[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 104



*********************
DONNA, VITA, LIBERTA'
*********************
A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 104 del 14 aprile 2023

In questo numero:
1. Abolire la guerra, salvare le vite
2. Cosa possiamo (e dobbiamo) realmente fare contro la guerra in corso in Europa?
3. Giobbe Santabarbara: Breve una lettera alle persone amiche - e ad altre ancora - per chiedere loro una cosa
4. Dieci libri piu' uno che sarebbe bene aver letto per conoscere la vicenda di Leonard Peltier (e qualche altro minimo suggerimento bibliografico)
5. Fabio Poletti: Shirin Ebadi

1. L'ORA. ABOLIRE LA GUERRA, SALVARE LE VITE

Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

2. REPETITA IUVANT. COSA POSSIAMO (E DOBBIAMO) REALMENTE FARE CONTRO LA GUERRA IN CORSO IN EUROPA?

Certo, continuare a soccorrere, accogliere, assistere tutte le vittime.
Certo, continuare a recare aiuti umanitari a tutte le vittime.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia di chi la guerra ha scatenato.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia dei governi che, invece di adoperarsi per far cessare la guerra e le stragi di cui essa consiste, alimentano l'una e quindi le altre.
Certo, continuare a denunciare il pericolo estremo e immediato che la guerra divenga mondiale e nucleare e distrugga l'intera umana famiglia riducendo a un deserto l'intero mondo vivente.
Certo, continuare a denunciare che la guerra sempre e solo uccide gli esseri umani,  sempre e solo uccide gli esseri umani,  sempre e solo uccide gli esseri umani.
Certo, continuare ad esortare chi nella guerra e' attivamente coinvolto a cessare di uccidere, a deporre le armi, a disertare gli eserciti, a obiettare a comandi scellerati, a rifiutarsi di diventare un assassino.
Certo, continuare a ricordare che salvare le vite e' il primo dovere di tutti gli esseri umani e di tutti gli umani istituti.
*
Tutto cio' e' buono e giusto, ma non basta.
Occorre fare anche altre cose che solo noi qui in Europa occidentale possiamo e dobbiamo fare.
E le cose che possiamo e dobbiamo fare sono queste:
1. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale contrastare anche qui la macchina bellica, l'industria armiera, i mercanti di morte, la follia militarista, i governanti stragisti: paralizzare i poteri assassini occorre.
2. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di mettere il veto ad ogni iniziativa della Nato, l'organizzazione terrorista e stragista di cui i nostri paesi tragicamente fanno parte: paralizzare immediatamente i criminali della Nato occorre, e successivamente procedere allo scioglimento della scellerata organizzazione.
3. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di cessare di armare ed alimentare la guerra e sostenere invece l'impegno per l'immediato cessate il fuoco ed immediate trattative di pace.
4. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di restituire all'Onu la funzione e il potere di abolire il flagello della guerra.
5. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei la pace, il disarmo, la smilitarizzazione.
6. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica della sicurezza comune dell'umanita' intera fondata sulla Difesa popolare nonviolenta, sui Corpi civili di pace, sulle concrete pratiche che inverino l'affermazione del diritto alla vita, alla dignita' e alla solidarieta' di tutti i popoli e di tutte le persone.
7. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica comune di attiva difesa dell'intero mondo vivente prima che la catastrofe ambientale in corso sia irreversibile.
*
E' questa la nostra opinione fin dall'inizio della tragedia in corso.
Ci sembra che senza queste azioni nonviolente la guerra, le stragi e le devastazioni non saranno fermate.
Troppi esseri umani sono gia' stati uccisi per la criminale follia dei governanti.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi per la salvezza comune dell'umanita' intera.
Sia massima universalmente condivisa la regola aurea che afferma: agisci nei confronti delle altre persone cosi' come vorresti che le altre persone agissero verso di te.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

3. REPETITA IUVANT. GIOBBE SANTABARBARA: BREVE UNA LETTERA ALLE PERSONE AMICHE - E AD ALTRE ANCORA - PER CHIEDERE LORO UNA COSA

Dico subito la cosa che vorrei chiedere a tutte e tutti voi: un nuovo o rinnovato impegno per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
Sono un vecchio militante che ricorda vividamente - ero allora assai giovane - l'occupazione di Alcatraz sul finire degli anni Sessanta, il "Sentiero dei trattati infranti" culminato nell'occupazione del Bureau of Indian Affairs nel 1972, e soprattutto l'occupazione e l'assedio di Wounded Knee del 1973. E' da allora che anch'io sento il dovere di sostenere la lotta delle popolazioni native nordamericane contro il genocidio, l'etnocidio e l'ecocidio di cui sono vittima (e con loro l'umanita' intera e l'intero mondo vivente) da parte del potere razzista, stragista, rapinatore e devastatore bianco. Lungo oltre mezzo secolo non ho saputo fare granche', se non impegnarmi qui in Italia in iniziative che credo siano state almeno coerenti con quella lotta, nella convinzione che tutto si tiene, che tutto e' collegato, o per dirla con una luminosa espressione Lakota: "Mitakuye Oyasin".
Sono stato un lettore di "Akwesasne Notes", la bella, indimenticabile rivista che negli anni '70-'90 fu primario strumento d'informazione su quelle lotte, su quelle esperienze di pensiero e azione. E credo sia stato attraverso "Akwesasne Notes" che conobbi la vicenda di Leonard Peltier. Successivamente, come molte altre persone, lessi il libro di Edda Scozza, quello di Peter Matthiessen e la sua autobiografia.
Da un paio d'anni il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo si sta particolarmente impegnando nella mobilitazione nonviolenta internazionale per la liberazione di Leonard Peltier, ed io con esso.
Leonard Peltier e' detenuto innocente ormai da 47 anni, e la sua salute e' gravemente deteriorata. Dal carcere ha continuato a lottare con gli strumenti della testimonianza e della parola, della poesia e dell'arte, per i diritti dei popoli oppressi, per i diritti umani di tutti gli esseri umani, per la Madre Terra.
