[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 125



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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 125 del 5 maggio 2023

In questo numero:
1. Bruna Bianchi: La distruzione degli ecosistemi in Ucraina
2. Cosa possiamo (e dobbiamo) realmente fare contro la guerra in corso in Europa?
3. Amnesty International: Urge clemency for native american activist
4. Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessino persecuzioni ed uccisioni
5. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
6. Alcuni riferimenti utili
7. Tre tesi
8. Ripetiamo ancora una volta...
9. Carestio Grifagni: I vampiri i lupi mannari
10. Carestio Grifagni: Un lettore
11. Carestio Grifagni: L'appecetario
12. Carestio Grifagni: Da giovane
13. Carestio Grifagni: Per la fondazione del partito malthusiano

1. L'ORA. BRUNA BIANCHI: LA DISTRUZIONE DEGLI ECOSISTEMI IN UCRAINA
[Dal sito di "Comune-info" riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo del primo marzo 2023]

Benche' gravissima e a lungo taciuta dai media, la devastazione ambientale provocata della guerra in Ucraina e' ora in primo piano in numerosi articoli e studi internazionali. Del resto il paese, primo produttore di cereali in Europa, ospita un terzo della biodiversita' di tutti i paesi dell'Ue. Le sostanze tossiche rilasciate dalla esplosione di missili, dalla distruzione di edifici, veicoli militari, infrastrutture, industrie e depositi di carburanti e sostanze chimiche sono state disperse nell'atmosfera e nelle acque e sono ormai penetrate nei suoli e nei terreni agricoli.
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La guerra si e' abbattuta su un paese, l'Ucraina, che rappresenta solo il 6% del territorio europeo ma ospita il 35% della sua biodiversita' - circa 74.000 animali e piante, di cui molte rare - e in cui si trovano le terre nere piu' fertili del pianeta.
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La guerra sara' la morte del "cuore verde dell'Europa"?
Nel "cuore verde dell'Europa", attraversato da 200.000 chilometri di corsi d'acqua, ci sono steppe, zone umide, antiche faggete, decine di zone marine e costiere protette e decine di parchi nazionali. L'Ucraina, corridoio importante delle migrazioni degli uccelli, ha un ruolo decisivo a livello internazionale per la sopravvivenza di molte specie; 484 specie di uccelli (di cui 18 a rischio di estinzione a livello globale e 19 che rappresentano il 15% della popolazione europea) popolano 141 aree che nel complesso occupano 2,5 milioni di ettari. Tutte queste zone sono sotto l'influenza diretta o indiretta delle azioni militari. Secondo un rapporto sull'impatto ambientale della guerra in Ucraina apparso nell'ottobre scorso a cura del Programma Ambientale delle Nazioni Unite (UNEP), quasi un milione di ettari di aree protette ha subito l'impatto del conflitto.
La guerra, inoltre, ha sospeso i programmi di conservazione, come quello della reintroduzione del bisonte europeo, e nel corso dei mesi interessi economici consolidati hanno cinicamente tentato di approfittare dell'invasione per infrangere le barriere erette con fatica dalle organizzazioni ambientaliste contro lo sfruttamento indiscriminato della natura.
La minaccia rappresentata dalla guerra agli ecosistemi ucraini e' particolarmente grave, sia per la loro estensione, sia per la conservazione della biodiversita' a livello europeo, ma anche per la loro fragilita' e l'urgenza di interventi conservativi che richiederebbero. Gia' negli anni precedenti la guerra, le aree piu' importanti dal punto di vista ecologico si sono andate progressivamente restringendo, altre sono state costantemente minacciate dall'occupazione dei suoli, dall'inquinamento, dalla pesca eccessiva, dagli abbattimenti illegali, come quelli avvenuti nelle antiche foreste dai Carpazi ucraini di alberi secolari trasformati in mobili a poco prezzo per l'Ikea.
La guerra ha danneggiato il 32% dei boschi ucraini (600.000 ettari) a causa degli incendi, la cui diffusione e' stata favorita dalle monoculture di pini in alcune regioni del paese, degli abbattimenti deregolamentati all'inizio della guerra per "necessita' militari" che hanno ucciso o allontanato gli animali e che avranno un grave impatto sull'equilibrio ecologico e sul clima. Un rapporto dettagliato di EcoAction, Climate Damage Caused by Russia's War in Ukraine, ha valutato in oltre 97 milioni di tonnellate le emissioni di CO2 causate dai primi sette mesi del conflitto, pari a quelle dell'Olanda per lo stesso periodo.
Dal febbraio al dicembre 2022 la piattaforma Ecodozor ha registrato oltre 29.000 casi di distruzioni ambientali potenzialmente catastrofiche dovute ad attivita' militari, mentre EcoAction e Greenpeace ne hanno mappato e descritto 840.
