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[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 137
- Subject: [Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 137
- From: Centro di ricerca per la pace Centro di ricerca per la pace <centropacevt at gmail.com>
- Date: Wed, 17 May 2023 05:45:41 +0200
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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 137 del 17 maggio 2023
In questo numero:
1. Bruna Bianchi: Le armi autonome e la prospettiva femminista
2. Quid agendum hic et nunc: opporsi alla guerra (e alle stragi e all'ecocidio di cui consiste) con l'azione diretta nonviolenta. Un appello a chi ha orecchie per intendere
3. Cosa possiamo (e dobbiamo) realmente fare contro la guerra in corso in Europa?
4. Amnesty International: Urge clemency for native american activist
5. Il 21 maggio la marcia Perugia-Assisi per la pace
6. Alcuni riferimenti utili
7. Ripetiamo ancora una volta...
8. "Poetry Foundation": Profilo di Nora Marks Dauenhauer
9. "Poetry Foundation": Profilo di Natalie Diaz
10. "Poetry Foundation": Profilo di Qwo-Li Driskill
11. "Poetry Foundation": Profilo di Aja Couchois Duncan
12. "Poetry Foundation": Profilo di Carolyn Dunn
1. L'ORA. BRUNA BIANCHI: LE ARMI AUTONOME E LA PROSPETTIVA FEMMINISTA
[Dal sito di "Comune-info" riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo del 9 maggio 2022]
Sono molto meno costose di un carro armato o di un aereo, non mettono a rischio le vite militari, non hanno paura, creano vuoti di imputabilita' ma soprattutto non disertano. Le armi autonome, a cominciare dai droni, sono molto amate dai governi di Russia e Stati Uniti (buffo, no?) che, insieme a Israele, Australia, Israele e Corea del Sud, finora hanno impedito qualsiasi limitazione del loro utilizzo. All'interno della campagna internazionale "Stop Killer Robots" c'e' prima di tutto la prospettiva femminista a svelare i nessi tra questi nuovi strumenti di morte e il contesto di potere e violenza nel quale prendono forma, le ossessioni securitarie, la finta neutralita' delle tecnologie e il dominio della mascolinita' dell'uomo eterosessuale, indipendente, amante del rischio, aggressivo, razionale, fisicamente forte, coraggioso e privo di emotivita'.
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Nella guerra attuale i droni, veicoli telecomandati che possono portare armi chimiche, biologiche o nucleari, stanno svolgendo un ruolo decisivo. L'Ucraina sta usando prevalentemente droni di coproduzione turca sulla base di un accordo bilaterale tra i due paesi per lo sviluppo della ricerca e dell'industria militare. Gli Stati Uniti, inoltre, che gia' si erano impegnati a fornire all'Ucraina "l'accesso alla tecnologia americana" in questo settore hanno inviato cento droni, i cosiddetti "kamikaze killer", piccoli velivoli monouso che, una volta individuato il bersaglio, si lanciano contro di esso. Benche' normalmente l'attacco venga confermato da un operatore, ha affermato Ingvild Bode, docente presso il Center for War Studies, all'Universita' di Southern Denmark, i loro sistemi operativi sono "tecnicamente in grado di farlo autonomamente. E questa e' la grande differenza".
Poco si conosce delle caratteristiche e dell'uso dei droni usati dall'esercito russo. Si sa, pero', che prima dell'invasione la Russia aveva sperimentato droni con elementi di intelligenza artificiale e aveva creato un dipartimento per la ricerca e la produzione di questi nuovi modelli di armi. Gia' nel 2017 il presidente Putin non aveva celato le sue ambizioni: "Chi diventera' il leader in questo settore - aveva affermato - sara' il dominatore del mondo". Lo ha ricordato Brendan Walker-Munro, ricercatore dell'Universita' del Qeensland in un articolo pubblicato il 29 marzo su "The Conversation".
Sembra, tuttavia, che queste armi non siano state ancora usate. Forse, ha ipotizzato lo studioso australiano, le gerarchie militari non hanno fiducia nelle nuove tecnologie o forse sono tenute in serbo per una fase di ulteriore intensificazione del conflitto.
Molti sono i paesi che hanno investito e investono in queste tecnologie che, scrive sempre Brendan Walker-Munro, "stanno creando un nuovo concetto di potere". Dal punto di vista militare i vantaggi delle armi dotate di intelligenza artificiale, senza un significativo controllo umano o completamente autonome, sono estremamente rilevanti: esse sono molto meno costose di un carro armato o di un aereo, non mettono a rischio le vite militari; a differenza dei soldati, non hanno paura, non disertano, con loro non si puo' tentare un dialogo, non hanno remore morali, non osservano il diritto umanitario, creano un vuoto di imputabilita'. Infatti, chi potrebbe essere incriminato per un uso illegale? Colui che le ha programmate e sviluppate, o l'autorita' militare che ha pianificato l'attacco?
Una tale tecnologia inoltre, si teme da piu' parti, potrebbe scatenare una corsa agli armamenti a livello mondiale.
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Se a decidere sulla vita e' una macchina
La possibilita' che le decisioni sulla vita e sulla morte, sulla distinzione tra civili e combattenti siano affidare a una macchina che, in base a sensori e a logaritmi, identifica e colpisce i bersagli, decide l'intensita' degli attacchi, solleva problemi dal punto di vista etico, legale e di sicurezza ed e' al centro della campagna "Stop Killer Robots" lanciata pubblicamente nel 2013 per la proibizione di queste armi e per la definizione di norme internazionali a protezione dei civili. Molti i partner della campagna; tra questi Pax Peace e Women's International League for Peace and Freedom (WILPF).
Nel 2015 oltre 3.000 esperti di intelligenza artificiale e, nel 2017, 116 fondatori di compagnie di robotica e intelligenza artificiale di 26 paesi hanno chiesto all'Onu di intervenire con urgenza per vietare l'uso dei "killer robot". Venti premi Nobel per la pace nel 2014 hanno rivolto la stessa richiesta. Nel 2018 4.000 dipendenti di Google hanno chiesto e ottenuto la cancellazione del progetto Maven con il Pentagono per "migliorare" la capacita' di azione dei droni attraverso l'intelligenza artificiale. La Croce Rossa Internazionale (ICRC), e la Campagna Stop Killer Robots si sono espresse per la loro proibizione; 28 stati hanno dichiarato di essere a favore di una loro proibizione preventiva. Il 25 marzo 2019 il segretario dell'Onu Guterrez ha detto: "Queste armi sono politicamente inaccettabili, moralmente ripugnanti e devono essere proibite dal diritto internazionale".
Dal 2014 gli stati rappresentati nella Convention on Certain Conventional Weapons (CCW) hanno discusso sui modi di affrontare la questione delle armi autonome e nel 2017 la CCW ha deciso di avviare un processo formale di confronto. Eppure le consultazioni sono a un pericoloso stallo. Dal 7 all'11 aprile 2022 si e' riunito a Ginevra il Group of Governmental Experts (GGE) sulle armi autonome che da nove anni tenta di giungere a un accordo sulla proibizione o sulla limitazione del loro uso. All'incontro la Russia non ha partecipato adducendo difficolta' relative alla pandemia e alle sanzioni che impedivano agli esperti russi di raggiungere la Svizzera. Poiche' il CGE decide per "consenso", inteso come unanimita', l'incontro ha potuto svolgersi solo in via informale. Usando il consenso come veto questo metodo di decisione consente agli stati piu' militarizzati, impegnati in guerre e nello sviluppo di nuove tecnologie militari, di impedire limitazioni e divieti. Cosi', Australia, Israele, Russia, Stati Uniti e Corea del Sud sono riusciti a bloccare ogni decisione (reachingcriticalwill.org). E nella situazione odierna sembra molto difficile che si possa giungere non solo a una decisione, ma neppure a un ulteriore incontro formale.
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La prospettiva femminista
Negli ultimi due anni Reaching Critical Will (RCW), il programma della WILPF per il disarmo, ha seguito i lavori del GGE e nell'ottobre 2020 ha pubblicato, con il sostegno della campagna Stop Killer Robots, due rapporti a firma di Ray Acheson che hanno analizzato la questione da un punto di vista femminista: Autonomous Weapons and Patriarchy e Autonomous Weapons and Gender Based Violence.
Le pagine che seguono si soffermano prevalentemente sul primo scritto che si apre con una citazione di Theodor Adorno:
"La tecnologia sta rendendo le azioni precise e brutali, e con esse gli esseri umani".
In 23 pagine, di cui quattro dedicate a riferimenti bibliografici e sitografici, attingendo ampiamente alla riflessione femminista su militarismo, scienza e tecnologia, Acheson analizza l'origine, la natura e i rischi delle armi autonome.
Mentre da piu' parti queste armi sono presentate come tecnologie necessarie per la sicurezza, per l'efficienza bellica e la precisione degli attacchi, l'analisi femminista deve chiedersi: Chi beneficia di queste tecnologie di morte? Quali sono gli interessi coinvolti? Per rispondere a questi quesiti occorre rivolgere lo sguardo ai sistemi di oppressione e di dominio sottesi alla loro ideazione e alla loro costruzione. Le armi autonome, infatti, devono essere intese nel piu' ampio contesto del potere e della violenza, nel contesto della crescita della "sicurezza dello stato nazionale", di quell'insieme di "confini, polizia, prigioni, organizzazioni militari, intelligence" e altri apparati coercitivi che perpetuano e aumentano l'astrazione della violenza e svalorizzano la vita umana. L'analisi di queste strutture di violenza non puo' prescindere da una analisi del patriarcato, della violenza insita nei quadri concettuali patriarcali. Il nesso tra armi e potere, infatti, si basa sul genere.
Il patriarcato e' ben piu' di un ordine gerarchico in cui le donne sono subordinate agli uomini, e' un sistema di potere, "“un ordine che configura e radica il genere come costruzione culturale, ovvero insiste sulle norme, i ruoli e le condizioni dell'essere uomo o donna. Il patriarcato opprime non solo le donne, ma chiunque non si conformi alle norme prescritte per il proprio genere" (p. 5) e impone relazioni di potere anche attraverso l'eta', l'etnia, la religione, la disabilita'.
