[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 136



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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 136 del 16 maggio 2023

In questo numero:
1. Quid agendum hic et nunc: opporsi alla guerra (e alle stragi e all'ecocidio di cui consiste) con l'azione diretta nonviolenta. Un appello a chi ha orecchie per intendere
2. Cosa possiamo (e dobbiamo) realmente fare contro la guerra in corso in Europa?
3. Bruna Bianchi: Quella lettera aperta a Olaf Scholz
4. Amnesty International: Urge clemency for native american activist
5. Il 21 maggio la marcia Perugia-Assisi per la pace
6. Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessino persecuzioni ed uccisioni
7. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
8. Alcuni riferimenti utili
9. Tre tesi
10. Ripetiamo ancora una volta...
11. "Poetry Foundation": Profilo di Beth Brant
12. "Poetry Foundation": Profilo di Diane Burns
13. "Poetry Foundation": Profilo di Gladys Cardiff
14. "Poetry Foundation": Profilo di Lorna Dee Cervantes
15. "Poetry Foundation": Profilo di Chrystos
16. "Poetry Foundation": Profilo di Laura Da'

1. REPETITA IUVANT. QUID AGENDUM HIC ET NUNC: OPPORSI ALLA GUERRA (E ALLE STRAGI E ALL'ECOCIDIO DI CUI CONSISTE) CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA. UN APPELLO A CHI HA ORECCHIE PER INTENDERE

