[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 33



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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 33 del 2 febbraio 2023

In questo numero:
1. Il 6 febbraio in varie citta' europee si svolgeranno iniziative pubbliche per la liberazione di Leonard Peltier
2. One Billion Rising: Iniziative 2023
3. Una lettera all'ambasciata dell'Iran in Italia
4. Tre tesi
5. Ripetiamo ancora una volta...
6. Scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere la liberazione di Leonard Peltier
7. Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessino persecuzioni ed uccisioni
8. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
9. Alcuni riferimenti utili
10. Farian Sabahi: Iran, 111 universita' entrano in sciopero
11. Farian Sabahi: L'effetto domino della rivolta in Iran. Si solleva il Balucistan
12. Farian Sabahi: Nove stranieri arrestati (con uno o piu' italiani) nell'Iran in rivolta
13. Farian Sabahi: "Se ci fermiamo ora, il regime peggiorera'"
14. Farian Sabahi: Faezeh Rafsanjani, la lotta delle donne contro il regime

1. INIZIATIVE. IL 6 FEBBRAIO IN VARIE CITTA' EUROPEE SI SVOLGERANNO INIZIATIVE PUBBLICHE PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER

Il 6 febbraio 1976 veniva arrestato Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano militante dell'American Indian Movement, per crimini che non aveva commesso. Condannato sulla base di cosiddette "prove" e di cosiddette "testimonianze" che i suoi stessi accusatori e giudici riconobbero successivamente essere false tanto le une quanto le altre, dopo 47 anni e' ancora ingiustamente e assurdamente detenuto.
Per la sua liberazione si sono espresse nel corso di quasi mezzo secolo molte delle piu' illustri personalita' mondiali, da Nelson Mandela a madre Teresa di Calcutta, da Desmond Tutu a Rigoberta Menchu', dal Dalai Lama a papa Francesco.
Milioni di persone, associazioni umanitarie come Amnesty International, istituzioni come il Parlamento Europeo, da tutto il mondo hanno chiesto al Presidente degli Stati Uniti d'America di concedere la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a un uomo innocente, ormai vecchio e gravemente malato, che il mondo intero riconosce come uno dei piu' fulgidi simboli della lotta dei popoli nativi e dell'umanita' intera per i diritti umani di tutti gli esseri umani e per la difesa della Madre Terra.
Il 6 febbraio in varie citta' europee si svolgeranno iniziative pubbliche per la liberazione di Leonard Peltier.
Anche in Italia, da Viterbo a Milano ed in altre citta', si svolgeranno il 6 febbraio e nei giorni immediatamente precedenti e successivi varie iniziative pubbliche rigorosamente nonviolente per sollecitare la liberazione dell'illustre attivista nativo americano.
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Alcuni materiali disponibili nella rete telematica per approfondire:
- "Sette iniziative per la liberazione di Leonard Peltier";
- "Alcune parole per Leonard Peltier";
- "Dieci libri piu' uno che sarebbe bene aver letto per conoscere la vicenda di Leonard Peltier (e qualche altro minimo suggerimento bibliografico)".
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
Piu' specificamente: dal giugno 2021 il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" ha lavorato intensamente a qualificare ed estendere la solidarieta' con Leonard Peltier in Italia (ma anche in Europa e negli Stati Uniti d'America e in Canada).
Sul piano della qualificazione della solidarieta' ha promosso molti incontri di studio e ha fatto conoscere per la prima volta in Italia molti libri il cui studio e' fondamentale per chi vuole impegnarsi per sostenere Leonard Peltier e le lotte attuali dei nativi americani.
Sul piano dell'estensione della solidarieta' ha raggiunto ripetutamente decine di migliaia di interlocutori, e raccolto migliaia di adesioni: coinvolgendo figure di grande prestigio della riflessione morale e dell'impegno civile, della scienza e delle arti, dei movimenti e delle istituzioni.
Il criterio e' stato di coinvolgere persone, associazioni ed istituzioni in grado di esercitare un'azione persuasiva nei confronti del Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
In questa iniziativa, sul versante del coinvolgimento delle istituzioni, di particolare valore e' stata l'adesione del compianto Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, quelle di molti parlamentari e parlamentari emeriti, quelle dei sindaci di vari comuni d'Italia, da Aosta a Bologna, da Palermo a Pesaro.

