[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 129



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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 129 del 9 maggio 2023

In questo numero:
1. Bruna Bianchi: Geoguerra e cambiamento climatico
2. Quid agendum hic et nunc: opporsi alla guerra (e alle stragi e all'ecocidio di cui consiste) con l'azione diretta nonviolenta. Un appello a chi ha orecchie per intendere
3. Cosa possiamo (e dobbiamo) realmente fare contro la guerra in corso in Europa?
4. Amnesty International: Urge clemency for native american activist
5. Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessino persecuzioni ed uccisioni
6. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
7. Alcuni riferimenti utili
8. Ripetiamo ancora una volta...

1. L'ORA. BRUNA BIANCHI: GEOGUERRA E CAMBIAMENTO CLIMATICO
[Dal sito di "Comune-info" riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo del 7 settembre 2022]

Immediatamente dopo la Seconda guerra mondiale, accanto alle innumerevoli esplosioni nucleari che hanno devastato il pianeta, sono iniziate, e portate avanti su scala sempre piu' ampia, le sperimentazioni militari sul clima. Eppure, fino ad oggi nella riflessione critica sul cambiamento climatico e le sue cause il militarismo e la spirale distruttiva innescata dalle attivita' militari sono rimaste sullo sfondo. Le poche voci che hanno ricostruito e denunciato i danni irreparabili che le sperimentazioni a scopo bellico hanno causato non hanno avuto grande rilievo.
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Un esempio significativo del progetto di dominio e controllo del clima a scopi bellici e' il rapporto condotto nel 1996 dal Department of Defense School Environment of Academic Freedom e presentato alla Air Force degli Stati Uniti dal titolo: Weather as a Force Multiplier: Owning the Weather in 2025 (Il clima come moltiplicatore della forza. Possedere il clima nel 2025).
Entro il 2025 i ricercatori militari prevedevano di poter dominare il clima a livello planetario e di proseguire nella sperimentazione all'ombra del segreto militare. Il rapporto, che e' passato al vaglio "delle autorita' preposte alla sicurezza" prima di essere reso pubblico, si sofferma su alcune delle potenzialita' militari del controllo del clima e in particolare sulle modificazioni della ionosfera, ma tace sulle applicazioni della geoingegneria nella guerra del Vietnam e nella guerra del Golfo e si limita a ipotizzare modificazioni del clima "localizzate" e a breve termine. L'interesse del documento pertanto non risiede nella ricostruzione delle sperimentazioni e delle loro applicazioni quanto nella logica alla base della manipolazione del clima che domina il pensiero, le ambizioni e le strategie militari. Cosi' si legge nel sommario del rapporto:
"Nel 2025 le forze dello spazio aereo statunitense possono "possedere il clima", avvalendosi delle nuove tecnologie e indirizzando lo sviluppo di quelle tecnologie verso applicazioni di guerra combattuta. Una tale capacita' offre al combattente strumenti per modificare lo spazio bellico in modi che non sono mai stati possibili prima".
Negli Stati Uniti nel 2025 la modificazione del clima sarebbe diventata parte integrante della strategia militare. Citando le parole del generale Gordon Sullivan, i ricercatori militari scrivono:
"La tecnologia e' la' e aspetta che noi la mettiamo insieme. Nel 2025 avremo il possesso del clima.
Nel 2025 la nuova arma post-nucleare sarebbe stata una realta'.
Gia' nel 1957 la commissione consultiva del Presidente degli Stati Uniti sul controllo del clima riconosceva esplicitamente il potenziale militare della modificazione del clima e prevedeva che sarebbe stata un'arma piu' importante della bomba atomica" (p. 3).
L'impresa, naturalmente, e' rischiosa, continuano i ricercatori, ma le straordinarie potenzialita' militari devono ricevere la piu' alta considerazione. Ideologia del rischio, controllo, dominio, supremazia, termini che ritornano costantemente nel rapporto, emergono con chiarezza ad ogni passo:
"Come impresa ad alto rischio e ad alta ricompensa, la modificazione del clima presenta un dilemma non dissimile dalla scissione dell'atomo. Mentre alcuni segmenti della societa' saranno sempre riluttanti ad esaminare questioni controverse, come la modificazione del clima, le straordinarie potenzialita' militari che possono risultare da questo campo sono ignorate" (p. VI).
L'accettazione del rischio, ovvero le conseguenze distruttive per il pianeta, trova la sua giustificazione nella supremazia militare. La capacita' di controllare il clima, si legge, avra' un effetto moltiplicatore e potra' essere utilizzato in tutte le fasi di un conflitto. Interventi volti a provocare siccita', impedire il rifornimento di acqua pura, intensificare la forza distruttiva di temporali e altre perturbazioni atmosferiche, indirizzando grandi masse di energia verso un obiettivo militare portano all'estremo la guerra alla natura e alla popolazione civile.
Benche' nel 1977 l'assemblea generale delle Nazioni Unite avesse adottato una risoluzione che proibiva l'uso ostile delle tecniche di modificazione ambientale, la ricerca non si e' mai arrestata e le sperimentazioni, condotte con determinazione, sono andate ben oltre il laboratorio.
"[Per la modificazione del clima] La determinazione esiste [...]. La motivazione esiste. I potenziali benefici e il potere sono estremamente lucrativi e allettanti per coloro che hanno le risorse per svilupparlo. Questa combinazione di determinazione, motivazione e risorse alla fine produrra' la tecnologia" (p.35).
