[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 120



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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 120 del 30 aprile 2023

In questo numero:
1. Primo maggio
2. Cosa possiamo (e dobbiamo) realmente fare contro la guerra in corso in Europa?
3. Una vecchia fotografia
4. Amnesty International: Urge clemency for native american activist
5. Alcuni riferimenti utili
6. "Gariwo": Berta Caceres
7. "Gariwo": Guadalupe Campanur
8. "Gariwo": Rachel Carson
9. "Gariwo": Aura Lolita Chavez
10. "Gariwo": Lottie Cunningham Wren
11. "Gariwo": Maria do Socorro Silva
12. "Gariwo": Davi Kopenawa
13. "Gariwo": Erwin Krautler
14. "Gariwo": Valerij Legasov

1. L'ORA. PRIMO MAGGIO

Contro tutte le oppressioni.
Contro tutte le violenze.
*
Abolire le guerre, gli eserciti, le armi.
Abolire ogni schiavitu'.
*
Condividere fra tutte e tutti tutto il bene e tutti i beni.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi unitevi.

2. REPETITA IUVANT. COSA POSSIAMO (E DOBBIAMO) REALMENTE FARE CONTRO LA GUERRA IN CORSO IN EUROPA?

Certo, continuare a soccorrere, accogliere, assistere tutte le vittime.
Certo, continuare a recare aiuti umanitari a tutte le vittime.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia di chi la guerra ha scatenato.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia dei governi che, invece di adoperarsi per far cessare la guerra e le stragi di cui essa consiste, alimentano l'una e quindi le altre.
Certo, continuare a denunciare il pericolo estremo e immediato che la guerra divenga mondiale e nucleare e distrugga l'intera umana famiglia riducendo a un deserto l'intero mondo vivente.
Certo, continuare a denunciare che la guerra sempre e solo uccide gli esseri umani,  sempre e solo uccide gli esseri umani,  sempre e solo uccide gli esseri umani.
Certo, continuare ad esortare chi nella guerra e' attivamente coinvolto a cessare di uccidere, a deporre le armi, a disertare gli eserciti, a obiettare a comandi scellerati, a rifiutarsi di diventare un assassino.
Certo, continuare a ricordare che salvare le vite e' il primo dovere di tutti gli esseri umani e di tutti gli umani istituti.
*
Tutto cio' e' buono e giusto, ma non basta.
Occorre fare anche altre cose che solo noi qui in Europa occidentale possiamo e dobbiamo fare.
E le cose che possiamo e dobbiamo fare sono queste:
1. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale contrastare anche qui la macchina bellica, l'industria armiera, i mercanti di morte, la follia militarista, i governanti stragisti: paralizzare i poteri assassini occorre.
2. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di mettere il veto ad ogni iniziativa della Nato, l'organizzazione terrorista e stragista di cui i nostri paesi tragicamente fanno parte: paralizzare immediatamente i criminali della Nato occorre, e successivamente procedere allo scioglimento della scellerata organizzazione.
3. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di cessare di armare ed alimentare la guerra e sostenere invece l'impegno per l'immediato cessate il fuoco ed immediate trattative di pace.
4. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di restituire all'Onu la funzione e il potere di abolire il flagello della guerra.
5. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei la pace, il disarmo, la smilitarizzazione.
6. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica della sicurezza comune dell'umanita' intera fondata sulla Difesa popolare nonviolenta, sui Corpi civili di pace, sulle concrete pratiche che inverino l'affermazione del diritto alla vita, alla dignita' e alla solidarieta' di tutti i popoli e di tutte le persone.
7. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica comune di attiva difesa dell'intero mondo vivente prima che la catastrofe ambientale in corso sia irreversibile.
*
E' questa la nostra opinione fin dall'inizio della tragedia in corso.
Ci sembra che senza queste azioni nonviolente la guerra, le stragi e le devastazioni non saranno fermate.
Troppi esseri umani sono gia' stati uccisi per la criminale follia dei governanti.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi per la salvezza comune dell'umanita' intera.
Sia massima universalmente condivisa la regola aurea che afferma: agisci nei confronti delle altre persone cosi' come vorresti che le altre persone agissero verso di te.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

3. REPETITA IUVANT. UNA VECCHIA FOTOGRAFIA

Sembra camminino sul selciato
di una citta' che e' tutte le citta'
la punta di una scarpa che sporge dalle lunghe gonne
Clara con un berretto che pare una frittella
Rosa con una paglietta da guappo
intorno degli uomini che non le vedono
tranne forse uno poco dietro
che guarda verso la macchina fotografica.

La bocca di Rosa socchiusa sembra che parli
quella di Clara forse sorride.
L'immagine sgranata, la mia presbiopia
non mi consentono di cogliere lo sguardo.

Vedono forse il fotografo, e forse
guardano oltre e in quell'oltre
c'e' anche la nostra lotta di oggi
le donne insorte danzando il 14 febbraio
questo nostro otto marzo del duemilaquindici
l'internazionale futura umanita'.

