[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 134



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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 134 del 14 maggio 2023

In questo numero:
1. Quid agendum hic et nunc: opporsi alla guerra (e alle stragi e all'ecocidio di cui consiste) con l'azione diretta nonviolenta. Un appello a chi ha orecchie per intendere
2. Cosa possiamo (e dobbiamo) realmente fare contro la guerra in corso in Europa?
3. Bruna Bianchi: Ecocidio in Ucraina
4. Amnesty International: Urge clemency for native american activist
5. Il 21 maggio la marcia Perugia-Assisi per la pace
6. Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessino persecuzioni ed uccisioni
7. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
8. Alcuni riferimenti utili
9. Tre tesi
10. Ripetiamo ancora una volta...

1. REPETITA IUVANT. QUID AGENDUM HIC ET NUNC: OPPORSI ALLA GUERRA (E ALLE STRAGI E ALL'ECOCIDIO DI CUI CONSISTE) CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA. UN APPELLO A CHI HA ORECCHIE PER INTENDERE

La guerra scatenata oltre un anno fa dal folle e criminale autocrate russo contro la popolazione ucraina inerme continua a mietere vittime innocenti.
E continua a provocare nel cuore d'Europa una catastrofe ambientale di proporzioni colossali, di cui pressoche' tutti i mezzi d'informazione tacciono.
E ogni giorno che passa avvicina il pericolo del suo evolvere nella guerra atomica che puo' porre fine alla civilta' umana e devastare irreversibilmente quest'unico mondo vivente che conosciamo.
L'intera umana famiglia dovrebbe prendere coscienza dell'immane tragedia e dell'abissale minaccia, e quindi agire per far cessare immediatamente la guerra imponendo la fine delle ostilita' e l'avvio di negoziati di pace a tutti i governi impazziti e scellerati che assurdamente la guerra alimentano.
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Mentre la parte migliore della popolazione russa continua ad opporsi alla guerra e al fascismo subendo da parte del regime una repressione brutale; e mentre la parte migliore della popolazione ucraina continua a resistere con la scelta della solidarieta' e della nonviolenza all'invasione e alla barbarie, alla guerra e al militarismo, adoperandosi per salvare le vite e difendendo la democrazia e i diritti umani nell'unico modo in cui e' possibile farlo, cioe' opponendosi alle uccisioni, alla militarizzazione e alla tirannia che ne consegue; tragicamente la parte migliore delle popolazioni degli altri paesi europei non riesce o non vuole o non sa contrastare la follia guerriera e riarmista, l'imbarbarimento e la fame di universale annientamento dei propri governi che invece di adoperarsi per la pace continuano ciecamente a fare di tutto affinche' la guerra, e le stragi, e l'ecocidio, continuino, si accrescano, si estendano oltre ogni limite.
La maggior parte delle molte iniziative per la pace che pure si sono svolte in questi mesi di guerra nei paesi dell'Unione Europea hanno avuto come implicito ma effettuale denominatore comune - e mi si stringe il cuore a dirlo - di "non disturbare il manovratore", ovvero di non mettere in reali difficolta' il governo golpista della banalita' del male che con l'invio di armi e la supina obbedienza alla Nato - l'organizzazione terrorista e stragista le cui criminali responsabilita' nell'alimentare la guerra in Europa sono flagranti - ha reso l'Italia compartecipe della guerra e quindi delle stragi di esseri umani e dell'ecocidio in corso in Ucraina, in flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione repubblicana, articolo che si apre con parole di inequivocabile chiarezza: "L'Italia ripudia la guerra".
Invece disturbare il manovratore occorreva ed occorre; contrastare il governo belligeno e golpista occorreva ed occorre; bloccare l'illegale e criminale invio delle armi assassine occorreva ed occorre; contrastare l'azione scellerata della Nato occorreva ed occorre. Ma questo non e' stato fatto, e tante belle iniziative tanto spettacolari quanto ininfluenti, cosi' come le non molte benemerite e fin luminose azioni di solidarieta' concreta con le vittime che pure per fortuna ci sono state e sempre siano benedette, non bastano ad occultare questa dura realta'.
Eppure e' chiaro e semplice cio' che occorre fare: contrastare materialmente l'illegale e criminale partecipazione italiana alla guerra; contrastarla con l'azione diretta nonviolenta.
Occorre bloccare le fabbriche d'armi: circondandole e occludendone gli ingressi impedendo loro di produrre altri strumenti di morte.
Occorre bloccare i trasporti di armi: occupando e paralizzando i luoghi in cui transitano gli strumenti di morte.
Occorre bloccare le strutture militari: circondandole e occludendone gli ingressi impedendo loro di proseguire in ogni attivita' di preparazione e a sostegno della guerra.
Occorre bloccare le sedi e strutture in Italia della Nato come delle forze armate degli Stati Uniti d'America: circondandole e occludendone gli ingressi cosi' impedendo loro di continuare la guerra di cui sono palesemente "magna pars".