E' un sistema che identifica la mascolinita' con il diritto di dominare sugli altri. Il patriarcato, infatti, celebra una precisa forma di mascolinita', una immagine idealizzata in relazione alla quale le immagini di femminilita' e altre forme di mascolinita' sono marginalizzate e subordinate. Nella maggior parte delle culture oggi la "mascolinita' egemonica" e' rappresentata da un uomo eterosessuale, indipendente, amante del rischio, aggressivo, razionale, fisicamente forte, coraggioso e privo di emotivita'.
L'organizzazione militare ha un ruolo decisivo nella formazione dell'immagine di mascolinita' nella societa': durezza, uso esperto della violenza, disciplina, capacita' di soffocare le emozioni. I ragazzi apprendono in famiglia, attraverso i media e la scuola a definire se stessi in base alla violenza e a far ricorso alla violenza come forma di comunicazione, a glorificare la forza e il dominio sugli altri e a disprezzare la debolezza. Queste norme di comportamento diffuse nella societa' influenzano l'andamento dell'economia, il modo in cui il potere e' costruito e distribuito, il modo in cui le tecnologie sono ideate e realizzate per rafforzare ed estendere il dominio. Il dominio attraverso la violenza e' iscritto nella tecnologia delle armi autonome, nel pensiero e nella politica che sta conducendo al loro sviluppo e al loro potenziale uso.
Se pensiamo alle idee militarizzate di mascolinita' e potere, scrive l'autrice, se pensiamo a come la violenza e il potere sono intesi e sostenuti come strumenti di sicurezza, possiamo immaginare che le armi programmate con sensori e software per determinare chi vive e chi muore saranno usate per mettere in atto la missione del patriarcato. La sua missione e' il dominio (p. 4).
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La tecnologia e' neutra?
Contrariamente a come viene presentata, la tecnologia non e' "neutra", non e' un insieme di artefatti; in essa si concretizzano le relazioni di potere, essa rivela la struttura della societa' che l'ha ideata e pertanto tende a rafforzare le strutture di controllo e di dominio e ad accentuare la la concentrazione del potere. Le tecnologie utilizzate nella produzione delle armi autonome sono sviluppate da un piccolo gruppo di esperti che a loro volta ricevono istruzioni da un gruppo ancora piu' piccolo di decisori.
Se il sistema di armi e' programmato in una societa' capitalistica, patriarcale e razzista, anche il sistema "machine-learning" - ovvero i sistemi con la capacita' di apprendimento e adattamento automatici - continuera' a perpetuare e rafforzare le stesse norme e le stesse relazioni di potere. Queste relazioni sono gia' costantemente meccanizzate attraverso la tecnologia per servire all'ordine capitalistico esistente; ne sono un esempio le tecnologie della sorveglianza basate sulla biometria e sul riconoscimento facciale.
Se sviluppate, le armi autonome tendono al dominio totale. Grazie all'intelligenza artificiale, la capacita' di colpire non gia' in base all'identita' dei bersagli, ma in base a caratteristiche o comportamenti codificati in algoritmi e identificati da sensori, puo' far presagire la funzione delle armi autonome. Le "disposizioni culturali" sarebbero programmate direttamente nella macchina e suoi bersagli sarebbero individuati e colpiti senza ulteriore intervento umano.
Le armi autonome devono essere intese come macchine "categorizzatrici", che colpiscono tipi o categorie di persone ed estenderebbero le possibilita' della violenza e del controllo ben al di la' dei droni pilotati, ad esempio su gruppi etnici per attuare genocidi o per controllare le frontiere. Le armi autonome possono essere programmate per colpire attivisti neri, o indigeni o donne o interi gruppi etnici e religiosi. Gli esseri umani sarebbero ridotti a oggetti destinati alla morte o alla detenzione da sensori e algoritmi sulla base del sesso, della "razza", dell'eta' o di altre caratteristiche sociologiche, psicologiche e comportamentali. L'ordine mondiale, patriarcale e razzista diverrebbe automatico e pertanto senza possibilita' di esercitare opposizione e il potere sarebbe concentrato in un numero ancora piu' limitato di mani.
Le armi autonome, conclude Acheson, sono una violazione dei diritti umani e della dignita' della persona, sono "l'espressione piu' violenta del patriarcato", il grado piu' estremo di svalorizzazione della vita umana.
In un mondo in cui [...] la violenza e la subordinazione degli altri e' il modo in cui i governi e le elite economiche e politiche mantengono la loro autorita' e i loro privilegi, l'aumento dell'astrazione e della lontananza delle tecnologie violente e' estremamente pericoloso (p. 18).
Pertanto, la prospettiva femminista va oltre la proibizione delle armi autonome; essa deve includere gli obiettivi di giustizia sociale ed economica, la smilitarizzazione, il disinvestimento e l'abolizione di tutte quelle strutture di violenza che potrebbero utilizzare queste armi: polizia, organizzazioni militari, sistemi carcerari e di controllo dei confini.
2. REPETITA IUVANT. QUID AGENDUM HIC ET NUNC: OPPORSI ALLA GUERRA (E ALLE STRAGI E ALL'ECOCIDIO DI CUI CONSISTE) CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA. UN APPELLO A CHI HA ORECCHIE PER INTENDERE
La guerra scatenata oltre un anno fa dal folle e criminale autocrate russo contro la popolazione ucraina inerme continua a mietere vittime innocenti.
E continua a provocare nel cuore d'Europa una catastrofe ambientale di proporzioni colossali, di cui pressoche' tutti i mezzi d'informazione tacciono.
E ogni giorno che passa avvicina il pericolo del suo evolvere nella guerra atomica che puo' porre fine alla civilta' umana e devastare irreversibilmente quest'unico mondo vivente che conosciamo.
L'intera umana famiglia dovrebbe prendere coscienza dell'immane tragedia e dell'abissale minaccia, e quindi agire per far cessare immediatamente la guerra imponendo la fine delle ostilita' e l'avvio di negoziati di pace a tutti i governi impazziti e scellerati che assurdamente la guerra alimentano.
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Mentre la parte migliore della popolazione russa continua ad opporsi alla guerra e al fascismo subendo da parte del regime una repressione brutale; e mentre la parte migliore della popolazione ucraina continua a resistere con la scelta della solidarieta' e della nonviolenza all'invasione e alla barbarie, alla guerra e al militarismo, adoperandosi per salvare le vite e difendendo la democrazia e i diritti umani nell'unico modo in cui e' possibile farlo, cioe' opponendosi alle uccisioni, alla militarizzazione e alla tirannia che ne consegue; tragicamente la parte migliore delle popolazioni degli altri paesi europei non riesce o non vuole o non sa contrastare la follia guerriera e riarmista, l'imbarbarimento e la fame di universale annientamento dei propri governi che invece di adoperarsi per la pace continuano ciecamente a fare di tutto affinche' la guerra, e le stragi, e l'ecocidio, continuino, si accrescano, si estendano oltre ogni limite.
La maggior parte delle molte iniziative per la pace che pure si sono svolte in questi mesi di guerra nei paesi dell'Unione Europea hanno avuto come implicito ma effettuale denominatore comune - e mi si stringe il cuore a dirlo - di "non disturbare il manovratore", ovvero di non mettere in reali difficolta' il governo golpista della banalita' del male che con l'invio di armi e la supina obbedienza alla Nato - l'organizzazione terrorista e stragista le cui criminali responsabilita' nell'alimentare la guerra in Europa sono flagranti - ha reso l'Italia compartecipe della guerra e quindi delle stragi di esseri umani e dell'ecocidio in corso in Ucraina, in flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione repubblicana, articolo che si apre con parole di inequivocabile chiarezza: "L'Italia ripudia la guerra".
Invece disturbare il manovratore occorreva ed occorre; contrastare il governo belligeno e golpista occorreva ed occorre; bloccare l'illegale e criminale invio delle armi assassine occorreva ed occorre; contrastare l'azione scellerata della Nato occorreva ed occorre. Ma questo non e' stato fatto, e tante belle iniziative tanto spettacolari quanto ininfluenti, cosi' come le non molte benemerite e fin luminose azioni di solidarieta' concreta con le vittime che pure per fortuna ci sono state e sempre siano benedette, non bastano ad occultare questa dura realta'.
Eppure e' chiaro e semplice cio' che occorre fare: contrastare materialmente l'illegale e criminale partecipazione italiana alla guerra; contrastarla con l'azione diretta nonviolenta.
Occorre bloccare le fabbriche d'armi: circondandole e occludendone gli ingressi impedendo loro di produrre altri strumenti di morte.
Occorre bloccare i trasporti di armi: occupando e paralizzando i luoghi in cui transitano gli strumenti di morte.
Occorre bloccare le strutture militari: circondandole e occludendone gli ingressi impedendo loro di proseguire in ogni attivita' di preparazione e a sostegno della guerra.
Occorre bloccare le sedi e strutture in Italia della Nato come delle forze armate degli Stati Uniti d'America: circondandole e occludendone gli ingressi cosi' impedendo loro di continuare la guerra di cui sono palesemente "magna pars".
Occorre bloccare la Presidenza del Consiglio dei Ministri e i Ministeri coinvolti nella guerra: circondandoli e occludendone gli ingressi impedendo loro di proseguire nell'illegale sostegno alla guerra e alle stragi e all'ecocidio in corso in Ucraina, impedendo loro di proseguire nella flagrante violazione della Costituzione della Repubblica italiana cui pure tutti i membri del governo hanno giurato fedelta'.