2. INIZIATIVE. ONE BILLION RISING: INIZIATIVE 2023
[Dal Coordinamento Italia One Billion Rising (e-mail: obritalia at gmail.com) riceviamo e diffondiamo]

Carissime amiche e amici di One Billion Rising, ci siamo quasi.
E' straordinario immaginare quest'anno di poter tornare nelle piazze, nelle strade, nei luoghi pubblici delle citta', insieme, per tornare a danzare in sostegno e solidarieta' e ad alta voce rivendicare la fine delle molteplici atrocita' perpetrate sulle donne e sulle bambine nel mondo. Tentano di recidere, annientare la forza vitale del pianeta, non ci riusciranno.
Parlare con ragazzi e ragazze, studenti, professori, leggere, commentare i fatti di violenza, dare i nomi alle cose, questi sono i primi passi della rivoluzione di cui tutte e tutti noi portiamo la bandiera.
Le forme di arte che accompagnano l'evento OBR nel mondo si prestano ad un gioioso coinvolgimento, ma non vogliamo far mancare anche un momento di preparazione e di formazione.
Per questo motivo chiediamo di partecipare ad OBR 2023, coinvolgendo anche i giovani e le scuole, a cui poter proporre:
- un incontro, anche on line, con una o piu' classi sul tema della violenza maschile sulle donne, della durata minima di due ore
- la preparazione della coreografia del brano musicale Break the Chain
- l'esecuzione della coreografia nella settimana dal 12 al 19 febbraio 2023
- la lettura di alcuni pensieri/ componimenti realizzati dalle ragazze e dai ragazzi delle classi coinvolte
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Per facilitare l'organizzazione dell'evento vi inviamo alcune semplici indicazioni che potrete seguire:
Iscrizione al sito per segnalare il vostro evento: cliccate su http://bit.ly/Registra_il_t uo_evento_sulla_pagina_internazionale_OBR e invitate altre associazioni, gruppi, scuole, scuole di danza, amici a partecipare... piu' siamo, meglio e'!
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Attivita' sui social: vi chiediamo di pubblicare tanti contenuti (foto, video, ecc) sui social utilizzando gli hashtag ufficiali e di invitare i propri contatti a fare lo stesso, cosi' da diffondere anche li' il nostro messaggio. Seguite e taggate anche i profili social di One Billion Rising Italia cosi' potremo condividere i vostri post, stories, ecc.
Facebook https://www.facebook. com/obritalia
Instagram https://www.instagram.com/onebillionrisingitalia/
Hashtag ufficiali: #1BillionRising  #RiseForFreedom #CreateTheNewCulture #RiseInSolidarity
A conclusione delle iniziative, vi chiediamo di inviare foto e video a: obritalia at gmail.com
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Loghi ufficiali: vi chiediamo, per le creativita' (locandine, cartelli) che realizzate, di utilizzare i loghi ufficiali che potete scaricare al seguente link
https://www.dropbox.com/scl/fo/lo9r4i06g268ow7x103sc/h?dl=0&rlkey=xfogpv7hpwlaup3vsxw5zsz1u
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Grafiche
In questa cartella abbiamo inserito le grafiche realizzate (cover facebook, grafiche per FB/IG) a cui ne aggiungeremo altre nei prossimi giorni allo stesso link.
Grafiche One Billion Rising
https://www.dropbox.com/scl/fo/mizfc1w1xl0nu1oywiups/h?dl=0&rlkey=c47347xou5ufqupm4jn90mv0w
Grafica t-shirt
https://www.dropbox.com/scl/fo/h2i75sias7o03r033pf25/h?dl=0&rlkey=ynxdi0h5jbjrgf3d20di36x0o
Grafica stickers
https://www.dropbox.com/scl/fo/4gt4ez978gne73gjwvnqx/h?dl=0&rlkey=4kbdd0091mchnaj1krvhzxoar
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Si puo' organizzare un flash mob durante l'evento One Billion Rising, seguendo la canzone Break the chain e il tutorial ufficiale che trovate qui http://youtu.be/_U5C ZfPydVA o creando una nuova coreografia. L'evento One Billion Rising puo' essere caratterizzato da performance artistiche di ogni genere e da momenti di lettura.
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Autorizzazione One Billion Rising
Al seguente link potete scaricare l'autorizzazione copyright per utilizzo materiali e brani musicali OBR
https://www.dropbox.com/s/d7ambb5ml22dvsj/OBR%20Copyright%20Authorization%202023.pdf?dl=0
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Per quanto riguarda le letture, oltre ai brani de I Monologhi della Vagina, di seguito troverete come suggerimento alcuni testi della fondatrice di One Billion Rising, Eve Ensler
"L'Ufficio della schiavitu' sessuale" http://bit.ly/ufficio_della_schiavitu_sessuale
"L'insurrezione" http://bit.ly /insurrezione
"La mia rivoluzione" http://bit.ly/la_mia_rivoluzione
"Preghiera di un uomo" http://bit.ly/preghiera_ di_un_uomo
"Fino a quando" http://bit.ly/fino_a_quando
"E poi saltavamo" http://bit.ly/e_poi_saltavamo
- la traduzione di M.G.Di Rienzo del brano musicale “Break the chain” credits Tena Clark - Musiche Tena Clark/Tim Heintz
http://bit.ly/traduzione_testo _BreakTheChain
- qui se volete potete trovare altre idee:
https://www.onebillionrising.org
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Per condividere con noi i vostri eventi e/o avere informazioni vi chiediamo di  scriverci al seguente indirizzo: obritalia at gmail.com
Ovviamente qualunque aggiunta rispetto a questo "format base" non potra' che essere gradita.
Vi chiediamo se l'idea puo' piacervi e se pensate possa avere un buon riscontro presso le scuole del vostro territorio, le vostre comunita' di riferimento.
Ringraziamo quanti di voi ci hanno anticipato gli eventi in preparazione, la prossima settimana risponderemo singolarmente a chi ci ha scritto con tutti i dettagli. Vi ricordiamo che le magliette saranno pronte non prima del 25 gennaio.
Se avete altre meravigliose idee, noi non potremo Che essere felici!
Grazie per tutto quello che potrete fare! #RiseForFreedom #RiseInSolidarity
Un abbraccio
Nicoletta Billi (333.2432777), Luisa Rizzitelli (345.4767246), Silvia Palermo (339.5028904)
Coordinamento Italia One Billion Rising