La guerra scatenata oltre un anno fa dal folle e criminale autocrate russo contro la popolazione ucraina inerme continua a mietere vittime innocenti.
E continua a provocare nel cuore d'Europa una catastrofe ambientale di proporzioni colossali, di cui pressoche' tutti i mezzi d'informazione tacciono.
E ogni giorno che passa avvicina il pericolo del suo evolvere nella guerra atomica che puo' porre fine alla civilta' umana e devastare irreversibilmente quest'unico mondo vivente che conosciamo.
L'intera umana famiglia dovrebbe prendere coscienza dell'immane tragedia e dell'abissale minaccia, e quindi agire per far cessare immediatamente la guerra imponendo la fine delle ostilita' e l'avvio di negoziati di pace a tutti i governi impazziti e scellerati che assurdamente la guerra alimentano.
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Mentre la parte migliore della popolazione russa continua ad opporsi alla guerra e al fascismo subendo da parte del regime una repressione brutale; e mentre la parte migliore della popolazione ucraina continua a resistere con la scelta della solidarieta' e della nonviolenza all'invasione e alla barbarie, alla guerra e al militarismo, adoperandosi per salvare le vite e difendendo la democrazia e i diritti umani nell'unico modo in cui e' possibile farlo, cioe' opponendosi alle uccisioni, alla militarizzazione e alla tirannia che ne consegue; tragicamente la parte migliore delle popolazioni degli altri paesi europei non riesce o non vuole o non sa contrastare la follia guerriera e riarmista, l'imbarbarimento e la fame di universale annientamento dei propri governi che invece di adoperarsi per la pace continuano ciecamente a fare di tutto affinche' la guerra, e le stragi, e l'ecocidio, continuino, si accrescano, si estendano oltre ogni limite.
La maggior parte delle molte iniziative per la pace che pure si sono svolte in questi mesi di guerra nei paesi dell'Unione Europea hanno avuto come implicito ma effettuale denominatore comune - e mi si stringe il cuore a dirlo - di "non disturbare il manovratore", ovvero di non mettere in reali difficolta' il governo golpista della banalita' del male che con l'invio di armi e la supina obbedienza alla Nato - l'organizzazione terrorista e stragista le cui criminali responsabilita' nell'alimentare la guerra in Europa sono flagranti - ha reso l'Italia compartecipe della guerra e quindi delle stragi di esseri umani e dell'ecocidio in corso in Ucraina, in flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione repubblicana, articolo che si apre con parole di inequivocabile chiarezza: "L'Italia ripudia la guerra".
Invece disturbare il manovratore occorreva ed occorre; contrastare il governo belligeno e golpista occorreva ed occorre; bloccare l'illegale e criminale invio delle armi assassine occorreva ed occorre; contrastare l'azione scellerata della Nato occorreva ed occorre. Ma questo non e' stato fatto, e tante belle iniziative tanto spettacolari quanto ininfluenti, cosi' come le non molte benemerite e fin luminose azioni di solidarieta' concreta con le vittime che pure per fortuna ci sono state e sempre siano benedette, non bastano ad occultare questa dura realta'.
Eppure e' chiaro e semplice cio' che occorre fare: contrastare materialmente l'illegale e criminale partecipazione italiana alla guerra; contrastarla con l'azione diretta nonviolenta.
Occorre bloccare le fabbriche d'armi: circondandole e occludendone gli ingressi impedendo loro di produrre altri strumenti di morte.
Occorre bloccare i trasporti di armi: occupando e paralizzando i luoghi in cui transitano gli strumenti di morte.
Occorre bloccare le strutture militari: circondandole e occludendone gli ingressi impedendo loro di proseguire in ogni attivita' di preparazione e a sostegno della guerra.
Occorre bloccare le sedi e strutture in Italia della Nato come delle forze armate degli Stati Uniti d'America: circondandole e occludendone gli ingressi cosi' impedendo loro di continuare la guerra di cui sono palesemente "magna pars".
Occorre bloccare la Presidenza del Consiglio dei Ministri e i Ministeri coinvolti nella guerra: circondandoli e occludendone gli ingressi impedendo loro di proseguire nell'illegale sostegno alla guerra e alle stragi e all'ecocidio in corso in Ucraina, impedendo loro di proseguire nella flagrante violazione della Costituzione della Repubblica italiana cui pure tutti i membri del governo hanno giurato fedelta'.
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Beninteso: occorre anche continuare a dire e a fare le tante cose buone che gia' si dicono e si fanno, ed occorre sostenere le molte iniziative di pace nuove o reiterate in corso e in programma da parte di soggetti diversi, quali che siano i loro limiti e le loro fragilita', a condizione che siano iniziative rigorosamente per la pace e rigorosamente democratiche sia nel merito che nel metodo, ovvero orientate a salvare tutte le vite e realizzate in forme rigorosamente nonviolente.
Ripetiamo ancora una volta che si deve continuare a soccorrere, accogliere, assistere tutte le vittime; che si deve continuare a recare aiuti umanitari a tutte le vittime; che si deve continuare a denunciare la criminale follia di chi la guerra ha scatenato; che si deve continuare a denunciare la criminale follia dei governi che, invece di adoperarsi per far cessare la guerra e le stragi e le devastazioni di cui essa consiste, alimentano l'una e quindi le altre; che si deve continuare a denunciare il pericolo estremo e immediato che la guerra divenga mondiale e nucleare e distrugga l'intera umana famiglia riducendo a un deserto l'intero mondo vivente; che si deve continuare a denunciare che la guerra sempre e solo uccide gli esseri umani; che si deve continuare ad esortare chi nella guerra e' attivamente coinvolto a cessare di uccidere, a deporre le armi, a disertare gli eserciti, a obiettare a comandi scellerati, a rifiutarsi di diventare un assassino; che si deve continuare a ricordare che salvare le vite e' il primo dovere di tutti gli esseri umani e di tutti gli umani istituti.
Ma se non si passa all'azione diretta nonviolenta tutte queste cose non riusciranno a fermare la guerra. Solo l'azione diretta nonviolenta puo' riuscire ad avviare dal basso l'agire necessario, le decisioni indispensabili: la cessazione delle uccisioni, la costruzione della pace, la solidarieta' che ogni essere umano riconosce e raggiunge e difende e sostiene e conforta, la condivisione fra tutte e tutti di tutto il bene e tutti i beni, il rispetto per ogni vita.
Occorre proporre, iniziare, praticare e poi generalizzare l'azione diretta nonviolenta: cominciando con la forza preziosa dei piccoli gruppi delle persone gia' persuase della nonviolenza - le persone che Gandhi chiamava "satyagrahi", le persone persuase della "forza della verita'" - e poi con la forza dell'esempio, della testimonianza che educa al bene, della lotta nonviolenta concreta e coerente, allargare progressivamente la mobilitazione fino allo sciopero generale contro la guerra, se sara' necessario arrivare fino allo sciopero generale per imporre allo stolto e criminale governo italiano di tornare a rispettare non solo l'articolo 11 della Costituzione repubblicana, ma il diritto alla vita di ogni essere umano.
Poi, naturalmente, anche tutto cio' potrebbe non bastare; ma occorre almeno averlo detto, occorre almeno averlo tentato.
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Le circostanze particolari in cui vivo da anni mi impediscono di essere io stesso ad organizzare le azioni dirette nonviolente che mi sembrano possibili e necessarie (e che ho sommariamente elencato sopra); l'ho fatto piu' volte in passato, ma ora mi e' obiettivamente impossibile, e non e' l'ultimo dei miei crucci.
Cosicche', non potendo fare qui e adesso di piu' e di meglio, almeno ho voluto dirle queste cose, sperando che qualcuno le ascolti. E sapendo che questo mio scritto che invita ad opporsi alla guerra, alle stragi e all'ecocidio di cui essa consiste, che invita a contrastare i mercanti di morte e la fabbrica degli omicidi, che invita a difendere il diritto alla vita di ogni vivente, ebbene, e' possibile che venga tacciato dal governo belligeno e golpista e dal solerte suo apparato propagandistico di "istigazione a delinquere", mentre a me sembra che sia piuttosto una esortazione a non delinquere, poiche' dal modesto mio punto di vista - ma anche dal punto di vista della Costituzione repubblicana - a delinquere e' piuttosto chi fa e sostiene la guerra, chi uccide, fa uccidere, fornisce gli strumenti per uccidere, coopera a uccidere e lascia uccidere gli esseri umani, chi devasta e distrugge parti sempre crescenti di quest'unico mondo vivente, di quest'unica casa comune dell'intera umana famiglia.
Dixi, sed non salvavi animam meam.
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Ogni vittima ha il volto di Abele.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe in corso.