Come e' noto la sua liberazione e' stata chiesta nel corso degli anni da personalita' illustri come Nelson Mandela e madre Teresa di Calcutta, come papa Francesco e il Dalai Lama, da istituzioni come il Parlamento Europeo, da associazioni umanitarie come Amnesty International, da milioni (si', milioni) di persone di tutto il mondo.
E come e' altrettanto noto la sua liberazione dipende unicamente dalla concessione della grazia presidenziale da parte del Presidente degli Stati Uniti d'America, a cui quotidianamente pervengono richieste a tal fine (tra le piu' recenti: quella della Commissione giuridica ad hoc dell'Onu; quella unanime del Comitato nazionale del Partito Democratico degli Stati Uniti - il partito cui lo stesso Presidente Biden appartiene).
Dalla provincia italiana non si puo' fare molto, ma quel poco che si puo' fare va fatto.
Cosa chiedo dunque in concreto alle persone amiche - ed alle altre ancora - cui indirizzo questa lettera? Tre cose.
La prima, far conoscere la vicenda di Leonard Peltier e diffondere l'appello per la sua liberazione.
La seconda, scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedergli di concedere la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
La terza, scrivere a Leonard Peltier e al comitato internazionale che lo sostiene, l'International Leonard Peltier Defense Committee, per esprimere loro il proprio sostegno.
Tutto qui.
*
Per scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America: nel sito della Casa Bianca aprire la pagina attraverso cui inviare lettere: https://www.whitehouse.gov/contact/
Per scrivere a Leonard Peltier l'indirizzo e': Leonard Peltier, #89637-132, USP Coleman I, P.O. Box 1033, Coleman, FL 33521; trattandosi di un carcere di massima sicurezza possono essere inviate solo lettere postali, e nessun oggetto.
Per scrivere all'International Leonard Peltier Defense Committee: e-mail: contact at whoisleonardpeltier.info
*
Grazie per l'attenzione, e un cordiale saluto da
Giobbe Santabarbara

4. REPETITA IUVANT. DIECI LIBRI PIU' UNO CHE SAREBBE BENE AVER LETTO PER CONOSCERE LA VICENDA DI LEONARD PELTIER (E QUALCHE ALTRO MINIMO SUGGERIMENTO BIBLIOGRAFICO)

Una premessa
In preparazione della visita in Italia nei primi giorni di ottobre della delegazione di tre prestigiose donne native americane, Carol Gokee, Lona Knight e Jean Roach, che rappresentano l'"International Leonard Peltier Defense Committee" e che guidano oggi la solidarieta' internazionale con Leonard Peltier, sara' utile far circolare alcune indicazioni bibliografiche utili per una conoscenza adeguata della figura, della vicenda e della testimonianza di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
Carol Gokee, Anishinabe, ha diretto l'"International Leonard Peltier Defense Committee" ed e' attualmente la coordinatrice del "Rise Up Tour" che visitera' vari paesi europei ed incontrera' l'Onu a Ginevra. Impegnata da sempre per i diritti umani di tutti gli esseri umani, protettrice della Madre Terra, ha dedicato la sua vita a difendere i diritti e sostenere le lotte delle popolazioni indigene di tutto il mondo.
Lona Knight, Lakota, e' discendente di Jackson Kills Whiteman che fu uno dei pochi sopravvissuti al massacro di Wounded Knee del 1890; la sua famiglia allevava cavalli da rodeo nella riserva del fiume Cheyenne; lavora come formatrice e terapista occupandosi di traumi e lutti profondi.
Jean Roach, Lakota, e' attuale condirettrice dell'International Leonard Peltier Defense Committee ed e' una storica militante dell'American Indian Movement; madre e nonna, e' una delle superstiti dello scontro a fuoco del 26 giugno 1975 nella riserva di Pine Ridge.
La parte italiana del tour europeo della delegazione dell'"International Leonard Peltier Defense Committee" si svolgera' tra il primo e il 5 ottobre 2022 e fara' tappa in Valsusa, a Torino, a Milano e a Roma. Il comitato di accoglienza ha gia' organizzato diversi incontri pubblici.
Per informazioni e contatti con l'"International Leonard Peltier Defense Committee": sito: wwww.whoisleonardpeltier.info, e-mail: contact at whoisleonardpeltier.info
Per informazioni e contatti con le principali associazioni promotrici delle iniziative italiane in corso per la liberazione di Leonard Peltier: e-mail: bigoni.gastone at gmail.com, naila.clerici at soconasincomindios.it, nepi1.anpi at gmail.com, centropacevt at gmail.com, tel. 3490931155 (risponde Andrea De Lotto, del "Comitato di solidarieta' con Leonard Peltier" di Milano), tel. 3478207381 (risponde Naila Clerici, direttrice della rivista "Tepee" e presidente italiana di Soconas-Incomindios).
Per interviste (in inglese) con l'"International Leonard Peltier Defense Committee" e con la delegazione che visitera' l'Europa in queste settimane: Carol Gokee, International Leonard Peltier Defense Committee, 715-209-4453; Jean Roach, International Leonard Peltier Defense Committee, 605-415-3127; Kevin Sharp, former Federal District Court Judge & Peltier's lead attorney, 615-434-7001.
*
Due pensieri di Leonard Peltier
Vorremmo preliminarmente riprodurre ancora una volta due estratti dall'autobiografia di Leonard Peltier.
La prima citazione e' la seguente: "Tutti facciamo parte dell'unica famiglia dell'umanita'.
Noi condividiamo la responsabilita' per la nostra Madre Terra e per tutti quelli che ci vivono e respirano.
Credo che il nostro compito non sara' terminato fin quando anche un solo essere umano sara' affamato o maltrattato, una sola persona sara' costretta a morire in guerra, un solo innocente languira' in prigione e un solo individuo sara' perseguitato per le sue opinioni.
Credo nel bene dell'umanita'".
