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[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 139
- Subject: [Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 139
- From: Centro di ricerca per la pace Centro di ricerca per la pace <centropacevt at gmail.com>
- Date: Fri, 19 May 2023 05:37:49 +0200
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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 139 del 19 maggio 2023
In questo numero:
1. Il 21 maggio la marcia Perugia-Assisi per la pace
2. Quid agendum hic et nunc: opporsi alla guerra (e alle stragi e all'ecocidio di cui consiste) con l'azione diretta nonviolenta. Un appello a chi ha orecchie per intendere
3. Cosa possiamo (e dobbiamo) realmente fare contro la guerra in corso in Europa?
4. Bruna Bianchi: La protesta femminista in Russia contro la guerra
5. Amnesty International: Urge clemency for native american activist
6. Alcuni riferimenti utili
7. Tre tesi
8. Ripetiamo ancora una volta...
9. "Poetry Foundation": Profilo di Louise Erdrich
1. INIZIATIVE. IL 21 MAGGIO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI PER LA PACE
Domenica 21 maggio 2023 si svolgera' la marcia Perugia-Assisi per la pace.
Per informazioni e adesioni: www.perugiassisi.org
2. REPETITA IUVANT. QUID AGENDUM HIC ET NUNC: OPPORSI ALLA GUERRA (E ALLE STRAGI E ALL'ECOCIDIO DI CUI CONSISTE) CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA. UN APPELLO A CHI HA ORECCHIE PER INTENDERE
La guerra scatenata oltre un anno fa dal folle e criminale autocrate russo contro la popolazione ucraina inerme continua a mietere vittime innocenti.
E continua a provocare nel cuore d'Europa una catastrofe ambientale di proporzioni colossali, di cui pressoche' tutti i mezzi d'informazione tacciono.
E ogni giorno che passa avvicina il pericolo del suo evolvere nella guerra atomica che puo' porre fine alla civilta' umana e devastare irreversibilmente quest'unico mondo vivente che conosciamo.
L'intera umana famiglia dovrebbe prendere coscienza dell'immane tragedia e dell'abissale minaccia, e quindi agire per far cessare immediatamente la guerra imponendo la fine delle ostilita' e l'avvio di negoziati di pace a tutti i governi impazziti e scellerati che assurdamente la guerra alimentano.
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Mentre la parte migliore della popolazione russa continua ad opporsi alla guerra e al fascismo subendo da parte del regime una repressione brutale; e mentre la parte migliore della popolazione ucraina continua a resistere con la scelta della solidarieta' e della nonviolenza all'invasione e alla barbarie, alla guerra e al militarismo, adoperandosi per salvare le vite e difendendo la democrazia e i diritti umani nell'unico modo in cui e' possibile farlo, cioe' opponendosi alle uccisioni, alla militarizzazione e alla tirannia che ne consegue; tragicamente la parte migliore delle popolazioni degli altri paesi europei non riesce o non vuole o non sa contrastare la follia guerriera e riarmista, l'imbarbarimento e la fame di universale annientamento dei propri governi che invece di adoperarsi per la pace continuano ciecamente a fare di tutto affinche' la guerra, e le stragi, e l'ecocidio, continuino, si accrescano, si estendano oltre ogni limite.
La maggior parte delle molte iniziative per la pace che pure si sono svolte in questi mesi di guerra nei paesi dell'Unione Europea hanno avuto come implicito ma effettuale denominatore comune - e mi si stringe il cuore a dirlo - di "non disturbare il manovratore", ovvero di non mettere in reali difficolta' il governo golpista della banalita' del male che con l'invio di armi e la supina obbedienza alla Nato - l'organizzazione terrorista e stragista le cui criminali responsabilita' nell'alimentare la guerra in Europa sono flagranti - ha reso l'Italia compartecipe della guerra e quindi delle stragi di esseri umani e dell'ecocidio in corso in Ucraina, in flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione repubblicana, articolo che si apre con parole di inequivocabile chiarezza: "L'Italia ripudia la guerra".
Invece disturbare il manovratore occorreva ed occorre; contrastare il governo belligeno e golpista occorreva ed occorre; bloccare l'illegale e criminale invio delle armi assassine occorreva ed occorre; contrastare l'azione scellerata della Nato occorreva ed occorre. Ma questo non e' stato fatto, e tante belle iniziative tanto spettacolari quanto ininfluenti, cosi' come le non molte benemerite e fin luminose azioni di solidarieta' concreta con le vittime che pure per fortuna ci sono state e sempre siano benedette, non bastano ad occultare questa dura realta'.
Eppure e' chiaro e semplice cio' che occorre fare: contrastare materialmente l'illegale e criminale partecipazione italiana alla guerra; contrastarla con l'azione diretta nonviolenta.
Occorre bloccare le fabbriche d'armi: circondandole e occludendone gli ingressi impedendo loro di produrre altri strumenti di morte.
Occorre bloccare i trasporti di armi: occupando e paralizzando i luoghi in cui transitano gli strumenti di morte.
Occorre bloccare le strutture militari: circondandole e occludendone gli ingressi impedendo loro di proseguire in ogni attivita' di preparazione e a sostegno della guerra.
Occorre bloccare le sedi e strutture in Italia della Nato come delle forze armate degli Stati Uniti d'America: circondandole e occludendone gli ingressi cosi' impedendo loro di continuare la guerra di cui sono palesemente "magna pars".
Occorre bloccare la Presidenza del Consiglio dei Ministri e i Ministeri coinvolti nella guerra: circondandoli e occludendone gli ingressi impedendo loro di proseguire nell'illegale sostegno alla guerra e alle stragi e all'ecocidio in corso in Ucraina, impedendo loro di proseguire nella flagrante violazione della Costituzione della Repubblica italiana cui pure tutti i membri del governo hanno giurato fedelta'.
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Beninteso: occorre anche continuare a dire e a fare le tante cose buone che gia' si dicono e si fanno, ed occorre sostenere le molte iniziative di pace nuove o reiterate in corso e in programma da parte di soggetti diversi, quali che siano i loro limiti e le loro fragilita', a condizione che siano iniziative rigorosamente per la pace e rigorosamente democratiche sia nel merito che nel metodo, ovvero orientate a salvare tutte le vite e realizzate in forme rigorosamente nonviolente.
Ripetiamo ancora una volta che si deve continuare a soccorrere, accogliere, assistere tutte le vittime; che si deve continuare a recare aiuti umanitari a tutte le vittime; che si deve continuare a denunciare la criminale follia di chi la guerra ha scatenato; che si deve continuare a denunciare la criminale follia dei governi che, invece di adoperarsi per far cessare la guerra e le stragi e le devastazioni di cui essa consiste, alimentano l'una e quindi le altre; che si deve continuare a denunciare il pericolo estremo e immediato che la guerra divenga mondiale e nucleare e distrugga l'intera umana famiglia riducendo a un deserto l'intero mondo vivente; che si deve continuare a denunciare che la guerra sempre e solo uccide gli esseri umani; che si deve continuare ad esortare chi nella guerra e' attivamente coinvolto a cessare di uccidere, a deporre le armi, a disertare gli eserciti, a obiettare a comandi scellerati, a rifiutarsi di diventare un assassino; che si deve continuare a ricordare che salvare le vite e' il primo dovere di tutti gli esseri umani e di tutti gli umani istituti.
Ma se non si passa all'azione diretta nonviolenta tutte queste cose non riusciranno a fermare la guerra. Solo l'azione diretta nonviolenta puo' riuscire ad avviare dal basso l'agire necessario, le decisioni indispensabili: la cessazione delle uccisioni, la costruzione della pace, la solidarieta' che ogni essere umano riconosce e raggiunge e difende e sostiene e conforta, la condivisione fra tutte e tutti di tutto il bene e tutti i beni, il rispetto per ogni vita.
Occorre proporre, iniziare, praticare e poi generalizzare l'azione diretta nonviolenta: cominciando con la forza preziosa dei piccoli gruppi delle persone gia' persuase della nonviolenza - le persone che Gandhi chiamava "satyagrahi", le persone persuase della "forza della verita'" - e poi con la forza dell'esempio, della testimonianza che educa al bene, della lotta nonviolenta concreta e coerente, allargare progressivamente la mobilitazione fino allo sciopero generale contro la guerra, se sara' necessario arrivare fino allo sciopero generale per imporre allo stolto e criminale governo italiano di tornare a rispettare non solo l'articolo 11 della Costituzione repubblicana, ma il diritto alla vita di ogni essere umano.
Poi, naturalmente, anche tutto cio' potrebbe non bastare; ma occorre almeno averlo detto, occorre almeno averlo tentato.
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Le circostanze particolari in cui vivo da anni mi impediscono di essere io stesso ad organizzare le azioni dirette nonviolente che mi sembrano possibili e necessarie (e che ho sommariamente elencato sopra); l'ho fatto piu' volte in passato, ma ora mi e' obiettivamente impossibile, e non e' l'ultimo dei miei crucci.
Cosicche', non potendo fare qui e adesso di piu' e di meglio, almeno ho voluto dirle queste cose, sperando che qualcuno le ascolti. E sapendo che questo mio scritto che invita ad opporsi alla guerra, alle stragi e all'ecocidio di cui essa consiste, che invita a contrastare i mercanti di morte e la fabbrica degli omicidi, che invita a difendere il diritto alla vita di ogni vivente, ebbene, e' possibile che venga tacciato dal governo belligeno e golpista e dal solerte suo apparato propagandistico di "istigazione a delinquere", mentre a me sembra che sia piuttosto una esortazione a non delinquere, poiche' dal modesto mio punto di vista - ma anche dal punto di vista della Costituzione repubblicana - a delinquere e' piuttosto chi fa e sostiene la guerra, chi uccide, fa uccidere, fornisce gli strumenti per uccidere, coopera a uccidere e lascia uccidere gli esseri umani, chi devasta e distrugge parti sempre crescenti di quest'unico mondo vivente, di quest'unica casa comune dell'intera umana famiglia.