3. REPETITA IUVANT. UNA LETTERA ALL'AMBASCIATA DELL'IRAN IN ITALIA

All'ambasciatore dell'Iran in Italia: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir,
Egregio ambasciatore,
le saremmo assai grati se volesse trasmettere al suo governo il seguente appello.
Tutte le tradizioni di pensiero dell'umanita', quali che siano le loro fonti, convengono su queste semplici verita':
- che ogni vita umana deve essere rispettata, onorata e protetta;
- che uccidere e' sempre e solo un male;
- che ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta';
- che rispettare e salvare le vite e' il primo dovere.
Certi del fatto che condividiate queste semplici considerazioni siamo quindi a chiedervi di impegnarvi:
- affinche' nel vostro paese, come in ogni parte del mondo, cessino finalmente le uccisioni e le persecuzioni;
- affinche' nel vostro paese, come in ogni parte del mondo, siano finalmente rispettati la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
Vi chiediamo quindi:
- di riconoscere la dignita' e i diritti delle donne, che sono gli stessi degli uomini;
- di non piu' perseguitare, ma piuttosto ascoltare ed onorare, le donne che da mesi nel vostro paese stanno chiedendo "vita e liberta'".
Queste donne che non commettono alcuna violenza, e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela e a loro volta non commettono alcuna violenza, sono amiche ed amici dell'umanita' e del bene comune.
E' un crimine ed una follia perseguitare ed uccidere queste donne che non commettono alcuna violenza, e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela e a loro volta non commettono alcuna violenza.
Vi chiediamo pertanto di adempiere al dovere proprio di ogni ordinamento ed istituto giuridico legittimo: rispettare e proteggere le vite, la dignita' e i diritti di tutte le persone.
Vi chiediamo pertanto di adempiere al dovere di far cessare persecuzioni ed uccisioni.
Sia pace, rispetto ed amicizia fra tutte le persone, i popoli, i paesi.
Distinti saluti dal
"Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 30 dicembre 2022

4. REPETITA IUVANT. TRE TESI

La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

5. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

6. REPETITA IUVANT. SCRIVERE AL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI D'AMERICA PER CHIEDERE LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER

Proponiamo di scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente..
Di seguito una proposta di testo della lettera da inviare al Presidente degli Stati Uniti d'America recante la richiesta della grazia presidenziale per Leonard Peltier, e le istruzioni per inviarla attraverso il sito della Casa Bianca.
Nel web aprire la pagina della Casa Bianca attraverso cui inviare lettere: https://www.whitehouse.gov/contact/
Compilare quindi gli item successivi:
- alla voce MESSAGE TYPE: scegliere Contact the President
- alla voce PREFIX: scegliere il titolo corrispondente alla propria identita'
- alla voce FIRST NAME: scrivere il proprio nome
- alla voce SECOND NAME: si puo' omettere la compilazione
- alla voce LAST NAME: scrivere il proprio cognome
- alla voce SUFFIX, PRONOUNS: si puo' omettere la compilazione
- alla voce E-MAIL: scrivere il proprio indirizzo e-mail
- alla voce PHONE: scrivere il proprio numero di telefono seguendo lo schema 39xxxxxxxxxx
- alla voce COUNTRY/STATE/REGION: scegliere Italy
- alla voce STREET: scrivere il proprio indirizzo nella sequenza numero civico, via/piazza
- alla voce CITY: scrivere il nome della propria citta' e il relativo codice di avviamento postale
- alla voce WHAT WOULD YOU LIKE TO SAY? [Cosa vorresti dire?]: copiare e incollare il messaggio seguente:
Mr. President,
Although I reside far from your country, I am aware of the injustice that has persisted for 47 years against Leonard Peltier, who was denied a review of his trial even after exculpatory evidence emerged for the events of June 26, 1975 on the Pine Ridge (SD) reservation where two federal agents and a Native American lost their lives.
I therefore appeal to your supreme authority to pardon this man, now elderly and ill, after nearly half a century of imprisonment.
I thank you in advance for your positive decision, with best regards.
Traduzione italiana del testo che precede:
Signor Presidente,
sebbene io risieda lontano dal Suo Paese, sono consapevole dell'ingiustizia che persiste da 47 anni nei confronti di Leonard Peltier, al quale e' stata negata la revisione del processo anche dopo che sono emerse prove a discarico per gli eventi del 26 giugno 1975 nella riserva di Pine Ridge (South Dakota) in cui persero la vita due agenti federali e un nativo americano.
Mi appello quindi alla Sua suprema autorita' affinche' conceda la grazia a questo uomo, ormai anziano e malato, dopo quasi mezzo secolo di detenzione.
La ringrazio fin d'ora per la Sua decisione positiva, con i migliori saluti.

