[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 31



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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 31 del 31 gennaio 2023

In questo numero:
1. Opporsi alla guerra e alla stragi di cui essa consiste. Pace, disarmo, smilitarizzazione. Salvare le vite e' il primo dovere
2. One Billion Rising: Iniziative 2023
3. Una lettera all'ambasciata dell'Iran in Italia
4. Tre tesi
5. Ripetiamo ancora una volta...
6. Scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere la liberazione di Leonard Peltier
7. Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessino persecuzioni ed uccisioni
8. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
9. Alcuni riferimenti utili
10. Farian Sabahi: "Donna, vita, liberta'", il grido degli studenti per le strade dell'Iran
11. Farian Sabahi: "L'inizio della fine": oggi tutto l'Iran scende in piazza a manifestare
12. Farian Sabahi: Graziati duemila prigionieri. Alla rivolta non basta
13. Farian Sabahi: Nuovo capitolo nella storia dell'Iran. I morti arrivano a 201
14. Farian Sabahi: Il bastone e la carota: Teheran aumenta i soldati e gli stipendi

1. L'ORA. OPPORSI ALLA GUERRA E ALLE STRAGI DI CUI ESSA CONSISTE. PACE, DISARMO, SMILITARIZZAZIONE. SALVARE LE VITE E' IL PRIMO DOVERE

Ripetiamolo una volta di piu': occorre opporsi alla guerra e alla stragi di cui essa consiste.
Ripetiamolo una volta di piu': occorre insorgere nonviolentemente per la pace, il disarmo, la smilitarizzazione.
Ripetiamolo una volta di piu': salvare le vite e' il primo dovere.

2. INIZIATIVE. ONE BILLION RISING: INIZIATIVE 2023
[Dal Coordinamento Italia One Billion Rising (e-mail: obritalia at gmail.com) riceviamo e diffondiamo]

Carissime amiche e amici di One Billion Rising, ci siamo quasi.
E' straordinario immaginare quest'anno di poter tornare nelle piazze, nelle strade, nei luoghi pubblici delle citta', insieme, per tornare a danzare in sostegno e solidarieta' e ad alta voce rivendicare la fine delle molteplici atrocita' perpetrate sulle donne e sulle bambine nel mondo. Tentano di recidere, annientare la forza vitale del pianeta, non ci riusciranno.
Parlare con ragazzi e ragazze, studenti, professori, leggere, commentare i fatti di violenza, dare i nomi alle cose, questi sono i primi passi della rivoluzione di cui tutte e tutti noi portiamo la bandiera.
Le forme di arte che accompagnano l'evento OBR nel mondo si prestano ad un gioioso coinvolgimento, ma non vogliamo far mancare anche un momento di preparazione e di formazione.
Per questo motivo chiediamo di partecipare ad OBR 2023, coinvolgendo anche i giovani e le scuole, a cui poter proporre:
- un incontro, anche on line, con una o piu' classi sul tema della violenza maschile sulle donne, della durata minima di due ore
- la preparazione della coreografia del brano musicale Break the Chain
- l'esecuzione della coreografia nella settimana dal 12 al 19 febbraio 2023
- la lettura di alcuni pensieri/ componimenti realizzati dalle ragazze e dai ragazzi delle classi coinvolte
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Per facilitare l'organizzazione dell'evento vi inviamo alcune semplici indicazioni che potrete seguire:
Iscrizione al sito per segnalare il vostro evento: cliccate su http://bit.ly/Registra_il_t uo_evento_sulla_pagina_internazionale_OBR e invitate altre associazioni, gruppi, scuole, scuole di danza, amici a partecipare... piu' siamo, meglio e'!
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Attivita' sui social: vi chiediamo di pubblicare tanti contenuti (foto, video, ecc) sui social utilizzando gli hashtag ufficiali e di invitare i propri contatti a fare lo stesso, cosi' da diffondere anche li' il nostro messaggio. Seguite e taggate anche i profili social di One Billion Rising Italia cosi' potremo condividere i vostri post, stories, ecc.
Facebook https://www.facebook. com/obritalia
Instagram https://www.instagram.com/onebillionrisingitalia/
Hashtag ufficiali: #1BillionRising  #RiseForFreedom #CreateTheNewCulture #RiseInSolidarity
A conclusione delle iniziative, vi chiediamo di inviare foto e video a: obritalia at gmail.com
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Loghi ufficiali: vi chiediamo, per le creativita' (locandine, cartelli) che realizzate, di utilizzare i loghi ufficiali che potete scaricare al seguente link
https://www.dropbox.com/scl/fo/lo9r4i06g268ow7x103sc/h?dl=0&rlkey=xfogpv7hpwlaup3vsxw5zsz1u
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Grafiche
In questa cartella abbiamo inserito le grafiche realizzate (cover facebook, grafiche per FB/IG) a cui ne aggiungeremo altre nei prossimi giorni allo stesso link.
Grafiche One Billion Rising
https://www.dropbox.com/scl/fo/mizfc1w1xl0nu1oywiups/h?dl=0&rlkey=c47347xou5ufqupm4jn90mv0w
Grafica t-shirt
https://www.dropbox.com/scl/fo/h2i75sias7o03r033pf25/h?dl=0&rlkey=ynxdi0h5jbjrgf3d20di36x0o
Grafica stickers
https://www.dropbox.com/scl/fo/4gt4ez978gne73gjwvnqx/h?dl=0&rlkey=4kbdd0091mchnaj1krvhzxoar
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Si puo' organizzare un flash mob durante l'evento One Billion Rising, seguendo la canzone Break the chain e il tutorial ufficiale che trovate qui http://youtu.be/_U5C ZfPydVA o creando una nuova coreografia. L'evento One Billion Rising puo' essere caratterizzato da performance artistiche di ogni genere e da momenti di lettura.
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Autorizzazione One Billion Rising
Al seguente link potete scaricare l'autorizzazione copyright per utilizzo materiali e brani musicali OBR
https://www.dropbox.com/s/d7ambb5ml22dvsj/OBR%20Copyright%20Authorization%202023.pdf?dl=0
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Per quanto riguarda le letture, oltre ai brani de I Monologhi della Vagina, di seguito troverete come suggerimento alcuni testi della fondatrice di One Billion Rising, Eve Ensler
"L'Ufficio della schiavitu' sessuale" http://bit.ly/ufficio_della_schiavitu_sessuale
"L'insurrezione" http://bit.ly /insurrezione
"La mia rivoluzione" http://bit.ly/la_mia_rivoluzione
"Preghiera di un uomo" http://bit.ly/preghiera_ di_un_uomo
"Fino a quando" http://bit.ly/fino_a_quando
"E poi saltavamo" http://bit.ly/e_poi_saltavamo
- la traduzione di M.G.Di Rienzo del brano musicale “Break the chain” credits Tena Clark - Musiche Tena Clark/Tim Heintz
http://bit.ly/traduzione_testo _BreakTheChain
- qui se volete potete trovare altre idee:
https://www.onebillionrising.org
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Per condividere con noi i vostri eventi e/o avere informazioni vi chiediamo di  scriverci al seguente indirizzo: obritalia at gmail.com
Ovviamente qualunque aggiunta rispetto a questo "format base" non potra' che essere gradita.
Vi chiediamo se l'idea puo' piacervi e se pensate possa avere un buon riscontro presso le scuole del vostro territorio, le vostre comunita' di riferimento.
Ringraziamo quanti di voi ci hanno anticipato gli eventi in preparazione, la prossima settimana risponderemo singolarmente a chi ci ha scritto con tutti i dettagli. Vi ricordiamo che le magliette saranno pronte non prima del 25 gennaio.
Se avete altre meravigliose idee, noi non potremo Che essere felici!
Grazie per tutto quello che potrete fare! #RiseForFreedom #RiseInSolidarity
Un abbraccio
Nicoletta Billi (333.2432777), Luisa Rizzitelli (345.4767246), Silvia Palermo (339.5028904)
Coordinamento Italia One Billion Rising