Il rapporto si conclude con una riaffermazione del principio della deterrenza:
"La storia dimostra che non possiamo permetterci di non avere la capacita' di modificare il clima se la tecnologia e' sviluppata e usata da altri. Anche se non abbiamo intenzione di usarla, altri l'avranno. Per richiamarsi ancora una volta all'analogia con le armi atomiche, abbiamo bisogno di dissuadere o contrastare questa capacita' con la nostra propria capacita'" (ivi).
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Se la soluzione diventa la geoingegneria
Il progetto di usare la Terra come una mega-macchina ha creato e creera' profitti e potere.
Alla conferenza di Copenhagen sul cambiamento climatico, nel 2010, ha scritto Rosalie Bertell (2018, p.) i geoguerrieri ebbero il loro momento di gloria mascherando la geoingegneria come una "soluzione al problema del cambiamento climatico", presentato anche come un problema di sicurezza, una minaccia per lo stato che puo' avere un effetto moltiplicatore: afflusso di grandi masse di profughi, destabilizzazione sociale, accelerazione dei conflitti per le risorse sempre piu' scarse. I discorsi sulla sicurezza inducono un senso di impotenza e di paura e in definitiva incoraggiano soluzioni autoritarie, militari e tecnico-scientifiche dove sono possibili forti guadagni e che prevedono maggiore crescita e sviluppo anziche' maggiore precauzione e umilta' sui limiti dell'azione umana.
Di fronte al senso della catastrofe imminente, all'assenza di una volonta' politica forte di giungere a un accordo a livello internazionale e di mettere in discussione il modello economico, la soluzione tecnica puo' apparire l'opzione piu' desiderabile, piu' semplice e di effetto piu' rapido. A favore della geoingegneria climatica si e' espressa la comunita' accademica, la societa' americana di meteorologia e l'IPCC nel suo rapporto del 2013 (Sikka 2019, p. 22).
Ad eccezione del volume di Tina Sikka, negli scritti sul cambiamento climatico il ruolo delle attivita' militari nella crisi climatica e' spesso menzionato solo di sfuggita benche' la consapevolezza dei danni causati dalle "armi ambientali" fosse gia' diffusa negli anni Ottanta. Tra le prime ecofemministe a cogliere la gravita' delle manipolazioni sul clima e' stata Petra Kelly.
"Un caso estremo di oppressione della natura lo troviamo nell'attuale ricerca militare per sviluppare "armi ambientali". Scienziati stanno lavorando per produrre piogge, neve, fulmini, grandine, uragani, onde di marea, terremoti ed eruzioni vulcaniche a scopi militari. Tra il 1963 e il 1972 solo gli USA hanno condotto 2.700 esperimenti di questo genere" (Kelly 1984, p. 83).
Sara' Rosalie Bertell, a partire dal 2000, con la sua opera Pianeta Terra. L'ultima arma di guerra, a portare alla luce il nesso tra distruzione della Terra, cambiamento climatico e attivita' militari.
Cosi' scriveva nel 2018 Gustavo Esteva nella prefazione al libro apparso in traduzione italiana nel 2018:
"Ora i lettori hanno nelle loro mani un libro pericoloso. Leggendolo potrebbero perdere il sonno e anche molte illusioni. Questo libro potrebbe rendere ancora piu' dolorosa la consapevolezza dell'orrore che stiamo subendo e aggravare la loro preoccupazione per le sfide che stiamo affrontando. Ma sara' difficile interrompere la lettura. Se lo leggono fino alla fine avranno perso la loro innocenza. Claudia von Werlhof ha ragione: questo e' davvero uno dei libri piu' importanti del XXI secolo" (Esteva 2018, p. 14).
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Il pianeta Terra come arma di guerra
Ecofemminista, religiosa, scienziata, direttrice dell'International Institute of Concern for Public Health di Toronto dal 1987 al 2004, Bertell e' stata promotrice e ispiratrice di numerose campagne contro i rischi della tecnologia nucleare (Bianchi 2022). In Pianeta Terra. L'ultima arma di guerra la studiosa ha ricostruito i danni irreparabili causati al pianeta dalle attivita' e dalle sperimentazioni militari avvenute in segreto e il loro impatto sul clima a partire dalla fine della Seconda guerra mondiale (1). Dal 1946, infatti, da quando la General Electric scopri' che rilasciando ghiaccio secco in una stanza fredda si potevano 'creare' cristalli di ghiaccio simili a quelli che si trovano nelle nuvole, il clima e' diventato vittima del militarismo.
Nel 1950 i ricercatori industriali scoprirono che lo iodato di argento aveva lo stesso effetto. L'era delle modifiche climatiche era iniziata e nessuno si era preoccupato del diritto della gente di sapere ed eventualmente approvare tali sperimenti! Lo scopo dichiarato inizialmente per la creazione di queste piogge era quello di rendere più fertili le aree desertiche degli stati pianeggianti. Si dice che la Russia abbia usato queste capacita' di causare la pioggia per far precipitare il fall-out di Chernobyl ed impedirne l'arrivo su Mosca (Bertell 2018, p. 29).
Da allora la geoguerra non si e' mai arrestata e ora e' in pieno svolgimento. E' ormai possibile manipolare grandi correnti di vapore per spostare le piogge, causando siccita' e inondazioni. Monsoni, uragani, tornado possono essere accentuati aggiungendo energia; l'iniezione di petrolio nelle placche tettoniche o la creazione di vibrazioni con impulsi elettromagnetici possono causare terremoti.
Queste sperimentazioni sono state attuate senza alcuna preoccupazione per le conseguenze, senza considerare le interconnessioni che consentono la vita sulla Terra. Ne sono un esempio la detonazione di bombe nucleari sulle fasce di Van Allen. In anni in cui le esplosioni nucleari avvenivano nell'atmosfera, nelle acque e all'interno della Terra, la possibilita' di valutarne le conseguenze anche sulle fasce di Van Allen fu immediatamente colta.