La seconda citazione e' la seguente: "Non ho scuse da porgere, solo tristezza. Non posso scusarmi per quello che non ho fatto. Ma posso provare dolore, e lo faccio. Ogni giorno, ogni ora, soffro per quelli che sono morti nello scontro di Oglala del 1975 e per le loro famiglie - per le famiglie degli agenti dell'Fbi Jack Coler e Ronald Williams e, si', per la famiglia di Joe Killsright Stuntz, la cui morte per una pallottola a Oglala quello stesso giorno, cosi' come le morti di centinaia di altri indiani a Pine Ridge in quel terribile periodo, non e' mai stata oggetto di inchiesta. Mi piange il cuore nel ricordare la sofferenza e la paura nella quale molta della mia gente fu costretta a vivere a quel tempo, la stessa sofferenza e paura che quel giorno spinse me e gli altri a Oglala per difendere chi era indifeso.
Provo pena e tristezza anche per la perdita subita dalla mia famiglia perche', in qualche misura, quel giorno sono morto io stesso. Sono morto per la mia famiglia, per i miei bambini, per i miei nipoti, per me stesso. Sopravvivo alla mia morte da oltre due decenni.
Quelli che mi hanno messo qui e che mi tengono qui sapendo della mia innocenza avranno una magra consolazione dalla loro indubbia rivincita, che esprime chi essi sono e cio' che sono. Ed e' la piu' terribile rivincita che potessi immaginare.
Io so chi sono e quello che sono. Sono un indiano, un indiano che ha osato lottare per difendere il suo popolo. Io sono un uomo innocente che non ha mai assassinato nessuno, ne' inteso farlo. E, si', sono uno che pratica la Danza del Sole. Anche questa e' la mia identita'. Se devo soffrire in quanto simbolo del mio popolo, allora soffro con orgoglio.
Non cedero' mai.
Se voi, parenti e amici degli agenti che morirono nella proprietà degli Jumping Bull, ricaverete qualche tipo di soddisfazione dal mio essere qui, allora posso almeno darvi questo, nonostante non mi sia mai macchiato del loro sangue. Sento la vostra perdita come mia. Come voi soffro per quella perdita ogni giorno, ogni ora. E cosi' la mia famiglia. Anche noi conosciamo quella pena inconsolabile. Noi indiani siamo nati, viviamo, e moriamo con quell'inconsolabile dolore. Sono ventitre' anni oggi che condividiamo, le vostre famiglie e la mia, questo dolore; come possiamo essere nemici? Forse e' con voi e con noi che il processo di guarigione puo' iniziare. Voi, famiglie degli agenti, certamente non avevate colpa quel giorno del 1975, come non l'aveva la mia famiglia, eppure voi avete sofferto tanto quanto, anche piu' di chiunque era li'. Sembra sia sempre l'innocente a pagare il prezzo piu' alto dell'ingiustizia. E' sempre stato cosi' nella mia vita.
Alle famiglie di Coler e Williams che ancora soffrono mando le mie preghiere, se vorrete accettarle. Spero lo farete. Sono le preghiere di un intero popolo, non solo le mie. Abbiamo molti dei nostri morti per cui pregare e uniamo la nostra amarezza alla vostra. Possa il nostro comune dolore essere il nostro legame.
Lasciate che siano quelle preghiere il balsamo per la vostra pena, non la prolungata prigionia di un uomo innocente.
Vi assicuro che se avessi potuto evitare quello che avvenne quel giorno, la vostra gente non sarebbe morta. Avrei preferito morire piuttosto che permettere consapevolmente che accadesse cio' che accadde. E certamente non sono stato io a premere il grilletto che l'ha fatto accadere. Che il Creatore mi fulmini ora se sto mentendo. Io non riesco a vedere come il mio stare qui, separato dai miei nipoti, possa riparare alla vostra perdita.
Vi giuro, sono colpevole solo di essere un indiano. E' questo il motivo per cui sono qui".
Vorremmo che chi si accinge a leggere quanto segue tenga costantemente presenti queste illuminanti riflessioni.
*
Perche' questa minima bibliografia
Sulla vicenda di Leonard Peltier vi e' ancora non solo una grande ignoranza, ma anche una grande disinformazione.
Vi e' ovviamente la disinformazione consapevolmente diffusa da chi e' fautore - prezzolato o fanatico - della prosecuzione della violenza razzista, colonialista, rapinatrice, genocida, etnocida ed ecocida.
Ma vi e' anche la disinformazione di chi, pur animato dalle migliori intenzioni, si affida a fonti del tutto inaffidabili o largamente inadeguate.
Pertanto chi vuole adoperarsi per ottenere che a Leonard Peltier sia finalmente restituita la liberta', ha il dovere di informarsi adeguatamente.
Nelle ultime decadi del Novecento un punto di riferimento fondamentale (anche per chi scrive queste righe) e' stata l'eccellente rivista "Akwesasne Notes", di cui sarebbe piu' che opportuna una ristampa anastatica integrale.
In Italia uno storico punto di riferimento fin dagli anni '80 - e ancor oggi - e' la prestigiosa rivista "Tepee", promossa dal benemerito comitato di solidarieta' Soconas-Incomindios.
Sempre in Italia l'associazionismo solidale, le esperienze accademiche, il lavoro di studiosi e militanti - e di alcune case editrici - dagli anni '70 in poi ha prodotto e tradotto vari materiali (di assai diseguale taglio e valore, va da se') sulla cultura e sulle lotte dei nativi americani.
Le fonti migliori restano i libri: non le interviste, non gli articoli sui giornali o peggio ancora gli sproloqui sui social media (che novantanove volte su cento sono veramente l'equivalente delle chiacchiere al bar).
Sulla vicenda di Leonard Peltier sono stati tradotti in italiano i due libri fondamentali, dello stesso Leonard Peltier e di Peter Matthiessen, in edizioni da tempo esaurite; e vi e' una ancor utile sintesi degli anni Novanta.
Ma per un'adeguata contestualizzazione, e per i necessari aggiornamenti, occorre leggere anche alcuni altri libri purtroppo non ancora tradotti in italiano.
Su internet oltre il sito dell'"International Leonard Peltier Defense Committee" (www.whoisleonardpeltier.info) ve ne sono alcuni altri che presentano utili materiali ma nell'insieme non c'e' molto di adeguato ed aggiornato (ed anche il sito dell'ILPDC e' per piu' versi carente).