Benche' gravissimo e a lungo taciuto dai media, questo aspetto della guerra e' ora in primo piano in numerosi articoli (Belardinelli; Tarabini) e studi (Pereira et al; Rawtani et al) che hanno richiamato l'attenzione sulle conseguenze irreversibili della guerra agli ecosistemi, danni che si estenderanno a livello globale e che sono gia' stati osservati in Russia e in Moldavia.
Nello stesso tempo alcune associazioni di medici hanno sollevato l'allarme per la salute umana. Come si legge su "The Union", l'organo dell'Unione internazionale contro la tubercolosi e le malattie polmonari, nelle guerre contemporanee l'inquinamento uccide piu' delle bombe. E il rischio ricade in misura maggiore sulle donne, in particolare donne in gravidanza, i bambini, gli anziani, i malati, i profughi e le profughe, le persone delle classi sociali piu' povere.
Tetiana Perga, studiosa di storia ambientale fuggita da Kiev all'inizio del conflitto, prevedendo un'ulteriore ondata di profughi-e ambientali dall'Ucraina, ha scritto in Ecocide in Ukraine:
"Esperti, politici, scienziati e la societa' civile nei paesi europei dovrebbero pensare al fatto che l'inquinamento dell'aria e delle acque non rispetta i confini. L'Europa ne ha gia' fatto l'esperienza: negli anni Sessanta e Settanta molti paesi europei hanno dovuto affrontare le piogge acide e nel 1986 la contaminazione radioattiva a causa del disastro di Cernobyl'. Ma sembra che nel tempo tutto cio' sia stato dimenticato".
Benche' frammentarie e raccolte in situazioni estremamente difficili, le informazioni sul degrado ambientale disegnano una situazione drammatica. Le pagine che seguono si soffermano sulle condizioni dei suoli e degli ecosistemi marini e costieri.
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I suoli
La degradazione dei terreni agricoli del paese, tra i maggiori esportatori di cereali, semi e olio di girasole, ha sollevato le maggiori preoccupazioni. Uno studio storico recente, che ha avuto una grande risonanza, ha accertato la persistenza nel suolo di agenti inquinanti, in particolare di particelle di rame, nella zona dove nel 1916 si e' svolta la battaglia della Somme. Il fatto che, dopo un secolo, nel 2015, gli agricoltori della Francia settentrionale abbiano dovuto distruggere i loro prodotti a causa della contaminazione, e' suonato come un allarme per la sorte dell'agricoltura ucraina e la sicurezza alimentare a livello globale.
Le sostanze tossiche rilasciate dalla esplosione di missili, dalla distruzione di edifici, veicoli militari, infrastrutture, industrie e depositi di carburanti e sostanze chimiche sono state disperse nell'atmosfera e nelle acque e sono penetrate nei suoli e nei terreni agricoli, in particolare nella parte meridionale e orientale del paese e nella regione di Kiev.
Le preoccupazioni maggiori riguardano il cernozem, lo strato fertile di 1-2 metri di materia organica scura accumulatosi nel corso di 10.000 anni sulle steppe euroasiatiche che ricopre i 2/3 del territorio agricolo ucraino. L'impatto della guerra sui suoli e' profondo, benche' non sempre visibile, ha spiegato la giornalista e divulgatrice scientifica Rebecca Dzombak su "Science & Society". La forza distruttiva delle esplosioni e' capace di rimuovere o smuovere una grande mole di sedimenti e di impoverire il terreno con effetti a lungo termine, di alterare la topografia, di modificare la modalita' e la forza con cui l'acqua si distribuisce nel suolo.
Il 30% del terreno e' minato, e in parte gia' contaminato dalle mine, ed e' sconvolto dai profondi crateri causati dalle bombe che cambiano completamente l'ecosistema del suolo: l'alterazione del flusso delle acque crea ristagni, la vegetazione e' sradicata e gli animali, uccisi o allontanati, lasciano il posto a specie invasive.
Le immagini aeree mostrano ampie aree di campagna completamente ricoperte di crateri. Katerina Polyanska, una giovane ecologa del paesaggio della Environmental People Law che sta conducendo una ricerca sui suoli di alcuni parchi nazionali, a proposito dei crateri causati dal bombardamento delle alture calcaree del Parco nazionale Sviati Hory ha affermato: "Quando si vedono questi crateri, si comprende che il recupero e' impossibile". Le alture e gli ecosistemi che si sono formati in centinaia di migliaia di anni, in breve tempo sono stati distrutti.
Questi danni fisici non sono i soli a stravolgere l'equilibrio dei suoli; i terreni umidi ucraini, che dopo il disgelo hanno fatto impantanare i carri armati russi divenendo una metafora della resistenza, sono stati compattati dal peso di questi veicoli e la compattazione del terreno e' una forma di degradazione che limitera' la produzione intorno al 10-60% e alterera' per anni la sua composizione microbica. Ancora piu' grave la contaminazione da sostanze chimiche che possono rappresentare un pericolo nascosto se assorbite dalle piante e trasmesse nei prodotti destinati all'alimentazione umana.
Lo stesso destino delle terre del Donbass, dove gia' nel 2021 la condizione del suolo era considerata irreparabile, conclude Rebecca Dzombak, oggi si profila per una parte ben piu' ampia del paese e probabilmente a breve non sara' possibile per gran parte degli agricoltori ucraini disporre di terreni non inquinati.