Durante la corsa alla Luna, all'inizio del 1958, sia gli astronauti russi che quelli americani scoprirono le fasce di Van Allen, cinture magnetiche della terra a protezione del potere distruttivo delle particelle cariche dei venti solari. Fra l'agosto e il settembre 1958, nel Progetto Argus, la Marina Militare statunitense fece esplodere tre bombe nucleari a fissione a 480 km di altezza sull'Atlantico del Sud, nella fascia piu' bassa delle cinture di Van Allen. L'agenzia USA per l'energia atomica lo defini' "il piu' grande esperimento scientifico mai intrapreso dall'uomo". Tale "esperimento" causo' conseguenze in tutto il mondo fra cui diverse aurore boreali. Gli effetti a lungo termine di tali incredibili distruzioni, avvenute prima che si capisse profondamente il valore e il significato delle fasce di Van Allen, non sono mai stati resi pubblici (Bertell 2018, p.30).
L'esperimento fu ripetuto una seconda volta sull'Oceano Pacifico il 9 Luglio 1962 col progetto Starfish. Tre apparati nucleari, da 1 kilotone, un megatone, e uno da molti megatoni, furono fatti esplodere, danneggiando in modo permanente la parte bassa delle fasce di Van Allen.
Per oltre 50 anni gli esperimenti sulle modificazioni atmosferiche sono stati fatti o tramite l'aggiunta di reagenti chimici che causano reazioni che possono essere o non essere viste dalla Terra, come le aurore boreali, o campi d'onda che usano il calore o forze elettromagnetiche, o anche esplosioni nucleari nell'atmosfera. Quest'ultime interrompono o alterano il normale moto ondoso delle atmosfere piu' alte, spesso inducendo modificazioni climatiche nella troposfera (Bertell 2018, p.31).
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L'Artico e' stato bombardato
Negli anni Settanta, in base al trattato segreto tra Unione sovietica e Stati Uniti del 1974, l'Artico e' stato bombardato con onde elettromagnetiche che hanno causato lo scioglimento dei ghiacci che avrebbero agevolato le attivita' estrattive e la navigazione. Lo aveva rivelato nel 1976 nel libro The Cooling, Lowell Ponte, ex ricercatore del Pentagono (Bertell 2018, p. 169).
Impossibile rendere conto in poche pagine della ricostruzione delineata da Bertell della crisi ambientale causata dalle attivita' di guerra e di preparazione alla guerra. Un esempio tra i piu' inquietanti su cui si sofferma sia nella sua opera che nelle interviste, e' quello che prevede il riscaldamento della ionosfera attraverso onde elettromagnetiche generate artificialmente da un gran numero di torri di trasmissione sincronizzate (progetto HAARP) in grado di generare una enorme lente e riflettere l'energia prodotta indirizzandola verso obiettivi militari (Bertell 2018, pp. 116-118; 237-243). A queste sperimentazioni la studiosa ritiene che si possano attribuire l'aumento dei terremoti e il riscaldamento globale.
A questo proposito i militari parlano di positing energy, che puo' essere paragonata a quella delle bombe. E' paragonabile a questa. Possono usarla per incendiare un'intera regione. Si genera una siccita' in una zona, poi si invia li' una grande quantita' di radiazione ultravioletta e cosi' si puo' generare un incendio. Ci sono tante di quelle cose che si possono fare. Si servono dell'HAARP anche per comunicare con i sommergibili, quando sono in immersione. Ci sono alcune funzioni come queste, e ci sono altre cose che i militari hanno fatto, delle quali non sappiamo assolutamente nulla (Bertell 2018, p. 241).
Certo e' che dagli anni Sessanta agli anni Novanta i disastri naturali sono aumentati di dieci volte e che le modificazioni della corrente El Nino, cosi' importante per il clima, e che puo' provocare inondazioni e siccita', hanno avuto inizio contemporaneamente ai progetti Star Wars, programmi che includono quelli che usano l'energia solare per produrre incendi attraverso radiazioni ultraviolette, una tecnologia sperimentata nel corso della guerra del Golfo. Benche' non si possa stabilire con certezza un rapporto diretto tra sperimentazioni e mutamenti del clima, non puo' sorprendere che una scienza che non considera le interconnessioni tra tutte le forme di vita abbia sviluppato tecnologie che possono destabilizzare un equilibrio creatosi in milioni di anni potendole per di piu' sperimentare in segretezza. Una militarizzazione su larga scala, un eco-geo-terrorismo.
Bertell non nega l'influenza delle emissioni sul cambiamento climatico, ma avverte che l'enfasi sulla CO2 potrebbe distogliere l'attenzione da altre cause ancora piu' gravi della perturbazione dell'equilibrio del pianeta. Lo ha affermato nel 2010 nell'intervista Un pianeta senza futuro? Nuove armi ottenute tramite la distruzione della Madre Terra.
"Io non dico che l'inquinamento di CO2 faccia bene alla Terra. Cio' che dico, pero', e' che anche se si potesse mettere fine al rilascio di CO2, non torneremmo comunque ad avere il tempo o il clima che avevamo prima. Poiche' sono stati fatti gravi danni e profondi al sistema della Terra" (Bertell 2018, pp. 241).
La geoingegneria applicata al clima darebbe un nuovo impulso e nuove giustificazioni alle sperimentazioni militari aumentando in maniera esponenziale anche le emissioni gia' straordinariamente elevate dell'attività militare (Parkinson 2019; De Simone 2019).
