[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 138



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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 138 del 18 maggio 2023

In questo numero:
1. Il 21 maggio la marcia Perugia-Assisi per la pace
2. Quid agendum hic et nunc: opporsi alla guerra (e alle stragi e all'ecocidio di cui consiste) con l'azione diretta nonviolenta. Un appello a chi ha orecchie per intendere
3. Cosa possiamo (e dobbiamo) realmente fare contro la guerra in corso in Europa?
4. Bruna Bianchi: Il grido contro la guerra in Russia
5. Amnesty International: Urge clemency for native american activist
6. Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessino persecuzioni ed uccisioni
7. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
8. Alcuni riferimenti utili
9. Tre tesi
10. Ripetiamo ancora una volta...
11. "Poetry Foundation": Profilo di Anita Endrezze
12. "Poetry Foundation": Profilo di Heid E. Erdrich

1. INIZIATIVE. IL 21 MAGGIO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI PER LA PACE

Domenica 21 maggio 2023 si svolgera' la marcia Perugia-Assisi per la pace.
Per informazioni e adesioni: www.perugiassisi.org

2. REPETITA IUVANT. QUID AGENDUM HIC ET NUNC: OPPORSI ALLA GUERRA (E ALLE STRAGI E ALL'ECOCIDIO DI CUI CONSISTE) CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA. UN APPELLO A CHI HA ORECCHIE PER INTENDERE