La difficolta' di accedere a cibo e acqua incontaminati e' drammatica nel Donbass, regione che gia' nel 2018, a parere di Leila Urekenova, ricercatrice del UN Environment Program, era sull'orlo di una catastrofe ecologica. Nel Donbass, tra i maggiori bacini carboniferi del mondo - definito in periodo sovietico il "cuore della Russia”" - ai danni agli ecosistemi causati da due secoli di estrazione mineraria e dalle attivita' industriali, si sono aggiunti quelli causati dalla guerra sulla superficie e a livello sotterraneo. Dalle 40 miniere allagate si disperdono sostanze inquinanti e radioattive nelle acque e nel terreno.
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Gli habitat marini
Altrettanto gravi i danni agli ecosistemi marini e costieri. Un primo tentativo di monitorarli con l'ausilio delle immagini satellitari e' rappresentato dallo studio The Coastal and Marine Environment condotto da CEOBS (Conflict and Environment Observatory) e da Zoi Environment Network apparso il primo febbraio che integra il precedente dedicato all'acqua, in particolare ai fiumi e alle infrastrutture idriche, di cui si e' detto in un precedente resoconto.
In Ucraina ci sono ben 22 zone umide che occupano oltre 750.000 ettari, definite di importanza internazionale in base alla Convenzione di Ramsar e altre 45 aree marine protette (Marine Protected Areas, MPA), ma solo nell'1,3% dei casi si puo' parlare di una reale protezione. Undici di queste zone sono andate perdute durante il conflitto, ad altre e' ora impossibile l'accesso.
Il territorio ucraino comprende circa 2.700 chilometri di coste intorno al Mar Nero e al Mar d'Azov, ma dopo l'annessione della Crimea da parte della Russia, l'occupazione della regione del Donetsk, di Zaporizzja e di Kerson, il paese ha perso gran parte delle sue coste meridionali e sudorientali.
La guerra, inoltre, ha interrotto i progetti di inclusione nelle MPA di vaste zone delle coste della Crimea e del Mar d'Azov che avrebbero dovuto essere realizzati nel 2023. Resta tuttora impossibile valutare i danni causati dagli incidenti avvenuti nello stabilimento siderurgico Azovstal presso Marjupol.
Il danneggiamento delle strutture industriali e portuali lungo i fiumi, gli estuari e le coste, delle navi per il trasporto di carburanti rappresentano gravi rischi per il fragile ecosistema del Mar Nero e del Mar d'Azov, sui loro estuari e sulle zone umide aggravando il deterioramento causato da decenni di inquinamento, di pesca eccessiva e anche illegale (ad esempio degli storioni), dal cambiamento climatico e dalla proliferazione di specie esotiche.
Questi danni sono andati peggiorando in corrispondenza dell'andamento delle operazioni belliche navali che da maggio a settembre 2022 hanno avuto una progressiva intensificazione. Il posizionamento di mine da parte di entrambe le parti in conflitto e, da parte ucraina, l'uso dei missili antinave e di droni marini, hanno colpito le strutture portuali in Crimea e un terminal petrolifero. Un rilevante sversamento di carburante e' avvenuto in seguito all'attacco ucraino di due piattaforme di perforazione sul Mar Nero; l'incendio che ne e' conseguito ha oscurato a lungo il cielo.
Sia nel Mar Nero che nel Mare di Azov sono stati frequenti i casi di navi danneggiate. E' il caso della petroliera moldava Millennial Spirit colpita a giugno da un missile russo e probabilmente affondata con il suo carico di centinaia di migliaia di tonnellate di gasolio. Nelle acque che circondano l'isola dei Serpenti e' stata affondata da un missile ucraino la nave russa Moskva; tutti i suoi componenti e il suo carico giacciono pericolosamente sul fondo del mare.
Gli intensi bombardamenti sull'isola dei Serpenti, zona marina protetta dal 1998, ha compromesso, forse irrimediabilmente, la sua biodiversita' mentre le esplosioni sottomarine hanno avuto certamente un grave impatto sulla vita del mare.
La perdita di vita selvatica nel Mar Nero e nel Mar d'Azov ha avuto una vasta risonanza nei media: un numero imprecisato di delfini e focene, ma presumibilmente migliaia, hanno perso l'udito a causa dei sonar dei sottomarini la cui intensita', accresciuta durante il conflitto, e' coperta dal segreto militare.
Benche' esistano norme a protezione delle zone di importanza ecologica nel corso delle azioni belliche navali, come quelle previste dal manuale di San Remo del 1994, esse non sono vincolanti e pertanto sono state ignorate.
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Le coste e gli estuari