3. REPETITA IUVANT. UNA LETTERA ALL'AMBASCIATA DELL'IRAN IN ITALIA

All'ambasciatore dell'Iran in Italia: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir,
Egregio ambasciatore,
le saremmo assai grati se volesse trasmettere al suo governo il seguente appello.
Tutte le tradizioni di pensiero dell'umanita', quali che siano le loro fonti, convengono su queste semplici verita':
- che ogni vita umana deve essere rispettata, onorata e protetta;
- che uccidere e' sempre e solo un male;
- che ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta';
- che rispettare e salvare le vite e' il primo dovere.
Certi del fatto che condividiate queste semplici considerazioni siamo quindi a chiedervi di impegnarvi:
- affinche' nel vostro paese, come in ogni parte del mondo, cessino finalmente le uccisioni e le persecuzioni;
- affinche' nel vostro paese, come in ogni parte del mondo, siano finalmente rispettati la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
Vi chiediamo quindi:
- di riconoscere la dignita' e i diritti delle donne, che sono gli stessi degli uomini;
- di non piu' perseguitare, ma piuttosto ascoltare ed onorare, le donne che da mesi nel vostro paese stanno chiedendo "vita e liberta'".
Queste donne che non commettono alcuna violenza, e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela e a loro volta non commettono alcuna violenza, sono amiche ed amici dell'umanita' e del bene comune.
E' un crimine ed una follia perseguitare ed uccidere queste donne che non commettono alcuna violenza, e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela e a loro volta non commettono alcuna violenza.
Vi chiediamo pertanto di adempiere al dovere proprio di ogni ordinamento ed istituto giuridico legittimo: rispettare e proteggere le vite, la dignita' e i diritti di tutte le persone.
Vi chiediamo pertanto di adempiere al dovere di far cessare persecuzioni ed uccisioni.
Sia pace, rispetto ed amicizia fra tutte le persone, i popoli, i paesi.
Distinti saluti dal
"Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 30 dicembre 2022

4. REPETITA IUVANT. TRE TESI

La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

5. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

6. REPETITA IUVANT. SCRIVERE AL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI D'AMERICA PER CHIEDERE LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER

