[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 132



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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 132 del 12 maggio 2023

In questo numero:
1. Bruna Bianchi: Ho paura, ma non taccio
2. Quid agendum hic et nunc: opporsi alla guerra (e alle stragi e all'ecocidio di cui consiste) con l'azione diretta nonviolenta. Un appello a chi ha orecchie per intendere
3. Cosa possiamo (e dobbiamo) realmente fare contro la guerra in corso in Europa?
4. Amnesty International: Urge clemency for native american activist
5. Alcuni riferimenti utili
6. Ripetiamo ancora una volta...

1. L'ORA. BRUNA BIANCHI: HO PAURA, MA NON TACCIO
[Dal sito di "Comune-info" riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo del 29 giugno 2022]

Finestre, balconi, abiti e zaini, vie principali delle citta', stazioni della metropolitana, teatri, palazzi governativi, monumenti sono i luoghi nei quali continuano improvvisamente ad apparire cartelli e striscioni spesso con messaggi in codice, si svolgono azioni di protesta, vengono strappate o danneggiate le lettere Z, appaiono richiami a libri come 1984, ormai introvabile nelle librerie, di George Orwell. Come nei mesi precedenti, le proteste femminili, individuali e di gruppo, si rivelano le piu' creative e coordinate. Naturalmente le repressione nei confronti di chi protesta contro la guerra cresce. "Ho paura, ma non taccio" ha scritto Yulia sul cartello che teneva tra le mani a San Pietroburgo il 12 giugno. Un resoconto di quanto accaduto negli ultimi due mesi in Russia.
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Mentre decine di migliaia di uomini fuggono dalla Russia per non partecipare a una guerra atroce, le proteste all'interno del paese continuano. Secondo gli ultimi dati (No to War. How Russian Authorities are Suppressing Anti-War Protests) (1), dall'inizio del conflitto al 13 aprile i casi di arresto in base al decreto che punisce il "discredito" alle forze armate sono stati almeno 993 in 78 regioni. Sfuggono ai provvedimenti repressivi molti autori di graffiti o installazioni in vari edifici e luoghi cittadini e coloro che hanno messo in circolazione monete e banconote con messaggi contro la guerra (2).
I provvedimenti adottati o entrati in vigore ad aprile hanno inasprito le pratiche repressive, i controlli, aumentato gli importi delle multe e allungato l'elenco dei reati. Ne rende conto il rapporto aggiornato di OVD-info No to War (cit.). Continuano, infatti, le chiusure dei siti internet per qualsiasi vago accenno alla guerra, le minacce e gli arresti di giornalisti e giornaliste, le pressioni per il licenziamento di attivisti e i loro amici e congiunti, la persecuzione dei collaboratori di Naval'nyj, mentre multe elevatissime colpiscono periodici, tra cui il giornale indipendente Vecherniye Vedomosti, e radio per costringere alla bancarotta e sono state inflitte le prime confische dei beni a chi e' stato accusato di diffusione di false notizie (almeno quattro di questi casi sono venuti a conoscenza dell'organizzazione per i diritti umani Agora, resoconto 4-10 giugno).
Contemporaneamente, si spinge la popolazione a rendere esplicito il proprio sostegno alla guerra apponendo una Z sui social o sulle auto. Nella societa' civile non vi deve essere piu' alcuno spazio per i dubbi o il tacito dissenso; se non si e' a favore del conflitto si e' contro il conflitto, il governo, lo stato, l'esercito, e pertanto si e' sempre perseguibili.
E' sempre piu' difficile, infatti, evitare il proibito; qualsiasi accenno alla pace, anche nelle conversazioni private, puo' essere sanzionato. Valga per tutti l'esempio della frase citata nei social "siamo amici" pronunciata da uno dei personaggi del cartone animato per bambini "Il gatto Leopoldo". Citarla e' considerato un atto di "discredito".
Mentre la repressione si inasprisce, i caratteri della protesta stanno in parte cambiando.
Nelle pagine che seguono - sulla base delle segnalazioni quotidiane a OVD in lingua russa -, e ai resoconti settimanali delle cause penali e civili in inglese (Russian Protest against the War with Ukraine. A Chronicle of Events, 15 aprile  - 11 giugno), tracciano un breve quadro delle proteste degli ultimi due mesi.
Letti uno dopo l'altro questi resoconti si fondono in un unico alto grido contro la guerra. Accanto a queste manifestazioni di protesta sui social e per le strade, oggi si possono leggere anche gli scritti di poeti e poetesse, scrittori e scrittici russi-e nella raccolta di testi a cura di Mario Caramitti e Massimo Maurizio, ***/*****. Voci russe contro la guerra, Universita' degli studi di Torino, 2022, liberamente scaricabile su collane.unito.it
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Attori, luoghi, simboli e messaggi in codice
Non sempre resoconti e segnalazioni riportano l'eta' e la condizione sociale degli arrestati, ma le immagini suggeriscono che appartengono a ogni classe di eta' - con una prevalenza di giovani, uomini e donne, spesso con bambini - e a ogni ceto sociale. Sono incappati nelle maglie della repressione giornalisti-e, artisti-e, studenti e studentesse, attivisti-e dei diritti umani, di organizzazioni giovanili e vegane, come il giovane che appare in una fotografia con il cartello "Vegan contro la guerra. Finisca questa follia".
Hanno manifestato la loro opposizione alla guerra anche due suore, un prete, un ex poliziotto e un candidato alle elezioni per il partito comunista.