Molte zone costiere sono diventate postazioni di tiro che hanno danneggiato i boschi e inquinato i suoli, mentre la costruzione di trincee ha compromesso il patrimonio floristico e accentuato l'erosione dei terreni. La zona umida dell'estuario del Dniepr e' stata fortificata dalla Russia dopo la ritirata da Kerson e in Crimea gli habitat costieri sono stati trasformati in campi di esercitazione militare. Ovunque gli uccelli hanno subito gravi danni, in particolare nella parte meridionale della regione di Kerson, il luogo in cui si trova l'area naturalistica piu' vasta dell'Ucraina che riveste un ruolo importante nella conservazione della consistenza numerica delle specie rare degli uccelli d'Europa. Che ne sara' degli uccelli migratori che probabilmente non potranno sostare e nutrirsi nelle aree che frequentano da secoli? Sappiamo che ogni mutamento delle condizioni ambientali puo' minacciare la loro sopravvivenza e che molti uccelli che percorrevano le rotte ucraine, per disorientamento o stanchezza quest'anno non hanno raggiunto loro antiche destinazioni invernali, come e' stato rilevato nel Kashmir. Nel Donestk i gabbiani del Pallas, le beccacce di mare e i beccapesci hanno abbandonato la zona marina di Kyria Kosa.
Anche l'estuario di Bug e' un'area importante per la sopravvivenza di numerose specie protette - rettili, anfibi, pesci e uccelli migratori - tutte minacciate dall'inquinamento. Vi si sofferma il rapporto CEOBS-Zoi Environment Network. Particolarmente delicato e vulnerabile, l'ecosistema acquatico del delta del Dniepr e' una delle numerose aree protette violate dalla guerra. Esso e' situato nell'Ucraina meridionale presso Mykolaiv. Tra febbraio e maggio 2022 la citta' e' stata teatro di una grande offensiva in seguito alla quale le truppe russe hanno occupato gran parte della sponda sinistra dell'estuario. La citta' e' stata oggetto di prolungati attacchi missilistici fino alla "liberazione" di Kerson in novembre. Poche altre citta' sono state colpite tanto intensamente e tanto a lungo come Mykolaiv e le zone limitrofe. Offensive e controffensive hanno prodotto una enorme quantita' di detriti contenenti metalli pesanti, amianto, bifenili policlorurati che si sono riversati nell'estuario.
Altri gravi incidenti hanno aggravato l'inquinamento delle acque. A marzo e a ottobre, in seguito al danneggiamento di una raffineria di allumina, una delle tante strutture industriali sulla sponda sinistra che rappresentano un rischio costante di inquinamento, sono stati rilasciati nell'ambiente metalli pesanti, soda caustica, petrolio, residui di bauxite ed elementi radioattivi. Le immagini satellitari hanno rivelato anche il caso di un incendio scoppiato in un terminal di cereali che probabilmente conteneva fertilizzanti chimici e munizioni, sostanze che inevitabilmente saranno entrate nelle acque dell'estuario.
Un altro grave incidente si e' verificato al porto di Everi il 16 ottobre quando due enormi serbatoi di olio di girasole sono stati colpiti e migliaia di tonnellate di olio sono fuoriuscite riversandosi prima nelle strade, poi nelle fognature e infine nell'estuario. A questi danni si e' aggiunta la decisione sconsiderata di rimuovere i dispositivi di contenimento e assorbimento dell'olio nell'errata convinzione che l'olio di girasole non essendo tossico, ma biodegradabile nell'ambiente marino, si sarebbe depositato sul fondo. Si e' dimenticato che nel 1991 un caso analogo di fuoriuscita di olio di girasole ha avuto esiti disastrosi nel Galles. Il movimento delle acque, infatti, polimerizzando l'olio, lo porta in superficie formando un agglomerato simile al cemento che intrappola tutte le creature marine.
Come hanno raccontato i residenti di Shiroka Balka a Novostiam-N, in quei giorni le rive erano disseminate di cadaveri di uccelli acquatici, mentre le anatre, ricoperte di bianca schiuma oleosa, che tentavano di alzarsi in volo ricadevano a terra morte.
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"Ricostruzione"
Di fronte alla gravita' delle distruzioni, in gran parte irreversibili, causate dalla guerra, come parlare di "ricostruzione"?
Il governo ucraino, avvalendosi della collaborazione delle organizzazioni ambientaliste, pubblica settimanalmente i risultati delle verifiche dei danni agli ecosistemi al fine di ottenere a guerra conclusa le riparazioni, ad oggi calcolate in 50 miliardi di dollari. Come ha scritto il 29 febbraio Jonathan Watts su "The Guardian", queste rilevazioni hanno in parte uno scopo propagandistico. "In un momento in cui le preoccupazioni per il clima aumentano, il governo ucraino sa come conquistare il cuore e le menti delle persone ricordando al mondo che e' una democrazia lungimirante, che produce cibo e che ha una coscienza ambientale, ad essere stata violata da una dittatura basata sull'uso dei combustibili fossili e che ha tanto poco rispetto per la natura quanto ne ha per la sovranita' dei suoi vicini".
Ma con il procedere del conflitto lo scempio ambientale e' perpetrato da entrambe le parti; posizionamento di mine, esplosioni causate dalle armi, incluse quelle fornite dall'Europa e dagli Stati Uniti, dispersione di sostanze inquinanti quotidianamente si abbattono sullo stesso martoriato territorio.