Occorre bloccare la Presidenza del Consiglio dei Ministri e i Ministeri coinvolti nella guerra: circondandoli e occludendone gli ingressi impedendo loro di proseguire nell'illegale sostegno alla guerra e alle stragi e all'ecocidio in corso in Ucraina, impedendo loro di proseguire nella flagrante violazione della Costituzione della Repubblica italiana cui pure tutti i membri del governo hanno giurato fedelta'.
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Beninteso: occorre anche continuare a dire e a fare le tante cose buone che gia' si dicono e si fanno, ed occorre sostenere le molte iniziative di pace nuove o reiterate in corso e in programma da parte di soggetti diversi, quali che siano i loro limiti e le loro fragilita', a condizione che siano iniziative rigorosamente per la pace e rigorosamente democratiche sia nel merito che nel metodo, ovvero orientate a salvare tutte le vite e realizzate in forme rigorosamente nonviolente.
Ripetiamo ancora una volta che si deve continuare a soccorrere, accogliere, assistere tutte le vittime; che si deve continuare a recare aiuti umanitari a tutte le vittime; che si deve continuare a denunciare la criminale follia di chi la guerra ha scatenato; che si deve continuare a denunciare la criminale follia dei governi che, invece di adoperarsi per far cessare la guerra e le stragi e le devastazioni di cui essa consiste, alimentano l'una e quindi le altre; che si deve continuare a denunciare il pericolo estremo e immediato che la guerra divenga mondiale e nucleare e distrugga l'intera umana famiglia riducendo a un deserto l'intero mondo vivente; che si deve continuare a denunciare che la guerra sempre e solo uccide gli esseri umani; che si deve continuare ad esortare chi nella guerra e' attivamente coinvolto a cessare di uccidere, a deporre le armi, a disertare gli eserciti, a obiettare a comandi scellerati, a rifiutarsi di diventare un assassino; che si deve continuare a ricordare che salvare le vite e' il primo dovere di tutti gli esseri umani e di tutti gli umani istituti.
Ma se non si passa all'azione diretta nonviolenta tutte queste cose non riusciranno a fermare la guerra. Solo l'azione diretta nonviolenta puo' riuscire ad avviare dal basso l'agire necessario, le decisioni indispensabili: la cessazione delle uccisioni, la costruzione della pace, la solidarieta' che ogni essere umano riconosce e raggiunge e difende e sostiene e conforta, la condivisione fra tutte e tutti di tutto il bene e tutti i beni, il rispetto per ogni vita.
Occorre proporre, iniziare, praticare e poi generalizzare l'azione diretta nonviolenta: cominciando con la forza preziosa dei piccoli gruppi delle persone gia' persuase della nonviolenza - le persone che Gandhi chiamava "satyagrahi", le persone persuase della "forza della verita'" - e poi con la forza dell'esempio, della testimonianza che educa al bene, della lotta nonviolenta concreta e coerente, allargare progressivamente la mobilitazione fino allo sciopero generale contro la guerra, se sara' necessario arrivare fino allo sciopero generale per imporre allo stolto e criminale governo italiano di tornare a rispettare non solo l'articolo 11 della Costituzione repubblicana, ma il diritto alla vita di ogni essere umano.
Poi, naturalmente, anche tutto cio' potrebbe non bastare; ma occorre almeno averlo detto, occorre almeno averlo tentato.
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Le circostanze particolari in cui vivo da anni mi impediscono di essere io stesso ad organizzare le azioni dirette nonviolente che mi sembrano possibili e necessarie (e che ho sommariamente elencato sopra); l'ho fatto piu' volte in passato, ma ora mi e' obiettivamente impossibile, e non e' l'ultimo dei miei crucci.
Cosicche', non potendo fare qui e adesso di piu' e di meglio, almeno ho voluto dirle queste cose, sperando che qualcuno le ascolti. E sapendo che questo mio scritto che invita ad opporsi alla guerra, alle stragi e all'ecocidio di cui essa consiste, che invita a contrastare i mercanti di morte e la fabbrica degli omicidi, che invita a difendere il diritto alla vita di ogni vivente, ebbene, e' possibile che venga tacciato dal governo belligeno e golpista e dal solerte suo apparato propagandistico di "istigazione a delinquere", mentre a me sembra che sia piuttosto una esortazione a non delinquere, poiche' dal modesto mio punto di vista - ma anche dal punto di vista della Costituzione repubblicana - a delinquere e' piuttosto chi fa e sostiene la guerra, chi uccide, fa uccidere, fornisce gli strumenti per uccidere, coopera a uccidere e lascia uccidere gli esseri umani, chi devasta e distrugge parti sempre crescenti di quest'unico mondo vivente, di quest'unica casa comune dell'intera umana famiglia.
Dixi, sed non salvavi animam meam.
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Ogni vittima ha il volto di Abele.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe in corso.

