherese cigany e il tedesco Zigeuner. Fino all'inizio del XX secolo molti studiosi collegavano "zingaro" ad Athingan, una popolazione mista sira, etiope e nubiana, che si sarebbe stabilita in Tracia in seguito alle vittorie dell'imperatore Costantino V, e che sarebbe stata poi dispersa dalle invasioni turche (e' l'opinione fra gli altri di Ottorino Pianigiani, autore del Dizionario etimologico italiano del 1907). Attualmente, gli studiosi fanno risalire la parola dal greco medievale tsinganoi (greco moderno Tsingani), tribu' dell'Anatolia. Non e' escluso che l'etimo originario sia indo-ario, atzigan. La stessa parola greca Atsinganos viene collegata da alcuni studiosi ad Athinganoi, "intoccabili", nome di gruppi eretici stanziati nelle regioni anatoliche di Frigia e Licaonia, che imponevano di non toccare le persone considerate impure. Il significato "intoccabili" pero' ha fatto pensare anche alla quinta casta indiana, i paria, considerati appunto impuri ed intoccabili. Questo ha indotto molti a immaginare che la connotazione della parola sia sempre stata negativa.
Altri ancora ritengono invece che la connotazione del significato fosse positiva, portando a sostegno di cio' un documento del 1387 di Nauplia, in Grecia, dove i veneziani confermarono i privilegi agli zingari concessi a loro dai bizantini. Privilegi che ritroviamo per questi popoli in diversi documenti per un centinaio di anni in diversi luoghi dell'Europa, come quella, per esempio, del 1423: "Noi Sigismundo, per grazia di Dio sempre Augusto Re dei Romani, Re d'Ungheria, di Boemia, di Dalmazia, di Croazia... Per la quale cosa dovunque il detto Ladislao Voivoda e la sua gente giungano nei nostri domini, citta' e castella, con la presente lettera comandiamo e ordiniamo alle nostre fedelta' che il medesimo L.V. e gli zingari i suoi sudditi, tolto ogni impedimento e difficolta' debbano essere favoriti e protetti e difesi da ogni attacco e offesa. Se poi tra loro stessi sara' sorta qualche zizzania o contesa, allora ne' voi, ne' nessun altro di voi, ma lo stesso Ladislao Voivoda, abbia facolta' di giudicare e liberare" (da Jean-Paul Clebert, Les Tziganes).
Intorno al XVI secolo il termine avrebbe assunto la connotazione - negativa - che troviamo ancora oggi.
La parola gitano, come l'inglese gypsy e il francese gitan deriva dallo spagnolo gitano a sua volta derivato dal latino aegypt(i)anus, "egiziano" (aggettivo derivato da Aegyptus, "Egitto"). Questo appellativo e' sicuramente collegato alla leggenda di una provenienza dei Romani' dall'Antico Egitto: secondo il mito, i Romani' sarebbero discendenti da Ismaele, figlio che Abramo ebbe dalla sua schiava Agar.
Piero Colacicchi sostiene che "nomade", riferito ai Rom, e' un termine ottocentesco, usato non tanto per indicare lo stile di vita di questi quanto piuttosto con intento discriminatorio verso coloro che ritenevano "uomini inferiori" poiche' "pigri, vagabondi, caratterialmente instabili", in contrapposizione a quello dell'uomo eletto, amante della patria, posato e seguace della morale. Il termine e' peraltro in contraddizione con le effettive condizioni sociali della popolazione romani', che almeno in Italia e' in gran prevalenza stanziale.

3. INIZIATIVE. AMNESTY INTERNATIONAL: URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
[Dal sito www.amnesty.org riprendiamo e diffondiamo questo appello del 3 aprile 2023]