Proponiamo di scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente..
Di seguito una proposta di testo della lettera da inviare al Presidente degli Stati Uniti d'America recante la richiesta della grazia presidenziale per Leonard Peltier, e le istruzioni per inviarla attraverso il sito della Casa Bianca.
Nel web aprire la pagina della Casa Bianca attraverso cui inviare lettere: https://www.whitehouse.gov/contact/
Compilare quindi gli item successivi:
- alla voce MESSAGE TYPE: scegliere Contact the President
- alla voce PREFIX: scegliere il titolo corrispondente alla propria identita'
- alla voce FIRST NAME: scrivere il proprio nome
- alla voce SECOND NAME: si puo' omettere la compilazione
- alla voce LAST NAME: scrivere il proprio cognome
- alla voce SUFFIX, PRONOUNS: si puo' omettere la compilazione
- alla voce E-MAIL: scrivere il proprio indirizzo e-mail
- alla voce PHONE: scrivere il proprio numero di telefono seguendo lo schema 39xxxxxxxxxx
- alla voce COUNTRY/STATE/REGION: scegliere Italy
- alla voce STREET: scrivere il proprio indirizzo nella sequenza numero civico, via/piazza
- alla voce CITY: scrivere il nome della propria citta' e il relativo codice di avviamento postale
- alla voce WHAT WOULD YOU LIKE TO SAY? [Cosa vorresti dire?]: copiare e incollare il messaggio seguente:
Mr. President,
Although I reside far from your country, I am aware of the injustice that has persisted for 47 years against Leonard Peltier, who was denied a review of his trial even after exculpatory evidence emerged for the events of June 26, 1975 on the Pine Ridge (SD) reservation where two federal agents and a Native American lost their lives.
I therefore appeal to your supreme authority to pardon this man, now elderly and ill, after nearly half a century of imprisonment.
I thank you in advance for your positive decision, with best regards.
Traduzione italiana del testo che precede:
Signor Presidente,
sebbene io risieda lontano dal Suo Paese, sono consapevole dell'ingiustizia che persiste da 47 anni nei confronti di Leonard Peltier, al quale e' stata negata la revisione del processo anche dopo che sono emerse prove a discarico per gli eventi del 26 giugno 1975 nella riserva di Pine Ridge (South Dakota) in cui persero la vita due agenti federali e un nativo americano.
Mi appello quindi alla Sua suprema autorita' affinche' conceda la grazia a questo uomo, ormai anziano e malato, dopo quasi mezzo secolo di detenzione.
La ringrazio fin d'ora per la Sua decisione positiva, con i migliori saluti.

7. L'ORA. SCRIVIAMO ALL'AMBASCIATA DELL'IRAN IN ITALIA PER CHIEDERE CHE CESSINO PERSECUZIONI ED UCCISIONI

Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo di scrivere all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere al governo di quel paese che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
Gli indirizzi di posta elettronica cui inviare le lettere sono i seguenti: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir
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Vi proponiamo un possibile testo essenziale:
Egregio ambasciatore,
le chiediamo di trasmettere al governo del suo Paese questa nostra richiesta che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
E' dovere di ogni persona, di ogni societa', di ogni ordinamento giuridico rispettare la vita, la dignita' e i diritti di tutte le donne e di tutti gli uomini.
Tutti gli esseri umani sono eguali in dignita' e diritti, tutti gli esseri umani hanno diritto alla vita e alla liberta'.
Siamo solidali con le donne iraniane - e con gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Distinti saluti,
Nome e cognome, luogo e data, recapito di chi scrive.
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Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo anche di far circolare questa proposta.
Adoperiamoci affinche' tante persone, tante associazioni, tante istituzioni di tutto il mondo chiedano al governo iraniano che cessino persecuzioni e uccisioni.
Sosteniamo le donne iraniane - e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Grazie di cuore per quanto vorrete fare.

8. RIFERIMENTI. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE

Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it

9. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI

Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com

10. IRAN. FARIAN SABAHI: "DONNA, VITA, LIBERTA'", IL GRIDO DEGLI STUDENTI PER LE STRADE DI TEHERAN
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 16 ottobre 2022 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "'Donna, vita, liberta'', il grido degli studenti per le strade dell'Iran" e il sommario "Medio Oriente. Ieri mobilitazioni ovunque, da Teheran a Isfahan, incendio nel maxi carcere di Evin. Da Ardebil giunge la notizia di un'altra giovane uccisa dalle forze di polizia. Parla l'attivista Shaparak Shajarizadeh: 'Milioni di donne si sono riconosciute nelle rivendicazioni cosi' com'e' accaduto per Black Lives Matter. Non abbiamo bisogno di un leader'"]