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Beninteso: occorre anche continuare a dire e a fare le tante cose buone che gia' si dicono e si fanno, ed occorre sostenere le molte iniziative di pace nuove o reiterate in corso e in programma da parte di soggetti diversi, quali che siano i loro limiti e le loro fragilita', a condizione che siano iniziative rigorosamente per la pace e rigorosamente democratiche sia nel merito che nel metodo, ovvero orientate a salvare tutte le vite e realizzate in forme rigorosamente nonviolente.
Ripetiamo ancora una volta che si deve continuare a soccorrere, accogliere, assistere tutte le vittime; che si deve continuare a recare aiuti umanitari a tutte le vittime; che si deve continuare a denunciare la criminale follia di chi la guerra ha scatenato; che si deve continuare a denunciare la criminale follia dei governi che, invece di adoperarsi per far cessare la guerra e le stragi e le devastazioni di cui essa consiste, alimentano l'una e quindi le altre; che si deve continuare a denunciare il pericolo estremo e immediato che la guerra divenga mondiale e nucleare e distrugga l'intera umana famiglia riducendo a un deserto l'intero mondo vivente; che si deve continuare a denunciare che la guerra sempre e solo uccide gli esseri umani; che si deve continuare ad esortare chi nella guerra e' attivamente coinvolto a cessare di uccidere, a deporre le armi, a disertare gli eserciti, a obiettare a comandi scellerati, a rifiutarsi di diventare un assassino; che si deve continuare a ricordare che salvare le vite e' il primo dovere di tutti gli esseri umani e di tutti gli umani istituti.
Ma se non si passa all'azione diretta nonviolenta tutte queste cose non riusciranno a fermare la guerra. Solo l'azione diretta nonviolenta puo' riuscire ad avviare dal basso l'agire necessario, le decisioni indispensabili: la cessazione delle uccisioni, la costruzione della pace, la solidarieta' che ogni essere umano riconosce e raggiunge e difende e sostiene e conforta, la condivisione fra tutte e tutti di tutto il bene e tutti i beni, il rispetto per ogni vita.
Occorre proporre, iniziare, praticare e poi generalizzare l'azione diretta nonviolenta: cominciando con la forza preziosa dei piccoli gruppi delle persone gia' persuase della nonviolenza - le persone che Gandhi chiamava "satyagrahi", le persone persuase della "forza della verita'" - e poi con la forza dell'esempio, della testimonianza che educa al bene, della lotta nonviolenta concreta e coerente, allargare progressivamente la mobilitazione fino allo sciopero generale contro la guerra, se sara' necessario arrivare fino allo sciopero generale per imporre allo stolto e criminale governo italiano di tornare a rispettare non solo l'articolo 11 della Costituzione repubblicana, ma il diritto alla vita di ogni essere umano.
Poi, naturalmente, anche tutto cio' potrebbe non bastare; ma occorre almeno averlo detto, occorre almeno averlo tentato.
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Le circostanze particolari in cui vivo da anni mi impediscono di essere io stesso ad organizzare le azioni dirette nonviolente che mi sembrano possibili e necessarie (e che ho sommariamente elencato sopra); l'ho fatto piu' volte in passato, ma ora mi e' obiettivamente impossibile, e non e' l'ultimo dei miei crucci.
Cosicche', non potendo fare qui e adesso di piu' e di meglio, almeno ho voluto dirle queste cose, sperando che qualcuno le ascolti. E sapendo che questo mio scritto che invita ad opporsi alla guerra, alle stragi e all'ecocidio di cui essa consiste, che invita a contrastare i mercanti di morte e la fabbrica degli omicidi, che invita a difendere il diritto alla vita di ogni vivente, ebbene, e' possibile che venga tacciato dal governo belligeno e golpista e dal solerte suo apparato propagandistico di "istigazione a delinquere", mentre a me sembra che sia piuttosto una esortazione a non delinquere, poiche' dal modesto mio punto di vista - ma anche dal punto di vista della Costituzione repubblicana - a delinquere e' piuttosto chi fa e sostiene la guerra, chi uccide, fa uccidere, fornisce gli strumenti per uccidere, coopera a uccidere e lascia uccidere gli esseri umani, chi devasta e distrugge parti sempre crescenti di quest'unico mondo vivente, di quest'unica casa comune dell'intera umana famiglia.
Dixi, sed non salvavi animam meam.
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Ogni vittima ha il volto di Abele.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe in corso.
3. REPETITA IUVANT. COSA POSSIAMO (E DOBBIAMO) REALMENTE FARE CONTRO LA GUERRA IN CORSO IN EUROPA?
Certo, continuare a soccorrere, accogliere, assistere tutte le vittime.
Certo, continuare a recare aiuti umanitari a tutte le vittime.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia di chi la guerra ha scatenato.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia dei governi che, invece di adoperarsi per far cessare la guerra e le stragi di cui essa consiste, alimentano l'una e quindi le altre.
Certo, continuare a denunciare il pericolo estremo e immediato che la guerra divenga mondiale e nucleare e distrugga l'intera umana famiglia riducendo a un deserto l'intero mondo vivente.
Certo, continuare a denunciare che la guerra sempre e solo uccide gli esseri umani, sempre e solo uccide gli esseri umani, sempre e solo uccide gli esseri umani.
Certo, continuare ad esortare chi nella guerra e' attivamente coinvolto a cessare di uccidere, a deporre le armi, a disertare gli eserciti, a obiettare a comandi scellerati, a rifiutarsi di diventare un assassino.
Certo, continuare a ricordare che salvare le vite e' il primo dovere di tutti gli esseri umani e di tutti gli umani istituti.
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Tutto cio' e' buono e giusto, ma non basta.
Occorre fare anche altre cose che solo noi qui in Europa occidentale possiamo e dobbiamo fare.
E le cose che possiamo e dobbiamo fare sono queste:
1. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale contrastare anche qui la macchina bellica, l'industria armiera, i mercanti di morte, la follia militarista, i governanti stragisti: paralizzare i poteri assassini occorre.
2. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di mettere il veto ad ogni iniziativa della Nato, l'organizzazione terrorista e stragista di cui i nostri paesi tragicamente fanno parte: paralizzare immediatamente i criminali della Nato occorre, e successivamente procedere allo scioglimento della scellerata organizzazione.
3. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di cessare di armare ed alimentare la guerra e sostenere invece l'impegno per l'immediato cessate il fuoco ed immediate trattative di pace.
4. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di restituire all'Onu la funzione e il potere di abolire il flagello della guerra.
5. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei la pace, il disarmo, la smilitarizzazione.
6. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica della sicurezza comune dell'umanita' intera fondata sulla Difesa popolare nonviolenta, sui Corpi civili di pace, sulle concrete pratiche che inverino l'affermazione del diritto alla vita, alla dignita' e alla solidarieta' di tutti i popoli e di tutte le persone.
7. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica comune di attiva difesa dell'intero mondo vivente prima che la catastrofe ambientale in corso sia irreversibile.
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E' questa la nostra opinione fin dall'inizio della tragedia in corso.
Ci sembra che senza queste azioni nonviolente la guerra, le stragi e le devastazioni non saranno fermate.
Troppi esseri umani sono gia' stati uccisi per la criminale follia dei governanti.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi per la salvezza comune dell'umanita' intera.
Sia massima universalmente condivisa la regola aurea che afferma: agisci nei confronti delle altre persone cosi' come vorresti che le altre persone agissero verso di te.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
4. INIZIATIVE. AMNESTY INTERNATIONAL: URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
[Dal sito www.amnesty.org riprendiamo e diffondiamo questo appello del 3 aprile 2023]
3 April 2023
URGENT ACTION
URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
Native American activist Leonard Peltier has been imprisoned in the USA for over 46 years, some of which was spent in solitary confinement, serving two life sentences for murder despite concerns over the fairness of his trial. He has always maintained his innocence. Now 78 years old, he contracted COVID-19 in 2022 and suffers from several chronic health ailments, including one that is potentially fatal. Not eligible for parole again until 2024, his lawyers submitted a new petition for clemency in 2021. President Biden must grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
TAKE ACTION: WRITE AN APPEAL IN YOUR OWN WORDS OR USE THIS MODEL LETTER
President Joseph Biden
The White House
1600 Pennsylvania Ave NW
Washington, DC 20500
USA
White House Comment line: (202) 456-1111
Webform*: https://www.whitehouse.gov/contact/
* A US-based address is needed for the White House webform.
International action takers, please use AI USA's address when filling out:
Amnesty International USA
311 West 43rd St. 7th Floor,
New York, NY 10036 USA
Dear President Biden,
Leonard Peltier is a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. In 1975, during a confrontation involving AIM members, two FBI agents were killed. Leonard Peltier was convicted of their murders but has always denied killing the agents.
There are serious concerns about the fairness of proceedings leading to his trial and conviction, including for example the prosecution's withholding of evidence that might have assisted Leonard Peltier's defence.
In light of these concerns, the former US Attorney who supervised the prosecution team post-trial, James Reynolds, has since called for clemency.
Leonard Peltier is now 78 years old, has spent more than 46 years in US prisons, and has been repeatedly denied parole. There are serious concerns about Leonard Peltier's deteriorating health, including potential re-exposure to COVID-19. His lawyers submitted a new petition for clemency in 2021.
I urge you to grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
Yours sincerely,
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ADDITIONAL INFORMATION
Leonard Peltier, an Anishinaabe-Lakota Native American, was a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. On 26 June 1975, during a confrontation involving AIM members on the Pine Ridge Indian reservation in South Dakota, FBI agents Ronald Williams and Jack Coler were shot dead. Leonard Peltier was convicted of their murders in 1977 and sentenced to two consecutive life sentences. Leonard Peltier has always denied killing the agents.
A key alleged eyewitness to the shootings was Myrtle Poor Bear, a Lakota Native woman who lived at Pine Ridge. Based on her statement that she saw Leonard Peltier kill both FBI agents, Leonard Peltier was extradited from Canada, where he had fled following the shootings. However, Myrtle Poor Bear later retracted her testimony. Although not called as a prosecution witness at trial, the trial judge refused to allow Leonard Peltier's attorneys to call Myrtle Poor Bear as a defense witness on the grounds that her testimony "could be highly prejudicial to the government". In 2000, Myrtle Poor Bear issued a public statement to say that her original testimony was a result of months of threats and harassment from FBI agents.