La guerra scatenata oltre un anno fa dal folle e criminale autocrate russo contro la popolazione ucraina inerme continua a mietere vittime innocenti.
E continua a provocare nel cuore d'Europa una catastrofe ambientale di proporzioni colossali, di cui pressoche' tutti i mezzi d'informazione tacciono.
E ogni giorno che passa avvicina il pericolo del suo evolvere nella guerra atomica che puo' porre fine alla civilta' umana e devastare irreversibilmente quest'unico mondo vivente che conosciamo.
L'intera umana famiglia dovrebbe prendere coscienza dell'immane tragedia e dell'abissale minaccia, e quindi agire per far cessare immediatamente la guerra imponendo la fine delle ostilita' e l'avvio di negoziati di pace a tutti i governi impazziti e scellerati che assurdamente la guerra alimentano.
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Mentre la parte migliore della popolazione russa continua ad opporsi alla guerra e al fascismo subendo da parte del regime una repressione brutale; e mentre la parte migliore della popolazione ucraina continua a resistere con la scelta della solidarieta' e della nonviolenza all'invasione e alla barbarie, alla guerra e al militarismo, adoperandosi per salvare le vite e difendendo la democrazia e i diritti umani nell'unico modo in cui e' possibile farlo, cioe' opponendosi alle uccisioni, alla militarizzazione e alla tirannia che ne consegue; tragicamente la parte migliore delle popolazioni degli altri paesi europei non riesce o non vuole o non sa contrastare la follia guerriera e riarmista, l'imbarbarimento e la fame di universale annientamento dei propri governi che invece di adoperarsi per la pace continuano ciecamente a fare di tutto affinche' la guerra, e le stragi, e l'ecocidio, continuino, si accrescano, si estendano oltre ogni limite.
La maggior parte delle molte iniziative per la pace che pure si sono svolte in questi mesi di guerra nei paesi dell'Unione Europea hanno avuto come implicito ma effettuale denominatore comune - e mi si stringe il cuore a dirlo - di "non disturbare il manovratore", ovvero di non mettere in reali difficolta' il governo golpista della banalita' del male che con l'invio di armi e la supina obbedienza alla Nato - l'organizzazione terrorista e stragista le cui criminali responsabilita' nell'alimentare la guerra in Europa sono flagranti - ha reso l'Italia compartecipe della guerra e quindi delle stragi di esseri umani e dell'ecocidio in corso in Ucraina, in flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione repubblicana, articolo che si apre con parole di inequivocabile chiarezza: "L'Italia ripudia la guerra".
Invece disturbare il manovratore occorreva ed occorre; contrastare il governo belligeno e golpista occorreva ed occorre; bloccare l'illegale e criminale invio delle armi assassine occorreva ed occorre; contrastare l'azione scellerata della Nato occorreva ed occorre. Ma questo non e' stato fatto, e tante belle iniziative tanto spettacolari quanto ininfluenti, cosi' come le non molte benemerite e fin luminose azioni di solidarieta' concreta con le vittime che pure per fortuna ci sono state e sempre siano benedette, non bastano ad occultare questa dura realta'.
Eppure e' chiaro e semplice cio' che occorre fare: contrastare materialmente l'illegale e criminale partecipazione italiana alla guerra; contrastarla con l'azione diretta nonviolenta.
Occorre bloccare le fabbriche d'armi: circondandole e occludendone gli ingressi impedendo loro di produrre altri strumenti di morte.
Occorre bloccare i trasporti di armi: occupando e paralizzando i luoghi in cui transitano gli strumenti di morte.
Occorre bloccare le strutture militari: circondandole e occludendone gli ingressi impedendo loro di proseguire in ogni attivita' di preparazione e a sostegno della guerra.
Occorre bloccare le sedi e strutture in Italia della Nato come delle forze armate degli Stati Uniti d'America: circondandole e occludendone gli ingressi cosi' impedendo loro di continuare la guerra di cui sono palesemente "magna pars".
Occorre bloccare la Presidenza del Consiglio dei Ministri e i Ministeri coinvolti nella guerra: circondandoli e occludendone gli ingressi impedendo loro di proseguire nell'illegale sostegno alla guerra e alle stragi e all'ecocidio in corso in Ucraina, impedendo loro di proseguire nella flagrante violazione della Costituzione della Repubblica italiana cui pure tutti i membri del governo hanno giurato fedelta'.
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Beninteso: occorre anche continuare a dire e a fare le tante cose buone che gia' si dicono e si fanno, ed occorre sostenere le molte iniziative di pace nuove o reiterate in corso e in programma da parte di soggetti diversi, quali che siano i loro limiti e le loro fragilita', a condizione che siano iniziative rigorosamente per la pace e rigorosamente democratiche sia nel merito che nel metodo, ovvero orientate a salvare tutte le vite e realizzate in forme rigorosamente nonviolente.
Ripetiamo ancora una volta che si deve continuare a soccorrere, accogliere, assistere tutte le vittime; che si deve continuare a recare aiuti umanitari a tutte le vittime; che si deve continuare a denunciare la criminale follia di chi la guerra ha scatenato; che si deve continuare a denunciare la criminale follia dei governi che, invece di adoperarsi per far cessare la guerra e le stragi e le devastazioni di cui essa consiste, alimentano l'una e quindi le altre; che si deve continuare a denunciare il pericolo estremo e immediato che la guerra divenga mondiale e nucleare e distrugga l'intera umana famiglia riducendo a un deserto l'intero mondo vivente; che si deve continuare a denunciare che la guerra sempre e solo uccide gli esseri umani; che si deve continuare ad esortare chi nella guerra e' attivamente coinvolto a cessare di uccidere, a deporre le armi, a disertare gli eserciti, a obiettare a comandi scellerati, a rifiutarsi di diventare un assassino; che si deve continuare a ricordare che salvare le vite e' il primo dovere di tutti gli esseri umani e di tutti gli umani istituti.
Ma se non si passa all'azione diretta nonviolenta tutte queste cose non riusciranno a fermare la guerra. Solo l'azione diretta nonviolenta puo' riuscire ad avviare dal basso l'agire necessario, le decisioni indispensabili: la cessazione delle uccisioni, la costruzione della pace, la solidarieta' che ogni essere umano riconosce e raggiunge e difende e sostiene e conforta, la condivisione fra tutte e tutti di tutto il bene e tutti i beni, il rispetto per ogni vita.
Occorre proporre, iniziare, praticare e poi generalizzare l'azione diretta nonviolenta: cominciando con la forza preziosa dei piccoli gruppi delle persone gia' persuase della nonviolenza - le persone che Gandhi chiamava "satyagrahi", le persone persuase della "forza della verita'" - e poi con la forza dell'esempio, della testimonianza che educa al bene, della lotta nonviolenta concreta e coerente, allargare progressivamente la mobilitazione fino allo sciopero generale contro la guerra, se sara' necessario arrivare fino allo sciopero generale per imporre allo stolto e criminale governo italiano di tornare a rispettare non solo l'articolo 11 della Costituzione repubblicana, ma il diritto alla vita di ogni essere umano.
Poi, naturalmente, anche tutto cio' potrebbe non bastare; ma occorre almeno averlo detto, occorre almeno averlo tentato.
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Le circostanze particolari in cui vivo da anni mi impediscono di essere io stesso ad organizzare le azioni dirette nonviolente che mi sembrano possibili e necessarie (e che ho sommariamente elencato sopra); l'ho fatto piu' volte in passato, ma ora mi e' obiettivamente impossibile, e non e' l'ultimo dei miei crucci.
Cosicche', non potendo fare qui e adesso di piu' e di meglio, almeno ho voluto dirle queste cose, sperando che qualcuno le ascolti. E sapendo che questo mio scritto che invita ad opporsi alla guerra, alle stragi e all'ecocidio di cui essa consiste, che invita a contrastare i mercanti di morte e la fabbrica degli omicidi, che invita a difendere il diritto alla vita di ogni vivente, ebbene, e' possibile che venga tacciato dal governo belligeno e golpista e dal solerte suo apparato propagandistico di "istigazione a delinquere", mentre a me sembra che sia piuttosto una esortazione a non delinquere, poiche' dal modesto mio punto di vista - ma anche dal punto di vista della Costituzione repubblicana - a delinquere e' piuttosto chi fa e sostiene la guerra, chi uccide, fa uccidere, fornisce gli strumenti per uccidere, coopera a uccidere e lascia uccidere gli esseri umani, chi devasta e distrugge parti sempre crescenti di quest'unico mondo vivente, di quest'unica casa comune dell'intera umana famiglia.
Dixi, sed non salvavi animam meam.
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Ogni vittima ha il volto di Abele.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe in corso.