Nel carcere di Evin, Teheran nord, ieri sera era in corso un incendio. Sono suonate le sirene, quelle per dichiarare una evasione. Nei video in rete, lanci di lacrimogeni e automobili che si dirigono verso Evin urlando morte a Khamenei (il leader supremo). Alcuni detenuti sono saliti sul tetto per evitare le fiamme.
La televisione di Stato dice che e' tutto sotto controllo. Secondo l'agenzia Irna, che cita un alto funzionario della sicurezza di Teheran, ci sarebbe stata una lite tra i prigionieri e il personale del carcere di Evin, dopo che aveva preso a fuoco il deposito di abiti dei detenuti.
La lite avrebbe avuto luogo tra alcuni prigionieri in carcere per crimini finanziari, e quindi non quella in cui sono rinchiusi l'ex deputata Faezeh Hashemi Rafsanjani, gli attivisti e gli ostaggi stranieri, accusati di propaganda contro lo stato e spionaggio. Nulla si sa, per ora delle vere cause dell'incendio.
Intanto ieri e' stata ancora giornata di proteste a Teheran, Karaj, Rasht, Ardebil, Ahvaz, Mashhad. "Donna, vita, liberta'" e' stato lo slogan piu' urlato da liceali e studenti di vari atenei, da Teheran a Marivan, fino a Isfahan. Ad Ardebil mercoledi' una studente e' morta in ospedale dopo essere stata picchiata dalle forze di sicurezza, un altro versa in condizioni critiche.
Nella capitale, vicino a piazza Vali Asr ieri c'era un palco con la musica religiosa. I pullman hanno portato gente da fuori. Uomini e donne, coperte da capo a piedi con il chador. Sembrava la fiera del nero.
Non erano numerosi, ma dalle foto sui media di regime, sembravano tanti. Merito di Photoshop. Il giorno della nascita del profeta Mohammed e' diventato pretesto per una contromanifestazione, a favore della Repubblica islamica.
Se ieri la gente da fuori era arrivata nella capitale, sui bus, e' solo perche' - in cambio - aveva ricevuto un po' di soldi. In Iran, funziona cosi'. E la letteratura persiana contemporanea, al femminile, lo racconta bene: nel recentissimo romanzo L'ultimo gioco di Banu, la scrittrice Belgheis Soleymani narra di un'orfana costretta dalla madre a sposare un uomo di regime, un religioso colpevole di aver mandato a morte tanta gente.
Da quell'uomo, la madre ottiene denaro. Ed e' elargendo toman, aumentando stipendi e pensioni dei dipendenti pubblici e dei militari, che le autorita' della Repubblica islamica pensano di poter sedare le proteste in corso.
Queste contestazioni sono pero' diverse da quelle dei decenni precedenti: "E' la prima volta che gli uomini sostengono le donne. Nella storia dell'Iran, non era mai successo. Credo che le proteste porteranno a un cambiamento, al rovesciamento di questo regime. I miei amici in Iran dicono che non si tratta solo di proteste: e' una rivoluzione. Siamo stanchi di questo governo corrotto e brutale, incapace di far fronte alle emergenze, incluse quelle climatiche", osserva l'attivista per i diritti umani Shaparak Shajarizadeh.
Nel 2017 era stata protagonista dei "mercoledi' bianchi" di protesta: era salita sopra a un blocco di cemento, si era tolta il velo, lo aveva messo su un bastone e lo aveva sventolato.
Per questo, era stata arrestata: "Sono stata detenuta anch'io nel centro di detenzione dov'e' morta Mahsa Amini. Per me e per molti altri e' stato subito ovvio che era stata uccisa. Ero stata rinchiusa in cella di isolamento e il mio avvocato Nasrin Sotoudeh mi ha liberata su cauzione. Ero molto arrabbiata, per la violenza subita e per quello che avevo visto. Ne parlavo in giro e, per questo, mi hanno riportata nella prigione di Evin. Ma non avevano nulla da rimproverarmi e quindi mi avevano liberato".
"Ero stata fuori citta' e mi avevano fermata di nuovo con mio figlio. Aveva nove anni, si era spaventato moltissimo. Lo avevano tenuto sei ore nella stanza dove mi interrogavano. Ammanettata, davanti al bambino. Avevo iniziato lo sciopero della fame e dopo qualche giorno mi ero rifiutata di bere. Mi avevano rimandata a Teheran e il mio avvocato aveva pagato la cauzione per scarcerarmi. Ero traumatizzata, consapevole che avrebbero fatto del male alla mia famiglia. Ho lasciato l'Iran, illegalmente, con l'aiuto di trafficanti. Non mi sono presentata al processo. Sono stata condannata a 20 anni e a ulteriori 18 se avessi ripetuto il reato, ovvero mi fossi ripresentata in pubblico, o anche solo sui social, senza velo».
In persiano, Shaparak vuole dire "farfalla". Ha 47 anni ed e' passata dalla disobbedienza civile alla protesta sulla scia del movimento "My Stealthy Freedom" lanciato nel 2014 dalla giornalista Masih Alinejad, esule negli Usa: "La sua pagina su Facebook e' diventata una piattaforma su cui caricare le nostre foto e video senza velo".
"Le proteste sono un sogno che si avvera. L'hejab e' il simbolo della violenza sistematica contro le iraniane, non avrei mai immaginato che in tante sarebbero scese in strada senza velo". Le proteste in corso non hanno un leader, ma forse nell'era di Internet e dei social media non e' un problema.
"Il movimento MeToo si e' diffuso rapidamente, in tutto il mondo, pur non avendo un capo. Non e' necessario. Milioni di donne si sono riconosciute nelle rivendicazioni, cosi' com'e' accaduto per il movimento Black Lives Matter. In Iran non abbiamo bisogno di un leader. Reclamiamo liberta', diritti civili e tutto quello che ci e' stato tolto con l'istituzione della Repubblica islamica nel 1979", conclude Shaparak Shajarizadeh.
Sabato 22 ottobre sara' ospite - in collegamento dal Canada - dell'evento Iran, il fuoco della liberta' al Festival "L'eredita' delle donne" diretto da Serena Dandini (a Firenze dalle 17.15 alle 18.30).