Nel complesso la visione di Rosalie Bertell nel 2000 e nel 2010 non era catastrofica; il suo appello, come quello di Rachel Carson cinquant'anni prima, e' un appello alla societa' civile affinche' pretenda che nulla si faccia a sua insaputa. La volonta' di svelare e abbattere il segreto militare potrebbe unire gli obiettivi dei movimenti impegnati per la pace, la giustizia ambientale ed economica. La terra e' gia' diventata vittima del militarismo. I geoingegneri e i geoguerrieri stanno mettendo a rischio la vita sulla Terra e nessuno sta tentando seriamente di fermarli, scrive Bertell, e noi non sappiamo in che misura i disastri ambientali sono naturali o causati artificialmente.
"La societa' civile non deve permettere che a questi geo-guerrieri sia data una pubblica benedizione per continuare la loro opera di distruzione del pianeta. [...] E' giunto il momento di mettere in discussione il sistema patriarcale, che implica la dominazione su tutte le altre forme di vita; e il capitalismo gretto che richiede una eccessiva forza militare per salvaguardare il suo avido accumulare di risorse naturali. Dobbiamo accettare un doloroso piano per un futuro piu' intelligente, umano e femminile" (Bertell 2018, p. 35).
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La necessita' di un impegno femminista
La necessita' di un impegno femminista nel pretendere un dibattito democratico su quanto oggi viene fatto in segreto, e piu' in generale sul rapporto tra umani e natura, e' stata affermata da Claudia von Werlhof, fondatrice nel 2010 con questo scopo del movimento in difesa della Madre Terra. Leggendo Bertell, scrive Claudia von Werlhof,
"Cio' che per prima cosa salta agli occhi a proposito del modo in cui i militari conducono ricerche e fanno esperimenti, e' il loro carattere patriarcale. Sembrerebbe che il loro obiettivo sia quello di soggiogare l'intero pianeta come una donna, impossessarsene, farle violenza, assoggettarla al controllo maschile e trasformarla in qualcosa che non ha piu' alcuna reale autonomia o potere" (Werlhof 2010, p. 8).
Queste considerazioni di Claudia von Werlhof ci riportano al volume di Carolyn Merchant del 1980, La morte della natura in cui la storica dell'ambiente ricostruiva il processo di formazione di una visione del mondo e di una scienza che, riconcettualizzando la natura come femmina e come macchina anziche' come organismo vivente, sanziono' il dominio dell'uomo sulla natura e sulle donne. Come scrisse Bacone, padre della scienza moderna, nei suoi frammenti pubblicati dopo la sua morte, la scienza e' Il parto maschile del tempo (1602-1603), una scienza maschia e virile il cui scopo e' il dominio. Nell'immaginario del parto maschile a dominare e' la negazione del femminile, la volonta' di sostituirsi alla sua forza generativa.
Se La morte della natura e' tuttora un punto di riferimento fondamentale dell'ecofemminismo, l'opera di Bertell, al di la' di alcune eccezioni (Werlhof 2010; 2017) e' stata pressoche' ignorata; il suo carattere strettamente scientifico, la difficolta' di lettura che a tratti presenta, possono spiegare solo in parte una tale mancanza di considerazione che probabilmente risiede nella riluttanza ad aprire gli occhi su una realta' difficile da accettare. E tuttavia e' necessario rileggerlo alla luce delle elaborazioni teoriche femministe sulla scienza affinche' la riflessione critica sul cambiamento climatico includa il militarismo e la spirale distruttiva che le attivita' militari innescano.
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Bibliografia
Bertell Rosalie, Planet Earth: The Latest Weapon of War, Women's Press, London 2000, trad. it. Pianeta Terra. L'ultima arma di Guerra, a cura di Maria Heibel, Asterios, Trieste 2018.
Bianchi Bruna, L'incubo che nasce a Hiroshima, agosto 2022, comune-info.net/lincubo-che-nasce-a-hiroshima/
De Simone Rossana, Militarismo e cambiamento climatico, Peacelink, 6 novembre 2019, sinistrainrete.info/ecologia-e-ambiente/16260-rossana-de-simone-militarismo-e-cambiamenti-climatici.html.
Esteva Gustavo, Siamo pronti a un cambiamento radicale del nostro comportamento? Prefazione a Rosalie Bertell, Pianeta Terra. L'ultima arma di Guerra, pp. 13-15.
Kelly Petra, The New Environmental Weapons, in Eadem, Fighting for Hope, South End Press, Boston 1984.
Merchant Carolyn, La morte della natura. Donne, ecologia e Rivoluzione scientifica. Dalla natura come organismo alla natura come macchina (1980), Garzanti, Milano 1988.
Parkinson Stuart (Scientists for Global Responsibility), The Carbon Boot-print of the Military, Presentation, MAW Conference Save the Earth-Abolish War, London 29 June 2019, www.sgr.org.uk/sites/default/files/2019-07/SGR_Military-carbon-bootprint_London19.pdf
Sikka Tina, Climate Technology, Gender, and Justice. The Standpoint of the Vulnerable, Springer, Cham 2019.
Weather as a Force Multiplier: Owning the Weather in 2025, ia902603.us.archive.org/1/items/WeatherAsAForceMultiplier/WeatherAsAForceMultiplier.pdf.
Werlhof Claudia von, Call for a 'Planetary Movement for Mother Earth', International Goddess-Conference 'Politics and Spirituality', 29 maggio 2010, emanzipationhumanum.de/downloads/motherearth.pdf.
Werlhof Claudia von, Earth as a Weapon/Geoengineering as War, DEP n.35, 2017, pp. 130-150, www.unive.it/pag/fileadmin/user_upload/dipartimenti/DSLCC/documenti/DEP/numeri/n35/06_Von_Werlhof_modello.pdf.
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Note
1. La traduzione italiana e' limitata ai capitoli sulla geoingegneria, uno dei quali, Piani militari per lo spazio in una versione aggiornata al 2010; non comprende quindi quelli relativi al nucleare, ma include le due ultime interviste e lo scritto Distruggere lentamente il nostro pianeta del 2010. Su questo ultimo scritto e sulle interviste si basa prevalentemente questa mia breve presentazione.