In 1980 documents were released to Leonard Peltier's lawyers as a result of a lawsuit under the Freedom of Information Act. The documents contained ballistics evidence which might have assisted Leonard Peltier's case, but which had been withheld by the prosecution at trial. However, in 1986, the U.S. Court of Appeal for the Eighth Circuit denied Leonard Peltier a retrial, stating that: "We recognize that there is some evidence in this record of improper conduct on the part of some FBI agents, but we are reluctant to impute even further improprieties to them."
The U.S. Parole Commission has always denied parole to Leonard Peltier on the grounds that he did not accept criminal responsibility for the murders of the two FBI agents. This is even though, after one such hearing, the Commission acknowledged that, "the prosecution has conceded the lack of any direct evidence that you personally participated in the executions of two FBI agents". Leonard Peltier would not be eligible for another parole hearing until 2024. Furthermore, James H. Reynolds, the US Attorney whose office handled the criminal case prosecution and appeal of Leonard Peltier, wrote that he supported clemency "in the best interest of Justice in considering the totality of all matters involved."
Leonard Peltier suffers from a variety of ailments, including kidney disease, Type 2 diabetes, high blood pressure, a heart condition, a degenerative joint disease, and constant shortness of breath and dizziness. A stroke in 1986 left him virtually blind in one eye. In January 2016, doctors diagnosed him with a life-threatening condition: a large and potentially fatal abdominal aortic aneurysm that could rupture at any time and would result in his death. He currently uses a walker due to limited mobility and contracted COVID-19 in 2022. He continues to be at risk of re-infection while in detention.
In 2015, several Nobel Peace Prize winners—including Archbishop Desmond Tutu—called for Leonard Peltier's release. The Standing Rock Sioux Tribe and the National Congress of American Indians have also called for his release. Leonard Peltier's attorney applied for clemency to President Biden in July 2021. President Biden committed to granting clemency on a rolling basis during his administration.
However, as of February 2023, no decision has been made on his application. He has previously sought clemency, most recently from President Obama in 2016, but his petition has been denied each time.
Due to the numerous issues at trial, the exhaustion of all his legal avenues for appeal, the amount of time he has already served, his continued maintenance of innocence along with his chronic health issues, Amnesty International supports calls for clemency for Leonard Peltier.
PREFERRED LANGUAGE TO ADDRESS TARGET: English
You can also write in your own language.
PLEASE TAKE ACTION AS SOON AS POSSIBLE UNTIL: 29 May 2023
Please check with the Amnesty office in your country if you wish to send appeals after the deadline.
NAME AND PRONOUN: Leonard Peltier - He/Him
LINK TO PREVIOUS UA: https://www.amnesty.org/en/documents/amr51/5208/2022/en/
5. INIZIATIVE. IL 21 MAGGIO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI PER LA PACE
Domenica 21 maggio 2023 si svolgera' la marcia Perugia-Assisi per la pace.
Per informazioni e adesioni: www.perugiassisi.org
6. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI
Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com
7. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...
... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
8. MAESTRE. "POETRY FOUNDATION": PROFILO DI NORA MARKS DAUENHAUER
[Dal sito www.poetryfoundation.org riprendiamo e diffondiamo]
Nora Marks Dauenhauer
1927–2017
Nora Marks Dauenhauer was born in Juneau, Alaska, and grew up in Juneau and Hoona; her father was a fisherman and carver, her mother a beader, and the family lived at times on a fishing boat and in seasonal camps. As a member of the Tlingit tribe, Dauenhauer's first language was Tlingit; she did not learn English until she was eight. She earned a BA in anthropology from Alaska Methodist University in Anchorage and was the author of the poetry collection The Droning Shaman (1988).
She published a volume of poetry and prose, Life Woven with Song, in 2000. An "autoethnography" of the Tlingit tribe, it contains autobiographical pieces detailing Dauenhauer's life in the natural world of the northern Pacific coast; the collection also includes short lyric poems and a cycle of dramatic plays depicting traditional Tlingit Raven stories. Influenced by the land and sea, Dauenhauer's work preserves the stories and oral culture of previous generations.
Dauenhauer worked as a Tlingit language researcher, translating, transcribing, and compiling Tlingit stories, sometimes in collaboration with her husband, Richard Dauenhauer. Her books include a Tlingit grammar, Beginning Tlingit (1976). She was a Tlingit language researcher for the Alaska Native Language Center at the University of Alaska, Fairbanks, from 1972 to 1973 and the principal researcher in language and cultural studies at the Sealaska Heritage Foundation in Juneau from 1983 to 1997.
Dauenhauer was named the 1980 Humanist of the Year by the Alaska Humanities Forum. Her other awards included the Alaska Governor's Award for the Arts, an American Book Award from the Before Columbus Foundation, and the 2005 Community Spirit Award from the First People's Fund.
She was a mother, grandmother, and great-grandmother and lived in Juneau, Alaska until her death.
9. MAESTRE. "POETRY FOUNDATION": PROFILO DI NATALIE DIAZ
[Dal sito www.poetryfoundation.org riprendiamo e diffondiamo]
Natalie Diaz
Natalie Diaz was born in the Fort Mojave Indian Village in Needles, California. She is Mojave and an enrolled member of the Gila River Indian community. She earned a BA from Old Dominion University, where she received a full athletic scholarship. Diaz played professional basketball in Europe and Asia before returning to Old Dominion to earn an MFA. She is the author of the poetry collections Postcolonial Love Poem (2020), winner of the Pulitzer Prize; and When My Brother Was an Aztec (2012), which New York Times reviewer Eric McHenry described as an "ambitious... beautiful book." Her other honors and awards include the Nimrod/Hardman Pablo Neruda Prize for Poetry, the Louis Untermeyer Scholarship in Poetry from Bread Loaf, the Narrative Poetry Prize, and a Lannan Literary Fellowship.
Diaz lives in Mohave Valley, Arizona, where she has worked with the last speakers of Mojave and directed a language revitalization program. In a PBS interview, she spoke of the connection between writing and experience: "for me writing is kind of a way for me to explore why I want things and why I'm afraid of things and why I worry about things. And for me, all of those things represent a kind of hunger that comes with being raised in a place like this."
10. MAESTRE. "POETRY FOUNDATION": PROFILO DI QWO-LI DRISKILL
[Dal sito www.poetryfoundation.org riprendiamo e diffondiamo]
Qwo-Li Driskill
b. 1975
Cherokee poet, scholar, and activist Qwo-Li Driskill grew up in rural Colorado. Driskill earned a BA from the University of Northern Colorado, an MA from Antioch University Seattle, and a PhD from Michigan State University.
Driskill's poetry engages themes of inheritance and healing, and is rooted in personal Cherokee Two-Spirit, queer, and mixed-race experience. Walking with Ghosts (2005), Driskill's first poetry collection, was named Book of the Month by Sable: The LitMag for New Writing and was nominated for the Griffin Poetry Prize.
S/he is coeditor of Sovereign Erotics: A Collection of Two-Spirit Literature (2011) and Queer Indigenous Studies: Critical Interventions is Theory, Politics, and Literature (2011). Hir book Asegi Stories: Cherokee Queer and Two-Spirit Memory (2016) was a finalist for a Lambda Literary Award in 2017. Driskill also coedited, with Colin Kennedy Donovan, Scars Tell Stories: A Queer and Trans (Dis)ability Zine (2007), and has work featured in several anthologies, including Beyond Masculinity: Essays by Queer Men on Gender and Politics (2008), edited by Trevor Hoppe, and Speak to Me Words: Essays on Contemporary American Indian Poetry (2003), edited by Janice Gould and Dean Rader. S/he is the founder of Dragonfly Rising Press.
Driskill has taught at Antioch University Seattle and Texas A&M University. S/he is the Director of Graduate Studies and the Queer Studies Curriculum Organizer in Women, Gender, and Sexuality Studies at Oregon State University.
11. MAESTRE. "POETRY FOUNDATION": PROFILO DI AJA COUCHOIS DUNCAN
[Dal sito www.poetryfoundation.org riprendiamo e diffondiamo]
Aja Couchois Duncan
Aja Couchois Duncan is a Bay Area-based writer of Ojibwe, French, and Scottish descent. Her debut collection, Restless Continent (Litmus Press, 2016), won the California Book Award. She holds an MFA in creative writing from San Francisco State University and a variety of other degrees and credentials to certify her as human; Great Spirit knew it all along.
12. MAESTRE. "POETRY FOUNDATION": PROFILO DI CAROLYN DUNN
[Dal sito www.poetryfoundation.org riprendiamo e diffondiamo]
Carolyn Dunn
Poet, playwright, and scholar Carolyn Dunn was born in Southern California and is of Cherokee, Muscogee Creek, Seminole, Cajun, French Creole, and Tunica-Biloxi descent. She earned a BA from Humboldt State University, an MA from UCLA, and a PhD from the University of Southern California. Her collections of poetry include Outfoxing Coyote (2001) and Echolocation: Poems and Stories from Indian Country L.A. (2013). She has edited the anthologies Through the Eye of the Deer (1999) and, with Paula Gunn Allen, Hozho: Walking in Beauty: Native American Stories of Inspiration, Humor, and Life (2001). Dunn is the coauthor, with Ari Berk, of the nonfiction book Coyote Speaks: Wonders of the Native American World (2008). Her play The Frybread Queen was produced by the Montana Repertory Theater in Missoula, Montana, and Native Voices at the Autry in Los Angeles.
Dunn's scholarly work focuses on American Indian women's literature and American Indian identity. She has taught at Humboldt State University, Four Winds Indian School, and California Polytechnic State University. A founding director of the American Indian Theatre Collective, she is also a member of the female Native American drum group the Mankillers. She is director of the American Indian Resource Center at UC Santa Cruz.