Come nei mesi precedenti, finestre, balconi, abiti e zaini, vie principali delle citta', stazioni della metropolitana, teatri, palazzi governativi, monumenti e altri spazi simbolici sono stati i luoghi in cui sono apparsi cartelli e striscioni, si sono svolte le performance di protesta, sono state strappate o danneggiate le lettere Z, sono stati tracciati graffiti, intonate canzoni in ucraino - talvolta prendendo a prestito il microfono da un musicista di strada - e sono stati distribuiti distintivi con la scritta "No alla guerra" o "La Russia sara' libera".
La bandiera a strisce bianca-blu-bianca, al posto di quella russa bianca-blu-rossa, e' diventata il simbolo del movimento contro la guerra e ha fatto da sfondo a scritte e slogan.
Tra coloro che hanno messo in atto le proteste c'e' chi si e' fatto arrestare piu' volte.
Sempre piu' numerosi i casi in cui i manifestanti hanno tenuto tra le mani un foglio bianco con 8 asterischi *** *****, quante sono le lettere di "No alla guerra".
Evitare di scrivere qualsiasi parola sui cartelli e striscioni ha avuto lo scopo di evitare l'arresto oltre a quello di deridere. In un primo momento, infatti, gli agenti accorsi sul luogo della protesta, restavano perplessi, si consultavano sull'esistenza degli estremi per una sanzione, ma la repressione in Russia evolve rapidamente, spostando sempre in avanti i limiti del proibito e gli attori di queste forme di protesta sono stati comunque arrestati.
In un mondo in cui non si possono mai prevedere i motivi di un'accusa, i messaggi stanno diventando non solo indiretti, ma espressi in un linguaggio in codice. Per aggirare i controlli sempre piu' stringenti sui social, quando si vuole annunciare un'azione in cui si prevede di essere arrestati si usa la frase "vado a fare un passeggiata con il passaporto".
Anche gli autori dei graffiti evitano messaggi espliciti. Il significato di queste opere non e' stato ancora "decodificato" dalle autorita', non e' stato discusso nelle aule dei tribunali e pertanto non appaiono nelle segnalazioni quotidiane di OVD. "Sono messaggi meno universali, occorre avere una certa cultura per comprenderli", ha detto in una intervista del 15 aprile Alexandra Arkhipova, la studiosa del Wilson Center che sta conducendo una ricerca sulla protesta in Russia.
Ne sono un esempio i graffiti che ritraggono le ballerine del lago dei cigni di Cajkovskij. Quando Leonid Brezhnev mori', spiega Arkhipova, la televisione di stato non ne diede subito l'annuncio in attesa di trovare un accordo sul successore e trasmise in continuazione Il lago dei cigni. Le ballerine, dunque, comunicano l'auspicio che la situazione politica possa mutare radicalmente in seguito alla morte di Putin. Lo stesso auspicio e' espresso dalla frase: "Brindiamo alla sciarpa e alla tabacchiera" che si riferisce all'assassinio dello zar Paolo I, strangolato con una sciarpa e finito da un colpo alla testa con una tabacchiera.
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"Quando la verita' e' vietata, e' cento volte piu' necessaria"
Di fronte alla volonta' di mettere a tacere ogni voce di dissenso, non stupisce che molti episodi di protesta vertano sulla liberta' di parola.
"Ho paura, ma non taccio" ha scritto Yulia sul cartello che teneva tra le mani a San Pietroburgo il 12 giugno.
"Ho il diritto di parlare" e' quanto si legge sul cartello di un giovane uomo che il 26 maggio si e' recato sulla Piazza Rossa, portando con se' il figlio in passeggino.
Per denunciare la censura, alcuni post sui social hanno raffigurato una Z apposta su una bocca cucita.
A Ekaterinburg il 4 maggio Nadezda Sayfutdinova con ago e filo la bocca se l'e' cucita davvero e per questo ha rischiato l'internamento in ospedale psichiatrico. Sul poster che teneva tra le mani era scritto:
“Tacere! Non si puo'! Non si puo' tacere!
La guerra non e' pace!
La liberta' non e' schiavitu'!
L'ignoranza non e' forza!".
Eccola li' la vostra ideologia (3).
Il simbolo dell'operazione speciale, la Z, e' stata al centro di molte azioni di protesta; il simbolo e' stato di volta in volta rimosso, strappato, bruciato, coperto di vernice rossa, oggetto di sputi e altre manomissioni, come quella di disegnarle accanto "un calcio dimostrativo", come e' accaduto a Ceboksary.
"Togliete quella Z, e' il simbolo dell'omicidio. Non c'e' niente di che essere orgogliosi, e' una vergogna!" si poteva leggere il 12 giugno, la giornata della Federazione russa, sul pezzo di carta esibito da un manifestante di fronte al Teatro di Mosca.
Un caso che ha fatto sensazione e' quello di Natalia Filonova, giornalista di Ulan-Ude, citta' della Siberia orientale, arrestata il 26 aprile per aver chiesto all'autista di un autobus di rimuovere la Z. L'uomo, al contrario, ha fatto scendere tutti i passeggeri e ha portato con la forza Natalia al posto di polizia.
Gli studenti dell'Universita' di Ekaterinburg, invece, hanno deciso una raccolta di firme per ottenere la rimozione della Z dalla facciata dell'Universita'. Dal 19 aprile alla fine del mese le persone che hanno firmato sono state 570, 300 delle quali studenti e studentesse.
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"E il Signore disse: 'cosa hai fatto?'"