3. REPETITA IUVANT. COSA POSSIAMO (E DOBBIAMO) REALMENTE FARE CONTRO LA GUERRA IN CORSO IN EUROPA?

Certo, continuare a soccorrere, accogliere, assistere tutte le vittime.
Certo, continuare a recare aiuti umanitari a tutte le vittime.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia di chi la guerra ha scatenato.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia dei governi che, invece di adoperarsi per far cessare la guerra e le stragi di cui essa consiste, alimentano l'una e quindi le altre.
Certo, continuare a denunciare il pericolo estremo e immediato che la guerra divenga mondiale e nucleare e distrugga l'intera umana famiglia riducendo a un deserto l'intero mondo vivente.
Certo, continuare a denunciare che la guerra sempre e solo uccide gli esseri umani,  sempre e solo uccide gli esseri umani,  sempre e solo uccide gli esseri umani.
Certo, continuare ad esortare chi nella guerra e' attivamente coinvolto a cessare di uccidere, a deporre le armi, a disertare gli eserciti, a obiettare a comandi scellerati, a rifiutarsi di diventare un assassino.
Certo, continuare a ricordare che salvare le vite e' il primo dovere di tutti gli esseri umani e di tutti gli umani istituti.
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Tutto cio' e' buono e giusto, ma non basta.
Occorre fare anche altre cose che solo noi qui in Europa occidentale possiamo e dobbiamo fare.
E le cose che possiamo e dobbiamo fare sono queste:
1. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale contrastare anche qui la macchina bellica, l'industria armiera, i mercanti di morte, la follia militarista, i governanti stragisti: paralizzare i poteri assassini occorre.
2. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di mettere il veto ad ogni iniziativa della Nato, l'organizzazione terrorista e stragista di cui i nostri paesi tragicamente fanno parte: paralizzare immediatamente i criminali della Nato occorre, e successivamente procedere allo scioglimento della scellerata organizzazione.
3. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di cessare di armare ed alimentare la guerra e sostenere invece l'impegno per l'immediato cessate il fuoco ed immediate trattative di pace.
4. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di restituire all'Onu la funzione e il potere di abolire il flagello della guerra.
5. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei la pace, il disarmo, la smilitarizzazione.
6. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica della sicurezza comune dell'umanita' intera fondata sulla Difesa popolare nonviolenta, sui Corpi civili di pace, sulle concrete pratiche che inverino l'affermazione del diritto alla vita, alla dignita' e alla solidarieta' di tutti i popoli e di tutte le persone.
7. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica comune di attiva difesa dell'intero mondo vivente prima che la catastrofe ambientale in corso sia irreversibile.
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E' questa la nostra opinione fin dall'inizio della tragedia in corso.
Ci sembra che senza queste azioni nonviolente la guerra, le stragi e le devastazioni non saranno fermate.
Troppi esseri umani sono gia' stati uccisi per la criminale follia dei governanti.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi per la salvezza comune dell'umanita' intera.
Sia massima universalmente condivisa la regola aurea che afferma: agisci nei confronti delle altre persone cosi' come vorresti che le altre persone agissero verso di te.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

4. L'ORA. BRUNA BIANCHI: IL GRIDO CONTRO LA GUERRA IN RUSSIA
[Dal sito di "Comune-info" riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo del 29 aprile 2022]