2. REPETITA IUVANT. COSA POSSIAMO (E DOBBIAMO) REALMENTE FARE CONTRO LA GUERRA IN CORSO IN EUROPA?

Certo, continuare a soccorrere, accogliere, assistere tutte le vittime.
Certo, continuare a recare aiuti umanitari a tutte le vittime.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia di chi la guerra ha scatenato.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia dei governi che, invece di adoperarsi per far cessare la guerra e le stragi di cui essa consiste, alimentano l'una e quindi le altre.
Certo, continuare a denunciare il pericolo estremo e immediato che la guerra divenga mondiale e nucleare e distrugga l'intera umana famiglia riducendo a un deserto l'intero mondo vivente.
Certo, continuare a denunciare che la guerra sempre e solo uccide gli esseri umani,  sempre e solo uccide gli esseri umani,  sempre e solo uccide gli esseri umani.
Certo, continuare ad esortare chi nella guerra e' attivamente coinvolto a cessare di uccidere, a deporre le armi, a disertare gli eserciti, a obiettare a comandi scellerati, a rifiutarsi di diventare un assassino.
Certo, continuare a ricordare che salvare le vite e' il primo dovere di tutti gli esseri umani e di tutti gli umani istituti.
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Tutto cio' e' buono e giusto, ma non basta.
Occorre fare anche altre cose che solo noi qui in Europa occidentale possiamo e dobbiamo fare.
E le cose che possiamo e dobbiamo fare sono queste:
1. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale contrastare anche qui la macchina bellica, l'industria armiera, i mercanti di morte, la follia militarista, i governanti stragisti: paralizzare i poteri assassini occorre.
2. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di mettere il veto ad ogni iniziativa della Nato, l'organizzazione terrorista e stragista di cui i nostri paesi tragicamente fanno parte: paralizzare immediatamente i criminali della Nato occorre, e successivamente procedere allo scioglimento della scellerata organizzazione.
3. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di cessare di armare ed alimentare la guerra e sostenere invece l'impegno per l'immediato cessate il fuoco ed immediate trattative di pace.
4. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di restituire all'Onu la funzione e il potere di abolire il flagello della guerra.
5. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei la pace, il disarmo, la smilitarizzazione.
6. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica della sicurezza comune dell'umanita' intera fondata sulla Difesa popolare nonviolenta, sui Corpi civili di pace, sulle concrete pratiche che inverino l'affermazione del diritto alla vita, alla dignita' e alla solidarieta' di tutti i popoli e di tutte le persone.
7. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica comune di attiva difesa dell'intero mondo vivente prima che la catastrofe ambientale in corso sia irreversibile.
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E' questa la nostra opinione fin dall'inizio della tragedia in corso.
Ci sembra che senza queste azioni nonviolente la guerra, le stragi e le devastazioni non saranno fermate.
Troppi esseri umani sono gia' stati uccisi per la criminale follia dei governanti.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi per la salvezza comune dell'umanita' intera.
Sia massima universalmente condivisa la regola aurea che afferma: agisci nei confronti delle altre persone cosi' come vorresti che le altre persone agissero verso di te.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

3. L'ORA. BRUNA BIANCHI: QUELLA LETTERA APERTA A OLAF SCHOLZ
[Dal sito di "Comune-info" riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo del 18 maggio 2022]