Piu' la guerra si prolunga e piu' numerosi sono i cartelli che gridano il numero dei morti, in particolare di civili e bambini. Il 26 maggio e' stata arrestata a Soci Anna Goretskaya che nei pressi del partito nazionalista e conservatore "Russia unita" aveva esposto il cartello: "Mariupol e' completamente distrutta. In termini numerici, era uguale a Soci".
A Ekaterinburg Ivan Ljubimov ha esposto un manifesto di denuncia della violenza all'infanzia; il disegno raffigurava una bambina sul punto di essere colpita dallo scarpone di un soldato. Ha scritto Ivan: "Il male non riuscira' a trionfare. Genesi 4.11. E il Signore disse: "Cosa hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dalla terra". "Vergogna ai criminali di guerra. Bisogna perseguire i saccheggiatori, gli stupratori e gli infanticidi".
Nella stessa citta' il 23 giugno un manifestante ha voluto porre sotto agli occhi dei concittadini la realta' della guerra occultata nella comunicazione pubblica: "Dal 24 febbraio in Ucraina sono morti o sono stati feriti 10.308 abitanti".
L'orrore per i crimini contro i civili ha indotto anche un prete di San Pietroburgo a diffondere un video in cui affermava che i soldati russi morti in Ucraina non sarebbero "andati in Paradiso". Il religioso e' stato arrestato per aver screditato l'esercito; due icone, un crocifisso di legno e una tonaca gli sono stati sequestrati. Con la stessa accusa un cittadino sordomuto di Tambov e' stato multato di un importo pari a oltre 500 euro per un post che raffigurava una donna in costume tradizionale ucraino nell'atto di sferzare un soldato russo. Sotto all'immagine la scritta: "Quando batto un soldato russo con un ramo di salice, e' un gran giorno".
Una multa pari a 3.500 euro e' stata inflitta a una giornalista di Ekaterinburg per i suoi post contro Putin, sulle stragi di Bucha e Mariupol e per aver scritto: "E' strano: i russi non credono alle statistiche di mortalita' per Covid, ma per qualche ragione credono in una guerra che non fa vittime, ne' tra i russi, ne' tra i civili".
La drammatica realta' delle distruzioni in Ucraina e' stata messa in evidenza da Valeri Myazdrikov il 22 maggio a Mosca. Questo il suo commento: "Occupanti, predoni e assassini di Putin, andate via dall'Ucraina! La Crimea e' anche Ucraina! Liberta' per i prigionieri politici!".
La sofferenza delle madri ucraine e' stata rappresentata in un'opera di grandi dimensioni dell'artista Yelena Osipova esposta in una via di San Pietroburgo il primo maggio e accompagnata dalla scritta:
"Primo maggio: Solidarieta' internazionale (in alto)
No alla guerra, no alla guerra (ai lati)
XXI secolo! (al centro)
La morte dell'umanita' e' la conseguenza della guerra" (in basso).
Una settimana dopo, il 9 maggio, giornata della vittoria, l'anziana artista e' stata fermata sulla soglia di casa per impedirle di manifestare contro la guerra. Non sappiamo quale opera Yelena Osipova intendeva portare con se', ma, a proposito degli eroi, il 27 febbraio in uno dei suoi dipinti aveva rappresentato un soldato bendato a cui la madre strappava l'arma dicendo: "Non combattere questa guerra, figlio" e l'artista aveva aggiunto le parole: "Soldato, getta il fucile. Questo e' cio' che fa di te un eroe".
Nelle segnalazioni di OVD troviamo solo un esempio di rifiuto del servizio militare, ma significativo per gli echi di un'altra terribile guerra nelle sue dichiarazioni. Saveli, un giovane di Stavropol', nella Russia meridionale, all'inizio di aprile aveva chiesto l'esenzione e avanzato richiesta di servizio alternativo. Convocato all'ufficio di reclutamento e invitato a esporre le sue ragioni, cosi' ha riassunto la sua risposta: "Ho spiegato la mia convinzione che la vita umana abbia un immenso valore. Ho anche raccontato che mia madre aveva fatto l'esperienza della guerra a Groznyj, che era stata sotto i colpi dell'artiglieria per un mese e che miracolosamente si e' salvata, che mi diede alla luce quando era gia' avanti negli anni e che io non voglio mettere a rischio la mia vita". Tratto in arresto, di lui non abbiamo trovato altre notizie.
A commento del reclutamento e della sua ideologia omicida, a San Pietroburgo ha scritto il 16 giugno sul suo poster Aleksej Dudinsky:
"Forse che augurare ai nostri ragazzi di tornare vivi dalle loro madri e mogli significa screditarli?
E mandarli sotto le pallottole e i proiettili significa sostenerli?
Russia sei sana di mente?
Fermate la guerra!"
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"Uccidete tutte le guerre, maledite tutte le guerre"
Tra coloro che hanno protestato c'e' chi ha voluto comunicare il suo messaggio con le parole di grandi poeti e scrittori per affermare verita' universali, richiamarsi alle tradizioni culturali russe e in particolare alle parole di Tolstoj. Il 23 giugno a Ekaterinburg, un uomo e' stato arrestato per aver riprodotto nel suo poster una poesia di John Donne (1572-1631), Meditazione XVII:
"Nessun uomo e' un'isola, completo in se' stesso; ogni uomo e' un pezzo del continente, una parte del tutto. Se anche solo una zolla venisse lavata via dal mare, l'Europa ne sarebbe diminuita, come se le mancasse un promontorio, come se venisse a mancare una dimora di amici tuoi, o la tua stessa casa. La morte di qualsiasi uomo mi sminuisce, perche' io sono parte dell'umanita'. E dunque non chiedere mai per chi suona la campana: suona per te" (1).