4. INIZIATIVE. AMNESTY INTERNATIONAL: URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
[Dal sito www.amnesty.org riprendiamo e diffondiamo questo appello del 3 aprile 2023]

3 April 2023
URGENT ACTION
URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
Native American activist Leonard Peltier has been imprisoned in the USA for over 46 years, some of which was spent in solitary confinement, serving two life sentences for murder despite concerns over the fairness of his trial. He has always maintained his innocence. Now 78 years old, he contracted COVID-19 in 2022 and suffers from several chronic health ailments, including one that is potentially fatal. Not eligible for parole again until 2024, his lawyers submitted a new petition for clemency in 2021. President Biden must grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
TAKE ACTION: WRITE AN APPEAL IN YOUR OWN WORDS OR USE THIS MODEL LETTER
President Joseph Biden
The White House
1600 Pennsylvania Ave NW
Washington, DC 20500
USA
White House Comment line: (202) 456-1111
Webform*: https://www.whitehouse.gov/contact/
* A US-based address is needed for the White House webform.
International action takers, please use AI USA's address when filling out:
Amnesty International USA
311 West 43rd St. 7th Floor,
New York, NY 10036 USA
Dear President Biden,
Leonard Peltier is a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. In 1975, during a confrontation involving AIM members, two FBI agents were killed. Leonard Peltier was convicted of their murders but has always denied killing the agents.
There are serious concerns about the fairness of proceedings leading to his trial and conviction, including for example the prosecution's withholding of evidence that might have assisted Leonard Peltier's defence.
In light of these concerns, the former US Attorney who supervised the prosecution team post-trial, James Reynolds, has since called for clemency.
Leonard Peltier is now 78 years old, has spent more than 46 years in US prisons, and has been repeatedly denied parole. There are serious concerns about Leonard Peltier's deteriorating health, including potential re-exposure to COVID-19. His lawyers submitted a new petition for clemency in 2021.
I urge you to grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
Yours sincerely,
*
ADDITIONAL INFORMATION
Leonard Peltier, an Anishinaabe-Lakota Native American, was a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. On 26 June 1975, during a confrontation involving AIM members on the Pine Ridge Indian reservation in South Dakota, FBI agents Ronald Williams and Jack Coler were shot dead. Leonard Peltier was convicted of their murders in 1977 and sentenced to two consecutive life sentences. Leonard Peltier has always denied killing the agents.
A key alleged eyewitness to the shootings was Myrtle Poor Bear, a Lakota Native woman who lived at Pine Ridge. Based on her statement that she saw Leonard Peltier kill both FBI agents, Leonard Peltier was extradited from Canada, where he had fled following the shootings. However, Myrtle Poor Bear later retracted her testimony. Although not called as a prosecution witness at trial, the trial judge refused to allow Leonard Peltier's attorneys to call Myrtle Poor Bear as a defense witness on the grounds that her testimony "could be highly prejudicial to the government". In 2000, Myrtle Poor Bear issued a public statement to say that her original testimony was a result of months of threats and harassment from FBI agents.
In 1980 documents were released to Leonard Peltier's lawyers as a result of a lawsuit under the Freedom of Information Act. The documents contained ballistics evidence which might have assisted Leonard Peltier's case, but which had been withheld by the prosecution at trial. However, in 1986, the U.S. Court of Appeal for the Eighth Circuit denied Leonard Peltier a retrial, stating that: "We recognize that there is some evidence in this record of improper conduct on the part of some FBI agents, but we are reluctant to impute even further improprieties to them."
The U.S. Parole Commission has always denied parole to Leonard Peltier on the grounds that he did not accept criminal responsibility for the murders of the two FBI agents. This is even though, after one such hearing, the Commission acknowledged that, "the prosecution has conceded the lack of any direct evidence that you personally participated in the executions of two FBI agents". Leonard Peltier would not be eligible for another parole hearing until 2024. Furthermore, James H. Reynolds, the US Attorney whose office handled the criminal case prosecution and appeal of Leonard Peltier, wrote that he supported clemency "in the best interest of Justice in considering the totality of all matters involved."
Leonard Peltier suffers from a variety of ailments, including kidney disease, Type 2 diabetes, high blood pressure, a heart condition, a degenerative joint disease, and constant shortness of breath and dizziness. A stroke in 1986 left him virtually blind in one eye. In January 2016, doctors diagnosed him with a life-threatening condition: a large and potentially fatal abdominal aortic aneurysm that could rupture at any time and would result in his death. He currently uses a walker due to limited mobility and contracted COVID-19 in 2022. He continues to be at risk of re-infection while in detention.
In 2015, several Nobel Peace Prize winners—including Archbishop Desmond Tutu—called for Leonard Peltier's release. The Standing Rock Sioux Tribe and the National Congress of American Indians have also called for his release. Leonard Peltier's attorney applied for clemency to President Biden in July 2021. President Biden committed to granting clemency on a rolling basis during his administration.
However, as of February 2023, no decision has been made on his application. He has previously sought clemency, most recently from President Obama in 2016, but his petition has been denied each time.
Due to the numerous issues at trial, the exhaustion of all his legal avenues for appeal, the amount of time he has already served, his continued maintenance of innocence along with his chronic health issues, Amnesty International supports calls for clemency for Leonard Peltier.
PREFERRED LANGUAGE TO ADDRESS TARGET: English
You can also write in your own language.
PLEASE TAKE ACTION AS SOON AS POSSIBLE UNTIL: 29 May 2023
Please check with the Amnesty office in your country if you wish to send appeals after the deadline.
NAME AND PRONOUN: Leonard Peltier - He/Him
LINK TO PREVIOUS UA: https://www.amnesty.org/en/documents/amr51/5208/2022/en/

5. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI

Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com

6. TESTIMONI. "GARIWO": BERTA CACERES
[Dal sito it.gariwo.net riprendiamo e diffondiamo]

Berta Caceres (1971-2016) la protettrice del fiume, attivista ambientale, leader dei popoli indigeni dell'Honduras.
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Berta Isabel Caceres Flores e' stata un'attivista honduregna che ha lottato per la difesa del territorio e i diritti del popolo Lenca. Nel 1993, ancora studentessa, co-fonda il Consejo Civico de Organizaciones indigenas Populares (COPINH) con il quale, dal 2013, ha organizzato diverse campagne contro la joint venture Agua Zarca, formata dalla compagnia cinese Sinohydro, la Banca Mondiale, l'International Finance Corporation e la compagnia honduregna Desarrollos Energeticos, S.A.(DESA) - la quale progettava di costruire alcune dighe idroelettriche sul fiume Gualcarque - un luogo di importanza spirituale per la comunita' Lenca. Piu' volte Caceres e' stata minacciata dalla polizia locale, sebbene la Commissione Interamericana dei diritti umani l'avesse inclusa nella lista di persone in pericolo di vita dopo il golpe in Honduras del 2009. Nell'aprile 2013, Berta ha organizzato un blocco stradale per impedire l'accesso del DESA al sito della diga. Tenendosi tutti in fila, il popolo Lenca ha mantenuto una presenza importante ma pacifica. Per oltre un anno, il blocco ha resistito a numerosi tentativi di sfratto e attacchi violenti da parte della sicurezza militarizzata e delle forze armate honduregne.
Tomas Garcia, un leader della comunita' di Rio Blanco, e' stato ucciso a colpi di arma da fuoco durante una protesta pacifica presso l'ufficio della diga. Altri sono stati attaccati con machete, screditati, detenuti e torturati. Gli sforzi di Caceres e della comunita' Lenca sono riusciti a tenere lontano dal sito la strumentazione per la diga. Alla fine del 2013, Sinohydro ha rescisso, cosi', il contratto con DESA, citando pubblicamente la resistenza e l'indignazione della comunita' in seguito alla morte di Tomas. Agua Zarca ha subito un altro colpo quando l'IFC ha ritirato i finanziamenti, citando le preoccupazioni per le violazioni dei diritti umani. Ad oggi, la costruzione del progetto si e' effettivamente arrestata.
Le minacce di morte a Caceres sono continuate fino al 3 marzo 2016, quando e' stata uccisa da uomini armati nella sua casa a La Esperanza, in Honduras. La sua morte, seguita dall'uccisione del suo collega Nelson Garcia, membro della COPINH, solo dodici giorni dopo, ha scatenato l'indignazione internazionale. I giorni successivi alla morte di Berta, diverse organizzazioni, tra cui Amnesty e OAS, e la figlia di Caceres, si sono mobilitate per denunciare l'accaduto e per incentivare le autorita' honduregne a prolungare le indagini fino all'arresto dei colpevoli. Cosi' il governo ha arrestato nove uomini tra cui il responsabile DESA per le questioni ambientali e sociali - sebbene la compagnia sostenga di essere stata erroneamente presa di mira dai pubblici ministeri a causa delle pressioni dei gruppi internazionali per i diritti umani, i media e Copinh - un ex dipendente della compagnia di sicurezza ingaggiata dalla DESA, il comandante dell'esercito ed un capitano in pensione. Un portavoce della procura al Guardian ha affermato cosi': "Siamo fiduciosi delle prove contro i nove uomini accusati. L'indagine per trovare i restanti colpevoli continua, ma il caso e' praticamente risolto". Berta e' stata insignita di diversi premi. Il piu' importante e' stato il Goldman Environmental Prize ottenuto nel 2015, un anno prima della sua morte.
Giardini che onorano Berta Caceres: Calvisano, Carpi - Giardino diffuso, Civitavecchia, Diano San Pietro, Spiazzo Rendena, Torino - Liceo Ferraris.

7. TESTIMONI. "GARIWO": GUADALUPE CAMPANUR
[Dal sito it.gariwo.net riprendiamo e diffondiamo]

Guadalupe Campanur (1986-2018) protettrice della comunita' indigena e dei boschi del Cheran.
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Ambientalista attiva nella difesa della comunita' indigena del Cheran - situato nella parte nordoccidentale dello Stato messicano di Michoacan, uno dei piu' colpiti dalla criminalita' legata al narcotraffico - lotta strenuamente per la difesa dei boschi, contro i traffici illegali del crimine organizzato. Fonda la Ronda Comunitaria de Cheran, che svolge funzioni di guardaboschi e da' il via al movimento dei comuneros di Cheran: un municipio di 20.000 abitanti che dal 2008 difende il territorio dalle mafie del Michoacan, dichiarandosi poi municipio autonomo nel 2011 con un governo stabilito dalla comunidad, senza partiti politici. Nella zona del Cheran appunto, le collusioni in atto tra partiti, mafia e polizia sono cosi' forti che, nel 2011, la popolazione - con le donne in prima fila - guida una rivolta per respingere la criminalita' al di fuori dei propri confini.
Guadalupe entra nel mirino delle eco-mafie e viene assassinata in Messico nel gennaio del 2018. La comunita' chiede di condannare l'omicidio dell'attivista come "femminicidio", in ragione del fatto che il suo corpo e' stato trovato senza vestiti e con segni di violenza. Sono le donne ora a occuparsi dell'andamento della regione del Cheran, con un sistema giudiziario che punisce con multe o condanne ai lavori socialmente utili chi si macchia di irregolarita'.
La lotta per difendere l'ambiente ha reso Cheran un simbolo della difesa del territorio e delle risorse naturali in Messico. Una lotta gia' costata la vita a molti.
Giardini che onorano Guadalupe Campanur: Guadalupe Campanur e' onorata nei Giardini di Fregene - I.C. Fregene-Passoscuro e Opera.