7. L'ORA. SCRIVIAMO ALL'AMBASCIATA DELL'IRAN IN ITALIA PER CHIEDERE CHE CESSINO PERSECUZIONI ED UCCISIONI

Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo di scrivere all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere al governo di quel paese che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
Gli indirizzi di posta elettronica cui inviare le lettere sono i seguenti: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir
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Vi proponiamo un possibile testo essenziale:
Egregio ambasciatore,
le chiediamo di trasmettere al governo del suo Paese questa nostra richiesta che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
E' dovere di ogni persona, di ogni societa', di ogni ordinamento giuridico rispettare la vita, la dignita' e i diritti di tutte le donne e di tutti gli uomini.
Tutti gli esseri umani sono eguali in dignita' e diritti, tutti gli esseri umani hanno diritto alla vita e alla liberta'.
Siamo solidali con le donne iraniane - e con gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Distinti saluti,
Nome e cognome, luogo e data, recapito di chi scrive.
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Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo anche di far circolare questa proposta.
Adoperiamoci affinche' tante persone, tante associazioni, tante istituzioni di tutto il mondo chiedano al governo iraniano che cessino persecuzioni e uccisioni.
Sosteniamo le donne iraniane - e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Grazie di cuore per quanto vorrete fare.

8. RIFERIMENTI. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE

Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it

9. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI

Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com

10. IRAN. FARIAN SABAHI: IRAN, 111 UNIVERSITA' ENTRANO IN SCIOPERO
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 4 ottobre 2022 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "Iran, 111 universita' entrano in sciopero" e il sommario "Da venerdi' in carcere la trentenne italiana Alessia Piperno"]

"Se un giorno l'Iran sara' un Paese libero e' merito di queste persone, di queste ragazze che scendono in piazza e danno fuoco ai loro hijab, e a quegli uomini che stanno combattendo per le loro donne". Cosi' scriveva Alessia Piperno in uno dei suoi ultimi post su Instagram. Un commento sulle proteste innescate dalla morte della ventiduenne Mahsa Amini.
Un commento come tanti sui social media. Ma Alessia Piperno si trova a Teheran, dove si finisce in cella anche solo per un like. Venerdi' la trentenne romana e' stata fermata. Con lei, in carcere, altri otto occidentali. Pedine in un gioco piu' grande di loro. Come il turista francese Benjamin Briere, 36 anni: arrestato nel maggio 2020 per aver scattato "fotografie di aree vietate" con un drone in un parco naturale in Iran, a gennaio era stato condannato a otto anni e otto mesi di reclusione per "spionaggio" e "propaganda" contro il regime. Prima di lui, il primo luglio 2009 la studentessa francese Clotilde Reiss era stata fermata e accusata di spionaggio mentre cercava di lasciare il paese: aveva scattato fotografie delle proteste - innescate dai brogli nelle elezioni in cui l'ultraconservatore Ahmadinejad era stato confermato per un secondo mandato presidenziale - e le aveva mandate per mail a un amico in Francia.
Alessia Piperno, Benjamin Briere e Clotilde Reiss sono cittadini europei, non hanno anche la nazionalita' iraniana. Di conseguenza, la Farnesina e l'Eliseo possono agire attraverso i canali diplomatici. Diversa la condizione di coloro che hanno doppio passaporto, iraniano e occidentale: Teheran riconosce soltanto la cittadinanza iraniana, e quindi intervenire e' piu' complesso. Ma comunque possibile, come nel caso di Baquer Namazi, 85 anni, iraniano naturalizzato americano: detenuto in Iran dal febbraio 2016, gli era stato vietato lasciare il paese. Ora, in seguito a un accordo tra Teheran e Washington, ha ottenuto l'autorizzazione per lasciare l'Iran. Anche suo figlio, detenuto da sette anni, e' stato rilasciato e ora si trova a casa di famigliari nella capitale iraniana.
In seguito alla liberazione dei Namazi, padre e figlio, le autorita' della Repubblica islamica hanno dichiarato di essere in attesa dello sblocco di 7,1 miliardi di euro congelati all'estero. Soldi iraniani, bloccati in Corea del Sud in seguito alle sanzioni decise dal Tesoro statunitense nel 2018, quando il presidente Trump si era ritirato unilateralmente dall'accordo nucleare. Ora questa somma potrebbe servire ad ayatollah e pasdaran per spaccare il fronte delle proteste, con un aumento dei salari e delle pensioni, ed elargendo sussidi.
Cosi' facendo, si potrebbero calmare gli animi di chi la notte scende in strada in primis contro carovita e disoccupazione; e si darebbe un risarcimento anche ai mercanti del bazar, il cui fatturato si e' dimezzato: con le proteste, dopo le 5 del pomeriggio nessuno va piu' a fare compere. Nel frattempo, la macchina della repressione continua a mietere vittime. Sono circa 1.200 gli iraniani arrestati durante le manifestazioni. Domenica notte gli studenti del Politecnico Sharif di Teheran sono stati duramente attaccati con colpi d'arma da fuoco e gas lacrimogeni dalle forze delle Guardie rivoluzionarie, da polizia e agenti in borghese.
Un gran numero di persone a Teheran si e' recato nell'ateneo dopo la richiesta di aiuto degli studenti, tra cui figli della nomenclatura. Molti hanno percorso in auto le strade intorno all'universita', suonando i clacson e gridando slogan. Decine di studenti del Politecnico sono stati arrestati e, secondo quanto riportano i social, ieri gli studenti di 111 universita' - tra cui quelle di Teheran, Isfahan, Kermanshah, Tabriz e Semnan - hanno scioperato a loro sostegno.
Dopo parecchio tempo, ieri il leader supremo Ali Khamenei ha preso la parola in pubblico. Dapprima ha espresso rammarico per la morte di Mahsa Amini, che ha "spezzato i nostri cuori". Dopodiche' ha dichiarato: "Queste rivolte sono state pianificate, se non fosse stato per questa ragazza, avrebbero creato un'altra scusa per fomentare l'insicurezza. Queste rivolte sono state progettate dall'America e dal regime sionista, usurpatore, aiutati dai loro sottoposti e da alcuni iraniani traditori all'estero. Gli Stati Uniti sono contro un Iran forte e indipendente. Stanno cercando di riportare l'Iran all'epoca della dinastia Pahlavi, che obbediva ai loro ordini come una pecora".