Di fronte a un tale vandalismo militare che distrugge ecosistemi a cui nessuna ricostruzione potra' porre riparo, le frasi, ripetute come mantra: "riprendere i nostri territori", "difendere il nostro territorio", non sono solo frasi astratte e false della propaganda; conquistare, riconquistare o difendere territori, valori, liberta', ecc. con la distruzione appartiene alla logica patriarcale fondata sulla forza che sta minacciando le fonti stesse della vita sulla terra.
E i danni non si esauriscono con le azioni di guerra, ma vengono pianificati da una politica di "ricostruzione" gia' orientata allo sfruttamento delle nuove condizioni create dalla guerra, ovvero delle legislazioni di emergenza che si sono sbarazzate delle norme a difesa della natura e dell'indebolimento della voce delle associazioni ambientaliste. Lo hanno rivelato, ad esempio, gli interventi previsti del piano di ricostruzione discusso a Lugano il 4-5 luglio alla Ukraine Recovery Conference, un incontro internazionale promosso da Ucraina e Svizzera, che sono stati criticati dalle organizzazioni ecologiste non governative ucraine come peggiorative delle condizioni attuali. Nel commentare i risultati del Congresso il WWF-Ucraina ed EcoAction hanno scritto: "L'importanza cruciale di ripristinare un ambiente naturale sano per il popolo ucraino non e' stata neppure menzionata". In particolare, Natalia Gozak, direttrice di EcoAction, ha dichiarato: "Noi vediamo che il governo ucraino percepisce 'il ripristino ambientale' come un modo di promuovere lo sviluppo del settore nucleare e dei progetti basati sui combustibili fossili (come l'esportazione di gas) [...] Noi non possiamo permetterci di continuare a dipendere da soluzioni energetiche insostenibili. Dobbiamo invece pensare a soluzioni a lungo termine".
Le osservazioni piu' puntuali ai progetti presentati dal ministro all'ambiente e' venuta da Ukrainian Nature Conservation Group (UNCG), come si legge nell'articolo del 5 luglio, The Ministry of the Environment plans to destroy nature under the pretense of "recovery":
"Molti progetti presentati dal ministro dell'ambiente Ruslan Strilets che dovrebbero essere finanziati dall'Europa sono decisamente negativi per la natura, ad esempio:
Espansione materiale e delle risorse del paese (ovvero più attivita' mineraria, deforestazione, ecc.);
Rinnovo delle foreste (ovvero abbattimento delle antiche);
Costruzione di 7.500 chilometri di strade forestali;
Transizione verso la meccanizzazione della raccolta degli alberi con l'uso di macchine per l'abbattimento e il trasporto (ovvero aumento delle dimensioni degli abbattimenti attraverso l'uso di macchine);
Miglioramento delle procedure di valutazione dell'impatto ambientale e riduzione della durata di tali procedure (ovvero allentamento delle verifiche che possono ostacolare gli affari in contrasto con la sostenibilita');
Deregolamentazione e facilitazione dell'accesso alle risorse del sottosuolo (non c'e' bisogno di commenti);
Costruzione di sistemi di irrigazione per un milione di ettari e miglioramento di tali sistemi (ovvero ulteriore espansione di una delle cause di degradazione dei fiumi ucraini);
Restituzione di terreni agricoli ad un uso "economico" (ovvero espansione delle terre coltivate a danno dei pascoli e delle terre ricoperte da foreste naturali e abbandonate);
Costruzione centrali idroelettriche da 3,5 gigawatt;
Sviluppo delle vie di trasporto acqueo (ovvero realizzazione del canale navigabile E40 volto a collegare il Mar Baltico con il Mar Nero, progetto a cui gli ambientalisti di almeno tre paesi si sono opposti).
E questi progetti sono solo una piccola parte dei progetti anti-ecologici pianificati dal governo. Allo stesso tempo non vi e' alcun sistematico approccio alla conservazione della natura nelle proposte del governo. Le attivita' veramente vitali per la conservazione della natura non sono riconosciute".
Un mese dopo l'Ukrainian Nature Conservation Group ha criticato il progetto di privatizzazione dei boschi statali che favorirebbe le grandi compagnie di commercio del legname. "Sfortunatamente, la guerra e' un affare lucrativo per molte persone, istituzioni e multinazionali. 'Il capitalismo dei disastri', come lo ha chiamato Naomi Klein, tendera' ad approfittare della guerra e della ricostruzione per fare profitti e continuare la sua marcia distruttiva volta a trasformare in capitale tutte le ricchezze della terra".
Come ha scritto Nela Porobic, responsabile dell'attivita' della WILPF per la politica economica femminista, coloro che affermano di avere a cuore le vite e il destino della popolazione ucraina dovrebbero cessare di sostenere un orientamento che mercifica la guerra. "Non possiamo costruire una pace sostenibile, in Ucraina o altrove, se continuiamo ad affidarci alle strutture che creano il danno, il militarismo e il neoliberismo, ma dobbiamo abolire queste strutture di violenza e costruire sistemi di solidarieta' e cura", mettendo in atto principi di eco-giustizia fino a che sapremo condividere le ricchezze della terra con tutti i viventi.