E' inaccettabile, omissiva, travisante e menzognera la ricostruzione proposta dall'Fbi dei tragici fatti del 26 giugno 1975 e delle successive vicende processuali nel suo sito (www.fbi.gov) con la denominazione di "Resmurs case (Reservation Murders)". Tale ricostruzione ha pero' ispirato o condizionato molti altri articoli presenti nella rete telematica, reca ovviamente anche alcuni importanti materiali documentari, e va quindi comunque letta, con il necessario discernimento.
*
Undici libri che occorre aver letto
Tra i libri disponibili per conoscere la vicenda di Leonard Peltier alcuni sono di particolare rilevanza e la loro lettura costituisce tanta parte della "cassetta degli attrezzi" delle persone che si stanno impegnando per ottenere dal Presidente degli Stati Uniti d'America la grazia presidenziale che finalmente restituisca la liberta' a un uomo generoso e valoroso che e' divenuto il simbolo di tutti i popoli oppressi, vittima innocente di una persecuzione iniqua, illegale, disumana.
1. Per un'informazione introduttiva e sommaria e' ancora utile il libro di Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Pomezia (Roma) 1996 (ora Roberto Massari Editore, Bolsena Vt).
Semplice e chiaro, si legge agevolmente in poco tempo; la prima parte (pp. 17-92) ricostruisce la figura e la vicenda di Leonard Peltier, la seconda (pp. 95-155) presenta alcuni testi di Leonard Peltier; alle pp. 161-191 alcune riproduzioni a colori di sue opere pittoriche. Ha il pregio e il limite delle sintesi, e ovviamente non puo' tener conto dei fatti accaduti e delle ricerche e notizie emerse negli anni successivi alla sua pubblicazione.
2. Il libro fondamentale che e' semplicemente indispensabile aver letto e' quello scritto da Peter Matthiessen, che la vicenda di Leonard Peltier ricostruisce in modo assai dettagliato.
Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994; la benemerita edizione italiana riproduce la seconda edizione americana ma con tagli piuttosto consistenti cosicche' e' preferibile leggere l'edizione originale.
3. Ovviamente l'altro libro fondamentale e' quello scritto dallo stesso Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
E' un libro disponibile non solo in inglese, ma anche tradotto in francese, italiano, spagnolo e tedesco. L'edizione italiana e' esaurita da anni; quella inglese e' ancora agevolmente reperibile (come anche quelle spagnola e tedesca).
4. E' sempre utile il libro di Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002.
E' anche disponibile in edizione digitale nel sito dell'"International Leonard Peltier Defense Committee": www.whoisleonardpeltier.info
5. Semplicemente fondamentale ed indispensabile per la contestualizzazione e' il libro di Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
Ognuna delle  voci di cui si compone reca una preziosa bibliografia per l'approfondimento.
6 e 7. I due libri seguenti costituiscono di fatto un'opera unitaria articolata in due volumi, l'uno di ricostruzione storica e l'altro di ricostruzione documentaria:
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, Agents of Repression: The FBI's Secret Wars Against the Black Panther Party and the American Indian Movement, South End Press, Boulder, Colorado, 1988, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022;
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, The COINTELPRO Papers: Documents from the FBI's Secret Wars Against Dissent in the United States, South End Press, Boulder, Colorado, 1990, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
Sono due libri che occorre aver letto non solo in relazione alla persecuzione subita da Leonard Peltier, dall'American Indian Movement, dal Black Panther Party, ma anche per quanto rivelano della violenza razzista e assassina del sistema di potere dominante negli Stati Uniti d'America.
8. L'ottavo libro la cui lettura riteniamo semplicemente indispensabile e' opera di uno dei principali persecutori di Leonard Peltier, un agente speciale dell'Fbi che ebbe l'incarico di contrastare in tutti i modi l'Aim ed i suoi militanti.
E' il libro scritto da Joseph H. Trimbach e da suo figlio John M. Trimbach, American Indian Mafia. An FBI Agent's True Story About Wounded Knee, Leonard Peltier, and the American Indian Movement (AIM), Outskirts Press, Denver 2009.
Il libro mescola - talvolta abilmente e talaltra goffamente - verita' e mezze verita', illazioni e suggestioni, inganni e autoinganni, omissioni e ossessioni, menzogne e calunnie, al fine di sostenere la tesi che Leonard Peltier e' un assassino e l'Aim un'organizzazione terroristica.
Contiene anche molte pagine sincere e commosse, molti materiali di testimonianza personale dell'autore e di documentazione estratta dagli archivi dell'Fbi, ma tali pagine apprezzabili e tali pregevoli documentazioni sono purtroppo intrecciate a palesi sciocchezze, a interpretazioni tanto malevole quanto infondate, a enormita' scandalose. E' un libro che occorre aver letto attentamente mettendolo costantemente a confronto con gli altri libri che qui segnaliamo.
9. Ovviamente sarebbe anche opportuno avere una precisa nozione della storia del continente nordamericano dal punto di vista dei popoli nativi, e qui sovviene il bel libro di Roxanne Dunbar-Ortiz, An Indigenous Peoples' History of the United States, Beacon Press, Boston 2014, che nel 2015 e' stato premiato con l'"American Book Award".
10. Consigliamo anche un bel libro fotografico (ma con un adeguato commento scritto): Dick Bancroft e Laura Waterman Wittstock, We Are Still Here. A photographic history of the American Indian Movement, Minnesota Historical Society Press, 2013.
Il volume, di grande formato, e' aperto da una prefazione di Rigoberta Menchu', reca le fotografie di Dick Bancroft che fu presente a quasi tutte le iniziative piu' rilevanti dell'American Indian Movement, e i testi di Laura Waterman Wittstock che ricostruisce la storia e commenta i documenti fotografici con precisione e acutezza.
11. Per chi legge la lingua di Kant e di Goethe (e chi non la legge sarebbe bene l'apprendesse) c'e' un libro decisamente assai utile: Michael Koch e Michael Schiffmann, Ein leben fur Freiheit. Leonard Peltier und der indianische Widerstand, TraumFaenger Verlag, Hohenthann 2016.