11. IRAN. FARIAN SABAHI: L'EFFETTO DOMINO DELLA RIVOLTA IN IRAN. SI SOLLEVA IL BALUCISTAN
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 2 ottobre 2022 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "L'effetto domino della rivolta in Iran. Si solleva il Balucistan" e il sommario "Prima delle proteste una 15enne era stata stuprata dal capo della polizia di Chabahar"]

Mahsa Amini non e' l'unica vittima di un regime che odia le donne. All'inizio di settembre, una decina di giorni prima che la polizia morale fermasse la ventiduenne curda in vacanza a Teheran, una quindicenne e' stata violentata dal colonnello Ebrahim Kouchakzaei, comandante della polizia della citta' portuale di Chabahar nel Sistan e Balucistan. Si tratta di una regione povera al confine con Pakistan e Afghanistan, abitata prevalentemente da iraniani di etnia baluci e di fede musulmana sunnita. Una zona in cui sono attivi i movimenti separatisti, e in cui lo scorso febbraio i pasdaran (le guardie rivoluzionarie) erano intervenuti con durezza, militarmente, nei confronti dei contrabbandieri locali.
La notizia dello stupro della quindicenne era stata diffusa da alcuni media iraniani ma e' ufficiale soltanto adesso, nella terza settimana di proteste innescate dalla morte di Mahsa Amini. A parlarne e' stato Molavi Abdul Ghaffar Naghshbandi, il religioso che guida la preghiera del venerdi' a Rask, una localita' di frontiera. "Si e' trattato di un crimine orrendo", ha dichiarato dal pulpito della moschea. Trattandosi dell'imam che guida la preghiera del venerdi', se si e' espresso cosi' e' per un ordine diretto del leader supremo Ali Khamenei. Nel suo sermone, Naghshbandi ha fatto il nome dello stupratore e ha riferito di aver parlato con l'adolescente e con la famiglia: "Ho sentito da vicino la voce piena di dolore, angosciata, della mia giovane sorella oppressa. L'orrore del crimine commesso mi ha bloccato il respiro nel petto". E ha aggiunto: "So che e' mio dovere, sia di fede sia di coscienza, rompere il silenzio affinche' l'aggressore sia punito per le sue azioni vergognose". Naghshbandi ha chiesto alla magistratura di "investigare la tragedia il prima possibile, da ogni punto di vista, e punire quel criminale corrotto in pubblico". Queste vicende hanno scosso il clero locale, criticato per aver preso tempo prima di prendere posizione. In proposito Molavi Abdol Hamid, il religioso sunnita che guida la preghiera nella citta' di Zahedan, ha affermato: "Il nostro era un silenzio denso di significato: dovevamo verificare per poi dire la verita' e non fare errori".
Nel frattempo, venerdi' e' stato assassinato in un agguato Hamid Reza Hashemi, vicecapo dell'ufficio provinciale dell'intelligence dei pasdaran a Zahedan. In seguito, a essere uccisi sono stati anche un altro membro dei pasdaran e un agente del corpo paramilitare Basij. Nel capoluogo Zahedan le forze dell'ordine sono intervenute in moschea, durante la preghiera del venerdi'. Il procuratore della provincia Mehdi Shamsabadi ha affermato che "i colpevoli sono membri di gruppi separatisti e dissidenti e hanno sparato alla polizia, al popolo e dato fuoco a una caserma" e ha reso noto che almeno otto "separatisti" e "dissidenti" armati sono stati arrestati. Secondo fonti di media iraniani con sede all'estero, sono 58 le persone morte durante gli scontri di venerdi', e 270 i feriti, mentre per l'agenzia Irna 19 persone hanno perso la vita e 20 sono rimaste ferite. Ieri scuole e universita' sono state chiuse in tutta la regione.
E' quindi effetto domino nelle proteste nella Repubblica islamica. Partite dalla provincia del Kurdistan iraniano in seguito alla morte di Mahsa Amini, nel giro di qualche giorno hanno contagiato 80 citta'. A scendere in strada sono state le donne, ma non solo, per rivendicare il diritto di scegliere se indossare o meno il velo, obbligatorio dal 1979.
Poco per volta, le rivendicazioni si sono estese alle questioni economiche: gli iraniani chiedono una soluzione alla crisi che attanaglia il paese. Mentre continuano gli attacchi dei pasdaran con l'artiglieria e i droni sul confine con il Kurdistan iracheno, ora i vertici di Teheran dovranno gestire la dimensione etnica delle proteste da parte della minoranza baluci sunnita nel Sistan e Balucistan, nota per le istanze separatiste.