I luoghi, le modalita', i messaggi, le fotografie di una protesta coraggiosa, creativa e sempre meno sotterranea.
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Nell'arco delle ultime tre settimane, a giudicare dalle segnalazioni raccolte da OVD-info (spazi di comunicazione indipendente), la protesta in Russia sembra essersi intensificata (1). Numerosissimi sono stati i casi di persone di varie provenienze sociali e di ogni eta' che nei luoghi nevralgici delle citta', soprattutto della capitale, hanno sostato con striscioni e cartelli, hanno tracciato iscrizioni sui muri, appeso nastri verdi (simbolo della protesta contro la guerra), indossato abiti di colore azzurro e giallo o borse e zaini con la scritta, dipinta o cucita, "No alla guerra", cancellato o strappato la lettera Z da edifici e trasporti pubblici, deposto croci in memoria delle vittime di Marjupol.
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1. Luoghi e modalita' delle proteste
Le piazze, e soprattutto la Piazza Rossa, il Memorial, la tomba del Milite ignoto, le sedi di emittenti televisive e di istituzioni scientifiche, le chiese, le sale da concerto, i monumenti, i parchi, le vie dove compaiono manifesti di propaganda per la guerra, le stazioni delle metropolitane, le sedi dei ministeri, i centri commerciali e i supermercati, gli asili e le aule scolastiche, le finestre delle abitazioni, ogni luogo delle citta' e' stato teatro di una forma di protesta.
Nei luoghi simbolici della nazione russa o presso i luoghi del potere politico, militare o mediatico prevalgono i picchetti individuali che in qualche caso sono riusciti nell'intento di dialogare con i passanti. Il 20 aprile a Mosca un manifestante ha esposto il cartello: "Io sono per la pace e tu?". "Sono uscita con un poster 'pace', ha detto un'altra giovane, ho svolto una sorta di campagna con le parole 'Io sono contro la guerra in Ucraina, e tu?'". Molte persone mi hanno risposto che anche loro erano contrarie. Con una di loro "abbiamo fatto una bella chiacchierata". Poi sono arrivati gli agenti di polizia (Mosca, 20 aprile).
Alcune scritte esortano esplicitamente a uscire dal silenzio: "Il silenzio e' indulgenza in un crimine", o ancora: "La nostra riluttanza a conoscere la verita' e il nostro silenzio ci rendono complici dei crimini". Sono le parole apparse il 10 aprile Piazza Rossa sul poster di un membro del Consiglio del Centro per i diritti umani recentemente chiuso.
Normalmente le azioni di protesta non durano a lungo; un agente di polizia, un passante o un inquilino che assiste dalla finestra puo' sempre intervenire chiamando la polizia. Anche per questo motivo in molti/e si sono rivolti/e a forme di protesta anonime. Lo confermano la stampa indipendente e i comunicati di Amnesty International.
I luoghi piu' frequentati per le necessita' della vita, come centri commerciali e supermercati, sono stati teatro di forme di protesta anonime e capillari, come la sostituzione dei cartelli dei prezzi dai prodotti con messaggi contro la guerra. Un'altra forma di diffusione del messaggio pacifista e' stata quella di scrivere slogan su banconote e monete al fine di raggiungere anche le persone anziane che usano prevalentemente questo sistema di pagamento. Tali azioni, segnalate sia a Mosca che a San Pietroburgo, sono state promosse dalle femministe cosi' come quella di apporre in vari luoghi delle citta' pupazzi di creta, carta o altri materiali, per lo piu' rossi o gialli e azzurri, con cartelli contro la guerra (fonte Amnesty).
Le immagini dei "piccoli dimostranti" sono state diffuse da "The Moscow Time" il 28 marzo nell'articolo In Russia Little Picketers Protest the War.
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2. Le fotografie
I resoconti di OVD-info, necessariamente scarni, riportano le notizie essenziali: le ragioni, le circostanze e le modalita' dell'arresto, e forniscono notizie sugli esiti delle detenzioni e sull'assistenza legale. Talvolta manca l'eta' dei dimostranti e non sempre vengono riportate nella loro interezza gli slogan su cartelli e striscioni, ma in questi casi sono le immagini a parlare di contenuti e stati d'animo. Le fotografie che ritraggono luoghi e autori della protesta, infatti, corredano spesso i resoconti. Sono scatti inviati a OVID-info per lo piu' dagli stessi manifestanti o da amici e famigliari. Volti, posture e sguardi comunicano il senso di sfida, la determinazione ad uscire dal silenzio, il bisogno di mostrare l'oltraggio provato per le azioni delle truppe russe in Ukraina, e soprattutto la volonta' di testimoniare che queste non sono compiute "in loro nome". Un esempio tra i tanti e' quello di un giovane di Ekaterinburg che il 16 aprile ha srotolato il suo poster con la scritta "No alla guerra" ai piedi del monumento a Lenin.