A Pskov Ivan Kulesh e' stato arrestato il 21 giugno per un post con una lunga citazione di Tolstoj tratta dallo scritto Ricredetevi! (1904) contro la guerra russo-giapponese:
"E centinaia, migliaia di uomini in uniforme e con diversi strumenti di morte - la carne da cannone - storditi dalle preghiere, i sermoni, gli appelli, le processioni, le immagini, i giornali, con l'angoscia nel cuore, in un coraggio apparente, lasciano parenti, mogli, figli e vanno la' dove, arrischiando la loro vita, commettono l'atto piu' terribile: la strage di uomini che non conoscono e che non hanno fatto loro alcun male" (2).
Alexander Kapustin a Krasnoyarsk il 28 maggio ha voluto sferzare gli apatici con una citazione di Albert Einstein:
"Il mondo sara' distrutto non da coloro che fanno il Male, ma da coloro che lo guardano senza fare nulla".
Ma il libro che e' diventato il simbolo della protesta e' 1984 di George Orwell. L'opera, che e' andata a ruba in pochi giorni, rivela ai lettori della Russia di oggi le analogie tra la visione distopica del romanzo con la realta' del regime putiniano. Portare il libro con se' e' diventato un segnale di riconoscimento. Cosi' il 31 maggio il giovane Aleksej Zorin si e' recato davanti alla Duma con un cartello in cui aveva scritto "1984 - Possiamo replicare".
Il giorno successivo, a San Pietroburgo, Oleg Klimenchuk ha citato la poesia di Robert Rozdestvenskij, Requiem, dedicata ai soldati russi morti nella Seconda guerra mondiale e che termina con le parole: "uccidete tutte le guerre, maledite tutte le guerre". Per questo Oleg e' stato aggredito non lontano dalla sua abitazione.
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"Mio nonno non ha combattuto per un futuro del genere"
Il 9 maggio, giornata della vittoria, si sono svolte le proteste piu' numerose e di aperta e dura condanna della guerra. In quel giorno sono state arrestate 125 persone; almeno 50 attivisti e attiviste, note per aver partecipato a precedenti manifestazioni di protesta, sono state quelle fermate nelle stazioni delle metropolitane, individuate attraverso il riconoscimento facciale. Un numero imprecisato di persone sono state intimidite da minacce e insulti affissi alle porte delle loro abitazioni da parte di volonterosi collaboratori del regime.
A Mosca, ma anche in altre citta', su molti cartelli e striscioni spiccavano le fotografie di coloro che avevano combattuto nella guerra di liberazione in divisa militare e medaglie sul petto. Le reggevano tra le mani i nipoti.
"Ha combattuto per la pace!", ha scritto Ekaterina Voronina, "Non voleva che si ripetesse". Il nonno diceva: "Se solo non ci fosse la guerra!", "Pace al mondo!", "Non voleva la guerra!".
"Mi vergogno di voi, nipoti. Abbiamo combattuto per la pace, tu hai scelto la guerra" (Novosibirk, 9 maggio).
"Hanno combattuto per la Patria. E noi?" ha scritto sul suo poster un attivista per i diritti umani che ha manifestato a Mosca di fronte al ministero della difesa.
Rabbia, indignazione e desiderio di sfida hanno animato la protesta del 9 e del 12 giugno, festa della Federazione russa.
"Russia, arrestami, non me ne frega niente!" (Mosca, 9 maggio).
"Putin, inizia la denazificazione da te stesso" (Vladivostock, 12 giugno).
Ne' e' mancato qualche tentativo di manifestazione eclatante. L'artista e fotografo Danila Tkatchenko aveva pianificato di far esplodere 140 ordigni, installati nei condizionatori di un edificio nei pressi della Piazza Rossa che avrebbero diffuso fumo azzurro e giallo durante la parata. Scoperto, l'artista e' riuscito a fuggire dalla Russia.
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"Non possiamo lavarci il sangue"
Come nei mesi precedenti, le proteste femminili, individuali e di gruppo, si sono rivelate le piu' creative e coordinate. Il tema ricorrente e' il sangue versato, le vittime della guerra. "Io sono contro la guerra, l'Ucraina e' inondata di sangue" (Maria, Krasnodar, 16 maggio).
"La Russia ha le mani insanguinate fino al gomito. No guerra" (Alexandra, 9 maggio, Samara al Monumento della gloria).
Davanti al ministero degli affari esteri della federazione russa Ljudmila Annenkova, che gia' aveva scontato una pena di una settimana, e' stata nuovamente arrestata il 7 giugno per aver manifestato contro la guerra in abito bianco sul quale aveva sparso vernice rossa: "Non possiamo lavarci il sangue".
A San Pietroburgo il 9 maggio, sulla prospettiva Nevsky, si e' svolta una manifestazione delle Donne in Nero. Tenevano tra le mani una rosa bianca e una copia del libro di Svetlana Aleksievic, Ragazzi di zinco, una raccolta di testimonianze sulla guerra afghana dedicata agli almeno quattordicimila giovani soldati che tornarono in Russia chiusi nelle casse di zinco, e che furono sepolti di nascosto. L'azione era stata proposta dalla "Resistenza femminista contro la guerra".