12. IRAN. FARIAN SABAHI: NOVE STRANIERI ARRESTATI (CON UNO O PIU' ITALIANI) NELL'IRAN IN RIVOLTA
[Dal quotidiano "Il manifesto" del primo ottobre 2022 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "Nove stranieri arrestati (con uno o piu' italiani) nell'Iran in rivolta" e il sommario "La comunicazione del ministero dell'Intelligence. In carcere anche centinaia di iraniani, fra cui il cantante Shervin Hajipour"]

L'Iran ha annunciato che nove persone di nazionalita' straniera - tra cui l'Italia - sono state arrestate in relazione alle proteste per Mahsa Amini, la ventiduenne curda morta in seguito all'arresto da parte della polizia morale perche' non portava il velo in modo corretto. "Nove cittadini stranieri provenienti da Germania, Polonia, Italia, Francia, Paesi Bassi, Svezia e altri paesi sono stati arrestati durante o dietro la scena dei disordini", ha affermato il ministero dell'Intelligence. Ancora non si conosce l'identita' e il numero degli italiani arrestati.
Sono 350 i nostri connazionali registrati presso la nostra ambasciata a Teheran, ma potrebbe essere un nuovo studente iscritto a un corso di persiano presso l'Istituto Dehkhoda. Non dovrebbe trattarsi di una persona con doppio passaporto - italiano e iraniano - perche' in questi casi le autorita' di Teheran non riconoscono la doppia nazionalita' ma solo quella iraniana.
Continuano le proteste. Ad Ardebil, nell'Azerbaigian iraniano, le donne hanno marciato a piedi nudi scandendo lo slogan Morte al dittatore. In queste due settimane i morti sono 86. Di fronte alle manifestazioni e alla solidarieta' dell'Occidente, le forze dell'ordine iraniane reagiscono con violenza. "Per sedare le proteste usano anche autobus del servizio urbano e ieri hanno aperto il fuoco contro i dimostranti", riferisce un giovane dalla capitale.
Oltre ai nove stranieri, sono stati fermati 256 membri di gruppi di opposizione, celebrita', giornalisti e due ragazze che facevano colazione in un locale pubblico senza foulard. Tra gli arrestati c'e' anche il cantante Shervin Hajipour. La sua Baraye... (in persiano vuol dire "per") inneggia a donne, vita, liberta'. In due giorni su Instagram il video e' stato visualizzato oltre 34 milioni di volte. L'artista e' stato invitato in commissariato e arrestato. Un'ora prima, la polizia informatica lo aveva costretto a cancellare il post. Composto dai tweet virali su Instagram in questi giorni di proteste, il brano recita: "Per danzare liberamente per strada, per la paura di baciarsi nei vicoli, per le mie-tue-nostre sorelle, per il cambiamento delle teste marce, per la vergogna e la poverta', per il desiderio di una vita normale, per quei bambini che sopravvivono raccogliendo immondizia, per i loro sogni, per la mala gestione della cosa pubblica da parte del governo, per questa aria inquinata, per viale Vali Asr e i suoi alberi che stanno morendo, per volti felici, per gli studenti, per il futuro, per quelle menti brillanti e quei geni in carcere, per i bambini afgani, per tutti questi slogan vuoti, per quelle case costruite male che crollano, per l'alba dopo lunghe notti buie, per i farmaci psichiatrici e l'insonnia, per le ragazze che vorrebbero essere ragazzi, per la donna, la vita, la liberta'".
Nel frattempo, continuano le manifestazioni di solidarieta'. "La Biennale e la Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica, assieme agli altri festival e istituzioni culturali, devono diventare la voce di chi viene oppresso in modo violento e feroce fino all'omicidio. L'impegno con il flash mob sul tappeto rosso all'ultima Mostra del Cinema a sostegno dei cineasti imprigionati, si rafforza oggi con il pieno sostegno a coloro che manifestano a rischio della propria vita per vedere riconosciuto il diritto alla liberta' e ai diritti civili negati con la forza", dichiara Alberto Barbera. Al Superlab di Milano Bicocca, l'artista Paola Risoli fascia a lutto i nove barili da petrolio dell'installazione SITECINEMA_01 realizzata per Superlab Exhibit. Se all'interno ogni barile racconta un mondo emotivo, spesso attraverso figure femminili, sul fianco pende una fascia di tessuto, nero come i veli delle iraniane, su cui spiccano i volti di Mahsa Amini e Hadis Najafi, il luogo e la data della loro uccisione. "La lotta delle donne e degli uomini dell'Iran non puo' essere taciuta, nemmeno nella quotidianita' di un evento espositivo. Tutto perde di senso di fronte a certe uccisioni".