2. REPETITA IUVANT. COSA POSSIAMO (E DOBBIAMO) REALMENTE FARE CONTRO LA GUERRA IN CORSO IN EUROPA?

Certo, continuare a soccorrere, accogliere, assistere tutte le vittime.
Certo, continuare a recare aiuti umanitari a tutte le vittime.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia di chi la guerra ha scatenato.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia dei governi che, invece di adoperarsi per far cessare la guerra e le stragi di cui essa consiste, alimentano l'una e quindi le altre.
Certo, continuare a denunciare il pericolo estremo e immediato che la guerra divenga mondiale e nucleare e distrugga l'intera umana famiglia riducendo a un deserto l'intero mondo vivente.
Certo, continuare a denunciare che la guerra sempre e solo uccide gli esseri umani,  sempre e solo uccide gli esseri umani,  sempre e solo uccide gli esseri umani.
Certo, continuare ad esortare chi nella guerra e' attivamente coinvolto a cessare di uccidere, a deporre le armi, a disertare gli eserciti, a obiettare a comandi scellerati, a rifiutarsi di diventare un assassino.
Certo, continuare a ricordare che salvare le vite e' il primo dovere di tutti gli esseri umani e di tutti gli umani istituti.
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Tutto cio' e' buono e giusto, ma non basta.
Occorre fare anche altre cose che solo noi qui in Europa occidentale possiamo e dobbiamo fare.
E le cose che possiamo e dobbiamo fare sono queste:
1. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale contrastare anche qui la macchina bellica, l'industria armiera, i mercanti di morte, la follia militarista, i governanti stragisti: paralizzare i poteri assassini occorre.
2. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di mettere il veto ad ogni iniziativa della Nato, l'organizzazione terrorista e stragista di cui i nostri paesi tragicamente fanno parte: paralizzare immediatamente i criminali della Nato occorre, e successivamente procedere allo scioglimento della scellerata organizzazione.
3. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di cessare di armare ed alimentare la guerra e sostenere invece l'impegno per l'immediato cessate il fuoco ed immediate trattative di pace.
4. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di restituire all'Onu la funzione e il potere di abolire il flagello della guerra.
5. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei la pace, il disarmo, la smilitarizzazione.
6. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica della sicurezza comune dell'umanita' intera fondata sulla Difesa popolare nonviolenta, sui Corpi civili di pace, sulle concrete pratiche che inverino l'affermazione del diritto alla vita, alla dignita' e alla solidarieta' di tutti i popoli e di tutte le persone.
7. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica comune di attiva difesa dell'intero mondo vivente prima che la catastrofe ambientale in corso sia irreversibile.
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E' questa la nostra opinione fin dall'inizio della tragedia in corso.
Ci sembra che senza queste azioni nonviolente la guerra, le stragi e le devastazioni non saranno fermate.
Troppi esseri umani sono gia' stati uccisi per la criminale follia dei governanti.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi per la salvezza comune dell'umanita' intera.
Sia massima universalmente condivisa la regola aurea che afferma: agisci nei confronti delle altre persone cosi' come vorresti che le altre persone agissero verso di te.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

3. L'ORA. BRUNA BIANCHI: ECOCIDIO IN UCRAINA
[Dal sito di "Comune-info" riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo del 5 giugno 2022]

"Vogliamo sapere quale paura e quale rabbia
possano essere soddisfatte dalla distruzione"
(Women's Pentagon Action, Dichiarazione unitaria, 1981)