2. REPETITA IUVANT. COSA POSSIAMO (E DOBBIAMO) REALMENTE FARE CONTRO LA GUERRA IN CORSO IN EUROPA?

Certo, continuare a soccorrere, accogliere, assistere tutte le vittime.
Certo, continuare a recare aiuti umanitari a tutte le vittime.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia di chi la guerra ha scatenato.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia dei governi che, invece di adoperarsi per far cessare la guerra e le stragi di cui essa consiste, alimentano l'una e quindi le altre.
Certo, continuare a denunciare il pericolo estremo e immediato che la guerra divenga mondiale e nucleare e distrugga l'intera umana famiglia riducendo a un deserto l'intero mondo vivente.
Certo, continuare a denunciare che la guerra sempre e solo uccide gli esseri umani,  sempre e solo uccide gli esseri umani,  sempre e solo uccide gli esseri umani.
Certo, continuare ad esortare chi nella guerra e' attivamente coinvolto a cessare di uccidere, a deporre le armi, a disertare gli eserciti, a obiettare a comandi scellerati, a rifiutarsi di diventare un assassino.
Certo, continuare a ricordare che salvare le vite e' il primo dovere di tutti gli esseri umani e di tutti gli umani istituti.
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Tutto cio' e' buono e giusto, ma non basta.
Occorre fare anche altre cose che solo noi qui in Europa occidentale possiamo e dobbiamo fare.
E le cose che possiamo e dobbiamo fare sono queste:
1. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale contrastare anche qui la macchina bellica, l'industria armiera, i mercanti di morte, la follia militarista, i governanti stragisti: paralizzare i poteri assassini occorre.
2. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di mettere il veto ad ogni iniziativa della Nato, l'organizzazione terrorista e stragista di cui i nostri paesi tragicamente fanno parte: paralizzare immediatamente i criminali della Nato occorre, e successivamente procedere allo scioglimento della scellerata organizzazione.
3. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di cessare di armare ed alimentare la guerra e sostenere invece l'impegno per l'immediato cessate il fuoco ed immediate trattative di pace.
4. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di restituire all'Onu la funzione e il potere di abolire il flagello della guerra.
5. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei la pace, il disarmo, la smilitarizzazione.
6. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica della sicurezza comune dell'umanita' intera fondata sulla Difesa popolare nonviolenta, sui Corpi civili di pace, sulle concrete pratiche che inverino l'affermazione del diritto alla vita, alla dignita' e alla solidarieta' di tutti i popoli e di tutte le persone.
7. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica comune di attiva difesa dell'intero mondo vivente prima che la catastrofe ambientale in corso sia irreversibile.
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E' questa la nostra opinione fin dall'inizio della tragedia in corso.
Ci sembra che senza queste azioni nonviolente la guerra, le stragi e le devastazioni non saranno fermate.
Troppi esseri umani sono gia' stati uccisi per la criminale follia dei governanti.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi per la salvezza comune dell'umanita' intera.
Sia massima universalmente condivisa la regola aurea che afferma: agisci nei confronti delle altre persone cosi' come vorresti che le altre persone agissero verso di te.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