Dixi, sed non salvavi animam meam.
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Ogni vittima ha il volto di Abele.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe in corso.
3. REPETITA IUVANT. COSA POSSIAMO (E DOBBIAMO) REALMENTE FARE CONTRO LA GUERRA IN CORSO IN EUROPA?
Certo, continuare a soccorrere, accogliere, assistere tutte le vittime.
Certo, continuare a recare aiuti umanitari a tutte le vittime.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia di chi la guerra ha scatenato.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia dei governi che, invece di adoperarsi per far cessare la guerra e le stragi di cui essa consiste, alimentano l'una e quindi le altre.
Certo, continuare a denunciare il pericolo estremo e immediato che la guerra divenga mondiale e nucleare e distrugga l'intera umana famiglia riducendo a un deserto l'intero mondo vivente.
Certo, continuare a denunciare che la guerra sempre e solo uccide gli esseri umani, sempre e solo uccide gli esseri umani, sempre e solo uccide gli esseri umani.
Certo, continuare ad esortare chi nella guerra e' attivamente coinvolto a cessare di uccidere, a deporre le armi, a disertare gli eserciti, a obiettare a comandi scellerati, a rifiutarsi di diventare un assassino.
Certo, continuare a ricordare che salvare le vite e' il primo dovere di tutti gli esseri umani e di tutti gli umani istituti.
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Tutto cio' e' buono e giusto, ma non basta.
Occorre fare anche altre cose che solo noi qui in Europa occidentale possiamo e dobbiamo fare.
E le cose che possiamo e dobbiamo fare sono queste:
1. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale contrastare anche qui la macchina bellica, l'industria armiera, i mercanti di morte, la follia militarista, i governanti stragisti: paralizzare i poteri assassini occorre.
2. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di mettere il veto ad ogni iniziativa della Nato, l'organizzazione terrorista e stragista di cui i nostri paesi tragicamente fanno parte: paralizzare immediatamente i criminali della Nato occorre, e successivamente procedere allo scioglimento della scellerata organizzazione.
3. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di cessare di armare ed alimentare la guerra e sostenere invece l'impegno per l'immediato cessate il fuoco ed immediate trattative di pace.
4. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di restituire all'Onu la funzione e il potere di abolire il flagello della guerra.
5. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei la pace, il disarmo, la smilitarizzazione.
6. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica della sicurezza comune dell'umanita' intera fondata sulla Difesa popolare nonviolenta, sui Corpi civili di pace, sulle concrete pratiche che inverino l'affermazione del diritto alla vita, alla dignita' e alla solidarieta' di tutti i popoli e di tutte le persone.
7. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica comune di attiva difesa dell'intero mondo vivente prima che la catastrofe ambientale in corso sia irreversibile.
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E' questa la nostra opinione fin dall'inizio della tragedia in corso.
Ci sembra che senza queste azioni nonviolente la guerra, le stragi e le devastazioni non saranno fermate.
Troppi esseri umani sono gia' stati uccisi per la criminale follia dei governanti.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi per la salvezza comune dell'umanita' intera.
Sia massima universalmente condivisa la regola aurea che afferma: agisci nei confronti delle altre persone cosi' come vorresti che le altre persone agissero verso di te.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
4. L'ORA. BRUNA BIANCHI: LA PROTESTA FEMMINISTA IN RUSSIA CONTRO LA GUERRA
[Dal sito di "Comune-info" riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo del 27 aprile 2022]
Depongono fiori in luoghi simbolici e creano oggetti d'arte contro la guerra da diffondere ovunque, scrivono sulle banconote per comunicare con gli anziani, piangono sugli autobus per provocare empatia e discussioni, indossano abiti azzurri e gialli, filmano e coraggiosamente diffondono le azioni brutali della polizia, scambiano continuamente messaggi per non incappare negli agenti, manifestano in strada (lo hanno fatto in oltre cento citta')... La protesta femminista in Russia contro la guerra resta la piu' radicale, la piu' organizzata, la piu' creativa. E per questo la piu' repressa. Una straordinaria lezione di nonviolenza.
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Come rivelano ogni giorno le notizie pubblicate da OVD-info - progetto mediatico russo indipendente sui diritti umani - la protesta femminista in Russia resta la piu' radicale, la piu' organizzata e la piu' creativa. Lo conferma anche il periodico indipendente The Moscow Time in un articolo del 29 marzo dal titolo: The Feminist Face of Russian Protests. L'articolo si basa su interviste ad alcune attiviste del FAR (Feminist Anti-War Resistance) e in particolare alle sue due fondatrici: Ella Rossmann, storica residente a Londra, e Daria Serenko, gia' imprigionata per aver diffuso simboli associati alla protesta di Naval'nyj (1).
Il FAR e' stata la prima organizzazione sorta in Russia contro la guerra in Ucraina. Gia' nei primi giorni del conflitto diffuse un manifesto in cui rivolgeva un appello a tutte le femministe di Russia e a quelle di tutto il mondo a partecipare alle campagne contro la guerra. Ad oggi il manifesto e' stato tradotto in trenta lingue e FAR ha costantemente ampliato la sua influenza, organizzato proteste in oltre cento citta' e puo' contare su 26.000 follower.
Per aggirare i divieti e sottrarsi alla repressione, ogni giorno le attiviste inventano nuovi modi di protesta: deporre fiori in luoghi simbolici, creare oggetti d'arte e installarli nei parchi, scrivere slogan su banconote e monete, indossare abiti azzurri e gialli e molte altre azioni che sono comunque sempre rischiose. Ha detto Daria Serenko: "La situazione cambia ogni giorno. Cio' che era accettabile ieri non funziona oggi. Una settimana fa si poteva vestirsi di nero e tenere una rosa bianca in mano. Ora per questo c'e' la detenzione".
Le attiviste di FAR danno istruzioni dettagliate per la sicurezza della comunicazione e per evitare di incappare nella polizia per le strade; tengono i contatti con le arrestate, procurano avvocati e forniscono sostegno psicologico a chi ha subito violenze o ha perso il lavoro a causa del proprio attivismo. Anche alcuni uomini e membri della comunita' LGBT sostengono la loro protesta.
Come spiegare la capacita' di mobilitazione di FAR? "Secondo me - ha detto Daria Serenko - che ho monitorato il movimento femminista russo per tre anni, come aderente e come ricercatrice - ora ci sono piu' di 45 gruppi femministi di base in Russia. Essi collaborano l'uno con l'altro. Ecco perche' le femministe riescono a mobilitarsi rapidamente" e ad affrontare i rischi con coraggio. Ha dichiarato un'attivista: "Personalmente non ho paura [...] Le proteste stanno diventando sempre piu' creative". "La coscienza e' piu' forte della paura" ha scritto il 7 aprile un'attivista sul cartello che teneva tra le mani a Timasevsk, citta' della Russia meridionale.
Sulla creativita' della protesta e' intervenuta recentemente Maria Silina, storica dell'arte e docente presso l'Universita' del Quebec a Montreal. In un articolo pubblicato su The Conversation il 7 aprile 2022: Russia's Feminists Are Protesting the War and Its Propaganda with Stickers, Posters, Performance and Graffiti, ha analizzato i caratteri della protesta femminista in Russia basandosi prevalentemente su interviste.
Molte artiste (2), in seguito alle leggi repressive e alla censura, si sono rivolte a forme di "artattivismo" sotterranee. Molte di loro, incluse le persone queer e trans, hanno creato una vasta rete decentralizzata per coordinare le azioni dirette di protesta e di sabotaggio a livello di vicinato. "La resistenza femminista contro la guerra, scrive Silina, e' una comunita' di lingua russa autorganizzata e decentralizzata che gestisce la resistenza contro la guerra e comunica con gli-le aderenti e con i sostenitori e le sostenitrici attraverso Telegram". Le aderenti al gruppo hanno filmato e diffuso le azioni brutali della polizia, hanno usato la tecnica del detournement (3) per ridicolizzare i messaggi della propaganda e rovesciarne il senso.
Come confermano anche le notizie raccolte da OVID-info (leggi anche Il grido dalla Russia di Ovd-info), le manifestazioni individuali di protesta, condotte per lo piu' da donne, studenti e da membri della comunita' LGBTQ+ nei luoghi nevralgici delle citta', con il loro carattere ripetitivo, sono riuscite ad attrarre l'attenzione della popolazione e a ottenere il sostegno collettivo. Infatti, sono molti coloro che offrono il loro aiuto nel design, nella stampa e nella distribuzione delle informazioni contro la guerra. Al fine di raggiungere le persone anziane, che piu' delle altre usano quotidianamente i contanti come mezzo di pagamento, gli slogan contro la guerra sono stati scritti su banconote e monete.
Esprimere il proprio dolore in pubblico, come piangere sugli autobus, suscita empatia "da parte dei membri della societa' russa frustrata e paralizzata" ed e' una forma di protesta che, come quelle messe in atto dalle Donne in nero - che appaiono in pubblico vestite a lutto - non si basano sull'attenzione dei media, ma sul contatto diretto e personale.
Non sorprende quindi che questo attivismo sia considerato estremamente pericoloso dalle autorita' russe ed e' stato ed e' colpito duramente. Ne offre un esempio l'autrice citando un messaggio diffuso sui social da Anna Loginova. Benche' avesse semplicemente partecipato a una protesta silenziosa delle Donne in Nero a Ekaterinburg, e' stata condannata a nove giorni di prigione come organizzatrice perche' si era rifiutata di fare i nomi delle altre partecipanti e di coloro che l'avevano informata dell'azione.