Inquinamento di acque, suoli, aria. Fin dai primi giorni dell'invasione dell'Ucraina la guerra ha avuto un drammatico impatto sulla popolazione e si e' rivelata un incubo ecologico. Migliaia di ordigni esplosivi sono stati lanciati su citta', industrie, depositi di materiali tossici, boschi, zone protette e nei pressi delle centrali nucleari.
"Se si considera l'aumento delle emissioni dovute all'attivita' militare - ha detto Doug Weir, direttore di Ceobs (Conflict and Environment Observatory) -, la fuoriuscita di sostanze tossiche e le nubi causate dalla distruzione delle industrie e dei depositi di carburante, la contaminazione del suolo e delle acque con metalli pesanti e sostanze chimiche rilasciate dalle armi, la distruzione dei raccolti e della vita selvatica, l'impatto e' sbalorditivo".
In un paese altamente industrializzato e tra i piu' inquinati al mondo, e in particolare nel Donbass dove il conflitto che ha infuriato dal 2014 ha lasciato la regione sull'orlo della catastrofe ambientale - 530.000 ettari distrutti, di cui 150.000 di foreste - le conseguenze a lungo termine e permanenti saranno incalcolabili.
Secondo il ministero ucraino per l'ambiente e le risorse naturali, nel 2020 vi erano nel paese 23.727 aziende potenzialmente pericolose e 2987 depositi di pesticidi altamente tossici situati nelle vicinanze dei centri urbani.
Alle nubi nere che persistono per giorni causate dagli incendi degli apparati industriali si aggiungono costantemente enormi quantita' di particelle di cemento, vetro, amianto, diossina e altri componenti tossici rilasciati nell'atmosfera dai bombardamenti sulle citta'. Si aggiunga l'inquinamento del mare dovuto alle mine e allo sversamento di sostanze inquinanti che estendera' i suoi effetti mortali alle acque di mari lontani.
Nel complesso si calcola che decine di migliaia di chilometri quadrati del paese dovranno essere bonificati da mine, residui di esplosivi, rottami di migliaia di carri armati e la coltivazione dei suoli sara' a lungo impossibile. Lo ricorda l'esito della guerra russa in Cecenia dove meta' dei terreni "non offrono piu' le condizioni ambientali per la vita", intrisi come sono di 20.000 tonnellate di inquinanti.
Ma e' stato il rischio nucleare in seguito all'occupazione e al danneggiamento delle piu' grandi centrali d'Europa che, insieme alle minacce di ricorrere alle armi nucleari da parte del presidente Putin, hanno dato la dimensione della catastrofe umana ed ecologica che getta la sua ombra sul mondo. La reale entita' delle distruzioni non sara' conosciuta che dopo la cessazione delle ostilita', ma rispetto ad altri conflitti gli insulti all'ambiente naturale sono stati monitorati e accertati con maggiore prontezza e hanno ricevuto maggiore attenzione. A partire dalla fine di febbraio numerose istituzioni pubbliche e organizzazioni non governative compiono regolarmente accertamenti. Il ministero per la protezione ambientale e le risorse naturali dell'Ucraina fino ad ora ha pubblicato 12 rapporti e ha registrato 254 crimini contro l'ambiente. Coadiuva il ministero Ekodia, una ong ucraina impegnata nel contrasto al cambiamento climatico.
Tra le organizzazioni pacifiste e' stata l'olandese PaxforPeace, che gia' aveva monitorato i danni ambientali nel corso della guerra in Siria e in Iraq, a seguire la situazione per identificare i siti che presentano rischi a medio e lungo periodo attraverso i social e le immagini satellitari. Anche Ceobs, una organizzazione non-profit sorta in Inghilterra che compie studi sulle conseguenze ecologiche dei conflitti e avanza proposte per proteggere l'ambiente anche in tempo di guerra, gia' dopo le prime 48 ore di guerra aveva registrato le distruzioni e prospettato i rischi causati dal conflitto.
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La distruzione degli ecosistemi: foreste, steppe, zone umide
Se i danni ambientali che hanno ripercussioni dirette sulla vita umana hanno ricevuto una crescente attenzione, lo stesso non si puo' dire della distruzione degli ecosistemi, della perdita di biodiversita', del destino di molte specie di animali protette sospinte nella notte dell'estinzione e di quello degli animali selvatici in generale gia' drammatico a causa della crisi climatica e dalla continua deforestazione. Secondo l'ultimo rapporto del ministero ucraino per l'ambiente il 20 per cento delle zone protette ha subito danni gravissimi.
Molto e' stato scritto sugli animali domestici che hanno condiviso con la popolazione il trauma dell'esodo, si sono sperduti o sono stati abbandonati. Si e' parlato molto meno della sorte degli animali che vivono in condizioni di prigionia e sfruttamento nelle campagne e nelle citta' - circhi, zoo, parchi di divertimento - anch'essi colpiti dai bombardamenti, e ancor meno degli animali rinchiusi negli allevamenti intensivi, esposti a una morte piu' atroce di quella per cui sono stati fatti nascere. Solo le organizzazioni contro la crudelta' nei confronti degli animali, come World Animal Protection o le associazioni antispeciste, che considerano gli animali come individui e non solo astrattamente come "specie", hanno dato visibilita' alle loro sofferenze e alla morte di massa (leggi veganzetta.org e veganfta.com).
La guerra ha causato danni ingenti alle foreste, prima fra tutte la foresta di Irpin presso Kiev e Bucha, dove si sono svolti i combattimenti che hanno portato alla riconquista del territorio. "La violenza al paesaggio e' brutale e onnipresente: terra bruciata, sottobosco devastato dai missili, alberi spezzati e sradicati, attrezzature militari sparse ovunque". La foresta e' ora un cimitero di carri armati russi (fonte edition.cnn.com).
La guerra inoltre sta alterando gli habitat naturali e i corridoi migratori di numerose specie animali. Nel periodo piu' delicato dell'anno, "il rumore" della guerra e la devastazione degli habitat possono interrompere i cicli vitali di un gran numero di uccelli e mammiferi. L'Ucraina, infatti, ha ricordato Les Underhill, gia' direttore della Animal Demography Unity dell'Universita' di Cape Town, si trova al crocevia di importanti rotte migratorie di oltre 400 specie di uccelli provenienti dalle regioni del Paleartico occidentale e della zona afro-eurasiatica.