3. INIZIATIVE. AMNESTY INTERNATIONAL: URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
[Dal sito www.amnesty.org riprendiamo e diffondiamo questo appello del 3 aprile 2023]

3 April 2023
URGENT ACTION
URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
Native American activist Leonard Peltier has been imprisoned in the USA for over 46 years, some of which was spent in solitary confinement, serving two life sentences for murder despite concerns over the fairness of his trial. He has always maintained his innocence. Now 78 years old, he contracted COVID-19 in 2022 and suffers from several chronic health ailments, including one that is potentially fatal. Not eligible for parole again until 2024, his lawyers submitted a new petition for clemency in 2021. President Biden must grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
TAKE ACTION: WRITE AN APPEAL IN YOUR OWN WORDS OR USE THIS MODEL LETTER
President Joseph Biden
The White House
1600 Pennsylvania Ave NW
Washington, DC 20500
USA
White House Comment line: (202) 456-1111
Webform*: https://www.whitehouse.gov/contact/
* A US-based address is needed for the White House webform.
International action takers, please use AI USA's address when filling out:
Amnesty International USA
311 West 43rd St. 7th Floor,
New York, NY 10036 USA
Dear President Biden,
Leonard Peltier is a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. In 1975, during a confrontation involving AIM members, two FBI agents were killed. Leonard Peltier was convicted of their murders but has always denied killing the agents.
There are serious concerns about the fairness of proceedings leading to his trial and conviction, including for example the prosecution's withholding of evidence that might have assisted Leonard Peltier's defence.
In light of these concerns, the former US Attorney who supervised the prosecution team post-trial, James Reynolds, has since called for clemency.
Leonard Peltier is now 78 years old, has spent more than 46 years in US prisons, and has been repeatedly denied parole. There are serious concerns about Leonard Peltier's deteriorating health, including potential re-exposure to COVID-19. His lawyers submitted a new petition for clemency in 2021.
I urge you to grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
Yours sincerely,
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ADDITIONAL INFORMATION
Leonard Peltier, an Anishinaabe-Lakota Native American, was a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. On 26 June 1975, during a confrontation involving AIM members on the Pine Ridge Indian reservation in South Dakota, FBI agents Ronald Williams and Jack Coler were shot dead. Leonard Peltier was convicted of their murders in 1977 and sentenced to two consecutive life sentences. Leonard Peltier has always denied killing the agents.
A key alleged eyewitness to the shootings was Myrtle Poor Bear, a Lakota Native woman who lived at Pine Ridge. Based on her statement that she saw Leonard Peltier kill both FBI agents, Leonard Peltier was extradited from Canada, where he had fled following the shootings. However, Myrtle Poor Bear later retracted her testimony. Although not called as a prosecution witness at trial, the trial judge refused to allow Leonard Peltier's attorneys to call Myrtle Poor Bear as a defense witness on the grounds that her testimony "could be highly prejudicial to the government". In 2000, Myrtle Poor Bear issued a public statement to say that her original testimony was a result of months of threats and harassment from FBI agents.
In 1980 documents were released to Leonard Peltier's lawyers as a result of a lawsuit under the Freedom of Information Act. The documents contained ballistics evidence which might have assisted Leonard Peltier's case, but which had been withheld by the prosecution at trial. However, in 1986, the U.S. Court of Appeal for the Eighth Circuit denied Leonard Peltier a retrial, stating that: "We recognize that there is some evidence in this record of improper conduct on the part of some FBI agents, but we are reluctant to impute even further improprieties to them."
The U.S. Parole Commission has always denied parole to Leonard Peltier on the grounds that he did not accept criminal responsibility for the murders of the two FBI agents. This is even though, after one such hearing, the Commission acknowledged that, "the prosecution has conceded the lack of any direct evidence that you personally participated in the executions of two FBI agents". Leonard Peltier would not be eligible for another parole hearing until 2024. Furthermore, James H. Reynolds, the US Attorney whose office handled the criminal case prosecution and appeal of Leonard Peltier, wrote that he supported clemency "in the best interest of Justice in considering the totality of all matters involved."
Leonard Peltier suffers from a variety of ailments, including kidney disease, Type 2 diabetes, high blood pressure, a heart condition, a degenerative joint disease, and constant shortness of breath and dizziness. A stroke in 1986 left him virtually blind in one eye. In January 2016, doctors diagnosed him with a life-threatening condition: a large and potentially fatal abdominal aortic aneurysm that could rupture at any time and would result in his death. He currently uses a walker due to limited mobility and contracted COVID-19 in 2022. He continues to be at risk of re-infection while in detention.
In 2015, several Nobel Peace Prize winners—including Archbishop Desmond Tutu—called for Leonard Peltier's release. The Standing Rock Sioux Tribe and the National Congress of American Indians have also called for his release. Leonard Peltier's attorney applied for clemency to President Biden in July 2021. President Biden committed to granting clemency on a rolling basis during his administration.
However, as of February 2023, no decision has been made on his application. He has previously sought clemency, most recently from President Obama in 2016, but his petition has been denied each time.
Due to the numerous issues at trial, the exhaustion of all his legal avenues for appeal, the amount of time he has already served, his continued maintenance of innocence along with his chronic health issues, Amnesty International supports calls for clemency for Leonard Peltier.
PREFERRED LANGUAGE TO ADDRESS TARGET: English
You can also write in your own language.
PLEASE TAKE ACTION AS SOON AS POSSIBLE UNTIL: 29 May 2023
Please check with the Amnesty office in your country if you wish to send appeals after the deadline.
NAME AND PRONOUN: Leonard Peltier - He/Him
LINK TO PREVIOUS UA: https://www.amnesty.org/en/documents/amr51/5208/2022/en/