11. IRAN. FARIAN SABAHI: "L'INIZIO DELLA FINE": OGGI TUTTO L'IRAN SCENDE IN PIAZZA A MANIFESTARE
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 15 ottobre 2022 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "L'inizio della fine: oggi tutto l'Iran scende in piazza a manifestare" e il sommario "Per Amnesty International sono almeno 23 le vittime minorenni dall'inizio della protesta"]

Aghaz-e yek payan! "L'inizio della fine" e' lo slogan di oggi per chiamare a raccolta i dimostranti. Nonostante il blocco di Instagram e WhatsApp e nonostante la repressione, si prevedono manifestazioni in tutto l'Iran. A differenza delle proteste del 2009 e del 2019, in cui la gente scendeva nelle strade principali ed era facile vittima delle forze dell'ordine, in questa quinta settimana i giovani e il resto della popolazione sono incoraggiati a manifestare laddove non ci sono soldati e pasdaran. Secondo la Ong Iran Human Rights di Oslo, sono almeno 108 le persone uccise dal 16 settembre. Per Amnesty International, sono almeno 23 le vittime tra i minori (11-17 anni). I media della Repubblica islamica riportano almeno 20 membri delle forze dell'ordine morti durante le proteste, di cui due uccisi con colpi d'armi da fuoco nella provincia del Fars.
La sera, nelle citta' dell'Iran la gente continua a urlare dai tetti. Sempre piu' forte. La violenza di regime aumenta e, di pari passo, la Repubblica islamica perde legittimita'. Sta provocando un'ondata di accese polemiche sui social network il video - riportato dalla BbcPersian - che ritrae alcuni esponenti delle forze antisommossa che cercano di arrestare una manifestante. In pieno giorno, la aggrediscono sessualmente. Il centro informazioni del quartiere generale della polizia di Teheran accusa questa giovane donna di essere tra gli istigatori dei disordini in Piazza Argentina nella capitale iraniana. Una spiegazione - della polizia - che vale come una conferma: il video e' originale.
Invano, i pasdaran cercano di convincere le donne che il velo - obbligatorio in Iran dal 1979 - viene indossato dalle protagoniste femminili del mondo della cultura e dello sport. Da donne del calibro della matematica Maryam Mirzakhani (vincitrice della prestigiosa medaglia Fields) e della poetessa Parvin Ehtesami. Questa volta la manipolazione non funziona. Ieri mattina non c'era piu' il cartellone in piazza Vali Asr, nel centro di Teheran, prodotto dall'organizzazione pro-governativa Owj Arts and Media. I pasdaran sono stati costretti a toglierlo. Era un puzzle di una cinquantina di iraniane, con il velo. Sotto, la scritta "Donne della mia terra". Apparso giovedi' mattina, doveva servire a sostegno dell'obbligo del foulard ma, nel giro di poche ore, alcune donne ritratte si sono scatenate sui social, opponendosi all'uso improprio della loro immagine.
La prima a protestare e' stata la famosa attrice Fatemeh Motamed-Arya. In un video diventato virale sui social, in lacrime e senza il velo in quella che sembra piazza Vali Asr, ha detto: "In un Paese che nelle proprie piazze uccide ragazzi, ragazzine e giovani che chiedono solo liberta', non voglio essere considerata una donna". "Io sono la madre di Mahsa, sono la madre di Sarina. Sono la madre di tutti i giovani uccisi in questo Paese. Io sono la madre dell'Iran intero, non una donna nella terra degli assassini", ha aggiunto, riferendosi a Mahsa Amini, la ventiduenne curda la cui morte dopo essere stata arrestata dalla polizia morale ha scatenato proteste, e Sarina Esmaeilzadeh, 16 anni, che secondo Amnesty International e' stata uccisa dalle forze di sicurezza durante una protesta. Poco dopo la pubblicazione del video, anche la regista Marzieh Boroumand e l'alpinista Parvaneh Kazemi hanno denunciato l'uso della loro immagine sul cartellone.
Tra gli intellettuali nell'occhio del ciclone, il regista Mani Haghighi ha diffuso sui social un video spiegando che non potra' partecipare al Bfi London Film Festival per presentare li' la prima britannica del suo ultimo film, Subtraction, perche' gli e' stato confiscato il passaporto in aeroporto mentre stava per salire a bordo dell'aereo.
Intanto, la leadership iraniana continua ad accusare l'Occidente di ingerenza e critica il presidente francese Emmanuel Macron che ha espresso la propria "ammirazione per le donne e i giovani che protestano" e detto che "la Francia condanna la repressione portata avanti dal regime iraniano". Per il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, le dichiarazioni di Macron rappresentano una "ingerenza" e sono servite a incoraggiare "persone violente e delinquenti".