Il 29 aprile 2022, promossa dalla rivista femminista "EMMA", e' apparsa una lettera aperta rivolta al cancelliere Olaf Scholz affinche' la Germania non contribuisca all'escalation del conflitto inviando armi "pesanti" all'Ucraina, ma si impegni per ottenere il cessate e il fuoco e avviare i negoziati.
Che l'iniziativa sia partita da una rivista femminista e dalla sua fondatrice, un aspetto a cui non e' stato dato in Italia, almeno fino ad ora, il dovuto rilievo, non e' di poco conto. "EMMA", il cui titolo richiama volutamente il termine Emanzipation, e' l'unico periodico politico femminista in Europa diretto da sole donne; e' stato fondato nel 1977 da Alice Schwrzer, femminista radicale che dall'inizio degli anni Settanta si e' impegnata in numerose cause femministe: contro le mutilazioni genitali femminili, la prostituzione, la pornografia e per l'autonomia economica delle donne. Nel 1971 aderi' in Francia alla campagna per la legalizzazione dell'aborto, una campagna che propose con successo anche in Germania. Autrice di 19 opere, Schwarzer ha scritto su Simone de Beauvoir e su Petra Kelly ed e' stata insignita di numerosi riconoscimenti.
In una intervista rilasciata a "Die Presse" il 6 maggio 2022, ha ricordato l'origine dell'iniziativa:
"Quando martedi' scorso ho letto l'affermazione del ministro degli Esteri russo secondo cui un'escalation nucleare era una eventualita' molto reale, sono stata scossa dalla paura. Ho redatto una prima lettera, ho ricevuto adesioni e rifiuti da potenziali sostenitori. Due di loro hanno contribuito a formularla, altri hanno reclutato attivamente altri firmatari. Improvvisamente la cosa si e' diffusa rapidamente e questo gruppo eterogeneo si e' riunito, il che e' una testimonianza della loro forza" (fonte diepresse.com).
Alle prime firme apposte alla lettera, di 28 personalita' del mondo della cultura e dell'arte, in due settimane se ne sono aggiunte moltissime altre e le adesioni sono salite a 275.000. "Con il nostro appello rappresentiamo ora piu' della meta' della popolazione tedesca", ha affermato il 7 maggio la stessa Schwarzer alla rivista austriaca "Profil". Secondo i sondaggi, infatti, il 45 per cento della popolazione si era dichiarato contrario all'invio di armi; finora "queste persone riflessive" non hanno avuto voce, ma grazie alla lettera al cancelliere la percentuale e' salita al 57 per cento (fonte profil.at).
I firmatari della lettera si appellano alla responsabilita' di ciascuno verso le vite di tutti. L'Ucraina, e' loro convinzione, non sara' in grado di sconfiggere la potenza mondiale Russia. Chiunque convinca l'Ucraina a farlo e' irresponsabile e condivide la responsabilita' delle molte morti che si verificheranno ancora. "Le nazioni umiliate sono pericolose quanto gli uomini umiliati" (ivi).
La lettera ha suscitato un aspro dibattito in Germania (si veda la cronaca delle discussioni - interviste, articoli, dibattiti televisivi - all'indirizzo: emma.de).
Sulla stampa i firmatari sono stati chiamati "pacifisti straccioni" e "pacifisti volgari", persone che intendono abbandonare l'Ucraina al suo destino (theguardian.com). Ad essi Schwarzer ha risposto: "Per noi e' facile parlare. Stiamo al balcone e guardiamo".
Il senso di urgenza che ha condotto all'iniziativa e' ben espresso dall'editoriale della femminista tedesca al numero al di maggio-giugno dedicato al tema della guerra in Ucraina da un punto di vista di genere (Verhandeln? Jetz! - Negoziare? Subito!, in "EMMA", numero 362, pp. 6-9):
"Si dice che gli ucraini potrebbero migliorare la loro "base negoziale" grazie alla massima difesa. Ma a che prezzo? Solo oggi, nel 50mo giorno di guerra, ci sono gia' migliaia di morti, da entrambe le parti.
Quindi e' giunto il momento di negoziare con il presidente della seconda potenza nucleare piu' potente del mondo, con Putin. Perche' non solo la piccola Ucraina e' minacciata. La Germania sta gia' armeggiando con un "ombrello di sicurezza" militare; il ministro dell'Interno ha in programma di rafforzare i vecchi bunker e le gallerie della metropolitana. [...] Fortunatamente per noi, il cancelliere rimane stoicamente calmo. Finora. I suoi critici non sospettano nemmeno che potremmo incappare in una terza guerra mondiale?" (emma.de).
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Le traduzioni in italiano della lettera sono comparse su piu' siti in cui si riportano anche i nomi dei primi firmatari (tra questi ricordo: sbilanciamoci.info; volerelaluna.it). Qui ne riporto una versione leggermente rivista.
Caro cancelliere Olaf Scholz, apprezziamo il fatto che lei abbia finora valutato cosi' attentamente i rischi: il rischio che la guerra si estenda all'interno dell'Ucraina; il rischio che si estenda a tutta l'Europa; anzi, il rischio di una terza guerra mondiale. Speriamo quindi che torniate alla vostra posizione originaria e non forniate, direttamente o indirettamente, altre armi pesanti all'Ucraina. Al contrario, vi esortiamo a fare del vostro meglio per garantire che un cessate il fuoco possa essere attuato il piu' presto possibile; un compromesso accettabile per entrambe le parti.
Condividiamo il giudizio sull'aggressione russa come violazione delle norme fondamentali del diritto internazionale. Condividiamo anche la convinzione che esista, in linea di principio, un dovere politico e morale di non subire un'aggressione violenta senza reagire. Ma cio' che ne consegue trova dei limiti in altri principi di etica politica. Siamo convinti-e che due di questi limiti siano stati raggiunti. C'e', in primo luogo, il divieto assoluto di accettare il rischio che questa guerra degeneri in un conflitto nucleare. La consegna di grandi quantita' di armi pesanti, infatti, potrebbe rendere la Germania partecipe della guerra. E un contrattacco russo potrebbe innescare la clausola di assistenza reciproca prevista dal trattato NATO e quindi il pericolo immediato di una guerra mondiale. Il secondo limite e' il grado di distruzione e di sofferenza patiti dalla popolazione civile ucraina. Anche la resistenza giustificata contro un aggressore e', a un certo punto, insopportabilmente sproporzionata rispetto a un tale esito.
Mettiamo in guardia contro un duplice errore. In primo luogo, l'idea che la responsabilita' di un'escalation verso un conflitto nucleare sia solo dell'aggressore originario e non anche di coloro che, consapevolmente, gli forniscono un motivo per agire in modo criminale. In secondo luogo, che la responsabilita' morale dell'ulteriore "costo" in vite umane tra la popolazione civile ucraina sia di esclusiva competenza del suo governo. Le norme moralmente vincolanti sono di natura universale. L'escalation degli armamenti sotto l'attuale pressione potrebbe essere l'inizio di una spirale globale, con conseguenze catastrofiche, non da ultimo per la salute globale e il cambiamento climatico. Nonostante tutte le differenze, dobbiamo lottare per la pace sul pianeta. L'approccio europeo della diversita' comune e', in questo senso, un modello.
Siamo convinti, cancelliere, che il capo del Governo della Germania possa, in particolare, dare un contributo decisivo per una soluzione che resista al giudizio della storia. Non solo in vista delle nostre esigenze economiche attuali, ma anche in vista della nostra responsabilita' storica e nella speranza di un futuro pacifico comune. Contiamo su di voi!