Decenni di impegno di conservazione delle zone umide uniche al mondo rischiano di essere spazzati via in poche settimane. E' il caso della Polesia, il "Serengeti europeo", una zona umida di 180.000 chilometri quadrati, uno scrigno della biodiversita' per la quale era stata avanzata la proposta di inclusione nell'Unesco World Heritage. Altre zone protette di grande rilievo sono quelle del Delta del Danubio e delle coste del Mar Nero-Azov, anch'esse devastate dal conflitto (fonte newscientist.com).
Sempre sulle coste del Mar Nero e su quelle di Turchia, Bulgaria e Romania si e' riscontrato "uno straordinario aumento" della mortalita' dei delfini dovuto con tutta probabilita' ai traumi acustici provocati dalle attivita' militari che hanno costretto gli animali a cambiare le loro rotte migratorie (fonte The guardian).
Se e' vero che la Russia porta la responsabilita' in grandissima parte dei danni ambientali, non bisogna dimenticare che anche l'esercito ucraino contribuisce al danneggiamento della natura e che i combattimenti che si svolgono sul territorio vedono impegnati entrambi gli eserciti nell'opera di distruzione. Lo ha ricordato recentemente Olena Kravcenko, direttrice esecutiva di Environment People Law, un centro di ricerca ambientale di Leopoli. Non solo le attivita' di conservazione sono cessate, ma le risorse naturali, come le foreste, sono sfruttate sempre piu' intensamente, impoverendo progressivamente il manto verde del paese e condannando a morte la fauna selvatica. "Si dice che l'abbattimento dei boschi avviene per i bisogni dell'esercito, ha dichiarato Kravchenko. Ma e' per i bisogni dell'esercito o a causa della corruzione che esiste nell'industria forestale? I danni all'ambiente vengono da entrambe le parti" (edition.cnn.com).
Oltre alle distruzioni causate dalle armi, la guerra uccide la natura in molti altri modi: aggravando la corruzione e le attivita' illegali di sfruttamento e commercializzazione di animali e risorse naturali, causando la sospensione del lavoro delle ong impegnate in progetti di protezione ambientale e l'abbandono dei progetti stessi da parte dei governi (ceobs.org).
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Clima
Ogni giorno che passa la possibilita' che l'Ucraina possa conservare parte del suo ambiente naturale intatto si restringe, cosi' come si restringe globalmente la possibilita' di passare a una economia non dipendente dai combustibili fossili. Com'e' noto, la guerra e' il fattore piu' importante dell'aggravamento del riscaldamento globale e porta ad un aumento esponenziale delle emissioni (ceobs.org). Anche in tempo di pace l'entita' delle emissioni delle attivita' militari e' enorme, molto spesso non rilevata o "nascosta" sotto altre attivita' (la voce aviazione militare scompare sotto quella generale di aviazione; l'industria militare sotto quella generica di attivita' industriali, le basi militari sotto quella di "edifici pubblici") e la valutazione del 6 per cento delle emissioni globali e' molto al di sotto della realta' (globalcitizen.org).
Secondo gli studi compiuti negli ultimi anni, le emissioni nel corso delle guerre hanno raggiunto picchi elevatissimi. Si calcola che gli Stati Uniti e i suoi alleati abbiano fatto esplodere oltre 337.000 bombe e missili in paesi extraeuropei negli ultimi venti anni. In un dettagliato rapporto del Watson Institute della Brown University si afferma che la guerra al terrorismo ha causato il rilascio di 1,2 miliardi di metri cubi di gas climalteranti nell'atmosfera (pdf).
Oltre ai danni diretti, la guerra in corso impedisce o ritarda gli impegni presi sulla riduzione dell'uso dei combustibili fossili.
Nel novembre 2021 la Russia si e' dotata di uno strumento legislativo che prevedeva l'azzeramento delle emissioni entro il 2060. Benche' il presidente della commissione parlamentare per l'ecologia Fetisov abbia affermato che la Russia rispettera' gli accordi di Parigi, da piu' parti si stanno moltiplicando le pressioni affinche' si abbandoni quell'impegno e le compagnie energetiche continuano a chiedere un allentamento dei limiti alle emissioni e la cessazione delle verifiche (theconversation.com).
Le sanzioni, inoltre, hanno interrotto la cooperazione internazionale con gli scienziati russi impegnati negli studi sul clima e nella messa a punto di misure per la decarbonizzazione ed e' stato impedito loro l'accesso alle banche dati sul clima.
Infine, c'e' da temere che la guerra, rafforzando il militarismo e la sua logica, rafforzi anche la tesi che il cambiamento climatico sia una causa di instabilita' e che richieda una soluzione militare, in primo luogo attraverso l'incremento di risorse e di armamenti (globalcitizen.org).
Com'e' noto, il riscaldamento globale inasprisce la competizione per le risorse. A parere di Svetlana Krakovska, la climatologa ucraina a capo della delegazione dei ricercatori ucraini dell'Ipcc, tra le cause della guerra non bisogna dimenticare la questione della scarsita' di acqua in Crimea (climatechangenews.com). Prima dell'annessione nella penisola l'85 per cento dell'acqua potabile giungeva dal fiume Dnepr attraverso il canale settentrionale della Crimea, ma dal 2014 l'Ucraina ha interrotto questo approvvigionamento e la crisi idrica nella penisola si e' andata progressivamente acuendo. Il timore che un disastro ecologico, umano e sanitario dovuto alla scarsita' di acqua potesse aumentare le pressioni per la restituzione della Crimea, gia' nel 2020 aveva fatto prevedere un'aggressione russa dell'Ucraina per il controllo delle risorse idriche (euromaidanpress.com). Da qualche tempo, tuttavia, una grave siccita' ha colpito anche l'Ucraina, mentre le sue acque giorno dopo giorno vengono inquinate dalle attivita' militari.
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L'imputabilita' penale
"La Russia paghera' per questi crimini - ha detto Evgenia Zasiadko, la studiosa che dirige la sezione di Ekodia dedicata al clima -, non solo per le persone che sono state uccise o in qualche modo colpite, non solo per le infrastrutture e le citta', ma anche per i danni all'ambiente" (globalcitizen.org). L'Ucraina - ha presagito il ministro della Protezione ambientale Ruslan Strelets - potrebbe diventare il primo paese al mondo a ricevere risarcimenti per crimini di ecocidio.
Fin dai primi giorni di marzo l'ufficio del procuratore generale ucraino ha definito le occupazioni delle centrali nucleari un atto di terrorismo e un "mandato di ecocidio"; il termine ecocidio e' stato usato anche per descrivere i bombardamenti russi dei centri di ricerca di Kiev in cui e' conservato materiale nucleare (science.thewire.in).