La severita' delle punizioni che si e' abbattuta sulle femministe e' stata denunciata anche da Amnesty International il 13 aprile nel comunicato stampa Russia: Feminist Activist Could Be Jailed for Ten Years for Putting Anti-war Slogans on Supermarket Labels. Il comunicato riporta il caso di una artista e musicista detenuta dall'11 aprile e interrogata fino alle tre del mattino del giorno seguente che e' stata condannata ad una carcerazione preventiva fino al primo giugno e rischia fino a dieci anni di prigione. Era stata denunciata da un cliente del supermercato che l'aveva colta nell'atto di sostituire i prezzi dei prodotti con messaggi contro la guerra. "Stroncare questo movimento contro la guerra guidato dalle femministe - ha spiegato Marie Struthers di Amnesty - e' un altro tentativo disperato di ridurre al silenzio le critiche all'invasione russa dell'Ucraina". A un'altra artista di San Pietroburgo per lo stesso motivo e' stata inflitta una multa di 45.000 rubli (567 euro): "Sostituendo qualcosa di molto comune con qualcosa di estraneo e insolito, noi dimostriamo che non c'e' un solo luogo del nostro paese che non sia toccato dalla guerra - ha detto - e non lasciamo che le persone chiudano semplicemente gli occhi su cio' che sta accadendo".
L'11 marzo Nikita Sologub nell'articolo Moscow Police Beat and Torture Women after Anti-War Protests pubblicato da Open Democracy, ha ricostruito le torture subite da alcune giovanissime manifestanti di diciotto-venti anni colpite nella stazione di polizia da minacce, insulti, percosse, violenze psicologiche e umiliazioni sessuali, "Ci chiamavano puttane - ha dichiarato una di loro - creature che meritano di essere picchiate: 'Ora sarete tutte private della verginita''. Quando ho lasciato la stanza con un poliziotto, un altro vestito di nero mi ha preso a calci e ha gridato: 'picchiala ancora'".
Ad oggi sembra che siano almeno un centinaio le donne detenute.
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Note
1. Serenko, l'attivista che ora ha lasciato la Russia, e' stata rilasciata il 23 febbraio dal carcere dove aveva scontato una pena di 15 giorni. Dichiarazioni da parte delle due attiviste si possono trovare anche in italiano. Si veda, ad esempio, www.tag43.it/guerra-ucraina-donne-russia-manifestazione-feminist-anti-war-resistance-cosa-e/. In seguito ha lasciato la Russia.
2. Il 21 aprile "The Moscow Time" ha riportato il caso di un'artista, gia' dichiarata "agente straniera" e per questo tenuta a presentare un rapporto trimestrale sulla sua condotta, che ha illustrato con 18 disegni tracciati sui moduli ministeriali i crimini commessi in Ucraina. Le immagini si possono vedere all'indirizzo: www.themoscowtimes.com/2022/04/21/artist-sends-russian-justice-ministry-an-illustrated-letter-about-ukraine-war-a77435.
3. Il detournement cerca di far deviare chi lo pratica da certi alienanti e dispotici meccanismi culturali, specialmente se legati alla comunicazione di massa, recepiti in forma acritica (la pubblicita' ne e' l'esempio principe). Il detournement puo' essere visto come una Deriva che procede, pero', da un'idea di critica politica o culturale finendo col modificare oggetti estetici gia' dati (testi, immagini, suoni, ecc.). Praticamente si tratterebbe di effettuare delle citazioni ma con delle variazioni che effettuano uno scarto di senso (it.wikipedia.org/wiki/Situazionismo).
5. INIZIATIVE. AMNESTY INTERNATIONAL: URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
[Dal sito www.amnesty.org riprendiamo e diffondiamo questo appello del 3 aprile 2023]
3 April 2023
URGENT ACTION
URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
Native American activist Leonard Peltier has been imprisoned in the USA for over 46 years, some of which was spent in solitary confinement, serving two life sentences for murder despite concerns over the fairness of his trial. He has always maintained his innocence. Now 78 years old, he contracted COVID-19 in 2022 and suffers from several chronic health ailments, including one that is potentially fatal. Not eligible for parole again until 2024, his lawyers submitted a new petition for clemency in 2021. President Biden must grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
TAKE ACTION: WRITE AN APPEAL IN YOUR OWN WORDS OR USE THIS MODEL LETTER
President Joseph Biden
The White House
1600 Pennsylvania Ave NW
Washington, DC 20500
USA
White House Comment line: (202) 456-1111
Webform*: https://www.whitehouse.gov/contact/
* A US-based address is needed for the White House webform.
International action takers, please use AI USA's address when filling out:
Amnesty International USA
311 West 43rd St. 7th Floor,
New York, NY 10036 USA
Dear President Biden,
Leonard Peltier is a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. In 1975, during a confrontation involving AIM members, two FBI agents were killed. Leonard Peltier was convicted of their murders but has always denied killing the agents.
There are serious concerns about the fairness of proceedings leading to his trial and conviction, including for example the prosecution's withholding of evidence that might have assisted Leonard Peltier's defence.
In light of these concerns, the former US Attorney who supervised the prosecution team post-trial, James Reynolds, has since called for clemency.
Leonard Peltier is now 78 years old, has spent more than 46 years in US prisons, and has been repeatedly denied parole. There are serious concerns about Leonard Peltier's deteriorating health, including potential re-exposure to COVID-19. His lawyers submitted a new petition for clemency in 2021.
I urge you to grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
Yours sincerely,
*
ADDITIONAL INFORMATION
Leonard Peltier, an Anishinaabe-Lakota Native American, was a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. On 26 June 1975, during a confrontation involving AIM members on the Pine Ridge Indian reservation in South Dakota, FBI agents Ronald Williams and Jack Coler were shot dead. Leonard Peltier was convicted of their murders in 1977 and sentenced to two consecutive life sentences. Leonard Peltier has always denied killing the agents.
A key alleged eyewitness to the shootings was Myrtle Poor Bear, a Lakota Native woman who lived at Pine Ridge. Based on her statement that she saw Leonard Peltier kill both FBI agents, Leonard Peltier was extradited from Canada, where he had fled following the shootings. However, Myrtle Poor Bear later retracted her testimony. Although not called as a prosecution witness at trial, the trial judge refused to allow Leonard Peltier's attorneys to call Myrtle Poor Bear as a defense witness on the grounds that her testimony "could be highly prejudicial to the government". In 2000, Myrtle Poor Bear issued a public statement to say that her original testimony was a result of months of threats and harassment from FBI agents.
In 1980 documents were released to Leonard Peltier's lawyers as a result of a lawsuit under the Freedom of Information Act. The documents contained ballistics evidence which might have assisted Leonard Peltier's case, but which had been withheld by the prosecution at trial. However, in 1986, the U.S. Court of Appeal for the Eighth Circuit denied Leonard Peltier a retrial, stating that: "We recognize that there is some evidence in this record of improper conduct on the part of some FBI agents, but we are reluctant to impute even further improprieties to them."
The U.S. Parole Commission has always denied parole to Leonard Peltier on the grounds that he did not accept criminal responsibility for the murders of the two FBI agents. This is even though, after one such hearing, the Commission acknowledged that, "the prosecution has conceded the lack of any direct evidence that you personally participated in the executions of two FBI agents". Leonard Peltier would not be eligible for another parole hearing until 2024. Furthermore, James H. Reynolds, the US Attorney whose office handled the criminal case prosecution and appeal of Leonard Peltier, wrote that he supported clemency "in the best interest of Justice in considering the totality of all matters involved."
Leonard Peltier suffers from a variety of ailments, including kidney disease, Type 2 diabetes, high blood pressure, a heart condition, a degenerative joint disease, and constant shortness of breath and dizziness. A stroke in 1986 left him virtually blind in one eye. In January 2016, doctors diagnosed him with a life-threatening condition: a large and potentially fatal abdominal aortic aneurysm that could rupture at any time and would result in his death. He currently uses a walker due to limited mobility and contracted COVID-19 in 2022. He continues to be at risk of re-infection while in detention.
In 2015, several Nobel Peace Prize winners—including Archbishop Desmond Tutu—called for Leonard Peltier's release. The Standing Rock Sioux Tribe and the National Congress of American Indians have also called for his release. Leonard Peltier's attorney applied for clemency to President Biden in July 2021. President Biden committed to granting clemency on a rolling basis during his administration.
However, as of February 2023, no decision has been made on his application. He has previously sought clemency, most recently from President Obama in 2016, but his petition has been denied each time.
Due to the numerous issues at trial, the exhaustion of all his legal avenues for appeal, the amount of time he has already served, his continued maintenance of innocence along with his chronic health issues, Amnesty International supports calls for clemency for Leonard Peltier.
PREFERRED LANGUAGE TO ADDRESS TARGET: English
You can also write in your own language.
PLEASE TAKE ACTION AS SOON AS POSSIBLE UNTIL: 29 May 2023
Please check with the Amnesty office in your country if you wish to send appeals after the deadline.
NAME AND PRONOUN: Leonard Peltier - He/Him
LINK TO PREVIOUS UA: https://www.amnesty.org/en/documents/amr51/5208/2022/en/
6. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI
Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com
7. REPETITA IUVANT. TRE TESI
La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
8. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...
... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
9. MAESTRE. "POETRY FOUNDATION": PROFILO DI LOUISE ERDRICH
[Dal sito www.poetryfoundation.org riprendiamo e diffondiamo]
Louise Erdrich
b. 1954
Louise Erdrich was born in Little Falls, Minnesota in 1954. As the daughter of a Chippewa Indian mother and a German-American father, Erdrich explores Native-American themes in her works, with major characters representing both sides of her heritage. In an award-winning series of related novels and short stories, Erdrich has visited and re-visited the North Dakota lands where her ancestors met and mingled, representing Chippewa experience in the Anglo-American literary tradition. Many critics claim Erdrich has remained true to her Native ancestors' mythic and artistic visions while writing fiction that candidly explores the cultural issues facing modern-day Native Americans and mixed heritage Americans. An essayist for Contemporary Novelists observed that "Erdrich's accomplishment is that she is weaving a body of work that goes beyond portraying contemporary Native American life as descendants of a politically dominated people to explore the great universal questions - questions of identity, pattern versus randomness, and the meaning of life itself." In addition to her numerous award-winning novels and short story collections, Erdrich has published three critically acclaimed collections of poetry, Jacklight (1984), Baptism of Desire (1989) and Original Fire: New and Selected Poems (2003).
Erdrich grew up in North Dakota, where her parents taught at a school run by the Bureau of Indian Affairs. Erdrich attended Dartmouth College, part of the first class of women admitted to the college; her freshman year also coincided with the establishment of the Native-American studies department. The author's future husband and collaborator, anthropologist Michael Dorris, was hired to chair the department. In his class, Erdrich began the exploration of her own ancestry that would eventually inspire her poems, short stories and novels. Intent on balancing her academic training with a broad range of practical knowledge, Erdrich told Miriam Berkley in an interview with Publishers Weekly, "I ended up taking some really crazy jobs, and I'm glad I did. They turned out to have been very useful experiences, although I never would have believed it at the time." Erdrich also became an editor for the Circle, a Boston Indian Council newspaper. She told Writers Digest interviewer Michael Schumacher: "Settling into that job and becoming comfortable with an urban community - which is very different from the reservation community - gave me another reference point. There were lots of people with mixed blood, lots of people who had their own confusions. I realized that this was part of my life - it wasn't something that I was making up - and that it was something I wanted to write about." In 1978, the author enrolled in an M.A. program at Johns Hopkins University, where she wrote poems and stories incorporating her heritage, many of which would later become part of her books.
After receiving her master's degree, Erdrich returned to Dartmouth as a writer-in-residence. Dorris - with whom she had remained in touch - attended a reading of Erdrich's poetry there and was impressed. A writer himself - Dorris would later publish the best-selling novel A Yellow Raft in Blue Water (1987) and receive the 1989 National Book Critics Circle Award for his nonfiction work The Broken Cord: A Family's Ongoing Struggle with Fetal Alcohol Syndrome - he decided then that he was interested in working with Erdrich. Though Dorris left for New Zealand to do field research while Erdrich moved to Boston, the two began collaborating on short stories, including one titled "The World's Greatest Fisherman." When this story won five thousand dollars in the Nelson Algren fiction competition, Erdrich and Dorris decided to expand it into a novel - Love Medicine (1984), which went on to win the National Book Critics Circle Award for Fiction. At the same time, Dorris had returned from New Zealand and their literary relationship led to a romantic one; they were married in 1981.
The publication of Erdrich's first novel, Love Medicine, also coincided with her first collection of poems, Jacklight (1984). The poems in Jacklight center on the conflict between Native and non-Native cultures, but they also celebrate family bonds and the ties of kinship, offer autobiographical meditations, dramatic monologues and love poetry, as well as showing the influence of Ojibwa myths and legends. Erdrich has always claimed that her childhood, spent in a community of story-tellers, influenced her work and its concern with narrative. Much of Erdrich's poetry is narrative poetry, told in direct language that often relies, as in the section of Jacklight entitled "The Butcher's Wife," on dramatic monologue. In Louise Erdrich: A Critical Companion, Lorena Laura Stookey noted that "Erdrich began her mature literary career as a poet, and the evidence of her origins can be found in her lyrical prose, in her deft use of imagery and metaphor, and in her employment within her fiction of patterned designs and recurring motifs. She began to move from poetry to fiction in 1980, when she became conscious of the narrative elements at work in her poems." There is some cross-over in between the novels and poetry: the poem "A Love Medicine" explores similar themes to Erdrich's first novel, Love Medicine, in addition to sharing its name.
Erdrich's next collection of poetry, Baptism of Desire (1989), takes its title from an obscure tenet of the Catholic Church. The book itself concerns spirituality and the hybrid form of religion, with Roman Catholic and Native values mingling but also conflicting, that Erdrich grew up practicing. Written during Erdrich's pregnancy, the volume also includes poems that focus on motherhood and children. The highly-praised poem "Hydra," written while Erdrich was pregnant, evokes her unborn child and a mythical serpent figure, while its speaker compares herself to the Biblical mothers Eve and Mary. In Library Journal, Kathleen Norris noted that throughout the book, Erdrich "appropriates and transforms the Catholic theology learned as a child." Original Fire: New and Selected Poems (2003) includes many poems from Erdrich's first two collections, as well as new poems on familiar subjects. In Booklist, Donna Seaman noted "Erdrich's fecund poems are seedbeds for her acclaimed novels," adding: "Deeply attuned to the sacred as it is manifest in everything from sunlight to stones to water to plants and animals, Erdrich grapples with both Native American and Christian beliefs, and the conflicts ignited by the friction between them, in poems of sweet gratitude, voluptuous ecstasy, cutting satire, seething grief, and fiery resolve." A reviewer for Publisher's Weekly noted Erdrich's influences (Richard Hugo and Louise Gluck), but added "Erdrich's particular landscapes and affiliations, and her way with myths and talismans, ensure that her poems, new and old, retain strengths all their own."
Undoubtedly, though, it is as a novelist that Erdrich is best known. Over the course of a dozen award-winning and best-selling novels, Erdrich has carved out an important place for herself and her work in contemporary American fiction. Erdrich's novels Love Medicine (1984), The Beet Queen (1986), Tracks (1988), The Bingo Palace (1994), and Tales of Burning Love (1997), The Last Report on the Miracles at Little No Horse (2001), and Four Souls (2004) encompass the stories of three interrelated families living in and around a reservation in the fictional town of Argus, North Dakota, from 1912 through the present. The novels have been compared to those of William Faulkner, mainly due to the multi-voice narration and non-chronological storytelling which he employed in works such as As I Lay Dying. Erdrich's works, linked by recurring characters who are victims of fate and the patterns set by their elders, are structured like intricate puzzles in which bits of information about individuals and their relations to one another are slowly released in a seemingly random order, until three-dimensional characters - with a future and a past - are revealed. Through her characters' antics, Erdrich explores universal family life cycles while also communicating a sense of the changes and loss involved in the twentieth-century Native-American experience.
Though Erdrich's early works were written in collaboration with Michael Dorris, and the couple published a novel together, The Crown of Columbus (1991), the pair separated in 1995 and all of Erdrich's later work is hers alone. Dorris died by suicide in 1997. The Antelope Wife (1998) was the first book Erdrich released following Dorris's suicide, and although the author disavowed any relationship between herself and her characters, the story does include a self-destructive husband. In a New York Times review Michiko Kakutani described The Antelope Wife as "one of [Erdrich's] most powerful and fully imagined novels yet." Kakutani added: "Erdrich has returned to doing what she does best: using multiple viewpoints and strange, surreal tales within tales to conjure up a family's legacy of love, duty and guilt, and to show us how that family's fortunes have both shifted - and endured - as its members have abandoned ancient Indian traditions for a modern fast-food existence... As for Ms. Erdrich's own storytelling powers, they are on virtuosic display in this novel. She has given us a fiercely imagined tale of love and loss, a story that manages to transform tragedy into comic redemption, sorrow into heroic survival. She has given us a wonderfully sad, funny and affecting novel." Though many of Erdrich's novels involve the same revolving cast of characters, in The Master Butchers Singing Club (2003), Erdrich focused on the European half of her ancestry, telling the stories of a World War I veteran, his wife and a large cast of characters in a small North Dakota town. The book was a finalist for the National Book Award finalist. Erdrich's 2008 novel A Plague of Doves was also widely praised and shortlisted for the Pulitzer Prize.
Winner of the National Book Award, Erdrich's novel, The Round House (2012), is set in 1988 in the same North Dakota Ojibwe reservation as that in The Plague of Doves. New York Times Book Review writer Maria Russo noted of The Round House: "Law is meant to put out society's brush fires, but in Native American history it has often acted more like the wind. Louise Erdrich turns this dire reality into a powerful human story in her new novel." Similarly, a Publishers Weekly reviewer felt that this novel "pulses with urgency as [Erdrich] probes the moral and legal ramifications of a terrible act of violence." A contributor to Christian Century found this novel to be a "powerful combination of art and social justice alert."
Erdrich has also written non-fiction, including a chronicle of her pregnancy and the birth of her first child, The Blue Jay's Dance (1995). She has also published a number of novels for children based on the lives of Native-American young people at the time of white encroachment. Her collected short stories were published as Red Convertible: Collected and New Stories in 2009. Her recent novels include LaRose (2016) and Future Home of the Living God (2017), both from HarperCollins.
Elizabeth Blair declared in World and I: "In an astonishing, virtuoso performance sustained over more than two decades, Erdrich has produced... interlinked novels that braid the lives of a series of fallible, lovable, and unpredictable characters of German, Cree, metis, and Ojibwe heritage." Blair continued: "The painful history of Indian-white relations resonates throughout her work. In her hands we laugh and cry while listening to and absorbing home truths that, taken to heart, have the power to change our world. We listen because these truths come sinew-stitched into the very fabric of the tapestry she weaves so artfully."