12. IRAN. FARIAN SABAHI: GRAZIATI DUEMILA PRIGIONIERI. ALLA RIVOLTA NON BASTA
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 14 ottobre 2022 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "Graziati duemila prigionieri. Alla rivolta non basta" e il sommario "Iran, l'Ayatollah Khamenei tenta di placare i manifestanti. I giornali riformisti chiedono la fine degli arresti di giovani e studenti"]

In Iran continuano le proteste. Per calmare le acque, in occasione dell'anniversario di nascita del profeta Mohammed e di una ricorrenza sciita, il leader supremo Khamenei ha concesso la grazia, o ridotto la pena, a 1.862 persone condannate per vari crimini. La lista era stata inviata a Khamenei da Mohseni Ejei, capo della magistratura. Secondo il sito della magistratura iraniana Mizan on-line nella lista ci sarebbero 95 donne e 123 condannati per motivi di sicurezza. Per 13 era prevista la pena capitale.
Intanto, ieri il quotidiano riformatore Etemad ha chiesto alle autorita' di rispettare la liberta' di stampa e mettere fine agli arresti spesso condotti con pretesti. In una lettera ad Ali Shamkhani, segretario del Consiglio supremo della sicurezza nazionale, il direttore di Etemad Elias Hazrati, ex deputato, ha scritto: "Non permettete loro di arrestare giornalisti, giovani, studenti, spesso con delle scuse. Le caratteristiche essenziali della Repubblica islamica erano liberta' di stampa, libere elezioni, un ambiente politico, sociale e universitario libero. Le perdiamo, una per volta. Agite con urgenza, prima che sia troppo tardi". E ha aggiunto: "E' colpa delle autorita' se gli iraniani si informano attraverso media in persiano con sede all'estero, considerati nemici dai vertici di Teheran. L'unica soluzione e' il dialogo". Da Praga, la poeta iraniana Bita Malakuti commenta con il manifesto: "Il futuro dell'Iran sara' luminoso e sublime. Forse non sara' nel futuro prossimo, ma di certo vedremo grandi cambiamenti. Le nuove generazioni sono determinate a cambiare le loro condizioni di vita e ad avere una vita normale".
Esule negli Stati Uniti dal 2004, Bita e' critica teatrale e ha collaborato con diverse testate in patria. Se le forze dell'ordine smettessero di impugnare le armi e marciassero con i loro concittadini, la Repubblica islamica potrebbe crollare davvero. Queste proteste, pero', non hanno un leader ed e' difficile immaginare chi possa prendere il potere. Bita aggiunge: "Coloro che protestano hanno opinioni diverse. La maggior parte non vuole una repubblica islamica ma semplicemente una repubblica. Chiedono che la religione non abbia un ruolo in politica, nei diritti e nella societa'. In un Iran libero, diversi gruppi politici potrebbero avere un ruolo. Si dovrebbe poter andare alle urne. E votare in modo libero".
Viene da chiedersi che fine fanno i personaggi di spicco al tempo del presidente riformatore Muhammad Khatami (1997-2005). Dove sono finiti ex ministri, ex deputati, esponenti del clero sciita che, a suo tempo, osarono dire che l'Islam e' compatibile con la democrazia, seppur a certe condizioni. Qualcuno vive nel Regno Unito, qualcun altro negli Usa: le preferenze di quella che e' stata, a lungo, la nomenclatura di Teheran vanno a quei Paesi con cui i vertici di Teheran non sono in buoni rapporti. In questi giorni, i riformatori sono in panchina, guardano come si evolvono gli eventi. Per giustificare la cautela, ricordano come tanti si fossero infervorati per il premier Mossadeq che aveva sfidato gli inglesi ma fu rovesciato dal colpo di Stato della Cia. I riformatori di un tempo saliranno sul carro del vincitore, ma non vogliono rischiare che i loro familiari, in Iran, subiscano ripercussioni per una dichiarazione.
Da Milano, dopo aver partecipato al festival Internazionale a Ferrara, il 43enne Mohammad Tolouei osserva: "Tutti stanno guardando al dopo Khamenei, alla sua successione".
Il leader supremo ha 83 anni e non gode di buona salute. L'autore del romanzo Le lezioni di papa' conclude: "Aspettano la sua morte come opportunita' per cambiare le cose. Il figlio di Khamenei e' emerso come il successore piu' plausibile del Leader supremo ma i pasdaran cercheranno di influenzare la successione. E lo stesso Raisi potrebbe prendere il posto di Khamenei. Oppure una personalita' meno conosciuta. In ogni caso i papabili non sono molti, mentre sono molte le forze in gioco che possono influenzare questa partita".