3 April 2023
URGENT ACTION
URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
Native American activist Leonard Peltier has been imprisoned in the USA for over 46 years, some of which was spent in solitary confinement, serving two life sentences for murder despite concerns over the fairness of his trial. He has always maintained his innocence. Now 78 years old, he contracted COVID-19 in 2022 and suffers from several chronic health ailments, including one that is potentially fatal. Not eligible for parole again until 2024, his lawyers submitted a new petition for clemency in 2021. President Biden must grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
TAKE ACTION: WRITE AN APPEAL IN YOUR OWN WORDS OR USE THIS MODEL LETTER
President Joseph Biden
The White House
1600 Pennsylvania Ave NW
Washington, DC 20500
USA
White House Comment line: (202) 456-1111
Webform*: https://www.whitehouse.gov/contact/
* A US-based address is needed for the White House webform.
International action takers, please use AI USA's address when filling out:
Amnesty International USA
311 West 43rd St. 7th Floor,
New York, NY 10036 USA
Dear President Biden,
Leonard Peltier is a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. In 1975, during a confrontation involving AIM members, two FBI agents were killed. Leonard Peltier was convicted of their murders but has always denied killing the agents.
There are serious concerns about the fairness of proceedings leading to his trial and conviction, including for example the prosecution's withholding of evidence that might have assisted Leonard Peltier's defence.
In light of these concerns, the former US Attorney who supervised the prosecution team post-trial, James Reynolds, has since called for clemency.
Leonard Peltier is now 78 years old, has spent more than 46 years in US prisons, and has been repeatedly denied parole. There are serious concerns about Leonard Peltier's deteriorating health, including potential re-exposure to COVID-19. His lawyers submitted a new petition for clemency in 2021.
I urge you to grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
Yours sincerely,
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ADDITIONAL INFORMATION
Leonard Peltier, an Anishinaabe-Lakota Native American, was a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. On 26 June 1975, during a confrontation involving AIM members on the Pine Ridge Indian reservation in South Dakota, FBI agents Ronald Williams and Jack Coler were shot dead. Leonard Peltier was convicted of their murders in 1977 and sentenced to two consecutive life sentences. Leonard Peltier has always denied killing the agents.
A key alleged eyewitness to the shootings was Myrtle Poor Bear, a Lakota Native woman who lived at Pine Ridge. Based on her statement that she saw Leonard Peltier kill both FBI agents, Leonard Peltier was extradited from Canada, where he had fled following the shootings. However, Myrtle Poor Bear later retracted her testimony. Although not called as a prosecution witness at trial, the trial judge refused to allow Leonard Peltier's attorneys to call Myrtle Poor Bear as a defense witness on the grounds that her testimony "could be highly prejudicial to the government". In 2000, Myrtle Poor Bear issued a public statement to say that her original testimony was a result of months of threats and harassment from FBI agents.
In 1980 documents were released to Leonard Peltier's lawyers as a result of a lawsuit under the Freedom of Information Act. The documents contained ballistics evidence which might have assisted Leonard Peltier's case, but which had been withheld by the prosecution at trial. However, in 1986, the U.S. Court of Appeal for the Eighth Circuit denied Leonard Peltier a retrial, stating that: "We recognize that there is some evidence in this record of improper conduct on the part of some FBI agents, but we are reluctant to impute even further improprieties to them."
The U.S. Parole Commission has always denied parole to Leonard Peltier on the grounds that he did not accept criminal responsibility for the murders of the two FBI agents. This is even though, after one such hearing, the Commission acknowledged that, "the prosecution has conceded the lack of any direct evidence that you personally participated in the executions of two FBI agents". Leonard Peltier would not be eligible for another parole hearing until 2024. Furthermore, James H. Reynolds, the US Attorney whose office handled the criminal case prosecution and appeal of Leonard Peltier, wrote that he supported clemency "in the best interest of Justice in considering the totality of all matters involved."
Leonard Peltier suffers from a variety of ailments, including kidney disease, Type 2 diabetes, high blood pressure, a heart condition, a degenerative joint disease, and constant shortness of breath and dizziness. A stroke in 1986 left him virtually blind in one eye. In January 2016, doctors diagnosed him with a life-threatening condition: a large and potentially fatal abdominal aortic aneurysm that could rupture at any time and would result in his death. He currently uses a walker due to limited mobility and contracted COVID-19 in 2022. He continues to be at risk of re-infection while in detention.
In 2015, several Nobel Peace Prize winners—including Archbishop Desmond Tutu—called for Leonard Peltier's release. The Standing Rock Sioux Tribe and the National Congress of American Indians have also called for his release. Leonard Peltier's attorney applied for clemency to President Biden in July 2021. President Biden committed to granting clemency on a rolling basis during his administration.
However, as of February 2023, no decision has been made on his application. He has previously sought clemency, most recently from President Obama in 2016, but his petition has been denied each time.
Due to the numerous issues at trial, the exhaustion of all his legal avenues for appeal, the amount of time he has already served, his continued maintenance of innocence along with his chronic health issues, Amnesty International supports calls for clemency for Leonard Peltier.
PREFERRED LANGUAGE TO ADDRESS TARGET: English
You can also write in your own language.
PLEASE TAKE ACTION AS SOON AS POSSIBLE UNTIL: 29 May 2023
Please check with the Amnesty office in your country if you wish to send appeals after the deadline.
NAME AND PRONOUN: Leonard Peltier - He/Him
LINK TO PREVIOUS UA: https://www.amnesty.org/en/documents/amr51/5208/2022/en/