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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 137 del 17 maggio 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 137 del 17 maggio 2023
In questo numero:
1. Bruna Bianchi: Le armi autonome e la prospettiva femminista
2. Quid agendum hic et nunc: opporsi alla guerra (e alle stragi e all'ecocidio di cui consiste) con l'azione diretta nonviolenta. Un appello a chi ha orecchie per intendere
3. Cosa possiamo (e dobbiamo) realmente fare contro la guerra in corso in Europa?
4. Amnesty International: Urge clemency for native american activist
5. Il 21 maggio la marcia Perugia-Assisi per la pace
6. Alcuni riferimenti utili
7. Ripetiamo ancora una volta...
8. "Poetry Foundation": Profilo di Nora Marks Dauenhauer
9. "Poetry Foundation": Profilo di Natalie Diaz
10. "Poetry Foundation": Profilo di Qwo-Li Driskill
11. "Poetry Foundation": Profilo di Aja Couchois Duncan
12. "Poetry Foundation": Profilo di Carolyn Dunn
1. L'ORA. BRUNA BIANCHI: LE ARMI AUTONOME E LA PROSPETTIVA FEMMINISTA
[Dal sito di "Comune-info" riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo del 9 maggio 2022]
Sono molto meno costose di un carro armato o di un aereo, non mettono a rischio le vite militari, non hanno paura, creano vuoti di imputabilita' ma soprattutto non disertano. Le armi autonome, a cominciare dai droni, sono molto amate dai governi di Russia e Stati Uniti (buffo, no?) che, insieme a Israele, Australia, Israele e Corea del Sud, finora hanno impedito qualsiasi limitazione del loro utilizzo. All'interno della campagna internazionale "Stop Killer Robots" c'e' prima di tutto la prospettiva femminista a svelare i nessi tra questi nuovi strumenti di morte e il contesto di potere e violenza nel quale prendono forma, le ossessioni securitarie, la finta neutralita' delle tecnologie e il dominio della mascolinita' dell'uomo eterosessuale, indipendente, amante del rischio, aggressivo, razionale, fisicamente forte, coraggioso e privo di emotivita'.
*
Nella guerra attuale i droni, veicoli telecomandati che possono portare armi chimiche, biologiche o nucleari, stanno svolgendo un ruolo decisivo. L'Ucraina sta usando prevalentemente droni di coproduzione turca sulla base di un accordo bilaterale tra i due paesi per lo sviluppo della ricerca e dell'industria militare. Gli Stati Uniti, inoltre, che gia' si erano impegnati a fornire all'Ucraina "l'accesso alla tecnologia americana" in questo settore hanno inviato cento droni, i cosiddetti "kamikaze killer", piccoli velivoli monouso che, una volta individuato il bersaglio, si lanciano contro di esso. Benche' normalmente l'attacco venga confermato da un operatore, ha affermato Ingvild Bode, docente presso il Center for War Studies, all'Universita' di Southern Denmark, i loro sistemi operativi sono "tecnicamente in grado di farlo autonomamente. E questa e' la grande differenza".
Poco si conosce delle caratteristiche e dell'uso dei droni usati dall'esercito russo. Si sa, pero', che prima dell'invasione la Russia aveva sperimentato droni con elementi di intelligenza artificiale e aveva creato un dipartimento per la ricerca e la produzione di questi nuovi modelli di armi. Gia' nel 2017 il presidente Putin non aveva celato le sue ambizioni: "Chi diventera' il leader in questo settore - aveva affermato - sara' il dominatore del mondo". Lo ha ricordato Brendan Walker-Munro, ricercatore dell'Universita' del Qeensland in un articolo pubblicato il 29 marzo su "The Conversation".
Sembra, tuttavia, che queste armi non siano state ancora usate. Forse, ha ipotizzato lo studioso australiano, le gerarchie militari non hanno fiducia nelle nuove tecnologie o forse sono tenute in serbo per una fase di ulteriore intensificazione del conflitto.
Molti sono i paesi che hanno investito e investono in queste tecnologie che, scrive sempre Brendan Walker-Munro, "stanno creando un nuovo concetto di potere". Dal punto di vista militare i vantaggi delle armi dotate di intelligenza artificiale, senza un significativo controllo umano o completamente autonome, sono estremamente rilevanti: esse sono molto meno costose di un carro armato o di un aereo, non mettono a rischio le vite militari; a differenza dei soldati, non hanno paura, non disertano, con loro non si puo' tentare un dialogo, non hanno remore morali, non osservano il diritto umanitario, creano un vuoto di imputabilita'. Infatti, chi potrebbe essere incriminato per un uso illegale? Colui che le ha programmate e sviluppate, o l'autorita' militare che ha pianificato l'attacco?
Una tale tecnologia inoltre, si teme da piu' parti, potrebbe scatenare una corsa agli armamenti a livello mondiale.
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Se a decidere sulla vita e' una macchina
La possibilita' che le decisioni sulla vita e sulla morte, sulla distinzione tra civili e combattenti siano affidare a una macchina che, in base a sensori e a logaritmi, identifica e colpisce i bersagli, decide l'intensita' degli attacchi, solleva problemi dal punto di vista etico, legale e di sicurezza ed e' al centro della campagna "Stop Killer Robots" lanciata pubblicamente nel 2013 per la proibizione di queste armi e per la definizione di norme internazionali a protezione dei civili. Molti i partner della campagna; tra questi Pax Peace e Women's International League for Peace and Freedom (WILPF).
Nel 2015 oltre 3.000 esperti di intelligenza artificiale e, nel 2017, 116 fondatori di compagnie di robotica e intelligenza artificiale di 26 paesi hanno chiesto all'Onu di intervenire con urgenza per vietare l'uso dei "killer robot". Venti premi Nobel per la pace nel 2014 hanno rivolto la stessa richiesta. Nel 2018 4.000 dipendenti di Google hanno chiesto e ottenuto la cancellazione del progetto Maven con il Pentagono per "migliorare" la capacita' di azione dei droni attraverso l'intelligenza artificiale. La Croce Rossa Internazionale (ICRC), e la Campagna Stop Killer Robots si sono espresse per la loro proibizione; 28 stati hanno dichiarato di essere a favore di una loro proibizione preventiva. Il 25 marzo 2019 il segretario dell'Onu Guterrez ha detto: "Queste armi sono politicamente inaccettabili, moralmente ripugnanti e devono essere proibite dal diritto internazionale".
Dal 2014 gli stati rappresentati nella Convention on Certain Conventional Weapons (CCW) hanno discusso sui modi di affrontare la questione delle armi autonome e nel 2017 la CCW ha deciso di avviare un processo formale di confronto. Eppure le consultazioni sono a un pericoloso stallo. Dal 7 all'11 aprile 2022 si e' riunito a Ginevra il Group of Governmental Experts (GGE) sulle armi autonome che da nove anni tenta di giungere a un accordo sulla proibizione o sulla limitazione del loro uso. All'incontro la Russia non ha partecipato adducendo difficolta' relative alla pandemia e alle sanzioni che impedivano agli esperti russi di raggiungere la Svizzera. Poiche' il CGE decide per "consenso", inteso come unanimita', l'incontro ha potuto svolgersi solo in via informale. Usando il consenso come veto questo metodo di decisione consente agli stati piu' militarizzati, impegnati in guerre e nello sviluppo di nuove tecnologie militari, di impedire limitazioni e divieti. Cosi', Australia, Israele, Russia, Stati Uniti e Corea del Sud sono riusciti a bloccare ogni decisione (reachingcriticalwill.org). E nella situazione odierna sembra molto difficile che si possa giungere non solo a una decisione, ma neppure a un ulteriore incontro formale.
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La prospettiva femminista
Negli ultimi due anni Reaching Critical Will (RCW), il programma della WILPF per il disarmo, ha seguito i lavori del GGE e nell'ottobre 2020 ha pubblicato, con il sostegno della campagna Stop Killer Robots, due rapporti a firma di Ray Acheson che hanno analizzato la questione da un punto di vista femminista: Autonomous Weapons and Patriarchy e Autonomous Weapons and Gender Based Violence.
Le pagine che seguono si soffermano prevalentemente sul primo scritto che si apre con una citazione di Theodor Adorno:
"La tecnologia sta rendendo le azioni precise e brutali, e con esse gli esseri umani".
In 23 pagine, di cui quattro dedicate a riferimenti bibliografici e sitografici, attingendo ampiamente alla riflessione femminista su militarismo, scienza e tecnologia, Acheson analizza l'origine, la natura e i rischi delle armi autonome.
Mentre da piu' parti queste armi sono presentate come tecnologie necessarie per la sicurezza, per l'efficienza bellica e la precisione degli attacchi, l'analisi femminista deve chiedersi: Chi beneficia di queste tecnologie di morte? Quali sono gli interessi coinvolti? Per rispondere a questi quesiti occorre rivolgere lo sguardo ai sistemi di oppressione e di dominio sottesi alla loro ideazione e alla loro costruzione. Le armi autonome, infatti, devono essere intese nel piu' ampio contesto del potere e della violenza, nel contesto della crescita della "sicurezza dello stato nazionale", di quell'insieme di "confini, polizia, prigioni, organizzazioni militari, intelligence" e altri apparati coercitivi che perpetuano e aumentano l'astrazione della violenza e svalorizzano la vita umana. L'analisi di queste strutture di violenza non puo' prescindere da una analisi del patriarcato, della violenza insita nei quadri concettuali patriarcali. Il nesso tra armi e potere, infatti, si basa sul genere.
Il patriarcato e' ben piu' di un ordine gerarchico in cui le donne sono subordinate agli uomini, e' un sistema di potere, "“un ordine che configura e radica il genere come costruzione culturale, ovvero insiste sulle norme, i ruoli e le condizioni dell'essere uomo o donna. Il patriarcato opprime non solo le donne, ma chiunque non si conformi alle norme prescritte per il proprio genere" (p. 5) e impone relazioni di potere anche attraverso l'eta', l'etnia, la religione, la disabilita'.