2. REPETITA IUVANT. QUID AGENDUM HIC ET NUNC: OPPORSI ALLA GUERRA (E ALLE STRAGI E ALL'ECOCIDIO DI CUI CONSISTE) CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA. UN APPELLO A CHI HA ORECCHIE PER INTENDERE

La guerra scatenata oltre un anno fa dal folle e criminale autocrate russo contro la popolazione ucraina inerme continua a mietere vittime innocenti.
E continua a provocare nel cuore d'Europa una catastrofe ambientale di proporzioni colossali, di cui pressoche' tutti i mezzi d'informazione tacciono.
E ogni giorno che passa avvicina il pericolo del suo evolvere nella guerra atomica che puo' porre fine alla civilta' umana e devastare irreversibilmente quest'unico mondo vivente che conosciamo.
L'intera umana famiglia dovrebbe prendere coscienza dell'immane tragedia e dell'abissale minaccia, e quindi agire per far cessare immediatamente la guerra imponendo la fine delle ostilita' e l'avvio di negoziati di pace a tutti i governi impazziti e scellerati che assurdamente la guerra alimentano.
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Mentre la parte migliore della popolazione russa continua ad opporsi alla guerra e al fascismo subendo da parte del regime una repressione brutale; e mentre la parte migliore della popolazione ucraina continua a resistere con la scelta della solidarieta' e della nonviolenza all'invasione e alla barbarie, alla guerra e al militarismo, adoperandosi per salvare le vite e difendendo la democrazia e i diritti umani nell'unico modo in cui e' possibile farlo, cioe' opponendosi alle uccisioni, alla militarizzazione e alla tirannia che ne consegue; tragicamente la parte migliore delle popolazioni degli altri paesi europei non riesce o non vuole o non sa contrastare la follia guerriera e riarmista, l'imbarbarimento e la fame di universale annientamento dei propri governi che invece di adoperarsi per la pace continuano ciecamente a fare di tutto affinche' la guerra, e le stragi, e l'ecocidio, continuino, si accrescano, si estendano oltre ogni limite.
La maggior parte delle molte iniziative per la pace che pure si sono svolte in questi mesi di guerra nei paesi dell'Unione Europea hanno avuto come implicito ma effettuale denominatore comune - e mi si stringe il cuore a dirlo - di "non disturbare il manovratore", ovvero di non mettere in reali difficolta' il governo golpista della banalita' del male che con l'invio di armi e la supina obbedienza alla Nato - l'organizzazione terrorista e stragista le cui criminali responsabilita' nell'alimentare la guerra in Europa sono flagranti - ha reso l'Italia compartecipe della guerra e quindi delle stragi di esseri umani e dell'ecocidio in corso in Ucraina, in flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione repubblicana, articolo che si apre con parole di inequivocabile chiarezza: "L'Italia ripudia la guerra".
Invece disturbare il manovratore occorreva ed occorre; contrastare il governo belligeno e golpista occorreva ed occorre; bloccare l'illegale e criminale invio delle armi assassine occorreva ed occorre; contrastare l'azione scellerata della Nato occorreva ed occorre. Ma questo non e' stato fatto, e tante belle iniziative tanto spettacolari quanto ininfluenti, cosi' come le non molte benemerite e fin luminose azioni di solidarieta' concreta con le vittime che pure per fortuna ci sono state e sempre siano benedette, non bastano ad occultare questa dura realta'.
Eppure e' chiaro e semplice cio' che occorre fare: contrastare materialmente l'illegale e criminale partecipazione italiana alla guerra; contrastarla con l'azione diretta nonviolenta.
Occorre bloccare le fabbriche d'armi: circondandole e occludendone gli ingressi impedendo loro di produrre altri strumenti di morte.
Occorre bloccare i trasporti di armi: occupando e paralizzando i luoghi in cui transitano gli strumenti di morte.
Occorre bloccare le strutture militari: circondandole e occludendone gli ingressi impedendo loro di proseguire in ogni attivita' di preparazione e a sostegno della guerra.
Occorre bloccare le sedi e strutture in Italia della Nato come delle forze armate degli Stati Uniti d'America: circondandole e occludendone gli ingressi cosi' impedendo loro di continuare la guerra di cui sono palesemente "magna pars".
Occorre bloccare la Presidenza del Consiglio dei Ministri e i Ministeri coinvolti nella guerra: circondandoli e occludendone gli ingressi impedendo loro di proseguire nell'illegale sostegno alla guerra e alle stragi e all'ecocidio in corso in Ucraina, impedendo loro di proseguire nella flagrante violazione della Costituzione della Repubblica italiana cui pure tutti i membri del governo hanno giurato fedelta'.