E' il libro piu' aggiornato, gli autori sono studiosi e militanti di grande impegno, l'opera e' strutturata in parte come panoramica ed in parte come zibaldone di materiali, molte le pagine di grande interesse; con un'apprezzabile cronologia alle pp. 3911-413, una buona bibliografia alle pp. 421-425, un ampio repertorio fotografico alle pp. 442-484.
Queste opere vanno lette tutte.
Ve ne sono poi molte altre su temi complementari e su aspetti particolari che meritano talora non solo di essere lette, ma studiate con la medesima acribia, e bastera' indicare qui qualche titolo in forma cursoria.
*
Alcuni altri libri comunque utili
a) Ancora specificamente sulla vicenda di Leonard Peltier
Alcuni utili documenti processuali sono in Michael E. Tigar, Wade H. McCree, Leonard Peltier, Petitioner, v. United States. U.S. Supreme Court transcript of record with supporting pleading, Gale MOML U.S. Supreme Court Records, 1978 e successive ristampe.
Segnaliamo anche il seguente libro del curatore dell'autobiografia di Peltier: Harvey Arden, Have You Thought of Leonard Peltier Lately?, HYT Publishing, Houston 2004.
Destinato a un pubblico giovanile e' l'agile libro di Elsa Solal, Leonard Peltier: Non au massacre du peuple indien, Actes Sud, Arles 2011, 2017.
b) Sulla storia delle esperienze piu' rilevanti delle organizzazioni dei nativi americani dagli anni successivi alla seconda guerra mondiale fino all'emergere dei nuovi movimenti alla fine degli anni Sessanta cfr. Daniel M. Cobb, Native Activism in Cold War America: The Struggle for Sovereignty, University Press of Kansas, Lawrence 2008.
c) Sulla storia delle lotte degli anni Settanta e particolarmente su tre momenti-chiave, l'occupazione di Alcatraz, il "Sentiero dei trattati infranti" con la conclusiva occupazione del Bia a Washington, l'occupazione e l'assedio di Wounded Knee, cfr. Paul Chaat Smith and Robert Allen Warrior, Like a Hurricane. The Indian Movement from Alcatraz to Wounded Knee, The New Press, New York 1996, 1997.
Altri libri assai utili sono:
- Vine Deloria Jr., We Talk, You Listen. New Tribes, New Turf, Macmillan, New York 1970, University of Nebraska Press - Bison Books, Lincoln and London 2007.
- Vine Deloria Jr., Behind the Trail of Broken Treaties: An Indian Declaration of Independence, Dell Publishing, New York 1974, University of Texas Press, Austin 1985.
- Bruce Johnson e Roberto Maestas, Wasi'chu. The Continuing Indian War, Monthly Review Press, New York and London 1979.
Una sintesi introduttiva, essenziale, semplice e chiara e' nel libro Troy R. Johnson, Red Power: The Native American Civil Rights Movement, Chelsea House, New York 2007.
A nostro avviso restano letture imprescindibili anche tutte le opere di Ward Churchill.
Specificamente sulla storia dell'American Indian Movement occorre ovviamente leggere anche i libri autobiografici dei suoi principali leader:
- Dennis Banks (con Richard Erdoes), Ojibwa Warrior. Dennis Banks and the Rise of the American Indian Movement, University of Oklahoma Press, 2005;
- Russell Means (con Marvin J. Wolf), Where White Men Fear to Tread. The autobiography of Russell Means, St. Martin's Griffin, New York 1995.
Ma cfr. anche almeno:
- Mary Crow-Dog (con Richard Erdoes), Donna Lakota. la mia vita di Sioux, Tropea, Milano 1997.
Ed ovviamente Leonard Crow Dog e Richard Erdoes, Crow Dog. Four generations of medicine men, Harper Perennial, New York 1996.
E sono da leggere anche i libri di e su alcune altre figure di uomini di spiritualita' che sono stati partecipi delle lotte considerate; alcuni di questi libri sono stati tradotti anche in italiano:
- Thomas E. Mails, Fools Crow. Capo cerimoniale dei Sioux Teton, Xenia, Milano 1997.
- Thomas E. Mails, Fools Crow: saggezza e potere, Edizioni Il punto d'incontro, Vicenza 2001.
- Harvey Arden (a cura di), Nobile Uomo Rosso, Il punto d'incontro, Vicenza 2002.
- Archie Fire Lame Deer e Richard Erdoes, Il dono del potere. Vita e insegnamenti di un uomo-medicina lakota, Edizioni Il punto d'incontro, Vicenza 2018.
- Steve Wall and Harvey Arden, Wisdomkeepers: Meetings with Native American Spiritual Elders, Atria Books - Beyond Words, New York-London-Toronto-Sydney - Hillsboro 2006.
Sulle lotte in difesa delle Colline Nere cfr. anche almeno Jeffrey Ostler, The Lakotas and the Black Hills. The Struggle for Sacred Ground, Viking Penguin, New York 2010.
Sulle persecuzioni subite dal movimento dei nativi americani e particolarmente dall'Aim cfr. anche almeno:
- Rex Weyler, Blood of the Land. The Government and Corporate War against the American Indian Movement, Random House, New York 1982, 1984;
- Kenneth S. Stern, Loud Hawk. The United States versus the American Indian Movement, University of Oklahoma Press, 1994, Red River Books, 2002.
Sulla terribile vicenda dell'uccisione di Anna Mae Aquash cfr. Steve Hendricks, The Unquiet Grave: The FBI and the Struggle for the Soul of Indian Country, Thunder's Mouth Press, New York 2006.
Ma naturalmente e' ancora utile anche leggere il vecchio libro di Johanna Brand, L'Fbi contro l'American Indian Movement. Vita e morte di Anna Mae Aquash, Xenia, Milano 1997 (la traduzione italiana e' tarda rispetto alla pubblicazione originale del 1978, e comunque precedente al successivo processo svoltosi nei primi anni Duemila).
d) Sulle fondamentali lotte ambientali odierne guidate dai popoli nativi americani cfr. almeno:
- Winona LaDuke, All Our Relations. Native struggles for Land and Life, South End Press, Cambridge, Massachusetts, 1999, poi Haymarket Books, Chicago 2015.