8. TESTIMONI. "GARIWO": RACHEL CARSON
[Dal sito it.gariwo.net riprendiamo e diffondiamo]

Rachel Carson (1907-1964) la madre dell'ambientalismo americano.
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Nata a Springdale in Pennsylvania nel 1907, si dedico' fin da bambina all'osservazione della natura, studio' biologia marina e completo' un master in zoologia alla John Hopkins University. Riconosciuta come la madre dell'ambientalismo americano, fu la prima a prevedere con forte anticipo gli effetti delle tecniche in agricoltura (come l'utilizzo del DDT sulle coltivazioni, vietato anni dopo proprio grazie alla sua battaglia) e la prima a denunciare pubblicamente i danni inferti alla natura da fenomeni come la deforestazione e l'incontrollato intervento dell'uomo sull'ambiente.
Dopo aver pubblicato alcuni articoli e testi scientifici sul mondo marino che non raggiunsero il grande pubblico, anche per il difficile periodo storico in cui vennero pubblicati - ovvero quello degli Stati Uniti degli anni '30 e '40 -, Rachel raggiunse il successo nel 1951 con The sea around us (il mare attorno a noi), rimasto per quasi due anni tra i best sellers del New York Times. A partire dagli anni '50 la Carson si dedico' interamente alla scrittura.
Il suo interesse si allargo' presto allo studio delle coltivazioni e alla difesa di quel mondo naturale che tanto amava e che, come dichiaro', "veniva maltrattato senza che lei potesse fare nulla". Inizio' cosi' la sua campagna contro il DDT, il cui risultato forse piu' importante e duraturo fu la capacita' di aprire per la prima volta un dibattito sull'ambiente a tutto tondo, come insieme di correlazioni che non possono prescindere l'una dall'altra.
Nel breve saggio Primavera silenziosa, che Al Gore defini' "una pietra miliare dell'ambientalismo", la Carson descrisse dettagliatamente i danni irreversibili all'ambiente e all'uomo causati dall'uso in agricoltura di pesticidi, sostanze inquinanti e cancerogene. Non solo, propose delle alternative biologiche all'avvelenamento del pianeta, basate sulla conoscenza degli organismi viventi. Per questo fu attaccata duramente dalle multinazionali della chimica, dalla comunita' scientifica e dai media. Contro di lei fu montata una campagna di denigrazione molto brutale.
Rachel Carson mori' nel 1964 per un grave cancro al seno. Solo dopo 16 anni dalla sua morte le venne assegnata la Medaglia Presidenziale della Liberta', l'onorificenza civile piu' alta prevista negli Stati Uniti. La sua sua appassionata ricerca della verita' servi' da modello nella lotta per la difesa dell'ambiente in tutto il mondo.
Giardini che onorano Rachel Carson: Basiglio, Opera, Perugia, San Donato.

9. TESTIMONI. "GARIWO": AURA LOLITA CHAVEZ
[Dal sito it.gariwo.net riprendiamo e diffondiamo]

Aura Lolita Chavez (1972) attivista per i diritti umani in Guatemala.
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Aura Lolita Chavez Ixcaquic, conosciuta come Lolita, e' un'attivista per i diritti umani in Guatemala. Fa parte del Consiglio delle popolazioni Ki'che (CPK), un'organizzazione fondata nel 2007, per far fronte agli effetti dell'accordo di libero scambio tra Repubblica Dominicana e America Centrale. Lolita e l'organizzazione si battono per la salvaguardia delle risorse naturali e dei diritti umani contro l'espansione delle industrie minerarie, del legno, idroelettriche e agricole nel territorio.
I Ki'che simboleggiano la lotta per i diritti umani ambientali nel mondo di oggi. Hanno dovuto affrontare una campagna genocida di stupro, morte, alienazione culturale e accaparramento di terre durante la guerra civile del Guatemala (1960-1996). Le violazioni dei diritti umani, presenti e passate, continuano pero' a rimanere impunite. Nel luglio del 2017 Lolita e altri membri del Consiglio sono riusciti a bloccare un camion che trasportava legname senza licenza di sfruttamento. A causa della rappresaglia, Lolita e i suoi compagni hanno subito minacce di morte. Il governo guatemalteco non ha voluto proteggerli e Lolita, per questioni di sicurezza, e' dovuta fuggire dal suo Paese e rifugiarsi in Spagna, nei Paesi Baschi. Nell'ottobre del 2017 il Parlamento Europeo ha incluso Chavez tra i tre finalisti del Sacharov Human Rights Prize. In merito alla nomina, in un'intervista all'Humanite', Lolita ha dichiarato: "questa e' un'occasione molto importante nella storia del popolo Maya e delle popolazioni indigene, perche' rende piu' visibile la nostra lotta nel nostro paese. L'Europa non puo' chiudere un occhio su cio' che sta accadendo in Guatemala perche' le aziende europee sono responsabili. Queste hanno le mani sporche di sangue, quindi l'Europa deve reagire", aggiungendo "Non stiamo parlando solo dell'umanita', della situazione degli uomini. Nella nostra visione del mondo - la visione delle popolazioni indigene - esiste una relazione molto importante con la natura e la biodiversita'. E' tutto inglobato in un'unica lotta". Nel gennaio 2018 ha ricevuto, inoltre, il premio Ignacio Ellacuria dal governo basco per il suo lavoro nel difendere la terra del popolo Ki'che dallo sfruttamento.
Giardini che onorano Aura Lolita Chavez: Trovi un albero nel Giardino Virtuale Storie Gariwo.