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Beninteso: occorre anche continuare a dire e a fare le tante cose buone che gia' si dicono e si fanno, ed occorre sostenere le molte iniziative di pace nuove o reiterate in corso e in programma da parte di soggetti diversi, quali che siano i loro limiti e le loro fragilita', a condizione che siano iniziative rigorosamente per la pace e rigorosamente democratiche sia nel merito che nel metodo, ovvero orientate a salvare tutte le vite e realizzate in forme rigorosamente nonviolente.
Ripetiamo ancora una volta che si deve continuare a soccorrere, accogliere, assistere tutte le vittime; che si deve continuare a recare aiuti umanitari a tutte le vittime; che si deve continuare a denunciare la criminale follia di chi la guerra ha scatenato; che si deve continuare a denunciare la criminale follia dei governi che, invece di adoperarsi per far cessare la guerra e le stragi e le devastazioni di cui essa consiste, alimentano l'una e quindi le altre; che si deve continuare a denunciare il pericolo estremo e immediato che la guerra divenga mondiale e nucleare e distrugga l'intera umana famiglia riducendo a un deserto l'intero mondo vivente; che si deve continuare a denunciare che la guerra sempre e solo uccide gli esseri umani; che si deve continuare ad esortare chi nella guerra e' attivamente coinvolto a cessare di uccidere, a deporre le armi, a disertare gli eserciti, a obiettare a comandi scellerati, a rifiutarsi di diventare un assassino; che si deve continuare a ricordare che salvare le vite e' il primo dovere di tutti gli esseri umani e di tutti gli umani istituti.
Ma se non si passa all'azione diretta nonviolenta tutte queste cose non riusciranno a fermare la guerra. Solo l'azione diretta nonviolenta puo' riuscire ad avviare dal basso l'agire necessario, le decisioni indispensabili: la cessazione delle uccisioni, la costruzione della pace, la solidarieta' che ogni essere umano riconosce e raggiunge e difende e sostiene e conforta, la condivisione fra tutte e tutti di tutto il bene e tutti i beni, il rispetto per ogni vita.
Occorre proporre, iniziare, praticare e poi generalizzare l'azione diretta nonviolenta: cominciando con la forza preziosa dei piccoli gruppi delle persone gia' persuase della nonviolenza - le persone che Gandhi chiamava "satyagrahi", le persone persuase della "forza della verita'" - e poi con la forza dell'esempio, della testimonianza che educa al bene, della lotta nonviolenta concreta e coerente, allargare progressivamente la mobilitazione fino allo sciopero generale contro la guerra, se sara' necessario arrivare fino allo sciopero generale per imporre allo stolto e criminale governo italiano di tornare a rispettare non solo l'articolo 11 della Costituzione repubblicana, ma il diritto alla vita di ogni essere umano.
Poi, naturalmente, anche tutto cio' potrebbe non bastare; ma occorre almeno averlo detto, occorre almeno averlo tentato.
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Le circostanze particolari in cui vivo da anni mi impediscono di essere io stesso ad organizzare le azioni dirette nonviolente che mi sembrano possibili e necessarie (e che ho sommariamente elencato sopra); l'ho fatto piu' volte in passato, ma ora mi e' obiettivamente impossibile, e non e' l'ultimo dei miei crucci.
Cosicche', non potendo fare qui e adesso di piu' e di meglio, almeno ho voluto dirle queste cose, sperando che qualcuno le ascolti. E sapendo che questo mio scritto che invita ad opporsi alla guerra, alle stragi e all'ecocidio di cui essa consiste, che invita a contrastare i mercanti di morte e la fabbrica degli omicidi, che invita a difendere il diritto alla vita di ogni vivente, ebbene, e' possibile che venga tacciato dal governo belligeno e golpista e dal solerte suo apparato propagandistico di "istigazione a delinquere", mentre a me sembra che sia piuttosto una esortazione a non delinquere, poiche' dal modesto mio punto di vista - ma anche dal punto di vista della Costituzione repubblicana - a delinquere e' piuttosto chi fa e sostiene la guerra, chi uccide, fa uccidere, fornisce gli strumenti per uccidere, coopera a uccidere e lascia uccidere gli esseri umani, chi devasta e distrugge parti sempre crescenti di quest'unico mondo vivente, di quest'unica casa comune dell'intera umana famiglia.
Dixi, sed non salvavi animam meam.
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Ogni vittima ha il volto di Abele.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe in corso.