13. IRAN. FARIAN SABAHI: NUOVO cAPITOLO NELLA STORIA DELL'IRAN. I MORTI ARRIVANO A 201
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 13 ottobre 2022 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "Nuovo capitolo nella storia dell'Iran. I morti arrivano a 201" e il sommario "Parla Khamenei: 'Gli studenti vanno corretti'"]

Proseguono le dimostrazioni per le strade di Teheran, Mashhad, Esfahan, Rasht, Kerman, Chabahar, Karaj, Gargan e Sanandaj, la citta' della provincia iraniana del Kurdistan dove nei giorni scorsi si erano gia' verificati duri scontri tra manifestanti e forze dell'ordine. Le proteste continuano anche in alcuni atenei della capitale Teheran. E gli scioperi coinvolgono - per la prima volta - varie categorie professionali: operai (anche di stabilimenti petrolchimici), insegnanti, avvocati e commercianti interrompono le loro attivita' in solidarieta' con i manifestanti. A un mese dall'arresto di Mahsa Amini, il bilancio e' di almeno 201 morti, tra cui 23 minori. Gli attivisti denunciano limitazioni sempre piu' frequenti all'accesso a internet.
Aumentano gli arresti e le violenze nei confronti dei liceali e degli studenti universitari fermati dalle forze dell'ordine. A preoccupare le famiglie dei giovani arrestati durante le manifestazioni sono le ritorsioni: molti ragazzi sono stati portati in centri di cura psicologica e saranno sottoposti a "trattamento correzionale". Per il leader supremo Khamenei, infatti, "coloro che hanno partecipato alle rivolte non sono tutti dello stesso tipo. Alcuni sono agenti del nemico o in linea con il nemico. Altri sono solo esagitati. Non dovrebbero essere giudicati tutti allo stesso modo. Per questi ultimi e' necessario un lavoro a livello culturale". L'obiettivo sara' "rimuovere gli aspetti antisociali del carattere, gli studenti saranno liberati dopo essere stati 'corretti'".
Avvocata specializzata in diritti delle donne e dei bambini, Mehrangiz Kar commenta cosi' la situazione iraniana: "I giovani dicono no ai mullah, le ragazze si tolgono il velo obbligatorio. Mettono l'accento sulla laicita'. Reclamano diritti civili senza riferimento ai valori islamici. Dicono no al terrorismo, all'Islam politico e al coinvolgimento nei conflitti". In esilio negli Stati Uniti, Kar lavora al Pembroke Center for Teaching and Research on Women presso la Brown University e tiene corsi sui diritti delle donne in Iran. Nota femminista, Kar osserva che "si e' aperto un nuovo capitolo nella storia dell'Iran. Siamo in una rivoluzione al tempo stesso sociale e politica, i giovani hanno capito che la Repubblica islamica non si puo' riformare, per ottenere la liberta' e' indispensabile un cambio di regime e, per questo, le nuove generazioni sono pronte a lottare".
La repressione non va pero' sottovalutata, come dimostrano le vicende di questa attivista, testimone della brutalita' della Repubblica islamica. Il 29 aprile 2000 era stata arrestata con Shirin Ebadi altri intellettuali per aver partecipato a una conferenza a Berlino sulle riforme sociali e politiche in Iran. Accusata di azioni contro la sicurezza nazionale e di violazione del codice di abbigliamento, Kar aveva scontato una pena detentiva nel famigerato carcere di Evin, a Teheran. Si era ammalata, e per questo era stata scarcerata su cauzione. Quando aveva lasciato il Paese, il marito Siamak Pourzand, anche lui attivista e prigioniero di coscienza, e' sparito dalla circolazione ed e' morto suicida nel 2011 dopo un lungo periodo di detenzione e torture.
Tornando alle proteste, il leader supremo accusa l'Occidente di averle incoraggiate. "L'unico modo per risolvere il problema e' la resistenza", ha dichiarato Khamenei criticando le "potenze arroganti" che - per contrastare le mosse dell'Iran verso lo sviluppo - avrebbero "elaborato piani stupidi, fornito sostegno finanziario e anche portato alcuni politici dagli Stati Uniti e dall'Europa sul teatro" delle dimostrazioni per Mahsa Amini.
Per alzare la tensione, l'Organizzazione atomica iraniana ha confermato che l'Iran sta rapidamente espandendo la capacita' di arricchire l'uranio con nuove centrifughe avanzate, come gia' comunicato dall'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea). L'attivita' di arricchimento dell'uranio sarebbe in linea con la legge dell'Iran sulla riduzione degli impegni di Teheran rispetto all'accordo sul nucleare siglato nel 2015, ma da cui gli Usa si sono ritirati nel 2018. Intanto Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha dichiarato: "Credo sia arrivato il momento di sanzionare i responsabili della repressione". Ma difficilmente ulteriori sanzioni fermeranno i pasdaran.