4. INIZIATIVE. AMNESTY INTERNATIONAL: URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
[Dal sito www.amnesty.org riprendiamo e diffondiamo questo appello del 3 aprile 2023]

3 April 2023
URGENT ACTION
URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
Native American activist Leonard Peltier has been imprisoned in the USA for over 46 years, some of which was spent in solitary confinement, serving two life sentences for murder despite concerns over the fairness of his trial. He has always maintained his innocence. Now 78 years old, he contracted COVID-19 in 2022 and suffers from several chronic health ailments, including one that is potentially fatal. Not eligible for parole again until 2024, his lawyers submitted a new petition for clemency in 2021. President Biden must grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
TAKE ACTION: WRITE AN APPEAL IN YOUR OWN WORDS OR USE THIS MODEL LETTER
President Joseph Biden
The White House
1600 Pennsylvania Ave NW
Washington, DC 20500
USA
White House Comment line: (202) 456-1111
Webform*: https://www.whitehouse.gov/contact/
* A US-based address is needed for the White House webform.
International action takers, please use AI USA's address when filling out:
Amnesty International USA
311 West 43rd St. 7th Floor,
New York, NY 10036 USA
Dear President Biden,
Leonard Peltier is a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. In 1975, during a confrontation involving AIM members, two FBI agents were killed. Leonard Peltier was convicted of their murders but has always denied killing the agents.
There are serious concerns about the fairness of proceedings leading to his trial and conviction, including for example the prosecution's withholding of evidence that might have assisted Leonard Peltier's defence.
In light of these concerns, the former US Attorney who supervised the prosecution team post-trial, James Reynolds, has since called for clemency.
Leonard Peltier is now 78 years old, has spent more than 46 years in US prisons, and has been repeatedly denied parole. There are serious concerns about Leonard Peltier's deteriorating health, including potential re-exposure to COVID-19. His lawyers submitted a new petition for clemency in 2021.
I urge you to grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
Yours sincerely,
*
ADDITIONAL INFORMATION
Leonard Peltier, an Anishinaabe-Lakota Native American, was a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. On 26 June 1975, during a confrontation involving AIM members on the Pine Ridge Indian reservation in South Dakota, FBI agents Ronald Williams and Jack Coler were shot dead. Leonard Peltier was convicted of their murders in 1977 and sentenced to two consecutive life sentences. Leonard Peltier has always denied killing the agents.
A key alleged eyewitness to the shootings was Myrtle Poor Bear, a Lakota Native woman who lived at Pine Ridge. Based on her statement that she saw Leonard Peltier kill both FBI agents, Leonard Peltier was extradited from Canada, where he had fled following the shootings. However, Myrtle Poor Bear later retracted her testimony. Although not called as a prosecution witness at trial, the trial judge refused to allow Leonard Peltier's attorneys to call Myrtle Poor Bear as a defense witness on the grounds that her testimony "could be highly prejudicial to the government". In 2000, Myrtle Poor Bear issued a public statement to say that her original testimony was a result of months of threats and harassment from FBI agents.
In 1980 documents were released to Leonard Peltier's lawyers as a result of a lawsuit under the Freedom of Information Act. The documents contained ballistics evidence which might have assisted Leonard Peltier's case, but which had been withheld by the prosecution at trial. However, in 1986, the U.S. Court of Appeal for the Eighth Circuit denied Leonard Peltier a retrial, stating that: "We recognize that there is some evidence in this record of improper conduct on the part of some FBI agents, but we are reluctant to impute even further improprieties to them."
The U.S. Parole Commission has always denied parole to Leonard Peltier on the grounds that he did not accept criminal responsibility for the murders of the two FBI agents. This is even though, after one such hearing, the Commission acknowledged that, "the prosecution has conceded the lack of any direct evidence that you personally participated in the executions of two FBI agents". Leonard Peltier would not be eligible for another parole hearing until 2024. Furthermore, James H. Reynolds, the US Attorney whose office handled the criminal case prosecution and appeal of Leonard Peltier, wrote that he supported clemency "in the best interest of Justice in considering the totality of all matters involved."
Leonard Peltier suffers from a variety of ailments, including kidney disease, Type 2 diabetes, high blood pressure, a heart condition, a degenerative joint disease, and constant shortness of breath and dizziness. A stroke in 1986 left him virtually blind in one eye. In January 2016, doctors diagnosed him with a life-threatening condition: a large and potentially fatal abdominal aortic aneurysm that could rupture at any time and would result in his death. He currently uses a walker due to limited mobility and contracted COVID-19 in 2022. He continues to be at risk of re-infection while in detention.
In 2015, several Nobel Peace Prize winners—including Archbishop Desmond Tutu—called for Leonard Peltier's release. The Standing Rock Sioux Tribe and the National Congress of American Indians have also called for his release. Leonard Peltier's attorney applied for clemency to President Biden in July 2021. President Biden committed to granting clemency on a rolling basis during his administration.
However, as of February 2023, no decision has been made on his application. He has previously sought clemency, most recently from President Obama in 2016, but his petition has been denied each time.
Due to the numerous issues at trial, the exhaustion of all his legal avenues for appeal, the amount of time he has already served, his continued maintenance of innocence along with his chronic health issues, Amnesty International supports calls for clemency for Leonard Peltier.
PREFERRED LANGUAGE TO ADDRESS TARGET: English
You can also write in your own language.
PLEASE TAKE ACTION AS SOON AS POSSIBLE UNTIL: 29 May 2023
Please check with the Amnesty office in your country if you wish to send appeals after the deadline.
NAME AND PRONOUN: Leonard Peltier - He/Him
LINK TO PREVIOUS UA: https://www.amnesty.org/en/documents/amr51/5208/2022/en/