E' un sistema che identifica la mascolinita' con il diritto di dominare sugli altri. Il patriarcato, infatti, celebra una precisa forma di mascolinita', una immagine idealizzata in relazione alla quale le immagini di femminilita' e altre forme di mascolinita' sono marginalizzate e subordinate. Nella maggior parte delle culture oggi la "mascolinita' egemonica" e' rappresentata da un uomo eterosessuale, indipendente, amante del rischio, aggressivo, razionale, fisicamente forte, coraggioso e privo di emotivita'.
L'organizzazione militare ha un ruolo decisivo nella formazione dell'immagine di mascolinita' nella societa': durezza, uso esperto della violenza, disciplina, capacita' di soffocare le emozioni. I ragazzi apprendono in famiglia, attraverso i media e la scuola a definire se stessi in base alla violenza e a far ricorso alla violenza come forma di comunicazione, a glorificare la forza e il dominio sugli altri e a disprezzare la debolezza. Queste norme di comportamento diffuse nella societa' influenzano l'andamento dell'economia, il modo in cui il potere e' costruito e distribuito, il modo in cui le tecnologie sono ideate e realizzate per rafforzare ed estendere il dominio. Il dominio attraverso la violenza e' iscritto nella tecnologia delle armi autonome, nel pensiero e nella politica che sta conducendo al loro sviluppo e al loro potenziale uso.
Se pensiamo alle idee militarizzate di mascolinita' e potere, scrive l'autrice, se pensiamo a come la violenza e il potere sono intesi e sostenuti come strumenti di sicurezza, possiamo immaginare che le armi programmate con sensori e software per determinare chi vive e chi muore saranno usate per mettere in atto la missione del patriarcato. La sua missione e' il dominio (p. 4).
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La tecnologia e' neutra?
Contrariamente a come viene presentata, la tecnologia non e' "neutra", non e' un insieme di artefatti; in essa si concretizzano le relazioni di potere, essa rivela la struttura della societa' che l'ha ideata e pertanto tende a rafforzare le strutture di controllo e di dominio e ad accentuare la la concentrazione del potere. Le tecnologie utilizzate nella produzione delle armi autonome sono sviluppate da un piccolo gruppo di esperti che a loro volta ricevono istruzioni da un gruppo ancora piu' piccolo di decisori.
Se il sistema di armi e' programmato in una societa' capitalistica, patriarcale e razzista, anche il sistema "machine-learning" - ovvero i sistemi con la capacita' di apprendimento e adattamento automatici - continuera' a perpetuare e rafforzare le stesse norme e le stesse relazioni di potere. Queste relazioni sono gia' costantemente meccanizzate attraverso la tecnologia per servire all'ordine capitalistico esistente; ne sono un esempio le tecnologie della sorveglianza basate sulla biometria e sul riconoscimento facciale.
Se sviluppate, le armi autonome tendono al dominio totale. Grazie all'intelligenza artificiale, la capacita' di colpire non gia' in base all'identita' dei bersagli, ma in base a caratteristiche o comportamenti codificati in algoritmi e identificati da sensori, puo' far presagire la funzione delle armi autonome. Le "disposizioni culturali" sarebbero programmate direttamente nella macchina e suoi bersagli sarebbero individuati e colpiti senza ulteriore intervento umano.
Le armi autonome devono essere intese come macchine "categorizzatrici", che colpiscono tipi o categorie di persone ed estenderebbero le possibilita' della violenza e del controllo ben al di la' dei droni pilotati, ad esempio su gruppi etnici per attuare genocidi o per controllare le frontiere. Le armi autonome possono essere programmate per colpire attivisti neri, o indigeni o donne o interi gruppi etnici e religiosi. Gli esseri umani sarebbero ridotti a oggetti destinati alla morte o alla detenzione da sensori e algoritmi sulla base del sesso, della "razza", dell'eta' o di altre caratteristiche sociologiche, psicologiche e comportamentali. L'ordine mondiale, patriarcale e razzista diverrebbe automatico e pertanto senza possibilita' di esercitare opposizione e il potere sarebbe concentrato in un numero ancora piu' limitato di mani.
Le armi autonome, conclude Acheson, sono una violazione dei diritti umani e della dignita' della persona, sono "l'espressione piu' violenta del patriarcato", il grado piu' estremo di svalorizzazione della vita umana.
In un mondo in cui [...] la violenza e la subordinazione degli altri e' il modo in cui i governi e le elite economiche e politiche mantengono la loro autorita' e i loro privilegi, l'aumento dell'astrazione e della lontananza delle tecnologie violente e' estremamente pericoloso (p. 18).
Pertanto, la prospettiva femminista va oltre la proibizione delle armi autonome; essa deve includere gli obiettivi di giustizia sociale ed economica, la smilitarizzazione, il disinvestimento e l'abolizione di tutte quelle strutture di violenza che potrebbero utilizzare queste armi: polizia, organizzazioni militari, sistemi carcerari e di controllo dei confini.
2. REPETITA IUVANT. QUID AGENDUM HIC ET NUNC: OPPORSI ALLA GUERRA (E ALLE STRAGI E ALL'ECOCIDIO DI CUI CONSISTE) CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA. UN APPELLO A CHI HA ORECCHIE PER INTENDERE
La guerra scatenata oltre un anno fa dal folle e criminale autocrate russo contro la popolazione ucraina inerme continua a mietere vittime innocenti.
E continua a provocare nel cuore d'Europa una catastrofe ambientale di proporzioni colossali, di cui pressoche' tutti i mezzi d'informazione tacciono.
E ogni giorno che passa avvicina il pericolo del suo evolvere nella guerra atomica che puo' porre fine alla civilta' umana e devastare irreversibilmente quest'unico mondo vivente che conosciamo.
L'intera umana famiglia dovrebbe prendere coscienza dell'immane tragedia e dell'abissale minaccia, e quindi agire per far cessare immediatamente la guerra imponendo la fine delle ostilita' e l'avvio di negoziati di pace a tutti i governi impazziti e scellerati che assurdamente la guerra alimentano.
*
Mentre la parte migliore della popolazione russa continua ad opporsi alla guerra e al fascismo subendo da parte del regime una repressione brutale; e mentre la parte migliore della popolazione ucraina continua a resistere con la scelta della solidarieta' e della nonviolenza all'invasione e alla barbarie, alla guerra e al militarismo, adoperandosi per salvare le vite e difendendo la democrazia e i diritti umani nell'unico modo in cui e' possibile farlo, cioe' opponendosi alle uccisioni, alla militarizzazione e alla tirannia che ne consegue; tragicamente la parte migliore delle popolazioni degli altri paesi europei non riesce o non vuole o non sa contrastare la follia guerriera e riarmista, l'imbarbarimento e la fame di universale annientamento dei propri governi che invece di adoperarsi per la pace continuano ciecamente a fare di tutto affinche' la guerra, e le stragi, e l'ecocidio, continuino, si accrescano, si estendano oltre ogni limite.
La maggior parte delle molte iniziative per la pace che pure si sono svolte in questi mesi di guerra nei paesi dell'Unione Europea hanno avuto come implicito ma effettuale denominatore comune - e mi si stringe il cuore a dirlo - di "non disturbare il manovratore", ovvero di non mettere in reali difficolta' il governo golpista della banalita' del male che con l'invio di armi e la supina obbedienza alla Nato - l'organizzazione terrorista e stragista le cui criminali responsabilita' nell'alimentare la guerra in Europa sono flagranti - ha reso l'Italia compartecipe della guerra e quindi delle stragi di esseri umani e dell'ecocidio in corso in Ucraina, in flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione repubblicana, articolo che si apre con parole di inequivocabile chiarezza: "L'Italia ripudia la guerra".
Invece disturbare il manovratore occorreva ed occorre; contrastare il governo belligeno e golpista occorreva ed occorre; bloccare l'illegale e criminale invio delle armi assassine occorreva ed occorre; contrastare l'azione scellerata della Nato occorreva ed occorre. Ma questo non e' stato fatto, e tante belle iniziative tanto spettacolari quanto ininfluenti, cosi' come le non molte benemerite e fin luminose azioni di solidarieta' concreta con le vittime che pure per fortuna ci sono state e sempre siano benedette, non bastano ad occultare questa dura realta'.
Eppure e' chiaro e semplice cio' che occorre fare: contrastare materialmente l'illegale e criminale partecipazione italiana alla guerra; contrastarla con l'azione diretta nonviolenta.
Occorre bloccare le fabbriche d'armi: circondandole e occludendone gli ingressi impedendo loro di produrre altri strumenti di morte.
Occorre bloccare i trasporti di armi: occupando e paralizzando i luoghi in cui transitano gli strumenti di morte.
Occorre bloccare le strutture militari: circondandole e occludendone gli ingressi impedendo loro di proseguire in ogni attivita' di preparazione e a sostegno della guerra.
Occorre bloccare le sedi e strutture in Italia della Nato come delle forze armate degli Stati Uniti d'America: circondandole e occludendone gli ingressi cosi' impedendo loro di continuare la guerra di cui sono palesemente "magna pars".
Occorre bloccare la Presidenza del Consiglio dei Ministri e i Ministeri coinvolti nella guerra: circondandoli e occludendone gli ingressi impedendo loro di proseguire nell'illegale sostegno alla guerra e alle stragi e all'ecocidio in corso in Ucraina, impedendo loro di proseguire nella flagrante violazione della Costituzione della Repubblica italiana cui pure tutti i membri del governo hanno giurato fedelta'.
*
Beninteso: occorre anche continuare a dire e a fare le tante cose buone che gia' si dicono e si fanno, ed occorre sostenere le molte iniziative di pace nuove o reiterate in corso e in programma da parte di soggetti diversi, quali che siano i loro limiti e le loro fragilita', a condizione che siano iniziative rigorosamente per la pace e rigorosamente democratiche sia nel merito che nel metodo, ovvero orientate a salvare tutte le vite e realizzate in forme rigorosamente nonviolente.