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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 139 del 19 maggio 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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Numero 139 del 19 maggio 2023
In questo numero:
1. Il 21 maggio la marcia Perugia-Assisi per la pace
2. Quid agendum hic et nunc: opporsi alla guerra (e alle stragi e all'ecocidio di cui consiste) con l'azione diretta nonviolenta. Un appello a chi ha orecchie per intendere
3. Cosa possiamo (e dobbiamo) realmente fare contro la guerra in corso in Europa?
4. Bruna Bianchi: La protesta femminista in Russia contro la guerra
5. Amnesty International: Urge clemency for native american activist
6. Alcuni riferimenti utili
7. Tre tesi
8. Ripetiamo ancora una volta...
9. "Poetry Foundation": Profilo di Louise Erdrich
1. INIZIATIVE. IL 21 MAGGIO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI PER LA PACE
Domenica 21 maggio 2023 si svolgera' la marcia Perugia-Assisi per la pace.
Per informazioni e adesioni: www.perugiassisi.org
2. REPETITA IUVANT. QUID AGENDUM HIC ET NUNC: OPPORSI ALLA GUERRA (E ALLE STRAGI E ALL'ECOCIDIO DI CUI CONSISTE) CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA. UN APPELLO A CHI HA ORECCHIE PER INTENDERE
La guerra scatenata oltre un anno fa dal folle e criminale autocrate russo contro la popolazione ucraina inerme continua a mietere vittime innocenti.
E continua a provocare nel cuore d'Europa una catastrofe ambientale di proporzioni colossali, di cui pressoche' tutti i mezzi d'informazione tacciono.
E ogni giorno che passa avvicina il pericolo del suo evolvere nella guerra atomica che puo' porre fine alla civilta' umana e devastare irreversibilmente quest'unico mondo vivente che conosciamo.
L'intera umana famiglia dovrebbe prendere coscienza dell'immane tragedia e dell'abissale minaccia, e quindi agire per far cessare immediatamente la guerra imponendo la fine delle ostilita' e l'avvio di negoziati di pace a tutti i governi impazziti e scellerati che assurdamente la guerra alimentano.
*
Mentre la parte migliore della popolazione russa continua ad opporsi alla guerra e al fascismo subendo da parte del regime una repressione brutale; e mentre la parte migliore della popolazione ucraina continua a resistere con la scelta della solidarieta' e della nonviolenza all'invasione e alla barbarie, alla guerra e al militarismo, adoperandosi per salvare le vite e difendendo la democrazia e i diritti umani nell'unico modo in cui e' possibile farlo, cioe' opponendosi alle uccisioni, alla militarizzazione e alla tirannia che ne consegue; tragicamente la parte migliore delle popolazioni degli altri paesi europei non riesce o non vuole o non sa contrastare la follia guerriera e riarmista, l'imbarbarimento e la fame di universale annientamento dei propri governi che invece di adoperarsi per la pace continuano ciecamente a fare di tutto affinche' la guerra, e le stragi, e l'ecocidio, continuino, si accrescano, si estendano oltre ogni limite.
La maggior parte delle molte iniziative per la pace che pure si sono svolte in questi mesi di guerra nei paesi dell'Unione Europea hanno avuto come implicito ma effettuale denominatore comune - e mi si stringe il cuore a dirlo - di "non disturbare il manovratore", ovvero di non mettere in reali difficolta' il governo golpista della banalita' del male che con l'invio di armi e la supina obbedienza alla Nato - l'organizzazione terrorista e stragista le cui criminali responsabilita' nell'alimentare la guerra in Europa sono flagranti - ha reso l'Italia compartecipe della guerra e quindi delle stragi di esseri umani e dell'ecocidio in corso in Ucraina, in flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione repubblicana, articolo che si apre con parole di inequivocabile chiarezza: "L'Italia ripudia la guerra".
Invece disturbare il manovratore occorreva ed occorre; contrastare il governo belligeno e golpista occorreva ed occorre; bloccare l'illegale e criminale invio delle armi assassine occorreva ed occorre; contrastare l'azione scellerata della Nato occorreva ed occorre. Ma questo non e' stato fatto, e tante belle iniziative tanto spettacolari quanto ininfluenti, cosi' come le non molte benemerite e fin luminose azioni di solidarieta' concreta con le vittime che pure per fortuna ci sono state e sempre siano benedette, non bastano ad occultare questa dura realta'.
Eppure e' chiaro e semplice cio' che occorre fare: contrastare materialmente l'illegale e criminale partecipazione italiana alla guerra; contrastarla con l'azione diretta nonviolenta.
Occorre bloccare le fabbriche d'armi: circondandole e occludendone gli ingressi impedendo loro di produrre altri strumenti di morte.
Occorre bloccare i trasporti di armi: occupando e paralizzando i luoghi in cui transitano gli strumenti di morte.
Occorre bloccare le strutture militari: circondandole e occludendone gli ingressi impedendo loro di proseguire in ogni attivita' di preparazione e a sostegno della guerra.
Occorre bloccare le sedi e strutture in Italia della Nato come delle forze armate degli Stati Uniti d'America: circondandole e occludendone gli ingressi cosi' impedendo loro di continuare la guerra di cui sono palesemente "magna pars".
Occorre bloccare la Presidenza del Consiglio dei Ministri e i Ministeri coinvolti nella guerra: circondandoli e occludendone gli ingressi impedendo loro di proseguire nell'illegale sostegno alla guerra e alle stragi e all'ecocidio in corso in Ucraina, impedendo loro di proseguire nella flagrante violazione della Costituzione della Repubblica italiana cui pure tutti i membri del governo hanno giurato fedelta'.
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Beninteso: occorre anche continuare a dire e a fare le tante cose buone che gia' si dicono e si fanno, ed occorre sostenere le molte iniziative di pace nuove o reiterate in corso e in programma da parte di soggetti diversi, quali che siano i loro limiti e le loro fragilita', a condizione che siano iniziative rigorosamente per la pace e rigorosamente democratiche sia nel merito che nel metodo, ovvero orientate a salvare tutte le vite e realizzate in forme rigorosamente nonviolente.
Ripetiamo ancora una volta che si deve continuare a soccorrere, accogliere, assistere tutte le vittime; che si deve continuare a recare aiuti umanitari a tutte le vittime; che si deve continuare a denunciare la criminale follia di chi la guerra ha scatenato; che si deve continuare a denunciare la criminale follia dei governi che, invece di adoperarsi per far cessare la guerra e le stragi e le devastazioni di cui essa consiste, alimentano l'una e quindi le altre; che si deve continuare a denunciare il pericolo estremo e immediato che la guerra divenga mondiale e nucleare e distrugga l'intera umana famiglia riducendo a un deserto l'intero mondo vivente; che si deve continuare a denunciare che la guerra sempre e solo uccide gli esseri umani; che si deve continuare ad esortare chi nella guerra e' attivamente coinvolto a cessare di uccidere, a deporre le armi, a disertare gli eserciti, a obiettare a comandi scellerati, a rifiutarsi di diventare un assassino; che si deve continuare a ricordare che salvare le vite e' il primo dovere di tutti gli esseri umani e di tutti gli umani istituti.
Ma se non si passa all'azione diretta nonviolenta tutte queste cose non riusciranno a fermare la guerra. Solo l'azione diretta nonviolenta puo' riuscire ad avviare dal basso l'agire necessario, le decisioni indispensabili: la cessazione delle uccisioni, la costruzione della pace, la solidarieta' che ogni essere umano riconosce e raggiunge e difende e sostiene e conforta, la condivisione fra tutte e tutti di tutto il bene e tutti i beni, il rispetto per ogni vita.
Occorre proporre, iniziare, praticare e poi generalizzare l'azione diretta nonviolenta: cominciando con la forza preziosa dei piccoli gruppi delle persone gia' persuase della nonviolenza - le persone che Gandhi chiamava "satyagrahi", le persone persuase della "forza della verita'" - e poi con la forza dell'esempio, della testimonianza che educa al bene, della lotta nonviolenta concreta e coerente, allargare progressivamente la mobilitazione fino allo sciopero generale contro la guerra, se sara' necessario arrivare fino allo sciopero generale per imporre allo stolto e criminale governo italiano di tornare a rispettare non solo l'articolo 11 della Costituzione repubblicana, ma il diritto alla vita di ogni essere umano.
Poi, naturalmente, anche tutto cio' potrebbe non bastare; ma occorre almeno averlo detto, occorre almeno averlo tentato.
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Le circostanze particolari in cui vivo da anni mi impediscono di essere io stesso ad organizzare le azioni dirette nonviolente che mi sembrano possibili e necessarie (e che ho sommariamente elencato sopra); l'ho fatto piu' volte in passato, ma ora mi e' obiettivamente impossibile, e non e' l'ultimo dei miei crucci.
Cosicche', non potendo fare qui e adesso di piu' e di meglio, almeno ho voluto dirle queste cose, sperando che qualcuno le ascolti. E sapendo che questo mio scritto che invita ad opporsi alla guerra, alle stragi e all'ecocidio di cui essa consiste, che invita a contrastare i mercanti di morte e la fabbrica degli omicidi, che invita a difendere il diritto alla vita di ogni vivente, ebbene, e' possibile che venga tacciato dal governo belligeno e golpista e dal solerte suo apparato propagandistico di "istigazione a delinquere", mentre a me sembra che sia piuttosto una esortazione a non delinquere, poiche' dal modesto mio punto di vista - ma anche dal punto di vista della Costituzione repubblicana - a delinquere e' piuttosto chi fa e sostiene la guerra, chi uccide, fa uccidere, fornisce gli strumenti per uccidere, coopera a uccidere e lascia uccidere gli esseri umani, chi devasta e distrugge parti sempre crescenti di quest'unico mondo vivente, di quest'unica casa comune dell'intera umana famiglia.