10. TESTIMONI. "GARIWO": LOTTIE CUNNINGHAM WREN
[Dal sito it.gariwo.net riprendiamo e diffondiamo]

Lottie Cunningham Wren (1959) una donna in difesa del territorio e delle popolazione indigene in Nicaragua.
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Lottie Cunningham Wren e' un avvocato del gruppo indigeno Miskito in Nicaragua, che difende i diritti dei popoli indigeni alla terra e alle risorse. Come donna indigena, Lottie ha sperimentato personalmente la violenza e la distruzione dovute alla mancanza di protezione per il suo popolo. Inizialmente formatasi come infermiera, Cunningham ha deciso di intraprendere un percorso di studi in legge proprio per rispondere a queste violazioni.
Le comunita' indigene rappresentano circa un decimo della popolazione complessiva del Paese, ma occupano una regione ricca di risorse naturali. I governi del Nicaragua hanno a lungo emarginato queste comunita' e ne hanno espropriato la terra per facilitare l'estrazione illegale di risorse naturali, nonostante la Costituzione nicaraguense del 1987 garantisse a queste popolazioni la protezione legale della proprieta' privata e comunale. Per aggirare questa norma, non fu mai messo in atto un meccanismo ufficiale per delineare la loro terra.
Le attivita' di multinazionali e aziende estrattive, negli anni, non solo hanno devastato il territorio, ma hanno anche causato la migrazione forzata della maggior parte delle comunita'.
Uno dei piu' grandi successi di Cunningham e' stata la partecipazione al primo caso legale che richiedeva diritti collettivi per le popolazioni indigene del Nicaragua, portato di fronte alla Corte Interamericana dei Diritti Umani. Nel 2001, in qualita' di perito nel caso "Awas Tingni contro Nicaragua", e' riuscita a ottenere una sentenza favorevole alla comunita', in cui la Corte affermava che il Nicaragua aveva violato i diritti degli indigeni concedendo lo sfruttamento delle risorse forestali nel loro territorio senza previo consenso, e aveva trascurato le richieste della comunita' per la demarcazione del proprio territorio.
Quest'ultima parte della sentenza ha imposto al Nicaragua di codificare legalmente i territori indigeni nel Paese, permettendo l'applicazione della Costituzione del 1987. In questo modo sono state individuate 304 comunita' indigene appartenenti a 23 territori sulla costa caraibica del Nicaragua - a cui e' stata assegnata ufficialmente la propria terra comunale.
Questa sentenza non e' solo stata la prima di questo genere, ma ha avuto una portata storica, e viene spesso citata da altri gruppi indigeni in tutto il mondo per la rivendicazione dei propri diritti.
Utilizzando questa esperienza e le sue conoscenze, Lottie Cunningham ha iniziato anche a documentare gli espropri e le violazioni commessi da coloni armati - incoraggiati dal governo - ai danni della popolazione indigena del Nicaragua. I coloni infatti utilizzano la terra per allevare bestiame e raccogliere legna, spingendo le comunita' indigene fuori dai loro terreni agricoli e dai loro villaggi. "Dal 2014 - ha dichiarato Lottie - la mia organizzazione ha documentato almeno 60 attacchi da parte di coloni con armi da fuoco contro indigeni e 24 indigeni sono morti mentre difendevano i loro territori. Gli attacchi hanno incluso rapimenti e distruzione di proprieta'. Intere comunita' sono state sfollate con la forza. La violenza e' stata indiscriminata: ha colpito donne, bambini e leader indigeni, nonche' difensori dei diritti umani. I coloni abbattono la foresta e avvelenano i fiumi. Bruciano le nostre case e rapiscono o uccidono chi oppone resistenza. Viviamo nel terrore. Temo che il mio popolo vada incontro a un etnocidio".
Nel 2003 Cunningham ha creato l'organizzazione non governativa Centro per la giustizia dei diritti umani della costa atlantica del Nicaragua (CEJUDHCAN), con cui oggi rappresenta 97 amministrazioni comunali e 9 territoriali, fornendo non solo assistenza legale, ma anche supporto per progetti agricoli, educativi e ambientali. Con il suo lavoro, Lottie Cunningham utilizza la legge per promuovere i diritti umani, culturali ed ecologici.
Fervente sostenitrice dei diritti delle donne indigene, Cunningham ha anche promosso l'istituzione di programmi per ridurre la violenza domestica e si e' impegnata per educare le comunita' a offrire alle donne spazio negli organi decisionali. Ha inoltre sviluppato un'attenzione particolare per l'educazione dei giovani ai diritti individuali e collettivi: grazie alle sue attivita' i giovani imparano non solo i loro diritti, ma anche come rivendicarli e come denunciare le violazioni nelle loro comunita'.
Lottie Cunningham ha dimostrato che la protezione della terra indigena e' strumentale alla protezione degli ecosistemi locali. Recentemente ha svolto un ruolo importante nel sostenere la mobilitazione contro il Nicaragua Interoceanic Grand Canal (annullato nel 2019), un progetto finanziato dal governo cinese pensato per collegare gli Oceani Atlantico e Pacifico, che se portato a termine avrebbe invaso i territori indigeni e distrutto gli ecosistemi necessari per la loro sopravvivenza.
Nonostante le minacce e le intimidazioni, Cunningham rimane incrollabile nel suo impegno.
"Abbiamo ricevuto chiamate e sms che minacciavano di uccidere noi e le nostre famiglie - ha dichiarato -. Due giovani volontari del CEJUDHCAN sono stati aggrediti e feriti con armi da fuoco. Le autorita' nicaraguensi non mostrano interesse ne' adottano misure per proteggerci, il che aumenta la nostra vulnerabilita'. Tuttavia, sappiamo che le nostre comunita' hanno bisogno, piu' che mai, della nostra attenzione e del nostro lavoro costante, e per questo continuiamo con forza il nostro lavoro".
Per il suo impegno, nel 2020 Lottie Cunningham ha ricevuto il Right Livelihood Award, il Premio Nobel alternativo, "per la sua incessante dedizione alla protezione delle terre e delle comunita' indigene dallo sfruttamento e dal saccheggio".