4. APPELLI. RACCOLTA FONDI PER AIUTARE LA BIBLIOTECA LIBERTARIA "ARMANDO BORGHI" A FARE FRONTE AI DANNI SUBITI A CAUSA DELL'ALLUVIONE DEL 16 E 17 MAGGIO 2023
[Dalla Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" (e-mail: bibliotecaborghi1916 at gmail.com) riceviamo e diffondiamo con viva solidarieta']

Le inondazioni che il 16 e 17 maggio 2023 hanno colpito molte localita' dell'Emilia Romagna, compresa Castel Bolognese, hanno provocato enormi danni alla Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" (in sigla: BLAB).
In questo momento particolarmente difficile della sua vita la BLAB fa appello a tutti coloro che apprezzano la sua attivita'.
Per far fronte ai danni subìti e ripartire serviranno molto lavoro e molti soldi.
Se volete aiutarci a superare questo momento di notevole difficolta', potete inviare un contributo economico fin da ora.
Anche somme modeste possono servire.
Con il vostro aiuto, tutti insieme, ce la possiamo fare.
Per inviare le sottoscrizioni si puo' effettuare un bonifico al conto corrente bancario della BLAB, presso CREDIT AGRICOLE - Agenzia di Castel Bolognese. Il codice IBAN, intestato a Biblioteca Libertaria Armando Borghi - Soc. Coop. e': IT16 C 06230 67530 000030040805

5. REPETITA IUVANT. SCRIVIAMO ALL'AMBASCIATA DELL'IRAN IN ITALIA PER CHIEDERE CHE CESSINO PERSECUZIONI ED UCCISIONI

Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo di scrivere all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere al governo di quel paese che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
Gli indirizzi di posta elettronica cui inviare le lettere sono i seguenti: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir
*
Vi proponiamo un possibile testo essenziale:
Egregio ambasciatore,
le chiediamo di trasmettere al governo del suo Paese questa nostra richiesta che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
E' dovere di ogni persona, di ogni societa', di ogni ordinamento giuridico rispettare la vita, la dignita' e i diritti di tutte le donne e di tutti gli uomini.
Tutti gli esseri umani sono eguali in dignita' e diritti, tutti gli esseri umani hanno diritto alla vita e alla liberta'.
Siamo solidali con le donne iraniane - e con gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Distinti saluti,
Nome e cognome, luogo e data, recapito di chi scrive.
*
Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo anche di far circolare questa proposta.
Adoperiamoci affinche' tante persone, tante associazioni, tante istituzioni di tutto il mondo chiedano al governo iraniano che cessino persecuzioni e uccisioni.
Sosteniamo le donne iraniane - e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Grazie di cuore per quanto vorrete fare.

6. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE

Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it

7. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI

Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com

8. REPETITA IUVANT. TRE TESI

La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

9. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

10. L'ORA. I FEMMINICIDI GLI STUPRI LA GUERRA

I femminicidi gli stupri la guerra
sono una cosa sola

I femminicidi gli stupri la guerra
sono l'esercizio del potere fascista dei maschi

I femminicidi gli stupri la guerra
stanno annientando l'umanita' intera e l'intero mondo vivente

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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 157 del 6 giugno 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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