Dixi, sed non salvavi animam meam.
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Ogni vittima ha il volto di Abele.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe in corso.
3. REPETITA IUVANT. COSA POSSIAMO (E DOBBIAMO) REALMENTE FARE CONTRO LA GUERRA IN CORSO IN EUROPA?
Certo, continuare a soccorrere, accogliere, assistere tutte le vittime.
Certo, continuare a recare aiuti umanitari a tutte le vittime.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia di chi la guerra ha scatenato.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia dei governi che, invece di adoperarsi per far cessare la guerra e le stragi di cui essa consiste, alimentano l'una e quindi le altre.
Certo, continuare a denunciare il pericolo estremo e immediato che la guerra divenga mondiale e nucleare e distrugga l'intera umana famiglia riducendo a un deserto l'intero mondo vivente.
Certo, continuare a denunciare che la guerra sempre e solo uccide gli esseri umani, sempre e solo uccide gli esseri umani, sempre e solo uccide gli esseri umani.
Certo, continuare ad esortare chi nella guerra e' attivamente coinvolto a cessare di uccidere, a deporre le armi, a disertare gli eserciti, a obiettare a comandi scellerati, a rifiutarsi di diventare un assassino.
Certo, continuare a ricordare che salvare le vite e' il primo dovere di tutti gli esseri umani e di tutti gli umani istituti.
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Tutto cio' e' buono e giusto, ma non basta.
Occorre fare anche altre cose che solo noi qui in Europa occidentale possiamo e dobbiamo fare.
E le cose che possiamo e dobbiamo fare sono queste:
1. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale contrastare anche qui la macchina bellica, l'industria armiera, i mercanti di morte, la follia militarista, i governanti stragisti: paralizzare i poteri assassini occorre.
2. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di mettere il veto ad ogni iniziativa della Nato, l'organizzazione terrorista e stragista di cui i nostri paesi tragicamente fanno parte: paralizzare immediatamente i criminali della Nato occorre, e successivamente procedere allo scioglimento della scellerata organizzazione.
3. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di cessare di armare ed alimentare la guerra e sostenere invece l'impegno per l'immediato cessate il fuoco ed immediate trattative di pace.
4. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di restituire all'Onu la funzione e il potere di abolire il flagello della guerra.
5. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei la pace, il disarmo, la smilitarizzazione.
6. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica della sicurezza comune dell'umanita' intera fondata sulla Difesa popolare nonviolenta, sui Corpi civili di pace, sulle concrete pratiche che inverino l'affermazione del diritto alla vita, alla dignita' e alla solidarieta' di tutti i popoli e di tutte le persone.
7. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica comune di attiva difesa dell'intero mondo vivente prima che la catastrofe ambientale in corso sia irreversibile.
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E' questa la nostra opinione fin dall'inizio della tragedia in corso.
Ci sembra che senza queste azioni nonviolente la guerra, le stragi e le devastazioni non saranno fermate.
Troppi esseri umani sono gia' stati uccisi per la criminale follia dei governanti.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi per la salvezza comune dell'umanita' intera.
Sia massima universalmente condivisa la regola aurea che afferma: agisci nei confronti delle altre persone cosi' come vorresti che le altre persone agissero verso di te.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
4. L'ORA. BRUNA BIANCHI: LA PROTESTA FEMMINISTA IN RUSSIA CONTRO LA GUERRA
[Dal sito di "Comune-info" riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo del 27 aprile 2022]
Depongono fiori in luoghi simbolici e creano oggetti d'arte contro la guerra da diffondere ovunque, scrivono sulle banconote per comunicare con gli anziani, piangono sugli autobus per provocare empatia e discussioni, indossano abiti azzurri e gialli, filmano e coraggiosamente diffondono le azioni brutali della polizia, scambiano continuamente messaggi per non incappare negli agenti, manifestano in strada (lo hanno fatto in oltre cento citta')... La protesta femminista in Russia contro la guerra resta la piu' radicale, la piu' organizzata, la piu' creativa. E per questo la piu' repressa. Una straordinaria lezione di nonviolenza.
*
Come rivelano ogni giorno le notizie pubblicate da OVD-info - progetto mediatico russo indipendente sui diritti umani - la protesta femminista in Russia resta la piu' radicale, la piu' organizzata e la piu' creativa. Lo conferma anche il periodico indipendente The Moscow Time in un articolo del 29 marzo dal titolo: The Feminist Face of Russian Protests. L'articolo si basa su interviste ad alcune attiviste del FAR (Feminist Anti-War Resistance) e in particolare alle sue due fondatrici: Ella Rossmann, storica residente a Londra, e Daria Serenko, gia' imprigionata per aver diffuso simboli associati alla protesta di Naval'nyj (1).
Il FAR e' stata la prima organizzazione sorta in Russia contro la guerra in Ucraina. Gia' nei primi giorni del conflitto diffuse un manifesto in cui rivolgeva un appello a tutte le femministe di Russia e a quelle di tutto il mondo a partecipare alle campagne contro la guerra. Ad oggi il manifesto e' stato tradotto in trenta lingue e FAR ha costantemente ampliato la sua influenza, organizzato proteste in oltre cento citta' e puo' contare su 26.000 follower.
Per aggirare i divieti e sottrarsi alla repressione, ogni giorno le attiviste inventano nuovi modi di protesta: deporre fiori in luoghi simbolici, creare oggetti d'arte e installarli nei parchi, scrivere slogan su banconote e monete, indossare abiti azzurri e gialli e molte altre azioni che sono comunque sempre rischiose. Ha detto Daria Serenko: "La situazione cambia ogni giorno. Cio' che era accettabile ieri non funziona oggi. Una settimana fa si poteva vestirsi di nero e tenere una rosa bianca in mano. Ora per questo c'e' la detenzione".
Le attiviste di FAR danno istruzioni dettagliate per la sicurezza della comunicazione e per evitare di incappare nella polizia per le strade; tengono i contatti con le arrestate, procurano avvocati e forniscono sostegno psicologico a chi ha subito violenze o ha perso il lavoro a causa del proprio attivismo. Anche alcuni uomini e membri della comunita' LGBT sostengono la loro protesta.
Come spiegare la capacita' di mobilitazione di FAR? "Secondo me - ha detto Daria Serenko - che ho monitorato il movimento femminista russo per tre anni, come aderente e come ricercatrice - ora ci sono piu' di 45 gruppi femministi di base in Russia. Essi collaborano l'uno con l'altro. Ecco perche' le femministe riescono a mobilitarsi rapidamente" e ad affrontare i rischi con coraggio. Ha dichiarato un'attivista: "Personalmente non ho paura [...] Le proteste stanno diventando sempre piu' creative". "La coscienza e' piu' forte della paura" ha scritto il 7 aprile un'attivista sul cartello che teneva tra le mani a Timasevsk, citta' della Russia meridionale.
Sulla creativita' della protesta e' intervenuta recentemente Maria Silina, storica dell'arte e docente presso l'Universita' del Quebec a Montreal. In un articolo pubblicato su The Conversation il 7 aprile 2022: Russia's Feminists Are Protesting the War and Its Propaganda with Stickers, Posters, Performance and Graffiti, ha analizzato i caratteri della protesta femminista in Russia basandosi prevalentemente su interviste.
Molte artiste (2), in seguito alle leggi repressive e alla censura, si sono rivolte a forme di "artattivismo" sotterranee. Molte di loro, incluse le persone queer e trans, hanno creato una vasta rete decentralizzata per coordinare le azioni dirette di protesta e di sabotaggio a livello di vicinato. "La resistenza femminista contro la guerra, scrive Silina, e' una comunita' di lingua russa autorganizzata e decentralizzata che gestisce la resistenza contro la guerra e comunica con gli-le aderenti e con i sostenitori e le sostenitrici attraverso Telegram". Le aderenti al gruppo hanno filmato e diffuso le azioni brutali della polizia, hanno usato la tecnica del detournement (3) per ridicolizzare i messaggi della propaganda e rovesciarne il senso.
Come confermano anche le notizie raccolte da OVID-info (leggi anche Il grido dalla Russia di Ovd-info), le manifestazioni individuali di protesta, condotte per lo piu' da donne, studenti e da membri della comunita' LGBTQ+ nei luoghi nevralgici delle citta', con il loro carattere ripetitivo, sono riuscite ad attrarre l'attenzione della popolazione e a ottenere il sostegno collettivo. Infatti, sono molti coloro che offrono il loro aiuto nel design, nella stampa e nella distribuzione delle informazioni contro la guerra. Al fine di raggiungere le persone anziane, che piu' delle altre usano quotidianamente i contanti come mezzo di pagamento, gli slogan contro la guerra sono stati scritti su banconote e monete.
Esprimere il proprio dolore in pubblico, come piangere sugli autobus, suscita empatia "da parte dei membri della societa' russa frustrata e paralizzata" ed e' una forma di protesta che, come quelle messe in atto dalle Donne in nero - che appaiono in pubblico vestite a lutto - non si basano sull'attenzione dei media, ma sul contatto diretto e personale.
Non sorprende quindi che questo attivismo sia considerato estremamente pericoloso dalle autorita' russe ed e' stato ed e' colpito duramente. Ne offre un esempio l'autrice citando un messaggio diffuso sui social da Anna Loginova. Benche' avesse semplicemente partecipato a una protesta silenziosa delle Donne in Nero a Ekaterinburg, e' stata condannata a nove giorni di prigione come organizzatrice perche' si era rifiutata di fare i nomi delle altre partecipanti e di coloro che l'avevano informata dell'azione.