5. INIZIATIVE. IL 21 MAGGIO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI PER LA PACE

Domenica 21 maggio 2023 si svolgera' la marcia Perugia-Assisi per la pace.
Per informazioni e adesioni: www.perugiassisi.org

6. REPETITA IUVANT. SCRIVIAMO ALL'AMBASCIATA DELL'IRAN IN ITALIA PER CHIEDERE CHE CESSINO PERSECUZIONI ED UCCISIONI

Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo di scrivere all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere al governo di quel paese che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
Gli indirizzi di posta elettronica cui inviare le lettere sono i seguenti: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir
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Vi proponiamo un possibile testo essenziale:
Egregio ambasciatore,
le chiediamo di trasmettere al governo del suo Paese questa nostra richiesta che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
E' dovere di ogni persona, di ogni societa', di ogni ordinamento giuridico rispettare la vita, la dignita' e i diritti di tutte le donne e di tutti gli uomini.
Tutti gli esseri umani sono eguali in dignita' e diritti, tutti gli esseri umani hanno diritto alla vita e alla liberta'.
Siamo solidali con le donne iraniane - e con gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Distinti saluti,
Nome e cognome, luogo e data, recapito di chi scrive.
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Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo anche di far circolare questa proposta.
Adoperiamoci affinche' tante persone, tante associazioni, tante istituzioni di tutto il mondo chiedano al governo iraniano che cessino persecuzioni e uccisioni.
Sosteniamo le donne iraniane - e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Grazie di cuore per quanto vorrete fare.

7. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE

Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it

8. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI

Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com

9. REPETITA IUVANT. TRE TESI

La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

10. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

11. MAESTRE. "POETRY FOUNDATION": PROFILO DI BETH BRANT
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Beth Brant
Born in Detroit, poet and writer Beth Brant is the daughter of an Irish-Scots mother and a Mohawk father. She left high school at the age of 17. In her poems, she often addresses themes of feminism, Native rights, and family. Brant is the author of Mohawk Trail (1985), which includes poetry, stories, and essays; the short story collection Food and Spirits (1991); and the nonfiction prose volume Writing as Witness: Essay and Talk (1994). Her work has been translated into German, French, Chinese, and Italian.
Brant edited the anthology A Gathering of Spirit: A Collection by North American Indian Women (1988) and the interview collection I’ll Sing ’til the Day I Die: Conversations with Tyendinaga Elders (1995). Her own work has been included in the anthologies Living the Spirit: A Gay American Indian Anthology (1988, edited by Will Roscoe), Best Lesbian Erotica 1997 (edited by Tristan Taormino), Intimate Nature: The Bond Between Women and Animals (1998, edited by Linda Hogan, Deena Metzger, and Brenda Peterson), and Native Poetry in Canada: A Contemporary Anthology (2001, edited by Jeannette Armstrong and Lally Grauer).
Brant’s honors include grants from the National Endowment for the Arts, the Michigan Council for the Arts, the Ontario Arts Council, the Canada Council, and the Ontario Council and a fellowship from the Rockefeller Foundation. She has served as board chair of the Toronto organization Native Women in the Arts and has taught at the University of British Columbia and the University of Toronto.

12. MAESTRE. "POETRY FOUNDATION": PROFILO DI DIANE BURNS
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Diane Burns
1957–2006
Poet Diane Burns was born in Lawrence, Kansas, to a Chemehuevi father and an Anishinabe mother. She grew up in Riverside, California, where her parents taught at a Native American boarding school. When she was 10, her family moved to the Lac Courte Oreilles reservation in Wisconsin and later to Wahpeton, North Dakota, where her parents taught at another boarding school.
Burns earned a BA from Barnard University. In the 1980s, she became a member of the Lower East Side poetry community, reading her work at the Bowery Poetry Club, the Nuyorican Poets Cafe, and the Poetry Project at St. Mark's Church. Along with Allen Ginsberg, Joy Harjo, and Pedro Pietri, she was invited by the Sandinista government to visit Nicaragua for the Ruben Dario Poetry Festival.
In her direct, wry poems, Burns engages themes of Native American identity and stereotypes. She published a single volume of poems during her life, Riding the One-Eyed Ford (1981). She lived in New York City until her death at the age of 49 from liver and kidney failure.

13. MAESTRE. "POETRY FOUNDATION": PROFILO DI GLADYS CARDIFF
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Gladys Cardiff
b. 1942
A member of the Eastern Band of Cherokee, Gladys Cardiff was born in Browning, Montana, and grew up in Seattle, Washington. Her mother was of Irish and Welsh descent, her father a member of the Owl clan of the North Carolina Cherokee. Cardiff received an MFA from the University of Washington, where she studied with the poet Theodore Roethke, and a PhD in literature from Western Michigan University.
Cardiff's collections of poetry are To Frighten a Storm (1976), winner of the Washington State Governor's First Book Award, and A Bare Unpainted Table (1999). Her poems have been anthologized in From the Belly of the Shark (1973), Carriers of the Dream Wheel (1981), Songs from This Earth on the Turtle's Back (1983), Harper's Anthology of 20th Century Native American Poetry (1988), and Reinventing the Enemy's Language (1998). She has received prizes from the Seattle Arts Commission and currently teaches at Oakland University in Michigan.