- Nick Estes, Our History Is the Future. Standing Rock Versus the Dakota Access Pipeline, and the Long Tradition of Indigenous Resistance, Verso, London-New York 2019;
- Dina Gilio-Whitaker, As Long as Grass Grows. The Indigenous Fight for Environmental Justice, from Colonization to Standing Rock, Beacon Press, Boston 2019.
e) Sulla attuale e ormai pluridecennale leadership femminile e femminista del movimento dei nativi americani dopo che negli anni '70 in alcuni settori militanti si ebbero palesi derive maschiliste e militariste dagli esiti assai nocivi e fin tragici (derive provocate e indotte dalla violenza razzista persecutoria e assassina, dalla provocazione sistematica e dalla penetrante infiltrazione corruttrice e disgregatrice da parte dell'Fbi - il caso eclatante di Douglas Durham e' la punta del'iceberg - e dell'intero apparato fascista e razzista scatenato contro il movimento dei nativi americani) vi sono non solo alcuni eccellenti lavori saggistici ma anche poetici e narrativi.
E' la leadership femminile e femminista che ha consentito i piu' grandi progressi nella lotta dei nativi americani in questi ultimi decenni.
Per un avvio cfr. Barbara Alice Mann (a cura di), Daughters of Mother Earth: The Wisdom of Native American Women, Praeger, Westport - London 2006.
Un libro prezioso e' quello di Roxanne Dunbar-Ortiz and Dina Gilio-Whitaker, "All the Real Indians Died Off". And 20 Other Myths About Native Americans, Beacon Press, Boston 2016.
Ma sono da leggere almeno anche tutte le opere di Winona LaDuke.
E naturalmente sono da leggere anche le opere poetiche e narrative delle molte eccellenti scrittrici native americane.
Una buona panoramica e' nel libro di Laura Coltelli, Parole fatte d'alba. Gli scrittori indiani d'America raccontano, Castelvecchi, Roma 1995.
A mero titolo d'esempio segnaliamo, tra molte altre autrici e molte altre opere le seguenti:
- Joy Harjo, How We Became Human. New and Selected Poems: 1975–2001, W. W. Norton & Company, New York - London 2004.
- Leslie Marmon Silko, La vena turchese, Ibis, Como-Pavia 2018.
- Louise Erdrich, Il guardiano notturno, Feltrinelli, Milano 2021.
f) Una buona sintesi della riflessione oggi in corso nel movimento e' nel libro di Nick Estes, Melanie K. Yazzie, Jennifer Nez Denetdale, David Correia, Red Nation Rising. From Bordertown Violence to Native Liberation, PM Press, Oakland, California, 2021.
g) Per l'inquadramento storico sono inoltre sempre utili anche:
- Howard Zinn, Storia del popolo americano, Il Saggiatore, Milano, 2017 (un libro ormai classico del 1980 piu' volte aggiornato e ristampato).
- Aram Mattioli, Mondi perduti. Una storia dei nativi nordamericani. 1700-1910, Einaudi, Torino 2019, 2021.
- David E. Stannard, Olocausto americano. La conquista del Nuovo Mondo, Bollati Boringhieri, Torino 2001, 2021.
Ma ovviamente sulla conquista del'America cfr. anche le opere di Noam Chomsky, Giulio Girardi e Tzvetan Todorov. E naturalmente il capolavoro di Eduardo Galeano, Memoria del fuoco, Sansoni, Firenze 1989-1991.
Un classico sullo sguardo ciecamente razzista dei colonizzatori e' il libro di Elemire Zolla, I letterati e lo sciamano, Bompiani, Milano 1969, 1978.
Per la concettualizzazione e' ancora fondamentale il capolavoro di Jack D. Forbes, Columbus and other Cannibals, Seven Stories Press, New York 2008 (la prima edizione e' del 1979).
Fondamentali sono anche molti libri di Vine Deloria Jr.
*
Una minima postilla su alcuni libri che hanno avuto una ricezione particolarmente significativa in Italia
- John G. Neihardt, Alce Nero parla, Adelphi, Milano 1968, Mondadori, Milano 1973, 1977.
- Alce Nero, La sacra pipa, Rusconi, Milano 1986, 1993.
- Raymond J. DeMaille (a cura di), Il sesto antenato. I testi originali e gli insegnamenti di Alce Nero, Xenia, Milano 1996.
- Dee Brown, Seppellite il mio cuore a Wounded Knee, Mondadori, Milano 1972, 1977.
- Vine Deloria jr., Custer e' morto per i vostri peccati, Jaca Book, Milano 1972, 1977.
- Stan Steiner, Uomo bianco scomparirai, Jaca Book, Milano 1977, 1994.
- N. Scott Momaday, Casa fatta di alba, Guanda, Milano 1979, pp. 208, ora anche in una nuova edizione presso Black Coffee, Firenze 2022.
- Messaggio degli Irochesi al mondo occidentale. Per un risveglio della coscienza, la Fiaccola, Ragusa 1986, 1989.
- Franco Meli (a cura di), Parole nel sangue. Poesia indiana americana contemporanea, Mondadori, Milano 1991.
Tra i libri in italiano che davano conto delle nuova consapevolezza e delle nuove lotte dei nativi americani negli anni Settanta segnaliamo particolarmente i seguenti:
- Diana Hansen (a cura di), Indiani d'America. Identita' e memoria collettiva nei documenti della nuova resistenza indiana, Savelli, Roma 1977.
- Nando Minnella, Michele Morieri, Indani oggi. La Resistenza indiana oggi: documenti e testimonianze. Con una "Guida ai campeggi nelle Riserve indiane", Gammalibri, Milano 1981.
- Bruno Bouchet (a cura di), Wovoka. Il messaggio rivoluzionario dei nativi americani, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze 1982.
Negli ultimi decenni del Novecento la casa editrice Rusconi pubblicava due prezione collane: "La sacra pipa" e "Dalla parte degli indiani" (centrate l'una sulla spiritualita' e l'altra prevalentemente su figure ottocentesche della Resistenza indiana).