11. TESTIMONI. "GARIWO": MARIA DO SOCORRO SILVA
[Dal sito it.gariwo.net riprendiamo e diffondiamo]

Maria do Socorro Silva in Brasile lotta contro corruzione e inquinamento dell'acqua.
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Maria do Socorro Silva e' stata piu' volte minacciata di morte per aver difeso la propria terra dalla piu' grande raffineria di allumina del mondo, e da coloro che la sostengono all'interno del governo locale. La sua casa si trova nello stato di Para', in Brasile - il Paese piu' pericoloso per i difensori dell'ambiente - che ha visto l'uccisione di 57 defenders, due dei quali suoi amici. Maria appartiene alla comunita' dei quilombo, fondata da schiavi africani fuggiti dalle piantagioni, che conta oggi 2.962 comunita', ospitanti circa sedici milioni di persone. La comunita' di Maria e' stata ufficialmente riconosciuta dal governo nel 2014, dopo una lunga campagna per ottenere lo status legale che le ha concesso diritto di proprieta' e benefici sociali. Purtroppo, pero', la bancada ruralista (lobby rurale) sta spingendo per rovesciare i diritti dei quilombos, e ottenere cosi' piu' terra da affidare all'agribusiness e alle compagnie minerarie. Da dieci anni, Maria combatte quindi su diversi fronti: contro la raffineria Hydro Alunorte di proprieta' norvegese a Barcarena, la miniera di bauxite di Albras, i politici land grabbing. Per Socorro questa lotta e' profondamente personale oltre che storicamente simbolica, in quanto si tratta di ottenere giustizia contro le disuguaglianze legate a terra e provenienza.
Quando Maria denuncia la raffineria Hydro Alunorte, uno dei sui bacini di decantazione dei residui e' costruito senza permesso in un'area ambientale protetta, causando gravi conseguenze per il territorio e i suoi abitanti. Le autorita' ignorano pero' tutti i suoi avvertimenti, anche perche' a parlare e' "una quilombo". Come presidente dell'Association of Caboclos, Indigenas and Quilombolas da Amazonia (Cainquiama), che rappresenta migliaia di abitanti delle foreste locali, Maria organizza molte proteste, intentando due cause contro Hydro Alunorte. Denuncia la societa' ai pubblici ministeri, all'assemblea legislativa statale del Para' e ai media. Come presidente dell'Associazione e capo della lotta contro la raffineria, la sua vita e' a rischio. Dallo scorso dicembre, gia' due leaders Cainquiama sono stati uccisi: Fernando Perreira e Paulo Sergio Almeida Nascimento. La polizia non ha trovato i colpevoli ma gli avvocati dell'associazione ritengono che essi siano legati a politici locali che vogliono mettere a tacere chi si oppone allo stabilimento industriale. Socorro afferma: "Fernando e Paulo Sergio sono morti, ma la verita' e' che l'impianto industriale ci sta lentamente uccidendo tutti. Ogni giorno beviamo acqua, ogni giorno moriamo un po' di piu'. Questo non succede solo ora, sta andando avanti da anni e nessun altro ha il coraggio di denunciarlo".
Norsk Hydro, la compagnia norvegese che possiede il 92% di Hydro Alunorte e il 51% di Albras, si ritiene estranea alle uccisioni, condannando l'uso di tattiche intimidatorie da parte dei leader locali. La societa' afferma di operare in conformita' con la legge penale e le normative ambientali brasiliane e che il suo impianto non ha avuto nessun impatto negativo sulla salute dei residenti locali. Cio' si e' dimostrato pero' inesatto quando, il 17 e il 18 febbraio 2018, intense piogge hanno invaso il sito di Hydro Alunorte, causando contaminazioni delle acque circostanti con alti livelli di solfato, cloruro e piombo. I livelli di alluminio risultavano inoltre 30 volte superiori al limite legale del Brasile. Diverse settimane dopo l'accaduto, durante il sopralluogo del The Guardian, l'acqua presentava un colore bianco latteo e gli abitanti si lamentavano di diarrea e dolori allo stomaco. In seguito alle investigazioni contro la societa', la corte ha riconosciuto che uno dei bacini di decantazione dei residui era costruito illegalmente e ha punito Hydro Alunorte tagliando la produzione del 50%. Il governatore di Para', invece, ha chiesto 250 milioni di dollari di danni.
Nonostante le sia stato diagnosticato un cancro causato molto probabilmente dalle scorie presenti nelle acque del luogo, Socorro continua a lottare per la sua causa, poiche' ritiene che i leader politici locali debbano essere giudicati per le loro responsabilita', e aggiunge: "a loro non piace cio' che noi facciamo. Ecco perche' veniamo minacciati. Ma non ho paura. Sono una quilombo. La lotta contro la schiavitu' scorre nelle mie vene".
Giardini che onorano Maria do Socorro Silva: Maria do Socorro Silva e' onorata nel Giardino di Foggia - ISS Notarangelo-Rosati.