Un altro tema che ricorre nelle proteste femminili e' la denuncia delle distorsioni del discorso mediatico. L'8 maggio, nel Parco della Vittoria a Ekaterinburg, Svetlana Moleva e Galina Bastrygina sono state arrestate per aver distribuito volantini contro la guerra in cui si rivolgevano ai cittadini affinche' non guardassero i notiziari televisivi, ritrovassero il proprio giudizio, la propria voce e riconoscessero il vero motivo dell'invasione: le ambizioni di Putin.
Con lo stesso scopo a San Pietroburgo Anna Anisimova si e' ammanettata a una televisione con l'immagine del giornalista putiniano Vladimir Solovyov.
Tra coloro che sono coraggiosamente scese in strada ci sono state anche due suore. "Pace nel Mondo" e "Noi siamo per la pace" sono stati i loro messaggi (Krasnodar, 16 maggio).
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"La polizia faceva battute sullo stupro"
A inasprire la condizione di chi incappa nelle maglie della "giustizia" si sono moltiplicati abusi di ogni sorta; perquisizioni e minacce si sono estese a coinquilini sospettati di complicita', a mogli e mariti, ai figli, ai tassisti, colpevoli di aver portato i manifestanti ai luoghi delle proteste. Ne' mancano ritorsioni ancora piu' vili, come quella che ha colpito il giovane uomo che sulla Piazza Rossa il 26 maggio aveva protestato per la liberta' di parola portando con se' il figlio in passeggino. Poiche' l'uomo non aveva con se' il certificato di nascita, il bambino gli e' stato sottratto ed e' stato portato in un istituto.
Alle minacce, alla reclusione in luoghi completamente bui, al rifiuto di chiamare gli avvocati ai posti di polizia, si sono aggiunte le torture, le minacce di strangolamento, le pressioni violente sulla persona arrestata affinche' firmasse una dichiarazione di aver agito "per odio politico" aggravando cosi' la sua posizione giuridica. Le violenze hanno colpito soprattutto donne e ragazze. Nelle stanze chiuse dei posti di polizia, lo spettro della violenza sessuale e' sempre incombente. "Gli agenti facevano battute sullo stupro". E' quanto e' accaduto a tre giovani attiviste, Anastasia, Elena e Natalia, arrestate il 24 maggio sulla Piazza Rossa benche' in quel momento non stessero compiendo alcuna azione di protesta. Natalia e' stata portata in una stanza separata e da li' le compagne hanno sentito urlare.
Ne' e' mancata la volonta' di infierire su persone con disabilita'. Amir Amaireh, dopo essere stato minacciato di detenzione speciale in un centro per criminali, quando gli agenti si sono accorti della sua disabilita', lo hanno costretto a stare a lungo in piedi per causargli dolore alle gambe (9 giugno, Irkutsk).
Tali crudelta' non soffocheranno la protesta, lo hanno dimostrato coloro che fin dall'inizio del conflitto hanno levato la loro voce contro la guerra, e, forse, il coraggio e la forza dei loro messaggi riusciranno a scuotere l'apatia e lo scoraggiamento che affliggono la nostra societa', come l'appello, semplice, ma profondo, lanciato da Ekaterina Vorobyova il 22 maggio di fronte alla cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca:
"Non abituarti alla guerra".
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Note
1. Per i casi riportati da questa fonte non e' sempre facile risalire con esattezza alla data in cui si e' verificato l'episodio di protesta. Le imprecisioni nel testo sono dovute a questa difficolta'.
2. Sui graffiti e la protesta in Russia si veda: serenoregis.org/2022/04/01/graffiti-contro-la-guerra-in-ucraina/.
3. Sono queste le frasi leggibili.
4. Cito dalla traduzione italiana che compare in numerosi siti tra cui: www.claudiomalune.it/index.php?option=com_content&view=article&id=2450:john-donne-nessun-uomo-e-unisola-meditazione-xvii&catid=768:donne-john&Itemid=86.
5. Cito dalla traduzione italiana recentemente ripubblicata da Gruppo Abele Edizioni, Torino 2022, p. 25.

2. REPETITA IUVANT. QUID AGENDUM HIC ET NUNC: OPPORSI ALLA GUERRA (E ALLE STRAGI E ALL'ECOCIDIO DI CUI CONSISTE) CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA. UN APPELLO A CHI HA ORECCHIE PER INTENDERE

La guerra scatenata oltre un anno fa dal folle e criminale autocrate russo contro la popolazione ucraina inerme continua a mietere vittime innocenti.
E continua a provocare nel cuore d'Europa una catastrofe ambientale di proporzioni colossali, di cui pressoche' tutti i mezzi d'informazione tacciono.
E ogni giorno che passa avvicina il pericolo del suo evolvere nella guerra atomica che puo' porre fine alla civilta' umana e devastare irreversibilmente quest'unico mondo vivente che conosciamo.
L'intera umana famiglia dovrebbe prendere coscienza dell'immane tragedia e dell'abissale minaccia, e quindi agire per far cessare immediatamente la guerra imponendo la fine delle ostilita' e l'avvio di negoziati di pace a tutti i governi impazziti e scellerati che assurdamente la guerra alimentano.