Benemerita nello stesso torno di tempo anche la casa editrice Mursia.
La casa editrice milanese Xenia sul finire del Novecento ha pubblicato vari libri dedicati agli indiani d'America, di cui alcuni di grande interesse.
La casa editrice vicentina Il punto d'incontro ha pubblicato in questi ultimi vent'anni molti libri dedicati soprattutto alla spiritualita' dei nativi americani in una collana ad hoc.
Vi sono oggi varie case editrici - perlopiu' di nicchia - che pubblicano letteratura dei nativi americani in eccellenti edizioni.
*
Una minima postilla sitografica
Al sito gia' indicato dell'"International Leonard Peltier Defense Committee": wwww.whoisleonardpeltier.info, aggiungiamo qui alcuni altri siti utili in italiano: Centro studi americanistici "Circolo Amerindiano": www.amerindiano.org ; Il Cerchio, coordinamento di sostegno ai/dai nativi americani: www.associazioneilcerchio.it ; Soconas Incomindios, comitato di solidarieta' con i nativi americani: https://it-it.facebook.com/soconasincomindios/
Segnaliamo infine che i fascicoli del notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino" del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo (che dal giugno dello scorso anno ha promosso l'iniziativa che ha suscitato moltissime adesioni all'appello per la liberazione di Leonard Peltier da parte di personalita', movimenti, associazioni ed istituzioni - tra cui quella rilevantissima del Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli - e che ha pubblicato un'ingente mole di materiale di documentazione su Leonard Peltier in inglese e in italiano, diffondendo anche in Italia i piu' qualificati interventi apparsi sulla stampa americana e i piu' rilevanti documenti di istituzioni americane, europee ed internazionali) sono disponibili nel sito di Peacelink: www.peacelink.it
*
Congedo
Fermamoci qui.
E' una panoramica minima, certo, e molti altri testi potrebbero essere aggiunti; ma una nota bibliografica e' bene sia breve se si vuole sperare che venga letta e utilizzata (ovvero possibilmente induca qualche persona a procurarsi e studiare almeno qualcuno dei libri segnalati).
Naturalmente molte sono le letture possibili, ma per conoscere la vicenda di Leonard Peltier almeno i dieci libri piu' uno che abbiamo segnalato sopra occorrerebbe averli letti attentamente e tenerli ben presenti.
Free Leonard Peltier.
Mitakuye oyasin.

5. TESTIMONI. FABIO POLETTI: SHIRIN EBADI
[Dal sito it.gariwo.net riprendiamo e diffondiamo]

Shirin Ebadi (1947), avvocata iraniana, prima donna musulmana Premio Nobel per la Pace.
Anche dal suo esilio londinese la giurista e attivista Shirin Ebadi, premio Nobel per la Pace nel 2003, prima iraniana e prima donna musulmana ad ottenere il riconoscimento, non smette di guardare all'Iran travolto da manifestazioni senza precedenti che stanno facendo traballare il regime religioso di Ali Khamenei. Tanto che sembrano profetiche le parole che pronuncio' ad Oslo al momento di ricevere il premio Nobel, quasi vent'anni fa: "La liberta' e la democrazia non vengono mai serviti su un piatto d'argento".
In un'intervista pubblicata da Il Fatto Quotidiano il 30 settembre 2022 Shirin Ebadi guarda al futuro che spera prossimo del suo Paese: "Per le strade risuona il grido "Donna, vita, liberta'". Se questo slogan si avvera, il regime e' finito. Perche' la Repubblica islamica e' contro le donne e contro la liberta'". Nel Paese si susseguono gli arresti, la Polizia Morale e' a caccia di manifestanti, gli oppositori al regime vengono uccisi in carcere o giustiziati. Ma tutto questo secondo Shirin Ebadi non riuscira' a fermare le proteste: "Le manifestazioni sono molto estese, coinvolgono cento citta'. Diversamente dal passato, quando la gente si radunava in un solo punto di Teheran, oggi le manifestazioni si muovono e sono piu' difficili da reprimere. La polizia non ha i mezzi a sufficienza". Quello che lei vuole davvero e' che la comunita' internazionale si mobiliti e non lasci il popolo iraniano da solo: "Con altri giuristi ho invocato una commissione internazionale d'inchiesta sulla repressione nel mio Paese. Chiediamo ai Paesi europei di ritirare i loro ambasciatori dall'Iran e di ridurre le relazioni diplomatiche e consolari".
In una nazione dove vige un detto diventato legge secondo cui "la donna vale meno dell'occhio strabico di un uomo", Shirin Ebadi ha vissuto sulla sua pelle cosa voglia dire rivendicare dei diritti e non farsi sottomettere. Nata ad Hamadan, nella parte Nord Occidentale del Paese, il padre Mohammad Ali Ebadi, docente di Diritto Commerciale nella locale universita', impone che non ci siano distinzioni tra figli maschi e femmine a casa. Nel 1948 la famiglia si trasferisce a Teheran. Nel 1965, spronata dal padre che voleva una istruzione adeguata anche per le figlie femmine, Shirin Ebadi si iscrive alla facolta' di Giurisprudenza dell'universita' della capitale. Quattro anni dopo, una volta laureata, partecipa agli esami per diventare magistrata. Nel frattempo continua gli studi fino ad ottenere nel 1971 un dottorato in Diritto Privato nella stessa universita'. Dal 1975 al 1979 ricopre la carica di presidente di una sezione del Tribunale di Teheran, dove si fa riconoscere per le sentenze assai innovative in materia di diritti sia verso le donne che i bambini.
Nel 1979 viene proposta come dirigente del Tribunale, ma la sua carriera subisce un improvviso stop, con il ritorno dall'esilio parigino dell'ayatollah Khomeini che impone la legge islamica e il divieto alle donne di avere ruoli professionali di rilievo. A Shirin Ebadi viene proposto di diventare segretaria della cancelleria della sezione di tribunale che aveva presieduto fino a quel momento. A seguito delle sue reiterate proteste, le concedono una collaborazione esterna al tribunale con un non meglio definito ruolo di "esperta di legge". Shirin Ebadi rifiuta ogni proposta e limita il suo impegno alla pubblicazione di libri dove affina il suo pensiero: "Se i diritti umani non sono sanciti dalla legge o attuati dagli stati, le persone non avranno altra scelta se non quella di ribellarsi contro la tirannia e l'oppressione, come si riflette nel preambolo della Dichiarazione universale dei diritti umani".