Ripetiamo ancora una volta che si deve continuare a soccorrere, accogliere, assistere tutte le vittime; che si deve continuare a recare aiuti umanitari a tutte le vittime; che si deve continuare a denunciare la criminale follia di chi la guerra ha scatenato; che si deve continuare a denunciare la criminale follia dei governi che, invece di adoperarsi per far cessare la guerra e le stragi e le devastazioni di cui essa consiste, alimentano l'una e quindi le altre; che si deve continuare a denunciare il pericolo estremo e immediato che la guerra divenga mondiale e nucleare e distrugga l'intera umana famiglia riducendo a un deserto l'intero mondo vivente; che si deve continuare a denunciare che la guerra sempre e solo uccide gli esseri umani; che si deve continuare ad esortare chi nella guerra e' attivamente coinvolto a cessare di uccidere, a deporre le armi, a disertare gli eserciti, a obiettare a comandi scellerati, a rifiutarsi di diventare un assassino; che si deve continuare a ricordare che salvare le vite e' il primo dovere di tutti gli esseri umani e di tutti gli umani istituti.
Ma se non si passa all'azione diretta nonviolenta tutte queste cose non riusciranno a fermare la guerra. Solo l'azione diretta nonviolenta puo' riuscire ad avviare dal basso l'agire necessario, le decisioni indispensabili: la cessazione delle uccisioni, la costruzione della pace, la solidarieta' che ogni essere umano riconosce e raggiunge e difende e sostiene e conforta, la condivisione fra tutte e tutti di tutto il bene e tutti i beni, il rispetto per ogni vita.
Occorre proporre, iniziare, praticare e poi generalizzare l'azione diretta nonviolenta: cominciando con la forza preziosa dei piccoli gruppi delle persone gia' persuase della nonviolenza - le persone che Gandhi chiamava "satyagrahi", le persone persuase della "forza della verita'" - e poi con la forza dell'esempio, della testimonianza che educa al bene, della lotta nonviolenta concreta e coerente, allargare progressivamente la mobilitazione fino allo sciopero generale contro la guerra, se sara' necessario arrivare fino allo sciopero generale per imporre allo stolto e criminale governo italiano di tornare a rispettare non solo l'articolo 11 della Costituzione repubblicana, ma il diritto alla vita di ogni essere umano.
Poi, naturalmente, anche tutto cio' potrebbe non bastare; ma occorre almeno averlo detto, occorre almeno averlo tentato.
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Le circostanze particolari in cui vivo da anni mi impediscono di essere io stesso ad organizzare le azioni dirette nonviolente che mi sembrano possibili e necessarie (e che ho sommariamente elencato sopra); l'ho fatto piu' volte in passato, ma ora mi e' obiettivamente impossibile, e non e' l'ultimo dei miei crucci.
Cosicche', non potendo fare qui e adesso di piu' e di meglio, almeno ho voluto dirle queste cose, sperando che qualcuno le ascolti. E sapendo che questo mio scritto che invita ad opporsi alla guerra, alle stragi e all'ecocidio di cui essa consiste, che invita a contrastare i mercanti di morte e la fabbrica degli omicidi, che invita a difendere il diritto alla vita di ogni vivente, ebbene, e' possibile che venga tacciato dal governo belligeno e golpista e dal solerte suo apparato propagandistico di "istigazione a delinquere", mentre a me sembra che sia piuttosto una esortazione a non delinquere, poiche' dal modesto mio punto di vista - ma anche dal punto di vista della Costituzione repubblicana - a delinquere e' piuttosto chi fa e sostiene la guerra, chi uccide, fa uccidere, fornisce gli strumenti per uccidere, coopera a uccidere e lascia uccidere gli esseri umani, chi devasta e distrugge parti sempre crescenti di quest'unico mondo vivente, di quest'unica casa comune dell'intera umana famiglia.
Dixi, sed non salvavi animam meam.
*
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe in corso.
3. REPETITA IUVANT. COSA POSSIAMO (E DOBBIAMO) REALMENTE FARE CONTRO LA GUERRA IN CORSO IN EUROPA?
Certo, continuare a soccorrere, accogliere, assistere tutte le vittime.
Certo, continuare a recare aiuti umanitari a tutte le vittime.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia di chi la guerra ha scatenato.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia dei governi che, invece di adoperarsi per far cessare la guerra e le stragi di cui essa consiste, alimentano l'una e quindi le altre.
Certo, continuare a denunciare il pericolo estremo e immediato che la guerra divenga mondiale e nucleare e distrugga l'intera umana famiglia riducendo a un deserto l'intero mondo vivente.
Certo, continuare a denunciare che la guerra sempre e solo uccide gli esseri umani, sempre e solo uccide gli esseri umani, sempre e solo uccide gli esseri umani.
Certo, continuare ad esortare chi nella guerra e' attivamente coinvolto a cessare di uccidere, a deporre le armi, a disertare gli eserciti, a obiettare a comandi scellerati, a rifiutarsi di diventare un assassino.
Certo, continuare a ricordare che salvare le vite e' il primo dovere di tutti gli esseri umani e di tutti gli umani istituti.
*
Tutto cio' e' buono e giusto, ma non basta.
Occorre fare anche altre cose che solo noi qui in Europa occidentale possiamo e dobbiamo fare.
E le cose che possiamo e dobbiamo fare sono queste:
1. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale contrastare anche qui la macchina bellica, l'industria armiera, i mercanti di morte, la follia militarista, i governanti stragisti: paralizzare i poteri assassini occorre.
2. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di mettere il veto ad ogni iniziativa della Nato, l'organizzazione terrorista e stragista di cui i nostri paesi tragicamente fanno parte: paralizzare immediatamente i criminali della Nato occorre, e successivamente procedere allo scioglimento della scellerata organizzazione.
3. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di cessare di armare ed alimentare la guerra e sostenere invece l'impegno per l'immediato cessate il fuoco ed immediate trattative di pace.
4. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di restituire all'Onu la funzione e il potere di abolire il flagello della guerra.
5. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei la pace, il disarmo, la smilitarizzazione.
6. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica della sicurezza comune dell'umanita' intera fondata sulla Difesa popolare nonviolenta, sui Corpi civili di pace, sulle concrete pratiche che inverino l'affermazione del diritto alla vita, alla dignita' e alla solidarieta' di tutti i popoli e di tutte le persone.
7. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica comune di attiva difesa dell'intero mondo vivente prima che la catastrofe ambientale in corso sia irreversibile.
*
E' questa la nostra opinione fin dall'inizio della tragedia in corso.
Ci sembra che senza queste azioni nonviolente la guerra, le stragi e le devastazioni non saranno fermate.
Troppi esseri umani sono gia' stati uccisi per la criminale follia dei governanti.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi per la salvezza comune dell'umanita' intera.
Sia massima universalmente condivisa la regola aurea che afferma: agisci nei confronti delle altre persone cosi' come vorresti che le altre persone agissero verso di te.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
4. INIZIATIVE. AMNESTY INTERNATIONAL: URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
[Dal sito www.amnesty.org riprendiamo e diffondiamo questo appello del 3 aprile 2023]
3 April 2023
URGENT ACTION
URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
Native American activist Leonard Peltier has been imprisoned in the USA for over 46 years, some of which was spent in solitary confinement, serving two life sentences for murder despite concerns over the fairness of his trial. He has always maintained his innocence. Now 78 years old, he contracted COVID-19 in 2022 and suffers from several chronic health ailments, including one that is potentially fatal. Not eligible for parole again until 2024, his lawyers submitted a new petition for clemency in 2021. President Biden must grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
TAKE ACTION: WRITE AN APPEAL IN YOUR OWN WORDS OR USE THIS MODEL LETTER
President Joseph Biden
The White House
1600 Pennsylvania Ave NW
Washington, DC 20500
USA
White House Comment line: (202) 456-1111
Webform*: https://www.whitehouse.gov/contact/
* A US-based address is needed for the White House webform.
International action takers, please use AI USA's address when filling out:
Amnesty International USA
311 West 43rd St. 7th Floor,
New York, NY 10036 USA
Dear President Biden,
Leonard Peltier is a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. In 1975, during a confrontation involving AIM members, two FBI agents were killed. Leonard Peltier was convicted of their murders but has always denied killing the agents.
There are serious concerns about the fairness of proceedings leading to his trial and conviction, including for example the prosecution's withholding of evidence that might have assisted Leonard Peltier's defence.
In light of these concerns, the former US Attorney who supervised the prosecution team post-trial, James Reynolds, has since called for clemency.
Leonard Peltier is now 78 years old, has spent more than 46 years in US prisons, and has been repeatedly denied parole. There are serious concerns about Leonard Peltier's deteriorating health, including potential re-exposure to COVID-19. His lawyers submitted a new petition for clemency in 2021.
I urge you to grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
Yours sincerely,
*
ADDITIONAL INFORMATION
Leonard Peltier, an Anishinaabe-Lakota Native American, was a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. On 26 June 1975, during a confrontation involving AIM members on the Pine Ridge Indian reservation in South Dakota, FBI agents Ronald Williams and Jack Coler were shot dead. Leonard Peltier was convicted of their murders in 1977 and sentenced to two consecutive life sentences. Leonard Peltier has always denied killing the agents.
A key alleged eyewitness to the shootings was Myrtle Poor Bear, a Lakota Native woman who lived at Pine Ridge. Based on her statement that she saw Leonard Peltier kill both FBI agents, Leonard Peltier was extradited from Canada, where he had fled following the shootings. However, Myrtle Poor Bear later retracted her testimony. Although not called as a prosecution witness at trial, the trial judge refused to allow Leonard Peltier's attorneys to call Myrtle Poor Bear as a defense witness on the grounds that her testimony "could be highly prejudicial to the government". In 2000, Myrtle Poor Bear issued a public statement to say that her original testimony was a result of months of threats and harassment from FBI agents.