14. IRAN. FARIAN SABAHI: IL BASTONE E LA CAROTA: TEHERAN AUMENTA I SOLDATI E GLI STIPENDI
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 12 ottobre 2022 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "Il bastone e la carota: Teheran aumenta i soldati e gli stipendi" e il sommario "Bus di militari in arrivo nelle province piu' calde e salari piu' ricchi per frenare la rivolta"]

I vertici della Repubblica islamica sperano di spaccare il fronte della protesta aumentando del 10 percento i salari e le pensioni dei dipendenti della pubblica amministrazione e delle forze armate. Ad approvare la misura e' stato il Parlamento. Nonostante le minacce della magistratura e del governo di punire con severita' i "rivoltosi", le proteste continuano.
Secondo rapporti non confermati ufficialmente, circa 190 persone, tra cui 28 minori, sono morte dall'inizio delle proteste, soprattutto nella provincia del Sistan e Balucistan. Centinaia i feriti ma, per timore di essere fermati, non tutti si sono recati in ospedale. Molti dimostranti sono stati arrestate nelle universita', nei bazar e nelle strade di varie citta'. Le prigioni si sono riempite a tal punto che alcuni degli arrestati sono stati trasferiti in carceri di altre citta'.
Nelle ultime settimane le proteste si sono estese anche nelle aree povere di Teheran e hanno coinvolto gli operai del settore petrolifero. Gli studenti continuano a boicottare le lezioni e a manifestare negli atenei Amirkabir, Allameh, Al-Zahra, Art, Modarres, Tarbiat-Moallem e Beheshti della capitale Teheran ma anche nel Gilan, a Shiraz e a Isfahan. Oltre ai manifestanti che osano scendere in strada, sono in molti a esprimere dissenso gridando slogan dalle finestre delle loro abitazioni e suonando a ripetizione il clacson delle automobili. I pericoli sono pero' tanti: i video condivisi in rete riprendono le forze dell'ordine che camminano tra le vetture ferme in coda o in lento movimento, mentre usano i manganelli per spaccarne i vetri. I dimostranti hanno comunque lanciato un nuovo appello per manifestare anche domani.
Per quanto riguarda il velo, a protestare sono sia alcune donne che si tolgono il foulard a cui appiccano il fuoco, sia molte altre con il chador dalla testa ai piedi che si sono unite alle dimostrazioni di domenica sera a Teheran, Karaj, Kermanshah, Mashhad, Rasht, Isfahan, Torbat-Heidariyeh, Kashan, Kazeroun, Saghez, Boukan e Sanandaj. Ed e' proprio in quest'ultima localita', capoluogo della provincia iraniana del Kurdistan (ovest) di cui era originaria Mahsa Amini, che desta preoccupazione l'atterraggio di un aereo militare per dare rinforzi alle forze armate gia' presenti in loco. In arrivo anche bus di soldati.
Lo stesso copione si sta riproponendo nel Sistan e Balucistan (sud-est). Si tratta di province di frontiera, caratterizzate dalla presenza di minoranze al tempo stesso etniche (curde e baluci) e religiose (sunnite). In entrambi i casi, il ministro degli Interni Ahmad Vahidi ha ribadito che si tratterebbe di "rivolte sostenute, pianificate e messe in atto da gruppi terroristi separatisti".
Come sta reagendo la stampa iraniana di fronte alle proteste e alla repressione? Alcuni quotidiani riformisti, tra cui Shargh, Etemaad e Jahan-Sanat, invitano le autorita' ad ascoltare la voce dei manifestanti, correggere gli errori del passato e porre fine alla repressione di manifestanti e studenti che hanno protestato non solo per la morte di Mahsa Amini ma anche contro la classe dirigente. Per il quotidiano riformista Jahan-Sanat "le giovani generazioni hanno ragione perche' non riescono a vedere alcuna prospettiva per il loro futuro". Per questo motivo "serve un grande intervento politico, economico e sociale, basato sulle esigenze del momento attuale, per alleviare l'ira della nazione, che non puo' trasformarsi facilmente in calma".
Di opinione diametralmente opposta la stampa filogovernativa e quindi integralista. E infatti un quotidiano vicino ai pasdaran scrive: "Cosa significa? Come possiamo ascoltare i manifestanti mentre dicono che i religiosi devono lasciare il governo? Non vogliono la Repubblica islamica".
Nel frattempo, l'ex parlamentare e attivista per i diritti delle donne Faezeh Hashemi Rafsanjani e' stata accusata di "collusione, disturbo della quiete pubblica e propaganda contro la Repubblica islamica". Figlia dell'ex presidente Ali Akbar Rafsanjani, Faezeh era stata arrestata a Teheran il 27 settembre per aver incitato a manifestare. Resta in carcere anche la travel blogger romana Alessia Piperno. Con lei ci sono pure cinque cittadini francesi. Ieri sera un altro straniero e' stato arrestato nella citta' sud-orientale di Kerman con l'accusa di "spionaggio per i servizi di intelligence del regime sionista". Alla luce di questi eventi, la Farnesina ha alzato il grado di rischio Paese e invitato i cittadini italiani a evitare di recarsi in Iran.

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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 31 del 31 gennaio 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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