L'Ucraina e' tra i pochi paesi (insieme alla Russia) che contemplano nel proprio codice penale il crimine di ecocidio inteso come "distruzione di massa di flora e fauna, avvelenamento di aria e acque e altre azioni che possono causare un disastro ambientale".
A livello internazionale invece, mancano strumenti adeguati. Infatti, la gravita' dei danni causati dalla guerra ha messo in luce anche la fragilita' degli strumenti giuridici a protezione dell'ambiente. Dal punto di vista giuridico le difficolta' di vedere riconosciuti i crimini di ecocidio e' stata messa in luce recentemente da Rachel Killean, giurista della Queen's University di Belfast (ceobs.org).
L'ufficio del procuratore della Corte penale internazionale, scrive Killean, ha annunciato che avrebbe aperto un'indagine sui crimini commessi in Ucraina, ma l'esito e' quanto mai incerto. In base allo Statuto di Roma della Corte penale internazionale (1998), articolo 8(2), la Corte ha competenza su atti quali: "deliberati attacchi nella consapevolezza che gli stessi avranno come conseguenza la perdita di vite umane tra la popolazione civile, e lesioni a civili o danni a proprieta' civili ovvero danni diffusi, duraturi e gravi all'ambiente naturale che siano manifestamente eccessivi rispetto all'insieme dei concreti e diretti vantaggi militari previsti" (pdf). L'imputabilita' si basa dunque, continua Killean, su un punto di vista soggettivo militare e riconosce il principio della necessita' militare e quello della proporzionalita' della violenza rispetto all'obbiettivo. Il riconoscimento dei crimini di ecocidio potrebbe avvenire collegandoli ai crimini di guerra e contro l'umanita' commessi contro i civili. Le norme a protezione dei civili, infatti, proteggono anche l'ambiente da cui le popolazioni dipendono. In prospettiva, conclude la giurista, la soluzione piu' opportuna sarebbe quella di includere nello statuto della Corte penale internazionale il crimine di ecocidio, cosi' come gia' include il crimine di genocidio. E' questo lo scopo della campagna Stop Ecocide.
Ma e' certo che nessuna forma di riparazione potra' porre rimedio alle estinzioni delle forme di vita e ai danni degli ecosistemi che, una volta distrutti, non ritorneranno mai piu' al loro stato originario. L'erba e gli alberi potranno forse ricrescere, ma i livelli di inquinamento saranno permanenti e non solo in Ucraina; le sostanze tossiche rilasciate nell'aria, inevitabilmente ricadranno con la pioggia sui suoli e nei fiumi con tutto il loro potenziale di morte e malattie, e i bambini saranno le prime vittime. Come ha dichiarato in piu' occasioni Doug Weir, i rimedi che si posso portare alla distruzione ambientale sono molto costosi, difficili dal punto di vista tecnico e, come si e' visto nel caso di altri conflitti, non sono stati messi in atto (leggi euronews.com e abcnews.go.com).
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La protezione dell'ambiente in relazione ai conflitti armati
Da circa un decennio la Commissione di diritto internazionale delle Nazioni Unite, nel tentativo di includere nella normativa il concetto di protezione dell'ambiente prima, durante e dopo i conflitti e di estenderlo all'"ambiente delle popolazioni indigene", ha elaborato una serie di linee guida articolate in 28 punti (progetto Perac, Protection of Environment in relation to Armed Conflicts) che, sebbene introduca il principio nuovo della protezione, non si discosta da quello della proporzionalita' della violenza in base alle necessita' militari. "La proibizione di saccheggio o di attacco di una parte di un ambiente naturale", si legge al principio 13(3) del progetto, si applica solo nel caso in cui quell'ambiente non sia diventato un obiettivo militare (ceobs.org).
In autunno 2022 il progetto dovrebbe essere portato all'assemblea generale dell'Onu. Si legge nel rapporto che sintetizza le posizioni dei vari stati sulle linee guida. Il processo Perac ha preso avvio dalla consapevolezza che il solo diritto internazionale umanitario non era in grado di garantire sufficiente protezione all'ambiente e perche' altri corpi di legge, come i diritti umani e il diritto internazionale dell'ambiente, potevano essere applicati per l'intero ciclo temporale dei conflitti e pertanto potevano colmare i vuoti della protezione (ceobs.org)
E tuttavia molte sono state le obiezioni da parte di alcuni stati; anche la formulazione del punto 13, "l'ambiente naturale sara' rispettato e protetto in accordo con il diritto internazionale applicabile e in particolare con le leggi di guerra", ha suscitato resistenze. La proibizione di rappresaglie sull'ambiente o sui civili e' un altro principio (16) che ha sollevato l'opposizione da parte delle potenze nucleari, tanto che, hanno scritto Karen Hulme e Doug Weir nel 2021, e' stato incluso solo nelle raccomandazioni finali (1). Francia, Regno Unito, e particolare gli Stati Uniti, stati che si sono tenacemente opposti all'applicazione dei principi del diritto internazionale umanitario all'ambiente, hanno invocato la necessita' di essere libere di prendere misure coercitive, ovvero, come ha affermato Doug Weir, "di usare le armi atomiche" (science.thewire.in).
Il nucleare si rivela dunque sempre cruciale nella strategia delle maggiori potenze e la volonta' di considerare l'ambiente un legittimo bersaglio e' costantemente ribadita.
Eppure, molti altri stati, cosi' come molte organizzazioni internazionali e della societa' civile in vari paesi stanno spingendo verso un'altra direzione, verso la protezione dei civili e la prevenzione della distruzione ecologica. Lo ha ricordato Ray Acheson con riferimento al progetto di Humanitarian Disarmament, attualmente impegnato nella proibizione delle armi esplosive (humanitariandisarmament.org).
Oltre alla proibizione delle mine antiuomo, delle munizioni a grappolo, delle armi nucleari e l'impegno incessante per prevenire le armi autonome, il lavoro per porre fine alla violenza delle armi esplosive e' parte di un progetto piu' ampio di "Humanitarian Disarmament". Collettivamente questi sforzi contribuiscono a gettare le basi per ridurre la produzione e il commercio internazionale delle armi e i profitti di guerra. La riduzione delle spese militari, la deviazione dei fondi verso i bisogni sociali e quelli del pianeta, e una inversione delle relazioni internazionali dalla guerra alla diplomazia, la solidarieta' e la cura e' l'imperativo per la nostra sopravvivenza (wilpf.org).