Con la morte dell'ayatollah Khomeini la sua condizione cambia di poco. Solo tre anni dopo Shirin Ebadi ottiene l'autorizzazione ad aprire un proprio studio e ad esercitare come avvocato. Nel 1994 e' tra i fondatori di Society for protecting the child's rights, un'associazione che si occupa della difesa dei diritti dei minori e con cui continua a collaborare anche dall'esilio. Ma il suo impegno in difesa dei diritti umani e' a 360 gradi. Il suo studio legale si occupa in particolare degli oppositori al regime spesso ingiustamente incarcerati con accuse false e inesistenti. Shirin Ebadi e' il primo avvocato a far sedere al banco degli imputati esponenti del Vevak, i servizi segreti iraniani del Vezarat-e Ettela'at va Amniat-e Keshvar, spietati come gli agenti della famigerata Savak, l'intelligence dello Scia' di Persia Mohammad Reza Pahlevi. Tanto attivismo ovviamente e' inviso al regime. Nel 2000 Shirin Ebadi viene accusata di aver diffuso un video contenente la confessione di un fondamentalista islamico, che ammetteva di essere al soldo dell'ala conservatrice del governo per organizzare spedizioni violente nelle manifestazioni, allo scopo di intimorire i moderati. Per questo viene arrestata e tenuta in carcere per 22 giorni. Non trovando niente di meglio l'avvocatessa viene accusata del reato di disturbo della quiete pubblica, che le valse la spropositata condanna all'interdizione e alla sospensione dell'attivita' di avvocata per cinque anni. La condanna fu in seguito ridimensionata ma il processo ebbe un seguito internazionale, come mai avrebbero voluto gli esponenti del regime iraniano. Il 10 ottobre 2003 a Oslo il comitato per il Nobel annuncia di averle conferito la massima onorificenza, il Premio Nobel per la Pace. E' la prima volta che il Nobel viene conferito a un cittadino iraniano. Ed e' anche la prima volta per una donna musulmana. Le motivazioni degli accademici norvegesi sono il riconoscimento del suo lavoro quasi trentennale, come si evince dalle parole di Mole Mjoes, il presidente del Comitato norvegese per il premio Nobel: "Il Comitato del Nobel e' lieto di premiare una donna che fa parte del mondo musulmano. Una donna che non vede conflitto fra l'Islam e i diritti umani fondamentali. Per lei e' importante che il dialogo fra culture e religioni differenti del mondo possa partire da valori condivisi. La sua arena principale e' la battaglia per i diritti umani fondamentali, e nessuna societa' merita di essere definita civilizzata, se i diritti delle donne e dei bambini non vengono rispettati. E' un piacere per il comitato norvegese per il Nobel assegnare il Premio per la Pace a una donna che e' parte del mondo musulmano, e di cui questo mondo puo' essere fiero, insieme con tutti coloro che combattono per i diritti umani, dovunque vivano". Il 10 dicembre 2003, alla cerimonia di consegna del Premio Nobel per la pace, ad Oslo davanti a re Harald V di Norvegia, Shirin Ebadi usa parole che sembrano scritte anche per la situazione attuale in Iran: "La liberta' e la democrazia non vengono mai serviti su un piatto d'argento". Poi annuncia di devolvere il premio in denaro di 10 milioni di corone, pari a 1 milione e 200 mila euro, alle organizzazioni umanitarie del suo Paese. Per se', dice, terra' solo il diploma con il conferimento del premio e la medaglia consegnata dal re norvegese.
Quanto sia fiero il regime iraniano di questo Premio Nobel per la Pace lo si vedra' in pochi anni. Nel dicembre del 2008 il Defenders of Human Rights Center che aveva fondato nel 2002 per dare assistenza legale pro bono a dissidenti e oppositori, promuovere i diritti umani e impedire le esecuzioni capitali dei minorenni, viene chiuso dal regime con un blitz. E nel novembre del 2009, agenti dei servizi segreti Vevak fanno irruzione nella sua casa di Teheran. Davanti ai due figli picchiano il marito. Al termine della perquisizione gli agenti se ne vanno portando via la medaglia del Nobel per la Pace che a tutt'oggi non le e' stata ancora restituita. La perquisizione e' dovuta ad un altro procedimento farsa aperto contro Shirin Ebadi, in questo caso e' accusata di non aver pagato al fisco 410 mila dollari in tasse arretrate, per il Premio Nobel ricevuto. Shirin Ebadi, che si trovava da giugno a Londra, in esilio per non sottostare a quel mandato di cattura infondato, commenta in modo assai amaro: "Si tratta di un'accusa pretestuosa visto che la legge fiscale iraniana stabilisce che i premi sono esentasse. Se trattano cosi' una persona ad alto profilo come me, mi chiedo come si comportano di nascosto con uno studente o un cittadino qualunque". La risposta e' oggi sotto gli occhi di tutti. I suoi colleghi di Teheran le impongono di non far ritorno nel Paese: "Ci sei piu' utile fuori". Alla fine del 2009 la raggiungono a Londra anche il marito e i due figli. Da allora Shirin Ebadi non ha piu' fatto ritorno a Teheran. Ma ora forse e' solo questione di tempo.

*********************
DONNA, VITA, LIBERTA'
*********************
A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 104 del 14 aprile 2023
*
Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
*
Informativa sulla privacy
E' possibile consultare l'informativa sulla privacy a questo indirizzo: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
Per non ricevere piu' il notiziario e' sufficiente recarsi in questa pagina: https://lists.peacelink.it/sympa/signoff/nonviolenza
Per iscriversi al notiziario l'indirizzo e' https://lists.peacelink.it/sympa/subscribe/nonviolenza
*
L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e' centropacevt at gmail.com

Privo di virus.www.avg.com