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Mentre la parte migliore della popolazione russa continua ad opporsi alla guerra e al fascismo subendo da parte del regime una repressione brutale; e mentre la parte migliore della popolazione ucraina continua a resistere con la scelta della solidarieta' e della nonviolenza all'invasione e alla barbarie, alla guerra e al militarismo, adoperandosi per salvare le vite e difendendo la democrazia e i diritti umani nell'unico modo in cui e' possibile farlo, cioe' opponendosi alle uccisioni, alla militarizzazione e alla tirannia che ne consegue; tragicamente la parte migliore delle popolazioni degli altri paesi europei non riesce o non vuole o non sa contrastare la follia guerriera e riarmista, l'imbarbarimento e la fame di universale annientamento dei propri governi che invece di adoperarsi per la pace continuano ciecamente a fare di tutto affinche' la guerra, e le stragi, e l'ecocidio, continuino, si accrescano, si estendano oltre ogni limite.
La maggior parte delle molte iniziative per la pace che pure si sono svolte in questi mesi di guerra nei paesi dell'Unione Europea hanno avuto come implicito ma effettuale denominatore comune - e mi si stringe il cuore a dirlo - di "non disturbare il manovratore", ovvero di non mettere in reali difficolta' il governo golpista della banalita' del male che con l'invio di armi e la supina obbedienza alla Nato - l'organizzazione terrorista e stragista le cui criminali responsabilita' nell'alimentare la guerra in Europa sono flagranti - ha reso l'Italia compartecipe della guerra e quindi delle stragi di esseri umani e dell'ecocidio in corso in Ucraina, in flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione repubblicana, articolo che si apre con parole di inequivocabile chiarezza: "L'Italia ripudia la guerra".
Invece disturbare il manovratore occorreva ed occorre; contrastare il governo belligeno e golpista occorreva ed occorre; bloccare l'illegale e criminale invio delle armi assassine occorreva ed occorre; contrastare l'azione scellerata della Nato occorreva ed occorre. Ma questo non e' stato fatto, e tante belle iniziative tanto spettacolari quanto ininfluenti, cosi' come le non molte benemerite e fin luminose azioni di solidarieta' concreta con le vittime che pure per fortuna ci sono state e sempre siano benedette, non bastano ad occultare questa dura realta'.
Eppure e' chiaro e semplice cio' che occorre fare: contrastare materialmente l'illegale e criminale partecipazione italiana alla guerra; contrastarla con l'azione diretta nonviolenta.
Occorre bloccare le fabbriche d'armi: circondandole e occludendone gli ingressi impedendo loro di produrre altri strumenti di morte.
Occorre bloccare i trasporti di armi: occupando e paralizzando i luoghi in cui transitano gli strumenti di morte.
Occorre bloccare le strutture militari: circondandole e occludendone gli ingressi impedendo loro di proseguire in ogni attivita' di preparazione e a sostegno della guerra.
Occorre bloccare le sedi e strutture in Italia della Nato come delle forze armate degli Stati Uniti d'America: circondandole e occludendone gli ingressi cosi' impedendo loro di continuare la guerra di cui sono palesemente "magna pars".
Occorre bloccare la Presidenza del Consiglio dei Ministri e i Ministeri coinvolti nella guerra: circondandoli e occludendone gli ingressi impedendo loro di proseguire nell'illegale sostegno alla guerra e alle stragi e all'ecocidio in corso in Ucraina, impedendo loro di proseguire nella flagrante violazione della Costituzione della Repubblica italiana cui pure tutti i membri del governo hanno giurato fedelta'.
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Beninteso: occorre anche continuare a dire e a fare le tante cose buone che gia' si dicono e si fanno, ed occorre sostenere le molte iniziative di pace nuove o reiterate in corso e in programma da parte di soggetti diversi, quali che siano i loro limiti e le loro fragilita', a condizione che siano iniziative rigorosamente per la pace e rigorosamente democratiche sia nel merito che nel metodo, ovvero orientate a salvare tutte le vite e realizzate in forme rigorosamente nonviolente.
Ripetiamo ancora una volta che si deve continuare a soccorrere, accogliere, assistere tutte le vittime; che si deve continuare a recare aiuti umanitari a tutte le vittime; che si deve continuare a denunciare la criminale follia di chi la guerra ha scatenato; che si deve continuare a denunciare la criminale follia dei governi che, invece di adoperarsi per far cessare la guerra e le stragi e le devastazioni di cui essa consiste, alimentano l'una e quindi le altre; che si deve continuare a denunciare il pericolo estremo e immediato che la guerra divenga mondiale e nucleare e distrugga l'intera umana famiglia riducendo a un deserto l'intero mondo vivente; che si deve continuare a denunciare che la guerra sempre e solo uccide gli esseri umani; che si deve continuare ad esortare chi nella guerra e' attivamente coinvolto a cessare di uccidere, a deporre le armi, a disertare gli eserciti, a obiettare a comandi scellerati, a rifiutarsi di diventare un assassino; che si deve continuare a ricordare che salvare le vite e' il primo dovere di tutti gli esseri umani e di tutti gli umani istituti.
Ma se non si passa all'azione diretta nonviolenta tutte queste cose non riusciranno a fermare la guerra. Solo l'azione diretta nonviolenta puo' riuscire ad avviare dal basso l'agire necessario, le decisioni indispensabili: la cessazione delle uccisioni, la costruzione della pace, la solidarieta' che ogni essere umano riconosce e raggiunge e difende e sostiene e conforta, la condivisione fra tutte e tutti di tutto il bene e tutti i beni, il rispetto per ogni vita.