4. INIZIATIVE. AMNESTY INTERNATIONAL: URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
[Dal sito www.amnesty.org riprendiamo e diffondiamo questo appello del 3 aprile 2023]

3 April 2023
URGENT ACTION
URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
Native American activist Leonard Peltier has been imprisoned in the USA for over 46 years, some of which was spent in solitary confinement, serving two life sentences for murder despite concerns over the fairness of his trial. He has always maintained his innocence. Now 78 years old, he contracted COVID-19 in 2022 and suffers from several chronic health ailments, including one that is potentially fatal. Not eligible for parole again until 2024, his lawyers submitted a new petition for clemency in 2021. President Biden must grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
TAKE ACTION: WRITE AN APPEAL IN YOUR OWN WORDS OR USE THIS MODEL LETTER
President Joseph Biden
The White House
1600 Pennsylvania Ave NW
Washington, DC 20500
USA
White House Comment line: (202) 456-1111
Webform*: https://www.whitehouse.gov/contact/
* A US-based address is needed for the White House webform.
International action takers, please use AI USA's address when filling out:
Amnesty International USA
311 West 43rd St. 7th Floor,
New York, NY 10036 USA
Dear President Biden,
Leonard Peltier is a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. In 1975, during a confrontation involving AIM members, two FBI agents were killed. Leonard Peltier was convicted of their murders but has always denied killing the agents.
There are serious concerns about the fairness of proceedings leading to his trial and conviction, including for example the prosecution's withholding of evidence that might have assisted Leonard Peltier's defence.
In light of these concerns, the former US Attorney who supervised the prosecution team post-trial, James Reynolds, has since called for clemency.
Leonard Peltier is now 78 years old, has spent more than 46 years in US prisons, and has been repeatedly denied parole. There are serious concerns about Leonard Peltier's deteriorating health, including potential re-exposure to COVID-19. His lawyers submitted a new petition for clemency in 2021.
I urge you to grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
Yours sincerely,
*
ADDITIONAL INFORMATION
Leonard Peltier, an Anishinaabe-Lakota Native American, was a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. On 26 June 1975, during a confrontation involving AIM members on the Pine Ridge Indian reservation in South Dakota, FBI agents Ronald Williams and Jack Coler were shot dead. Leonard Peltier was convicted of their murders in 1977 and sentenced to two consecutive life sentences. Leonard Peltier has always denied killing the agents.
A key alleged eyewitness to the shootings was Myrtle Poor Bear, a Lakota Native woman who lived at Pine Ridge. Based on her statement that she saw Leonard Peltier kill both FBI agents, Leonard Peltier was extradited from Canada, where he had fled following the shootings. However, Myrtle Poor Bear later retracted her testimony. Although not called as a prosecution witness at trial, the trial judge refused to allow Leonard Peltier's attorneys to call Myrtle Poor Bear as a defense witness on the grounds that her testimony "could be highly prejudicial to the government". In 2000, Myrtle Poor Bear issued a public statement to say that her original testimony was a result of months of threats and harassment from FBI agents.
In 1980 documents were released to Leonard Peltier's lawyers as a result of a lawsuit under the Freedom of Information Act. The documents contained ballistics evidence which might have assisted Leonard Peltier's case, but which had been withheld by the prosecution at trial. However, in 1986, the U.S. Court of Appeal for the Eighth Circuit denied Leonard Peltier a retrial, stating that: "We recognize that there is some evidence in this record of improper conduct on the part of some FBI agents, but we are reluctant to impute even further improprieties to them."
The U.S. Parole Commission has always denied parole to Leonard Peltier on the grounds that he did not accept criminal responsibility for the murders of the two FBI agents. This is even though, after one such hearing, the Commission acknowledged that, "the prosecution has conceded the lack of any direct evidence that you personally participated in the executions of two FBI agents". Leonard Peltier would not be eligible for another parole hearing until 2024. Furthermore, James H. Reynolds, the US Attorney whose office handled the criminal case prosecution and appeal of Leonard Peltier, wrote that he supported clemency "in the best interest of Justice in considering the totality of all matters involved."
Leonard Peltier suffers from a variety of ailments, including kidney disease, Type 2 diabetes, high blood pressure, a heart condition, a degenerative joint disease, and constant shortness of breath and dizziness. A stroke in 1986 left him virtually blind in one eye. In January 2016, doctors diagnosed him with a life-threatening condition: a large and potentially fatal abdominal aortic aneurysm that could rupture at any time and would result in his death. He currently uses a walker due to limited mobility and contracted COVID-19 in 2022. He continues to be at risk of re-infection while in detention.
In 2015, several Nobel Peace Prize winners—including Archbishop Desmond Tutu—called for Leonard Peltier's release. The Standing Rock Sioux Tribe and the National Congress of American Indians have also called for his release. Leonard Peltier's attorney applied for clemency to President Biden in July 2021. President Biden committed to granting clemency on a rolling basis during his administration.
However, as of February 2023, no decision has been made on his application. He has previously sought clemency, most recently from President Obama in 2016, but his petition has been denied each time.
Due to the numerous issues at trial, the exhaustion of all his legal avenues for appeal, the amount of time he has already served, his continued maintenance of innocence along with his chronic health issues, Amnesty International supports calls for clemency for Leonard Peltier.
PREFERRED LANGUAGE TO ADDRESS TARGET: English
You can also write in your own language.
PLEASE TAKE ACTION AS SOON AS POSSIBLE UNTIL: 29 May 2023
Please check with the Amnesty office in your country if you wish to send appeals after the deadline.
NAME AND PRONOUN: Leonard Peltier - He/Him
LINK TO PREVIOUS UA: https://www.amnesty.org/en/documents/amr51/5208/2022/en/