Un altro esempio del valore di testimonianza che viene attribuito all'immagine e' quello di una maestra di matematica ed esponente del partito di opposizione Yabloko che il 25 febbraio ha diffuso sui social una sua fotografia che la ritrae accanto a una lavagna di un'aula scolastica dove si scorgono piccole calamite di colore giallo e azzurro. Ammonita su "cio' che le sarebbe potuto succedere" se non avesse cancellato la fotografia, al 18 aprile non l'aveva ancora fatto.
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3. I messaggi
a) Contro Putin e il dispotismo
Gli slogan ricorrenti su muri, striscioni e manifesti sono per lo piu' molto semplici: "No alla guerra" o "Pace nel mondo" o semplicemente "Pace", ma dopo l'intensificazione della violenza della guerra, i bombardamenti, le stragi, gli stupri, anche i contenuti dei messaggi che le persone scese in strada hanno voluto diffondere, insieme al loro dolore e alla loro indignazione, stanno cambiando.
Probabilmente anche a causa dell'appello per la destituzione di Putin, che ha avuto ampia circolazione e ha ottenuto molte adesioni, parole di accusa nei confronti del presidente ricorrono con grande frequenza: "Putin dimissioni"; "No a Putin"; "Stop Putin"; "Sono contro la politica del presidente"; "Putin, chi rispondera' delle atrocita' a Bucha?"; "Tribunale per Putin, non perdoneremo". "No alla guerra. Nessuna repressione. Niente bugie. No a Putin". "Autorita' russe! Sono contrario alla vostra aggressione sul territorio dell'Ucraina", sono alcune delle frasi tracciate su cartelli e striscioni.
Esporsi all'arresto in luoghi molto frequentati e' un modo per denunciare la violazione delle liberta' fondamentali. Il 19 aprile Anton si e' recato ad un centro commerciale di Mosca con un cartello su cui aveva scritto: "Opinion". "Sono contrario alla guerra, ha dichiarato, e volevo dimostrare che ai giorni nostri si puo' essere detenuti per un'opinione".
Il giorno successivo a Ekaterinburg un uomo e' stato arrestato per aver scritto su un poster un messaggio rivolta a Putin: "E' piu' facile coprire i tuoi fallimenti nell'economia e nella politica sociale con la guerra, e' piu' facile derubare il tuo popolo e il tuo stato". A Taldom una giovane studentessa e' stata portata al posto di polizia per aver diffuso volantini con il volto di Putin coperto da macchie rosse (19 aprile). E ancora, sulla Piazza Rossa, e' apparso il poster: "Putin e' il male, svegliati Russia, perdonaci Ucraina, niente guerra, Naval'nyj libero" (13 aprile).
Nella sua dichiarazione durante il processo che lo ha condannato a nove anni di carcere il 22 marzo, il dissidente russo aveva esortato la popolazione a combattere il dispotismo perche' - ha affermato citando le parole di Tolstoj - "la guerra e' il prodotto del dispotismo e chi vuole combattere la guerra deve combattere il dispotismo".
Oggi e' di cruciale importanza rileggere Tolstoj, ha scritto Ani Kokobobo, docente di letteratura russa presso l'Universita' del Kansas, e interrogarsi su come fermare la violenza (Ani Kokobobo, How Should Dostoevski and Tolstoy Be Read during Russia's War against Ukraine?, "The conversation", 6 aprile 2022).
E' quanto molti russi continuano a fare, come colui che il 10 aprile si e' recato sulla Piazza Rossa con il capolavoro del grande scrittore, Guerra e pace, tra le mani.
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b) La denuncia delle falsita' della propaganda e dei crimini
"La guerra e' pace, la liberta' e' schiavitu', l'ignoranza e' forza, ferma le distorsioni". Con queste parole il 24 aprile a San Pietroburgo, sulla Prospettiva Nevsky, un uomo, subito arrestato, ha voluto denunciare le distorsioni della propaganda.
Sono donne e ragazze che per lo piu' inscenano performance per mettere in ridicolo o rovesciare i messaggi della propaganda. Il 10 aprile A Krasnodar, dopo aver appoggiato a terra il suo zaino accanto a un manifesto di propaganda che recava la scritta: "Per i nostri. Per il mondo russo", una giovane si e' distesa prona con le mani legate dietro la schiena denunciando in questo modo la natura del "mondo russo". Durante l'azione, un uomo le si e' avvicinato e ha chiamato la polizia.
All'accusa silenziosa di Olga ha fatto eco quella di Ekaterina che una settimana piu' tardi a Mosca sulla Piazza Rossa ha esposto il suo cartello: "Seminare morte e distruzione nel mondo a costo della propria vita - e' questo il significato del mondo russo?".
Ne' mancano scritte derisorie della propaganda che vuole presentare i bombardamenti come una necessaria operazione di pace. E' il caso di Arina che a Mosca il 15 aprile ha esibito un cartello con la scritta: "Bombardare per amore della pace e' come scopare per amore della verginita'". L'intento canzonatorio si rispecchia nell'espressione del suo volto.
Nelle ultime settimane i crimini di guerra e contro l'umanita' commessi in Ucraina dominano la protesta. Il 5 aprile a Ekaterinburg una ragazza ha scritto sul suo poster: "Il tuo paese sta commettendo un genocidio". "No al nazismo russo". A Mosca, il 21 aprile, una dipendente di Memorial, ha esposto un cartello di fronte alla sede dello Stato Maggiore con la scritta: "Non ci sono giustificazioni, non c'e' perdono. Fermate immediatamente la guerra". Sul lato sinistro erano elencate le localita' colpite da bombardamenti e massacri: Bucha, Marjupol', Irpin', Gostomel, Borodjanka, Volnovacha, Charkiv, Kramators'k, Vorzel', Chernigov, Sumy.