3. REPETITA IUVANT. COSA POSSIAMO (E DOBBIAMO) REALMENTE FARE CONTRO LA GUERRA IN CORSO IN EUROPA?

Certo, continuare a soccorrere, accogliere, assistere tutte le vittime.
Certo, continuare a recare aiuti umanitari a tutte le vittime.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia di chi la guerra ha scatenato.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia dei governi che, invece di adoperarsi per far cessare la guerra e le stragi di cui essa consiste, alimentano l'una e quindi le altre.
Certo, continuare a denunciare il pericolo estremo e immediato che la guerra divenga mondiale e nucleare e distrugga l'intera umana famiglia riducendo a un deserto l'intero mondo vivente.
Certo, continuare a denunciare che la guerra sempre e solo uccide gli esseri umani,  sempre e solo uccide gli esseri umani,  sempre e solo uccide gli esseri umani.
Certo, continuare ad esortare chi nella guerra e' attivamente coinvolto a cessare di uccidere, a deporre le armi, a disertare gli eserciti, a obiettare a comandi scellerati, a rifiutarsi di diventare un assassino.
Certo, continuare a ricordare che salvare le vite e' il primo dovere di tutti gli esseri umani e di tutti gli umani istituti.
*
Tutto cio' e' buono e giusto, ma non basta.
Occorre fare anche altre cose che solo noi qui in Europa occidentale possiamo e dobbiamo fare.
E le cose che possiamo e dobbiamo fare sono queste:
1. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale contrastare anche qui la macchina bellica, l'industria armiera, i mercanti di morte, la follia militarista, i governanti stragisti: paralizzare i poteri assassini occorre.
2. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di mettere il veto ad ogni iniziativa della Nato, l'organizzazione terrorista e stragista di cui i nostri paesi tragicamente fanno parte: paralizzare immediatamente i criminali della Nato occorre, e successivamente procedere allo scioglimento della scellerata organizzazione.
3. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di cessare di armare ed alimentare la guerra e sostenere invece l'impegno per l'immediato cessate il fuoco ed immediate trattative di pace.
4. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di restituire all'Onu la funzione e il potere di abolire il flagello della guerra.
5. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei la pace, il disarmo, la smilitarizzazione.
6. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica della sicurezza comune dell'umanita' intera fondata sulla Difesa popolare nonviolenta, sui Corpi civili di pace, sulle concrete pratiche che inverino l'affermazione del diritto alla vita, alla dignita' e alla solidarieta' di tutti i popoli e di tutte le persone.
7. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica comune di attiva difesa dell'intero mondo vivente prima che la catastrofe ambientale in corso sia irreversibile.
*
E' questa la nostra opinione fin dall'inizio della tragedia in corso.
Ci sembra che senza queste azioni nonviolente la guerra, le stragi e le devastazioni non saranno fermate.
Troppi esseri umani sono gia' stati uccisi per la criminale follia dei governanti.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi per la salvezza comune dell'umanita' intera.
Sia massima universalmente condivisa la regola aurea che afferma: agisci nei confronti delle altre persone cosi' come vorresti che le altre persone agissero verso di te.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

4. INIZIATIVE. AMNESTY INTERNATIONAL: URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
[Dal sito www.amnesty.org riprendiamo e diffondiamo questo appello del 3 aprile 2023]