5. INIZIATIVE. IL 21 MAGGIO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI PER LA PACE

Domenica 21 maggio 2023 si svolgera' la marcia Perugia-Assisi per la pace.
Per informazioni e adesioni: www.perugiassisi.org


6. REPETITA IUVANT. SCRIVIAMO ALL'AMBASCIATA DELL'IRAN IN ITALIA PER CHIEDERE CHE CESSINO PERSECUZIONI ED UCCISIONI

Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo di scrivere all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere al governo di quel paese che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
Gli indirizzi di posta elettronica cui inviare le lettere sono i seguenti: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir
*
Vi proponiamo un possibile testo essenziale:
Egregio ambasciatore,
le chiediamo di trasmettere al governo del suo Paese questa nostra richiesta che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
E' dovere di ogni persona, di ogni societa', di ogni ordinamento giuridico rispettare la vita, la dignita' e i diritti di tutte le donne e di tutti gli uomini.
Tutti gli esseri umani sono eguali in dignita' e diritti, tutti gli esseri umani hanno diritto alla vita e alla liberta'.
Siamo solidali con le donne iraniane - e con gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Distinti saluti,
Nome e cognome, luogo e data, recapito di chi scrive.
*
Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo anche di far circolare questa proposta.
Adoperiamoci affinche' tante persone, tante associazioni, tante istituzioni di tutto il mondo chiedano al governo iraniano che cessino persecuzioni e uccisioni.
Sosteniamo le donne iraniane - e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Grazie di cuore per quanto vorrete fare.

7. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE

Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it

8. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI

Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com

9. REPETITA IUVANT. TRE TESI

La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

10. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 134 del 14 maggio 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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