Anche il rifiuto da parte dei soldati di obbedire e di uccidere e' stato ricordato con riconoscenza: il 14 aprile Sulla Piazza Rossa un'attivista e' stata arrestata per uno striscione con la scritta: "Grazie a coloro che si sono rifiutati di uccidere e morire! No guerra".
La guerra, gridano le parole proferite o tracciate sui poster, e' un crimine contro l'infanzia sia in Ucraina che in Russia. "I bambini hanno bisogno di pace". "Quanti bambini devono ancora morire per fermare la guerra?" (Mosca 9 aprile).
A Jasnogorsk, nella regione di Tula, una madre ha strappato la lettera Z dalle finestre di un asilo nido. Per questo, il tribunale l'ha multata di 48 mila rubli (oltre 600 euro).
L'indignazione sollevata dalle notizie sugli stupri ha portato nelle strade e nelle piazze donne e ragazze: sulla Piazza Rossa l'8 aprile una giovane ha esposto uno striscione "In questo momento, l'esercito russo sta violentando e uccidendo le donne ucraine. Ferma questa guerra!".
Tre giorni dopo a Ufa (Repubblica di Baschiria) sul cartello di una giovane si poteva leggere: "La guerra e' stupro e omicidio di donne ucraine. Guerra significa poverta' e repressione in Russia".
"Non dimenticheremo, non perdoneremo Bucha" era scritto il 10 aprile su un cartello di Maria, un'attivista arrestata di fronte alla sede del ministero della Difesa tre minuti dopo la sua apparizione.
Sono ancora le donne e le ragazze, non sappiamo se collegate alla rete femminista contro la guerra, a essere intervenute numerose denunciando le violazioni del dettato costituzionale e degli articoli del codice penale. Un esempio e' quello di una giovane di Murmansk che il 16 aprile e' stata arrestata per un cartello con i numeri degli articoli del codice penale: 353, 356 e 357 (2). I numeri erano stati spruzzati di vernice rossa e la giovane teneva in mano il codice e una rosa bianca.
A Volgograd il 14 aprile un'attivista e' stata arrestata per aver inscenato una "esibizione" in cui chiedeva l'invio di una commissione a Bucha per smentire le dichiarazioni del governo che attribuisce i massacri a menzogne.
Nelle prime due settimane di aprile e' continuata la deposizione di croci in ricordo dei morti di Marjupol, una protesta promossa da FAR (Feminist Anti-War Resistance) che dal 4 al 12 aprile ha installato 500 croci in 41 citta'. Lo testimonia una croce rinvenuta a Mosca accanto al monumento di Ivan Danilovic Cernjachovskij, generale ucraino "due volte eroe dell'Unione Sovietica" morto a 38 anni.
I morti di Marjupol sono stati ricordati anche a Tver da una donna che riusci' per circa dieci minuti a esibire un cartello "Je suis Marjupol" e raffigurava una madre nell'atto di proteggere i suoi figli.
E c'e' anche chi per le strade e' sceso spinto da tragedie personali, come il giovane di Krasnodar che dall'inizio della guerra non ha piu' avuto notizie della sua ragazza, Kristina, che si trovava a Marjupol al momento dell'invasione.
Nonostante l'inasprimento della repressione, della sorveglianza e delle condanne, nonostante molti attivisti e attiviste abbiano lasciato il paese, le proteste, l'indignazione, gli scoppi di rabbia che si ripetono ogni giorno testimoniano l'esistenza di un movimento sotterraneo contro la guerra, coraggioso e creativo, che queste pagine di Voci di pace continueranno a seguire e al quale daranno risonanza.
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Note
1. Pur nella difficolta' di raccogliere informazioni, questa fonte ci consente di tracciare un primo ritratto collettivo del dissenso alla guerra. Si vedano le segnalazioni in russo: ovd.news/news/2022/02/24/akcii-v-podderzhku-naroda-ukrainy-i-protiv-voyny, piu' aggiornate, e quelle in inglese, Russain Protest against the War with Ukraine. A Chronicle of Events: ovd.news/news/2022/03/02/russian-protests-against-war-ukraine-chronicle-events. Le notizie sono inserite quotidianamente.
2. Nel codice penale russo con l'art. 353 vengono incriminate le condotte finalizzate alla conduzione di una guerra di aggressione. Il successivo art. 354 punisce i pubblici incitamenti alla guerra di aggressione. L'art. 356 punisce "il comportamento crudele verso i prigionieri di guerra o la popolazione civile, la deportazione della popolazione civile, il saccheggio dei beni nazionali nei territori occupati, l'utilizzo in un conflitto armato di mezzi e metodi vietati da un trattato internazionale della Federazione Russa". Infine l'art. 357 sanziona il crimine di genocidio e l'articolo 358 quello di ecocidio, ovvero "la distruzione di massa del mondo vegetale o animale, l'avvelenamento dell'atmosfera o delle risorse idriche ed anche il compimento di altre azioni atte a provocare una catastrofe ecologica".