Occorre proporre, iniziare, praticare e poi generalizzare l'azione diretta nonviolenta: cominciando con la forza preziosa dei piccoli gruppi delle persone gia' persuase della nonviolenza - le persone che Gandhi chiamava "satyagrahi", le persone persuase della "forza della verita'" - e poi con la forza dell'esempio, della testimonianza che educa al bene, della lotta nonviolenta concreta e coerente, allargare progressivamente la mobilitazione fino allo sciopero generale contro la guerra, se sara' necessario arrivare fino allo sciopero generale per imporre allo stolto e criminale governo italiano di tornare a rispettare non solo l'articolo 11 della Costituzione repubblicana, ma il diritto alla vita di ogni essere umano.
Poi, naturalmente, anche tutto cio' potrebbe non bastare; ma occorre almeno averlo detto, occorre almeno averlo tentato.
*
Le circostanze particolari in cui vivo da anni mi impediscono di essere io stesso ad organizzare le azioni dirette nonviolente che mi sembrano possibili e necessarie (e che ho sommariamente elencato sopra); l'ho fatto piu' volte in passato, ma ora mi e' obiettivamente impossibile, e non e' l'ultimo dei miei crucci.
Cosicche', non potendo fare qui e adesso di piu' e di meglio, almeno ho voluto dirle queste cose, sperando che qualcuno le ascolti. E sapendo che questo mio scritto che invita ad opporsi alla guerra, alle stragi e all'ecocidio di cui essa consiste, che invita a contrastare i mercanti di morte e la fabbrica degli omicidi, che invita a difendere il diritto alla vita di ogni vivente, ebbene, e' possibile che venga tacciato dal governo belligeno e golpista e dal solerte suo apparato propagandistico di "istigazione a delinquere", mentre a me sembra che sia piuttosto una esortazione a non delinquere, poiche' dal modesto mio punto di vista - ma anche dal punto di vista della Costituzione repubblicana - a delinquere e' piuttosto chi fa e sostiene la guerra, chi uccide, fa uccidere, fornisce gli strumenti per uccidere, coopera a uccidere e lascia uccidere gli esseri umani, chi devasta e distrugge parti sempre crescenti di quest'unico mondo vivente, di quest'unica casa comune dell'intera umana famiglia.
Dixi, sed non salvavi animam meam.
*
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe in corso.

3. REPETITA IUVANT. COSA POSSIAMO (E DOBBIAMO) REALMENTE FARE CONTRO LA GUERRA IN CORSO IN EUROPA?

Certo, continuare a soccorrere, accogliere, assistere tutte le vittime.
Certo, continuare a recare aiuti umanitari a tutte le vittime.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia di chi la guerra ha scatenato.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia dei governi che, invece di adoperarsi per far cessare la guerra e le stragi di cui essa consiste, alimentano l'una e quindi le altre.
Certo, continuare a denunciare il pericolo estremo e immediato che la guerra divenga mondiale e nucleare e distrugga l'intera umana famiglia riducendo a un deserto l'intero mondo vivente.
Certo, continuare a denunciare che la guerra sempre e solo uccide gli esseri umani,  sempre e solo uccide gli esseri umani,  sempre e solo uccide gli esseri umani.
Certo, continuare ad esortare chi nella guerra e' attivamente coinvolto a cessare di uccidere, a deporre le armi, a disertare gli eserciti, a obiettare a comandi scellerati, a rifiutarsi di diventare un assassino.
Certo, continuare a ricordare che salvare le vite e' il primo dovere di tutti gli esseri umani e di tutti gli umani istituti.
*
Tutto cio' e' buono e giusto, ma non basta.
Occorre fare anche altre cose che solo noi qui in Europa occidentale possiamo e dobbiamo fare.
E le cose che possiamo e dobbiamo fare sono queste:
1. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale contrastare anche qui la macchina bellica, l'industria armiera, i mercanti di morte, la follia militarista, i governanti stragisti: paralizzare i poteri assassini occorre.
2. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di mettere il veto ad ogni iniziativa della Nato, l'organizzazione terrorista e stragista di cui i nostri paesi tragicamente fanno parte: paralizzare immediatamente i criminali della Nato occorre, e successivamente procedere allo scioglimento della scellerata organizzazione.
3. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di cessare di armare ed alimentare la guerra e sostenere invece l'impegno per l'immediato cessate il fuoco ed immediate trattative di pace.
4. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di restituire all'Onu la funzione e il potere di abolire il flagello della guerra.
5. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei la pace, il disarmo, la smilitarizzazione.
6. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica della sicurezza comune dell'umanita' intera fondata sulla Difesa popolare nonviolenta, sui Corpi civili di pace, sulle concrete pratiche che inverino l'affermazione del diritto alla vita, alla dignita' e alla solidarieta' di tutti i popoli e di tutte le persone.
7. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica comune di attiva difesa dell'intero mondo vivente prima che la catastrofe ambientale in corso sia irreversibile.
*
E' questa la nostra opinione fin dall'inizio della tragedia in corso.
Ci sembra che senza queste azioni nonviolente la guerra, le stragi e le devastazioni non saranno fermate.
Troppi esseri umani sono gia' stati uccisi per la criminale follia dei governanti.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi per la salvezza comune dell'umanita' intera.