12. TESTIMONI. "GARIWO": DAVI KOPENAWA
[Dal sito it.gariwo.net riprendiamo e diffondiamo]

Davi Kopenawa (1956) rappresentante della comunita' Yanomami, ha coraggiosamente protetto le terre, la cultura e insieme la vita dei suoi popoli indigeni.
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Davi Kopenawa, oggi uno dei leader indigeni piu' rispettati in Brasile, nasce intorno al 1956 a Marakana, una comunita' yanomami sul fiume Toototobi nello Stato brasiliano dell'Amazzonia. La vita di Kopenawa e' da subito molto dura, molti membri della comunita' e della sua famiglia, inclusa la madre, muoiono a causa delle epidemie portate nella regione dai missionari nordamericani. Similmente, negli anni '70 la comunita' soffre anche delle malattie portate dai lavoratori impegnati nella costruzione della strada attraverso le terre Yanomami voluta dal governo militare. Questa esposizione, continuata anche negli anni successivi, a malattie portate dall'esterno e alla violenza degli sfruttatori di queste terre ricche di risorse naturali - come i cercatori d'oro - ha decimato la popolazione e rappresenta una grave minaccia sia per la biodiversita' che per l'esistenza stessa delle popolazioni indigene.
Kopenawa ha un ruolo fondamentale, esercitando personalmente pressioni sui funzionari brasiliani compresi alcuni presidenti, nella protezione legale degli Yanomamiland e riesce a far riconoscere ufficialmente al governo brasiliano questo territorio per anni depredato e sottratto ai suoi abitanti. Lo fa insieme a Survival International e alla Commissione Pro-Yanomami poco prima del primo Summit della Terra delle Nazioni Unite a Rio de Janeiro nel 1992. Coprendo oltre 96.600 chilometri quadrati, l'area e' uno dei piu' importanti serbatoi di diversita' genetica del pianeta e ospita circa 35.000 Yanomami.
Nonostante questo passo avanti pero', qualche anno dopo nel 1993, un gruppo di minatori entra nel villaggio yanomami di Haximu, massacrando la comunita'. Un tribunale brasiliano condanna successivamente cinque dei minatori colpevoli con l'accusa di genocidio, per il loro ruolo nel massacro, riaffermato nel 2006 dalla Corte suprema federale brasiliana. Kopenawa svolge un ruolo di primo piano nel portare avanti il caso e come testimone durante il processo. "Non dimentico mai il massacro di Haximu" ha dichiarato a Survival Kopenawa. "I cercatori d'oro hanno ucciso sedici Yanomami e poi sono ritornati, gli stessi uomini... Siamo indignati perche' non sono mai stati puniti".
Insieme ai leader di undici comunita' yanomami in Brasile, Kopenawa fonda nel 2004 l'Associazione Hutukara Yanomami, di cui e' presidente. "Hutukara" significa "la parte del cielo da cui e' nata la terra" nella lingua yanomami. L'organizzazione si occupa di dar sempre piu' voce agli Yanomami a livello nazionale, consentendo loro di difendere insieme i propri diritti. Parte del progetto, che Kopenawa ha pensato anche per accrescere la consapevolezza dei giovani della sua comunita' rispetto alla propria terra, sono programmi di istruzione (sono nate dozzine di scuole nella foresta pluviale), comunicazione e mappatura dei luoghi. Kopenawa ha ricoperto e ricopre un ruolo essenziale nell'unire le comunita' indigene per resistere ai minatori, agli allevatori e ad altri potenti interessi che distruggono le terre e i mezzi di sussistenza degli Yanomami a scopo di lucro. Lavora anche per conservare la foresta pluviale e le conoscenze della sua comunita' per abitare in modo sostenibile queste terre enormemente minacciate dal cambiamento climatico e dal declino della biodiversita'. "Con la nostra conoscenza e il nostro sciamanesimo, noi Yanomami stiamo lavorando per preservare l'Amazzonia, non solo per noi stessi ma per tutta l'umanita'".
Kopenawa si impegna anche in campo sanitario, aiuta la Commissione Pro-Yanomami a creare l'organizzazione medica Urihi negli anni '90. Urihi ha formato operatori sanitari yanomami e ha ridotto con successo i tassi di malattie infettive portando i medici direttamente nelle comunita'.
Nel 2019, Kopenawa e la Hutukara Yanomami Association hanno ricevuto il Right Livelihood Award a Stoccolma. Il premio arriva in un momento in cui le minacce agli Yanomami e ad altre popolazioni indigene in Brasile sono di nuovo in aumento. Bolsonaro minaccia la "riappropriazione" dei territori riconosciuti agli indigeni e sono aumentati gli attacchi violenti alle comunita' e le invasioni delle terre da parte di depredatori. Tutto cio' e' denunciato a gran voce da Kopenawa, Hutukara e delle associazioni regionali di Yanomami. Con l'emergenza Covid-19, inoltre, la situazione e' precipitata e le tribu' indigene rischiano l'estinzione.
Kopenawa e' anche l'autore del primo libro in assoluto scritto da uno Yanomami, "The Falling Sky: Words of a Yanomami Shaman" ed e' stato eletto per entrare a far parte dell'Accademia brasiliana delle scienze nel 2020.