5. INIZIATIVE. AMNESTY INTERNATIONAL: URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
[Dal sito www.amnesty.org riprendiamo e diffondiamo questo appello del 3 aprile 2023]

3 April 2023
URGENT ACTION
URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
Native American activist Leonard Peltier has been imprisoned in the USA for over 46 years, some of which was spent in solitary confinement, serving two life sentences for murder despite concerns over the fairness of his trial. He has always maintained his innocence. Now 78 years old, he contracted COVID-19 in 2022 and suffers from several chronic health ailments, including one that is potentially fatal. Not eligible for parole again until 2024, his lawyers submitted a new petition for clemency in 2021. President Biden must grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
TAKE ACTION: WRITE AN APPEAL IN YOUR OWN WORDS OR USE THIS MODEL LETTER
President Joseph Biden
The White House
1600 Pennsylvania Ave NW
Washington, DC 20500
USA
White House Comment line: (202) 456-1111
Webform*: https://www.whitehouse.gov/contact/
* A US-based address is needed for the White House webform.
International action takers, please use AI USA's address when filling out:
Amnesty International USA
311 West 43rd St. 7th Floor,
New York, NY 10036 USA
Dear President Biden,
Leonard Peltier is a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. In 1975, during a confrontation involving AIM members, two FBI agents were killed. Leonard Peltier was convicted of their murders but has always denied killing the agents.
There are serious concerns about the fairness of proceedings leading to his trial and conviction, including for example the prosecution's withholding of evidence that might have assisted Leonard Peltier's defence.
In light of these concerns, the former US Attorney who supervised the prosecution team post-trial, James Reynolds, has since called for clemency.
Leonard Peltier is now 78 years old, has spent more than 46 years in US prisons, and has been repeatedly denied parole. There are serious concerns about Leonard Peltier's deteriorating health, including potential re-exposure to COVID-19. His lawyers submitted a new petition for clemency in 2021.
I urge you to grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
Yours sincerely,
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ADDITIONAL INFORMATION
Leonard Peltier, an Anishinaabe-Lakota Native American, was a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. On 26 June 1975, during a confrontation involving AIM members on the Pine Ridge Indian reservation in South Dakota, FBI agents Ronald Williams and Jack Coler were shot dead. Leonard Peltier was convicted of their murders in 1977 and sentenced to two consecutive life sentences. Leonard Peltier has always denied killing the agents.
A key alleged eyewitness to the shootings was Myrtle Poor Bear, a Lakota Native woman who lived at Pine Ridge. Based on her statement that she saw Leonard Peltier kill both FBI agents, Leonard Peltier was extradited from Canada, where he had fled following the shootings. However, Myrtle Poor Bear later retracted her testimony. Although not called as a prosecution witness at trial, the trial judge refused to allow Leonard Peltier's attorneys to call Myrtle Poor Bear as a defense witness on the grounds that her testimony "could be highly prejudicial to the government". In 2000, Myrtle Poor Bear issued a public statement to say that her original testimony was a result of months of threats and harassment from FBI agents.
In 1980 documents were released to Leonard Peltier's lawyers as a result of a lawsuit under the Freedom of Information Act. The documents contained ballistics evidence which might have assisted Leonard Peltier's case, but which had been withheld by the prosecution at trial. However, in 1986, the U.S. Court of Appeal for the Eighth Circuit denied Leonard Peltier a retrial, stating that: "We recognize that there is some evidence in this record of improper conduct on the part of some FBI agents, but we are reluctant to impute even further improprieties to them."
The U.S. Parole Commission has always denied parole to Leonard Peltier on the grounds that he did not accept criminal responsibility for the murders of the two FBI agents. This is even though, after one such hearing, the Commission acknowledged that, "the prosecution has conceded the lack of any direct evidence that you personally participated in the executions of two FBI agents". Leonard Peltier would not be eligible for another parole hearing until 2024. Furthermore, James H. Reynolds, the US Attorney whose office handled the criminal case prosecution and appeal of Leonard Peltier, wrote that he supported clemency "in the best interest of Justice in considering the totality of all matters involved."
Leonard Peltier suffers from a variety of ailments, including kidney disease, Type 2 diabetes, high blood pressure, a heart condition, a degenerative joint disease, and constant shortness of breath and dizziness. A stroke in 1986 left him virtually blind in one eye. In January 2016, doctors diagnosed him with a life-threatening condition: a large and potentially fatal abdominal aortic aneurysm that could rupture at any time and would result in his death. He currently uses a walker due to limited mobility and contracted COVID-19 in 2022. He continues to be at risk of re-infection while in detention.
In 2015, several Nobel Peace Prize winners—including Archbishop Desmond Tutu—called for Leonard Peltier's release. The Standing Rock Sioux Tribe and the National Congress of American Indians have also called for his release. Leonard Peltier's attorney applied for clemency to President Biden in July 2021. President Biden committed to granting clemency on a rolling basis during his administration.
However, as of February 2023, no decision has been made on his application. He has previously sought clemency, most recently from President Obama in 2016, but his petition has been denied each time.
Due to the numerous issues at trial, the exhaustion of all his legal avenues for appeal, the amount of time he has already served, his continued maintenance of innocence along with his chronic health issues, Amnesty International supports calls for clemency for Leonard Peltier.
PREFERRED LANGUAGE TO ADDRESS TARGET: English
You can also write in your own language.
PLEASE TAKE ACTION AS SOON AS POSSIBLE UNTIL: 29 May 2023
Please check with the Amnesty office in your country if you wish to send appeals after the deadline.
NAME AND PRONOUN: Leonard Peltier - He/Him
LINK TO PREVIOUS UA: https://www.amnesty.org/en/documents/amr51/5208/2022/en/