4. REPETITA IUVANT. SCRIVIAMO ALL'AMBASCIATA DELL'IRAN IN ITALIA PER CHIEDERE CHE CESSINO PERSECUZIONI ED UCCISIONI

Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo di scrivere all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere al governo di quel paese che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
Gli indirizzi di posta elettronica cui inviare le lettere sono i seguenti: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir
*
Vi proponiamo un possibile testo essenziale:
Egregio ambasciatore,
le chiediamo di trasmettere al governo del suo Paese questa nostra richiesta che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
E' dovere di ogni persona, di ogni societa', di ogni ordinamento giuridico rispettare la vita, la dignita' e i diritti di tutte le donne e di tutti gli uomini.
Tutti gli esseri umani sono eguali in dignita' e diritti, tutti gli esseri umani hanno diritto alla vita e alla liberta'.
Siamo solidali con le donne iraniane - e con gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Distinti saluti,
Nome e cognome, luogo e data, recapito di chi scrive.
*
Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo anche di far circolare questa proposta.
Adoperiamoci affinche' tante persone, tante associazioni, tante istituzioni di tutto il mondo chiedano al governo iraniano che cessino persecuzioni e uccisioni.
Sosteniamo le donne iraniane - e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Grazie di cuore per quanto vorrete fare.

5. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE

Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it

6. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI

Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com

7. REPETITA IUVANT. TRE TESI

La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

8. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

9. EROI DEL NOSTRO TEMPO. CARESTIO GRIFAGNI: I VAMPIRI I LUPI MANNARI

I vampiri i lupi mannari
gli zombi la creatura di Alien
fanno ridere fino a farsela sotto
in confronto alla ferocia nostra

10. EROI DEL NOSTRO TEMPO. CARESTIO GRIFAGNI: UN LETTORE

L'unico luogo in cui ancora riesci
a leggere e a scrivere sono le stazioni

ogni altro luogo t'opprime e ti dice che tutto
e' peggio che inutile e' peggio
di non so che ma certamente e' peggio
e allora non vale la pena di muovere foglia
e allora non vale la pena di fare pensieri

nelle stazioni invece
con il rasoio pronto sotto la giacca
lo sai che l'occasione presto arriva
e allora leggi e scrivi per non dare nell'occhio
che l'occasione arriva presto di sicuro

non e' per il sangue e neppure
per i soldi o gli scalpi
e' solo per passare il tempo
e fare qualcosa che lasci una traccia

certo ogni volta occorre cambiare stazione
certo cosi' mi tocca viaggiare con tutto che odio i viaggi
ma qualcosa bisogna pur fare
per vincere la noia
e avere una vita come tutti

11. EROI DEL NOSTRO TEMPO. CARESTIO GRIFAGNI: L'APPECETARIO

Mi sarebbe sempre piaciuto di avere dei libri
e il libro piu' importante di tutti l'appecetario
che e' il libro che insegna a leggere i libri

ma chi ce l'ha il tempo per imparare a leggere
con tutto il da fare che c'e'
per essere eroi della patria
non si ammazza mai abbastanza

12. EROI DEL NOSTRO TEMPO. CARESTIO GRIFAGNI: DA GIOVANE

Una volta da giovane volevo fare pure il prete
e il pistolero insieme
che mi e' sempre piaciuto ammazzare la gente
e farlo per conto di domineddio
cosi' nessuno ti puo' mettere in galera
e vai pure a letto con chi ti pare e piace
per non dire delle confessioni
che poi le rivendi e ci fai due soldarelli
che servono sempre in questo basso mondo

13. EROI DEL NOSTRO TEMPO. CARESTIO GRIFAGNI: PER LA FONDAZIONE DEL PARTITO MALTHUSIANO

Che li mettono al mondo a fare
tutti questi pezzi di ciccia
che poi tanto ci tocca ammazzarli

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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 125 del 5 maggio 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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