3 April 2023
URGENT ACTION
URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
Native American activist Leonard Peltier has been imprisoned in the USA for over 46 years, some of which was spent in solitary confinement, serving two life sentences for murder despite concerns over the fairness of his trial. He has always maintained his innocence. Now 78 years old, he contracted COVID-19 in 2022 and suffers from several chronic health ailments, including one that is potentially fatal. Not eligible for parole again until 2024, his lawyers submitted a new petition for clemency in 2021. President Biden must grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
TAKE ACTION: WRITE AN APPEAL IN YOUR OWN WORDS OR USE THIS MODEL LETTER
President Joseph Biden
The White House
1600 Pennsylvania Ave NW
Washington, DC 20500
USA
White House Comment line: (202) 456-1111
Webform*: https://www.whitehouse.gov/contact/
* A US-based address is needed for the White House webform.
International action takers, please use AI USA's address when filling out:
Amnesty International USA
311 West 43rd St. 7th Floor,
New York, NY 10036 USA
Dear President Biden,
Leonard Peltier is a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. In 1975, during a confrontation involving AIM members, two FBI agents were killed. Leonard Peltier was convicted of their murders but has always denied killing the agents.
There are serious concerns about the fairness of proceedings leading to his trial and conviction, including for example the prosecution's withholding of evidence that might have assisted Leonard Peltier's defence.
In light of these concerns, the former US Attorney who supervised the prosecution team post-trial, James Reynolds, has since called for clemency.
Leonard Peltier is now 78 years old, has spent more than 46 years in US prisons, and has been repeatedly denied parole. There are serious concerns about Leonard Peltier's deteriorating health, including potential re-exposure to COVID-19. His lawyers submitted a new petition for clemency in 2021.
I urge you to grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
Yours sincerely,
*
ADDITIONAL INFORMATION
Leonard Peltier, an Anishinaabe-Lakota Native American, was a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. On 26 June 1975, during a confrontation involving AIM members on the Pine Ridge Indian reservation in South Dakota, FBI agents Ronald Williams and Jack Coler were shot dead. Leonard Peltier was convicted of their murders in 1977 and sentenced to two consecutive life sentences. Leonard Peltier has always denied killing the agents.
A key alleged eyewitness to the shootings was Myrtle Poor Bear, a Lakota Native woman who lived at Pine Ridge. Based on her statement that she saw Leonard Peltier kill both FBI agents, Leonard Peltier was extradited from Canada, where he had fled following the shootings. However, Myrtle Poor Bear later retracted her testimony. Although not called as a prosecution witness at trial, the trial judge refused to allow Leonard Peltier's attorneys to call Myrtle Poor Bear as a defense witness on the grounds that her testimony "could be highly prejudicial to the government". In 2000, Myrtle Poor Bear issued a public statement to say that her original testimony was a result of months of threats and harassment from FBI agents.
In 1980 documents were released to Leonard Peltier's lawyers as a result of a lawsuit under the Freedom of Information Act. The documents contained ballistics evidence which might have assisted Leonard Peltier's case, but which had been withheld by the prosecution at trial. However, in 1986, the U.S. Court of Appeal for the Eighth Circuit denied Leonard Peltier a retrial, stating that: "We recognize that there is some evidence in this record of improper conduct on the part of some FBI agents, but we are reluctant to impute even further improprieties to them."
The U.S. Parole Commission has always denied parole to Leonard Peltier on the grounds that he did not accept criminal responsibility for the murders of the two FBI agents. This is even though, after one such hearing, the Commission acknowledged that, "the prosecution has conceded the lack of any direct evidence that you personally participated in the executions of two FBI agents". Leonard Peltier would not be eligible for another parole hearing until 2024. Furthermore, James H. Reynolds, the US Attorney whose office handled the criminal case prosecution and appeal of Leonard Peltier, wrote that he supported clemency "in the best interest of Justice in considering the totality of all matters involved."
Leonard Peltier suffers from a variety of ailments, including kidney disease, Type 2 diabetes, high blood pressure, a heart condition, a degenerative joint disease, and constant shortness of breath and dizziness. A stroke in 1986 left him virtually blind in one eye. In January 2016, doctors diagnosed him with a life-threatening condition: a large and potentially fatal abdominal aortic aneurysm that could rupture at any time and would result in his death. He currently uses a walker due to limited mobility and contracted COVID-19 in 2022. He continues to be at risk of re-infection while in detention.
In 2015, several Nobel Peace Prize winners—including Archbishop Desmond Tutu—called for Leonard Peltier's release. The Standing Rock Sioux Tribe and the National Congress of American Indians have also called for his release. Leonard Peltier's attorney applied for clemency to President Biden in July 2021. President Biden committed to granting clemency on a rolling basis during his administration.
However, as of February 2023, no decision has been made on his application. He has previously sought clemency, most recently from President Obama in 2016, but his petition has been denied each time.
Due to the numerous issues at trial, the exhaustion of all his legal avenues for appeal, the amount of time he has already served, his continued maintenance of innocence along with his chronic health issues, Amnesty International supports calls for clemency for Leonard Peltier.
PREFERRED LANGUAGE TO ADDRESS TARGET: English
You can also write in your own language.
PLEASE TAKE ACTION AS SOON AS POSSIBLE UNTIL: 29 May 2023
Please check with the Amnesty office in your country if you wish to send appeals after the deadline.
NAME AND PRONOUN: Leonard Peltier - He/Him
LINK TO PREVIOUS UA: https://www.amnesty.org/en/documents/amr51/5208/2022/en/

5. REPETITA IUVANT. SCRIVIAMO ALL'AMBASCIATA DELL'IRAN IN ITALIA PER CHIEDERE CHE CESSINO PERSECUZIONI ED UCCISIONI

Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo di scrivere all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere al governo di quel paese che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
Gli indirizzi di posta elettronica cui inviare le lettere sono i seguenti: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir
*
Vi proponiamo un possibile testo essenziale:
Egregio ambasciatore,
le chiediamo di trasmettere al governo del suo Paese questa nostra richiesta che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
E' dovere di ogni persona, di ogni societa', di ogni ordinamento giuridico rispettare la vita, la dignita' e i diritti di tutte le donne e di tutti gli uomini.
Tutti gli esseri umani sono eguali in dignita' e diritti, tutti gli esseri umani hanno diritto alla vita e alla liberta'.
Siamo solidali con le donne iraniane - e con gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Distinti saluti,
Nome e cognome, luogo e data, recapito di chi scrive.
*
Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo anche di far circolare questa proposta.
Adoperiamoci affinche' tante persone, tante associazioni, tante istituzioni di tutto il mondo chiedano al governo iraniano che cessino persecuzioni e uccisioni.
Sosteniamo le donne iraniane - e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Grazie di cuore per quanto vorrete fare.

6. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE

Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it

7. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI

Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com

8. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 129 del 9 maggio 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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