6. REPETITA IUVANT. SCRIVIAMO ALL'AMBASCIATA DELL'IRAN IN ITALIA PER CHIEDERE CHE CESSINO PERSECUZIONI ED UCCISIONI

Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo di scrivere all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere al governo di quel paese che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
Gli indirizzi di posta elettronica cui inviare le lettere sono i seguenti: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir
*
Vi proponiamo un possibile testo essenziale:
Egregio ambasciatore,
le chiediamo di trasmettere al governo del suo Paese questa nostra richiesta che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
E' dovere di ogni persona, di ogni societa', di ogni ordinamento giuridico rispettare la vita, la dignita' e i diritti di tutte le donne e di tutti gli uomini.
Tutti gli esseri umani sono eguali in dignita' e diritti, tutti gli esseri umani hanno diritto alla vita e alla liberta'.
Siamo solidali con le donne iraniane - e con gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Distinti saluti,
Nome e cognome, luogo e data, recapito di chi scrive.
*
Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo anche di far circolare questa proposta.
Adoperiamoci affinche' tante persone, tante associazioni, tante istituzioni di tutto il mondo chiedano al governo iraniano che cessino persecuzioni e uccisioni.
Sosteniamo le donne iraniane - e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Grazie di cuore per quanto vorrete fare.

7. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE

Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it

8. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI

Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com

9. REPETITA IUVANT. TRE TESI

La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

10. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

11. MAESTRE. "POETRY FOUNDATION": PROFILO DI ANITA ENDREZZE
[Dal sito www.poetryfoundation.org riprendiamo e diffondiamo]

Anita Endrezze
b. 1952
Anita Endrezze is Yaqui on her father's side and of European descent—Italian, Slovenian, and German-Romanian—on her mother's. She was born in Long Beach, California, and lives in Washington. Endrezze received a BA in secondary education with minors in art and Spanish and an MA in creative writing from Eastern Washington University. A poet and short-story writer, she has written many books including A Thousand Branches (2014), Butterfly Moon (2012), Throwing fire at the sun, water at the moon (2000), The humming of stars and bees and waves: poems and short stories (1998), at the helm of twilight (1992), and The north people (1983). Her poetry has earned her the Weyerhaeuser/Bumbershoot Award and the Governor's Writing Award for Washington State.
Endrezze is also a storyteller and artist whose paintings have appeared on book covers and in shows at the Dylan Thomas Center, Wales; the Electric Theatre, Guildford, England; the Poetry Library of London; and the Chase Gallery in Spokane, Washington. Fluent in Danish, she is the author of a novel for children, Bjerget og Skystsaanden (The Mountain and the Guardian Spirit) (1986).
Endrezze writes from her experience as a Native American woman. Poet Leslie Ullman, reviewing at the helm of twilight for the Kenyon Review, commented that Endrezze's "collection... is luxuriant with fragments of myth, the voices of different personae, striking visual images and always, as a backdrop, metaphors interweaving the natural world with the landscape of human emotion."

12. MAESTRE. "POETRY FOUNDATION": PROFILO DI HEID E. ERDRICH
[Dal sito www.poetryfoundation.org riprendiamo e diffondiamo]

Heid E. Erdrich
b. 1963
heiderdrich.com
Poet Heid E. Erdrich, a member of the Turtle Mountain Band of Ojibwe, was born in Breckenridge, Minnesota, and raised in nearby Wahpeton, North Dakota, where her Ojibwe mother and German American father taught at the Bureau of Indian Affairs boarding school. She earned a BA from Dartmouth College and two MAs from the Johns Hopkins University, in poetry and fiction.
Erdrich is the author of several poetry collections, including Little Big Bully (Penguin Books, 2020); Curator of Ephemera at the New Museum for Archaic Media (Michigan State University Press, 2017); Cell Traffic: New and Selected Poems (2012); National Monuments (2008), winner of the Minnesota Book Award; The Mother's Tongue (2005), part of Salt Publishing's award-winning Earthworks Series of Native American and Latin American literature; and Fishing for Myth (1997). In a 2012 review of Cell Traffic, critic Elizabeth Hoover wrote of Erdrich: "It's too pedestrian to say she "writes about" biology, history, spirituality, motherhood and her heritage as Ojibwe Indian and German American. She doesn't write about these subjects as much as she uses them to create a complex field of meaning across which her marvelous intelligence travels."
Erdrich is the editor of New Poets of Native Nations (Graywolf Press, 2018). With Laura Tohe, Erdrich co-edited the anthology Sister Nations: Native American Women on Community (2002). Her own work has been featured in numerous anthologies including the Oxford University Press Anthology of Contemporary American Poetry - Volume 2 (2014, edited by Cary Nelson).
Erdrich has received fellowships and awards from the Minnesota State Arts Board, the Loft Literary Center, the First Peoples Fund, and the Archibald Bush Foundation.
With her sister, the writer Louise Erdrich, she founded and lead the Turtle Mountain Writing Workshop. In 2008 the sisters co-founded The Birchbark House, a fund to support indigenous language revitalization efforts. Since 2010, Erdrich has directed Wiigwaas Press which publishes Ojibwe (Anishinaabe) language books, films, and other media.
Since 2012, she has created and collaborated on several poem films on her own writing and on her sister Louise's poetry. Her films have won awards from Co-Kisser Poetry Festival and Southwestern Association for Indian Artists.
Erdrich teaches in the low-residency MFA creative writing program of Augsburg College. She lives with her family in Minnesota.

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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 138 del 18 maggio 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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