Sia massima universalmente condivisa la regola aurea che afferma: agisci nei confronti delle altre persone cosi' come vorresti che le altre persone agissero verso di te.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

4. INIZIATIVE. AMNESTY INTERNATIONAL: URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
[Dal sito www.amnesty.org riprendiamo e diffondiamo questo appello del 3 aprile 2023]

3 April 2023
URGENT ACTION
URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
Native American activist Leonard Peltier has been imprisoned in the USA for over 46 years, some of which was spent in solitary confinement, serving two life sentences for murder despite concerns over the fairness of his trial. He has always maintained his innocence. Now 78 years old, he contracted COVID-19 in 2022 and suffers from several chronic health ailments, including one that is potentially fatal. Not eligible for parole again until 2024, his lawyers submitted a new petition for clemency in 2021. President Biden must grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
TAKE ACTION: WRITE AN APPEAL IN YOUR OWN WORDS OR USE THIS MODEL LETTER
President Joseph Biden
The White House
1600 Pennsylvania Ave NW
Washington, DC 20500
USA
White House Comment line: (202) 456-1111
Webform*: https://www.whitehouse.gov/contact/
* A US-based address is needed for the White House webform.
International action takers, please use AI USA's address when filling out:
Amnesty International USA
311 West 43rd St. 7th Floor,
New York, NY 10036 USA
Dear President Biden,
Leonard Peltier is a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. In 1975, during a confrontation involving AIM members, two FBI agents were killed. Leonard Peltier was convicted of their murders but has always denied killing the agents.
There are serious concerns about the fairness of proceedings leading to his trial and conviction, including for example the prosecution's withholding of evidence that might have assisted Leonard Peltier's defence.
In light of these concerns, the former US Attorney who supervised the prosecution team post-trial, James Reynolds, has since called for clemency.
Leonard Peltier is now 78 years old, has spent more than 46 years in US prisons, and has been repeatedly denied parole. There are serious concerns about Leonard Peltier's deteriorating health, including potential re-exposure to COVID-19. His lawyers submitted a new petition for clemency in 2021.
I urge you to grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
Yours sincerely,
*
ADDITIONAL INFORMATION
Leonard Peltier, an Anishinaabe-Lakota Native American, was a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. On 26 June 1975, during a confrontation involving AIM members on the Pine Ridge Indian reservation in South Dakota, FBI agents Ronald Williams and Jack Coler were shot dead. Leonard Peltier was convicted of their murders in 1977 and sentenced to two consecutive life sentences. Leonard Peltier has always denied killing the agents.
A key alleged eyewitness to the shootings was Myrtle Poor Bear, a Lakota Native woman who lived at Pine Ridge. Based on her statement that she saw Leonard Peltier kill both FBI agents, Leonard Peltier was extradited from Canada, where he had fled following the shootings. However, Myrtle Poor Bear later retracted her testimony. Although not called as a prosecution witness at trial, the trial judge refused to allow Leonard Peltier's attorneys to call Myrtle Poor Bear as a defense witness on the grounds that her testimony "could be highly prejudicial to the government". In 2000, Myrtle Poor Bear issued a public statement to say that her original testimony was a result of months of threats and harassment from FBI agents.
In 1980 documents were released to Leonard Peltier's lawyers as a result of a lawsuit under the Freedom of Information Act. The documents contained ballistics evidence which might have assisted Leonard Peltier's case, but which had been withheld by the prosecution at trial. However, in 1986, the U.S. Court of Appeal for the Eighth Circuit denied Leonard Peltier a retrial, stating that: "We recognize that there is some evidence in this record of improper conduct on the part of some FBI agents, but we are reluctant to impute even further improprieties to them."
The U.S. Parole Commission has always denied parole to Leonard Peltier on the grounds that he did not accept criminal responsibility for the murders of the two FBI agents. This is even though, after one such hearing, the Commission acknowledged that, "the prosecution has conceded the lack of any direct evidence that you personally participated in the executions of two FBI agents". Leonard Peltier would not be eligible for another parole hearing until 2024. Furthermore, James H. Reynolds, the US Attorney whose office handled the criminal case prosecution and appeal of Leonard Peltier, wrote that he supported clemency "in the best interest of Justice in considering the totality of all matters involved."
Leonard Peltier suffers from a variety of ailments, including kidney disease, Type 2 diabetes, high blood pressure, a heart condition, a degenerative joint disease, and constant shortness of breath and dizziness. A stroke in 1986 left him virtually blind in one eye. In January 2016, doctors diagnosed him with a life-threatening condition: a large and potentially fatal abdominal aortic aneurysm that could rupture at any time and would result in his death. He currently uses a walker due to limited mobility and contracted COVID-19 in 2022. He continues to be at risk of re-infection while in detention.
In 2015, several Nobel Peace Prize winners—including Archbishop Desmond Tutu—called for Leonard Peltier's release. The Standing Rock Sioux Tribe and the National Congress of American Indians have also called for his release. Leonard Peltier's attorney applied for clemency to President Biden in July 2021. President Biden committed to granting clemency on a rolling basis during his administration.
However, as of February 2023, no decision has been made on his application. He has previously sought clemency, most recently from President Obama in 2016, but his petition has been denied each time.
Due to the numerous issues at trial, the exhaustion of all his legal avenues for appeal, the amount of time he has already served, his continued maintenance of innocence along with his chronic health issues, Amnesty International supports calls for clemency for Leonard Peltier.
PREFERRED LANGUAGE TO ADDRESS TARGET: English
You can also write in your own language.
PLEASE TAKE ACTION AS SOON AS POSSIBLE UNTIL: 29 May 2023
Please check with the Amnesty office in your country if you wish to send appeals after the deadline.
NAME AND PRONOUN: Leonard Peltier - He/Him
LINK TO PREVIOUS UA: https://www.amnesty.org/en/documents/amr51/5208/2022/en/

5. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI

Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com

6. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 132 del 12 maggio 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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Informativa sulla privacy
E' possibile consultare l'informativa sulla privacy a questo indirizzo: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
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