La severita' delle punizioni che si e' abbattuta sulle femministe e' stata denunciata anche da Amnesty International il 13 aprile nel comunicato stampa Russia: Feminist Activist Could Be Jailed for Ten Years for Putting Anti-war Slogans on Supermarket Labels. Il comunicato riporta il caso di una artista e musicista detenuta dall'11 aprile e interrogata fino alle tre del mattino del giorno seguente che e' stata condannata ad una carcerazione preventiva fino al primo giugno e rischia fino a dieci anni di prigione. Era stata denunciata da un cliente del supermercato che l'aveva colta nell'atto di sostituire i prezzi dei prodotti con messaggi contro la guerra. "Stroncare questo movimento contro la guerra guidato dalle femministe - ha spiegato Marie Struthers di Amnesty - e' un altro tentativo disperato di ridurre al silenzio le critiche all'invasione russa dell'Ucraina". A un'altra artista di San Pietroburgo per lo stesso motivo e' stata inflitta una multa di 45.000 rubli (567 euro): "Sostituendo qualcosa di molto comune con qualcosa di estraneo e insolito, noi dimostriamo che non c'e' un solo luogo del nostro paese che non sia toccato dalla guerra - ha detto - e non lasciamo che le persone chiudano semplicemente gli occhi su cio' che sta accadendo".
L'11 marzo Nikita Sologub nell'articolo Moscow Police Beat and Torture Women after Anti-War Protests pubblicato da Open Democracy, ha ricostruito le torture subite da alcune giovanissime manifestanti di diciotto-venti anni colpite nella stazione di polizia da minacce, insulti, percosse, violenze psicologiche e umiliazioni sessuali, "Ci chiamavano puttane - ha dichiarato una di loro - creature che meritano di essere picchiate: 'Ora sarete tutte private della verginita''. Quando ho lasciato la stanza con un poliziotto, un altro vestito di nero mi ha preso a calci e ha gridato: 'picchiala ancora'".
Ad oggi sembra che siano almeno un centinaio le donne detenute.
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Note
1. Serenko, l'attivista che ora ha lasciato la Russia, e' stata rilasciata il 23 febbraio dal carcere dove aveva scontato una pena di 15 giorni. Dichiarazioni da parte delle due attiviste si possono trovare anche in italiano. Si veda, ad esempio, www.tag43.it/guerra-ucraina-donne-russia-manifestazione-feminist-anti-war-resistance-cosa-e/. In seguito ha lasciato la Russia.
2. Il 21 aprile "The Moscow Time" ha riportato il caso di un'artista, gia' dichiarata "agente straniera" e per questo tenuta a presentare un rapporto trimestrale sulla sua condotta, che ha illustrato con 18 disegni tracciati sui moduli ministeriali i crimini commessi in Ucraina. Le immagini si possono vedere all'indirizzo: www.themoscowtimes.com/2022/04/21/artist-sends-russian-justice-ministry-an-illustrated-letter-about-ukraine-war-a77435.
3. Il detournement cerca di far deviare chi lo pratica da certi alienanti e dispotici meccanismi culturali, specialmente se legati alla comunicazione di massa, recepiti in forma acritica (la pubblicita' ne e' l'esempio principe). Il detournement puo' essere visto come una Deriva che procede, pero', da un'idea di critica politica o culturale finendo col modificare oggetti estetici gia' dati (testi, immagini, suoni, ecc.). Praticamente si tratterebbe di effettuare delle citazioni ma con delle variazioni che effettuano uno scarto di senso (it.wikipedia.org/wiki/Situazionismo).
5. INIZIATIVE. AMNESTY INTERNATIONAL: URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
[Dal sito www.amnesty.org riprendiamo e diffondiamo questo appello del 3 aprile 2023]
3 April 2023
URGENT ACTION
URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
Native American activist Leonard Peltier has been imprisoned in the USA for over 46 years, some of which was spent in solitary confinement, serving two life sentences for murder despite concerns over the fairness of his trial. He has always maintained his innocence. Now 78 years old, he contracted COVID-19 in 2022 and suffers from several chronic health ailments, including one that is potentially fatal. Not eligible for parole again until 2024, his lawyers submitted a new petition for clemency in 2021. President Biden must grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
TAKE ACTION: WRITE AN APPEAL IN YOUR OWN WORDS OR USE THIS MODEL LETTER
President Joseph Biden
The White House
1600 Pennsylvania Ave NW
Washington, DC 20500
USA
White House Comment line: (202) 456-1111
Webform*: https://www.whitehouse.gov/contact/
* A US-based address is needed for the White House webform.
International action takers, please use AI USA's address when filling out:
Amnesty International USA
311 West 43rd St. 7th Floor,
New York, NY 10036 USA
Dear President Biden,
Leonard Peltier is a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. In 1975, during a confrontation involving AIM members, two FBI agents were killed. Leonard Peltier was convicted of their murders but has always denied killing the agents.
There are serious concerns about the fairness of proceedings leading to his trial and conviction, including for example the prosecution's withholding of evidence that might have assisted Leonard Peltier's defence.
In light of these concerns, the former US Attorney who supervised the prosecution team post-trial, James Reynolds, has since called for clemency.
Leonard Peltier is now 78 years old, has spent more than 46 years in US prisons, and has been repeatedly denied parole. There are serious concerns about Leonard Peltier's deteriorating health, including potential re-exposure to COVID-19. His lawyers submitted a new petition for clemency in 2021.
I urge you to grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
Yours sincerely,
*
ADDITIONAL INFORMATION
Leonard Peltier, an Anishinaabe-Lakota Native American, was a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. On 26 June 1975, during a confrontation involving AIM members on the Pine Ridge Indian reservation in South Dakota, FBI agents Ronald Williams and Jack Coler were shot dead. Leonard Peltier was convicted of their murders in 1977 and sentenced to two consecutive life sentences. Leonard Peltier has always denied killing the agents.
A key alleged eyewitness to the shootings was Myrtle Poor Bear, a Lakota Native woman who lived at Pine Ridge. Based on her statement that she saw Leonard Peltier kill both FBI agents, Leonard Peltier was extradited from Canada, where he had fled following the shootings. However, Myrtle Poor Bear later retracted her testimony. Although not called as a prosecution witness at trial, the trial judge refused to allow Leonard Peltier's attorneys to call Myrtle Poor Bear as a defense witness on the grounds that her testimony "could be highly prejudicial to the government". In 2000, Myrtle Poor Bear issued a public statement to say that her original testimony was a result of months of threats and harassment from FBI agents.
In 1980 documents were released to Leonard Peltier's lawyers as a result of a lawsuit under the Freedom of Information Act. The documents contained ballistics evidence which might have assisted Leonard Peltier's case, but which had been withheld by the prosecution at trial. However, in 1986, the U.S. Court of Appeal for the Eighth Circuit denied Leonard Peltier a retrial, stating that: "We recognize that there is some evidence in this record of improper conduct on the part of some FBI agents, but we are reluctant to impute even further improprieties to them."
The U.S. Parole Commission has always denied parole to Leonard Peltier on the grounds that he did not accept criminal responsibility for the murders of the two FBI agents. This is even though, after one such hearing, the Commission acknowledged that, "the prosecution has conceded the lack of any direct evidence that you personally participated in the executions of two FBI agents". Leonard Peltier would not be eligible for another parole hearing until 2024. Furthermore, James H. Reynolds, the US Attorney whose office handled the criminal case prosecution and appeal of Leonard Peltier, wrote that he supported clemency "in the best interest of Justice in considering the totality of all matters involved."
Leonard Peltier suffers from a variety of ailments, including kidney disease, Type 2 diabetes, high blood pressure, a heart condition, a degenerative joint disease, and constant shortness of breath and dizziness. A stroke in 1986 left him virtually blind in one eye. In January 2016, doctors diagnosed him with a life-threatening condition: a large and potentially fatal abdominal aortic aneurysm that could rupture at any time and would result in his death. He currently uses a walker due to limited mobility and contracted COVID-19 in 2022. He continues to be at risk of re-infection while in detention.
In 2015, several Nobel Peace Prize winners—including Archbishop Desmond Tutu—called for Leonard Peltier's release. The Standing Rock Sioux Tribe and the National Congress of American Indians have also called for his release. Leonard Peltier's attorney applied for clemency to President Biden in July 2021. President Biden committed to granting clemency on a rolling basis during his administration.
However, as of February 2023, no decision has been made on his application. He has previously sought clemency, most recently from President Obama in 2016, but his petition has been denied each time.
Due to the numerous issues at trial, the exhaustion of all his legal avenues for appeal, the amount of time he has already served, his continued maintenance of innocence along with his chronic health issues, Amnesty International supports calls for clemency for Leonard Peltier.
PREFERRED LANGUAGE TO ADDRESS TARGET: English
You can also write in your own language.
PLEASE TAKE ACTION AS SOON AS POSSIBLE UNTIL: 29 May 2023
Please check with the Amnesty office in your country if you wish to send appeals after the deadline.
NAME AND PRONOUN: Leonard Peltier - He/Him
LINK TO PREVIOUS UA: https://www.amnesty.org/en/documents/amr51/5208/2022/en/
6. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI
Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com
7. REPETITA IUVANT. TRE TESI
La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
8. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...
... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
9. MAESTRE. "POETRY FOUNDATION": PROFILO DI LOUISE ERDRICH
[Dal sito www.poetryfoundation.org riprendiamo e diffondiamo]
Louise Erdrich
b. 1954
Louise Erdrich was born in Little Falls, Minnesota in 1954. As the daughter of a Chippewa Indian mother and a German-American father, Erdrich explores Native-American themes in her works, with major characters representing both sides of her heritage. In an award-winning series of related novels and short stories, Erdrich has visited and re-visited the North Dakota lands where her ancestors met and mingled, representing Chippewa experience in the Anglo-American literary tradition. Many critics claim Erdrich has remained true to her Native ancestors' mythic and artistic visions while writing fiction that candidly explores the cultural issues facing modern-day Native Americans and mixed heritage Americans. An essayist for Contemporary Novelists observed that "Erdrich's accomplishment is that she is weaving a body of work that goes beyond portraying contemporary Native American life as descendants of a politically dominated people to explore the great universal questions - questions of identity, pattern versus randomness, and the meaning of life itself." In addition to her numerous award-winning novels and short story collections, Erdrich has published three critically acclaimed collections of poetry, Jacklight (1984), Baptism of Desire (1989) and Original Fire: New and Selected Poems (2003).
Erdrich grew up in North Dakota, where her parents taught at a school run by the Bureau of Indian Affairs. Erdrich attended Dartmouth College, part of the first class of women admitted to the college; her freshman year also coincided with the establishment of the Native-American studies department. The author's future husband and collaborator, anthropologist Michael Dorris, was hired to chair the department. In his class, Erdrich began the exploration of her own ancestry that would eventually inspire her poems, short stories and novels. Intent on balancing her academic training with a broad range of practical knowledge, Erdrich told Miriam Berkley in an interview with Publishers Weekly, "I ended up taking some really crazy jobs, and I'm glad I did. They turned out to have been very useful experiences, although I never would have believed it at the time." Erdrich also became an editor for the Circle, a Boston Indian Council newspaper. She told Writers Digest interviewer Michael Schumacher: "Settling into that job and becoming comfortable with an urban community - which is very different from the reservation community - gave me another reference point. There were lots of people with mixed blood, lots of people who had their own confusions. I realized that this was part of my life - it wasn't something that I was making up - and that it was something I wanted to write about." In 1978, the author enrolled in an M.A. program at Johns Hopkins University, where she wrote poems and stories incorporating her heritage, many of which would later become part of her books.
After receiving her master's degree, Erdrich returned to Dartmouth as a writer-in-residence. Dorris - with whom she had remained in touch - attended a reading of Erdrich's poetry there and was impressed. A writer himself - Dorris would later publish the best-selling novel A Yellow Raft in Blue Water (1987) and receive the 1989 National Book Critics Circle Award for his nonfiction work The Broken Cord: A Family's Ongoing Struggle with Fetal Alcohol Syndrome - he decided then that he was interested in working with Erdrich. Though Dorris left for New Zealand to do field research while Erdrich moved to Boston, the two began collaborating on short stories, including one titled "The World's Greatest Fisherman." When this story won five thousand dollars in the Nelson Algren fiction competition, Erdrich and Dorris decided to expand it into a novel - Love Medicine (1984), which went on to win the National Book Critics Circle Award for Fiction. At the same time, Dorris had returned from New Zealand and their literary relationship led to a romantic one; they were married in 1981.
The publication of Erdrich's first novel, Love Medicine, also coincided with her first collection of poems, Jacklight (1984). The poems in Jacklight center on the conflict between Native and non-Native cultures, but they also celebrate family bonds and the ties of kinship, offer autobiographical meditations, dramatic monologues and love poetry, as well as showing the influence of Ojibwa myths and legends. Erdrich has always claimed that her childhood, spent in a community of story-tellers, influenced her work and its concern with narrative. Much of Erdrich's poetry is narrative poetry, told in direct language that often relies, as in the section of Jacklight entitled "The Butcher's Wife," on dramatic monologue. In Louise Erdrich: A Critical Companion, Lorena Laura Stookey noted that "Erdrich began her mature literary career as a poet, and the evidence of her origins can be found in her lyrical prose, in her deft use of imagery and metaphor, and in her employment within her fiction of patterned designs and recurring motifs. She began to move from poetry to fiction in 1980, when she became conscious of the narrative elements at work in her poems." There is some cross-over in between the novels and poetry: the poem "A Love Medicine" explores similar themes to Erdrich's first novel, Love Medicine, in addition to sharing its name.
Erdrich's next collection of poetry, Baptism of Desire (1989), takes its title from an obscure tenet of the Catholic Church. The book itself concerns spirituality and the hybrid form of religion, with Roman Catholic and Native values mingling but also conflicting, that Erdrich grew up practicing. Written during Erdrich's pregnancy, the volume also includes poems that focus on motherhood and children. The highly-praised poem "Hydra," written while Erdrich was pregnant, evokes her unborn child and a mythical serpent figure, while its speaker compares herself to the Biblical mothers Eve and Mary. In Library Journal, Kathleen Norris noted that throughout the book, Erdrich "appropriates and transforms the Catholic theology learned as a child." Original Fire: New and Selected Poems (2003) includes many poems from Erdrich's first two collections, as well as new poems on familiar subjects. In Booklist, Donna Seaman noted "Erdrich's fecund poems are seedbeds for her acclaimed novels," adding: "Deeply attuned to the sacred as it is manifest in everything from sunlight to stones to water to plants and animals, Erdrich grapples with both Native American and Christian beliefs, and the conflicts ignited by the friction between them, in poems of sweet gratitude, voluptuous ecstasy, cutting satire, seething grief, and fiery resolve." A reviewer for Publisher's Weekly noted Erdrich's influences (Richard Hugo and Louise Gluck), but added "Erdrich's particular landscapes and affiliations, and her way with myths and talismans, ensure that her poems, new and old, retain strengths all their own."
Undoubtedly, though, it is as a novelist that Erdrich is best known. Over the course of a dozen award-winning and best-selling novels, Erdrich has carved out an important place for herself and her work in contemporary American fiction. Erdrich's novels Love Medicine (1984), The Beet Queen (1986), Tracks (1988), The Bingo Palace (1994), and Tales of Burning Love (1997), The Last Report on the Miracles at Little No Horse (2001), and Four Souls (2004) encompass the stories of three interrelated families living in and around a reservation in the fictional town of Argus, North Dakota, from 1912 through the present. The novels have been compared to those of William Faulkner, mainly due to the multi-voice narration and non-chronological storytelling which he employed in works such as As I Lay Dying. Erdrich's works, linked by recurring characters who are victims of fate and the patterns set by their elders, are structured like intricate puzzles in which bits of information about individuals and their relations to one another are slowly released in a seemingly random order, until three-dimensional characters - with a future and a past - are revealed. Through her characters' antics, Erdrich explores universal family life cycles while also communicating a sense of the changes and loss involved in the twentieth-century Native-American experience.
Though Erdrich's early works were written in collaboration with Michael Dorris, and the couple published a novel together, The Crown of Columbus (1991), the pair separated in 1995 and all of Erdrich's later work is hers alone. Dorris died by suicide in 1997. The Antelope Wife (1998) was the first book Erdrich released following Dorris's suicide, and although the author disavowed any relationship between herself and her characters, the story does include a self-destructive husband. In a New York Times review Michiko Kakutani described The Antelope Wife as "one of [Erdrich's] most powerful and fully imagined novels yet." Kakutani added: "Erdrich has returned to doing what she does best: using multiple viewpoints and strange, surreal tales within tales to conjure up a family's legacy of love, duty and guilt, and to show us how that family's fortunes have both shifted - and endured - as its members have abandoned ancient Indian traditions for a modern fast-food existence... As for Ms. Erdrich's own storytelling powers, they are on virtuosic display in this novel. She has given us a fiercely imagined tale of love and loss, a story that manages to transform tragedy into comic redemption, sorrow into heroic survival. She has given us a wonderfully sad, funny and affecting novel." Though many of Erdrich's novels involve the same revolving cast of characters, in The Master Butchers Singing Club (2003), Erdrich focused on the European half of her ancestry, telling the stories of a World War I veteran, his wife and a large cast of characters in a small North Dakota town. The book was a finalist for the National Book Award finalist. Erdrich's 2008 novel A Plague of Doves was also widely praised and shortlisted for the Pulitzer Prize.
Winner of the National Book Award, Erdrich's novel, The Round House (2012), is set in 1988 in the same North Dakota Ojibwe reservation as that in The Plague of Doves. New York Times Book Review writer Maria Russo noted of The Round House: "Law is meant to put out society's brush fires, but in Native American history it has often acted more like the wind. Louise Erdrich turns this dire reality into a powerful human story in her new novel." Similarly, a Publishers Weekly reviewer felt that this novel "pulses with urgency as [Erdrich] probes the moral and legal ramifications of a terrible act of violence." A contributor to Christian Century found this novel to be a "powerful combination of art and social justice alert."
Erdrich has also written non-fiction, including a chronicle of her pregnancy and the birth of her first child, The Blue Jay's Dance (1995). She has also published a number of novels for children based on the lives of Native-American young people at the time of white encroachment. Her collected short stories were published as Red Convertible: Collected and New Stories in 2009. Her recent novels include LaRose (2016) and Future Home of the Living God (2017), both from HarperCollins.
Elizabeth Blair declared in World and I: "In an astonishing, virtuoso performance sustained over more than two decades, Erdrich has produced... interlinked novels that braid the lives of a series of fallible, lovable, and unpredictable characters of German, Cree, metis, and Ojibwe heritage." Blair continued: "The painful history of Indian-white relations resonates throughout her work. In her hands we laugh and cry while listening to and absorbing home truths that, taken to heart, have the power to change our world. We listen because these truths come sinew-stitched into the very fabric of the tapestry she weaves so artfully."
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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 139 del 19 maggio 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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