14. MAESTRE. "POETRY FOUNDATION": PROFILO DI LORNA DEE CERVANTES
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Lorna Dee Cervantes
b. 1954
One of the major voices in Chicana literature, poet Lorna Dee Cervantes's writing evokes and explores cultural difference—between Mexican, Anglo, Native American, and African American lives - as well as the divides of gender and economics. Born in San Francisco in 1954 to Mexican and Native American ancestry, Cervantes was discouraged from speaking Spanish at home in an attempt to protect her from the racism prevalent at that time; this loss of language and subsequent inability to fully identify with her heritage fueled her later poetry. When her parents divorced in 1959, Cervantes and her mother and brother moved in with her grandmother. Her brother had a job at a local library and she became familiar with Shakespeare, Keats, Shelley and Byron, who would have the most influence on her self-conception as a poet. By the age of fifteen she had compiled her first collection of poetry. In 1974 she traveled to Mexico City with her brother, who played with the Theater of the People of San Jose at the Quinto Festival de los Teatros Chicanos. At the last moment, Cervantes was asked to participate by reading some of her poetry. She chose to read a portion of "Refugee Ship," a poem that enacts the major dilemma of being Chicano - feeling adrift between two cultures. This reading received much attention and appeared in a Mexican newspaper, as well as other journals and reviews. The poem was later included in her award-winning debut, Emplumada (1981).
The term Emplumada can be translated as a combination of "pen flourish" and "feathered," and it ties poetry's concern with beauty and myth to Cervantes's own obsession with language. Cervantes's use of Spanish in her first collection presaged the struggles over bilingualism that took place in the 1990s by presenting Spanish and English side-by-side, switching seamlessly from one to the other. Emplumada includes verses of mourning, acceptance, and renewal and offers poignant commentary on the static roles of class and sex, especially among Hispanics. Characterized by their simplicity of language and boldness of imagery, the poems recreate the world Cervantes grew up in, both celebrating and mourning her own family history. But Emplumada also dramatizes the world of Hispanic women, showing the stark social realities and static roles they are often forced into, as well as speaking more generally to the liminal position of Mexican Americans in white America. "Beneath the Shadow of the Freeway," one of Cervantes's most celebrated poems, shows a young women who struggles with her identity, feeling caught between the wisdom of her grandmother and the cynicism of her mother. Emplumada earned considerable critical acclaim and continues to be an important work in Chicana literature. In 1982 it won the American Book Award.
Following Emplumada's publication, Cervantes' life was tragically transformed when her mother was brutally killed in 1982. This incident and Cervantes's subsequent mourning and rebuilding of her life, affected her next work, From the Cables of Genocide: Poems of Love and Hunger (1991). As in Emplumada, the poems in From the Cables of Genocide contain both concrete imagery and theoretical abstraction. Linda MacGregor summarized the books' differences in Contemporary Women Poets: "Here the poet's style is more complex, a result, perhaps, of coping with the violent death of her mother several years before... Stream-of-consciousness passages abound, interwoven with almost surreal imagery. Spanish words now stand on their own, unbuoyed by translation. The poetic voice is stronger, more self-assured, more confident. Love and hunger, genocide, injustice, and intercommunication are the cables binding together the poet's reflections upon women's roles, Native American history, and minority culture." "Again the volume ends optimistically," added MacGregor, "Section three is composed of clear, more concise, more structured lyrics that express the ways love is grounded—cabled—to the destructive tendencies, as well as to those inexhaustible forces that affirm life."
Drive: The First Quartet (2006) is arranged as five books and collects work that had previously been available only in little magazines and literary journals over two decades. Martin Espada called the volume "a landmark work." The book, along with Cervantes' other recent collections such as Ciento: 100 100-Word Love Poems (2011) and Sueno (2013), demonstrates Cervantes's ongoing concern with social injustice, radical politics, self-identity and women-centered artistic and intellectual activity. In the Journal of International Women's Studies, Edith Vasquez wrote that although "Cervantes [has] steadily produced a body of poetry which insist[s] on the historical reckoning of injustices committed against her Mexican and Native communities and by extension other populations who have been subject to violence, genocide, or oppression... her poetry also abounds with poignant verbal portraitures of female personas as survivors, interlocutors, visionaries, and leaders who assert agency in unexpected places and by unexpected means."
Cervantes has been much anthologized - most notably in multiples volumes of the Norton Anthology - and has been the recipient of many honors and awards, including a Lila Wallace-Reader's Digest Award, the Paterson Prize for Poetry and a Latino Literature Award. She is director of the creative writing program at the University of Colorado-Boulder.

15. MAESTRE. "POETRY FOUNDATION": PROFILO DI CHRYSTOS
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Chrystos
b. 1946
Menominee poet and activist Chrystos was born in San Francisco, California. In her work, she examines themes of feminism, social justice, and Native rights. She is the author of several collections of poetry, including Fire Power (1995), Dream On (1991), and Not Vanishing (1988). In a 2010 interview for the Black Coffee Poet blog, Chrystos stated, "Since my 20's, when I saw the need to address social justice issues in words, my work just 'pops out.' A newspaper story, an incident from my life, a book, a song, a garden snake, a sad face I see - I have no idea, actually, how these become poems. A line begins in my mind and won't leave me alone. I've learned to sit and write it down and the rest just flows."
Chrystos's work has been featured in the anthologies This Bridge Called My Back: Writings by Radical Women of Color (1981), edited by Cherríe Moraga and Gloria E. Anzaldua, and Living the Spirit: A Gay American Indian Anthology (1988), edited by Will Roscoe. With Tristan Taormino, she coedited the anthology Best Lesbian Erotica 1999.
Her honors include the Audre Lorde International Poetry Competition, a Barbara Deming Grant, a National Endowment for the Arts grant, and the Sappho Award of Distinction from the Astraea Lesbian Foundation for Justice.
Since 1980, Chrystos has lived on Bainbridge Island, Washington.

16. MAESTRE. "POETRY FOUNDATION": PROFILO DI LAURA DA'
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Laura Da'
www.laurada.com
A poet and a public-school teacher, Laura Da' studied creative writing at the University of Washington and the Institute of American Indian Arts. She is the author of the collections Instruments of the True Measure (University of Arizona Press, 2018) and Tributaries (University of Arizona Press, 2015), winner of the 2016 American Book Award and the chapbook The Tecumseh Motel. Her work has appeared in the anthologies New Poets of Native Nations (Graywolf Press, 2018) and Effigies II (Salt Publishing, 2014).
A member of the Eastern Shawnee Tribe, she received a Native American Arts and Cultures Fellowship. Da' has also been a Made at Hugo House fellow and a Jack Straw fellow. She lives in Newcastle, Washington, with her husband and son.

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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 136 del 16 maggio 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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