13. TESTIMONI. "GARIWO": ERWIN KRAUTLER
[Dal sito it.gariwo.net riprendiamo e diffondiamo]

Erwin Krautler (1939) il vescovo ribelle, difensore dei popoli indigeni e della foresta amazzonica.
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Nato a Koblach in Austria nel 1939, dom Krautler come missionario dell'Ordine del Preziosissimo Sangue, dopo l'ordinanza sacerdotale nel 1965 ha scelto di andare come missionario in Brasile, dove e' stato vescovo della Prelatura dello Xingu nello Stato del Para', dal 1981 al 2015.
Dopo le dimissioni accolte dal Papa, continua a essere presidente del Cimi (Conselho Indigenista Missionario, Consiglio Indigenista Missionario) per conto della Conferenza episcopale brasiliana, stando percio' sempre in prima fila nella difesa degli indios e piu' in generale dei contadini senza terra, sempre con l'appoggio degli altri vescovi.
Per il suo coraggioso impegno nella salvezza dei popoli indigeni e dell'ambiente naturale, nel 2010 ha ricevuto in Svezia il premio Nobel alternativo, istituito nel 1981.
Ha sempre preso una posizione chiara e netta, infatti, nella rivendicazione della giustizia sociale a vantaggio degli indios, dei lavoratori della terra e della foresta amazzonica. Per questo e' stato ripetutamente minacciato di morte e, dal 2006, e' costretto a vivere sotto scorta.
Papa Francesco lo ha voluto come collaboratore nella preparazione dell'enciclica ecologica Laudato si', in cui la questione dell'Amazzonia e' posta come problema planetario. Di conseguenza, chi salva la foresta amazzonica, evitando l'etnocidio e l'ecocidio, salva il mondo intero.
Questa straordinaria figura di vescovo missionario, ecologista militante della giustizia, non si occupa solo della cura delle anime, ma anche della vita materiale e culturale degli abitanti della foresta, dei popoli sempre piu' esposti al rischio di estinzione a causa della violenza esercitata dal potere economico locale e internazionale per poter sfruttare liberamente le ricchissime risorse naturali.
Un autentico Giusto del nostro tempo, che si e' attivato direttamente anche per l'inserimento dei diritti degli indigeni nella Costituzione brasiliana del 1988, come impegno civile rivolto a combattere i predatori dell'Amazzonia e a salvaguardare le popolazioni che da millenni abitano la foresta piu' importante del pianeta, il cuore della biodiversita' mondiale. E' cittadino brasiliano dal 1982.
Segnalato da Giuseppe Deiana, presidente del Circolo Puecher di Milano per Monte Stella - cerimonia 2018.
Giardini che onorano Erwin Krautler: Erwin Krautler e' onorato nel Giardino di Opera.
Trovi un albero anche nel Giardino Virtuale Storie del Monte Stella.

14. TESTIMONI. "GARIWO": VALERIJ LEGASOV
[Dal sito it.gariwo.net riprendiamo e diffondiamo]

Valerij Legasov (1936-1988) l'uomo che riusci' a mitigare le conseguenze di Chernobyl.
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Chimico, con le sue pronte decisioni mitigo' i danni del terribile incidente nucleare di Chernobyl, giocando un ruolo fondamentale sia nel team che gesti' l'emergenza, sia nelle successive indagini sulle cause dello scoppio.
Quando scoppio' la Centrale (26 aprile 1986), Legasov era primo vicedirettore dell'Istituto Kurcatov di Energia Atomica. Fu nominato membro della commissione a cui il governo sovietico diede l'incarico di investigare le cause del disastro e prendere tutte le misure necessarie per ridurre i danni. Era stato scelto perche' considerato uno scienziato acquiescente alle direttive del Partito. Di fronte al disastro che si trovo' davanti, Legasov fu invece costretto a prendere in mano la situazione, seppure con poco tempo e anche commettendo degli errori, rompendo il muro di silenzio e le bugie ufficiali.
Insiste' per l'evacuazione della popolazione di Pripyat, salvando molte vite, e lavoro' senza sosta, incurante delle radiazioni a cui era esposto, per cercare di contenere le disastrose conseguenze dell'incidente: una miscela di boro contenente piombo, sabbia e argilla venne gettata dagli elicotteri nel nocciolo del reattore per assorbire le radiazioni.
Anche di fronte a uno smarrito e confuso Michail Sergeevic Gorbacev (che molti anni dopo non esito' a confessare che "la tragedia di Chernobyl e' stata il segno della fine dell'Unione Sovietica"), e ai suoi colleghi scienziati, non esito' a parlare chiaramente e a mostrare i rischi che l'impianto, seppure distrutto, ancora rappresentava. Per molte settimane rimase sul sito di Chernobyl esponendosi alle radiazioni piu' pericolose.
Legasov riferi' poi all'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica a Vienna un resoconto sulle responsabilita' umane e dell'Unione Sovietica nel disastro. Il suo intervento calmo' la comunita' internazionale, ma irrito' i colleghi sovietici. Mikhail Gorbachev tolse per ben due volte il suo nome dalla lista di quelli che avrebbero ricevuto una decorazione di Eroe del Lavoro Socialista per l'intervento di risposta all'emergenza di Chernobyl, dicendo che "altri scienziati non raccomandano di premiarlo".
Dopo la relazione fu emarginato e ridotto al silenzio: venne vietata la diffusione dei suoi dossier veritieri. Nel giorno del secondo anniversario del disastro, Legasov si impicco', mentre il suo corpo si stava deteriorando per le conseguenze delle radiazioni assorbite. Prima di uccidersi, registro' una cassetta audio nella quale rivelava tutti i fatti relativi alla catastrofe che gli era stato impedito di rivelare. Il suicidio di Legasov ebbe ripercussioni in tutto il mondo del nucleare nell'Unione Sovietica. In particolare il governo dovette ricredersi su quanto detto ed ammise le problematiche strutturali di cui l'impianto di Chernobyl soffriva gia' prima del disastro. Il 20 settembre 1996, in occasione del primo decennale della tragedia, il presidente russo Boris El'cin gli conferi' il titolo tardivo di Eroe della Federazione Russa per il coraggio e l'eroismo dimostrati nell'investigazione del disastro.
Legasov con il suo coraggio e la sua ostinata ricerca della scomoda verita', assieme a pochi altri scienziati, ha salvato l'Europa Centrale da un disastro che poteva assumere dimensioni ancora piu' grandi (ormai si parla ufficialmente di 93mila morti) e durature.
Giardini che onorano Valerij Legasov: Valerij Legasov e' onorato nel Giardino di Milano - Monte Stella.

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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 120 del 30 aprile 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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