13. IRAN. FARIAN SABAHI: "SE CI FERMIAMO ORA, IL REGIME PEGGIORERA'"
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 30 settembre 2022 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "Se ci fermiamo ora, il regime peggiorera'" e il sommario "Le voci della protesta iraniana"]

Con effetto domino, le proteste iraniane coinvolgono diverse citta' del pianeta, da Ginevra a Melbourne. Mentre Berlino propone all'Unione Europea la possibilita' di sanzioni contro Teheran, a Oslo le dimostrazioni di fronte alla sede diplomatica della Repubblica islamica hanno causato il ferimento di due persone e l'arresto di 90. A esprimere solidarieta' agli iraniani sono state, ieri mattina, 25 afghane che a Kabul si sono ritrovate davanti all'ambasciata iraniana, suscitando l'ira dei Talebani. In risposta i pasdaran prendono di mira celebrita' e giornalisti nel paese.
Sempre piu' convinti che le proteste siano fomentane dall'estero, i vertici di Teheran hanno convocato Florent Aydalot, incaricato d'affari di Francia, per "denunciare l'ingerenza dell'Eliseo nelle questioni interne all'Iran.
"A Teheran e' sempre piu' difficile manifestare. Nelle strade ci sono le forze dell'ordine, ovunque. Le caserme sono distribuite in modo capillare sul territorio e i militari arrivano in un attimo nei viali del centro, usando le corsie dedicate ai mezzi pubblici. Coloro che osano manifestare nel nord della capitale rischiano di ritrovarsi bloccati tra i pasdaran e le montagne". Queste frasi sono scritte da un 35enne che vive e lavora nella capitale iraniana e mandate usando una rete vpn che dovrebbe assicurare privacy e sicurezza Ma anche queste reti non sono piu' una garanzia. Internet funziona a singhiozzo. Non e' facile trovare persone disposte a parlare, l'anonimato e' indispensabile: "Mandare messaggi e raccontare che cosa succede puo' mettere in pericolo", aggiunge.
"Adesso la situazione e' davvero tesa. Il governatore di Teheran ha detto che nella capitale le manifestazioni sono completamente finite, ma non e' vero: l'altra sera nel mio quartiere, in centro, eravamo tutti sul tetto a urlare. La speranza e' che si continui, ormai e' dai tempi della rivoluzione che non si manifestava cosi', senza interruzioni. C'e' paura a scendere per strada, non tutti sono convinti. Ma siamo a un punto di non ritorno. Le proteste non hanno una guida, un capo. E non c'e' nemmeno un'opposizione interna, o all'estero, che sia organizzata e che possa rappresentare una vera alternativa alla Repubblica islamica. Se ore le proteste dovessero fermarsi, le autorita' diventerebbero sempre piu' forti e repressive. Non posso raccontarle molto di piu'. Spero possa capire", conclude il giovane.
Oltre a scendere in strada, gli iraniani convogliano la loro protesta attraverso lo sciopero. Dalla citta' di Kerman, una ragazza di 28 anni racconta: "Sono una giovane donna che vive in una societa' ingiusta. Mi sveglio ogni mattina, e spesso la notte, in ansia e spaventata. Non ho paura di morire, non ho paura di perdere i miei cari ma di perdere questa battaglia e dimenticare perche' abbiamo iniziato la protesta. Ogni sera, quando internet rallenta e poco alla volta smette di funzionare, preghiamo e cerchiamo di comprendere la situazione. Se inizialmente il nostro slogan era zan, zendeghi, azadi' (donna, vita, liberta'), oggi lo sciopero e' diventato il modo di protestare per operai, impiegati, professori, autisti, negozianti. Usiamo la nostra creativita': i cantanti cantano, i blogger creano consapevolezza, gli atleti dicono la loro, i disegnatori disegnano, i giornalisti scrivono con onesta', i fotografi catturano momenti, i romanzieri scrivono per essere letti".
"Sappiamo che se adesso rinunciamo, saremo sconfitti. Vorrebbe dire maggiore oppressione, e quindi maggiore sofferenza, piu' morte, piu' bugie".