In 1980 documents were released to Leonard Peltier's lawyers as a result of a lawsuit under the Freedom of Information Act. The documents contained ballistics evidence which might have assisted Leonard Peltier's case, but which had been withheld by the prosecution at trial. However, in 1986, the U.S. Court of Appeal for the Eighth Circuit denied Leonard Peltier a retrial, stating that: "We recognize that there is some evidence in this record of improper conduct on the part of some FBI agents, but we are reluctant to impute even further improprieties to them."
The U.S. Parole Commission has always denied parole to Leonard Peltier on the grounds that he did not accept criminal responsibility for the murders of the two FBI agents. This is even though, after one such hearing, the Commission acknowledged that, "the prosecution has conceded the lack of any direct evidence that you personally participated in the executions of two FBI agents". Leonard Peltier would not be eligible for another parole hearing until 2024. Furthermore, James H. Reynolds, the US Attorney whose office handled the criminal case prosecution and appeal of Leonard Peltier, wrote that he supported clemency "in the best interest of Justice in considering the totality of all matters involved."
Leonard Peltier suffers from a variety of ailments, including kidney disease, Type 2 diabetes, high blood pressure, a heart condition, a degenerative joint disease, and constant shortness of breath and dizziness. A stroke in 1986 left him virtually blind in one eye. In January 2016, doctors diagnosed him with a life-threatening condition: a large and potentially fatal abdominal aortic aneurysm that could rupture at any time and would result in his death. He currently uses a walker due to limited mobility and contracted COVID-19 in 2022. He continues to be at risk of re-infection while in detention.
In 2015, several Nobel Peace Prize winners—including Archbishop Desmond Tutu—called for Leonard Peltier's release. The Standing Rock Sioux Tribe and the National Congress of American Indians have also called for his release. Leonard Peltier's attorney applied for clemency to President Biden in July 2021. President Biden committed to granting clemency on a rolling basis during his administration.
However, as of February 2023, no decision has been made on his application. He has previously sought clemency, most recently from President Obama in 2016, but his petition has been denied each time.
Due to the numerous issues at trial, the exhaustion of all his legal avenues for appeal, the amount of time he has already served, his continued maintenance of innocence along with his chronic health issues, Amnesty International supports calls for clemency for Leonard Peltier.
PREFERRED LANGUAGE TO ADDRESS TARGET: English
You can also write in your own language.
PLEASE TAKE ACTION AS SOON AS POSSIBLE UNTIL: 29 May 2023
Please check with the Amnesty office in your country if you wish to send appeals after the deadline.
NAME AND PRONOUN: Leonard Peltier - He/Him
LINK TO PREVIOUS UA: https://www.amnesty.org/en/documents/amr51/5208/2022/en/
5. INIZIATIVE. IL 21 MAGGIO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI PER LA PACE
Domenica 21 maggio 2023 si svolgera' la marcia Perugia-Assisi per la pace.
Per informazioni e adesioni: www.perugiassisi.org
6. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI
Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com
7. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...
... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
8. MAESTRE. "POETRY FOUNDATION": PROFILO DI NORA MARKS DAUENHAUER
[Dal sito www.poetryfoundation.org riprendiamo e diffondiamo]
Nora Marks Dauenhauer
1927–2017
Nora Marks Dauenhauer was born in Juneau, Alaska, and grew up in Juneau and Hoona; her father was a fisherman and carver, her mother a beader, and the family lived at times on a fishing boat and in seasonal camps. As a member of the Tlingit tribe, Dauenhauer's first language was Tlingit; she did not learn English until she was eight. She earned a BA in anthropology from Alaska Methodist University in Anchorage and was the author of the poetry collection The Droning Shaman (1988).
She published a volume of poetry and prose, Life Woven with Song, in 2000. An "autoethnography" of the Tlingit tribe, it contains autobiographical pieces detailing Dauenhauer's life in the natural world of the northern Pacific coast; the collection also includes short lyric poems and a cycle of dramatic plays depicting traditional Tlingit Raven stories. Influenced by the land and sea, Dauenhauer's work preserves the stories and oral culture of previous generations.
Dauenhauer worked as a Tlingit language researcher, translating, transcribing, and compiling Tlingit stories, sometimes in collaboration with her husband, Richard Dauenhauer. Her books include a Tlingit grammar, Beginning Tlingit (1976). She was a Tlingit language researcher for the Alaska Native Language Center at the University of Alaska, Fairbanks, from 1972 to 1973 and the principal researcher in language and cultural studies at the Sealaska Heritage Foundation in Juneau from 1983 to 1997.
Dauenhauer was named the 1980 Humanist of the Year by the Alaska Humanities Forum. Her other awards included the Alaska Governor's Award for the Arts, an American Book Award from the Before Columbus Foundation, and the 2005 Community Spirit Award from the First People's Fund.
She was a mother, grandmother, and great-grandmother and lived in Juneau, Alaska until her death.
9. MAESTRE. "POETRY FOUNDATION": PROFILO DI NATALIE DIAZ
[Dal sito www.poetryfoundation.org riprendiamo e diffondiamo]
Natalie Diaz
Natalie Diaz was born in the Fort Mojave Indian Village in Needles, California. She is Mojave and an enrolled member of the Gila River Indian community. She earned a BA from Old Dominion University, where she received a full athletic scholarship. Diaz played professional basketball in Europe and Asia before returning to Old Dominion to earn an MFA. She is the author of the poetry collections Postcolonial Love Poem (2020), winner of the Pulitzer Prize; and When My Brother Was an Aztec (2012), which New York Times reviewer Eric McHenry described as an "ambitious... beautiful book." Her other honors and awards include the Nimrod/Hardman Pablo Neruda Prize for Poetry, the Louis Untermeyer Scholarship in Poetry from Bread Loaf, the Narrative Poetry Prize, and a Lannan Literary Fellowship.
Diaz lives in Mohave Valley, Arizona, where she has worked with the last speakers of Mojave and directed a language revitalization program. In a PBS interview, she spoke of the connection between writing and experience: "for me writing is kind of a way for me to explore why I want things and why I'm afraid of things and why I worry about things. And for me, all of those things represent a kind of hunger that comes with being raised in a place like this."
10. MAESTRE. "POETRY FOUNDATION": PROFILO DI QWO-LI DRISKILL
[Dal sito www.poetryfoundation.org riprendiamo e diffondiamo]
Qwo-Li Driskill
b. 1975
Cherokee poet, scholar, and activist Qwo-Li Driskill grew up in rural Colorado. Driskill earned a BA from the University of Northern Colorado, an MA from Antioch University Seattle, and a PhD from Michigan State University.
Driskill's poetry engages themes of inheritance and healing, and is rooted in personal Cherokee Two-Spirit, queer, and mixed-race experience. Walking with Ghosts (2005), Driskill's first poetry collection, was named Book of the Month by Sable: The LitMag for New Writing and was nominated for the Griffin Poetry Prize.
S/he is coeditor of Sovereign Erotics: A Collection of Two-Spirit Literature (2011) and Queer Indigenous Studies: Critical Interventions is Theory, Politics, and Literature (2011). Hir book Asegi Stories: Cherokee Queer and Two-Spirit Memory (2016) was a finalist for a Lambda Literary Award in 2017. Driskill also coedited, with Colin Kennedy Donovan, Scars Tell Stories: A Queer and Trans (Dis)ability Zine (2007), and has work featured in several anthologies, including Beyond Masculinity: Essays by Queer Men on Gender and Politics (2008), edited by Trevor Hoppe, and Speak to Me Words: Essays on Contemporary American Indian Poetry (2003), edited by Janice Gould and Dean Rader. S/he is the founder of Dragonfly Rising Press.
Driskill has taught at Antioch University Seattle and Texas A&M University. S/he is the Director of Graduate Studies and the Queer Studies Curriculum Organizer in Women, Gender, and Sexuality Studies at Oregon State University.
11. MAESTRE. "POETRY FOUNDATION": PROFILO DI AJA COUCHOIS DUNCAN
[Dal sito www.poetryfoundation.org riprendiamo e diffondiamo]
Aja Couchois Duncan
Aja Couchois Duncan is a Bay Area-based writer of Ojibwe, French, and Scottish descent. Her debut collection, Restless Continent (Litmus Press, 2016), won the California Book Award. She holds an MFA in creative writing from San Francisco State University and a variety of other degrees and credentials to certify her as human; Great Spirit knew it all along.
12. MAESTRE. "POETRY FOUNDATION": PROFILO DI CAROLYN DUNN
[Dal sito www.poetryfoundation.org riprendiamo e diffondiamo]
Carolyn Dunn
Poet, playwright, and scholar Carolyn Dunn was born in Southern California and is of Cherokee, Muscogee Creek, Seminole, Cajun, French Creole, and Tunica-Biloxi descent. She earned a BA from Humboldt State University, an MA from UCLA, and a PhD from the University of Southern California. Her collections of poetry include Outfoxing Coyote (2001) and Echolocation: Poems and Stories from Indian Country L.A. (2013). She has edited the anthologies Through the Eye of the Deer (1999) and, with Paula Gunn Allen, Hozho: Walking in Beauty: Native American Stories of Inspiration, Humor, and Life (2001). Dunn is the coauthor, with Ari Berk, of the nonfiction book Coyote Speaks: Wonders of the Native American World (2008). Her play The Frybread Queen was produced by the Montana Repertory Theater in Missoula, Montana, and Native Voices at the Autry in Los Angeles.
Dunn's scholarly work focuses on American Indian women's literature and American Indian identity. She has taught at Humboldt State University, Four Winds Indian School, and California Polytechnic State University. A founding director of the American Indian Theatre Collective, she is also a member of the female Native American drum group the Mankillers. She is director of the American Indian Resource Center at UC Santa Cruz.
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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 137 del 17 maggio 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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