14. IRAN. FARIAN SABAHI: FAEZEH RAFSANJANI, LA LOTTA DELLE DONNE CONTRO IL REGIME
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 29 settembre 2022 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "Faezeh Rafsanjani, la lotta delle donne contro il regime" e il sommario "L'attivista arrestata per aver incitato le cittadine a partecipare alla protesta in Iran"]

In seguito alla decisione dei vertici della Repubblica islamica di rallentate (ma non bloccare) Internet, sono sempre meno i video delle proteste iraniane postati sui social media. Mentre nelle citta' europee i manifestanti scendono in piazza per dimostrare solidarieta', martedi' sera a Teheran i servizi di sicurezza hanno fermato Faezeh Hashemi Rafsanjani, figlia dell'ex presidente Rafsanjani. Il motivo dell'arresto e' il suo sostegno alle ondate di proteste nella capitale: ha cercato di motivare le donne a partecipare, una presa di posizione che in Iran e' reato. Sessant'anni, membro della nomenclatura ma anche attivista, Faezeh Hashemi e' stata deputata, giornalista e simbolo dell'emancipazione femminile in Iran: ha sempre espresso la sua contrarieta' all'obbligo di portare il velo, anche se lei stessa indossa il chador nero, quello di ordinanza per le donne del suo ambiente famigliare e politico.
Entrata giovanissima sulla scena pubblica per favorire l'accesso delle iraniane nel mondo dello sport, nel 1993 le prime Olimpiadi femminili islamiche si svolgono a Teheran sotto il suo patrocinio. Nel marzo del 1996 gli iraniani vanno a votare per eleggere i 290 deputati del parlamento. Faezeh Hashemi e' figlia del presidente in carica. Si aggiudica il secondo posto e viene eletta per un mandato di quattro anni. In occasione della campagna elettorale per le presidenziali del 1997 prende le parti del riformatore Khatami che vincera' grazie al voto delle donne e dei giovani: sara' la "primavera di Teheran" segnata da un'apertura culturale ma anche da una serie di omicidi di intellettuali e da violazioni dei diritti umani.
Nel 1998 Faezeh Hashemi da' avvio alla rivista femminile Zan, in persiano vuol dire donna. Ma un anno dopo e' obbligata a chiudere per aver pubblicato gli auguri dell'ex imperatrice Farah Diba per Nowruz (il capodanno persiano) e una vignetta satirica sui diritti negati alle donne. Nel 2000 non viene rieletta in parlamento, va in Inghilterra, gira per Londra senza velo e, per questo, suo padre viene criticato. Nel 2009 gli iraniani tornano alle urne. In quel voto segnato da violenza e brogli, l'ultraconservatore Ahmadinejad viene confermato per un secondo mandato. Faezeh Hashemi sta dalla parte del movimento verde di opposizione e tiene un comizio non autorizzato. Viene arrestata due volte e trattenuta per qualche giorno insieme a quattro famigliari.
Rafsanjani ha una sorella, Fatemeh, anche lei impegnata sul fronte delle battaglie di genere. I fratelli sono tre: ingegnere, Mohsen e' politico e docente; Mehdi e' un imprenditore ed e' soprannominato Aghazadeh, ovvero un figlio di papa' che ha avuto successo grazie alla corruzione e al nepotismo; a Lavasan, la "Beverly Hills iraniana", Yasser alleva cavalli nella sua fattoria il cui valore nel 2003 era stimato in 120 milioni di dollari. In questi anni Faezeh Hashemi e' stata arrestata tante volte e le viene fatto divieto di lasciare l'Iran. Quanto pesa avere un padre potente? Viene da pensare che colpire la figlia sia un modo per colpire il genitore. Ma l'accanimento contro di lei non finisce con la morte dell'ex presidente.
L'11 maggio di quest'anno, Faezeh Hashemi si e' dovuta presentare davanti al giudice per una barzelletta sul Profeta Maometto e sulla sua prima moglie, Khadija. Secondo quanto detto da Faezeh Hashemi, la prima moglie del Profeta era un'imprenditrice e lui spendeva i soldi di lei. "Non voleva essere un insulto", si e' difesa. La barzelletta non e' pero' piaciuta e 55mila iraniani hanno firmato una petizione per portarla a processo. Se l'11 maggio Rafsanjani si e' dovuta presentare davanti al giudice e' anche per un altro motivo: in occasione di una conferenza trasmessa ad aprile sui social media disse che "non e' opportuno insistere affinche' gli Stati Uniti tolgano i pasdaran dall'elenco delle organizzazioni terroristiche. Insistere, equivale a danneggiare gli interessi dell'Iran perche' questa richiesta e' diventato l'ostacolo maggiore alla ripresa dell'accordo nucleare". Queste due dichiarazioni, su Maometto e sui pasdaran, le sono costate la condanna per "propaganda contro lo stato" e "blasfemia". Condanna pronunciata lo scorso 3 luglio.

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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 33 del 2 febbraio 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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